Dissertations / Theses on the topic 'Secc'

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Vitucci, Andrea <1992&gt. "Sistemi di gestione delle Acque della Serenissima (secc. XVI-XVII)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20639.

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Abstract:
Il testo racconta delle magistrature e i principali interventi fatti nell'ambiente lagunare e il circostante territorio controllato dalla Dominante dall'istituzione del Magistrato Alle Acque del 1501 fino alla caduta di Venezia nel 1797. Sono citati i maggiori esponenti idraulici e ingegneristici del periodo e le loro opere.
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Maravic, Tihana <1976&gt. "Il folle in Cristo come performer. Teatralità e performatività nel fenomeno della sacra follia a Bisanzio (secc. IV-XIV) e in Russia (secc. XI-XVII)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1118/1/Tesi_Maravic_Tihana.pdf.

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Maravic, Tihana <1976&gt. "Il folle in Cristo come performer. Teatralità e performatività nel fenomeno della sacra follia a Bisanzio (secc. IV-XIV) e in Russia (secc. XI-XVII)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1118/.

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Pelizza, Andrea <1970&gt. "Venezia e il riscatto degli schiavi in Età Moderna, secc. XVI-XVIII." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4032/1/PELIZZA_ANDREA_TESI.pdf.

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Abstract:
Lo scopo del lavoro è di seguire, attraverso la disamina di fonti edite e inedite, le particolarità che, in età moderna, caratterizzarono la “via veneziana” al riscatto dei sudditi veneti che fossero detenuti a vario titolo dai “turchi”, e soprattutto dagli stati «barbareschi» della costa settentrionale africana. In particolare, lo studio si propone di concentrarsi sull'azione dei Provveditori sopra ospedali e luoghi pii. Tale magistratura, formata da tre patrizi ed esistente fin dal 1561 per tutelare gli ospedali maggiori veneziani e le molte altre istituzioni di ricovero esistenti in città, e nel contempo vigilare sulla loro corretta gestione amministrativa ed economica, dal 1588 e fino alla caduta della Repubblica nel 1797 fu incaricata anche del riscatto, aggiungendo quindi alla propria precedente denominazione la formula e al riscatto degli schiavi. A un organo dello Stato veniva dunque assegnata una funzione di controllo e superiore organizzazione, volta ad evitare il disperdersi delle sollecitate donazioni private ed un’eventuale scorretta gestione delle stesse. Il lavoro si focalizza poi sulle modalità con cui avveniva materialmente il riscatto dei sudditi veneti, o “esteri” ma al servizio veneto, che versassero in una condizione di bisogno, seguendo l'azione degli intermediari (spesso mercanti, cristiani o ebrei, o consoli di varie nazioni) che vivevano o si recavano nel territorio delle Reggenze nordafricane e contrattavano il prezzo necessario. Infine la ricerca, concentrandosi sul XVIII secolo, mira a valutare il quadro dei rapporti tra il governo veneziano, la Scuola veneziana della Trinità, dedita al riscatto, e i padri Trinitari, stabilitisi nel 1723 negli Stati veneti. Solo abbastanza tardi, infatti, e per un limitato arco di anni (fino al 1735), anche Venezia, sulla scorta di quanto da tempo praticato da altre potenze europee, decise – per ragioni principalmente di risparmio – di affidarsi per la gestione delle operazioni di riscatto ai religiosi.
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Pelizza, Andrea <1970&gt. "Venezia e il riscatto degli schiavi in Età Moderna, secc. XVI-XVIII." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4032/.

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Abstract:
Lo scopo del lavoro è di seguire, attraverso la disamina di fonti edite e inedite, le particolarità che, in età moderna, caratterizzarono la “via veneziana” al riscatto dei sudditi veneti che fossero detenuti a vario titolo dai “turchi”, e soprattutto dagli stati «barbareschi» della costa settentrionale africana. In particolare, lo studio si propone di concentrarsi sull'azione dei Provveditori sopra ospedali e luoghi pii. Tale magistratura, formata da tre patrizi ed esistente fin dal 1561 per tutelare gli ospedali maggiori veneziani e le molte altre istituzioni di ricovero esistenti in città, e nel contempo vigilare sulla loro corretta gestione amministrativa ed economica, dal 1588 e fino alla caduta della Repubblica nel 1797 fu incaricata anche del riscatto, aggiungendo quindi alla propria precedente denominazione la formula e al riscatto degli schiavi. A un organo dello Stato veniva dunque assegnata una funzione di controllo e superiore organizzazione, volta ad evitare il disperdersi delle sollecitate donazioni private ed un’eventuale scorretta gestione delle stesse. Il lavoro si focalizza poi sulle modalità con cui avveniva materialmente il riscatto dei sudditi veneti, o “esteri” ma al servizio veneto, che versassero in una condizione di bisogno, seguendo l'azione degli intermediari (spesso mercanti, cristiani o ebrei, o consoli di varie nazioni) che vivevano o si recavano nel territorio delle Reggenze nordafricane e contrattavano il prezzo necessario. Infine la ricerca, concentrandosi sul XVIII secolo, mira a valutare il quadro dei rapporti tra il governo veneziano, la Scuola veneziana della Trinità, dedita al riscatto, e i padri Trinitari, stabilitisi nel 1723 negli Stati veneti. Solo abbastanza tardi, infatti, e per un limitato arco di anni (fino al 1735), anche Venezia, sulla scorta di quanto da tempo praticato da altre potenze europee, decise – per ragioni principalmente di risparmio – di affidarsi per la gestione delle operazioni di riscatto ai religiosi.
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CICERCHIA, ANDREA. "Giustizia di antico regime: il Tribunale criminale dell'Auditor Camerae (secc. XVI-XVII)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1372.

