Journal articles on the topic 'Servizi pubblici per l'impiego'

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Mariani, Paolo, Mauro Mussini, and Biancamaria Zavanella. "Servizi pubblici per l'impiego e imprese: un'analisi della relazione tra preselezione e job matching." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 1 (March 2011): 106–32. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-001004.

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Abstract:
In Italia la regolamentazione del mercato del lavoro ammette che nel settore dei servizi per l'impiego operino intermediari sia pubblici sia privati. I servizi pubblici per l'impiego (SPI) esercitano la funzione di incontro domanda-offerta di lavoro secondo logiche differenti dagli operatori privati, specialmente nei confronti delle imprese. Il presente lavoro indaga gli effetti della promozione dei servizi pubblici per l'impiego, rivolta alle imprese, rispetto alle aspettative dei datori di lavoro nei confronti di un efficace servizio di mediazione domanda-offerta di lavoro. Si impiega un modello di regressione logistica binaria per esaminare la relazione tra la tempestivitŕ del servizio di preselezione, erogato nell'ambito delle attivitŕ promozionali, e l'esito del processo di. L'evidenza empirica suggerisce che, al crescere del lasso temporale necessario per l'erogazione del servizio, diminuiscono leche il processo disi concluda con successo. In secondo luogo, si stimano gli effetti che le modalitŕ di risposta degli SPI alle esigenze occupazionali delle imprese presentano sulla probabilitŕ che il processo ditermini favorevolmente. In proposito emerge che la numerositŕ di profili disponibili, in linea con quelli richiesti dal datore di lavoro, non sembra incidere sull'esito del processo di. La tematica dell'analisi degli effetti di servizi pubblici per l'impiego, erogati a livello locale, riscuote interesse crescente per via del progressivo decentramento amministrativo che attribuisce ai governi locali competenze in materia di politiche attive per il lavoro. Questo contributo discute le opportunitŕ legate all'erogazione di servizi per l'impiego avanzati alle imprese da parte degli operatori pubblici e degli effetti sul processo diche possono derivare da un'attivitŕ dei servizi pubblici per l'impiego condotta secondo criteri improntati al soddisfacimento dei requisiti generalmente attesi da parte di un'impresa nei confronti dell'operato di un generico intermediario privato.
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Ojeda, Avilés Antonio. "La riforma spagnola del mercato del lavoro: una pioggia sottile." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 130 (June 2011): 275–91. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-130005.

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Abstract:
L'A. descrive le novitŕ introdotte dalla recente riforma spagnola del mercato del lavoro (l. 17.9.2010, n. 35). Vengono poste in evidenza le caratteristiche del modello di «alla spagnola», caratterizzato dal fatto che sia gli elementi di flessibilitŕ che le misure protettive incidono sul contratto di lavoro. La l. si propone, in tale ottica, di eliminare le rigiditŕ in entrata ed in uscita dal mercato del lavoro, nonché quelle interne al rapporto di pulso all'attivitŕ economica. Le assunzioni di questi operatori si effettueranno in funzione del numero di centri per l'impiego di ciascuna comunitŕ autonoma in cui si registri la presenza di personale dei servizi pubblici per l'impiego statali. Nell'ultimo quadrimestre del 2008, furono destinati 35.000 euro all'anno per l'assunzione di due operatori per ogni centro lavoro, mediante l'introduzione di elementi di sicurezza direttamente nel rapporto, a differenza di quanto previsto dal modello danese di, che li colloca nel mercato.
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Ballarino, Gabriele, Daniele Checchi, Carlo Fiorio, Stefano Iacus, Marco Leonardi, and Giuseppe Porro. "La valutazione dell'efficacia del "sistema delle doti" della Regione Lombardia: modelli statistici e criticitŕ nella progettazione." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 49 (May 2012): 39–76. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-049004.

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Abstract:
Il contributo descrive e commenta un esercizio di valutazione svolto per conto della Regione Lombardia nel biennio 2009-2011. Oggetto della valutazione era una serie di programmi (le "doti") rivolti all'inserimento occupazionale di categorie di soggetti variamente svantaggiati, che ricevono voucher con cui accedere a servizi per l'impiego forniti da operatori accreditati, sia pubblici che privati. Il fine della valutazione era la produzione di un ranking per la valutazione dell'efficacia del servizio dei vari operatori. L'articolo descrive in primo luogo i dati che sono stati resi disponibili al gruppo dei valutatori e, a partire da questi, una serie di criticitŕ collegate al disegno del programma. Quindi vengono descritti i modelli statistici utilizzati: due versioni di un modello multilivello a effetti casuali e un modello di analisi della frontiera di efficienza (DEA). Infine, si spiega perché il ranking cosě costruito non č utilizzabile operativamente e cosa si puň fare per superare le criticitŕ e ottenere una valutazione completa e soddisfacente di importanti politiche pubbliche analoghe a quella descritta in questo lavoro.
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Fasano, Annarita. "Una valutazione realista delle politiche attive del lavoro: alcune riflessioni a partire da una ricerca sul campo." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 47 (October 2011): 43–66. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-047010.

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Abstract:
Accanto alle politiche passive del lavoro, negli ultimi decenni hanno assunto una crescente importanza un'ampia gamma di misure e interventi riconducibili alle politiche attive. Tutto ciň, se da una parte apre interessanti prospettive in termini di processi di capacitazione degli utenti, dall'altra pone anche importanti interrogativi in merito all'efficacia degli interventi. Lo spostamento dell'asse delle politiche dalla dimensione macro dei grandi interventi pubblici a quella micro delle azioni orientate a singole popolazioni-obiettivo rappresenta, infatti, una sfida per i servizi per l'impiego e, in certa misura, ,anche per la valutazione delle politiche pubbliche. Quest'ultima, in particolare a partire da un utilizzo critico degli strumenti concettuali elaborati nell'ambito dell'approccio realista, puň consentire di verificare empiricamente la tenuta della retorica dell'attivazione. Al fine di offrire alcuni elementi di riflessione in questa direzione, il presente saggio presenta i risultati della valutazione di un programma di promozione dell'occupazione che, utilizzando strumenti di politica attiva, ha operato negli ultimi anni in un'area particolarmente critica dal punto di vista dell'inclusivitŕ del mercato del lavoro: il Mezzogiorno. I processi innescati dal programma, i meccanismi sottostanti la sua implementazione, la loro interazione col contesto d'uso e gli esiti inattesi dei trattamenti sono al centro della valutazione che mira a costituire un utile quadro analitico inerente i vantaggi e le criticitŕ associati all'approccio dell'attivazione.
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Renato, Romano. "Le risorse della giustizia. Riarticolare l'impiego per far crescere il livello del servizio." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 6 (February 2011): 128–32. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-006012.

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Abstract:
Le incontrollate politiche di espansione della spesa pubblica, oltre a far crescere l'indebitamento dello Stato, hanno indotto a una gestione delle risorse tale da far scadere la qualitŕ delle scelte organizzative e dei comportamenti professionali della pubblica amministrazione. Ripensare il rapporto tra risorse disponibili e loro impiego produttivo costituisce un passaggio essenziale anche per migliorare il funzionamento della giustizia
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Mengoni, Alessandro, Anna Maria Murante, Sabina Nuti, and Paolo Tedeschi. "Segmentazione e marketing per la sanitÀ pubblica." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 1 (March 2010): 119–39. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-001009.

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Abstract:
In linea con le nuove strategie di intervento dei sistemi sanitari pubblici, orientate verso un approccio proattivo in grado di fornire servizi differenziati in base ai bisogni, lo studio propone un tentativo di segmentazione dell'utenza dei servizi distrettuali. Nella prima parte vengono presentate le motivazioni alla base della ricerca, la review della letteratura internazionale ed il contesto oggetto di analisi. Da un'indagine su 3461 utilizzatori, vengono successivamente individuati - tramite l'analisi fattoriale e l'analisi cluster - 4 segmenti: i "modesti", i "coscienti e sostenuti" gli "esperti" e gli "evoluti". Le caratteristiche dei segmenti vengono infine commentate, con l'esposizione delle possibili implicazioni gestionali.
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Arcidiacono, Davide, Maurizio Avola, and Tiziana Briulotta. "La riforma incompiuta dei servizi per l'impiego in un comprensorio siciliano." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 122 (June 2011): 247–60. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122018.

