Academic literature on the topic 'Sfide organizzative'

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Journal articles on the topic "Sfide organizzative"

1

Fabbri, Loretta, and Alessandra Romano. "Professionisti X. Quando lo sviluppo professionale non è prevedibile." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 112 (March 2021): 49–58. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112004.

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Abstract:
Il contributo articola una riflessione sulle nuove sfide per le professioni che sono elicitate dalle radicali trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, sempre più digitalizzato, ubiquo e in rapido e costante cambiamento. Che cosa richiedono queste profonde e radicali trasformazioni ai professionisti? Quali interrogativi pon-gono ai sistemi formativi? Come si formano professionisti X, in grado di attraversare scenari lavorativi incerti e di farlo con capacità di immaginazione e competenza di creatività? L'articolo risponde a queste domande facendo riferimento agli studi sul neo-professionismo (Butera, 2020), agli studi sulle pratiche (Gherardi e Lippi, 2000; Sennett, 2000; Wenger, 2006) e agli studi organizzativi (Weick e Sutcliffe, 2010) che hanno offerto chiavi interpretative per intercettare le sfide future della ricerca sulle trasformazioni organizzative e professionali.
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2

Facchini, Carla. "Mutamento sociale, mutamento dei servizi, competenze degli operatori e nuove sfide per l'universitŕ." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 4 (January 2013): 123–42. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-004007.

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Abstract:
I profondi mutamenti in atto nella domanda sociale e nell'assetto dei servizi comportano una duplice sfida per il sistema universitario. Una prima sfida deriva dal ruolo crescente che hanno, per le professioni sociali formate dall'universitŕ, funzioni conoscitive, programmatorie, gestionali, organizzative e valutative. Per fornire le competenze necessarie a queste funzioni, l'universitŕ deve non solo ripensare la sua offerta formativa nelle lauree di base e in quelle specialistiche, ma anche proporre una adeguata formazione continua. La seconda sfida coinvolge l'universitŕ come sede centrale di ricerca scientifica: se vuole essere soggetto di attivazione sociale, l'universitŕ deve essere in grado di promuovere sistematicamente analisi e riflessioni sui mutamenti in atto sia nella domanda sociale e nell'assetto organizzativo dei servizi e delle politiche pubbliche, sia sulle stesse professioni sociali e sul rapporto tra competenze fornite e competenze richieste dal mercato del lavoro.
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3

Piva, Evila, Cristina Rossi Lamastra, and Mike Wright. "Giovani imprese con obiettivi alternativi al profitto: sfide economiche, manageriali e organizzative." ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, no. 4 (November 2011): 207–9. http://dx.doi.org/10.3280/poli2011-004008.

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4

Di Giorgio, Michele. "Educare il poliziotto. Programmi, metodi e materiali per la formazione delle guardie di Pubblica sicurezza (1961-­1970)." SOCIETÀ E STORIA, no. 175 (April 2022): 39–83. http://dx.doi.org/10.3280/ss2022-175002.

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Abstract:
In questo articolo l'autore analizza la genesi e lo sviluppo del sistema di arruolamento e formazione per le guardie di pubblica sicurezza. La riforma del comparto di formazione fu probabilmente la più importante tra quelle che interessarono la polizia della Repubblica negli anni successivi al boom economico. L'autore dimostra come la Pubblica sicurezza, partendo da un sistema di formazione per il personale di base embrionale e inefficiente, si dotò nel corso degli anni sessanta di un comparto scuole piuttosto articolato ed efficiente, giungendo a strutturare programmi di formazione e materiali di studio complessi e originali. Nonostante questa imponente trasformazione del sistema di addestramento (che in parte interessò anche le modalità di reclutamento), come l'autore dimostra, la polizia non riuscì ad assicurare alle guardie di Pubblica sicurezza una formazione adeguata a rispondere alle sfide di una società in rapido cambiamento. Ciò avvenne, oltre che per una scarsa selezione del personale arruolato, soprattutto per una serie di disfunzioni organizzative e strutturali che comprimevano in maniera eccessiva il tempo di formazione e minavano l'efficienza delle nuove scuole di polizia.
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5

Cellini, Giovanni, and Marilena Dellavalle. "Le professioni sociali di fronte all'impatto della pandemia." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (June 2021): 69–78. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-004007.

