Academic literature on the topic 'SERVIZIO SOCIALE E SCIENZE DELLA FORMAZIONE'

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Journal articles on the topic "SERVIZIO SOCIALE E SCIENZE DELLA FORMAZIONE"

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Roberti, Geraldina, and Antonella Nuzzaci. "Orientati al futuro: percorsi di orientamento al lavoro per una scelta consapevole del corso di studio." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (July 2021): 32–48. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-2021oa12114.

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Abstract:
In Italia, l'accesso al sistema dell'istruzione terziaria è ancora limitato, come pure appare diffusa una certa irregolarità nel percorso di studio universitario; in funzione di tali considerazioni, il contributo è volto a riflettere sulle azioni di orientamento messe a punto dall'Università dell'Aquila, nell'ambito del progetto "Super", per accrescere negli studenti la conoscenza delle specificità del Corso di Laurea Interclasse L-19&L39 in Scienze della formazione e del servizio sociale e intervenire positivamente nella costruzione dei profili e delle prefigurazioni professionali da parte degli studenti coinvolti. Nell'ottica di rafforzare la collaborazione tra scuola, università e mondo del lavoro e garantire un dialogo efficace con i docenti e gli altri stakeholder interni ed esterni all'Università, i responsabili dell'iniziativa hanno dato vita a un progetto formativo, articolato in diversi step, che ha coinvolto quattro istituti superiori abruzzesi. Nello specifico, il progetto ha previsto momenti diversi di orientamento, formazione e azione, ambientati in due setting differenti: la scuola e il Dipartimento di Scienze umane dell'Università dell'Aquila. Realizzato attraverso un percorso di presentazione dei contenuti core del Corso di Studio, di illustrazione degli obiettivi e dei saperi pratici relativi alle professioni di educatore e di assistente sociale e di valutazione delle conoscenze apprese dagli studenti, il progetto ha conseguito gli esiti formativi e di orientamento illustrati nell'articolo.
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Ricchiardi, Paola, Emanuela M. Torre, Lara Colombo, Marilena Dellavalle, Chiara Ghislieri, and Paola Torrioni. "Educatori, assistenti sociali, psicologi e insegnanti: uno strumento per l'autovalutazione delle rappresentazioni professionali degli studenti." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 1 (April 2021): 49–64. http://dx.doi.org/10.3280/erpoa1-2021oa11510.

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Abstract:
Le professioni in ambito socio-psico-educativo presentano in Italia percorsi di studio distinti, in ragione della necessità di formare professionisti con un profilo di competenze differenziato. Tuttavia le professioni definite "di cura", educative o "del sociale", vengono spesso considerate simili dagli studentiche si stanno orientando verso le stesse, in virtù di un presunto denominatore comune, connesso soprattutto al valore professionale trasversale dell'essere di aiuto agli altri e ai destinatari delle "azioni educative o di cura" (es. bambini, soggetti fragili). Non è infrequente riscontrare misconcezioni erappresentazioni errate non solo in fase di orientamento, ma anche negli studenti che sono già arrivati oltre la metà del proprio percorso di studi, con il rischio di generare abbandono, transizione tra più corsi o insoddisfazione professionale a medio e lungo termine. Risulta dunque importante accompagnare in maniera adeguata gli studenti a scegliere l'ambito professionale più rispondente alle proprie propensioni e attitudini, attraverso l'impiego di specifici strumenti di autovalutazione. A tal fine è stata predisposta una scala di autovalutazione per le professioni socio-psico-pedagogiche. Lo strumento è stato somministrato agli studenti del secondo/terzo anno dei percorsi di studio implicati (Scienze dell'educazione, Scienze e tecniche psicologiche, Servizio sociale e Scienze della formazione primaria), per individuare le misconcezioni che permangono più frequentemente, sulla base delle quali sono stati costruiti percorsi orientativi per le secondarie.
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Deluigi, Rosita. "Le officine progettuali S-POT: laboratori per il design di servizi socioeducativi." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (July 2021): 20–31. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-2021oa12113.