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Abstract:
Questa ricerca si propone di ripercorrere le linee applicative del governo della giustizia all’interno della macchina statale pontificia nei secoli di antico regime. In particolare è stata presa in analisi la lunga parabola evolutiva della giurisdizione criminale di una magistratura ordinaria per la città di Roma e centrale (in grado di appello) per l’intero territorio statale: il Tribunale criminale dell’Auditor Camerae, autonomo dal 1485 dalla Camera apostolica, dotato di ampia autorità, civile e criminale, nei confronti di ecclesiastici e laici di curia. Le sue vaste competenze in materia camerale lo connotarono, sin dagli inizi del XVI secolo, come organo principale nell’erogazione della giustizia civile nella città tiberina; la caratteristica “bifronte” (spirituale e temporale) tipica del potere pontificio condusse inoltre il Tribunale ad estendere – in materia camerale e di inadempienza alle bolle pontificie – la propria giurisdizione “sin dove era accesso alla croce”, con la facoltà di comminare scomuniche e interdetti. L’inestricabilità di tali competenze e la complessità delle procedure in materia criminale hanno così inclinato la storiografia a lasciarne in ombra le dinamiche a favore di una più ampia considerazione dell’aspetto civile (corroborato d’altronde da una più vasta conservazione del fondo civile rispetto a quello criminale). L’indagine presente si è posta quindi l’obiettivo di portare in primo piano la procedura in criminalibus della giustizia esercitata dall’ Auditor Camerae. Nello specifico si è realizzato uno studio incrociato di due piani cronologici relativi all’evoluzione del Tribunale: da un lato si è fatto ordine nella normativa ufficiale, prendendo a riferimento un percorso plurisecolare che dal 1485 potesse abbracciarne l’intera evoluzione giuridico-istituzionale fino alla prima metà del Settecento. Le fonti utilizzate in questo contesto sono state reperite, oltre che attraverso i bullarum ufficiali, anche in diversi fondi conservati presso l’Archivio Segreto Vaticano e nelle raccolte di bandi ed editti emanati dal Tribunale; dall’altro lato, invece, ci si è voluti approcciare ad un’indagine in grado d’intrecciare tali fonti normative con quelle conservate presso il fondo del Tribunale criminale (conservato all’Archivio di Stato di Roma), allo scopo di approfondire l’analisi della struttura istituzionale - in particolare quella dei giudici della luogotenenza criminale e dei notai – e di registrarne l’inevitabile scarto rispetto a quello che fu l’effettivo esercizio della giustizia; cercando, in quest’ultimo caso, di focalizzare l’indagine in quel periodo, tra Cinque e Seicento, definibile come il vero e proprio apogeo del Tribunale. Quello che emerge, in definitiva, da questa ricerca è l’immagine di un complesso organismo giudiziario che soprattutto tra la fine del Cinquecento e gli inizi del secolo successivo – in particolare attorno agli anni della riforma paolina (1612) – si trovò a ricoprire un ruolo non secondario anche dal punto di vista della giustizia criminale e non solo nella giurisdizione romana ma nell’intero contesto territoriale dello Stato della Chiesa. Vengono così a definirsi alcuni aspetti istituzionali di un Tribunale (per il quale manca uno sguardo specifico nelle più recenti analisi storiografiche), che permettono di tracciare considerazioni più vaste sull’intero governo della giustizia nei territori della Chiesa tra XVI e XVII secolo.
This research aims to review the implementing guidelines of the government of justice within the papal state machinery during the centuries of old regime. In particular it was taken into analysis the long evolutionary parable of the criminal jurisdiction of an ordinary bench for the city of Rome and of a central one for the whole territory of the State: the Criminal Court of Auditor Camerae, autonomous from 1485 from the Apostolic Camera, endowed with large civil and criminal competences on clergy and laity of the Curia. Its vast competences on Chambers connoted it, since the beginning of the 16th century, as the main organ in the provision of civil justice in Rome; both the characteristics of papal power (spiritual and temporal) led the Court to extend – in the field of Commerce and of non-compliance to the papal bulls – its jurisdiction, with the power to impose excommunications and interdicts. The impossibility to divide these skills and the complexity of the procedures in criminal matter have so inclined historiography to overshadow the dynamics in favor of a broader consideration of the civil aspect (indeed corroborated by a wider conservation of the civil fund, compared to the criminal one). Therefore the present research’s purpose is to highlight the procedure in criminalibus of Justice exerted by Auditor Camerae. Specifically, it was developed a cross-study of two chronological plans concerning the development of the Court: on the one hand, it has been made some order in the official law, with reference to a centuries-old route that from 1485 could embrace the entire legal and institutional development until the first half of the eighteenth century. The sources used in this context were found, as well as through the official bullarum, also in various funds kept in the Vatican Secret Archives and in the collections of announcements and edicts issued by the Court; on the other hand, the present research aims to approach an investigation able to weave these normative sources with those ones preserved in the fund of the criminal court (preserved in the State Archives of Rome) in order to deepen the analysis of the institutional structure - in particular that of the judges of officer of the police and notaries - and record the inevitable deviation from what was the effective exercise of justice; in the latter case, the attempt was to focus the investigation on that period, between the sixteenth and seventeenth century, defined as the real apogee of the Court. What emerges, ultimately, from this research is the image of a complex judicial organism that especially in the late sixteenth and early next century - particularly around the years of the reform of Paul V (1612) - was found to play an important role even from the criminal justice’s point of view and not just in roman jurisdiction but in the whole Papal State’s territorial context. Are so defined some institutional aspects of a Court (which has not been specifically examined by the most recent historiographical analysis), which make it possible to trace broader considerations about the entire government of justice in the territories of the Church between the sixteenth and seventeenth century.
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Lofoco, Luisa <1970&gt. "Culto e immagini dei santi militari in Puglia e Basilicata (secc. XI-XV)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4158/1/Lofoco_Luisa_tesi.pdf.

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Lofoco, Luisa <1970&gt. "Culto e immagini dei santi militari in Puglia e Basilicata (secc. XI-XV)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4158/.

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Terlizzi, Francesco Paolo. "La regalità sacra nel Medioevo : l'anonimo normanno e la riforma romana, secc. XI-XII /." Spoleto : Fondazione Centro italiano di studi sull'alto Medioevo, 2007. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb41133892t.

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Abstract:
Texte remanié de: Doctorat--Histoire médiévale--Bologne (Italie)--Università degli studi di Bologna, 2004. Titre de soutenance : I trattati dell'Anonimo Normanno : ricerche di ecclesiologia.
Bibliogr. p. 193-200.
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Tomassetti, Stefano <1992&gt. "L'Oratorio e la cura. Assistenza e medicina nella Roma dei papi (secc. XVI-XVII)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/9716/1/S.%20Tomassetti%2C%20L%27Oratorio%20e%20la%20cura%20%28tesi%20di%20dottorato%29.pdf.

