Academic literature on the topic 'Senso di luogo'

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Journal articles on the topic "Senso di luogo"

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Poma, Andrea. "Commento a Colpa e sensi di colpa di Martin Buber." QUADERNI DI GESTALT, no. 1 (October 2010): 79–87. http://dx.doi.org/10.3280/gest2010-001005.

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Abstract:
L'autore prende le mosse dall'edizione italiana del testo Colpa e sensi di colpa di Martin Buber per sottolineare il rapporto fra il pensiero del filosofo e la svolta umanistica in psicoterapia, mettendone in risalto non solo la nota vicinanza, ma anche alcuni punti di distanza e differenza che le caratterizza. In particolare si sofferma su due problemi aperti che ancora interrogano la psicoterapia: la dimensione etica della colpa e il rapporto fra terapeuta e paziente. In primo luogo, la colpa, considerata in senso etico e non solo come sentimento di colpa, č interamente riconducibile all'ambito psicologico o trascende questa sfera radicandosi in un orizzonte esistenziale e quindi irraggiungibile dalla psicoterapia? In secondo luogo, come č possibile incontrare il paziente su un piano esistenziale (il che significa rinunciare a una posizione io-esso per sostare nell'autentico io-tu) senza perdere il proprio metodo, ruolo e infine se stessi? Questi interrogativi sono proposti come stimoli di riflessione per la psicoterapia e per lo sviluppo dei suoi fondamenti.
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Vilanova Becker, Patricia. "<p>LA <em>CITTÀ DELLE DAME </em>DI CHRISTINE DE PIZAN COME COSTRUZIONE DELLA MEMORIA COLLETTIVA DELLE DONNE</p>." RAUDEM. Revista de Estudios de las Mujeres 10 (December 20, 2022): 126–45. http://dx.doi.org/10.25115/raudem.v10i1.8589.

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Abstract:
Questo saggio discute l’importanza di Christine de Pizan nella costruzione della memoria collettiva delle donne lungo la storia. La scrittrice italo-francese ha scritto La città delle Dame (Le Livre de la Cité des Dames) nel 1405, anticipando in maniera straordinaria argomenti che sarebbero stati trattati da Mary Wollstonecraft circa trecento anni dopo. Attraverso un’analisi discorsiva della Città delle Dame, tradotta in italiano da Patrizia Caraffi, la presente dissertazione cerca di collocare Christine de Pizan come autrice fondamentale per la comprensione della storia del pensiero femminista secondo un approccio politico e filosofico. In tal senso, proponiamo una riflessione su come Christine de Pizan ha reso possibile la fondazione della Città delle Dame come luogo di memoria culturale femminile, dove le donne guadagnano la gloria eterna e sono liberate dai suoi assalitori. Creando, fondamentalmente, un luogo simbolico che ha reso possibile lo sviluppo di una tradizione occidentale femminista.
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Leghissa, Giovanni. "Bellezza e tristezza, l'organizzazione nell'etŕ del neoliberalismo compiuto." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 16 (September 2011): 133–43. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-016010.

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Abstract:
Nella Germania nazista, giŕ nel 1934, fu creato il Büro für die Schönheit der Arbeit, che aveva come finalitŕ il miglioramento delle condizioni di vita sul posto di lavoro. Dall'analisi di questo episodio, a lungo dimenticato, della storia del taylorismo, si passa all'analisi delle nuove forme di organizzazione, tipiche dell'impresa strutturata "in rete". Pur abissalmente diversa da qualsiasi forma-impresa inserita in un contesto politico totalitario, anche l'organizzazione contemporanea spesso rischia di non sottrarsi alle critiche che Foucault muove nei confronti di quelle forme di governo che hanno di mira la vita degli individui al fine di instaurare sottili forme di controllo. Il saggio si conclude ipotizzando che sia ancora possibile, tuttavia, arginare le derive biopolitiche della vita organizzativa contemporanea riattivando il modello classico della Bildung: se l'impresa č comunque luogo di formazione, cioč luogo in cui si produce senso, si tratterŕ allora di educare gli individui ad affinare quello spirito critico che serve non solo a costruire la cosiddetta "cultura d'impresa", ma anche a formare cittadini autonomi e responsabili.
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Bona, Marzia, Andrea Carlà, Heidi Flarer, Marie Lehner, Astrid Mattes-Zippenfenig, and Ursula Reeger. "Gli effetti del volontariato sul senso di appartenenza di giovani immigrati: una prospettiva europea." MONDI MIGRANTI, no. 1 (March 2022): 25–44. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-001002.

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Abstract:
Questo contributo esamina gli effetti del volontariato su giovani immigrati in sei paesi europei, concentrandosi sui cambiamenti occorsi dopo un anno di coinvolgimento volontario nel loro senso di appartenenza e nei legami con il luogo di residenza. Lo studio ha dato ampio spazio all'auto-percezione dei volontari, rilevata attraverso metodi qualitativi, ricorrendo all'uso di un "control group". L'ipotesi - che l'esperienza potesse rafforzare il senso di appartenenza con intensità variabile a seconda del background migratorio del partecipante - è stata in parte confermata. L'analisi mostra variazioni apprezzabili in particolare tra i giovani con background migratorio, per chi si è impegnato per più tempo, e tra i giovani con precedente esperienza di volontariato, ad indicare l'importanza di contesti di volontariato che sostengano il capitale sociale di tipo "bridging".
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Sirolli, Arianna, and Alessandro Sirolli. "Effetti psicologici e sociologici della gestione post-sisma L'Aquila." GRUPPI, no. 3 (October 2011): 77–83. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-003008.

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Abstract:
Gli autori commentano la realtŕ condivisa dagli abitanti dell'Aquila in seguito al terremoto che ha distrutto il centro cittadino dal punto di vista della perdita di un luogo identitario, una base sicura collettiva, una cornice di senso. La "cittŕ fantasma" si configura, allora, come un non-luogo, nell'accezione che Marc Augé attribuisce a questo termine. L'unica possibilitŕ di ricostruire un Sé individuale e collettivo e di riallacciare i legami sociali passa, quindi, necessariamente, attraverso la ricostruzione del centro storico. Questi commenti sottendono una critica agli interventi operati dalla Protezione Civile e decisi dalla politica che hanno effettuato una "deportazione" degli abitanti delle zone piů colpite e hanno costruito ex-novo una cittŕ senza la partecipazione democratica degli aquilani.
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Bianchini, Barbara. "La teoria del campo analitico e la psicoterapia psicoanalitica con la coppia." INTERAZIONI, no. 2 (November 2021): 102–19. http://dx.doi.org/10.3280/int2021-002007.

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Abstract:
In questo contributo cerco di evidenziare come il modello del campo analitico, svilup¬pato da Ferro e dalla scuola di Pavia, possa essere significativo e fecondo anche per la psi¬coterapia psicoanalitica con le coppie, proprio perché può promuovere lo sviluppo degli strumenti per pensare insieme, con lo scopo di trasformare stati protoemotivi e protosenso¬riali in qualcosa di più comprensibile, e può sviluppare la creazione di nuove narrazioni cocostruite tra i partner e l'analista. Diventa così necessario un lavoro sul "luogo" dove pensare i pensieri, sul contenitore pri-ma che sul contenuto, lavoro che assume una valenza intrinsecamente estetica. L'analista, anch'egli luogo del campo, garantisce e salvaguarda il setting e partecipa all'attività creativa riorientando la percezione e il senso della relazione.
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Ellin, Nan. "Supporto vitale: Nacirema redux." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 40 (April 2011): 28–41. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-001003.

