Academic literature on the topic 'Settore bancario europeo'

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Journal articles on the topic "Settore bancario europeo"

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Gandolfi, Gino, and Giacomo Neri. "Il settore del risparmio gestito." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (September 2011): 401–22. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-003002.

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Abstract:
Il settore del risparmio gestito si sta muovendo in un contesto ancora fortemente instabile dal punto di vista economico e sempre piů complesso dal punto di vista regolamentare. Il presente lavoro intende fornire un'analisi del comparto italiano dell'asset management che, com'č noto, č caratterizzato dal preponderante peso del canale bancario nella distribuzione dei suoi prodotti. Appare importante considerare le caratteristiche e i trend della domanda e dell'offerta del risparmio gestito in Italia, in particolare alla luce della spinta del Regolatore ad una separazione tra distribuzione e produzione. Inoltre, la recente crisi finanziaria e il consistente calo di fiducia manifestato dagli investitori negli ultimi anni hanno indotto i governi a mettere in atto delle manovre finalizzate a reperire risorse finanziarie. Infine, č perň importante menzionare anche gli importanti passi avanti compiuti in campo normativo, grazie all'adeguamento ai diversi provvedimenti regolamentari emanati a livello europeo, quali la Mifid e la Ucits IV, che segnano un momento decisivo nel processo di armonizzazione dei mercati europei dei fondi comuni.
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Benegiamo, Marcello, and Paola Nardone. "Tecnocrazia e politica in Italia dalla crisi del 1907 al Primo Dopoguerra = Technocracy and political crisis in Italy from 1907 till the early after World War." Pecvnia : Revista de la Facultad de Ciencias Económicas y Empresariales, Universidad de León, no. 19 (February 2, 2016): 43. http://dx.doi.org/10.18002/pec.v0i19.3581.

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Abstract:
<p>Uscito a pezzi dalla pesante crisi finanziaria e industriale del 1907, che aveva messo a nudo i limiti della struttura economica del Paese, il capitalismo industriale italiano elaborò un programma, portato avanti fino al primo dopoguerra, che prevedeva l’instaurazione di un governo di tecnocrati. Questo avrebbe dovuto trainare il Paese fuori dalla crisi, pianificarne l’economia e trasformarlo in una grande potenza industriale, con forti connotazioni imperialistiche. Segnali in tale direzione si erano registrati anche nei decenni precedenti, tra fine Ottocento e inizi Novecento, quando ebbe inizio un processo di concentrazione nel settore siderurgico e meccanico. Un percorso peraltro stimolato dalle commesse statali sempre più consistenti (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori e Colli, 1999; Bolchini, 2002). La crisi industriale e finanziaria del 1907 e la recessione a livello mondiale che ne seguì, accelerarono la soluzione tecnocratica, che prevedeva un’alleanza, più o meno stretta, con una parte della classe politica e l’entrata in guerra. Negli anni immediatamente seguenti il conflitto, il potere dei tecnocrati sulla scena politica italiana sembrò accrescersi notevolmente, soprattutto quando il governo progettò un programma di espansione economica nelle regioni del Caucaso, nei Balcani e nel Levante ex ottomano, territori in grado di fornire materie prime e di assorbire la produzione italiana in eccesso rispetto alle richieste di un mercato interno asfittico. La collaborazione tra mondo imprenditoriale, bancario e politico non produsse il risultato sperato. La caduta del governo Nitti e il ruolo destabilizzante e filotedesco della Banca Commerciale Italiana nell’Est europeo e nel Caucaso furono tra le cause principali che impedirono il decollo del progetto tecnocratico,<strong> </strong>provocando una dura reazione da parte dei fratelli Perrone alla guida del gruppo Ansaldo.</p><p>Heavily Weakened by the financial and industrial crisis of 1907, which showed all the limits of the economic structure of Italy, the Italian industrial capitalism developed a program that continued until the early after World War, which was taking into account the establishment of a government of technocrats.</p><p>This should had to take the country out of crisis, establish an economical plan and turn it into a major industrial power, with strong imperialist characteristics. Signals in this direction were also recorded in the previous decades, from the late nineteenth and early twentieth century, when a process of concentration of the main groups of entrepreneurs and capitalists began in the steel and mechanical industry. A path anyway enhanced by more and more orders from the government (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori and Colli, 1999; Boldrini, 2002). The industrial and financial crisis of 1907 and the global recession that followed, accelerated the technocratic solution, which were looking for a more or less closer alliance, with a part of the political class and going into war. Soon after the war, the political power of the technocrats in Italy seemed to grow significantly, especially when the Government developed a program of economic expansion in the regions of the Caucasus, Balkans and on the countries of the ex East Ottoman, these territories could provide raw materials and, with respect of an internal market completely saturated, to absorb the exceeding Italian production. The collaboration within the world of business, banking and politics did not produce the desired result. The fall of the Nitti´s Government and the pro German and destabilizing role of the Italian Commercial Bank in Eastern Europe and on the Caucasus were the major drivers against the launch of the technocratic project, inducing a though reaction by the Perrone brothers leading the group Ansaldo.</p>
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Dissertations / Theses on the topic "Settore bancario europeo"