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Abstract:
La tesi è incentrata sul rapporto tra una comunità religiosa maschile, la Congregazione dell'Oratorio di Roma dei secoli XVI e XVII, e il concetto di cura, mettendo in dialogo storia sociale, storia religiosa e storia della medicina. La prima parte indaga il coinvolgimento degli Oratoriani nella rete caritativa urbana, sottolineando il loro contributo nello sviluppo e nell'amministrazione di una serie di ospedali, ma anche il loro impegno pratico nella cura spirituale e corporale dei malati. La seconda parte prende in esame i professionisti sanitari che frequentavano l'Oratorio, inquadrando il loro rapporto con i padri nel quadro di una più ampia rete di connessioni sociali e politiche nella Roma pontificia. Inoltre, mettendo in rilievo le specificità di speziali, barbieri-chirurghi e medici, l'indagine considera il loro coinvolgimento nella vita religiosa della comunità e la messa a frutto del loro sapere, in ambito umanistico e anatomico. La terza parte studia il complesso rapporto dei sacerdoti con il proprio corpo e con la salute. Viene rilevato il peso delle condizioni sanitarie nell’accettazione di nuovi membri, i legami tra estetica, identità sociale e medicina, ma si prendono in considerazione anche l’ambigua funzione del cibo – inteso come strumento di ascesi che di cura – e il funzionamento concreto dell'organizzazione medica della comunità. Inoltre, un capitolo analizza la circolazione del sapere medico, evidenziando il ruolo della biblioteca, la raccolta e lo scambio di ricette mediche e l'importanza della spezieria comunitaria, mentre un altro capitolo si focalizza sui viaggi terapeutici e sulla pratica del termalismo. L'ultima parte è incentrata sulla peste romana del 1656-57, analizzando il modo in cui la Congregazione affrontò lo scoppio e lo sviluppo dell'epidemia, sia in casa che in città, per sottolineare il fragile e ambiguo equilibrio che definirono tra carità e tutela della salute.
The thesis focuses on the relationship between a male religious community, the Congregation of the Oratory of Rome of the 16th and 17th centuries, and healthcare, connecting social history, religious history and history of medicine. The first part centers on the involvement of the Oratorians in the urban charitable network, underlining their contribution in the development and the administration of a series of hospitals, but also their practical commitment in the spiritual and bodily care of the sick. The second part concentrates on the health professionals who attended the Oratory, framing their relationship with the fathers within a broader network of social and political connections in the Papal Rome. Also, stressing the differences between apothecaries, barber-surgeons and physicians, the analysis considers their involvement in the religious life of the community and the exploitation of their humanistic and anatomical expertise. The third part studies the complex relationship of the priests with their own bodies and healthcare. It highlights the weight of bodily conditions for the acceptance of new members in the Oratory, and the links between aesthetics, social identity and medicine, but it takes into account also the ambiguous functions of food – intended as a tool both for asceticism and healthcare – and the concrete functioning of the medical organization of the community. Moreover, a chapter analyses the circulation of medical knowledge, highlighting the role of the library, the collection and exchange of medical recipes and the importance of the Oratorian apothecary shop, while another chapter concentrates upon the therapeutic voyages and the practice of thermalism. The last part, focusing on the Roman plague of 1656-57, analyses how the Congregation coped with the epidemic outbreak and development, both in the house and in the city, in order to underline their fragile and ambiguous balance between charity and health protection.
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Pavanetto, Rossana <1956&gt. "Rettori nell'Albania veneta (secc. XV-XVII): note sulla comunicazione politica tra centro e periferia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6335.

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Vedovetto, Paolo. "Corpus della scultura altomedievale delle diocesi di Padova e Malamocco/Chioggia (secc. VI-X)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425745.

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Abstract:
The main aim of this research is the catalogue of the Early Medieval stone sculpture of the Dioceses of Padova and Chioggia (6th - 10th Century AD). The catalogue entries give a detailed description of each stone and a discussion of its date and art-historical connections (both within Veneto region and beyond). Furthermore numerous reconstruction drawings of the liturgical furniture accompany the critical analyses. This thesis also includes a discussion of the historical and archaeological context of the stones and the reconstruction of the parish church system during the Early Middle Ages by using all the sources available (historical documents, archaeological data, inscribed stones and stone sculpture, the church titles, pastoral visiting). A chapther is expecially focused on the provenance identification of white marble elements from the Cathedral and the church of Santa Giustina in Padova (6th c.). 17 marble samples have been macroscopically described and investigated by means of mineralogical and petrographic observations of thin sections and stable isotope ratio analysis of carbon and oxygen.
L’obiettivo di questa ricerca è la catalogazione e l’analisi della scultura architettonica e di arredo liturgico altomedievale nelle diocesi di Padova e Malamocco/Chioggia. Dopo l’esame autoptico, per ogni reperto è stata compilata una scheda catalografica conformata al modello del “Corpus della scultura altomedievale” edito dalla Fondazione Centro italiano di studi sull’alto medioevo di Spoleto, mentre l’identificazione funzionale dei frammenti ha consentito di proporre, ove possibile, la ricostruzione dell’arredo liturgico originario. All’analisi tipologica e stilistica dei manufatti si è affiancato uno studio minero-petrografico e isotopico di 20 campioni prelevati da alcuni frammenti provenienti dalla Cattedrale di Padova (scavi 2011-2012), da Santa Giustina di Padova e da San Zaccaria di Codevigo (Pd) con lo scopo di determinare la qualità e la provenienza dei marmi utilizzati. Completato il catalogo delle sculture, si è proceduto alla raccolta delle fonti utilizzabili per costruire un campione di chiese riconoscibili con una certa probabilità come altomedievali (documentazione scritta, dati di scavo, epigrafia, foto e disegni storici, intitolazione).
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Ferrando, Francesca. "Internare per rieducare. I ricoveri per mendicanti a Bologna, Venezia e Genova (secc. XVII-XVIII)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2020. http://hdl.handle.net/11577/3425912.