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Abstract:
Questo articolo attribuisce a un pervasivo senso di paura, combinato a determinati aspetti dell'ambiente edificato, una serie di sconcertanti tendenze in tema di salute pubblica e di isolamento sociale negli Stati Uniti. Troppo spesso l'ambiente edificato non č in grado di sostenere la vita in modo adeguato, rendendo per contro necessarie altre forme di ‘supporto vitale'. Gli statunitensi hanno fatto fronte alla frammentazione urbana, al degrado ambientale e alla mancanza di ‘senso del luogo' in modo reattivo - attraverso forme di diniego, diversione e distrazione - che si manifestano attraverso un'ossessione per la sfera privata e una corrispondente deviazione di energia e attenzione dall'investimento nella sfera pubblica Allo stesso tempo ci sono stati significativi sforzi proattivi che hanno promosso in modo soddisfacente la qualitÀ della vita migliorando l'ambiente su tutti i livelli.
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Sambor, Paweł. "I dilemmi di Giuseppe di Nazareth." Forum Teologiczne 23 (November 25, 2022): 17–26. http://dx.doi.org/10.31648/ft.8024.

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Abstract:
Nell'articolo proponiamo di rileggere i brani del Vangelo riguardanti la figura di Giuseppe di Nazareth in prospettiva esistenziale, cercando di comprendere l'aspetto umano non solo della situazione in cui si è trovato, ma anche delle sue scelte. Nell'articolo evidenziamo tre possibili forme di dilemmi umani di Giuseppe. Dapprima viene esaminato il dilemma religioso che si traduce in una difficile scelta tra le esigenze della Legge e l'intenzione di salvare la reputazione di Maria. In secondo luogo viene esaminato il dilemma sociale che riguarda la reputazione di Giuseppe per il fatto che, in un certo senso, si assume la responsabilità della gravidanza di Maria. Infine viene esaminato il dilemma esistenziale che riguarda non solo l'accettazione di una diversa forma di paternità (per adozione), ma anche la fatica di scoprire nel quotidiano un modo di essere padre per Gesù, che è consapevole di essere Figlio di Dio.
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Bocchino, Anna, Ramírez Manuel García, and Eugenia M. Mosquera. "Integrazione acculturativa e psicologia della liberazione: un modello per la salute e il benessere degli immigrati." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 1 (May 2011): 15–23. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-001003.

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Abstract:
L'integrazione degli immigrati costituisce un prerequisito essenziale per la coesione sociale e il progresso economico ma allo stesso tempo, rappresenta anche una sfida per la societŕ di accoglienza a causa delle condizioni di oppressione che vivono molti immigrati. Il presente articolo, descrive un approccio all'integrazione acculturativa a partire dal contributo della psicologia della liberazione. Secondo tale prospettiva, l'integrazione sociale puň essere intesa come un processo di empowerment e costruzione del sé, attraverso cui gli immigrati raggiungono uguale accesso alle risorse, alla partecipazione e al senso di appartenenza nel nuovo contesto. L'articolo č strutturato in tre parti: in primo luogo, abbiamo effettuato una rivisitazione dei modelli acculturativi maggiormente studiati in letteratura e i principali limiti ad essi connessi; in secondo luogo, abbiamo esaminato l'integrazione acculturativa partendo da un'ottica della psicologia della liberazione in cui l'integrazione č definita come un processo permanente di empowerment psicologico e politico attraverso cui gli immigrati, cambiano, ricreano, de-costruiscono e ri-costruiscono loro stessi e il loro ambiente per essere parte accettata della societŕ di accoglienza; in terzo luogo, abbiamo tentato di definire i principi teorici ed organizzativi per la costruzione di un sistema di salute giusto in cui gli immigrati hanno uguali diritti e opportunitŕ delle persone autoctone per ciň che concerne l'accesso ai servizi sanitari.
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Filipovic, Aleksandra. "L’ipotesi sulla progettazione dello spazio della chiesa Djurdjevi Stupovi." Starinar, no. 59 (2009): 221–36. http://dx.doi.org/10.2298/sta0959221f.

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Abstract:
(italijanski) Quest?articolo tratta l?analisi del progetto della chiesa monastica dedicata a S. Giorgio (1170/71), situata nei pressi di Novi Pazar, fondazione del gran giuppano Stefan Nemanja. Il metodo dell? autore richiedeva un cambio dei canoni di lettura di quelli applicati a S. Nicola a Toplica, la fondazione precedente della stessa committenza, per poter comprendere l?organizzazione della pianta di S. Giorgio, progettazione del suo spazio interno, modellazione del suo volume e realizzazione da parte dallo stesso costruttore. Secondo l?autore l?interno della chiesa sia stato congeniato attraverso le due assialit? - longitudinale e trasversale configurando una nuova concezione dello spazio, cui contribuisce, anche notevole altezza. La pianta della chiesa presenta una superficie quadrata in cui centro ? posizionata l?aula centrale, coperta da cupola. L?aula centrale ? il luogo che ammetteva due diverse assialit? (per questo volutamente rettangolare in pianta), e aveva perseguito senso della verticalit? che ha dato movimento all?intera volumetria centrale offrendo luogo alla terza asse, quella verticale. Le simili misure di queste tre assi (13.8 m, 14.24 m, 14.3 m) hanno fatto pensare all?autore che la genesi progettuale sottostante sia una forma cubica, la cui base sono tre assi avvalorati dalle prospettive conseguenti: una parte dall?ingresso ad ovest toccando il culmine dell?abside centrale; questo asse ? tagliato ortogonalmente dal secondo che unisce i due portali laterali; il terzo asse parte dal centro geometrico d?incontro delle prospettive a terra salendo al sommo della cupola. L?analisi ha mostrato anche l?ingresso principale era il luogo delle generatrici visive: una ortogonale (l?ase longitudinale) e due oblique (che si creano lungo i fuochi dell?elisse centrale che immettevano nelle abside laterali).
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Dissertations / Theses on the topic "Senso di luogo"

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Costa, Francesco <1992&gt. "Pirati di citta'. Identita', azione e senso del luogo in un fenomeno di militantismo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9721.

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Abstract:
L'elaborato affronta il tema dell'identizzazione nel contesto della mobilitazione sociale in un gruppo di affinità del quartiere della Croix-Rousse (Lione). Lo scopo è esplorare come le pratiche militanti, lette in termini performativi, contribuiscano all'incorporazione di una cultura e come questa impatti la costruzione sociale del quartiere e della città.
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Marcolongo, Michele <1968&gt. "Montagna di mezzo e marginalità: tra neoruralismo e recupero del senso del luogo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7511.

