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1

Antoniazzi, Sandro. Il senso del lavoro oggi. Roma: EL-edizioni lavoro, 1989.

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2

Alacevich, Franca. Tempo del lavoro e senso della festa. Cinisello Balsamo (Milano): San Paolo, 1999.

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3

Alacevich, Franca. Tempo del lavoro e senso della festa. Cinisello Balsamo (Milano): San Paolo, 1999.

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4

Il senso del lavoro: Pratiche e saperi di donne. Verona: Ombre corte, 2014.

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5

Ethos giovanile e lavoro: Senso del lavoro e strategie professionali in una società differenziata. Milano, Italy: F. Angeli, 1985.

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6

Mancuso, Aldo, ed. Mobbing e modernità: la violenza morale sul lavoro osservata da diverse angolature per coglierne il senso, definirne i confini. Florence: Firenze University Press, 2004. http://dx.doi.org/10.36253/88-8453-243-4.

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Abstract:
Mobbing, perché se ne parla tanto? Le manifestazioni di violenza del lavoro non misurano soltanto manutenzione e cura del rischio lavorativo. Indicano lo stato dei rapporti tra modo di produrre, senso del lavoro, legami sociali, diritti? Il lavoro della globalizzazione, segnato da insopprimibile violenza, sembra denotare l'inconciliabilità tra le forme che assume nel mercato universale e le regole politiche della modernità: infortuni e malattie da lavoro (come le catastrofi ambientali, le guerre) opacizzano il rapporto tra economia e politica nelle democrazie e nei regimi totalitari? Basta l'omaggio di un'antropologia semplificata per lenire il dubbio che si insinua sulla qualità sociale dei luoghi del nostro mondo?
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7

Cillario, Lorenzo. L'" uomo di vetro" nel lavoro organizzato: Profili postmoderni della alienazione del senso e della soggettività : rassegna bibliografica critica promossa dal CRP. Bologna: Editoriale Mongolfiera, 1990.

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8

Mancuso, Aldo. Mobbing e modernità: La violenza morale sul lavoro osservata da diverse angolature per coglierne il senso, definirne i confini : punti di vista a confronto : atti del Convegno, Firenze, 20 aprile 2004, Aula magna dell'Università degli studi di Firenze. Firenze: Firenze university press, 2004.

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9

Bisutti, Francesca, and Elisabetta Molteni. La corte della Niobe. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-281-9.

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Abstract:
La coincidenza delle ricorrenze – l’Università Ca’ Foscari compie 150 anni dalla fondazione e sono passati 100 anni dalla fine della Grande guerra – invita a ricordare la coraggiosa, allora ancora giovane, Scuola Superiore di Commercio, che, alla fine del primo conflitto, è costretta a contare i suoi allievi caduti. Dopo due decenni, nel 1943, il Regio Istituto di Economia e Commercio stabilisce di dedicare la corte minore del palazzo Giustinian dei Vescovi alla memoria di tutti gli studenti, i docenti e i dipendenti caduti nei conflitti che fino ad allora avevano insanguinato il secolo. Monumenti, memorie e lapidi sono, in senso figurato, ricomposti nella statua di Niobe, Mater Studiorum che piange la morte violenta dei propri allievi. La corte della Niobe è abitata dalla potente scultura di Napoleone Martinuzzi, suo fulcro visivo ed emotivo, e da tanti, tanti nomi. Il tentativo è stato quindi di cominciare a restituire non solo la storia di quello spazio ma anche delle esistenze e del pensiero di coloro i cui nomi hanno qui trovato dimora. Questi aspetti della memoria sono stati al centro del lavoro di molti e sottotraccia nel lavoro di tutti: di chi si è occupato di delineare un profilo esistenziale dei caduti, di chi ha studiato le ideologie e le politiche che hanno animato i periodi tribolati delle guerre e dei dopoguerra o ha analizzato i processi istituzionali e la mentalità in tempo di guerra, di chi ha indagato sull’assetto e le trasformazioni architettoniche della corte. Ma il problema del tempo passato, delle tracce che lascia e di come conservarle si è posto anche a chi ha compiuto ricerche sui documenti e a chi ha studiato le pietre del sacrario e ne ha avuto cura.
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10

Becucci, Stefano, ed. Oltre gli stereotipi. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-764-1.

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Abstract:
Il volume raccoglie una serie di scritti di Renzo Rastrelli (1948-2008), a lungo docente di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale presso la facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze. L’antologia di testi mette in evidenza alcuni aspetti salienti del lavoro scientifico dell’autore: l’analisi, di là da stereotipi di senso comune, sull’immigrazione cinese in Italia; le dinamiche interne circa le modalità associative e le forme di interlocuzione che le comunità cinesi hanno con la società italiana; infine, il contesto sociale più ampio nel quale si trovano i migranti cinesi, richiamando l’attenzione sull’intreccio fra normative restrittive all’ingresso e facilitazione di pratiche illegali, che coinvolgono sia cittadini cinesi che italiani.
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11

Jasink, Anna Margherita, and Luca Bombardieri, eds. AKROTHINIA. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-766-1.