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Abstract:
La tesi si propone di studiare il funzionamento di tre ricoveri per mendicanti attivi nella seconda metà del XVII secolo, ponendo in luce le pratiche rieducative utilizzate nei confronti dei ricoverati e il ruolo rivestito dal lavoro al loro interno. I casi studio presi in analisi sono: l'Ospedale dei mendicanti di Bologna, fondato nel 1563, l'Ospedale di San Lazzaro dei mendicanti di Venezia del 1591 e l'Albergo dei poveri di Genova realizzato a partire dal 1656. La scelta è stata effettuata prendendo in considerazione sia la scarsa letteratura sul tema, sia la rilevanza storica rivestita da questi enti nel panorama degli studi sull'assistenza in età moderna. Se gli Ospedali dei mendicanti di Bologna e di Venezia rappresentano i primi casi italiani di istituzioni preposte all'internamento dei miserabili, l'Albergo dei poveri genovese è considerato il prototipo di quella che può essere interpretata come una seconda generazione di questa tipologia di istituti. Ad oggi la storiografia si è interrogata soprattutto sulla bontà delle tesi focaultiane inerenti la repressione di ogni forma di devianza tralasciando, tuttavia, di occuparsi dell'organizzazione pratica e amministrativa di questi enti. L'arco cronologico individuato (seconda metà del XVII secolo - primi trent'anni del XVIII) consente di evidenziare i mutamenti di mentalità avvenuti nel corso del Seicento nei confronti dei poveri, evidenziando di conseguenza le differenze tra il modello proposto dagli Ospedali dei mendicanti e quello dell'Albergo dei poveri. Uno degli scopi principali degli Ospedali dei mendicanti era, da statuto fornire ai ricoverati un bagaglio di conoscenze teoriche e pratiche che consentisse di reinserirsi nella società civile. In questo contesto rivestivano un ruolo nevralgico tutte quelle forme di lavoro che i mendicanti dovevano svolgere all'interno o all'esterno dell'Ospedale. A seconda dell'età e del sesso venivano attuati diversi percorsi formativi: i ragazzi di sesso maschile potevano essere mandati a bottega ad imparare un mestiere, mentre le femmine a servire nelle case. Coloro che rimanevano nell'istituto dovevano svolgere compiti di basso servizio, come la pulizia delle stanze, la preparazione dei cibi e la sorveglianza alle porte dell'Ospedale, ed erano impiegati all'interno delle manifatture tessili. La tesi è composta da sei capitoli divisibili tematicamente in tre nuclei tematici (vedi indice provvisorio in allegato): i primi due capitoli sono dedicati all'inquadramento istituzionale, il quarto alle categorie di soggetti accolti mentre gli ultimi tre al lavoro svolto dai ricoverati.
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Carminati, Erika Ottavia. "Rituali e cerimoniali civici nella Terraferma veneziana. Il caso della città di Bergamo (secc. XVII-XVIII)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3424829.

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Abstract:
The present thesis investigates the ritual and the ceremonial dimension of an urban reality of the Venetian Mainland: the city of Bergamo. The point of departure of the analysis is constituted by the “Book of the Ceremonials” compiled by the chancellors starting from the end of the XVII century. The investigation follows three directives: the first one considers the defining aspects of the cultural and ritual identity of the City of Bergamo and it has for objective to reconstruct the festive civic calendar and to investigate some of the more recurrent ritual occasions in their socio-political implications. The second one aims to individualize the uses and the functions of the public devotional rituality during the XVIII century and to reconstruct some disputes which arose between the ecclesiastical institution and the City in the management of the "immaterial patrimony". Finally, the third one, intends to clarify the cultural and political relationship between the civic institution and the republican one: for this purpose, some of the principal ceremonies that were constituted around the “Rectors” are considered, such as the ceremonials entrances and exits from the City, the ceremonies of baptism of their children, the elections to the "patronage", as well as the cases in which some of these ceremonies were disturbed in order to express contestatory positions.
La presente tesi indaga la dimensione rituale e cerimoniale di una realtà urbana della Terraferma veneziana: la città di Bergamo. Il punto di partenza dell’analisi è costituito dal "Libro de’ Cerimoniali" della città, redatto dai cancellieri bergamaschi a partire dalla fine del secolo XVII. L’analisi viene quindi condotta secondo tre direttive, tra di esse intrecciate. La prima considera gli aspetti definenti l’identità culturale e rituale della Città di Bergamo e ha per obiettivo quello di ricostruire il calendario civico festivo e quello di indagare alcune delle occasioni rituali più frequenti, nelle loro implicazioni sociopolitiche. La seconda, invece, mira ad individuare gli usi e le funzioni della ritualità devozionale- pubblica e collettiva - durante il secolo XVIII, ricostruendo alcune delle vicende concorrenziali sorte tra l’istituzione ecclesiastica e quella municipale nella gestione del “patrimonio immateriale” cittadino. La terza, infine, intende chiarire la relazione politico- culturale dispiegatasi tra l’istituzione civica bergamasca e quella repubblicana. A tale scopo, si prendono in considerazione alcune delle cerimonie principali che si costituirono attorno ai Rettori di Terraferma, quali le entrate e le uscite cerimoniali dalla Città, le cerimonie di battesimo dei loro figli, le elezioni al “patronato”, nonché i casi in cui alcune di queste cerimonie furono alterate in funzione dell’espressione di istanze contrarie o contestatorie.
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Pellegrini, Letizia. "I manoscritti dei predicatori : i dominicani dell'Italia mediana e i codici della loro predicazione, secc. XIII-XV /." Roma : Istituto storico dominicano, 1999. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb372132276.

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Azzolini, Mauro. "Una gioiosa baldanza: immagini, modelli e lessico della giovinezza guerriera nelle letterature galloromanze dei secc. XI-XIII." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425875.