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Abstract:
L'articolo sintetizza i risultati di una ricerca-intervento volta a sfruttare le sinergie tra la riforma dei servizi per l'impiego e la nascita di un Osservatorio sul mercato del lavoro in un comprensorio siciliano per sperimentare un nuovo modello di interazione tra innovazioni istituzionali e governo locale del mercato del lavoro. I risultati ottenuti dimostrano la complessitŕ e l'ambivalenza della relazione tra innovazione normativa e mutamento sociale, soprattutto laddove il processo riformatore è lento e frammentato e si scontra con un complesso sistema di vincoli istituzionali, da quelli di contesto, a quelli organizzativi e ai modelli di azione e interazione tra attori individuali e collettivi. Inoltre, evidenziano le potenzialitŕ della regolazione concertata locale come stimolo al cambiamento e all'implementazione di buone prassi, ma anche la sua fragilitŕ: il mutamento degli equilibri del partenariato, infatti, possono comprometterne l'azione e condurre a esiti fallimentari.
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Civenti, Graziella, Roberto Blaco, Antonio Lora, and Angelo Cocchi. "Psychiatric services in Lombardy from 1983 to 1993: trends and interrelations between equipment, staff and activities indicators." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no. 3 (December 1996): 178–89. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00004164.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Lo studio è stato condotto con l'obiettivo di descrivere le linee di tendenza manifestatesi nel periodo 1983-1993 nei Servizi psichiatrici pubblici lombardi relativamente a indicatori di struttura, personale e attività. Setting - Sono stati utilizzati dati relativi a tutti i presidi facenti capo, secondo quanto previsto dal Progetto Obiettivo Regionale, alle Unità Operative di Psichiatria della Regione Lombardia, ovvero Centri Psico-sociali, Ambulatori, Strutture Intermedie Non Residenziali, Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, Centri Residenziali di Terapie Psichiatriche e di Risocializzazione e Comunita Protette. Non sono stati inclusi nello studio i dati relativi all'attivita svolta dagli ex Ospedali Psichiatrici e dalle strutture private. Disegno - I dati sono stati forniti dal Sistema Informativo Psichiatrico Regionale che dal 1983 rileva in maniera omogenea e sistematica su tutto il territorio regionale informazioni relative alle strutture, al personale e alle prestazioni erogate dalle Unita Operative di Psichiatria. Sui dati relativi al periodo 1983-1993 e stata condotta un'analisi grafica della dinamica dei servizi con descrizione delle tendenze evidenziatesi nel periodo in oggetto e delle interazioni tra le variabili considerate. Principali misure utilizzate - Variabili di risorse e di prestazioni relative all'attivita degenziale e a quella non residenziale dei servizi. Formulazione di indicatori che permettano l'analisi delle relazioni tra le variabili stesse. Risultati - Nel periodo considerato si assiste globalmente a un aumento consistente del volume di attivita (residenziale e non) spiegabile solo parzialmente attraverso l'aumento delle risorse a disposizione. L'incremento quantitative dell'assistenza fornita pare infatti legato da un lato a una sempre maggiore utilizzazione delle risorse allocate e a un aumento della produttivita dei servizi, dall'altro alia pressione crescente della domanda. I dati a disposizione, inoltre, evidenziano come il baricentro della organizzazione dei servizi pubblici si sia spostato sempre piú negli anni sul momento di trattamento non residenziale, anche se l'assenza di una analoga documentazione per quanto attiene alle strutture private rende questa conclusione parziale. Conclusioni - L'analisi condotta testimonia l'importanza del Sistema Informativo per monitorare i cambiamenti nella organizzazione dei servizi e per fornire i dati necessari alia attivazione di indagini ad hoc (per es. studi di esito).
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Ceccarini, Luana, and Salvatore Rao. ""In-tre-cci: Casa - Cura - Comunità". Un progetto per promuovere una pratica di salute comunitaria." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (September 2020): 41–62. http://dx.doi.org/10.3280/psc2020-002004.

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Abstract:
Il presente contributo si propone di descrivere una sperimentazione avviata nel comune di Piossasco (Torino, Italia) a partire dal 2016. Ispirandosi all'approccio dell'Integrated Com-munity Care, viene proposta una pratica di "salute comunitaria", che mette al centro nuovi per-corsi e luoghi di cura, interventi e servizi di sostegno alla domiciliarità per la popolazione an-ziana, l'integrazione tra i Servizi Sociali e Sanitari, tra soggetti pubblici e del privato sociale e tra differenti professioni. Tramite l'attivazione di processi partecipativi, il progetto sperimenta nuove modalità per dare impulso a una comunità consapevole e responsabile, soggetto attivo del prendersi cura, in cui l'empowerment individuale si connette con quello collettivo e dove gli operatori divengono attivatori e connettori di risorse.
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Allulli, Giorgio. "Valutazione e cambiamento." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 47 (October 2011): 67–87. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-047011.

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Abstract:
Č forte nella comunitŕ dei valutatori una sensazione di insoddisfazione rispetto agli esiti della propria attivitŕ rispetto al sistema che viene sottoposto a valutazione, cosě come perdura negli utenti dei servizi pubblici l'insoddisfazione rispetto alla qualitŕ dei servizi ricevuti, nonostante i tanti Rapporti di valutazione. I modelli comunemente utilizzati per valutare e migliorare la qualitŕ dei sistemi formativi, basati rispettivamente sulla valutazione di prodotto o di processo forniscono apporti importanti sotto questo aspetto, ma presentano anche rilevanti elementi di debolezza. Č necessario trovare forme di integrazione tra questi due approcci, come indica anche il modello preso come riferimento dall'Unione europea per la recente Raccomandazione sull'assicurazione di qualitŕ dell'Istruzione e formazione professionale.
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Rossoni, Gianni. "Lombardia: i servizi pubblici e privati per il lavoro nella crisi." QT Quaderni di Tecnostruttura, no. 39 (December 2010): 13–15. http://dx.doi.org/10.3280/qt2010-039004.

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Latrofa, Nunzio Dario. "Il trust e i conti dedicati per gli appalti pubblici." Trusts, no. 3 (June 1, 2022): 571–74. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.128.

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Abstract:
Sunto L’art. 3 della L. 13 agosto 2010, n. 136 impone ai soggetti affidatari di appalti pubblici o di pubbliche concessioni l’apertura di un conto dedicato sul quale far confluire sostanzialmente tutti i movimenti finanziari relativi ai servizi, ai lavori e alle forniture pubbliche. Detto conto, però, ha solo fini di trasparenza, lasciando esposte le somme ivi confluite ad attacchi da parte di soggetti terzi completamente estranei all’appalto. Di seguito un caso dove con l’utilizzo del trust e grazie al suo effetto segregativo, la funzione di questo conto viene rafforzata sia in termini di trasparenza che di tutela dell’interesse pubblico.
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Corazza, Luisa. "Lo sciopero nei servizi pubblici essenziali alla prova dell'emergenza sanitaria." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 168 (January 2021): 799–810. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2020-168007.

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Abstract:
L'articolo affronta le principali questioni che la crisi sanitaria ha posto con riferimento allo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Un tema cruciale è stato quello dei limiti all'esercizio del diritto di sciopero connesso alla necessità per i lavoratori di reagire a gravi eventi lesivi del-la salute, dal punto di vista degli strumenti non solo collettivi ma anche individuali. Altra que-stione affrontata è quella della nozione di servizio pubblico essenziale, nell'intreccio tra la no-zione prevista dalla l. 146/1990 e quella adottata dai provvedimenti governativi dell'emer¬genza. Infine, si analizza il ruolo della Commissione di garanzia nella gestione della crisi.
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Varesi, Pier Antonio. "I livelli essenziali concernenti i servizi per l'impiego e la sfida della "garanzia per i giovani"." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 142 (May 2014): 185–96. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2014-142001.

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Ciaffi, Daniela, and Emanuela Saporito. "Il diritto alla cura dei beni comuni come palestra di democrazia." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 127 (March 2022): 39–51. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-127004.

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Abstract:
L'incrocio tra il diritto e la sociologia urbana apre a scenari di sperimentazione di modelli democratici nuovi, permettendoci di ridefinire servizi pubblici, spazi urbani, territori come beni comuni. Secondo la prospettiva proposta, le pratiche sempre più diffuse di cittadinanza attiva, che si prende cura dei beni comuni, trasformano i cittadini/abitanti da utilizzatori/consumatori di servizi e spazi a prosumers, suggerendoci che siamo in una fase di cambio di paradigma nella rappresentazione e definizione delle istituzioni pubbliche. La scuola è proposta come campo concreto di riflessione, nel suo passaggio da servizio pubblico a bene comune, quando cioè si territorializza, diventando oggetto di cura di tutta la "comunità educante", per disegnarsi sui caratteri socio-spaziali del bisogno educativo.
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Lombardini, Giampiero, and Paolo Rosasco. "Trasformazione urbana tra convenienze private ed interessi pubblici. Il waterfront di Genova." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 129 (March 2021): 160–82. http://dx.doi.org/10.3280/asur2020-129-s1008.

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Abstract:
Nei recenti processi di trasformazione urbana i margini di redditività per gli investitori si so-no ridotti e le decisioni di investimento devono trovare un equilibrio tra le istanze del sog-getto pubblico, che cerca di trarre il massimo vantaggio dalla trasformazione urbana in termini di servizi pubblici e il soggetto privato orientato alla massimizzazione dei profitti e alla riduzione del rischio. In questo senso, il caso del waterfront genovese costituisce un in-teressante caso di studio. .
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Busto, Paola, and Giuseppe Viola. "Società Benefit: le prime esperienze lombarde nel settore delle public utility." ECONOMIA PUBBLICA, no. 1 (February 2022): 167–74. http://dx.doi.org/10.3280/ep2022-001009.

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Abstract:
Partendo da un breve excursus sulle Società Benefit, frutto di un percorso di evoluzione della responsabilità sociale nell'attività d'impresa (CSR), questo articolo intende porre l'attenzione sulla pionieristica esperienza italiana - prima in Europa - di un modello giuridico di impresa che punta a integrare massimizzazione del profitto con il raggiungimento di finalità sociali e ambientali. Tra queste rientrano le public utility, aziende del servizio pubblico locale che erogano beni e servizi essenziali per la collettività, già in realtà benefit oriented. Dal protocollo tra Confservizi CISPEL Lombardia e Assobenefit sottoscritto a dicembre 2020, in un solo anno si documenta la scelta, non scontata, delle prime due aziende di servizi pubblici in Lombardia di adottare lo status di Società Benefit. L'esperienza di Neutalia S.r.l. e Tea S.p.A
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Ferrazza, Daniela. "Street Level Evaluation: un approccio innovativo allo studio delle politiche sociali." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 1 (May 2010): 75–95. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-001005.

