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Journal articles on the topic 'Settore della difesa'

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Labanca, Nicola. "L'esercito e la contraerea 1940-1943." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 263 (December 2011): 207–16. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-263002.

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Abstract:
Questo articolo, basato su fonti archivistiche inedite, analizza l'organizzazione della difesa contraerea, la parte ‘attiva' della protezione antiaerea allestita dal regime fascista durante la seconda guerra mondiale. Essa rivelava forti contraddizioni: il ruolo centrale era del ministero della Guerra, ma la direzione era presso il ministero dell'Interno; militare era il sottocapo di Stato Maggiore per la difesa territoriale (che fu molto attivo nel cercare di riformare l'organizzazione della difesa aerea), ma i suoi poteri erano limitati. Nel primo anno di guerra, 1940- 1941, la contraerea del regime fascista non dovette fronteggiare attacchi analoghi a quelli portati contro la Germania nazista. Nel secondo, 1941-1942, alcune riforme furono introdotte e in questo settore il rapporto fra Italia e Germania fu percepito come importante dal regime fascista. Verso la fine della guerra fascista, fra 1942 e 1943, l'Italia subě i maggiori bombardamenti e la difesa contraerea si rivelň complessivamente insufficiente. Nel gioco fra riforme e struttura del sistema, nonostante l'attivismo del sottocapo, le sfide si rivelarono troppo forti per i mezzi che il regime poteva attivare.
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Guasti, Niccolň. "La Compagnia del Gesů nel secondo settecento." SOCIETÀ E STORIA, no. 134 (February 2012): 661–72. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-134001.

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Abstract:
Nel corso degli ultimi decenni il panorama storiografico relativo alla Compagnia di Gesů in etÀ moderna ha conosciuto un profondo rinnovamento. Al ribaltamento del vecchio cliché liberale che assegnava anche ai gesuiti la responsabilitÀ di aver ostacolato la libertÀ di pensiero e lo sviluppo di una matura cultura scientifica, ha fatto seguito un rinnovato interesse per le strategie culturali messe in atto dai gesuiti nel corso del XVIII secolo, in particolare nei confronti dei Lumi. A questo riguardo č stato sottolineato che durante il settecento si rendono ben visibili, all'interno dell'ordine, almeno due "anime": un settore piů conservatore, impegnato nella strenua difesa dell'ortodossia cattolica contro gli eretici e i miscredenti; e un settore dinamico e dialogante, sostenitore anche in ambito culturale dello "spirito d'adattamento", che si prefiggeva di ricomporre le fratture filosofiche e le nuove sfide epistemologiche, riconducendole nell'alveo della tradizione cattolica. La volontÀ di "cristianizzare" i Lumi, anche attraverso la sistematica occupazione dei luoghi della sociabilitÀ settecentesca, non si interruppe neppure a seguito della soppressione canonica del 1773. Anche la lunga fase che condusse alla restaurazione dell'ordine (1793-1814) deve essere collegata al contesto coevo: il vivace dibattito sull'identitÀ della nuova Compagnia in rapporto a quella antica si collocň durante la polarizzazione del clima politico-ideologico innescata dalla Rivoluzione francese e dai regimi napoleonici.
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Gragnoli, Enrico. "Gli strumenti di tutela del reddito di fronte alla crisi finanziaria." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 136 (December 2012): 573–618. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2012-136003.

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Abstract:
Lo scritto si occupa della crisi dello stato sociale e dei suoi riflessi sulla effettivitŕ dei principi costituzionali. L'autore si sofferma sugli istituti di tutela del reddito e, in particolare, sul c.d. «reddito di cittadinanza», considerato non conforme ai principi costituzionali sul lavoro. Si esaminano le relazioni tra il contesto istituzionale e il settore privato. In particolare, si analizza il ruolo attribuito agli enti bilaterali. Il saggio studia il nesso tra politiche attive e passive di promozione e di difesa dell'occupazione, nonché il ruolo svolto dalle regioni. Infine, si individua nel sistema dei trattamenti in deroga e nella sua disciplina, il sintomo piů evidente di disarticolazione del sistema protettivo.
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Angelino, Antimo, Giovanni Esposito, and Pierluigi Rippa. "Metodologie fuzzy per la gestione del rischio nei progetti complessi: il settore della difesa." PROJECT MANAGER (IL), no. 21 (February 2015): 42–45. http://dx.doi.org/10.3280/pm2015-021010.