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Abstract:
The present work is a study on the status attributed to youth by the french medieval literature of the centuries XI-XIII. The literary images connected to this age of life both in the Old-french texts and in the Provençal ones are, in fact, referable to the archetype of warrior youth and to its renovated use in feudal times. After an introduction dedicat-ed to the reconstruction of the historical-critical debate on the issue, my thesis is divided into three chapters: the first one is based on the study of the vocabulary concerning young people; in the second chapter I examined the most interesting literary works in which the relationship between the young and the warrior take place; the third chapter is dedicated to the relationship between youthful narrative and narrative structures. In con-clusion, I try to interpret the phenomenon of the feudal restoration of the warrior youth myths as a whole.
Il presente lavoro si configura come uno studio sul particolare statuto attribuito alla giovinezza dalle letterature galloromanze dei secc. XI-XIII. Le immagini collegate a que-sta età della vità tanto nei testi antico-francesi quanto in quelli provenzali sono, infatti, riconducibili all’archetipo della giovinezza guerriera e ad una sua rifunzionalizzazione in epoca feudale. Dopo un’introduzione dedicata alla ricostruzione del dibattito storico-critico sulla questione la tesi si articola in tre capitoli: il primo è dedicato all’indagine sul lessico riguardante i giovani; nel secondo vengono analizzate le più interessanti ma-nifestazioni letterarie del rapporto tra giovane e funzione guerriera; il terzo, infine, è de-dicato alla relazione tra racconto giovanile e strutture narrative e ad un tentativo di in-terpretazione complessiva del fenomeno.
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CARACAUSI, ANDREA. "Dentro la bottega: impresa e mercato del lavoro in età moderna: (Padova, arte della lana, secc. XVI-XVII)." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2006. http://hdl.handle.net/11565/4050992.

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Di, Zio Cristina. "Fonti della tradizione liturgico-musicale in notazione ravennate (secc. XI-XII). Il repertorio dei canti per la Messa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425591.

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Abstract:
This work is placed inside a large project of research, that intends to reconstruct in a systematic way the liturgical-musical tradition used in the Church of Ravenna between the XI-XII century. In the latest years the so-called “Ravenna notation” has been discovered and analyzed. From the ‘Ravenna notation” this study moves, because it has been the main way to identify the liturgical-musical sources to attribute to the Ravenna area. Sixty-eight sources in Ravenna-notation have been collected: among them thirty-one for the Mass liturgy and thirty-four for Office liturgy. In order to make the collected information available and to begin the study and the analysis of the repertories: - a descriptive form has been drown up for each of the identified sources; - the list of chants in each source related to the Mass in XII century, in which the relations between Ravenna source and reference repertories are indicated. The following studies are included in the preliminary chapters: - the history of the Church of Ravenna in order to point out the way in which liturgical tradition was formed; - specific aspects of calendar and liturgy emerged from the sources; - characteristics of Ravenna notation; - characteristics of decoration of the sources.
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CARPENTIERI, CHIARA MARIA. "PER UN PRIMO CENSIMENTO DELLE FONTI STORICHE E LETTERARIE UNGHERESI DEI SECC. XV-XVII IN TRE BIBLIOTECHE LOMBARDE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3154.

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Abstract:
Lo studio propone un primo censimento delle fonti storiche e letterarie ungheresi, manoscritte e a stampa e redatte in lingua italiana o latina, conservate nelle biblioteche di Bergamo (Civica Angelo Mai) e Milano (Ambrosiana e Nazionale Braidense); spesso inediti, tali documenti costituiscono, accanto alle consuete fonti archivistiche, valide testimonianze delle profonde relazioni politiche e culturali stabilitesi tra la nazione italiana e quella ungherese nei secoli XV-XVII. Se nel fondo manoscritto dell’Ambrosiana è stato possibile rinvenire ben 284 "hungarica", 251 sono gli stampati reperiti nei fondi antichi delle tre biblioteche. Di tale materiale, suddiviso in due cataloghi, è stata fornita un’accurata descrizione bibliografica, preceduta da un capitolo introduttivo, in cui, individuate le antiche collocazioni dei documenti (tra le quali spicca la biblioteca padovana dell'erudito Gian Vincenzo Pinelli), si fornisce un’analisi delle diverse tipologie di fonti (suddivise nelle categorie: "Autori ungheresi"; "Avvisi e scritture relativi alla Lunga Guerra"; "Dedicatari ungheresi"; "Epistole, discorsi e orazioni"; "L’Ungheria nella leggenda"; "Testi con riferimento non esplicito all’Ungheria"; "Testi storici"; "Trattatistica") e si dà risalto ad alcune opere, che, tra numerosissime altre, ben si sono prestate a testimoniare i rapporti italo-magiari durante il Basso Medioevo e l’età moderna.
This study takes a first census of handwritten or printed historical and literary Hungarian sources, written in Italian or Latin, kept in the libraries of Bergamo – Civica Angelo Mai –, and Milan – Ambrosiana and Nazionale Braidense. Often unpublished, those documents make up, next to the usual archivial sources, valid evidence of the important political and cultural relations established inbetween the Italian and the Hungarian nations in the 15th-17th centuries. If it has been possible to find out 284 "hungarica" in the manuscripts of the Ambrosiana Library, 251 are the printed one found in the three libraries. A careful bibliographic work has been done describing this material, divided in two catalogues, with an introducing chapter which, once discovered the ancient classification of those documents – one of the most important is the Gian Vincenzo Pinelli’s library of Padua –, analyzes closely the different tipology of sources. These documents has been subdivided in classes: "Hungarian authors"; "Long war dispatches and writings"; "Hungarian dedicatees"; "Epistles, speeches and orations"; "Legendary Hungary"; "Texts not explicitly referred to Hungary"; "Historical texts"; "Treatises". Finally, some texts are emphasized, among many others, to give testimony of the Italian-Hungarian relations during early Middle Ages and Modern Age.
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CARPENTIERI, CHIARA MARIA. "PER UN PRIMO CENSIMENTO DELLE FONTI STORICHE E LETTERARIE UNGHERESI DEI SECC. XV-XVII IN TRE BIBLIOTECHE LOMBARDE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3154.