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Abstract:
Nella progettazione di percorsi di orientamento formativo e professionalizzante per gli studenti dei corsi di laurea in Scienze dell'educazione e della formazione (L-19) e di Scienze pedagogiche (LM-85) risulta irrinunciabile il dialogo con i servizi per costruire traiettorie di riflessività, esplicitando l'intenzionalità sottesa agli interventi attuati. Il contributo descrive una proposta realizzata nell'a.a. 2019/2020 nell'ambito del progetto SUPER – "Percorsi di Orientamento e Tutorato per promuovere il successo universitario e professionale" e configurata in modalità on line durante la fase 2 del Covid-19. L'esperienza "S-POT: officine progettuali" ha permesso agli studenti di confrontarsi con professionisti che operano in contesti educativi, condividendo riflessioni critiche con i propri docenti. In seguito, i partecipanti, con il supporto delle senior tutor, hanno lavorato in piccolo gruppo con l'obiettivo di proporre un'idea progettuale da sottoporre alle équipe incontrate. Questa iniziativa ha offerto la possibilità di entrare nell'eterogeneo mondo dei servizi che si interroga, cercando risposte innovative, a fronte dei cambiamenti costanti. In tal modo, sono emerse le diverse prefigurazioni professionali degli studenti e la concretezza plurale dei profili di educatori e di coordinatori pedagogici inseriti in équipe multidisciplinari. L'attraversamento di vari ambiti lavorativi ha dato voce alle molteplici sfide del sociale, facendo affiorare la vitalità dell'agire educativo e lanciando ponti di apprendimento condiviso.
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Gabrielli, Sara, Giordana Szpunar, and Stefano Livi. "Ridurre il pregiudizio implicito in classe per favorire l'inclusione: un percorso di formazione con gli insegnanti pre-servizio." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 1 (June 2020): 140–58. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9476.

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Abstract:
Il contesto scolastico rappresenta un luogo privilegiato per rispondere alle sfide della complessità del reale, promuovendo una metamorfosi del rapporto apprendimento-insegnamento (Morin, 2001). La gestione dei contesti educativi, caratterizzati per natura da molteplici differenze di cultura, abilità, genere e sensibilità (Dovigo, 2008), richiede lo sviluppo di un corpo di competenze che consentano all'insegnante di operare in una direzione interculturale e inclusiva. Il contributo presenta l'articolazione e gli esiti di un percorso di formazione sulla riduzione del pregiudizio etnico rivolto a docenti pre-servizio iscritti al Corso di Laurea in Scienze della formazione primaria della Sapienza, Università di Roma. Tra gli obiettivi principali dell'intervento formativo, quello di ridurre il pregiudizio implicito ed esplicito degli studenti in una prospettiva più ampia di promozione delle loro competenze interculturali.
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Nothdurfter, Urban. "Mutamenti del welfare e servizio sociale professionale: quali sfide per l'assistente sociale e la sua formazione?" RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 4 (January 2013): 31–47. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-004002.

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Abstract:
L'articolo sottolinea la necessitŕ che il servizio sociale in Italia si occupi in modo piů sistematico e piů deciso dei temi attuali di politica sociale. La comprensione dei profondi cambiamenti in atto diventa una dimensione conoscitiva centrale per lo sviluppo di una professionalitŕ che sia consapevole della sua responsabilitŕ politica e che possa dare un suo contributo specifico informando lo sviluppo delle politiche dal basso. Viene messo a fuoco in modo critico il rapporto tra politiche e pratiche professionali, individuando proprio in questa dimensione la specificitŕ del servizio sociale come professione del welfare.
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Pregno, Cristiana, and Barbara Rosina. "Tra sfiducia e insicurezza: strategie e strumenti del servizio sociale." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 4 (January 2013): 49–66. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-004003.