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Abstract:
Il contributo intende prospettare le conseguenze e le sfide che le professioni sociali hanno affrontato e continuano a fronteggiare, a seguito dell'emergenza provocata dalla pandemia Covid-19. Emergenza riduttivamente qualificata come sanitaria, mentre sono palesi i suoi effetti sulla dimensione psicosociale della vita delle persone, delle famiglie e delle comunità. Il necessario distanziamento fisico ha provocato una diminuzione degli interventi offerti dai servizi sociali tradizionalmente in presenza, incidendo fortemente su quelle prestazioni delle professioni sociali imperniate sul rapporto faccia a faccia e sulla prossimità. Scelte politiche e questioni organizzative si sono intrecciate con competenze e iniziative dei professionisti nel far fronte a esigenze di cambiamento assai repentino, di bilanciamento fra bisogni di diversa natura, compresi quelli di protezione sanitaria del personale operante nei servizi e della cittadinanza che ne fruisce, di individuazione di alternative. Orientamenti e linee guida sono stati espressi dalle comunità professionali di educatori e assistenti sociali, anche al fine di sostenere processi di elaborazione delle esperienze, così da capitalizzare buone pratiche e innovazioni nei diversi ambiti d'intervento.
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6

Di Nunzio, Daniele. "Modelli organizzativi, sistemi di gestione della salute e sicurezza e benessere dei lavoratori." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2012): 177–92. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-002006.

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Abstract:
In questo articolo descriveremo le tendenze dell'organizzazione dei processi produttivi e il loro impatto sulle condizioni di lavoro. Mostreremo come la tendenza nell'utilizzo di sistemi standardizzati sia funzionale alle nuove architetture produttive: da un lato offre la possibilitŕ di coniugare la flessibilitŕ con la razionalizzazione, dall'altro apre delle nuove sfide per la tutela e l'affermazione del benessere dei lavoratori. Il primo capitolo approfondisce i cambiamenti piů rilevanti nell'organizzazione dei processi produttivi; il secondo descrive le tendenze dei sistemi di gestione della salute e sicurezza; il terzo traccia alcune sfide emerse dall'analisi
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Mosa, Elena. "L’uso degli ambienti fisici e virtuali durante l’emergenza sanitaria." IUL Research 3, no. 6 (December 21, 2022): 36–45. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.332.

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Abstract:
Il contributo si basa sui dati raccolti nel corso dell’indagine “Impatto della Pandemia sulle Pratiche Didattiche e Organizzative delle Scuole Italiane nell’Anno Scolastico 2020/21” condotta da Indire su un campione statisticamente rappresentativo. La survey richiama le dimensioni dei framework europei DigCompOrg e DigCompEdu, ovvero: 1) Modalità didattiche 2) Valutazione 3) Supporti e risorse per la didattica 4) Spazi, infrastrutture e tecnologie 5) Formazione continua 6) Organizzazione e leadership scolastica 7) Collaborazione e networking. Il rispondenti all’indagine sono stati 2.546 docenti variamente distribuiti sul territorio nazionale e rappresentativi della scuola primaria, secondaria di I e di II grado. Nello specifico, l’articolo intende approfondire i risultati relativi alla dimensione “spazi, infrastrutture e tecnologie” con l’obiettivo di analizzare l’uso degli spazi scolastici interni ed esterni all’edificio anche in modalità integrata e potenziata dagli ambienti on line. Come è noto, gli spazi e le infrastrutture tecnologiche hanno ricoperto un ruolo fondamentale durante la pandemia. I primi, perché sono risultati essenziali al fine di garantire il distanziamento sociale minimo nel rispetto dei provvedimenti sanitari emanati dal CTS. Le infrastrutture e le tecnologie, inoltre, si sono rivelate essere la conditio sine qua non per garantire le attività didattiche nei vari assetti: in presenza, online o a classi ibride. Assicurare un device a tutti, disporre di connessioni sufficientemente robuste da consentire molteplici accessi in contemporanea (a casa, come a scuola) sono state alcune delle principali sfide fin dai primi giorni di lockdown. Al perdurare dell’emergenza sanitaria e dei relativi provvedimenti necessari al contingentamento della diffusione del virus, si sono poste anche questioni legate alla disponibilità di ambienti domestici dedicati per consentire il corretto svolgimento delle attività didattiche. Ambienti che, non di rado, risultavano inidonei se, ad esempio, dovevano essere condivisi con altri fratelli o sorelle o con i genitori in smart working. I patti educativi di comunità sono stati richiamati nel Piano Scuola 2020/21 al fine di incoraggiare collaborazioni virtuose tra scuola e territorio e rafforzare l’alleanza educativa, civile e sociale tra le scuole e le comunità educanti, anche in relazione al quadro di complessità generato dalla pandemia. Il Piano 2020/21 specifica, tra i vari obiettivi, la messa a disposizione di altre strutture o spazi, come parchi, teatri, biblioteche, archivi, cinema, musei, per svolgere attività didattiche complementari a quelle tradizionali. Si è pertanto inteso indagare la tipologia e la frequenza di utilizzo di ambienti diversi dall’aula scolastica e le motivazioni che hanno sotteso a tali scelte. Il contributo intende fornire una sintesi e una riflessione critica a partire dai dati emersi dal questionario.
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8