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Candela, Andrea. "Il contributo della riflessione ecologica negli studi di storia della cultura materiale. Considerazioni di sintesi." SOCIETÀ E STORIA, no. 137 (September 2012): 627–39. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-137005.

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Abstract:
La storia della cultura materiale ha ormai assunto la funzione di utile strumento di ricerca mediante il quale accrescere l'insieme delle conoscenze riguardanti una specifica area geografica, consentendo la valorizzazione del suo complesso patrimonio di risorse naturali ed antropiche. Gli studi di cultura materiale hanno infatti acquisito, nel contesto delle indagini storiche e paesaggistiche italiane, sulla scia della lezione europea ed internazionale, un ruolo preliminare nelle differenti iniziative di riqualificazione economica e culturale del territorio. Si veda, ad esempio, l'esperienza, ormai diffusa, che ha incoraggiato la nascita di diverse realtÀ ecomuseali. L'articolo cerca dunque di chiarire l'importanza di tale settore di ricerche nello studio interdisciplinare della storia e della conservazione del territorio, ripercorrendone gli andamenti storico-epistemologici e illustrandone alcune linee di sviluppo relativamente recenti, che hanno coinvolto ambiti quali le scienze naturali e biologiche.
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Curami, Andrea. "Le forniture militari." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 261 (February 2011): 609–22. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261003.

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Abstract:
Fin dall'Unitŕ d'Italia le forniture militari destarono sospetti di corruzioni e portarono alla costituzione di commissioni d'inchiesta che misero in luce episodi di pessima amministrazione, senza peraltro dar luogo all'individuazione e alla punizione dei responsabili. Una delle ragioni di tale situazione puň essere indicata nell'ampia discrezionalitŕ che le amministrazioni militari si riservarono nella distribuzione delle commesse. Col nuovo secolo aumentň da parte dei ministeri militari la domanda di armamenti, preludio alla grande crescita della produzione registrata col primo conflitto mondiale, sviluppatasi in un contesto di riduzione complessiva dei controlli pubblici e di corruzione diffusa. Col fascismo i legami tra politica e grande industria divennero ancora piů stretti, e i produttori riuscirono a imporre sempre piů le proprie scelte anche attraverso accordi di cartello, mentre si ridusse considerevolmente il ruolo dei militari nella distribuzione delle commesse. L'autore affronta il tema della corruzione nei diversi con- testi storici, fornendo esempi sul funzionamento di questo settore particolarmente delicato della pubblica amministrazione e sui suoi rapporti con i privati e in particolare con l'industria bellica.
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Ciglioni, Laura. "L'Italia del miracolo economico e la stampa statunitense." MONDO CONTEMPORANEO, no. 3 (March 2013): 81–128. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-003003.

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Abstract:
Il saggio ricostruisce l'atteggiamento, le analisi e i giudizi della stampa statunitense di fronte al miracolo economico italiano tra il 1960 e il 1964. Il contributo offre due diversi piani di lettura, fra loro complementari. Da un lato, propone una ricostruzione delle dinamiche del miracolo economico (i fattori della crescita, i settori trainanti, le radici della crisi), filtrate attraverso lo sguardo degli osservatori statunitensi, con l'intento di comprendere quali luci e ombre la stagione del boom contribuě a proiettare sull'immagine complessiva dell'Italia allora diffusa oltreoceano. Dall'altro, intende contribuire a un'analisi dell'opinione pubblica americana negli anni Sessanta, facendone emergere in controluce orientamenti e percezioni, convinzioni e prioritŕ, pregiudizi e paure, anzitutto rispetto al problema della crescita economica e dei modelli di sviluppo nel contesto della Guerra Fredda, ma anche in relazione ad alcune scelte dell'amministrazione Kennedy verso l'alleato europeo e ai processi di modernizzazione in corso nella penisola. La ricerca č basata, oltre che su documentazione del Dipartimento di Stato americano, su quotidiani e periodici statunitensi selezionati in base a diffusione, autorevolezza, orientamento e pubblico di riferimento.
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Achilli, Riccardo, and Gioacchino de Candia. "La stima delle determinanti strutturali del tasso di irregolaritŕ del lavoro in Italia: un'analisi settoriale." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 2 (June 2010): 70–102. http://dx.doi.org/10.3280/rest2010-002004.