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Abstract:
Negli ultimi cinquant'anni la montagna bellunese ha vissuto una forte emigrazione data da cambiamenti economici, sociali, politici e ambientali, che ne hanno impoverito sia il tessuto sociale che economico. Mentre la montagna delle alte quote dolomitiche ha saputo in parte reinventarsi puntando al turismo di massa, estivo e invernale, la montagna di mezzo ha continuato a soffrire dell'emigrazione delle sue genti. Nel presente studio si cerca di mostrare, attraverso l'importanza che ha avuto l'agricoltura di sussistenza e soprattutto della viticoltura di sussistenza, il legame che unisce ancora molte persone a questo territorio e alla sua storia. Persone che risiedono qui stabilmente, ma anche migranti che tornano d'estate, o nuove presenze attratte dalla bellezza e dalla tranquillità di queste valli, situate nella zona del lago del Corlo. Valli che diventano così laboratorio per reinventarsi, in parte, una nuova vita in uno stile neorurale. Si cercherà infine di dimostrare che l'uscita da una posizione di marginalità di questi luoghi, potrebbe avvenire proprio attraverso il recupero, in chiave moderna, dell'agricoltura di sussistenza e del territorio trasformato dai contadini nei secoli, collegandoli a un turismo sostenibile che ne sappia apprezzare l'unicità e le particolarità, pur nella modestia delle quote altimetriche.
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De, Nardi Alessia. "Il paesaggio nella costruzione dell'identità e del senso di appartenenza al luogo: indagini e confronti tra adolescenti italiani e di origine straniera." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3422374.

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Abstract:
The European Landscape Convention (2000) considers every landscape as a reference point for the identity of the people who live in it. Starting from this statement, the present work aims at analysing the relationship between a population and its surrounding landscape, in order to understand if and how it can be considered a reference point for the identity of the inhabitants of a given place. The research focus on the immigrant population and was conducted in “everyday areas”, whose landscape is not caracterised by extraordinary cultural or natural features. In particular, the survey was conducted among the 13-14 year-old young immigrants, the so-called “second generation”; their opinions and perceptions were compared to those of the native teenagers. We chose to focus on this group age range being aware of the fact that the identity construction process reaches a very important stage in this life phase. For this reason, it is interesting to investigate how the landscape contributes to the adolescents’ identity consolidation and to the creation of the sense of place belonging. Moreover, by involving both immigrants and native teenagers, we better underlined the role of landscape in these processes and tried to understand whether it can be actually considered as an identity reference point for both groups. On one side, we examined the experience of Italian children, who are supposed to be familiar with their surrounding landscape; on the other side, we paid attention to the situation of foreign children: many of them, indeed, when experiencing migration, left in their country of origin all their reference points, not only the territorial ones. In such a context, this survey addresses the following research questions: - Which kind of relationship do Italian teenagers have with their own place of life? Do they feel a sense of belonging towards it? - Which kind of relationship do foreign teenagers have with their present place of life? Do they feel a sense of belonging towards it? And towards their country of origin? - What role does the landscape play in the teenagers’ identity construction process and in the creation of territorial sense of belonging? The survey also investigated the teenagers “landscape ideas”: we tried to understand what boys and girls mean when using this term and what ideas are associated with it. In order to find some possible answers to these issues, bibliographical study has been mainly carried out within the field of environmental psychology and in different branches of geography, from cultural geography to the geography of perception and humanistic geography. Field research activity has been carried out in four junior high schools in the Veneto Region (Montebelluna, Crespano del Grappa, Conegliano and Onè di Fonte, in the province of Treviso), following a qualitative methodological approach (semi-structured interviews, drawings/maps, questionnaires). The analysis of collected materials shows that in most cases both Italian and foreign teenagers do not feel a strong sense of belonging towards their place of life and that they look at the surrounding landscape inattentively and without any interest. Many of them show towards their place of life an attitude which we defined “rootedness”: i.e. they are attached to it mainly because they were born or they have spent most of their life there. Others have established with it a relationship which we called “functional”: i.e. they value their place of life, taking into account above all the quality and availability of services and shops. Most of the teenagers tend to take their place of life for granted because they think to know it well enough and are used to live there. Nonetheless, our analysis show that the relationship between people and their place of life is an unaware phenomenon: its importance comes to light only when we bring the attention on it, making children reflect on this topic. Thus, mainly analyzing the interviews, we underlined that the sense of place belonging is a very complex feeling: it is essentially determined by social factors and widely independent from landscape aesthetic quality. On the one hand, teenagers in some cases feel a sense of place belonging even if they declare to be indifferent to the surrounding landscape or when they judge it negatively; on the other hand, a positive perception of the landscape is not enough for the teenagers to develop a sense of place belonging. This feeling is mainly connected to the symbolic and affective meanings assigned to the landscape: in this sense, memories and experiences associated to landscape or its elements play a very important role, making it be a significant reference point for teenagers’ identity, regardless of its aesthetic quality. Time proves to be an important factor in determining the sense of place belonging: nevertheless, it increases the familiarity with the place and so produces the tendency to take it for granted and to look inattentively at the landscape. We also have to consider that foreign and Italian teenagers are first of all adolescent people and so they all have the same needs: in many cases, their age is more decisive than their ethnic origin in influencing their relationship with the place of life. The issues and results of this survey bring out further research questions. Firstly, we should study the issue concerning everyday landscapes’ symbolic meanings, especially regarding the value of these landscapes as collective reference points. Moreover, we shall develop effective methods and approaches for bringing out the “landscape dimension” of place belonging, focusing not only on the “sense of place”, but above all on the “sense of landscape”. This kind of research offers interesting perspectives within the field of “education on landscape”: during the fieldwork, landscape proved to be an useful tool of “cultural intermediation”, arousing teenagers’ curiosity and activating a dialogue between them. The results of our research are also relevant within the ambit of migration studies, in particular concerning the issue of migrants’ integration into the arrival country socio-economic context. Finally, this research can contribute to the studies on the relationship between landscape, health and quality of life.
La Convenzione Europea del Paesaggio (2000) attribuisce ad ogni paesaggio un valore di riferimento identitario per la popolazione che ad esso si rapporta. Alla luce di questo assunto, il presente lavoro si propone di approfondire la natura del legame tra popolazione e paesaggio, al fine di comprendere se e in quali termini questo possa costituire un riferimento per l’identità di coloro che abitano in un certo luogo. L’indagine si è rivolta alla popolazione immigrata e si è svolta in “zone della vita quotidiana”, i cui paesaggi non presentano particolari elementi di pregio naturale e/o culturale dal valore riconosciuto. Essa ha coinvolto, in particolare, i ragazzi di età compresa tra i 13 e i 14 anni – che costituiscono la cosiddetta “seconda generazione” – le cui opinioni e percezioni sono state messe a confronto con quelle dei coetanei autoctoni. La scelta di concentrare l’attenzione sulla fascia d’età adolescenziale è stata dettata dalla consapevolezza che il processo di costruzione identitaria giunge ad un punto cruciale proprio in questo periodo della vita. Per questo risulta ancora più significativo esplorare come il paesaggio contribuisca al consolidamento dell’identità e alla creazione del senso di appartenenza al luogo. Inoltre, coinvolgere sia giovani di origine immigrata che autoctoni permette di mettere ancor meglio in evidenza come il paesaggio partecipi a tali dinamiche e se esso sia effettivamente un riferimento identitario: da una parte per i ragazzi italiani, che dovrebbero avere con esso familiarità; dall’altra per i giovani stranieri, che in molti casi hanno vissuto l’esperienza dell’emigrazione e hanno lasciato, insieme al paese d’origine, i loro riferimenti, territoriali e non solo. In questo contesto, la ricerca si pone i seguenti interrogativi: - quale è la natura del rapporto tra i giovani italiani e il loro luogo di vita? Essi nutrono verso tale luogo un senso di appartenenza? - Quale rapporto hanno i giovani di origine straniera con il loro attuale luogo di vita? Provano verso di esso un senso di appartenenza? E verso il paese d’origine? - Quale ruolo riveste il paesaggio nel processo di costruzione dell’identità degli adolescenti e nella creazione dei legami territoriali e del senso di appartenenza al luogo? Un altro obiettivo del lavoro è poi quello di indagare l’“idea” di paesaggio dei ragazzi: si è cercato cioè di chiarire cosa essi intendano utilizzando questo termine e quali idee vi associno. Per individuare alcune possibili risposte a queste domande, si è svolta attività di approfondimento bibliografico soprattutto nell’ambito della psicologia ambientale e in diversi settori delle discipline geografiche, dalla geografia culturale alla geografia della percezione e a quella umanistica. Inoltre, è stato condotto un lavoro di ricerca sul campo nelle scuole secondarie di primo grado di quattro località venete in provincia di Treviso (Montebelluna, Crespano del Grappa, Conegliano e Onè di Fonte), che si è svolto secondo un approccio di tipo qualitativo (interviste semistrutturate, disegni, questionari). Dai materiali raccolti risulta che nella maggior parte dei casi i ragazzi, sia italiani che stranieri, non provano verso il proprio luogo di vita un forte senso di appartenenza, mentre il loro sguardo al paesaggio circostante tende ad essere distratto e disinteressato. Molti di loro manifestano verso tale luogo quello che abbiamo chiamato un senso di radicamento, essendo affezionati ad esso soprattutto per il fatto di esserci nati o di avervi passato la maggior parte della vita. Altri intrattengono con esso un rapporto che abbiamo definito “funzionale”, apprezzandolo soprattutto in base alla quantità e qualità dei servizi e dei negozi che offre. La maggior parte dei ragazzi, essendo abituata ad abitare nel luogo, ritiene di conoscerlo a sufficienza e perciò tende a darlo per scontato. Tuttavia, si è riscontrato anche che il legame con il luogo di vita ha natura prevalentemente inconsapevole e la sua forza non emerge fino a quando non si porti l’attenzione su di esso, stimolando la riflessione dei giovani. Così, soprattutto grazie all’uso dell’intervista, è stato possibile mettere in evidenza che il senso di appartenenza al luogo è un sentimento complesso, determinato in prevalenza da fattori sociali e sostanzialmente indipendente dalla qualità estetica del paesaggio circostante. I materiali raccolti indicano, infatti, come esso possa affermarsi anche quando vi sia un atteggiamento indifferente, o addirittura critico, nei confronti del paesaggio circostante; d’altra parte, si è osservato che averne una percezione positiva non è condizione sufficiente perché si generi senso di appartenenza al luogo. Esso si costruisce infatti soprattutto sui significati simbolici e affettivi attribuiti al paesaggio: un ruolo importante in questo senso è rivestito dai ricordi e dalle esperienze che i ragazzi associano ad esso o ai suoi elementi e che ne fanno un riferimento identitario significativo, a prescindere dalla sua qualità estetica. Anche il tempo si conferma un importante fattore per la costruzione del senso di appartenenza: esso, tuttavia, creando crescente familiarità con il luogo, produce anche la tendenza a darlo per scontato, spingendo a non dedicargli attenzione, né ad osservarne il paesaggio con interesse o curiosità. È necessario inoltre considerare che i giovani stranieri sono prima di tutto adolescenti, con le stesse esigenze e gli stessi bisogni dei coetanei autoctoni: in molti casi, dunque, il loro rapporto con il luogo di vita va letto secondo una prospettiva che tenga conto della loro età più che della loro origine etnica o provenienza culturale. Le questioni messe in luce dalla ricerca sollevano ulteriori interrogativi: risulta particolarmente necessario approfondire il tema dei significati simbolici assunti dai paesaggi del quotidiano, soprattutto per quanto riguarda il loro valore di riferimenti identitari collettivi. Inoltre, si avverte l’esigenza di individuare modalità efficaci per far emergere al meglio la dimensione paesaggistica del senso di appartenenza al luogo, focalizzando l’attenzione sul “senso del paesaggio” più che sul “senso del luogo”. Questo tipo di indagine offre interessanti prospettive di sviluppo nell’ambito dell’“educazione al paesaggio”: le attività svolte nelle scuole hanno infatti dimostrato l’efficacia del tema “paesaggio” come strumento di “intermediazione culturale”, capace di suscitare la curiosità dei ragazzi e di attivare tra loro il dialogo e il confronto. Le questioni approfondite dalla ricerca risultano di particolare rilevanza anche nell’ambito degli studi sulle problematiche legate all’inserimento degli immigrati nel contesto socio-economico del paese di accoglienza; inoltre, possono certamente contribuire alla riflessione sul rapporto tra paesaggio, salute e qualità della vita.
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Mayer, Agnes Zsofia. "Indian Migration in European Cities: Comparative experiences how Gujarati immigrants are reshaping Leicester and Milan." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3425266.