Siringo, Ferdinando. "Volontariato e scuola nella sfida educativa." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 1 (September 2010): 111–26. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-001010.

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Abstract:
L'azione del volontariato organizzato quale agenzia educativa, affiancata alla scuola, va assumendo centrale importanza per gli adolescenti. Nel testo si traccia un breve profilo delle associazioni di volontariato quale forma organizzativa spontanea presente nel welfare delle nostre comunitŕ; poi lo si descrive quale attore educativo; successivamente si descrive una metodologia di azione del volontariato organizzato connessa con l'azione della scuola, con particolare riferimento alle strategie di intervento per la prevenzione e la lotta alla dispersione scolastica e al disagio degli adolescenti, nonché alle azioni per l'educazione alla cittadinanza.
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9

Esposito, Pasquale, Elisa Buonanno, Giuseppe Castellano, Carlo Jovane, Daniela Pogliani, Silverio Rotondi, Gianluigi Zaza, and Yuri Battaglia. "Dialisi peritoneale: uno sguardo rivolto al futuro." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, Suppl. 5 (February 14, 2014): S59—S60. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.976.

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Abstract:
Molti fattori possono condizionare la scarsa diffusione della dialisi peritoneale (DP) in Italia, tra cui deficit culturali, problemi organizzativi e politiche sanitarie inadeguate. Per ovviare a tali ostacoli sono state proposte diverse strategie di intervento. Noi riteniamo che la promozione di iniziative educative rivolte, in particolare, ai giovani così come lo sviluppo di nuove tecnologie e metodiche possano rivestire un ruolo chiave per promuovere la DP, rendendola più accessibile sia da parte dei pazienti che dei medici stessi. Questa, a nostro avviso, resta una delle sfide maggiori per la futura crescita della DP in Italia.
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Balugani, Luca, and Federico Valenzano. "Ipotesi formative e organizzative per assumere la sfida del welfare generativo." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 103 (January 2015): 197–221. http://dx.doi.org/10.3280/qua2015-103009.

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Dissertations / Theses on the topic "Sfide organizzative"

1

Cazzaro, Elisa <1994&gt. "Le nuove sfide organizzative per gli studi Commercialisti." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13729.