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Abstract:
Lo studio propone un primo censimento delle fonti storiche e letterarie ungheresi, manoscritte e a stampa e redatte in lingua italiana o latina, conservate nelle biblioteche di Bergamo (Civica Angelo Mai) e Milano (Ambrosiana e Nazionale Braidense); spesso inediti, tali documenti costituiscono, accanto alle consuete fonti archivistiche, valide testimonianze delle profonde relazioni politiche e culturali stabilitesi tra la nazione italiana e quella ungherese nei secoli XV-XVII. Se nel fondo manoscritto dell’Ambrosiana è stato possibile rinvenire ben 284 "hungarica", 251 sono gli stampati reperiti nei fondi antichi delle tre biblioteche. Di tale materiale, suddiviso in due cataloghi, è stata fornita un’accurata descrizione bibliografica, preceduta da un capitolo introduttivo, in cui, individuate le antiche collocazioni dei documenti (tra le quali spicca la biblioteca padovana dell'erudito Gian Vincenzo Pinelli), si fornisce un’analisi delle diverse tipologie di fonti (suddivise nelle categorie: "Autori ungheresi"; "Avvisi e scritture relativi alla Lunga Guerra"; "Dedicatari ungheresi"; "Epistole, discorsi e orazioni"; "L’Ungheria nella leggenda"; "Testi con riferimento non esplicito all’Ungheria"; "Testi storici"; "Trattatistica") e si dà risalto ad alcune opere, che, tra numerosissime altre, ben si sono prestate a testimoniare i rapporti italo-magiari durante il Basso Medioevo e l’età moderna.
This study takes a first census of handwritten or printed historical and literary Hungarian sources, written in Italian or Latin, kept in the libraries of Bergamo – Civica Angelo Mai –, and Milan – Ambrosiana and Nazionale Braidense. Often unpublished, those documents make up, next to the usual archivial sources, valid evidence of the important political and cultural relations established inbetween the Italian and the Hungarian nations in the 15th-17th centuries. If it has been possible to find out 284 "hungarica" in the manuscripts of the Ambrosiana Library, 251 are the printed one found in the three libraries. A careful bibliographic work has been done describing this material, divided in two catalogues, with an introducing chapter which, once discovered the ancient classification of those documents – one of the most important is the Gian Vincenzo Pinelli’s library of Padua –, analyzes closely the different tipology of sources. These documents has been subdivided in classes: "Hungarian authors"; "Long war dispatches and writings"; "Hungarian dedicatees"; "Epistles, speeches and orations"; "Legendary Hungary"; "Texts not explicitly referred to Hungary"; "Historical texts"; "Treatises". Finally, some texts are emphasized, among many others, to give testimony of the Italian-Hungarian relations during early Middle Ages and Modern Age.
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Fauliri, Manuel. "Il beneficium tra dono e inalienabilità: indagine su uno strumento di relazione nel regnum Italiae (secc. VIII-X)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2020. http://hdl.handle.net/11572/261336.

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Abstract:
A partire dalla pubblicazione del Saggio sul dono di Marcel Mauss gli antropologi si sono diffusamente occupati delle dinamiche relative allo scambio di doni e al carattere obbligatorio della corresponsione da parte del ricevente. Tuttavia, tra le varie tipologie di donazioni è emersa una forma molto particolare individuata dall’antropologa statunitense Annette Weiner che è tornata a indagare le società dell’Oceania, studiate a suo tempo da Bronislaw Malinowski, pubblicando nel 1992 un importante lavoro ad essa relativo. Si tratta di una forma di dono paradossale che riguarda i possessi inalienabili, beni che per definizione non dovrebbero essere ceduti e tuttavia, dal momento che la loro durata nel tempo supera quella dei detentori originari, devono essere necessariamente trasferiti. Ad essi si lega il paradosso, individuato dalla studiosa, di keeping-while-giving che ben esprime la caratteristica per cui su tali beni il detentore originario tende a mantenere il controllo nonostante essi vengano donati, consentendo dunque l’alienazione di possessi inalienabili. In una società come quella altomedievale nella quale i doni rivestono grande importanza emerge, tuttavia, uno strumento particolarmente sfuggente per alcune sue caratteristiche specifiche; si tratta del beneficium. Esso è tradizionalmente connesso al rapporto “vassallatico-beneficiario”, interpretato come una sorta di retribuzione per il servizio militare reso a un signore, e fino a qualche tempo fa associato intrinsecamente al concetto di “feudalesimo” che sul finire del secolo scorso è stato al centro di un acceso dibattito tra gli studiosi. Alla luce delle acquisizioni antropologiche ho cercato dunque di indagare il beneficium nell’Italia altomedievale con l’intento di comprendere in che misura esso si inserisca nelle dinamiche dello scambio di doni e in che termini possa essere ritenuto un “dono”, dal momento che dalle fonti indagate sembra aderire molto bene al paradosso descritto da Annette Weiner. Nella prima sezione della tesi vengono dunque ripercorsi i principali apporti antropologici e storiografici relativi al tema del dono, per spostare poi l’attenzione al tema specifico del beneficium richiamando le posizioni in merito degli studiosi tanto in ambito internazionale quanto in ambito specificamente italiano. La seconda sezione ruota attorno a quattro casi di studio scelti per condurre l’indagine sullo strumento beneficiario, costituiti da quattro grandi monasteri di fondazione regia nel regnum Italiae di tradizione longobarda che offrono corpora documentari continuativi e compatti. Proprio la storia dei singoli enti monastici ha permesso di definire il punto di partenza cronologico per l’indagine, vale a dire il secolo VIII quando tali enti vennero fondati, per situare il punto di arrivo nell’anno 924 con la morte dell’imperatore Berengario I, ultimo discendente di Carlo Magno per linea materna, che riuscì ad assumere il titolo imperiale. Attraverso la schedatura del patrimonio documentario dei singoli monasteri per il periodo preso in esame è stato dunque possibile rintracciare le occorrenze del termine beneficium per osservare le varie sfumature che di volta in volta esso assumeva. Il primo monastero indagato è S. Ambrogio di Milano, l’unico tra i quattro cenobi scelti per l’indagine ad essere fondato dopo la conquista franca di Pavia del 774, nato come creatura dell’arcivescovo per assumere nel corso del tempo un ruolo da protagonista di primo piano della vita cittadina. L’abbazia riuscì ad acquisire inoltre un immenso patrimonio fondiario tramite numerose donazioni, divenendo in alcuni momenti una sorta di mausoleo per alcuni sovrani carolingi che qui vi trovarono sepoltura. Il secondo caso di studio è rappresentato dall’abbazia di S. Maria di Farfa, che offre il patrimonio documentario più ricco di tutti i quattro casi indagati. Fondata agli inizi del secolo VIII supera per antichità gli altri tre monasteri oggetto di questo studio e consente di osservare un più nutrito dossier relativo allo strumento beneficiario, nel contesto regionale della Sabina e dell’Italia centrale. Il terzo caso di studio è costituito dal monastero di S. Silvestro di Nonantola fondato da Anselmo, cognato del re longobardo Astolfo, nel 752 su terreni di origine pubblica donati dal sovrano divenendo uno dei principali centri monastici del regnum Italiae. L’ultimo caso di studio è costituito dal cenobio femminile di S. Salvatore di Brescia, che agli inizi del secolo X avrebbe assunto la titolazione di S. Giulia, fondato dall’ultimo re longobardo, Desiderio, assieme alla moglie Ansa. Nato come monastero che secondo alcuni sarebbe stato pensato come un “mausoleo familiare”, attraversò momenti aurei tanto nei primi tempi quanto sotto i sovrani carolingi che, a partire dai primi decenni del secolo IX, ne affidarono l’amministrazione patrimoniale alle regine o alle principesse della loro dinastia. Dai quattro casi di studio è emerso un quadro molto variegato, che testimonia un uso dello strumento beneficiario diverso a seconda delle aree e dei contesti in cui gli enti indagati si trovavano ad essere inseriti, e non legato esclusivamente alla sfera militare come a lungo si è invece sostenuto. Si è tenuto conto, in tale sede, di tutte le sfumature del termine beneficium mettendo in risalto la convivenza, a fianco dell’istituto giuridico, del generico senso di “favore” che traspare principalmente dalle arengae dei diplomi dei vari sovrani. Nella terza e ultima sezione l’indagine è stata invece allargata all’intero regnum Italiae prendendo in considerazione varie tipologie di fonti a partire dagli inventari altomedievali che testimoniano il ricorso al beneficium da parte di enti monastici o episcopali per assegnare beni tratti dal loro patrimonio e che vanno ad affiancarsi ai polittici esplorati nel corso dell’analisi dei casi di studio monastici. L’osservazione dei capitolari carolingi relativi al regno italico ha permesso di indagare i capitoli di legge relativi al beneficium fornendo dunque un quadro della normativa ad esso relativa per poter operare un confronto con la “pratica” che emerge dai diplomi dei sovrani carolingi, da Carlo Magno a Berengario I, e dai conflitti sorti attorno all’uso dello strumento beneficiario testimoniati dai placiti. Infine, l’ultimo capitolo è dedicato alle fonti narrative, relative all’arco cronologico preso in esame, nelle quali è possibile riscontrare qualche riferimento al beneficium; si tratta della Historia di Andrea da Bergamo e dell’Antapodosis di Liutprando di Cremona. Da tali fonti emerge come il discorso sul beneficio ruoti attorno al tema della fidelitas e alla creazione di relazioni attraverso lo scambio di favori. Da tale varietà di fonti ho cercato dunque di comprendere, alla luce dei contributi antropologici, in quali termini il beneficium possa inserirsi quale strumento di relazione nel contesto dello scambio di doni nel regno italico di tradizione longobarda.
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Fauliri, Manuel. "Il beneficium tra dono e inalienabilità: indagine su uno strumento di relazione nel regnum Italiae (secc. VIII-X)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2020. http://hdl.handle.net/11572/261336.