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Abstract:
Akrothinia raccoglie i contributi di ventitre giovani studiosi con l’obiettivo di tentare un quadro di insieme delle linee di indagine e degli interessi che nel corso degli ultimi anni hanno animato la ricerca nel campo della Preistoria e Protostoria del bacino dell’Egeo, attraverso la prospettiva degli ‘allievi’ e non dei ‘maestri’. L’orizzonte ampio delle tematiche archeologiche e filologiche e i nuovi spunti di approfondimento che si possono registrare nei lavori presentati in questo volume dimostrano con efficace chiarezza la vivacità e allo stesso tempo il valore della tradizione dell’egeistica italiana. In questo senso, il filo rosso che lega l’insieme dei contributi raccolti è rappresentato proprio dall’equilibrio fra il valore riconosciuto dagli autori alla lunga tradizione degli studi italiani, da un lato, e l’interesse positivo verso progetti in cui sperimentare la capacità di individuare nuove prospettive di indagine, dall’altro.
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12

Jasink, Anna Margherita, and Giulia Dionisio, eds. MUSINT 2. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-396-4.

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Abstract:
Musint 2 si propone come un testo da ‘leggere’ che accompagna il nuovo sito-web MUSINT II, seguendo e innovando le linee generali del precedente MUSINT. Ma, come i due progetti on-line differiscono sia negli aspetti tecnici che nei contenuti, pur mantenendo principi e finalità analoghi, così anche il nuovo volume assume un ruolo che lo rende una novità più consona ai progressi che caratterizzano le discipline archeologiche sia sotto l’aspetto scientifico che quello didattico. Viene mantenuta la suddivisione in tre sezioni. La prima contiene una serie di lavori direttamente legati al sito MUSINT II. Si nota un aumento delle presentazioni relative agli aspetti tecnici e didattici, ritenuti una innovazione del nuovo sito, rispetto ai contributi scientifici intesi in senso più tradizionale. La seconda sezione presenta una esemplificazione di lavori significativi di musealizzazione virtuale, volutamente scelta negli ambiti più vari, sottolineandone il taglio didattico. La terza sezione si presenta sullo stesso piano di quella del volume precedente, anche se sono riscontrabili delle novità proprio nella scelta delle ricerche: vengono infatti presentate tematiche già proposte in fase sperimentale e nuove ricerche che si sono venute individuando nel corso di questi anni attraverso le conoscenze più ampie sulle possibilità di una museologia digitale e interattiva.
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13

Mantovani, Marco. Contributo ad uno studio sul disvalore di azione nel sistema penale vigente. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg275.

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Abstract:
Il lavoro si incentra sul tema del rapporto fra disvalore di azione e disvalore di evento nella cornice della dimensione sostanziale e [i ]strutturale dell’illecito penale. Sotto il primo profilo, distaccandosi dall’opinione più sedimentata e dominante che, in nome dell’identificazione nel reato in un fatto lesivo di un bene giuridico, tende a estromettere qualsiasi rilevanza al disvalore della condotta e delle note soggettive che la contrassegnano, l’autore approfondisce, mettendone in luce limiti e incongruenze, quello che è il retroterra assiologico e normativo di questo orientamento, vale a dire il principio di offensività. Di quest’ultimo viene ricostruita la storia, tutta peculiarmente italiana, così da evidenziare le ragioni in forza delle quali in altre esperienze non si è avvertita l’esigenza di enuclearlo. Sempre in una prospettiva sostanziale, l’attenzione viene quindi focalizzata su campi di materia che sono in grado di mettere in discussione il primato del disvalore di evento, in senso sostanziale, rispetto al disvalore di azione. Sotto l’angolazione strutturale , vengono trattati gli aspetti concernenti tipologie di reato, o di sue manifestazioni, che, pur polarizzate su un evento o su un fatto naturalistico causalmente collegato alla condotta umana, hanno risentito del peso preminente attribuito dalla giurisprudenza al disvalore della condotta. Operato un raffronto ultimo con le istanze promananti dal principio di offensività, il lavoro si chiude con una breve postilla , nella quale l’autore suggerisce possibili alternative, de lege ferenda , atte a rimpiazzare le prestazioni che il principio di offensività non è in grado di adempiere.
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14

Torre, Valeria. La «privatizzazione» delle fonti di diritto penale. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg266.