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Abstract:
L'articolo presenta un'analisi sulle motivazioni del ricorso al lavoro irregolare nei vari comparti produttivi, nei quali č stata suddivisa l'economia del sistema Italia dal 1981 al 2004. Dopo una rapida rassegna delle principali teorie esplicative del fenomeno del sommerso, la prima parte illustra i risultati della stima di un modello econometrico cross-section, relativo ad alcune cause strutturali dei differenziali nel tasso di irregolaritŕ del lavoro riscontrabili nei vari settori produttivi dell'economia italiana nel periodo 1981-2004. Nella seconda parte l'analisi viene sviscerata per i comparti economici considerati (agricoltura, manifatturiero, costruzioni, commercio e servizi) ponderando le variabili inserite nel modello, al fine di comprendere al meglio le determinanti del lavoro irregolare nei suddetti settori. L'analisi mostra chiaramente come il fenomeno del lavoro irregolare non sia tanto da ricercare in un'eccessiva esositŕ fiscale e previdenziale, quanto nella difficoltŕ da parte delle imprese a essere pienamente concorrenziali sul mercato, con particolar riferimento alla difficoltŕ, nei settori dove il sommerso č piů diffuso, a implementare modelli competitivi basati su qualitŕ e innovazione (che richiedono un capitale umano specializzato e qualificato, difficilmente reclutabile in forme irregolari o informali). Nei settori ad alta intensitŕ di sommerso, le imprese eccedono nella ricerca di soluzioni competitive povere, basate sul contenimento dei costi (e in primis del costo del lavoro rispetto alla sua produttivitŕ). La presenza di mercati del lavoro settoriali basati su ampie fasce di precarietŕ, specie nelle fasce meno qualificate della forza lavoro, č coerente con tale impostazione minimalista alla competitivitŕ, ma un'ampia diffusione del precariato sembra associarsi fortemente a una diffusa presenza di lavoro nero. Inoltre, dall'analisi prospettata emerge una forte differenziazione del fenomeno del lavoro irregolare nei comparti principali del sistema economico nazionale. Tuttavia, si evidenzia anche il fil rouge del lavoro irregolare valido per tutti i settori economici: la despecializzazione. La questione del contrasto all'economia irregolare č quindi eminentemente di tipo sistemico, va affrontata con leve che non possono essere meramente di tipo agevolativo (come invece hanno cercato di fare i principali strumenti di contrasto al nero in Italia, vedi i contratti di riallineamento, con risultati molto modesti in termini di riemersione) ma che impattano su aspetti strutturali della competitivitŕ dei nostri poli produttivi, del funzionamento del mercato del lavoro e del sistema dell'istruzione e della formazione del capitale umano.
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Zazzi, Michele. "Prospettive per il governo dei bacini idrografici." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 96 (September 2010): 71–91. http://dx.doi.org/10.3280/asur2009-096003.

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Abstract:
Il saggio individua alcune prospettive rilevanti per il governo dei bacini idrografici nel rinnovato rapporto tra pianificazioni di settore e auspicata pianificazione integrata del territorio. Le esperienze in corso nei bacini idrografici italiani permettono di enucleare almeno due elementi propulsivi: un'estensione del ruolo di governo delle autoritŕ di bacino, secondo una diffusa esigenza di legittimazione sociale, e una maggiore considerazione per le azioni alla scala locale, solitamente legate alla promozione di opzioni strategiche di sviluppo territoriale.
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Di Renzo Villata, Maria Gigliola. "Per una storia del notariato nell’Italia centro settentrionale tra ascesa e declino. Qualche aggiornamento." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 563–94. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16898.

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Abstract:
L’obiettivo è quello di tracciare una linea di evoluzione della professione notarile attraverso i secoli dal basso medioevo all’età contemporanea nell’Italia centro-settentrionale tra ascesa e declino, due poli di uno sviluppo multiforme. Nella ricostruzione si concentrerà l’attenzione su alcuni momenti e snodi: il notaio dell’età bassomedievale interviene nella società e nelle istituzioni con un ruolo crescente, consapevole della propria funzione e forte della sua preparazione, verificata all’ingresso nell’attività. Il Cinquecento sembra rappresentare un momento di crisi, quanto meno nella percezione diffusa. Si intensificano i controlli della preparazione, si istituiscono archivi, si discute della ‘nobiltà’ dei notai. Tra fine Sette e Ottocento gli interventi statali si moltiplicano fino alle prime leggi unitarie: solo nel 1913 si chiederà, come requisito per la professione, la laurea.
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Ruppelt, Hans-Jürgen. "Competition Law and its Application in Germany." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 117–24. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345054.