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Abstract:
A partire dalla pubblicazione del Saggio sul dono di Marcel Mauss gli antropologi si sono diffusamente occupati delle dinamiche relative allo scambio di doni e al carattere obbligatorio della corresponsione da parte del ricevente. Tuttavia, tra le varie tipologie di donazioni è emersa una forma molto particolare individuata dall’antropologa statunitense Annette Weiner che è tornata a indagare le società dell’Oceania, studiate a suo tempo da Bronislaw Malinowski, pubblicando nel 1992 un importante lavoro ad essa relativo. Si tratta di una forma di dono paradossale che riguarda i possessi inalienabili, beni che per definizione non dovrebbero essere ceduti e tuttavia, dal momento che la loro durata nel tempo supera quella dei detentori originari, devono essere necessariamente trasferiti. Ad essi si lega il paradosso, individuato dalla studiosa, di keeping-while-giving che ben esprime la caratteristica per cui su tali beni il detentore originario tende a mantenere il controllo nonostante essi vengano donati, consentendo dunque l’alienazione di possessi inalienabili. In una società come quella altomedievale nella quale i doni rivestono grande importanza emerge, tuttavia, uno strumento particolarmente sfuggente per alcune sue caratteristiche specifiche; si tratta del beneficium. Esso è tradizionalmente connesso al rapporto “vassallatico-beneficiario”, interpretato come una sorta di retribuzione per il servizio militare reso a un signore, e fino a qualche tempo fa associato intrinsecamente al concetto di “feudalesimo” che sul finire del secolo scorso è stato al centro di un acceso dibattito tra gli studiosi. Alla luce delle acquisizioni antropologiche ho cercato dunque di indagare il beneficium nell’Italia altomedievale con l’intento di comprendere in che misura esso si inserisca nelle dinamiche dello scambio di doni e in che termini possa essere ritenuto un “dono”, dal momento che dalle fonti indagate sembra aderire molto bene al paradosso descritto da Annette Weiner. Nella prima sezione della tesi vengono dunque ripercorsi i principali apporti antropologici e storiografici relativi al tema del dono, per spostare poi l’attenzione al tema specifico del beneficium richiamando le posizioni in merito degli studiosi tanto in ambito internazionale quanto in ambito specificamente italiano. La seconda sezione ruota attorno a quattro casi di studio scelti per condurre l’indagine sullo strumento beneficiario, costituiti da quattro grandi monasteri di fondazione regia nel regnum Italiae di tradizione longobarda che offrono corpora documentari continuativi e compatti. Proprio la storia dei singoli enti monastici ha permesso di definire il punto di partenza cronologico per l’indagine, vale a dire il secolo VIII quando tali enti vennero fondati, per situare il punto di arrivo nell’anno 924 con la morte dell’imperatore Berengario I, ultimo discendente di Carlo Magno per linea materna, che riuscì ad assumere il titolo imperiale. Attraverso la schedatura del patrimonio documentario dei singoli monasteri per il periodo preso in esame è stato dunque possibile rintracciare le occorrenze del termine beneficium per osservare le varie sfumature che di volta in volta esso assumeva. Il primo monastero indagato è S. Ambrogio di Milano, l’unico tra i quattro cenobi scelti per l’indagine ad essere fondato dopo la conquista franca di Pavia del 774, nato come creatura dell’arcivescovo per assumere nel corso del tempo un ruolo da protagonista di primo piano della vita cittadina. L’abbazia riuscì ad acquisire inoltre un immenso patrimonio fondiario tramite numerose donazioni, divenendo in alcuni momenti una sorta di mausoleo per alcuni sovrani carolingi che qui vi trovarono sepoltura. Il secondo caso di studio è rappresentato dall’abbazia di S. Maria di Farfa, che offre il patrimonio documentario più ricco di tutti i quattro casi indagati. Fondata agli inizi del secolo VIII supera per antichità gli altri tre monasteri oggetto di questo studio e consente di osservare un più nutrito dossier relativo allo strumento beneficiario, nel contesto regionale della Sabina e dell’Italia centrale. Il terzo caso di studio è costituito dal monastero di S. Silvestro di Nonantola fondato da Anselmo, cognato del re longobardo Astolfo, nel 752 su terreni di origine pubblica donati dal sovrano divenendo uno dei principali centri monastici del regnum Italiae. L’ultimo caso di studio è costituito dal cenobio femminile di S. Salvatore di Brescia, che agli inizi del secolo X avrebbe assunto la titolazione di S. Giulia, fondato dall’ultimo re longobardo, Desiderio, assieme alla moglie Ansa. Nato come monastero che secondo alcuni sarebbe stato pensato come un “mausoleo familiare”, attraversò momenti aurei tanto nei primi tempi quanto sotto i sovrani carolingi che, a partire dai primi decenni del secolo IX, ne affidarono l’amministrazione patrimoniale alle regine o alle principesse della loro dinastia. Dai quattro casi di studio è emerso un quadro molto variegato, che testimonia un uso dello strumento beneficiario diverso a seconda delle aree e dei contesti in cui gli enti indagati si trovavano ad essere inseriti, e non legato esclusivamente alla sfera militare come a lungo si è invece sostenuto. Si è tenuto conto, in tale sede, di tutte le sfumature del termine beneficium mettendo in risalto la convivenza, a fianco dell’istituto giuridico, del generico senso di “favore” che traspare principalmente dalle arengae dei diplomi dei vari sovrani. Nella terza e ultima sezione l’indagine è stata invece allargata all’intero regnum Italiae prendendo in considerazione varie tipologie di fonti a partire dagli inventari altomedievali che testimoniano il ricorso al beneficium da parte di enti monastici o episcopali per assegnare beni tratti dal loro patrimonio e che vanno ad affiancarsi ai polittici esplorati nel corso dell’analisi dei casi di studio monastici. L’osservazione dei capitolari carolingi relativi al regno italico ha permesso di indagare i capitoli di legge relativi al beneficium fornendo dunque un quadro della normativa ad esso relativa per poter operare un confronto con la “pratica” che emerge dai diplomi dei sovrani carolingi, da Carlo Magno a Berengario I, e dai conflitti sorti attorno all’uso dello strumento beneficiario testimoniati dai placiti. Infine, l’ultimo capitolo è dedicato alle fonti narrative, relative all’arco cronologico preso in esame, nelle quali è possibile riscontrare qualche riferimento al beneficium; si tratta della Historia di Andrea da Bergamo e dell’Antapodosis di Liutprando di Cremona. Da tali fonti emerge come il discorso sul beneficio ruoti attorno al tema della fidelitas e alla creazione di relazioni attraverso lo scambio di favori. Da tale varietà di fonti ho cercato dunque di comprendere, alla luce dei contributi antropologici, in quali termini il beneficium possa inserirsi quale strumento di relazione nel contesto dello scambio di doni nel regno italico di tradizione longobarda.
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Zuffrano, Annafelicia <1984&gt. "I regesti delle carte bolognesi dei secc. X-XII trascritti nei cartulari ecclesiastici del XVII-XVIII secolo. Edizione critica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6553/1/A._Zuffrano.pdf.