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Abstract:
In the context of globalisation, not only human movement became more facile between places, but the meaning of people’s locality turned unstable and uncertain. During last four decades, the number of studies on the link between people and place has increased, in order to understand the multiplying and reciprocal interactions between people and place, and to recognize the challenges that the change of place issues to people, and the challenges that migrants’ arrival issues to the receiving place, especially to urban environment. The purpose of this research is to contribute to the discussion about the role of place played in identity, and that how migration influences the place-identity. It investigates the elicitation of attachment to home place, the disruption of place-identity continuity caused by migration, and the reconstruction of homely environment in order to maintain place-identity continuity after the settlement. According to these phases, the research units seek to answer the questions: how home place induces an attachment in people, how the change between places influences the place-identity continuity, and how relocated people manifest and maintain their attachment towards the home place. The study explores the answers in the case of Gujarati immigrants arrived in Leicester and Milan. The cross-urban comparison makes possible to examine the effects of postcolonial relations and migrant community development; size and concentration on the recreation and preservation of place-identity. Empirical inquiry is based on ethnographic field work: in-depth interviews and non-participant observations. The research analyses overall 62 interviews with Hindu Gujarati immigrants and descendants in Leicester and Milan; 36 and 26 interviews respectively, furthermore completed with further 6 interviews gained from research archives. Observation covers the urban public places, focusing on the material environment, social life, and religious ceremonies. The study uses the identity-theory as a theoretical framework to transfer the principles of identity to the concept of place and model the complex entity of people-place relationship. It organises the place, person, and process aspects of people-place relationship into a simple four-party model, applying it to the empirical exploration of research themes. Empirical findings call attention to the outstanding role of home place amongst the places that people come into contact with during their lifetime. First, the research provides clues that due to which particular place features the home place evokes strong positive emotions in Gujarati immigrants. Secondly, examining the emotional effects of migration and resettlement, it reinforces the trace of earlier investigations, proving that migration causes a mental confusion as it is accompanied by change of place. Advancing further, it shows that there is relation between the sense of disruption and certain abilities of immigrants and certain qualities of sending and receiving places. Thirdly, analysing how Gujarati immigrants and descendants maintain and express their attachment to place in Leicester and Milan, the research manifests that immigrants intend to keep up their belonging whenever it is possible, instead an assimilation into the new urban environment. It demonstrated that Gujarati immigrants use the same type of practices to reconstruct the homely environment in the two cities, but they have different outcomes, depending on immigrants’ special skills, labour profile, and the particular environmental factors of settlement place. Cross-urban results also indicate that postcolonial relations between the migrant sending and receiving countries, providing a receptive environment in the destination place and internationally extended social network, guide migratory pattern and favourably influence the immigrant community development, thus they may indirectly facilitate the transformation of urban place. Empirical findings provide evidences that home place, through the emotional bonding felt towards the environment, became part of people’s identity developing place-identity, and the need to regain the sense of home place disturbed by the migration prompts immigrants to recreate the home place in the urban settlement. By its results, the research contributes and provides new empirical findings to the growing body of literature on place-identity and urban ethnic landscape from many sides. However, the conscious adherence to the homely traditions, the maintenance of social group belonging, and the prominent use of religious practice hint that besides the environmental factors, migrants’ culture also plays a significant role in place-identity continuity. This calls attention to the need for further empirical examinations of the effects of cultural belonging on place-identity, and the need to construct a more culture-sensible place-identity framework.
Nel contesto globalizzato, gli spostamenti delle persone sono diventati più facili e il significato di località è diventato instabile e incerto. Nel corso degli ultimi quattro decenni il numero degli studi sul rapporto tra uomo e ambiente è aumentato. Tali studi hanno le finalità di comprendere le interazioni reciproche e multifunzionali tra persone e ambiente, e di riconoscere le sfide del cambiamento che l’ambiente produce sulle persone da un lato, e dall’altro del cambiamento prodotto dall’arrivo dei migranti, in particolare sull’ambiente urbano. L’obiettivo di questa ricerca è quello di contribuire alla discussione sul ruolo del luogo nell'identità, e su come la migrazione influenza l’identità di luogo dei migranti. Indaga l’attaccamento all’ambiente di casa, l'interruzione della continuità dell’identità di luogo causata dalla migrazione, e la ricostruzione di ambiente familiare al fine di mantenere la continuità di identità dopo l'insediamento. Secondo queste tre fasi, i capitoli della presente ricerca cercano di rispondere alle seguenti domande : in che modo l’ambiente di casa induce un attaccamento nelle persone, come il cambiamento tra luoghi influenza la continuità dell’identità di luogo, e infine come la gente trasferita manifesta e mantiene il suo attaccamento verso l’ambiente di casa. È analizzato il caso degli indù gujarati migranti arrivati a Leicester e a Milano. Il confronto cross-urbano permette di esaminare: gli effetti dei rapporti post-coloniali e lo sviluppo delle comunità migranti; le dimensioni e la concentrazione sulla ricostruzione e sul mantenimento dell’identità di luogo. La ricerca empirica si basa su un lavoro di campo etnografico con interviste in profondità e osservazioni non partecipanti. Nello specifico, sono analizzate 62 interviste realizzate con indù gujarati immigrati e discendenti a Leicester e a Milano, 36 e 26 interviste rispettivamente, completate con 6 interviste raccolte da diversi archivi di ricerca. L'osservazione riguarda i luoghi pubblici urbani, con particolare attenzione all'ambiente materiale, alla vita sociale, e ai riti e cerimonie religiosi. Lo studio utilizza la teoria dell'identità come un quadro teorico per trasferire i principi dell’identità al concetto del luogo e forma la complessa entità del rapporto persona-ambiente. Organizza luogo, persona e processo del rapporto persona-ambiente in un modello a quattro componenti, applicanto all'esplorazione empirica dei temi di ricerca. I risultati empirici richiamano l'attenzione sul ruolo eccezionale dell’ambiente di casa tra i luoghi con cui le persone entrano in contatto durante la loro vita. In primo luogo la ricerca rivela quali sono le funzioni particolari dell'ambiente con cui l'ambiente di casa suscita emozioni forti e positive negli immigrati gujarati. In secondo luogo, esaminando gli effetti emotivi della migrazione e del reinsediamento, l'investigazione rafforza i risultati di ricerche pregresse, dimostrando che l'immigrazione provoca una frattura mentale causata da un cambiamento di luogo. Ancora, la ricerca mostra una relazione tra da un lato la frattura sentimentale e dall'altro l’abilità dei migranti e qualità dei luoghi di invio e di ricezione. In terzo luogo, analizzando come gli immigrati gujarati e i loro discendenti conservano ed esprimono il loro attaccamento all’ambiente di casa a Leicester e a Milano, la ricerca mette in evidenza che gli immigrati tendono a mantenere la loro appartenenza quanto più possibile, e non ad assimilarsi nel nuovo ambiente urbano. Gli immigrati gujarati usano lo stesso tipo di pratiche per ricostruire l'ambiente familiare nelle due città, con risultati diversi a seconda delle competenze speciali, del loro profilo di lavoro e dei fattori ambientali particolari del luogo di insediamento. I risultati cross-urbani indicano inoltre che le relazioni postcoloniali tra il Paese di invio e il Paese ricevente dei migranti, fornendo un ambiente ricettivo nel luogo di destinazione ed una rete sociale estesa nell’ambito internazionale, guidano il percorso migratorio e influenzano favorevolmente lo sviluppo della comunità di immigrati. In tal modo le relazioni postcoloniali possono indirettamente facilitare la trasformazione del luogo urbano. I risultati empirici provenienti dalla ricerca mettono in evidenza che l'ambiente di casa fa parte dell'identità tramite il legame emotivo costruito con l'ambiente, sviluppando l'identità di luogo, e dimostrano che il bisogno di ritrovare il senso dell'ambiente di casa disturbata dalla migrazione spinge gli immigrati a ricreare l'ambiente di casa nel luogo urbano di insediamento. La ricerca contribuisce e fornisce nuove scoperte empiriche alla letteratura sull’identità di luogo e sul paesaggio urbano, etnico. Tuttavia, l'adesione cosciente alle tradizioni familiari, il mantenimento dell’appartenenza al gruppo sociale e l'uso prominente delle pratiche religiose suggeriscono che oltre ai fattori ambientali, la cultura dei migranti svolge un ruolo significativo nella continuità dell’identità di luogo. Lo studio richiama l'attenzione sulla necessità di ulteriori esami empirici sugli effetti dell’appartenenza culturale sull’identità di luogo e sulla necessità di costruire un quadro dell’identità di luogo più articolato, includente la cultura.
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TOSO, STEFANIA. "SECOND HOME TOURISM IN RURAL ITALY. Spatial patterns and social practices towards community resilience." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/404658.