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Abstract:
La valutazione street level dei servizi sociali č un approccio particolare nello studio e nella valutazione dei servizi pubblici, che sta guadagnando sempre piů apprezzamento nelle comunitŕ professionali. Essa si basa sul presupposto che i burocrati street level, hanno un ruolo cruciale nella realizzazione di servizi sociali/progetti/politiche e stabilisce che tale ruolo, lungi dall'essere un ostacolo, č creativo e attivo. La formula della Street Level Evaluation comprende una tecnica di osservazione diretta, di un processo partecipativo di valutazione e una particolare attenzione per le strategie del professionista, in base al presupposto che le politiche sono qualcosa che la gente fa. Ci sono diversi fattori che siamo stati in grado di cogliere, grazie a questo approccio, e che riguardano essenzialmente quegli aspetti del lavoro sociale che non possono essere trovati nei documenti e nelle dichiarazioni. Prima di tutto, gli aspetti organizzativi per la divisione del lavoro informale che influenzano molto la qualitŕ del servizio. Inoltre, le strategie degli operatori sociali messe in atto per sostenere le richieste dei clienti evidenziano spesso l'uso di potere discrezionale da parte di tali lavoratori. Abbiamo considerato questa discrezionalitŕ come un "neutro" componente della politica e siamo stati in grado di chiarire come questo potrebbe contribuire a costruire un migliore disegno di valutazione.
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Amaddeo, Francesco, Paola Bonizzato, Franco Rossi, Jennifer Beecham, Martin Knapp, and Michele Tansella. "Evaluating costs of mental illness in Italy. The development of a methodology and possible applications." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 4, no. 2 (August 1995): 145–62. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003833.

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Abstract:
RiassuntoScopo - Il presente lavoro, oltre a fare il punto sui più recenti sviluppi della valutazione economica degli interventi effettuati nel settore della salute mentale, propone una metodologia per la valutazione dei costi, applicable nella situazione assistenziale italiana, messa a punto tenendo conto degli sviluppi suddetti. Metodo e risultati - I presupposti per realizzare questo tipo di valutazione sono l'identificazione dei servizi sanitari e sociali offerti ai pazienti con disturbi psichici, la raccolta di dati sull'utilizzazione dei servizi sanitari (costi diretti) e sull'uso di altri servizi e risorse all'interno del sistema socio-economico (costi indiretti) e l'assegnazione di un valore monetario a tali costi. È stato quindi realizzato un elenco dettagliato degli interventi effettuati e delle attività svolte nei Servizi Psichiatrici Territoriali italiani, con particolare riferimento al Servizio di Verona-Sud. Di ciascuno/a di essi è stato stimato il costo (Lista dei Costi Unitari o LICU). Si è tenuto conto, inoltre, degli altri servizi socio-sanitari, pubblici e privati, disponibili sul territorio, degli interventi delle Forze dell'ordine, delle associazioni di volontariato e dei gruppi di self-help. In questo articolo vengono descritte, in dettaglio, le procedure che hanno portato alia quantificazione dei costi per tre di queste attività (le degenze in SPDC, le visite ambulatoriali ed i gruppi socio-riabilitativi). È stata inoltre sviluppata un'intervista (ICAP) per raccogliere i dati sull'utilizzazione dei servizi e sulle condizioni socio-economiche degli utenti. Per verificarne l'applicabilità, le eventuali difficoltà di comprensione e la durata di somministrazione, l'ICAP è stata testata in cinque pazienti. Conclusioni - Uno sviluppo particolarmente interessante ci sembra quello di utilizzare su vasta scala PICAP e la LICU, allo scopo di realizzare studi epidemiologically-based e poter predire ed analizzare i costi in relazione a variabili socio-demografiche, alia diagnosi, alia storia psichiatrica precedente ecc. È necessario sottolineare l'importanza, per le politiche e la pratica sanitaria, di un'analisi combinata di costi, bisogni ed esito (outcome). Una ricerca di questo tipo è attualmente in corso a Verona-Sud.
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Carsetti, Paolo. "Referendum sull'acqua e sui servizi pubblici locali: un voto per il ritorno al futuro." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (March 2015): 62–75. http://dx.doi.org/10.3280/es2014-003009.

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Chiappelli, Marco. "Which psychotherapy in the Departments of Mental Health? From evaluation issues a few ideas to discuss." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 11, no. 2 (June 2002): 134–40. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005595.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Sulla base della letteratura scientifica sulla valutazione delle psicoterapie, proporre spunti di discussione in merito alle terapie psicologiche nei servizi psichiatrici pubblici. Metodo – Analisi di studi di revisone e editoriali su processi ed esiti delle terapie psicologiche e della letteratura sulla diffusione di tali pratiche nei Dipartimenti di Salute Mentale. Risultati – L'articolo identifica alcune possibili ipotesi organizzative per migliorare l'offerta di terapie psicologiche nei DSM. Conclusioni – La praticabilità di tali soluzioni richiede da un lato una maggiore attenzione per le terapie psicologiche sostenute da evidenze empiriche all'interno dei percorsi formativi dei professionisti e dall'altro che le diverse istituzioni sanitarie siano in grado di differenziarsi nella propria offerta dei trattamenti.
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Munk-Jørgensen, Povl. "Perspectives for psychiatric epidemiology: are we measuring the right things?" Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no. 3 (December 1996): 190–97. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00004176.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - In questi ultimi anni l'epidemiologia è al centro dell'attenzione. La psichiatria è stata all'avanguardia nello sviluppo dei metodi epidemiologici e nella loro applicazione alia ricerca è alia pianificazione. La psichiatria epidemiologica si è occupata prevalentemente del servizi sanitari di secondo livello, cioè dei servizi ospedalieri. Scopo del presente lavoro è discutere quali sistemi di monitoraggio e quali tipi di dati saranno necessari in futuro. Metodo - La discussione e basata sull'esperienza e sui risultati ottenuti dai registri psichiatrici esistenti, principalmente dal Registro Psichiatrico dei Casi danese, presso il Dipartimento di Psichiatria demografica di Aarhus. Risultati - Alcuni Paesi hanno sviluppato sistemi di monitoraggio per la registrazione routinaria dei dati riguardanti il settore ospedaliero, la qualcosa comporta rilevanti benefici per garantire la qualita, per la ricercà e per la pianificazione. Peraltro, dopo l'introduzione della psichiatria decentratà, si deve riconoscere l'urgente necessita di spostare il punto focale affinche l'impiego dell'epidemiologia possa giovare anche alle attivita nel campo della psichiatria territoriale e della salute mentale fornita dai servizi di primo livello. Sebbene cio comporti grandi difficolta, devono essere sviluppati sistemi di monitoraggio per raccogliere informazioni valide e attendibili relative a tali mezzi di cura. E inoltre necessario sviluppare metodi epidemiologici da impiegare nella ricerca e nella garanzia di qualita in questo campo. Tali metodi di ricerca dovrebbero essere utilizzati non solo nell'indagine sull'eziologia. il decorso ed i risultati clinici dei disturbi mentali, ma anche, per esempio, nell'osservazione del funzionamento sociale e della disabilita dei pazienti psichiatrici, del bisogno di cura, della soddisfazione dei bisogni, dell'economia sanitaria e del flusso dei pazienti tra i differenti livelli del sistema di trattamento. Cio provoca numerose domande relative alia sicurezza dei dati, alia legislazione ed a problemi etici legati alia raccolta e all'impiego di dati nei modelli epidemiologici. Conclusioni - Si raccomanda di dare priorità ad un ampia utilizzazione dei dati dei registri esistenti; all'introduzione di registri relativi alia salute mentale fornita dai servizi di secondo livello nei Paesi che ne sono privi; all'introduzione di registri relativi alia salute mentale fornita dai servizi di primo livello; all'introduzione di sistemi di monitoraggio della disabilità; all'introduzione di sistemi per monitorare le risorse dei pazienti; ad una larga collaborazione in questo lavoro tra epidemiologi in campo psichiatrico, amministratori, economisti e tecnici.
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Vigneri, Adriana. "Il punto sui servizi pubblici locali dopo gli interventi legislativi del 2011 e 2012." ARGOMENTI, no. 34 (June 2012): 37–50. http://dx.doi.org/10.3280/arg2012-034002.

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Abstract:
In seguito all'abrogazione referendaria dell'art. 23-bis, si è giunti attraverso più interventi legislativi (ultima la legge 27/2012) ad introdurre un sistema normativo pressoché completo, che riguarda in generale i servizi pubblici locali a rilevanza economica, e comprende settori prima esclusi, i trasporti regionali anche per ferrovia, e i trasporti locali metropolitani e su gomma. L'impostazione fondamentale richiede agli enti locali competenti a decidere le modalità di gestione, di valutare prima di tutto, una volta individuati gli obblighi di servizio pubblico da garantire per ciascuna attività, la possibilità di liberalizzare il servizio ammettendone l'erogazione da parte di una pluralità di soggetti. Soltanto ove questo non sia possibile si affiderà in esclusiva il servizio tassativamente mediante una gara.
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Lo Piccolo, Francesco. "Crisi globali, nuove diseguaglianze e co-produzione di spazi: una prospettiva di ricerca." TERRITORIO, no. 98 (March 2022): 62–66. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098010.