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FOTI, GIUSEPPE. "La struttura del consiglio di amministrazione nel settore bancario europeo: un'indagine empirica." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1389.

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Abstract:
La recente crisi internazionale ha acceso un intenso dibattito sulla composizione degli organi di governo societario delle istituzioni finanziarie. Questo studio si pone l’obiettivo di indagare le determinanti della struttura del consiglio di amministrazione nel settore bancario europeo. Il primo capitolo è dedicato all’analisi dei fattori capaci di condizionare la dimensione del consiglio e la presenza di componenti non esecutivi e di componenti indipendenti. I risultati ottenuti dimostrano l’esistenza di un equilibrio complessivo tra i fattori idiosincratici propri delle singole banche e le caratteristiche dei Paesi in cui esse operano nell’influenzare la dimensione dell’organo amministrativo. Di contro, le peculiarità del contesto di riferimento spiegano la maggior parte della variabilità nelle percentuali di amministratori non esecutivi e di amministratori indipendenti. Con riferimento alle caratteristiche specifiche degli intermediari, vengono identificate relazioni sistematiche tra la struttura del consiglio di amministrazione e l’operatività aziendale o la struttura proprietaria, in funzione del trade-off tra i costi e i benefici associati a configurazioni alternative dell’organo di gestione. Nel secondo capitolo, viene sviluppata l’analisi delle determinanti della presenza di amministratori di genere femminile. Il modello empirico integra le variabili esplicative relative alle caratteristiche delle singole banche con un ampio numero di indicatori della condizione della donna in ciascun Paese, attinenti all’istruzione, alla famiglia, al bilanciamento tra vita privata e lavoro, all’occupazione e al coinvolgimento nella politica e nelle istituzioni pubbliche. Le evidenze dell’analisi fanno emergere con chiarezza che la partecipazione femminile al consiglio delle banche è uno specchio dell’immagine della donna nell’ambiente esterno. In questo senso, i Paesi con costumi più emancipativi e un più efficace sistema di welfare a supporto della parità tra i generi presentano la più elevata partecipazione femminile al consiglio di amministrazione degli intermediari nazionali.
The recent financial crisis has brought board of directors of financial institutions into the spotlight. This study investigates the determinants of board structure in the European banking industry. In the first chapter, we analyze factors that can affect the number of board members, the percentage of non executive directors and the percentage of independent directors. We prove the existence of an overall equilibrium between bank-specific and country-specific characteristics in explaining variation in board size. In contrast, country-specific characteristics explain most of the variation in the percentages of non executive directors and independent directors. As regards bank-specific characteristics, we find systematic relationships between board composition and bank’s operating variables or ownership structure variables, according to benefits and costs embedded in different board structures. In the second chapter, we examine the determinants of female participation in the boardroom. In this case, bank-specific characteristics are complemented by country-specific explanatory variables of women’s status covering the areas of education, family life, economic activity and employment, work-life balance, participation in public life and decision making. The results provide evidence that female representation on bank boards is a mirror of the general status of women in the country in which the banks operate. In this sense countries that exhibit more emancipative values, as well as more advanced welfare systems to promote effective equality between women and men, are the ones that present higher percentages of female board directors in their banks.
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Sessolo, Gianluca <1992&gt. "SRISK come strumento di misura del rischio sistemico del settore bancario europeo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14210.

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Abstract:
Nel seguente elaborato, viene applicato come strumento di misura del rischio sistemico un nuovo modello, SRISK, teorizzato dal premio Nobel per l'economia Robert Engle, il quale verrà usato per determinare in maniera ex-ante la vulnerabilità del sistema finanziario europeo.
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Alessandrini, Francesco <1997&gt. "Corporate Governance e Non-Financial Disclosure nel settore bancario Europeo: un’analisi empirica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19504.