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Abstract:
Abstract L’economia tedesca è sempre stata caratterizzata da una struttura molto concentrata, in cui le imprese facevano frequente ricorso ai cartelli. Alia fine dell’ultima guerra, gli alleati (ed in particolare gli Stati Uniti) hanno insistito perché la concentrazione fosse ridotta ed i cartelli fossero eliminati, introducendo cosi la libera concorrenza nell’economia.La legge ha introdotto un generale divieto di cartellizzazione, con alcune esenzioni legali che consentono specifiche intese.L’applicazione della legge attraverso un organismo indipendente, l’Ufficio Federale dei Cartelli, si è basata esclusivamente sugli aspetti concorrenziali, con esclusione quindi degli aspetti di «interesse pubblico». L’unica eccezione è costituita dal potere di autorizzazione di cartelli e concentrazioni da parte del Ministro, che tuttavia vi ha fatto ricorso molto raramente.Nell’ambito di applicazione della legge sono rientrate non soltanto le attività dirette a limitare la concorrenza da parte dei privati, ma anche le distorsioni del mercato prodotte da interventi pubblici, come regolamentazione, sussidi e protezionismo. Negli anni più recenti, in particolare, la politica della concorrenza si è ispirata all’idea di modificare l’equilibrio tra settore privato e settore pubblico, riducendo quest’ultimo mediante deregolamentazione e privatizzazione.La legge tedesca riguarda essenzialmente quattro gruppi di limitazioni della concorrenza: accordi orizzontali, restrizioni verticali, abuso del potere di mercato e concentrazioni.Gli accordi orizzontali sono proibiti e, di conseguenza, nulli. Coloro che vi abbiano preso parte sono passibili di una multa che può giungere fino ad un ammontare pari a tre volte il valore degli utili così conseguiti. Si tratta, peraltro, di un criterio di difficile applicazione, essendo molto ardua la determinazione dell’incremento di utili ottenuto con un accordo.Una lacuna del sistema era costituita dal fatto di escludere alcune forme di collusione che a stretto rigore non rientravano nella categoria degli «accordi». È stato necessario emendare la legge, includendovi esplicitamente le «azioni concertate».Un secondo problema riguarda l’inclusione o meno nel concetto di «restrizione della concorrenza” dell’obbligo per le parti dell’accordo di mettere in atto comportamenti contrari alla concorrenza. Secondo l’interpretazione degli organi giudiziari tale obbligo si deve presumere.Per quanto riguarda le deroghe, l’Ufficio Federale dei Cartelli tende ad essere alquanto rigido.Per gli «accordi verticali», la legge tedesca, in contrasto con l’art. 85 del Trattato CEE e con la legge italiana, introduce specifiche regole. Essi sono, in genere, legali, con la sola eccezione degli accordi per la determinazione del prezzo, che sono proibiti di per sé, a meno che non riguardino il settore dell’editoria.Gli interventi per accordi verticali sono stati poco frequenti e, a quanto sembra, nella maggior parte dei casi tali accordi non dovrebbero essere stati influenzati dalla legislazione sulla concorrenza.Per quanto riguarda l’abuso di potere di mercato, il vecchio adagio statunitense vale anche per la Germania: le dimensioni non danno luogo, di per sé, ad un pericolo. Analogamente, una posizione dominante, come tale, non può essere ritenuta dannosa, anche se è ampiamente diffusa l’opinione secondo cui non debba essere consentito l’abuso di posizione dominante.Sotto il profilo applicativo, peraltro, bisogna identificare due fondamentali presupposti: una «posizione dominante” e un «comportamento abusivo».Il controllo del comportamento abusivo persegue, sia in Germania che in Italia, due obiettivi: impedire alle imprese dominanti di stabilire prezzi troppo elevati, realizzando profitti monopolistici (abuso di prezzi), e proteggere la libertà di competere delle altre imprese (pratiche restrittive).Per quanto riguarda l’abuso di prezzi, l’esperienza tedesca non è stata molto incoraggiante, soprattutto per la ben nota difficoltà nella definizione del «giusto prezzo».Hanno avuto maggiore successo, invece, i procedimenti nei riguardi di pratiche restrittive. Anche in questo caso non e facile applicare la normativa concorrenziale, specie per quanto riguarda i casi «marginali», come i casi di collegamenti tra imprese che non sembrano evidenziare comportamenti anti-competitivi.L’introduzione della regolamentazione delle concentrazioni è avvenuta in Germania soprattutto per le difficoltà nel perseguire gli abusi di posizione dominante. Diversamente dalla legge italiana, il sistema tedesco non prevede un minimo fatturato nazionale, ma fa riferimento al valore del fatturato nel suo complesso, dovunque sia stato conseguito.Notevoli difficoltà potranno derivare dalla definizione del concetto di «controllo». Dal punto di vista pratico sembra conveniente combinare le caratteristiche di flessibilità e certezza giuridica con una definizione generale che specifichi il maggior numero possibile di fattispecie.Le caratteristiche più significative dell’attività di controllo delle concentrazioni svolta in Germania sono l’effetto sospensivo della notificazione che precede la concentrazione e un criterio strettamente concorrenziale. L’esperienza dimostra che è molto difficile far venir meno una concentrazione, una volta che sia stata effettuata. Per questo motivo si richiede che le concentrazioni che eccedono una determinata soglia siano comunicate in anticipo.Sebbene l’Ufficio Federale dei Cartelli abbia a disposizione quattro mesi per completare la sua investigazione, circa i tre quarti delle procedure sono completate entro quattro settimane.Vi è una netta distinzione di compiti tra l’Ufficio Federale dei Cartelli e il Ministro dell’Economia. Il primo si occupa degli aspetti strettamente inerenti alla concorrenza, senza tener conto degli altri benefici che possono derivare dalla concentrazione. Il Ministro, invece, per considerazioni d’interesse pubblico, può autorizzare una concentrazione che l’Ufficio Federale dei Cartelli aveva bloccato. Sino ad ora (dal 1973) soltanto sei autorizzazioni sono state concesse dal Ministro e non sembra che esse abbiano dato luogo ai risultati positivi che erano attesi.
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Castelli, Claudio. "Le politiche di innovazione nella giustizia." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 5 (December 2011): 109–18. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-005009.