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Abstract:
L'assistente sociale č un professionista che puň ridurre la distanza tra il cittadino e l'istituzione attraverso la promozione di contatti tra sistemi diversi. Ha competenze e risorse per affrontare problemi specifici, esercita la sua expertise nel rapporto diretto con la persona e nella partecipazione e nella costruzione, a diversi livelli, di obiettivi e pratiche comuni fra servizi per la produzione di benessere e nella dimensione della valutazione di efficacia, di appropriatezza, di risultato, di qualitŕ, di soddisfazione dei cittadini. Le autrici, a partire da una riflessione sulla collocazione lavorativa degli assistenti sociali, sulle sfide poste dall'insicurezza e dalla sfiducia nell'agire professionale quotidiano, individuano nell'integrazione socio-sanitaria un luogo di co-costruzione della fiducia e nella formazione professionale continua la possibilitŕ di partecipazione attiva ai processi di integrazione fra politiche ed interventi nel rispetto dei riferimenti valoriali della professione.
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Mari, Massimo, Luca Di Maio, Paola Gremigni, Marinella Sommaruga, and Walter Grassi. "Comunicare con i pazienti: un Gruppo Operativo in Reumatologia." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (May 2011): 135–47. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-001010.

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Abstract:
Un'efficace comunicazione č un importante indicatore della qualitŕ dei servizi ospedalieri. Questo contributo presenta i risultati di una ricerca-intervento sulle abilitŕ comunicative dei membri di un'équipe reumatologica ospedaliera dopo un corso di formazione sulla comunicazione. L'esperienza ha coinvolto ventitré operatori sanitari (78.3% femmine, etŕ media 38.3 ± 9.7 anni) della Clinica Reumatologica dell'Universitŕ Politecnica delle Marche (52.2% infermieri, 30.4% medici, 13% OSS, 4% biologi) in un corso di aggiornamento basato sulla tecnica del Gruppo Operativo di E. Pichon Rivičre. Gli operatori hanno valutato le proprie capacitŕ comunicative, prima e dopo il corso, con il Health Care Communication Questionnaire (HCCQ). Il HCCQ č stato inoltre compilato da trentatré pazienti della Clinica all'inizio del corso e da trentaquattro alla fine, per riportare l'esperienza comunicativa con gli operatori. I risultati mostrano una tendenza al miglioramento nella maggior parte delle dimensioni del HCCQ-P auto-valutate dagli operatori e un miglioramento significativo (p < 0.05) nella valutazione dei pazienti con il HCCQ. Tale risultato incoraggia la formazione degli operatori delle équipe ospedaliere nell'ambito della comunicazione con il paziente.
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Bertolini, Piro. "Lo stato delle scienze dell’educazione in Italia." Swiss Journal of Educational Research 22, no. 1 (January 1, 2000): 93–110. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.22.1.5083.

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Abstract:
Nell’articolo si affronta dapprima la questione della definizione delle scienze dell’educazione che in Italia si presenta con due accezioni: come indicativa delle varie scienze umane (psicologia, sociologia, psicoanalisi, ecc.) nel momento in cui si occupano esplicitamente del fenomeno educativo la prima e indicativa delle diverse specificazioni della pedagogia generale (storia della pedagogia; didattica; pedagogia speciale; pedagogia sperimentale; pedagogia degli adulti; ecc.) la seconda. Su questa base si discute l’evoluzione delle scienze dell’educazione a partire dalla seconda guerra mondiale, ponendo l’accento sui fattori che ne hanno condizionato le due anime: da un lato le esigenze di carattere sociale con riferimento a problematiche extra-scolastiche, dall’altro lato il diffondersi di un reale interesse per la formazione professionale degli insegnanti. Di particolare interesse è l’evoluzione della didattica che è alla ricerca di una autonomia delle varie specificazioni attraverso la costituzione di un proprio statuto epistemologico e di metodologie di ricerca proprie. Infine, per quanto riguarda le istituzioni e gli strumenti di appoggio alle scienze dell’educazione o pedagogiche, l’articolo tocca il ruolo delle riviste specializzate e di alcune Associazioni che riuniscono i rappresentanti delle varie discipline pedagogiche e ad alcuni centri di ricerca pubblici o privati.
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Corradi, Emilia. "Etica e pedagogia tra passato e futuro per una architettura dell'emancipazione." TERRITORIO, no. 100 (November 2022): 29–41. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100004.