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Abstract:
I concetti di economia globale sostenibile e di tutela dell’ambiente, della società e dei diritti umani sono oggi delle tematiche non più trascurabili a livello aziendale e bancario. Per tale motivo, la rendicontazione non finanziaria sta assumendo un ruolo sempre più importante all’interno della documentazione societaria obbligatoria (c.d. mandatory reporting). Il Capitolo Primo di questo elaborato fornirà un’analisi descrittiva dei lineamenti normativi in materia di non-financial disclosure a livello europeo e nazionale, delineando i contenuti dei principali standard di rendicontazione. In tale ambito, sarà evidenziato il ruolo di primo livello che la normativa europea attribuisce al settore bancario e, più nel dettaglio, alla Corporate Governance dello stesso, essenziale per consentire la transizione dell’Europa verso un’economia sostenibile. Il Capitolo Secondo sarà funzionale all’illustrazione di un quadro, teorico e normativo, della corporate governance che caratterizza il settore bancario. La prima sezione del capitolo ha l’obiettivo di fornire, facendo riferimento anche alla letteratura scientifica ed accademica, la descrizione di tutte le variabili che caratterizzano il governo societario (come la grandezza del consiglio di amministrazione, la dualità del CEO, l’indipendenza del board, ecc.), indispensabili per lo studio oggetto del Capitolo Terzo. Successivamente, si tratteranno, nel dettaglio, i modelli di corporate governance delle banche disciplinati dal Codice Civile e dalla regolamentazione bancaria nazionale, ossia i sistemi tradizionale, monistico e dualistico. Infine, si evidenzierà (1) la differenza tra la corporate governance delle banche e quella delle società non finanziarie, (2) il rapporto tra la disclosure societaria e la corporate governance e (3) l’importanza che la normativa assume in materia di corporate governance delle banche, la quale sarà trattata nella seconda sezione del Capitolo Secondo. Quest’ultima presenterà, infatti, un approfondimento relativo alla normativa vigente sulla corporate governance delle banche. Più nel dettaglio, analizzerà i Principi del Comitato di Basilea (2015), dell’EBA (2016/2017) e del Financial Stability Board (2017), legati fortemente alla Capital Requirements Directive IV, di cui ne sarà presentata un’analisi per gli articoli concernenti la corporate governance delle banche, facendo riferimento anche ai principi in materia di gestione e misurazione dei rischi delle banche, tra i quali la normativa ILAAP che ha comportato l’introduzione di nuove responsabilità per il governo societario. Lo sviluppo dei primi due capitoli è propedeutico alla comprensione della parte empirica, illustrata nel Terzo Capitolo, nella quale sarà svolto uno studio investigativo per comprendere se esista, o meno, una relazione, positiva o negativa, tra la Corporate Governance di un campione di 61 Domestic Systemically Important Banks (D-SIBs) Europee e la qualità della non-financial disclosure (misurata da opportuni indicatori di disclosure non finanziaria, quali ad esempio l’ESG Disclosure Score, il Governance Disclosure Score, l’Environment Disclosure score), nel periodo temporale compreso tra il 2006 e il 2020.
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NATALE, ELISA. "La value relevance: aspetti teorici e verifiche empiriche nel settore bancario europeo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/77102.

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Abstract:
Riuscire ad individuare le relazioni che intercorrono tra i valori di bilancio e le informazioni che i lettori traggono da esso, ha suscitato sempre molto interesse negli studi di Accounting. Per i principi contabili lo scopo del bilancio è di fornire agli investitori informazioni utili nelle loro decisioni economiche. L'informativa contabile non è definita value relevant se non esiste nessuna relazione tra i valori di bilancio e il valore aziendale. Questo lavoro di tesi approfondirà i modelli che hanno chiarito il legame tra l’informativa contabile e il valore aziendale. In particolare, verranno analizzati i principali modelli nel tempo proposti dai vari Autori, indicando le principali ricerche empiriche svolte, i problemi sorti e le eventuali soluzioni poste dalla dottrina per affrontarli. Quindi, verranno approfondite alcune verifiche empiriche, in particolare nel settore bancario europeo.
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ALIANO, MAURO. "Globalizzazione e sistema bancario europeo: Determinanti e impatto sulla redditività." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266754.