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Abstract:
L’elaborato ha l’obiettivo di analizzare il cambiamento che sta interessando, in questi anni, il settore dei commercialisti. È considerato, da sempre, un settore anti ciclico rispetto al resto del mercato ma, negli ultimi anni, nonostante le rigide regole e i codici stabiliti dal CNDCEC molti studi si sono trovati e si trovano tuttora in seria difficoltà. Nella prima parte della tesi viene spiegato il metodo utilizzato per analizzare il cambiamento, per proseguire poi, con la spiegazione del ruolo dei commercialisti e della loro importanza per le imprese e per l’intero sistema economico. Successivamente si pone l’attenzione alle nuove sfide organizzative che gli studi si trovano ad affrontare a seguito dei cambiamenti intervenuti sull’intero sistema economico nel corso degli ultimi anni. La tesi pone l’attenzione su quattro principali sfide/problemi: problemi di natura strategica, imprenditoriale e relativi alle risorse reperibili. Il filo conduttore dell’analisi è il Business Model Canvas: partendo dal modello di business attuale degli studi commercialisti è stato studiato come le principali sfide organizzative sopra citate impattino su esso. La tesi si conclude con un’analisi pratica sviluppata con la tecnica della ricerca etnografica e quindi basata sull’esperienza sul campo. Nello specifico, è stata osservata l’attività svolta da Dottori commercialisti e ragionieri operanti all’interno di una medio piccola organizzazione in provincia di Treviso.
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BUA, ILENIA. "Heritage as dynamic capability: organizational analysis of two Maison in Champagne sector." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/305228.