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Abstract:
Il saggio descrive l'impegno di Yasmeen Lari nel tramandare la cultura del Pakistan per mezzo del progetto architettonico, attraverso la riscoperta del patrimonio storico architettonico e della tradizione costruttiva locale. Operando in una direzione che tramite l'architettura attua un ripensamento sul contemporaneo per un progresso sociale, culturale, ambientale a servizio di uomini e donne con l'obiettivo di garantire un rifugio sicuro e salubre a tutti gli abitanti per un futuro dignitoso e sostenibile. L'architettura diventa così uno strumento di educazione, formazione, prevenzione e identità attraverso la riscoperta e la rielaborazione di tipologia, morfologia e tecniche costruttive accessibili a tutti in una dimensione di sostenibilità ambientale e sociale.
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Spera, Mariangela, Elisa Colě, and Antonella Rissotto. "La Valutazione Partecipata dei Centri Diurni per la Salute Mentale nel Comune di Roma: un'esperienza di ricerca-intervento in contesto sociosanitario." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2011): 191–207. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002011.

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Abstract:
Il progetto di "Valutazione Partecipata dei Centri Diurni per la Salute Mentale nel Comune di Roma", realizzato dall'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, nasce nel 2004 su incarico del Dipartimento alle Politiche Sociali e della Salute del Comune di Roma. La ricerca-intervento realizzata rappresentava una risposta alle diverse esigenze: dell'Ente Locale, che sentiva la necessitŕ di dotarsi di strumenti di valutazione, e dei Servizi, che soffrivano una condizione di isolamento rispetto al contesto istituzionale e territoriale. Il progetto, frutto della dialettica tra i diversi, ha coinvolto numerosi attori dei 26 Centri Diurni romani e ha previsto la realizzazione di attivitŕ relative a: qualitŕ, organizzazione, rappresentazioni sociali, progettazione delle attivitŕ, formazione. Nell'articolo sono descritte le fasi di sviluppo del progetto ed evidenziati alcuni aspetti, come ad esempio il coinvolgimento attivo di operatori e responsabili nelle attivitŕ di ricerca; i cambiamenti attivati nel lavoro dei Centri Diurni; la ridefinizione del ruolo e delladell'Ente Locale. Sono inoltre proposte alcune riflessioni metodologiche.
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Dissertations / Theses on the topic "SERVIZIO SOCIALE E SCIENZE DELLA FORMAZIONE"

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SICORA, ALESSANDRO. "IL SERVIZIO SOCIALE TRA QUALITA' DELLA FORMAZIONE PERMANENTE, RIFLESSIVITA' E COMPETENZE PROFESSIONALI." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2004. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12505.

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MECENERO, MARIA CRISTINA. "Passaggi: maestre tra scuola e università.L’esperienza delle supervisore dei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria: due studi di caso." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/11562/343929.