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Abstract:
Based on a dataset that allows tracking banks across four Euro countries and across different modes of foreign entry, this study addresses the multi-nationalization strategies of European banks in the aftermath of the financial crisis of 2007. In this period the relevant regulatory activities that involved the banking sector and the high volatility of global economic and financial environment, represent the macro-institutional framework. In this context, bank hysteresis mechanisms among Euro countries are progressively attenuated, but still persist and affect ECB and its policy. In the analysis, we study the impact of country and firm level factors for bank multi-nationalization supported by a database of about 350 banks of the four major countries of the Euro area (Germany, France, Italy and Spain), for the period 2008-2014, on which statistical methods of panel regression are applied. We estimate a model with two specifications. In the first, we theoretically model the intensity of multi-nationalization of banks as a function of profitability, risk, and macroeconomics variables; in the second, we employ the intensity of multi-nationalization as impact-variable on bank profitability. Among the conclusions one seems the most important, the one linked to the prevailing negative relationship (dynamic in both directions) between profitability and intensive multi-nationalization process.
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MARINO, Giuseppe. "Inadempimento e mora debendi nelle obbligazioni pecuniarie tra diritto europeo ed interno." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91196.

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Abstract:
Il lavoro di tesi muove dall’idea di ricostruire, analizzando le attuali linee di tendenza del diritto comunitario e interno in materia di obbligazioni aventi ad oggetto una somma di denaro, il sistema che governa la vicenda patologica che si schiude con il ritardo nel pagamento. Infatti, una serie di disposizioni di matrice europea e municipale contribuiscono a revocare in dubbio la tradizionale unitarietà del pagamento eseguito con pezzi monetari, cui si è venuto affiancando, anche sulla spinta della prassi, un paradigma nuovo di adempimento dell’obbligazione pecuniaria, che può definirsi “necessariamente intermediato”. In esso risulta indefettibile, per volontà della legge o dei privati, l’interposizione di uno o più soggetti, altri ri-spetto al debitore e al creditore parti originarie del rapporto obbligatorio, con funzioni ausiliarie del pagamento: elemento che incide in maniera significativa sulla vicenda solutoria. Il pagamento diviene, in altri termini, fattispecie a formazione progressiva, procedimento lungo il quale si rende necessario individuare il momento e l’atto ai quali ricollegare l’effetto solutorio, la liberazione del debitore e l’estinzione dell’obbligazione pecuniaria. E da cui emergono, in via antitetica, l’inadempimento e la responsabilità del debitore. L’indagine si volge a verificare, nella dialettica tra diritto “primo” e diritto “secondo” e tenendo conto dell’elaborazione maturata anche in esperienze straniere come quella germanica e anglosassone, le regole che definiscono quando l’adempimento possa dirsi esatto, in specie con riguardo al profilo soggettivo, al tempo e al luogo, facendole “reagire” con le più rilevanti fattispecie di ritardo nell’adempimento e di responsabilità per inadempimento del debitore che emergono nella disciplina recente, tra cui spicca la normativa in tema di mora debendi nelle obbligazioni pecuniarie da transazione commerciale.Il rilievo assunto dal concetto di disponibilità giuridica o monetaria nell’ambito delle obbligazioni pecuniarie schiude un ulteriore versante dell’indagine, volto a scrutinare, alla luce del diritto interno e comunitario in materia di adempimento delle obbligazioni pecuniarie, la tenuta della visione “intellettuale” del denaro, da intendersi quale ideal unit, astratta unità monetaria creata dallo Stato, e dunque come valore che vive in una dimensione essenzialmente funzionale.
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Manzardo, Nicola <1987&gt. "L’adeguatezza patrimoniale nel contesto della vigilanza bancaria europea: evidenze dal settore bancario lituano." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9082.