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Abstract:
Il progetto di ricerca indaga il fenomeno del turismo di seconda casa nelle aree rurali e interne italiane, attraverso l'analisi dei modelli spaziali e delle pratiche sociali relative ai proprietari di seconda casa nella Provincia di Asti, scelta come caso di studio che negli ultimi decenni ha visto un aumento esponenziale della percentuale di case vuote abitate da non residenti. Il quadro teorico scelto per lo sviluppo dell'indagine si basa sui concetti di attaccamento al luogo e di resilienza della comunità; la domanda al centro della ricerca ruota attorno ai modi in cui i diversi processi di attaccamento al luogo possono svolgere un ruolo attivo nella costruzione di comunità rurali resilienti. Attraverso l'applicazione del processo di ricerca qualitativa iterativa (Gaudet e Robert, 2018) e secondo una metodologia mista, sono stati analizzati dati quantitativi (ISTAT, Comuni di riferimento, database degli acquedotti) e dati qualitativi (57 interviste in profondità semi-strutturate all'interno dei confini provinciali con proprietari di seconde case, amministratori locali, agenti immobiliari, rappresentanti di associazioni no-profit ed enti rappresentativi del territorio e, infine, abitanti della comunità locale; articoli di giornale; materiale fotografico prodotto dal ricercatore e fornito dai partecipanti alle interviste). L'analisi ha tracciato lo sviluppo spaziale del fenomeno delle seconde case e ha portato all'identificazione di specifiche pratiche sociali e culturali condotte dagli abitanti delle seconde case che stanno contribuendo ai processi di rinnovamento, rivitalizzazione e adattamento delle comunità rurali astigiane, nel tentativo di contribuire attivamente alla rigenerazione di alcuni villaggi rurali. La ricerca mostra come il contributo degli utenti di seconde case in contesti marginali possa essere significativo e stimolante nel rapporto con gli abitanti permanenti, un confronto talvolta segnato dal cambiamento, talvolta dalla resistenza.
The research project investigates the phenomenon of second-home tourism in the Italian rural and inner areas, through the analysis of spatial patterns and social practices related to second-home owners in the Province of Asti, chosen as a case study that in the last decades has seen an exponential increase in the percentage of empty houses inhabited by non-residents. The theoretical framework chosen for the development of the investigation is based on the concepts of place attachment and community resilience; the question at the centre of the research revolves around the ways in which different place attachment processes can play an active role in the construction of resilient rural communities. Through the application of the iterative qualitative research process (Gaudet and Robert, 2018) and according to a mixed methodology, quantitative data (ISTAT, reference municipalities, aqueduct databases) and qualitative data (57 semi-structured in-depth interviews within the provincial boundaries with second-home owners, local administrators, real estate agents, representatives of non-profit associations and representative bodies of the territory and, finally, local community inhabitants; newspaper articles; photographic material produced by the researcher and provided by the interview participants) were analysed. The analysis traced the spatial development of the phenomenon of second homes and led to the identification of specific social and cultural practices led by second-home dwellers that are contributing to processes of renewal, revitalisation and adaptation of Asti's rural communities in an attempt to contribute to the regeneration of some rural villages actively. The research shows how the contribution of second home users in marginal contexts can be significant and stimulating in the relationship with permanent inhabitants, a confrontation sometimes marked by change, sometimes by resistance.
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SERPETTA, MARIA GIULIA. "La Regola per ben confessarsi di Giacomo della Marca: edizione e commento linguistico." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251618.