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Abstract:
Il declino della legislazione di fonte statuale e la progressiva espansione della tendenza alla cosiddetta autonormazione hanno determinato un fenomeno per effetto del quale la disciplina di ampi settori delle attività sociali non è più rimessa all’originaria competenza statale, ma è, invece, affidata a quelli che sono i suoi più diretti destinatari, sì da dar luogo ad una sostanziale autodisciplina dei loro rapporti. Tali procedure di autoregolamentazione urtano, sul terreno del diritto penale, con il principio-cardine di questo ramo dell’ordinamento giuridico, che è rappresentato dal principio di [ii]riserva di legge . L’Autrice ritiene che questo contrasto possa essere superato in forza delle garanzie di democraticità interna che quelle procedure di autonormazione e di co-legislazione assicurano; e che, d’altra parte, le statuizioni, che ne sono il prodotto, paiono garantire un grado di effettività ben maggiore di quello associabile a quelle promananti da una legislazione statuale (che si vuole) esposta ad un alto grado di ineffettività. La materia sulla quale viene vagliata la tenuta complessiva di questi assunti è la disciplina penale della sicurezza sul lavoro. Si intraprende, in tal senso, un’ampia e articolata indagine comparata, che ha ad oggetto i paesi di common law e in particolare i modelli offerti dall’esperienza inglese e statunitense. Questa documentata disamina vale a confortare l’assunto per cui il ricorso all’autodisciplina, in sede di normazione avente ad oggetto la sicurezza sul lavoro nelle imprese, lungi dal condurre a riedizioni occulte del liberismo, garantisce il rispetto di tutti gli interessi in gioco; ciò in specie se e nella misura in cui alla stessa autodisciplina si abbina un sistema di controlli pubblici efficienti.
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15

Leite, Maria José de Holanda. Características funcionais de árvores em floresta tropical úmida. Editora Amplla, 2021. http://dx.doi.org/10.51859/amplla.cfa436.1121-0.

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Abstract:
Em ecossistemas florestais, a área basal é um dos primeiros parâmetros a se recuperar após qualquer tipo de perturbação na comunidade (GILMAN et al., 2016) e que há alteração dos valores das características funcionais das espécies arbóreas (FORTUNEL et al., 2012). Sabe-se ainda que essas características podem ser bons indicadores da ecologia das espécies, ajudando a compreender as respostas a diferentes ambientes ou regimes de perturbação (MENDÉZALONZO et al., 2012). Entretanto, a relação entre área basal, luz e a variação das características funcionais ainda é uma questão pouco explorada, especialmente em florestas tropicais com diferentes regimes de perturbação, como os fragmentos urbanos (CARREÑO-ROCABADO et al., 2012). Em um conceito contemporâneo da sucessão, sabe-se que em paisagens urbanas e periurbanas a sucessão é especialmente singular, pois a proximidade do meio urbano aumenta a probabilidade de perturbações antrópicas contínuas, as quais alteram continuamente o caminho da sucessão (MEINERS et al., 2015). Tais perturbações podem incluir: efeito de borda, poluição da água e do ar, caça, incêndios, deposição de lixo, ruído, retirada de madeira, crescimento das cidades, construção de ruas e mineração, impactando a estrutura e composição da floresta (AMLIN et al., 2012). Essas perturbações alteram as propriedades das plantas, com mudanças nos padrões de sobrevivência e consequentemente os valores das características funcionais. No caso das florestas, onde a luz é o principal recurso, sabe-se que no início da sucessão há maior luminosidade e menores valores de área basal (BOUKILI; CHADZON, 2017). Nesse ambiente tendem a ocorrer espécies com altos valores de área foliar, área foliar específica e conteúdo de clorofila (PÉREZ-HARGUINDEGUY et al., 2013), baixa densidade de madeira do caule e raiz, alto conteúdo de água no caule e raiz, o que aponta para estratégias ligadas à aquisição de recursos (CHADZON, 2007). À medida que a sucessão avança, as copas vão se fechando, o que faz com que mude a quantidade de luz que chega no chão da floresta, levando a maior sobrevivência de plantas com características mais ligadas à conservação do recurso luz (DONOVAN et al., 2011). A avaliação das características funcionais (sensu Violle et al. 2007) no conjunto de plantas de uma determinada área pode ser utilizada para entender as mudanças da vegetação sob diferentes pressões ambientais (LAVOREL; GARNIER, 2002). Em ambientes florestais, ao longo do processo de sucessão, as espécies lidam com variações nos níveis de luminosidade, recurso considerado importante para a regeneração e crescimento de plantas em florestas tropicais úmidas (CHEVIN; HOFFMANN, 2017). As plantas respondem às variações ambientais por meio de ajustes (resposta ecológica) ou adaptações (resposta evolutiva). A variabilidade dentro das populações é reflexo do ajustamento do valor de uma dada característica proveniente de um único genótipo, de acordo com mudanças no ambiente no tempo de vida do indivíduo (VALLADARES et al., 2014). Por outro lado, as adaptações resultam das variações da pressão seletiva ao longo do tempo evolutivo, capazes de produzir diferenças hereditárias entre espécies, pelo processo de evolução (RAMIREZ-VALIENTE et al., 2015). Sabe-se que dos diferentes órgãos da planta, sem dúvida a folha é o que mais se ajusta às variações de luz, especialmente no início da sucessão onde há maior incidência de luz (LAURANS et al., 2012). Conhecer essas características ajudar a entender melhor o funcionamento das florestas tropicas úmidas e planejar uma possível restauração desses fragmentos, caso seja necessário.
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