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Abstract:
La Lituania ha raggiunto l'indipendenza solamente 25 anni fa e da subito ha cercato di integrarsi nell'Unione Europea, entrando a far parte dei paesi membri nel 2004. Nonostante la crisi finanziaria globale del 2007-2008 è riuscita a soddisfare i requisiti necessari per entrare nell'Eurosistema, con l'adozione della moneta unica avvenuta nel 2015. Obiettivo della tesi è di analizzare come le banche commerciali operanti in Lituania hanno risposto alle normative comunitarie introdotte in materia bancaria, con particolare riguardo all'adeguatezza patrimoniale. Dopo una prima descrizione e analisi del Paese Lituania, saranno illustrati i principi adottati dall'Unione Europea nell'ambito della gestione dei rischi e le principali autorità facenti parte della vigilanza bancaria unica europea. Nell'ultima parte verrà analizzato il settore bancario lituano attraverso un'analisi puntuale delle banche commerciali operanti in Lituania, con particolare enfasi sull'impatto che le nuove normative in materia di adeguatezza patrimoniale hanno avuto sulle performance delle banche in oggetto. Anticipando che il settore bancario lituano è fortemente concentrato e che le principali banche operanti in Lituania fanno parte di gruppi finanziari esteri, si è osservata una differenza tra le performance raggiunte da queste ultime e dalle altre banche lituane.
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SANSONETTI, VALENTINA. "Gli aiuti di Stato al settore bancario in Europa." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/59375.

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Abstract:
This thesis reviews a considerable number of cases concerning the application of State aid rules to the EU banking sector. The relevance of the financial crisis which hit the lending industry in the 90s determined the Commission to a significant number of State aid reviews of national measures in support of the sector. Following the deep restructuring of the lending industry in the EU and the complete liberalisation of the financial services market, State aid to support the banking sector has become less frequent. However, State intervention has not disappeared but takes more complex forms. The Commission tackles now State intervention both in the form of capital injections and guarantees granted to restructure individual banks or an entire banking sector. The Commission also investigates fiscal advantages, guarantees and tax preferences conferred on a limited number of banks for distributing savings products. EU Member States appear engaged in a new regulatory race to the bottom in the form of preferential tax regimes for financial holdings compared to more traditional and direct forms of State aid to national banks and financial intermediaries involving rescue and restructuring assistance to ailing national champions, or granting of State guarantees to the national banks. It is expected that in the near future the Commission will increasingly monitor the existing preferential tax regimes to eliminate possible competition distortions resulting from State aid
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CIRILLO, NICCOLÒ. "Gli strumenti finanziari partecipativi nell'impresa bancaria: indagine sulla regolamentazione patrimoniale europea e nazionale." Doctoral thesis, Università degli studi di Brescia, 2021. http://hdl.handle.net/11379/544138.

Full text
Abstract:
Gli strumenti finanziari partecipativi nell'impresa bancaria: indagine sulla regolamentazione patrimoniale europea e nazionale
Participative financial instruments in the banking enterprise: survey on European and national capital regulation
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GALEONE, GRAZIANA. "La qualità dell’informativa contabile nel processo di convergenza europea della regolamentazione bancaria." Doctoral thesis, Università degli studi di Bari, 2019. http://hdl.handle.net/11586/316096.