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Abstract:
Passaggi: maestre tra scuola e università è il titolo del mio lavoro che vuole essere un contributo alla conoscenza e alla comprensione dell’esperienza delle maestre chiamate supervisore o tutor di tirocinio per il loro nuovo ruolo assunto nelle università italiane nella formazione delle future insegnanti dei primi gradi di scuola, da quando, nel 1998, è stato istituito il corso di laurea in Scienze della formazione primaria. Passaggi sono quelli che nella storia delle maestre italiane stanno avvenendo proprio grazie al fatto di essere coinvolte nella trasmissione/innovazione del sapere dell’esperienza, nella forma istituzionalizzata a livello universitario: custodi e artefici attive di una cultura della scuola da rimettere nello scambio e nel circuito del sapere. Ho svolto la ricerca avvalendomi di un metodo misto tra l’ermeneutico, basato sulla continua e dialogica interpretazione dei dati raccolti a partire dallo scambio con le partecipanti alla ricerca, e l’approccio etnografico: ho scelto quindi di utilizzare diverse tecniche di indagine (osservazione partecipante, shadowing, intervista, analisi documentale) e di comporre una serie di differenti materiali empirici (taccuini, registrazioni, fotografie, testi redatti dalle partecipanti, materiale documentario). Le domande guida all’attività di ricerca – che cosa sta succedendo qui? come funziona la pratica formativa osservata? - rappresentano il fuoco del mio lavoro e hanno riguardato le esperienze delle maestre supervisore presenti sia nelle aule universitarie sia nelle classi scolastiche. Esse si sono articolate a partire da una questione di fondo: se e attraverso quali modalità le maestre supervisore contribuiscono nella relazione con altri soggetti – le studentesse, le insegnanti accoglienti, le/i docenti universitari, le/i dirigenti ecc. – a modificare la cultura scolastica e la cultura della formazione universitaria. Il processo della ricerca si è articolato in due studi di caso; i contesti scelti sono sati quelli dei gruppi di supervisione dell’università di Urbino e di Bologna. Lo studio delle due realtà si è sviluppato con modalità differenti, rispecchianti le differenti disponibilità date dai soggetti a coinvolgersi nella ricerca. Ho inoltre condotto alcune interviste in profondità a supervisore e studentesse delle città di Milano, Bologna e Urbino, per avere accesso a storie individuali relative all’esperienza di supervisione sia dal punto di vista delle maestre che da quello delle tirocinanti. Relazionalità, essere gruppo, pratica della convivialità, esperienza e mediazione sono le cinque dimensioni che definiscono le modalità proprie dell’interazione tra maestre supervisore, studentesse, università e scuola nel contesto di Urbino. Esse si inscenano in una dinamica istituzionale complicata e determinano un agire formativo che in parte prende le distanze da meccanismi di potere e di divisione interna, in parte li conferma. A Bologna, il gruppo di supervisore patisce un disconoscimento del valore aggiunto introdotto in università con l’esperienza del tirocinio e, tra identità professionali sperimentate, negate, rappresentate non univocamente, mostra quanto la dimensione interistituzionale venutasi a creare non sia sottoposta a elaborazione e venga anzi ostacolata da schemi e logiche vecchie che non è semplice superare, né nella cultura universitaria né in quella scolastica. Le maestre che sono all’università e vivono in una zona di intersezione organizzativa introducono un nuovo orizzonte: potrebbe essere questa un’occasione per ripensare anche profondamente le pratiche formative prevalenti nell’università. La ricerca si riprometteva di cogliere e interpretare eventuali segni di cambiamento rispettivamente della cultura della scuola e della cultura dell’università e, in definitiva, di valutare la significatività del dispositivo messo in atto a seguito dell’istituzione del corso di laurea in Scienze della formazione primaria. Un interesse non secondario dello studio era di mettere a disposizione delle interessate e di un pubblico più vasto la memoria del percorso dei due gruppi di supervisione coinvolti.
Passages: teachers between school and university is the title of my work, that aims to be a contribution to the awareness and understanding of the experience of teachers that are called supervisors or tutors of teachers training in their new role assumed within Italian universities in training future teachers for the first school grades, begun in 1998 when a course was started leading to a degree in Science of primary formation. Passages are those that are taking place in the history of Italian teachers thanks to the fact of being involved in the transmission/innovation of the knowledge of the experience, in the institutionalised form at university level: custodian and active artificer of school culture, to be placed once more in the exchange and circuit of knowledge. I developed my research using a mixed method from hermeneutic, based on the continuous and dialogical interpretation of the data gathered at the start of the exchange with the research participants and the ethnographic approach: I therefore chose to use various inquiry techniques (participant observation, shadowing, interviews, document analysis) and to put together a series of different empirical materials (notebooks, tapes, photos, texts written by the participants, documentary material). The key questions for the research - what is happening here? how does the formative practice observed function? - they represent the kernel of my work and dealt with the experience of the supervising teacher present both in the university lecture hall as well as school classes. Right from the start an articulated basic question: if and across which modality the supervising teachers contribute to the relationship with other subjects - students, tutor teachers, university professors, head teachers etc. - in modifying scholastic culture and the university formation culture. The research process was broken down into two case studies; the contexts chosen were those of the groups supervised by the universities of Urbino and Bologna. The study of the two realities in question developed with different methods, mirroring the varying availability on the part of the subjects in their involvement in the research. I have also conducted some in depth interviews to supervisors and students in the cities of Milan, Bologna and Urbino, to gain access to individual accounts in relation to the experience of supervision, both from the teacher’s point of view and that of the trainees. Relating, being part of the group, practising coexistence, experience and mediation, are the five dimensions that define the personal modality for interaction between supervising teachers, students, the university and school within the Urbino context. They are played out within a complicated institutional dynamic and determine a formative acting out that partly takes its distance from power mechanisms and internal division, in part it confirms them. In Bologna, the supervising group suffers from a disavowal of the added value introduced into the university with the experience of the trainees and by the experimented professional identities, negated, not represented unequivocally, it shows how much the inter-institutionalised dimension that was created, did not undergo an elaboration, on the contrary was impeded by old logic, not being a simple thing to overcome, neither in the university culture nor the scholastic one. Teachers that are at the university and live in an intersectional organising zone, introduce a fresh horizon: this could be the chance to re-think in depth the formative practice prevalent at the university. The research gave us the hope of gathering and interpreting any eventual signs of change, respective of the school culture and that of the university and to evaluate in a definite way, the significance of the device put into action following the creation of the Science degree in primary formation. A not secondary interest of the study was to make available to those interested and to an ever wider public the memory of the path undertaken by both groups involved in the supervision.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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Books on the topic "SERVIZIO SOCIALE E SCIENZE DELLA FORMAZIONE"