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Abstract:
L'articolo propone una riflessione critica sul rischio di negazione sostanziale di diritti di cittadinanza a partire dalle forme di discriminazione nell'uso e fruizione dello spazio pubblico introdotte dalle crisi globali. La co-produzione di nuovi spazi alla micro-scala e alla scala di quartiere (a partire dagli spazi pubblici o semipubblici spesso privatizzati o sottoutilizzati) può divenire l'occasione per la generazione di nuovi luoghi di condivisione e socialità che rispondano alla richiesta di nuovi servizi e definiscano al contempo il profilo di una pratica urbanistica innovativa, fondata sul pieno riconoscimento del diritto alla città e sul patto istituzionicittadini.
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Brancatella, Rosa. "Problematiche medico legali legate all'infezione da Hiv per i minori che si rivolgono ai servizi pubblici." MINORIGIUSTIZIA, no. 2 (July 2009): 170–75. http://dx.doi.org/10.3280/mg2009-002016.

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Tarsi, Elena, and Diletta Vecchiarelli. "Superare il ghetto. Analisi della segregazione abitativa dei lavoratori agricoli nella provincia di Foggia." CRIOS, no. 21 (November 2021): 70–85. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021007.

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Abstract:
In Italia esistono situazioni di segregazione abitativa che rimandano ad un passato che sembrava definitivamente superato. L'articolo propone una analisi delle conformazioni spaziali, sia spontanee che risultato di interventi pubblici, legate alla presenza di lavoratori agricoli, stagionali e stanziali, di origine straniera nella provincia di Foggia. Il saggio descrive i caratteri spaziali di questi insediamenti, conosciuti come ghetti, la mancanza di servizi e le fragilità sociali dei loro abitanti e propone una analisi delle soluzioni che sono state avanzate in ambito pubblico. Lo studio diventa occasione per proporre delle riflessioni sulle responsabilità e sulle sfide della disciplina urbanistica verso un superamento delle situazioni estreme di segregazione spaziale e sfruttamento che interessano le campagne del Sud Italia e non solo.
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VIGNIERI, VINCENZO. "Co-produzione di valore nei servizi museali e performance multidimensionali: un approccio dinamico a supporto del management culturale." Sinergie Italian Journal of Management 38, no. 3 (January 15, 2021): 215–37. http://dx.doi.org/10.7433/s113.2020.12.

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Abstract:
Contesto della ricerca: nei piccoli centri urbani la co-produzione di servizi museali può essere una leva per la generazione di valore pubblico. Obiettivi del paper: lo scritto mira ad illustrare come un approccio multidimensionale di performance governance sia in grado di offrire una prospettiva sistemica per l’identificazione degli outcome gestionali, organizzativi e di comunità nonché di evidenziare leve per il miglioramento dei processi di generazione di valore nei musei e a beneficio della comunità. Metodologia: dapprima si è proceduto alla revisione della letteratura sul tema della co-produzione di servizi pubblici. Per analizzare le performance di tali contesti collaborativi si è costruito un framework multidimensionale, poi applicato ad un caso di studio. Infine, si è proceduto al riscontro delle proposizioni avanzate. Risultati: l’articolo evidenza in che modo la co-produzione sia in grado di apportare risorse aggiuntive rispetto a quelle in possesso all’organizzazione istituzionalmente responsabile del servizio. Inoltre, dall’applicazione del modello al caso emergono misure di performance gestionali, organizzative e di comunità. Limiti della ricerca: le limitazioni attengono alla reperibilità di informazioni quantitative per valutare gli effetti della iniziativa. Implicazioni pratiche: l’identificazione di performance driver fa emergere gli effetti della disponibilità di risorse sui diversi livelli di performance, evidenziando le connessioni causali che rivelano il contributo della co-produzione agli outcome. Originalità del paper: l’articolo sviluppa il framework analitico Dynamic Multidimensional Performance Governance ed evidenzia il contributo che la co-produzione offre ai processi di generazione di valore nei piccoli centri.
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Buoncompagni, Giacomo. "La comunicazione pubblica dell'immigrazione "prima e dopo" la pandemia. Uno studio di caso locale." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 2 (February 2022): 15–32. http://dx.doi.org/10.3280/pri2020-002002.

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Abstract:
Sfide complesse, come quella della crisi migratoria, impongono di ripensare la comunicazione pubblica soprattutto in ambito locale, al fine di garantire nuove strategie di inclusione e partecipazione sociale che siano rispondenti ai diversificati fabbisogni informativi di cui si compone il territorio. Ciò diviene particolarmente vero, e necessario, all'interno di uno scenario di crisi o emergenza all'interno del quale misure e servizi devono essere comunicati in maniera chiara e tempestiva anche a quella parte di popolazione ancora molto spesso "invisibile", poco integra-ta, la cui informazione/relazione divengono strumenti primari per mantenere un contatto a distanza con istituzioni e comunità locale. Lo studio intende riflettere sul rapporto tra istituzioni locali, media e comunità straniere, ponendo attenzione alle strategie comunicative promosse dagli enti pubblici per favorire l'accoglienza e il maggiore coinvolgimento del soggetto immigrato nel territorio marchigiano prima e "dopo" la pandemia di Covid-19.
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Lo Faro, Antonio. "Responsabilitŕ e sanzioni per sciopero illegittimo: cambia qualcosa in Italia dopo Laval?" GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 131 (August 2011): 419–32. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-131005.

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Abstract:
Il saggio prende lo spunto dalla decisione assunta dalla Corte del lavoro svedese nel seguito nazionale diper interrogarsi sugli effetti che la giurisprudenza comunitaria potrebbe determinare sulla disciplina italiana dei rimedi disponibili in caso di sciopero illegittimo. Dopo aver evidenziato che la disciplina nazionale in materia č essenzialmente rivolta a regolamentare lo sciopero effettuato nell'ambito dei servizi pubblici essenziali, si sostiene che la peculiare natura dei rimedi previsti in caso di illegittimitŕ dei suddetti scioperi, ne impedisce l'applicabilitŕ alla ipotesi dello sciopero comunitariamente illecito. Il saggio si sofferma quindi sulla residualitŕ tradizionalmente propria del rimedio risarcitorio nell'ordinamento nazionale, cercando di individuarne le ragioni, per passare poi ad indicare il rimedio in grado di garantire in ambito nazionale il principio di effettivitŕ del diritto comunitario: ovvero, il provvedimento cautelare a carattere inibitorio. L'A. auspica, in conclusione, un mutamento della giurisprudenza comunitaria in materia, anche alla luce degli orientamenti manifestati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
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Zorzetto, Sergio, Azzurra Tavano, Giuseppe David Inglese, Giuseppe Cardamone, and Salvatore Inglese. "Per una clinica transculturale nei servizi pubblici di salute mentale: conflitto umanitario e migrazioni forzate di massa." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 3 (October 2017): 23–50. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2017-003003.

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Colleoni, Matteo. "Mobilitŕ e societŕ urbane contemporanee." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 94 (April 2011): 16–29. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-094003.

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Abstract:
Abbiamo vissuto per molti secoli in cittŕ dalla morfologia compatta e densamente costruita attorno ai centri storici urbani, in particolare nei Paesi europei ad elevato livello di sviluppo, nelle quali le residenze, i luoghi del lavoro e dei servizi erano prossimi e l'identitŕ delle popolazioni si fondava sull'appartenenza alle comunitŕ locali delle relazioni di parentela e di vicinato. La situazione cambia con la nascita della cosiddetta cittŕ diffusa (o sconfinata), nella quale il peri-urbano diventa l'area di localizzazione privilegiata degli insediamenti e muta in modo radicale la morfologia spaziotemporale della mobilitŕ e dell'accessibilitŕ ai beni e ai servizi urbani. La dispersione degli insediamenti ha portato con sé quella della domanda di mobilitŕ e causato la crisi del sistema tradizionale di offerta dei trasporti pubblici che, organizzato sul presupposto della cittŕ compatta, presenta una struttura prevalentemente radiale, carente di reti di trasporto extra-urbane e di centri di interscambio modale. Il saggio analizza il tema della dispersione urbana, dell'aumento della superficie costruita e delle relative conseguenze sulla mobilitŕ quotidiana, dedicando particolare attenzione agli esiti dei piů validi studi empirici condotti nelle aree urbane e metropolitane italiane.
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Onnis, Luigi, Walter Galluzzo, Marco Bernardini, Cristina D'Onofrio, and Marta Fojanesi. "La psicoterapia come fattore di prevenzione. Una prospettiva sistemica." PSICOBIETTIVO, no. 1 (March 2012): 31–47. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-001003.

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Abstract:
In questo articolo, gli Autori definiscono dapprima il concetto di prevenzione, alla luce dei criteri recentemente proposti da una "scienza della prevenzione". Prendono poi in considerazione le potenzialitŕ preventive della psicoterapia, in particolare quella sistemica, specialmente nell'arrestare l'evoluzione cronica della sofferenza psichica. Sotto questo profilo si sottolinea l'importanza dell'intervento dell'operatore che puň diventare "fattore di rischio" oppure "fattore protettivo" nei confronti della situazione di disagio con cui si confronta. A conferma dell'efficacia preventiva della psicoterapia vengono sinteticamente presentate alcune ricerche: quella del CNR sulla prevenzione delle malattie mentali, e quelle di Onnis e coll. sulla prevenzione della cronicitŕ dall'asma infantile, e dell'anoressia e bulimia dell'adolescenza. Si sottolinea, infine, l'importanza della formazione psicoterapeutica degli operatori, per una efficace programma di prevenzione del disagio psichico cronico, specialmente nel contesto dei servizi pubblici.
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Scarano, Gianluca, and Raffaele Guetto. "Valutare le forme di quasi-mercato nei servizi per l'impiego. Il caso di "Dote Unica Lavoro" della Regione Lombardia." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 69 (March 2019): 9–32. http://dx.doi.org/10.3280/riv2017-069002.