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Abstract:
Il bilancio di esercizio è il principale strumento di comunicazione economico-finanziaria che assume un ruolo fondamentale nel soddisfare i bisogni informativi degli interlocutori sociali relativamente all’assetto reddituale, finanziario e patrimoniale dell’impresa. La divulgazione di informazioni contabili rilevanti, attendibili e comparabili, assieme ad altre fonti di informazioni, è utilizzata dai portatori di interesse soprattutto per valutare il grado di rischiosità e la dimensione del valore economico dell’impresa. Tuttavia, il dissesto di importanti realtà aziendali (Enron, Parmalat, Ciro, Worldcom), caratterizzate da una situazione apparentemente solida, ha messo a dura prova la credibilità delle informazioni di bilancio suscitando l’interesse della comunità economico-finanziaria verso temi quali le politiche di bilancio. Si tratta, cioè, di scelte contabili che consentono di «assegnare valori monetari ai componenti del capitale di una azienda per poter dedurre da tale valutazione la misura complessiva del fondo netto di valori, che in un dato momento, sono dotazione dell’azienda stessa, e ciò al preciso scopo della determinazione del reddito di esercizio». La misurazione di quest’ultimo, quindi, non ha origine da un «semplice conteggio» ma da un processo di valutazione che risente dell’influenza dei comportamenti e degli interessi sottostanti dei soggetti coinvolti nella redazione del bilancio il quale, spesso, costituisce uno strumento «volto a facilitare il raggiungimento di prescelti obiettivi operativi». In tale prospettiva, è chiaro come il bilancio possa costituire uno «strumento di comportamento» oltre che uno «strumento di informazione» in virtù dei margini di discrezionalità riconosciuti agli amministratori che, per quanto tendano più o meno volontariamente e consapevolmente verso una rappresentazione oggettiva, rappresentano la dinamica aziendale in base alle proprie convinzioni e orientamenti soggettivi. Ne deriva una politica di bilancio influenzata dai differenti modi di pensare degli amministratori. Tale discrezionalità, sia in sede di redazione del bilancio sia in sede di svolgimento delle operazioni di gestione, potrebbe limitare l’utilità per le decisioni nella misura in cui questi agissero non in buona fede ma in funzione dei soli interessi personali ossia utilizzassero le scelte contabili per manipolare i risultati a proprio vantaggio (earnings management). Un siffatto comportamento potrebbe danneggiare la reputazione aziendale con ripercussioni negative sul valore di mercato e sul costo del capitale stimato dagli investitori. A tal proposito i Paesi Occidentali hanno sviluppato, nell’interesse pubblico, un set di norme di elevata qualità (Accounting Quality) basati sulla trasparenza e comparabilità delle informazioni di bilancio per limitare la discrezionalità contabile dei manager (Sarbanes-Oxley, Direttiva Comunitaria sul market abuse, Basilea 2 e 3, IFRS/IAS) e, in tal modo, fornire una rappresentazione «true and fair» che possa consentire agli investitori di assumere razionali decisioni di compravendita dei vari strumenti finanziari. Focalizzando l’attenzione sul settore bancario, la specifica attività di raccolta di risparmio dalla clientela e di finanziamento dell’economia reale3 ha reso necessaria l’introduzione di specifici obblighi regolamentari attraverso i tre Accordi di Basilea che nella loro prima formulazione prevedevano un approccio semplice e, per alcuni aspetti, arbitrario nel determinare i livelli minimi di capitalizzazione fino all’adozione di provvedimenti volti a garantire un rafforzamento della regolamentazione e della vigilanza nonché una più efficiente gestione dei rischi (di credito, operativo e di mercato). La progressiva internazionalizzazione del mercato finanziario e la maggiore rischiosità di quello creditizio dovuta al più elevato tasso d’innovazione dell’economia reale hanno posto le basi per un nuovo quadro regolatorio che da un lato ha uniformato regole e prassi, al fine di coordinarle fra loro, e dall’altro ha valorizzato le norme europee di recepimento degli accordi di Basilea 3 definendo un sistema omogeneo di regole prudenziali che prende il nome di single rulebook. Il nuovo quadro regolatorio è giunto a compimento con la pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (GUUE), dei testi del Regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR - Capital Requirements Regulation) e della Direttiva 2013/36/UE (CRD IV - Capital Requirements Directive). La regolamentazione europea in parola rende più severa la disciplina del capitale ed affronta, sotto il profilo regolamentare, il tema degli obblighi di informativa uniformi necessari per effettuare scelte consapevoli e razionali da un lato e dall’altro mirare ad eliminare, o quantomeno ridurre, l’opacità delle banche e dei market failures garantendo innanzitutto la valutazione del profilo di rischio (di credito, di liquidità, di mercato, operativo) ed una migliore qualità dell’informativa contabile. Tali obiettivi sono perseguiti soprattutto attraverso l’incoraggiamento delle rappresentazioni qualitative dei processi logici che hanno portato alla formulazione delle decisioni. Emerge, in tal modo, l’importanza delle informazioni complementari (Pillar 3) da presentarsi congiuntamente agli schemi primari di bilancio con frequenza almeno annuale e possibilità di periodiche pubblicazioni sui «Fondi propri» (art. 437), sui «Requisiti di capitale» (art. 438) nonché sull’esposizione al rischio o su altri elementi suscettibili di rapidi cambiamenti. Il presente lavoro analizza la tendenza del nuovo Framework europeo a indirizzare la discrezionalità del management verso scelte di veridicità e correttezza poiché la dinamicità dell’ambiente in cui essa è esercitata mal si presta all’implementazione di principi contabili rigidi i quali, se da un lato, garantiscono una maggiore affidabilità del bilancio dall’altro possono non esprimere a pieno l’effettiva realtà aziendale. L’idea è che l’adozione di una legislazione primaria di massima armonizzazione per tutti gli intermediari finanziari operanti nel Mercato Unico (single rulebook) scoraggi l’implementazione dell’ earnings manipulation e garantisca, allo stesso tempo, una allocazione più efficiente delle risorse e la crescita dell’apparato produttivo europeo.
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