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Abstract:
In letteratura, molto è stato scritto sui due costrutti fondanti di questa ricerca: heritage e trasformazione digitale. Pochissimi articoli però hanno messo in relazione questi due costrutti, soprattutto nessuna ricerca è stata condotta su come l'heritage, se "attivato", possa diventare esso stesso una dynamic capability che aiuta le aziende ad affrontare la sfida della trasformazione digitale. Inoltre, questa ricerca si è concentrata sul settore dello Champagne, un mercato tradizionale, elitario e molto conservatore. Un contesto in cui il patrimonio gioca un ruolo fondamentale per potersi distinguere dai competitors. Fondamentalmente, molte aziende sono consapevoli dell'heritage dentro di sé ma, ormai è presente da così tanto tempo che lo danno per scontato. Questa ricerca si propone di analizzare la relazione tra heritage e trasformazione digitale. L'idea alla base di questa ricerca è quella di considerare l'heritage come una dynamic capability, un'abilità che può essere "attivata". Una rassegna della letteratura sulla trasformazione digitale ha mostrato che l'heritage gioca spesso un ruolo "conservatore", una sorta di resistenza ai cambiamenti, soprattutto quelli digitali. La storia, le tradizioni, le persone e le strategie che hanno caratterizzato quell'azienda hanno creato una traiettoria difficile da cambiare. Partendo da una domanda generale: che rapporto c'è tra heritage e trasformazione digitale? Poi mi sono concentrata su: RQ1: A quale delle 3 dynamic capability è riconducibile l'heritage? RQ2: È possibile ipotizzare delle condizioni organizzative per l'attivazione dell'heritage? La costruzione dell'heritage è spesso collegata al concetto di azienda familiare, artigianato e qualità del prodotto. Ma più in generale, valorizzare la storia di un'azienda, rendendola rilevante per il presente e per il futuro, permette ai brand di differenziarsi e creare un vantaggio competitivo, di comunicare i propri valori, creare una connessione emotiva con il consumatore e affermare i propri autenticità. Per rispondere alle domande di ricerca che hanno guidato questo studio, ho utilizzato, partendo da un modello di ricerca induttiva basato sul caso studio, uno degli strumenti più utilizzati della metodologia qualitativa: l'intervista. La ricerca qualitativa intende capire come le persone in un determinato contesto sociale sperimentano e percepiscono le cose (Creswell, 2014). Ciò è generalmente considerato appropriato per creare chiarezza all'interno di uno specifico campo, concetto, fenomeno o argomento di ricerca caratterizzato da confusione o ambiguità. Lo studio è progredito attraverso tre diverse fasi. La prima fase riguarda una literature review su heritage e trasformazione digitale. Inoltre, è stata effettuata anche una revisione della letteratura sull'argomento "dynamica capability" per rispondere alla domanda di ricerca e creare un framework teorico. La definizione di questi costrutti mi ha permesso di avere una maggiore padronanza della letteratura scientifica su questi temi. La seconda fase ha riguardato l'individuazione dei settori e delle aziende per i quali potrebbe svolgersi un approfondito caso di studio qualitativo. Dopo aver considerato alcuni settori la ricerca ha deciso di concentrarsi sull'industria dello Champagne; in quanto è un settore caratterizzato da un forte heritage e da una forte tradizione. Durante la terza fase, ho raccolto i dati nella Maison Taittinger durante un periodo di visiting di 4 mesi (da Marzo a Giugno 2019). Questa ricerca si basa su 2 casi di studio. Il primo caso di studio (Maison Taittinger) analizzato con 8 interviste e analisi di materiale secondario (dati d'archivio, riviste, libri, ecc.). Il secondo caso di studio (Maison Krug) è stato analizzato solo con dati secondari.
In literature, much has been written about the two founding constructs of this research: heritage and digital transformation. But, very few articles have related these two constructs, above all no research has been done on how heritage, if activated, can itself become a dynamic capability that helps companies face the challenge of digital transformation. In addition, this research focused on the Champagne sector, a traditional, élite and very conservative market. A context in which heritage plays a fundamental role in distinguishing itself from other competitors. What is fundamental is that many companies are aware of the historicity within themselves but, taking it a little for granted, they cannot make fun of this. This research aims to analyze the relationship between heritage and digital transformation. The idea behind this research is to consider heritage as a dynamic capability, a skill that can be "activated". A literature review on digital transformation has shown that heritage often plays a "conservative" role, a sort of resistance to changes, especially digital ones. The history, traditions, people and strategies that characterized that company have created a trajectory that is difficult to change. Starting from a general question: what relationship is there between heritage and digital transformation? I then focused on: RQ1: To which of the 3 dynamic capabilities can the heritage be traced? RQ2: Is it possible to hypothesize the conditions for activating the heritage? The heritage construct is often linked to the concept of family business, craftsmanship and product quality. But more generally, enhancing the history of a company, making it relevant for the present and for the future, it allows brands to differentiate themselves and create a competitive advantage, to communicate their values, create an emotional connection with the consumer and affirm their own authenticity. To answer the research questions that guided this study, I used, starting from an inductive research model based on the case study, one of the most used tools of the qualitative methodology: the interview. Qualitative research intends to understand how people in a certain social setting experience and perceives things (Creswell, 2014). Such is generally considered appropriate by means of creating clarity within a specific field, concept, phenomenon or research topic marked by confusion or ambiguity. The study progressed through three different stages. The first stage concerns desk analysis about heritage and digital transformation. In addition, a literature review on the topic "dynamic capability" was also carried out to answer the research question. Defining these constructs has allowed me to have a greater command of the scientific literature on these issues. The second stage involved the identification of sectors and companies for which an in-depth qualitative case study could take place. After considering a number of sectors the researches decided to focus on Champagne industry; as a sector characterized by strong heritage and strong tradition. During the third stage, I collected data in Maison Taittinger during a fourth-month period in 2019. This research is based on 2 case studies. The first case study (Maison Taittinger) analyzes with 8 interviews and analysis of secondary material (archival data, journals, books, etc). The second case study (Maison Krug) was analyzed only with secondary data.
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STRADA, MARUSKA. "Intraprendere percorsi di sostenibilità ambientale nei contesti organizzativi. Significati, sfide e opportunità." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/153288.