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Testa-Mader, Anita, Alessandro Degrate, and Nathalie Clerici. "Mental disorder and the use of public psychiatric services in the foreigner population of the Canton Ticino." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 8, no. 3 (September 1999): 209–19. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008083.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Verificare se la popolazione straniera residente nel Canton Ticino differisce nell'utilizzazione delle strutture psichiatriche pubbliche e nel tipo di disagio psichico presentato, rispetto alia popolazione svizzera. Disegno Indagine compiuta sui soggetti di nazionalità svizzera e straniera, con più di 19 anni d'età, residenti nel Cantone Ticino, che hanno avuto nel corso del 1995 almeno un giorno di ricovero presso l'ospedale psichiatrico o almeno un contatto con gli ambulatori. Setting I servizi pubblici dell'Organizzazione sociopsichiatrica cantonale del Canton Ticino. Principali misure utilizzate – Sono stati calcolati per gli svizzeri, gli italiani e gli stranieri non italiani i tassi annuali standardizzati di prevalenza ospedaliera e ambulatoriale e i tassi di prima ammissione e primo contatto ambulatoriale, totali e per categorie diagnostiche (ICD–10). Risultati – Il gruppo degli stranieri non italiani presenta tassi annuali standardizzati totali di prevalenza ospedaliera e, soprattutto, di prima ammissione più elevati rispetto agli svizzeri e agli italiani; inoltre presenta, rispetto agli altri due gruppi, tassi di prima ammissione più alti per le sindromi schizofreniche (F2), negli uomini e per i disturbi psichici dovuti all'uso di sostanze psicoattive (Fl), nelle donne. Mentre nei primi contatti ambulatoriali gli altri stranieri presentano tassi più alti di sindromi nevrotiche, legate a stress e somatoformi (F4), negli uomini e di sindromi affettive (F3), nelle donne. Conclusioni – I risultati ottenuti sembrano confermare la presenza di livelli più alti di disagio psichico tra gli stranieri non italiani, soprattutto per alcune nazionalità, rispetto agli svizzeri e agli italiani. E possibile che la presenza di una consistente offerta di servizi psichiatrici da parte del settore privato possa aver sottostimato l'effettivo disagio psichico, soprattutto nel gruppo degli svizzeri e, in modo minore, in quello degli italiani.
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Congleton, Roger D. "Constitutional Federalism and Decentralization: A Second Best Solution." Journal of Public Finance and Public Choice 12, no. 1 (April 1, 1994): 15–29. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539806.

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Abstract:
Abstract In questo scritto si analizza in quale misura dovrebbe essere decentrata l’autorità di un governo costituzionale in modo da ridurre i problemi dell’informazione pubblica.In assenza di problemi di rappresentanza politica, un sistema di governo accentrato potrebbe operare meglio di governi decentrati e tra loro in concorrenza. Poiché, tuttavia, vi è ampia evidenza che i governi accentrati operano in modo imperfetto, sembra ragionevole assumere che il federalismo consenta di affrontare una serie di importanti problemi informativi e di incentivazione.L’analisi svolta dimostra che, in generale, nella misura in cui i governi locali competono attivamente per aumentare il numero dei residenti e la base fiscale, il federalismo incoraggia l’innovazione e la produzione efficiente di servizi pubblici locali.Inoltre, la maggior capacità degli enti locali di resistere alla «cattura» da parte di gruppi d’interesse rispetto al governo centrale, riduce la possibilità di sfruttare i cittadini.
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Rossi, Franco, Roberto Blaco, Carla Castelli, Graziella Civenti, Angelo Cocchi, Agostino Contini, Arcadio Erlicher, et al. "Cost of psychiatric patients by disability groups." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 8, no. 3 (September 1999): 198–208. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008071.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – L'analisi del rapporto tra costi di trattamento e gravità dei pazienti psichiatrici, raggruppati in classi omogenee. Disegno – Rilevazione prospettica dei costi e della gravità di 1371 pazienti psichiatrici adulti, in carico presso 2 Unità Operative di Psichiatria, osservati per un periodo medio di circa 9 mesi. I dati raccolti riguardano tutti i servizi psichiatrici delle Unità Operative, che comprendono quelli ambulatoriali, quelli residenziali e semi-residenziali e i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura degli ospedali per acuti. Setting – Le Unità Operative Psichiatriche di Magenta (MI) e di Desio (MI). Metodo – La gravità di ogni paziente è stata misurata attraverso la scheda HoNOS. La compilazione di questa scheda è stata effettuata al momento del reclutamento e in seguito con una cadenza mediamente trimestrale. Oltre alle schede trimestrali sono state previste compilazioni al momento dell'ammissione e della dimissione dai reparti ospedalieri di psichiatria, dai Centri Residenziali di Terapie psichiatriche e di risocializzazione e dalle Comunità Protette. Tutti i pazienti osservati sono stati raggruppati in base alla diagnosi principale (ICD-10) e al livello massimo di gravità dei problemi presentati durante l'intero periodo di osservazione. I costi presi in considerazione sono i soli costi diretti sostenuti dai servizi psichiatrici pubblici. La loro attribuzione ai singoli pazienti è avvenuta sulla base di costi standard o di tariffe (procedure diagnostiche), applicati alle quantità rilevate prospetticamente attraverso il Registro regionale, integrato con apposite schede. Risultati – Il costo complessivo realizzato dai 1371 pazienti osservati è risultato pari a 9771.1 milioni di lire, con un costo medio per paziente di 7127000 lire (ds 19499400). Il costo totale per giornat'a di osservazione è risultato pari a 27172 lire (ds 68358) e non risulta correlato alia durata del periodo di osservazione. La gravità media dei pazienti risulta pari a 4.26 punti (ds 3.73) al momento dell'arruolamento e pari a 3.19 punti (ds 3.26) al termine dello studio. Quella media, misurata attraverso i valori massimi della HoNOS osservati sull'intero periodo, risulta pari a 6.00 punti (ds 4.64). Gravità e costo del trattamento per singolo caso risultano direttamente correlati (r = 0.626, p = 0.0001). II raggruppamento dei pazienti ha portato a definire delle classi che presentano un punteggio medio di gravità complessivamente diverso (p = 0.0001). Diversi nel loro insieme risultano anche i costi medi di trattamento per classe (p = 0.0001). Conclusioni Tutti i pazienti psichiatrici adulti possono essere raggruppati in classi relativamente omogenee rispetto alia gravità e con costi di trattamento almeno in parte diversi. Uno studio più ampio forse potrebbe migliorare i risultati ottenuti e fornire la base per una diversa modalità di finanziamento dei servizi psichiatrici.
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Morisi, Massimo. "LE AUTORITÀ INDIPENDENTI IN ITALIA COME TEMA DI RICERCA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, no. 2 (August 1997): 225–72. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024825.

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Abstract:
IntroduzioneLe funzioni di cui si occupano le autorità indipendenti nel nostro paese, formano un elenco abbastanza impressionante. A tali istituzioni viene infatti affidata una complessa gamma di funzioni decisionali in una molteplicità di settori di regolazione economica e sociale di cruciale importanza. Moneta e credito, concorrenza e assicurazioni, borsa, valori mobiliari e fondi pensione, comunicazioni di massa e informatica pubblica, appalti di lavori pubblici e tariffe di energia elettrica e gas, scioperi nei servizi pubblici e contrattazione sindacale nelle pubbliche amministrazioni, monitoraggio e innovazione neirambiente e nel funzionamento del sistema sanitario sono solo i più evidenti items di un profondo spostamento di poteri dall'apparato politico e amministrativo di governo verso una rete articolata, e in continua diramazione, di nuove e separate arene di rappresentazione, intermediazione o aggiudicazione, secondo i casi, di interessi. Chi domani volesse impegnarsi in ricerche empiriche sulle politiche pubbliche in questi settori decisivi per il sistema economico e sociale di questo paese, dovrebbe primariamente sottoporre ad analisi l'azione delle authorities e le reti di relazioni con gli interessi organizzati e diffusi in cui esse sono chiamate ad operare. Il campo visivo della rilevazione andrebbe profondamente riorientato. Solo ex post andrebbe ponderato il ruolo delle istituzioni classiche della forma di governo, come i partiti, gli organi dell'Esecutivo e il Parlamento. L'analisi empirica, a fronte di casi e circostanze determinate, potrebbe anche sancirne la (de) qualificazione alla sola stregua di attori e arene integrative.
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Bompiani, Adriano. "L’Italia e la “Dichiarazione di Amsterdam” sui diritti dei pazienti." Medicina e Morale 47, no. 1 (February 28, 1998): 47–90. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.843.

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Abstract:
In questo lavoro si compie un’analisi della “Dichiarazione sulla promozione dei diritti dei pazienti in Europa”, redatta da un gruppo di esperti sotto gli auspici dell’Ufficio Regionale Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella riunione tenutasi ad Amsterdam (28-30 marzo 1994). L’iniziativa dell’OMS dimostra il crescente interesse degli Stati appartenenti alla Regione Europea a rendere comparabili le norme degli ordinamenti interni concernenti l’accesso e l’utilizzazione da parte dei pazienti dei servizi sanitari, venendo incontro non solamente ad ormai codificati diritti soggettivi della persona umana, ma anche a legittime aspirazioni di miglioramento della qualità e dei rapporti umani nell’assistenza. Richiamata la lunga serie delle “Dichiarazioni sui diritti dell’uomo” proclamate in diversi documenti internazionali di alto valore morale, e le parallele dichiarazioni riguardanti i “diritti dei pazienti”, l’analisi prosegue delineando i contenuti fondamentali della Dichiarazione di Amsterdam e valutandoli sotto il profilo etico-giuridico. Si è cercato anche di verificare - brevemente - le analogie intercorrenti fra detta “Dichiarazione di Amsterdam” e la “Carta dei servizi pubblici sanitari”, strumento che intende attuare l’art. 14 del D. Leg. n. 502/1992 (e successive modificazioni ed integrazioni). “Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’art.1 della legge 23 ottobre 1992 n. 421”. L’art. 14, come è noto, ha per oggetto i “Diritti dei cittadini”. L’applicazione dei principi solennemente dichiarati nei vari documenti esaminati richiede - ormai - una convinta adesione ai postulati dell’etica della cura, interpretati nella tradizione personalista.
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Jarre, Paolo. "I servizi pubblici per il Disturbo da Gioco d'Azzardo in Piemonte. Panoramica e specificità della prevenzione strutturale e dei trattamenti residenziali." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 3 (January 2018): 156–67. http://dx.doi.org/10.3280/pri2016-003010.