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Abstract:
Tutta le ricerche riguardanti la confessione prendono avvio – e non potrebbe che essere così – dal Concilio Lateranense IV del 1215 e in particolare dalla disposizione 21, meglio nota con il suo incipit Omnis utriusque sexus. È per far fronte all’adempimento di tale disposizione (che prescrive l’obbligatorietà annuale alla confessione per tutti i fedeli di entrambi i sessi, come il testo ci dice) che si sviluppa una letteratura finalizzata a istruire sia i sacerdoti (al tempo impreparati a svolgere il ruolo di confessori), sia i penitenti. Questi manuali si moltiplicano con l’avvento della stampa a caratteri mobili; in particolare si sviluppa il genere delle confessioni generali: opuscoli di poche pagine in cui si fornisce al penitente una guida all’esame di coscienza attraverso un particolareggiato elenco di peccati. A questo filone appartiene la Regola per ben confessarsi di Giacomo della Marca, sicuramente uno dei predicatori più noti dell’Osservanza francescana. Il confessionale, scritto sia in latino (con il titolo di De confessione) che in volgare, è un’opera molto nota e diffusa. Viene presentato un elenco di tutti i peccati possibili, organizzati secondo un’ampia varietà di griglie concettuali: i dodici articoli della fede; i sette vizi capitali; i dieci comandamenti; i cinque sensi corporali; i sette sacramenti; le sette opere della misericordia corporale e spirituale; le tre virtù teologali e i doni dello Spirito Santo, ecc. L’importanza e la diffusione del testo sono testimoniate dalle otto edizioni a stampa segnalate tra il 1465 e il 1550 (cfr. Jacobson Schutte 1983: 208-209). Sono censiti anche tre manoscritti: il codice 33, posseduto dalla Biblioteca francescana e picena di Falconara Marittima; il Ricc. 341, presente presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze e il manoscritto 2806, conservato presso la Biblioteca Augusta di Perugia. Nonostante ciò il testo non è stato oggetto di uno studio critico approfondito. Per tale motivo, il mio lavoro si è posto l’obiettivo di approntare l’edizione del testo di uno dei maggiori rappresentanti del francescanesimo marchigiano, fornendo un ulteriore tassello per lo studio di quel settore della letteratura penitenziale costituito dai confessionali. La collazione dei manoscritti e delle stampe ha rivelato la complessa situazione testuale: gli esemplari non derivano tutti dallo stesso originale ma sono copie di testi diversi. Nell’impossibilità, quindi, di ricostruire validamente la volontà d’autore, ho scelto di riportare in edizione il testo della Biblioteca di Falconara, ritenendo che questo codice rappresenti il bon manuscrit perché lo considero portatore del testo ‘reale’, circolato al suo tempo; questo esemplare, infatti, ha un nucleo comune a tutti, presente in una forma né troppo stringata né troppo estesa. Nella seconda parte del mio lavoro, il testo è stato oggetto di un commento linguistico basato sulla veste fonetica, morfologica e sintattica, in primo luogo; successivamente mi sono concentrata su un’analisi di tipo pragmatico-testuale, fondata sulla teoria delle tradizioni discorsive, così come è stata elaborata in ambito tedesco. Lo scopo della mia ricerca è stato quindi quello di rendere nota una delle opere che maggiormente si inscrive nel clima religioso Quattrocentesco e di evidenziare se i suoi caratteri linguistici, confrontati con opere appartenenti allo stesso genere, possano codificare una vera e propria tradizione discorsiva.
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Books on the topic "Senso di luogo"

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Il senso di un luogo: Nelle terre di Urbino. Napoli: Liguori editore, 2018.

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Camilotti, Silvia, and Sara Civai. Straniero a chi? Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-290-1.

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Abstract:
Questo volume raccoglie alcuni dei numerosi testi che gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della regione Veneto hanno inviato all’Archivio Scritture Scrittrici Migranti, partecipando al concorso letterario ‘Straniero a chi? Scriviamo le migrazioni’. A emergere sono i grandi nuclei tematici della migrazione: l’alterità, condizione avvertita come propria non solo di chi è costretto a migrare, ma anche di quanti avvertono un senso di estraneità al mondo che li circonda; il trauma del viaggio, le speranze in un futuro diverso e lo scontro con una realtà durissima, sia durante lo spostamento che all’arrivo; un percorso di inserimento nel luogo di approdo; il valore del dialogo e della solidarietà.
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Dolfi, Anna, ed. Biblioteche reali, biblioteche immaginarie. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-865-1.