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Burroni, Luigi, ed. L'agenda del lavoro. Florence: Firenze University Press, 2005. http://dx.doi.org/10.36253/88-8453-281-7.

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Abstract:
Questo volume raccoglie i migliori elaborati di tesi degli anni accademici 1999/00 e 2000/01 di studenti del Master Europeo in Scienze del Lavoro della Facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" di Firenze. I contributi si concentrano sul tema del lavoro e della sua regolazione nei paesi europei, analizzando aspetti quali la flessibilità del lavoro, la formazione, le relazioni industriali aziendali, la responsabilità sociale delle imprese, la promozione della partecipazione al mercato del lavoro delle donne e dei disabili. Questi temi costituiscono dei punti di osservazione privilegiati per mettere in luce sia gli effetti di promozione del cambiamento del processo di integrazione politica europea sia il ruolo giocato dalla presenza di determinate architetture istituzionali relative ai sistemi di welfare, di regolazione dell'economia e del lavoro che continuano a essere differenti da paese a paese. Guardare a questa coesistenza tra stabilità e cambiamento con un approccio multidisciplinare e comparato come quello utilizzato nei lavori qui raccolti è come utilizzare un caleidoscopio che contribuisce a far luce sugli equilibri multipli e sui diversi percorsi di sviluppo che caratterizzano il cosiddetto "modello sociale europeo".
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Pellegrini, Stefania. Da 25 anni "La mafia restituisce il maltolto". Bologna University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/979-12-5477-133-4.

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Abstract:
La strategia di intervento patrimoniale da parte dello Stato nei confronti delle risorse illecitamente accumulate si conferma essere lo strumento di maggiore incisività nella lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso e non solo. Il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati rappresenta il mezzo attraverso il quale lo Stato realizza i valori della giustizia sociale e restituisce ai territori una ricchezza depurata che diventa fonte di opportunità e presidio di legalità. Il testo, prodotto nell’ambito della collaborazione fra la Regione Emilia-Romagna in attuazione del T.U. Legalità e Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna, si propone di offrire uno spaccato su storie, procedure, buone prassi e modelli progettuali sperimentati con successo sui beni sequestrati e confiscati. L’analisi è tratta dalle tesi di cinque diplomati al Master universitario di II livello in “Gestione e riutilizzo di beni sequestrati e confiscati. Pio La Torre”, che da dieci anni realizza una formazione altamente specializzata rivolta ai soggetti che a vario titolo si occupano di una delle fasi che conduce alla valorizzazione dei beni confiscati. Stefania Pellegrini è Professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna, docente di corsi di Sociologia del diritto, Mafie e Antimafia, Etica delle professioni e Sociologia dei processi economici e dinamiche del lavoro. Direttore del Master Universitario di II livello in “Gestione e riutilizzo di beni sequestrati e confiscati. Pio la Torre” e della Summer School “Lavoro e Legalità”.
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