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Bompiani, Adriano. "Caratteristiche delle comunità terapeutiche e norme per il corretto comportamento degli operatori." Medicina e Morale 43, no. 2 (April 30, 1994): 231–72. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1020.

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Abstract:
L'importanza crescente delle comunità terapeutiche (CT) nella lotta alla tossicodipendenza nell'ultimo decennio in vari paesi ha spinto l'Autore, nell'articolo, a riflettere sulle tipologie di CT nella individuazione di quei comportamenti corretti che devono vigere al loro interno. In Italia, infatti, pur essendo stato riconosciuto alle CT un ruolo di enti ausiliari delle strutture pubbliche deputate all'assistenza dei tossicodipendenti, non esiste tuttora una normativa che ne regolamenti la tipologia, l'ordinamento interno, le caratteristiche della gestione e le verifiche del funzionamento. Dopo avere brevemente tracciato la cronistoria delle CT per poi illustrarne le caratteristiche - senza dimenticare lo sviluppo dei Servizi pubblici per le tossicodipendenze {SERT) -, si argomenta sulle dimensioni ed i criteri operativi dell'attività psicoergoterapica che si svolge all'interno delle CT. Sul personale operante all'intemo delle CT l'Autore analizza le motivazioni e l'idea di comunità nel pensiero dei loro "fondatori". Vengono così individuate delle Linee comuni ai diversi metodi adottati nelle CT: !'"educazione alla vita"; la personalizzazione del programma di riabilitazione; il rifiuto di ogni imposizione e violenza; la condivisione delle responsabilità, anche attraverso il lavoro come strumento formativo della personalità. E' ancora aperto, invece, il problema della valutazione dei risultati ottenuti nelle CT. L'articolo si conclude con le linee-guida approvate nell'aprile 1993 dagli operatori di CT e SERT nel Comitato nazionale di coordinamento per l'azione antidroga in Italia. Pur non essendo vincolante, tale documento rappresenta uno sforzo di consapevolezza dei problemi in gioco ed un impegno morale degli operatori su validi principi etici nella lotta alla tossicodipendenza.
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Cinelli, Gianmario, and Francesco Longo. "Un Servizio Nazionale per gli Anziani Non Autosufficienti." MECOSAN, no. 118 (August 2021): 155–73. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-118008.

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Abstract:
Gli anziani non autosufficienti, ossia le persone di eta superiore o uguale a 65 anni che non sono in grado di compiere in autonomia e senza bisogno di assistenza le attivita di vita quotidiana, sono circa 2,9 milioni. Si tratta di un numero destinato a crescere fortemente nei prossimi anni. Nel PNRR il governo italiano si e impegnato ad adottare entro la primavera del 2023 "una riforma organica degli interventi destinati agli anziani non autosufficienti". Lo studio si pone l'obiettivo di contribuire al dibattito su come realizzare tale riforma, attraverso alcune stime originali e riflessioni sulle lezioni che possono essere apprese dall'esperienza di altri Paesi o dal Sistema Sanitario Nazionale. In particolare, lo studio mira a offrire quattro principali contributi: 1) stima originale della spesa pubblica e privata per gli interventi destinati agli anziani non autosufficienti, rispettivamente pari a 15,48 e 10,21 miliardi di euro; 2) stima originale del tasso di copertura del bisogno, ossia del numero degli anziani che ricevono servizi pubblici per tipologia di servizio, che e pari a circa il 52%; 3) gli elementi principali per la riforma organica degli interventi, che sarebbero: a) l'istituzione di un pilastro unico, integrato e distinto rispetto agli altri ambiti del welfare, dotato di un fondo nazionale unico, unita di accesso unificate e una politica nazionale di prevenzione; b) livelli di assistenza commisurati alle condizioni di salute; c) la promozione e la valorizzazione delle esperienze territoriali; d) orientare la spesa privata verso lo sviluppo di un settore professionale; 4) infine, e sviluppata una simulazione della spesa pubblica e del tasso di copertura del sistema proposto, mostrando come il sistema proposto possa avere un impatto positivo in termini di intensita e qualita dei livelli di assistenza.
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Leveni, Daniela, Daniele Piacentini, and Arturo Campana. "Effectiveness of cognitive-behavioural treatment in Social Phobia: a description of the results obtained in a public mental health service." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 11, no. 2 (June 2002): 127–33. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005583.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – L'efficacia sperimentale della terapia cognitivo–comportamentale nel trattamento della Fobia Sociale, e provata da numerosi studi, tuttavia tali evidenze non risultano avere una ricaduta significativa nella pratica clinica. Abbiamo pertanto voluto verificare l'applicability di tale terapia nel contesto di un normale servizio pubblico di salute mentale e valutarne i risultati per compararli a quelli descritti dagli studi sperimentali. Disegno e setting – Abbiamo introdotto nel nostro centro una terapia cognitivo comportamentale intensiva e trattato i casi di Fobia Sociale che si sono presentati successivamente. In totale sono stati trattati 11 soggetti rispondenti ai criteri diagnostici del DSM–IV e sono stati valutati gli esiti sia al tennine della terapia sia a 6 mesi dal suo tennine. Principali misure di valutazione – Sono stati utilizzati strumenti obiettivi di valutazione: SF/36 per la valutazione della percezione da parte del soggetto del proprio stato di salute generale e mentale, la CGI per la valutazione clinica del terapeuta e PGI per la valutazione di quella del paziente, Liebowitz scale per la valutazione obiettiva dei correlati sintomatologici. Risultati – Nonostante il numero relativamente ridotto di soggetti che componevano il campione e la cronicita del disturbo presentato, sono stati ottenuti miglioramenti statisticamente significativi. Conclusioni – I risultati ottenuti confermano sostanzialmente quelli indicati dagli studi di efficacia e soprattutto l'applicability del metodo proposto anche nel contesto del Servizio Pubblico. Tenuto conto della elevata diffusione epidemiologica del disturbo, dell'elevato carico di malattia che determina nella popolazione generale e del costo relativamente modesto che il trattamento proposto comporta sarebbe auspicabile che esso venisse utilizzato routinariamente nella pratica clinica dei servizi pubblici.
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De Girolamo, Giovanni, Valentina Candini, Laura Iozzino, and Cristina Zarbo. "Ricerca in salute mentale: un decennio di progetti all'IRCSS Fatebenefratelli." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (September 2020): 83–113. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2020-002006.

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Abstract:
In Italia il sistema degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) rappresenta, da decenni, il pilastro fondamentale della ricerca condotta all'interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L'IRCCS Fatebenefratelli di Brescia è l'unico in Italia ad avere come area ufficiale di riconoscimento la psichiatria. L'obiettivo di questo capitolo è di descrivere e discutere le attività di ricerca condotte dall'Unità Operativa di Psichiatria Epidemiologica e Valutativa (UOPEV) dell'IRCCS Fatebenefratelli in oltre un decennio (2009-2020). Tali attività di ricerca si collocano all'interno di tre grandi aree: la ricerca epidemiologica, la ricerca clinica e la health services research. I progetti relativi alla ricerca epidemiologica presentati riguardano lo studio della prevalenza dei disturbi mentali e da uso di sostanze nella popolazione generale (WMHSI), le caratteristiche dei pazienti trattati nelle strutture residenziali (PERDOVE), i fattori prognostici di esito di pazienti anziani ospedalizzati (PERDOVE-anziani), la prevalenza e l'incidenza dei disturbi depressivi in persone affette da diabete di tipo 2 (INTERPRET-DD), le caratteristiche socio-demografiche, cliniche ed assistenziali di pazienti con una storia grave di violenza (VIORMED ed EU-VIORMED), e l'impiego di dispositivi di telemedicina per la gestione dei pazienti con depressione, sclerosi multipla o epilessia (RADAR-CNS). Tra i progetti di ricerca clinica verranno discussi in particolare un trial sull'impiego della ossitocina intranasale per il trattamento di pazienti con diagnosi di schizofrenia (OXIS), la psicoeducazione per pazienti con disturbo bipolare, e il progetto DIAPASON. Infine, nell'ambito del macro-settore di ricerca dei servizi di salute mentale sarà presentato il progetto MILESTONE. Tale excursus consentirà di intrecciare e discutere criticamente lo stato della pratica clinica e della ricerca in psichiatria, e consentirà di formulare delle proposte su aree di ricerca innovative nel prossimo decennio.
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Zanon, Vittorio. "Ubuntu, io sono perché noi siamo. Empowerment di gruppo per giovani nigeriane vittime di tratta." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (January 2021): 98–112. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002008.