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Abstract:
La presente tesi di dottorato propone un approfondimento sui modi di pensare e agire organizzativi rispetto al tema della sostenibilità ambientale. Il progetto si articola in 4 ricerche interconnesse tra loro, ma finalizzate a coprire specifici obiettivi: La prima ricerca propone una esplorazione del concetto di “sostenibilità ambientale di impresa”, attraverso una rassegna multidisciplinare dei principali contributi sull’argomento presenti in letteratura. Lo studio porta a identificare 19 aree tematiche entro le quali è possibile ricondurre gli argomenti di cui si è occupata la letteratura che si è interessata al tema della sostenibilità ambientale nelle organizzazioni. Le relazioni e le connessioni tra tali aree tematiche sono poi state organizzate in una mappa concettuale. Nel discutere i risultati della rassegna viene sottolineata l’importanza di integrare nella considerazione delle problematica della sostenibilità ambientale una prospettiva “hard” o “tecnica” con una prospettiva “soft” o “umana”. La seconda ricerca presenta un approfondimento, a latere, sui significati relativi ai concetti di “sostenibilità” e di “sviluppo sostenibile”, utilizzando come framework di riferimento la Teoria delle Rappresentazioni Sociali. I significati relativi ai due concetti sono stati esplorati mediante la somministrazione di un questionario a un campione di studenti (n=736), utilizzando il metodo delle associazioni libere. Per entrambi i concetti, viene discussa la centralità del significato ecologico e la presenza di elementi che enfatizzano le dimensioni economica e sociale, nonché le peculiarità differenziali proprie delle due espressioni. La terza ricerca propone una esplorazione preliminare sull’engagement delle aziende nei confronti della sostenibilità ambientale e sull’utilizzo e ruolo della certificazione ISO 14001 quale leva per promuoverla. La ricerca è stata realizzata mediante la somministrazione online di un questionario a un campione di aziende (n=99), con particolare attenzione a imprese del settore logistico. I risultati della ricerca enfatizzano la necessità di: 1) approfondire maggiormente l’esperienza di greening delle aziende; 2) capire come favorire un utilizzo efficace della certificazione ISO14001; 3) esplorare il tema del green nello specifico settore logistico. La quarta ricerca costituisce il “cuore” della tesi ed è finalizzata, da un lato, a meglio qualificare il concetto di “cultura organizzativa green”, dall’altro lato, ad approfondire il ruolo della certificazione ISO 14001 quale leva per il cambiamento in direzione green. Per questo studio è stata utilizzata la metodologia Grounded Theory; sono state coinvolte 15 aziende logistiche e 3 enti di certificazione, svolgendo complessivamente 34 interviste semi-strutturate con consulenti e posizioni apicali. I risultati hanno portato a: 1) proporre una chiara definizione del concetto di “cultura organizzativa green”, individuandone le dimensioni fondamentali; 2) identificare un elenco di best practices, utili per le aziende che vogliono fare della certificazione ISO14001 uno strumento di cambiamento in direzione green. Il presente lavoro evidenzia l’importanza di prestare attenzione al “lato umano” dell’organizzazione – relativo alla gestione e valorizzazione delle risorse umane – e di comprendere i processi di sensemaking attraverso cui le organizzazioni danno senso e significato alla loro esperienza di greening.
This doctoral thesis proposes an in depth investigation of the ways in which organisations “think” and “behave” regarding the topic of environmental sustainability. The research project consists of four interrelated studies, each one aiming to achieve specific objectives: The first study explores the concept of “corporate environmental sustainability”, by means of a multi-disciplinary literature review. The results are synthesised and organised into a conceptual map that displays and integrates 19 areas of research and intervention. The review underlines the importance to integrate a “hard” or “technical” perspective with a “soft” or “human” perspective, when dealing with green issues in organisational contexts. The second study explores the meanings of “sustainability” and “sustainable development”, concepts, using the framework of Social Representations Theory. A questionnaire was administered to a sample of students (n=736). The study underlines the centrality of the ecological meaning, the recognition of the economic and social dimensions, and the specific characteristics ascribed to the two concepts. The third study concerns a preliminary exploration of organisations’ engagement towards environmental sustainability and towards ISO14001 certification. An online questionnaire was administered to a sample of companies (n=99). The results emphasise the need to: 1) in depth study the organisations’ greening experience; 2) understand how to make an effective use of ISO14001 certification; 3) explore organisational greening in the logistics sector specifically. The fourth study represents the “heart” of the thesis and attempts, on one hand, to better qualify the concept of “green organisational culture”, on the other hand, to understand the role of ISO14001 certification as a tool to promote green change in organisations. Grounded Theory methodology was used; 15 logistics companies and 3 certification bodies were involved, conducting 34 semi-structured interviews with top/middle management positions and with consultants. The results brought to: 1) a clear definition and characterisation of “green organisational culture” concept; 2) the identification of best practices for a “good” or “substantial” use of ISO14001 certification. The thesis discusses the importance of the “human side” of organisations – related to individual behaviour and people management – and the need to consider the “sensemaking processes” through which organisations give meaning to their greening experience.
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4

GAZZAROLI, DILETTA. "Culture della differenza e diversity management nelle organizzazioni: una sfida già raccolta?" Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/32573.