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Abstract:
L'immagine di una giustizia immobile e inerte č semplicemente falsa. Č un'immagine che si vuole perpetuare per motivi ideologici, perché ciň in qualche modo legittima i continui e altrettanto falsi propositi di riforme epocali di questo settore. La vivacitŕ dei processi in atto č dimostrata dai numeri: oltre 2.500.000 di cause civili e quasi 3.000.000 di procedimenti penali definiti ogni anno, 550censite dal Csm e immesse nella banca dati recentemente istituita, un piano nazionale difinanziato dal Fondo sociale europeo cui oggi partecipano circa cento uffici, mentre altrettanti hanno fatto domanda. La realtŕ č che se vogliamo davvero giungere ad avere la ricetta per una giustizia che funzioni bisogna anzitutto conoscere la realtŕ multiforme degli uffici giudiziari, partire dai dati ed evitare di ricostruire il quadro generale partendo da singoli casi enfatizzati, metodo deleterio e venefico C'č, nel Paese, una diffusa indifferenza rispetto al tema della coesione territoriale e popolare e dei processi di disgregazione messi in atto dalla Lega Nord con una iniziativa politica che o prescinde o č contro la Costituzione e che non esita ad assumere responsabilitŕ nazionali per ottenere risultati funzionali alla rivendicazione etnica. E perň questa indifferenza non potrŕ durare a lungo: quando ci si porrŕ l'esigenza del contrasto all'ormai ventennale declino del Paese il confronto con i princěpi fondamentali della Costituzione non potrŕ essere eluso.
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Viñuela, Enrique García, and Pablo Vázquez Vega. "The Financing of Political Parties: a Public Choice Approach*." Journal of Public Finance and Public Choice 14, no. 1 (April 1, 1996): 41–55. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907540246.