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Abstract:
Dal 2016 in Veneto ed in particolare a Verona si è registrato un enorme aumento di nigeria-ne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Come servizio sociale del Comune di Verona, all'interno delle azioni del Progetto NAVe Network Antitratta per il Veneto è emersa l'esigenza di essere più efficaci negli interventi dei vari attori coinvolti nel progetto di aiuto alle ragazze per molte difficoltà nella creazione di relazioni interpersonali di fiducia, con conseguenti esiti fallimentari dei percorsi di assistenza, dovuti sia a limiti dei dispositivi di intervento sia alle sempre più complesse problematiche rilevate (scarsa motivazione, com-portamenti adolescenziali, esiti da traumi, aborti, atti autolesivi, tentati suicidi, ricoveri ospe-dalieri, allontanamenti, comportamenti a rischio e devianti, uso inconsapevole dei social net-work, ecc.). C'era l'esigenza di mettersi in discussione e modificare approcci e modalità di intervento, al fine di essere più efficaci nei percorsi di inclusione individuali, cambiare pro-spettiva e rimettere al centro le vere protagoniste dei percorsi di inclusione. Si è quindi scelto di fare un lavoro di gruppo tra minorenni e neomaggiorenni in carico al servizio sociale. Puntando su accettazione incondizionata e autodeterminazione delle perso-ne, si è avviato un percorso di empowerment di gruppo per accompagnare le giovani nige-riane vittime di tratta seguite in un percorso pedagogico antioppressivo di liberazione. Le attività sono condotte e facilitate da tre assistenti sociali, una mediatrice linguistico cultu-rale nigeriana e da una ragazza nigeriana con funzione di peer educator. Da settembre 2018 si sono organizzati incontri di 4-5 ore ogni sei settimane. Come scelta di conduzione delle attività si è scelto di non dare eccessiva strutturazione agli incontri e di utilizzare delle tecniche di animazione per facilitare un clima informale che age-volasse le relazioni e la libera espressione. L'obiettivo principale non è quello di trasmettere contenuti, ma di stimolare un processo di maturazione e consapevolezza del sé. Il messaggio esplicitato da subito era molto chiaro: «come sistema pubblico di assistenza siamo molto in difficoltà: abbiamo bisogno che siate voi stesse a farci capire come aiutarvi meglio». Le ra-gazze hanno così compreso il ruolo di partecipazione attiva richiesto; contemporaneamente la sfida per il servizio sociale ed i sistemi di accoglienza è stata quella di mettersi maggior-mente in gioco, per ridare fiducia alle ragazze e riconoscere loro competenze e capacità nell'autodeterminarsi. Da loro è inizialmente emersa una propensione a concentrarsi su temi legati al presente ed al futuro (la vita in comunità, la stabilizzazione nel territorio italiano, il lavoro, ecc.) ed una tendenza ad evitare tematiche più dolorose (il passato, il viaggio e l'esperienza di tratta, il rapporto con la Nigeria, ma anche in qualche modo il riconoscimento/consapevolezza di uno status di vittima che necessita di protezione). Si sono coinvolti negli incontri vari soggetti esterni soggetti della rete dei servizi, anche di tipo istituzionali (Questura, servizi specialistici sociosanitari, ecc.), affrontando alcune tematiche scelte dalle ragazze (le regole delle comunità, i documenti, la salute, le emozioni, le relazioni interpersonali, ecc.). Dopo un anno e mezzo, si individuano alcuni iniziali indicatori di esito: continuità della pre-senza e partecipazione attiva agli incontri, clima del gruppo, interazioni tra le ragazze all'interno e fuori dal gruppo, creazione di vicinanza e fiducia verso le istituzioni, tenuta dei percorsi di inclusione, maggiore attenzione, consapevolezza e disponibilità a mettersi mag-giormente in gioco, oltre ad un allargamento e coinvolgimento attivo da parte di servizi so-ciosanitari pubblici.
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De Maria, Francesco, Clara De Vincenzi, and Bruna Ferrara. "Italian Universities’ actions targeting refugees, asylum seekers, and migrants: an initial mapping." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 23, no. 1 (February 4, 2023): 198–212. http://dx.doi.org/10.36253/form-14237.

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Abstract:
The paper presents the first results of a documentary research aimed at mapping specific actions or programmes addressed to holders of international protection, asylum seekers and migrants carried out by public and private universities, in Italy. The research reached a total of 98 universities, using the universities’ official websites as primary sources. From the data it emerges that universities are implementing both integration projects within the university education framework and projects of hosting, as well as social and cultural inclusion projects. The mapping pointed out a diverse and complex framework of interventions, together with potentialities and paths that universities could follow to develop or activate new services in terms of social responsibility as well as of research to better understand migratory phenomena. Le azioni degli Atenei italiani rivolte ai rifugiati, ai richiedenti asilo e ai migranti: una prima mappatura. Il contributo presenta i primi risultati di una ricerca documentale che ha avuto come obiettivo quello di mappare le azioni rivolte ai titolari di protezione internazionale, ai richiedenti asilo e ai migranti realizzate in Italia dagli Atenei pubblici e privati. La ricerca ha interessato un totale di 98 istituzioni universitarie, utilizzando come fonti primarie i siti ufficiali degli Atenei. Dai dati emerge che le università realizzano sia progetti di inserimento all’interno di un percorso formativo universitario, sia progetti di accoglienza e inclusione sociale e culturale. La mappatura ha fatto emergere un quadro di interventi variegato e complesso, insieme a potenzialità e strade che le università potrebbero percorrere per sviluppare o attivare nuovi servizi in un’ottica di responsabilità sociale, oltre che di ricerca sulla comprensione dei fenomeni migratori.
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Genovino, Cinzia, and Rosa Maria Caprino. "Il ruolo della banca nel processo di innovazione del modello di business." ESPERIENZE D'IMPRESA, no. 2 (January 2021): 69–105. http://dx.doi.org/10.3280/ei2018-002005.

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Abstract:
Il contributo rappresenta un approfondimento del Rapporto MACREF Strategie di integrazione tra produzioni agroalimentari e turismo ed in particolar modo il ruolo della banca nei processi d'innovazione dei modelli di business per le PMI. Si è cercato di offrire un'analisi critica della letteratura sul tema della scelta relativa alla struttura finanziaria efficiente delle imprese, con particolare riguardo alla realtà delle piccole e medie imprese italiane, ed in particolar modo del settore agroalimentare, attraverso una visione della letteratura empirica sull'argomento. Le PMI si caratterizzano tradizionalmente per l'uso quasi esclusivo di capitale di debito nella copertura del fabbisogno finanziario e presentano di conseguenza una struttura finanziaria quanto mai semplificata, nella maggior parte dei casi composta dal debito bancario da una parte e dal capitale dei soci fondatori dall'altra. In questo momento di crisi e di particolare frammentazione del tessuto societario italiano, in particolar modo quello del comparto agroalimentare, un ruolo determinante è stato rivestito dagli istituti bancari anche come gestori di garanzie e contributi pubblici. La scarsa patrimonializzazione delle nostre aziende, spesso a carattere e proprietà familiare, è stata negli anni supplita con un forte ricorso al credito bancario, dal quale le imprese sono diventate dipendenti a scapito di un corretto equilibrio finanziario. L'intero sistema si trova difronte ad una rieducazione finanziaria, dunque sia le imprese che le banche, quest'ultime spinte dall'innovazione tecnologica e dalla ricerca di redditività, si accingono al superamento della loro tradizionale veste istituzionale legata alla erogazione di credito. Gli istituti di credito possono e stanno quindi trasformando in opportunità tale situazione rivedendo i propri modelli distributivi e di business per diversificare le proprie fonti di reddito concentrandosi sull'offerta di nuovi servizi ad alto valore aggiunto alle imprese, sostenendo lo sviluppo e la crescita economica del nostro paese. Oggi il ruolo trainante della ripresa è infatti rappresentato da quelle imprese che sono innovative, che sanno coniugare la produttività e la tecnologia, che si aggregano tra loro o che si internazionalizzano: è proprio a queste impr- se che il sistema bancario deve guardare offrendo loro un supporto non solo in termini finanziari ma in termini di esperienza, conoscenze, competenza e consulenza.
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Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Abstract:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Abstract:
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Lacey, Eric F. "The Italian Competition Law Compared with Other OECD Countries’ Competition Laws." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 147–51. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345090.