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Abstract:
In uno degli scritti teorici di Calvino troviamo la suggestiva e borgesiana proposta della biblioteca non solo come raccolta di opere, ma come sistema incrociato di combinazioni. La stessa letteratura altro non sarebbe che una biblioteca continuamente soggetta a mutamenti tesi a scalzare gli autori canonici per fare emergere gli apocrifi . Giacché, se la letteratura nasce e si nutre di desiderio, non può accontentarsi del dato, ma proiettarsi nel luogo di quello che non c’è, o che, se anche c’è, è nascosto, ancora invisibile e lontano. Le biblioteche allora non solo sono infinite, ma cambiano il senso di un libro a seconda della sezione in cui lo dispongono, della collocazione, delle modalità di consultazione e utilizzo, del modo di giocare gli spazi, di aprire/chiudere alla luce, all’ombra (in grattacieli, in sotterranei), facendo della biblioteca un luogo dove libri e lettori interagiscono in spazi talvolta mitici. Raccolta come sono, le biblioteche, per interposto racconto, non solo dei libri sopravvissuti alle catastrofi della storia, ma di quelli bruciati, perduti, inventati, che, per il solo fatto di essere stati almeno una volta scritti o pensati, hanno lasciato traccia. In questo libro, di grande ricchezza e suggestione, ideato e curato da Anna Dolfi , si riflette, con esemplificazioni dalla grande letteratura moderna, sul rapporto tra ombre di carta e di celluloide, tra inconturnables e marginalia, alla ricerca dei libri dentro le biblioteche e delle biblioteche dentro i libri. Sullo sfondo la musica, la geniale recitazione di Carmelo Bene, le strisce dei graphic, i progetti architettonici, gli schermi dei computer, e le pagine di un romanzo incompiuto di Giuseppe Dessí che parla di una biblioteca murata e di una cascata di libri all’origine di un immaginario romanzesco.
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Cortese, Fulvio, ed. Resistenza e diritto pubblico. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-309-4.

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Abstract:
A che cosa fanno pensare le parole Resistenza e diritto pubblico? Da un lato evocano la stretta relazione tra la Resistenza, quale fenomeno storico, e le soluzioni istituzionali e i problemi giuridici che si sono posti in quel frangente e che hanno presto dato luogo ad un profondo rinnovamento dello Stato. Dall’altro ci ricordano ciò che è accaduto, in un dato momento, a molti giuristi, diversamente impegnati a scegliere quale strada percorrere, come studiosi, funzionari pubblici o come uomini. Muovendo dall’evocazione di una testimonianza in questo senso esemplare, quella di Silvio Trentin, il volume propone un percorso interdisciplinare, nel quale provare ad avvicinarsi alla complessità dell’universo giuridico della Resistenza, alle sue tante voci e alle sue controverse rappresentazioni. A settant’anni dalla nascita della Repubblica, interrogarsi su simili questioni e ricordare le esperienze di alcuni protagonisti non può che fornire un utile spunto per cogliere un messaggio plurale e ricchissimo e per rinnovare la fiducia in un’eredità costituente ancora capace di innervare con forza lo spirito del Paese.
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Becucci, Stefano, ed. Oltre gli stereotipi. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-764-1.

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Abstract:
Il volume raccoglie una serie di scritti di Renzo Rastrelli (1948-2008), a lungo docente di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale presso la facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze. L’antologia di testi mette in evidenza alcuni aspetti salienti del lavoro scientifico dell’autore: l’analisi, di là da stereotipi di senso comune, sull’immigrazione cinese in Italia; le dinamiche interne circa le modalità associative e le forme di interlocuzione che le comunità cinesi hanno con la società italiana; infine, il contesto sociale più ampio nel quale si trovano i migranti cinesi, richiamando l’attenzione sull’intreccio fra normative restrittive all’ingresso e facilitazione di pratiche illegali, che coinvolgono sia cittadini cinesi che italiani.
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Matraini, Chiara. Lettere e Rime. Edited by Cristina Acucella. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-817-4.

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Abstract:
Il commento alle Lettere e Rime che Chiara Matraini (1515- 1604), ottantaduenne, pubblicò a Venezia, presso Moretti, nel 1597, intende fornire un’analisi organica della composizione, del rapporto tra i generi, delle modalità dell’imitatio e del sostrato filosofico, sociale e culturale che fanno da sfondo all’ultimo canzoniere. Lo studio si concentra anche sulle revisioni occorse lungo l’arco di un quarantennio (1555-1597), dall’adesione al canone petrarchista e bembiano, al Manierismo di fine secolo, nonché sulla torsione in senso controriformistico caratterizzante a parallela scrivania filosofico-devozionale e qui ravvisabile in filigrana. L’indagine considera inoltre l’intero liber di Lettere e Rime come un insieme volutamente organico e strutturato nel raccordo tra le due parti. Ad emergere è un’opera complessa, anche in virtù della sua ‘marginalità’, restituita insieme ai molteplici ripensamenti che animarono la lunga, quasi secolare, esistenza dell’autrice lucchese.
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Torre, Valeria. La «privatizzazione» delle fonti di diritto penale. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg266.

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Abstract:
Il declino della legislazione di fonte statuale e la progressiva espansione della tendenza alla cosiddetta autonormazione hanno determinato un fenomeno per effetto del quale la disciplina di ampi settori delle attività sociali non è più rimessa all’originaria competenza statale, ma è, invece, affidata a quelli che sono i suoi più diretti destinatari, sì da dar luogo ad una sostanziale autodisciplina dei loro rapporti. Tali procedure di autoregolamentazione urtano, sul terreno del diritto penale, con il principio-cardine di questo ramo dell’ordinamento giuridico, che è rappresentato dal principio di [ii]riserva di legge . L’Autrice ritiene che questo contrasto possa essere superato in forza delle garanzie di democraticità interna che quelle procedure di autonormazione e di co-legislazione assicurano; e che, d’altra parte, le statuizioni, che ne sono il prodotto, paiono garantire un grado di effettività ben maggiore di quello associabile a quelle promananti da una legislazione statuale (che si vuole) esposta ad un alto grado di ineffettività. La materia sulla quale viene vagliata la tenuta complessiva di questi assunti è la disciplina penale della sicurezza sul lavoro. Si intraprende, in tal senso, un’ampia e articolata indagine comparata, che ha ad oggetto i paesi di common law e in particolare i modelli offerti dall’esperienza inglese e statunitense. Questa documentata disamina vale a confortare l’assunto per cui il ricorso all’autodisciplina, in sede di normazione avente ad oggetto la sicurezza sul lavoro nelle imprese, lungi dal condurre a riedizioni occulte del liberismo, garantisce il rispetto di tutti gli interessi in gioco; ciò in specie se e nella misura in cui alla stessa autodisciplina si abbina un sistema di controlli pubblici efficienti.
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Fondaroli, Désirée. Le ipotesi speciali di confisca nel sistema penale. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg234.