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Abstract:
Nel campo della psicologia delle organizzazioni, la gestione della differenza è un argomento di crescente interesse. Studi sul Diversity Managemetn sono stati promossi dalla graduale consapevolezza che per le organizzazioni, promuovere la diversità non solo contribuisce a garantire la soddisfazione e le prestazioni dei singoli lavoratori, ma offre anche vantaggi in termini di business e riconoscimento da stakeholders esterni e contesto sociale. Podsiadlowski et al (2012) hanno identificato cinque culture – Reinforcing Homogeneity, Color-Blind, Fairness, Access, Integration – con cui le organizzazioni possono approcciare la differenza e che possono essere collocate su un continuum da difensiva, a reattiva, a proattiva. Scopo di questo lavoro è ottenere una fotografia delle culture organizzative della differenza nel contesto italiano al fine di comprendere "lo stato dell'arte". Inoltre, si mira a capire: se e che tipo di interazioni la cultura organizzativa della differenza può avere con altri fattori della vita organizzativa e che tipo di impatto la cultura organizzativa della differenza può avere sulla creatività organizzativa e sul benessere individuale. Al fine di offrire un contributo alla validazione di due strumenti non ancora particolarmente diffusi in ambito italiano si sono anche testate le proprietà psicometriche della Cultural Intelligence Scale e del Diversity Perspective Questionnaire.
In the field of organizational psychology, Diversity Management is a topic of growing interest. Studies on Diversity Management have been led by the gradual awareness that for organizations, fostering diversity not only helps to ensure the satisfaction and performance of the individual workers, but also offers benefits in terms of business and recognition from external stakeholders and social context. Podsiadlowski et al. (2012) identified five different ways organizations approach diversity – Reinforcing Homogeneity, Color-Blind, Fairness, Access, Integration – that can be seen on a continuum from defensive, to reactive, to proactive attitude. Aim of this work is taking a picture of the organisational cultures of difference in the Italian context in order to understand "the state of the art". Moreover, this work aims to understand: if and what kind of interactions the organisational cultures of difference can have with other organizational life factors and what kind of impact the organisational cultures of difference can have on organizational creativity and individual well-being. In order to offer a contribution to the validation of two tools not yet particularly widespread in terms of use in the Italian context we also tested the psychometric properties of: the Cultural Intelligence Scale and the Diversity Perspective Questionnaire.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Abstract:
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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Books on the topic "Sfide organizzative"

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Fontana, Fabrizia. Le nuove sfide organizzative nella filiera della salute. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2012.

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Conigliello, Lucilla, and Chiara Melani, eds. Esperienze di gestione in una biblioteca accademica: la Biblioteca di scienze sociali dell'Ateneo fiorentino (2004-2015). Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-394-0.

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Abstract:
Il volume descrive esperienze maturate nei primi dodici anni di vita della Biblioteca di scienze sociali dell’Università di Firenze nella sua nuova sede. Raccontiamo di contesti di gestione, assetti organizzativi, analisi, progetti, crisi, soluzioni che toccano buona parte dei servizi. Assieme a ciò rappresentiamo un approccio e un metodo di lavoro. Il bisogno di scrivere è nato dall’impressione di aver chiuso una stagione e di essere chiamati a fare il punto, dando conto del lavoro fatto e analizzandolo criticamente, per esser pronti ad affrontare le nuove sfide che già oggi il futuro ci prospetta.
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Giorgetti, Giorgio. La sfida euro per le imprese bancarie italiane: Dinamiche di razionalità organizzativa tra stato e mercato, continuità e imprenditorialità globale e locale, old e new economy. Genova: De Ferrari editore, 2000.

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Belleri, Giuseppe. Gestione Della Cronicita' in Medicina Generale : Dai Fattori Di Rischio Alla Fragilità: Una Sfida Culturale, Clinica e Organizzativa per la Medicina Del Territorio. Independently Published, 2022.

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