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Abstract L’ltalia è il penultimo Paese membro dell’OCSE che abbia adottato una legge sulla protezione della concorrenza (adesso solo la Turchia non ha alcuna legge al riguardo).Peraltro, la legislazione vigente nei Paesi OCSE non è del tutto identica. Vi è, per esempio, una notevole differenza tra la legislazione anti-trust degli Stati Uniti, con proibizione (rafforzata da sanzioni penali) della fissazione di prezzi e di ripartizione dei mercati, ed il progetto di legge belga contro l’abuso di potere economico, che da luogo ad un tipo di controllo molto tenue.Per quanto riguarda, in particolare, le norme attinenti alle concentrazioni, l’ltalia è il quindicesimo Paese OCSE ad avere una normativa. Questo significa non soltanto che nove Paesi OCSE devono ancora convincersi dell’utilità del controllo delle concentrazioni, ma che, date le divergenze tra le diverse normative in vigore, sono anche diversi i criteri e le procedure mediante cui possono essere valutate fusioni ed acquisizioni.Si può affermare che l’impostazione della legge italiana, di carattere dichiaratamente proibitivo, quanto ad accordi restrittivi ed abuso di posizione dominante segue l’attuale tendenza dei Paesi OCSE a favore di questo metodo di controllo piuttosto che del metodo del caso per caso, che e ancora vigente nei Paesi nordici, in Irlanda e nel Regno Unito.Per quanto attiene, invece, alle concentrazioni, l’impostazione di carattere proibitivo non si estende normalmente al loro controllo. Molti ordinamenti preferiscono il sistema del «caso per caso» e così fa anche la legge italiana, anche se questa procedura richiede un giusto equilibrio tra l’esigenza di completare in tempi stretti l’indagine, per non danneggiare le imprese interessate, e l’altrettanto legittima esigenza di avere tempo sufficiente per un esame accurato. Su questo ultimo aspetto, i tempi previsti dalla legge italiana sembrano più brevi della media dei Paesi OCSE. In particolare, il periodo di tempo previsto dalla legge italiana perché l’Autorità effettui l’indagine è di quarantacinque giorni, mentre il tempo mediamente previsto nei Paesi OCSE è di tre mesi.Un elemento molto positivo della legge italiana è quello di sottoporre le concentrazioni ad una valutazione di natura strettamente concorrenziale, senza introdurre dementi di natura politica o sociale. Inoltre, in molti Paesi il Governo ha il potere di dire l’ultima parola sull’autorizzazione o meno delle concentrazioni.Bisogna anche notare che, mentre molti Paesi hanno costruito poco per volta la loro legislazione concorrenziale, partendo dagli accordi orizzontali per poi estendere il controllo all’abuso del potere di mercato e giungendo quindi al controllo delle concentrazioni, la legge italiana include tutti e tre questi tipi di restrizioni della concorrenza. Essa riguarda, inoltre, sia il mercato dei beni che quello dei servizi.La legge italiana si applicherà sia alle imprese private che a quelle pubbliche, con l’eccezione dei monopoli pubblici. Per quanto riguarda le banche e le assicurazioni, la legge italiana riserva ad essi un trattamento analogo a quello di altre leggi della concorrenza, anche se adesso sembra emergere la tendenza a restringere le esenzioni dalle leggi sulla concorrenza di cui godono questi settori.L’Autorità italiana per l’applicazione della legislazione concorrenziale ha ampi poteri di investigazione, di decisione e anche di sanzione, attraverso la comminazione di multe, nonche importanti funzioni consultive. In altri ordinamenti vi è una distinzione tra gli organi che nelle diverse fasi applicano la legislazione della concorrenza. La legge italiana, dato che l’Autorità è responsabile delle varie fasi, potrà essere applicata più facilmente, anche se si potrebbe rilevare che la distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisionali dà maggiori garanzie (in ogni caso, le parti hanno comunque diritto di ricorrere contro le decisioni dell’Autorità).L’applicazione di sanzioni, che è un aspetto essenziale del sistema di controllo, è modellata nella legge italiana sulla base della normativa CEE e sembra adeguata.Per quanto riguarda il particolare trattamento riservato alle istituzioni finanziarie, sebbene in diversi Paesi vi siano norme speciali nei riguardi delle concentrazioni bancarie (con approvazione da parte delle autorità bancarie, in sostituzione delle autorità che si occupano della concorrenza o in aggiunta all’approvazione di queste ultime), non si riscontra in altri ordinamenti una norma come quella secondo cui anche l’acquisizione di una quota del cinque per cento del capitale debba essere sottoposta ad autorizzazione. Soltanto l’Olanda, forse, ha una regola analoga, mentre l’Australia ha una regola che stabilisce un limite generale del quindici per cento per un solo investitore.Nel complesso, la legge italiana per la concorrenza sembra fornire una buona base per una efficiente politica della concorrenza. Evidentemente, tutto dipenderà dal modo in cui l’Autorità assicurerà che le norme siano effettivamente applicate, soprattutto per quanto riguarda l’art. 4 (che prevede deroghe per le intese) e l’art. 8, paragrafo 2, sulle deroghe per le imprese che forniscono servizi d’interesse economico generale. Sarebbe molto spiacevole se questa norma fosse utilizzata per non applicare la legge allo stesso modo, sia alle imprese private che a quelle pubbliche.
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Charrier, Guy. "Parallèle entre la loi italienne pour la protection de la concurrence et le système français." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 103–15. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345045.

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Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato presenta una notevole analogia, sia nei concetti che nei principali meccanismi applicativi, con le principali legislazioni dei Paesi membri della CEE e soprattutto con quelle che sono state introdotte negli anni più recenti.Il campo d’applicazione riguarda, almeno in principio, tutti i settori di attività, sia nel sistema italiano che in quello francese, poiché nessuna deroga è prevista, salvo per alcune particolari attività, come gli audio-visivi, la stampa, le banche e le assicurazioni.Questa estensione del campo di applicazione della legislazione si spiega con il fatto che essa riguarda tutte le pratiche anti-concorrenziali che vadano a detrimento del buon funzionamento del mercato e che tali pratiche siano suscettibili di provenire da tutti gli operatori economici.In Francia, peraltro, vige una distinzione tra comportamenti diretti a falsare il mercato, e che ricadono sotto le categorie di cartelli e di abuso di posizione dominante, di cui si occupa il Consiglio della concorrenza, e le pratiche restrittive, come il rifiuto di vendere, la subordinazione delle vendite, le discriminazioni e l’imposizione di prezzi, che sono di competenza dei tribunali perché in principio riguardano soltanto i rapporti tra imprese.Un secondo aspetto riguarda l’applicazione delle regole della concorrenza alle persone pubbliche. In principio, le disposizioni della legge italiana circa le imprese pubbliche (art. 8) e quelle della legge francese (art. 53) rispondono soltanto in parte alla questione. Nel diritto francese, quando una persona pubblica agisce da privato, è sottoposta alle leggi che riguardano il comportamento dei privati. Una difficoltà sorge, invece, quando questa persona pubblica, agendo nell’ambito dei suoi poteri, genera sul mercato effetti che danneggiano la concorrenza. Una recente sentenza del Tribunale dei conflitti ha concluso che le regole della concorrenza non si applicano alle persone pubbliche se non nella misura in cui esse diano luogo ad attività di produzione (di distribuzione o di servizi).La legge italiana non dà alcuna definizione del concetto di concorrenza nè dà alcun elemento che ne consenta la giustificazione economica. Altrettanto avviene con la legge vigente in Francia, ove sono i testi delle decisioni che forniscono indicazioni al riguardo.Il principio generate del divieto dei cartelli, come anche l’elenco dei casi suscettibili di costituire intese di carattere anti-concorrenziale, sono presentati in modo molto simile sia nella legge italiana che in quella francese. Ambedue riprendono, d’altronde, la formulazione dell’art. 85 del Trattato di Roma.Tutto fa pensare che l’Autorità italiana si troverà di fronte a casi analoghi a quelli di cui si è in varie occasioni occupato il Consiglio della concorrenza francese: cartelli orizzontali (accordi sui prezzi, sulla ripartizione dei mercati, sull’esclusione di un’impresa del mercato, ecc.); intese verticali (risultanti da accordi tra un produttore ed i suoi distributori nell’ambito di contratti di distribuzione selettiva o esclusiva); imprese comuni (la cui creazione può rientrare nel campo della proibizione di cartelli o costituire un’operazione di concentrazione); intese tra imprese appartenenti allo stesso gruppo (nel quadro dei mercati pubblici, il Consiglio ha ritenuto che non sia contrario alle norme concorrenziali, per imprese con legami giuridici o finanziari, rinunciare alla loro autonomia commerciale e concertarsi per rispondere a delle offerte pubbliche).Sull’abuso di posizione dominante, così come per i cartelli, i due sistemi italiano e francese presentano molte somiglianze. Tuttavia, contrariamente al diritto francese ed a quello tedesco, nella legislazione italiana non si fa alcun riferimento alle situazioni di «dipendenza economica». Peraltro, l’identificazione di questo caso è alquanto complessa e, sinora, il Consiglio non ha rilevato alcun caso che rientri nello sfruttamento abusivo di una situazione di dipendenza economica. Pertanto, si può forse concludere che il legislatore italiano sia stato, a questo riguardo, più saggio di quello francese. Più in generale, per quanto riguarda i casi di abuso di posizione dominante, il Consiglio deBa concorrenza ha seguito un’impostazione piuttosto tradizionalista.Anche sul controllo delle concentrazioni, il testo della legge italiana richiama quello francese e anche quello della normativa comunitaria, pur se è diversa la ripartizione delle competenze tra Autorità incaricata della concorrenza e Governo. Nella legge italiana, d’altra parte, vi sono delle norme relative alla partecipazione al capitale bancario che fanno pensare ad un dibattito molto vivo su questo tema.I livelli «soglia” per l’obbligo di notifica delle concentrazioni sono più elevati in Francia. Bisognerà poi vedere con quale frequenza il Governo italiano farà ricorso all’art. 25, che gli conferisce il potere di fissare criteri di carattere generale che consentono di autorizzare operazioni di concentrazione per ragioni d’interesse generale, nel quadro dell’integrazione europea.L’interesse delle autorità amministrative francesi nei riguardi delle concentrazioni, che un tempo era molto limitato, è divenuto più intenso negli anni più recenti, anche se i casi di divieto di concentrazioni sono stati sinora molto limitati.In conclusione, si può ricordare che un organismo competente in materia di protezione della concorrenza ha un triplice compito: pedagogico (attraverso la pubblicazione delle decisioni, delle motivazioni e delle ordinanze su questioni di carattere generale e sui rapporti attinenti al funzionamento del mercato), correttivo (per distogliere gli operatori economici da comportamenti anti-concorrenziali) e, infine, dissuasivo (poiché l’esperienza di applicazione delle leggi relative alla concorrenza dimostra che la loro efficacia dipende in modo decisivo dalla comminazione di sanzioni).
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