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Abstract:
Abstract I numerosi e recenti casi di finanziamenti illegali ai partiti politici, malgrado la diffusa convinzione dell’importanza del finanziamento legale ai partiti come prerequisite di una efficiente democrazia rappresentativa, mettono in evidenza come il fenomeno del finanziamento illegale ai partiti sia un fenomeno alquanto diffuso. Ciò ha portato i Paesi più afflitti da questa pratica ad introdurre riforme nella legislazione che riguarda il finanziamento dei partiti politici.Gli AA. ricostruiscono in questo articolo i punti salienti dell’organizzazione dei partiti politici nei Paesi a più radicata democrazia, analizzando separatamente sia il finanziamento pubblico (suggerito qualora i cittadini fossero riluttanti alia contribuzione), sia il finanziamento privato (più adatto in una democrazia con partiti forti e liberi dal con- * trollo statale e dei gruppi di pressione).La loro pragmatica conclusione è nel senso che i partiti politici dovrebbero sfruttare l’occasione della riforma di questa normativa per riguadagnare consensi presso l’elettorato e che il sistema più efficace per controllare il fenomeno del finanziamento illegale dei partiti è quello di ridurre gli incentivi verso la ricerca di rendite parassitarie nel settore pubblico.
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Casnici, Niccolo'. "A portata di click. Uno studio sociologico sul trading online in Italia negli anni della pandemia." Cambio. Rivista sulle Trasformazioni Sociali 12, no. 23 (December 6, 2022). http://dx.doi.org/10.36253/cambio-12964.

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Abstract:
Questo articolo pone al centro dell’attenzione il fenomeno dell’investimento da remoto in asset finanziari (trading online), ad oggi una delle macro-aree di maggiore successo dell’industria Fintech. L’obiettivo principale della ricerca è identificare i fattori di rilevanza sociologica che ne hanno catalizzato la crescita, con un focus particolare sul caso dell’Italia. In primo luogo, dal lato dell’offerta, l’espansione di tale pratica nel paese è stata alimentata dal progressivo consolidamento di un articolato ecosistema di servizi digitali per l’investimento. D’altra parte, anche dinamiche legate alla domanda hanno rivestito un ruolo di primo piano: per meglio comprenderle abbiamo condotto uno studio qualitativo su un campione di 25 investitori amatoriali italiani; la nostra indagine mostra che l’espansione del trading online si deve soprattutto ad una diffusa necessità di far fronte a questioni cruciali per gli individui, come la gestione della carriera personale o il reperimento delle risorse finanziarie necessarie alla riproduzione sociale. Il materiale raccolto evidenzia inoltre che, soprattutto per i soggetti più fragili, il legame tra finanza e sfera personale tende ulteriormente a intensificarsi nei momenti di crisi, e la rapida crescita registrata dal settore in occasione della recente emergenza pandemica rappresenta un chiaro esempio di questa dinamica.
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"V. 3 N. 6 (2022)." IUL Research 3, no. 6 (December 22, 2022). http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.410.

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Abstract:
Il dibattito accademico che affronta il tema dell’innovazione in ambito educativo da alcuni anni ha posto l’attenzione sul ripensamento delle architetture scolastiche e su come lo spazio fisico possa costituire una leva con cui l’innovazione stessa, nelle sue diverse dimensioni, può essere generata, condivisa e diffusa. Emerge un concetto di spazio scolastico orientato a una ricchezza degli spazi funzionali, formali e informali, interni ed esterni che deve necessariamente basarsi su una visione pedagogica condivisa, in modo da trasformare l’edificio scolastico in un’architettura per l’apprendimento, in cui la qualità delle relazioni educative e il benessere siano al centro. La realizzazione di un nuovo edificio scolastico o l’ammodernamento degli spazi esistenti di una scuola possono andare oltre la convenienza economica, le esigenze di spazio o di sicurezza. Una nuova architettura scolastica può essere un'opportunità per avviare un processo di innovazione educativa che abbia una ricaduta più ampia sul sistema scuola. All’interno di questo numero di IUL Research vengono ospitati contributi provenienti da vari settori scientifici, nel tentativo di approfondire piste teoriche e pratiche che diano spazio alle diverse prospettive che entrano in gioco quando si affronta un investimenti per il rinnovamento delle architetture scolastiche.
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