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Abstract:
Le ipotesi speciali di confisca si contraddistinguono nel sistema penale per l’allontanamento dal modello della misura di sicurezza patrimoniale ex art. 240 c.p. e per le peculiarità comuni alla loro disciplina (obbligatorietà, anche in caso di applicazione della pena su richiesta delle parti; estensione della ablazione al valore equivalente). La misura di prevenzione patrimoniale (artt. 2 ter ss. l.n. 575/1965) e la confisca ex art. 12 sexies l.n. 356/1992 in primis, ma soprattutto la disciplina penale societaria e la legislazione relativa alla responsabilità "da reato" degli enti, testimoniano della tendenziale rinuncia del legislatore alla confisca dei beni "pertinenti" al reato a favore della re-introduzione di figure lato sensu di "confisca generale", che registrano nei fatti una significativa compressione dei diritti non solo dell’interessato, ma – nonostante il tenore delle norme – anche del "terzo" individuato, a seconda dei casi, nella "persona estranea al reato", nella "persona offesa", nel "danneggiato", nel "terzo di buona fede"). Lungo tale direttrice, evidente nell’ambito delle strategie di contrasto alla c.d. criminalità economica e condivisa dalla normativa europea e sovranazionale, l’ablazione patrimoniale è divenuta sanzione a pieno titolo: talora "pena principale" (art. 19, D.lgs. n. 231/2001), più spesso "pena accessoria", addirittura anticipata alla fase delle indagini preliminari attraverso lo strumento del sequestro preventivo finalizzato alla confisca (art. 321, comma 2 c.p.p.; art. 53 D.lgs. n. 231/2001). Dalle premesse poste scaturisce l’esigenza di una rinnovata attenzione verso le guarentigie costituzionali, che in ordinamenti come quello della Repubblica Federale Tedesca sono state invocate dal "Giudice delle Leggi" (Bundesverfassungsgericht) in funzione di garanzia dei diritti fondamentali dei singoli.
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Book chapters on the topic "Senso di luogo"

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Perathoner, Christoph. "Il trasporto multimodale nel diritto dell’Unione Europea: un fenomeno trasportistico emergente privo di un’adeguata regolamentazione." In Bibliothek des Wirtschaftsrechts, 59–83. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2021. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-662-63635-0_3.

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Abstract:
ZusammenfassungA settant’anni dalla lungimirante dichiarazione dell’allora Ministro degli Esteri francese Robert Schuman (1886–1963) il 9 maggio 1950 a Parigi, è possibile constatare come il lungo e sempre fragile processo di integrazione europea, finalizzato a realizzare “un’unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa”, abbia permesso il raggiungimento di obiettivi che hanno fondamentalmente migliorato la convivenza e la cooperazione sul nostro continente. In tal senso, un traguardo essenziale per gli Stati membri dell’UE è rappresentato dalla creazione di un mercato interno che assicura “la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali”. Invero, l’istaurazione del mercato interno – al pari dell’integrazione europea – è un processo in continua evoluzione. La ratio istitutiva di un mercato unico sul continente europeo è quella di creare i presupposti per una crescita economica equilibrata, per ottenere la stabilità dei prezzi, per poter costruire un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che miri alla piena occupazione e al progresso sociale, e tutto questo con l’impegno di raggiungere un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente e della vita delle persone.
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Brysiak, Anna. "Italianita come luogo della scrittura: La questione dell’identita in Fleur Jaeggy." In Sperimentare ed esprimere l’italianità. Aspetti letterari e culturali. Doświadczanie i wyrażanie włoskości. Aspekty literackie i kulturowe. Wydawnictwo Uniwersytetu Łódzkiego, 2021. http://dx.doi.org/10.18778/8220-478-0.04.

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Abstract:
Fleur Jaeggy, scrittrice italiana di origine svizzera, in una sua intervista afferma: “Un senso di identitŕ, forse, non l’ho mai provato. Penso che identitŕ sia la lingua in cui si scrive” (1998). A partire da tale dichiarazione nel nostro studio approfondiremo la complessa costellazione identitaria di una autrice e una scrittura cosmopolita, come la defině Susan Sontag, per la quale tanto la Svizzera quanto l’Italia costituiscono luoghi interiori, territori da abitare e di cui appropriarsi all’interno della creazione letteraria. Analizzando le opere di Jaeggy, da “I beati anni del castigo” a “Proleterka”, punteremo ad evidenziare come il tema dell’identitŕ rappresenti una costante di questa autrice, determinando percorsi multipli, a tratti perturbanti, sempre segnati dalle contestazioni di stereotipi e cliché. Emergerŕ cosě il profilo di una scrittrice che sceglie la lingua italiana (imparata solo dopo il francese e il tedesco) come cardine identitario, “matria” di una esperienza letteraria ed esistenziale che ospita, perň, prevalentemente spazi nordici, nomi francesi, paesaggi svizzeri, nonché modelli di scrittura esterni alla tradizione italiana (a partire dalle figure di Ingeborg Bachmann e Thomas Bernhard).
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Paratore, Carlotta. "4 • Giochi di parole e traduzione." In Tradurre l’umorismo, tradurre Jardiel Poncela Con traduzione integrale di Los ladrones somos gente honrada. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2023. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-679-4/004.

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Abstract:
In questo capitolo dedicato ai giochi di parole in Los ladrones somos gente honrada e alle questioni traduttive che essi, in maggiore o minore misura, sollevano, sono state incluse tutte quelle chiavi del comico di parola che si basano, in primo luogo, su meccanismi linguistici, in particolare sulla polisemia, sul doppio senso, ma anche (in qualche caso) sulla somiglianza fonetica tra due termini e sull’associazione di idee o concetti che ha lo scopo di provocare l’effetto umoristico; talvolta, il gioco di parole si fonda invece sulla presenza di elementi culturo-specifici. Come si vedrà, non mancano casi in cui nella creazione di questi effetti concorrono più fattori simultaneamente, e in cui in qualche misura si possono rintracciare alcuni degli elementi propri dell’uso ludico della lingua, già commentati nel capitolo precedente, come la ripetizione o la falsa interpretazione dell’enunciato. Infine, dato che l’umorismo verbale e situazionale spesso sono strettamente correlati, si segnala che il commento dei punti del testo analizzati seguirà l’andamento della trama, evitando così dei bruschi salti che avrebbero reso la contestualizzazione di ogni caso più farraginosa.
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Conference papers on the topic "Senso di luogo"

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Di Giacomo, Tullia Valeria. "Riconnettere i percorsi della memoria per valorizzare e salvaguardare: la riqualificazione del corridoio fluviale dell’Aniene." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7968.

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Abstract:
I territori attuali, spesso frammentati dal crescente e incontrollato consumo di suolo hanno bisogno di una pianificazione che ristabilisca la continuità dei luoghi contribuendo a tessere nuove relazioni, intese come legami fisici o immateriali, ed eventualmente ricostruire preesistenti legami di senso depauperati o eliminati. Come mostrato dal crescente uso dei moderni strumenti di comunicazione che altro non fanno che creare delle reti per facilitare la comunicazione e il collegamento tra persone nello spazio digitale, allo stesso modo rimane evidente la necessità di creare delle reti di collegamento nello spazio fisico: collegando i diversi paesi, collegando gli abitanti gli uni agli altri, collegando gli abitanti con il territorio e le sue risorse storiche e ambientali. In misura ancora più marcata, si ritrova l’urgenza di restituire un senso ad alcuni luoghi che hanno subito una trasformazione e una perdita di ruolo, di uso, di cura e quindi di dignità. Il caso di studio si colloca a Roma, lungo il corso del fiume Aniene, nel corridoio fluviale che ancora sopravvive all’aggressione del consumo di suolo e che tuttavia necessita di particolari attenzioni verso la protezione della risorsa ambientale e verso la protezione dai rischi connessi dalla presenza del corso d’acqua a ridosso di zone anche fortemente urbanizzate. L’obiettivo è quello di ricucire la frammentazione urbana e impedire l’ulteriore consumo di suolo lungo questi spazi aperti che sono il risultato di interventi di urbanizzazione, i cosiddetti “vuoti” di risulta, gli SLOAP (Space Left Over After Planning).
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