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Abstract:
La ricerca ha come oggetto l’edizione critica di circa tremila regesti di documenti di area bolognese datati al X-XII secolo. I documenti sono stati trascritti tra il XVII e XVIII secolo in undici cartulari ecclesiastici, conservati presso l’Archivio di Stato di Bologna. Il lavoro s’inserisce nel progetto di edizione delle carte bolognesi di epoca medievale in corso presso la cattedra di Paleografia latina e Diplomatica dell’Università di Bologna, attualmente incentrata sull’edizione delle carte del secolo XII. La ricerca si propone come strumento di supporto a tale progetto e come completamento delle carte già pubblicate: i cartulari, infatti, offrono spesso copie di documenti mancanti dell’originale o in cattivo stato di conservazione, e costituiscono l’unica traccia di una memoria storica altrimenti perduta. Le raccolte esaminate si collocano a ridosso del periodo napoleonico, quando la maggior parte degli enti ecclesiastici venne soppressa e i loro beni incamerati dallo Stato; esse quindi rispecchiano la condizione dei principali archivi ecclesiastici cittadini dei primi secoli del Medioevo bolognese. La ricerca è strutturata in una prima parte volta a definire in termini storico-diplomatistici la tipologia di fonte esaminata: oggi i cartulari non sono più intesi come semplici raccoglitori di documenti, ma come sistema organico di fonti in grado di far luce su aspetti importanti della storia dell’ente che li ha prodotti. L’indagine del loro contesto di produzione permette di comprenderne meglio le finalità, la forma e il valore giuridico. Parte della ricerca è stata poi incentrata sullo studio delle ragioni che hanno portato gli istituti religiosi bolognesi alla redazione dei cartulari: a tal fine è stata esaminata la legislazione ecclesiastica cinque-settecentesca in materia di conservazione della documentazione e il rapporto della legislazione stessa con la prassi archivistica. Infine è stata realizzata l’edizione critica vera e propria dei regesti, mirante a descrivere le caratteristiche principali di ciascun cartulario.
The research aim is the critical edition of three thousand regesta of documents coming from the area of Bologna, dated between the 10th and the 12th century. The documents were copied between the 17th and the 18th century in eleven ecclesiastical cartularies, preserved at the State Archive of Bologna. This work is related to the critical edition project about the Carte bolognesi del secolo XII, in progress at the University of Bologna (sector of Palaeography and Diplomatics). The research wants to be a support to this project and a completion to the already published documents; cartularies are often the only trace of a historical memory otherwise lost, since they offer copies of documents lacking of their original form or in a bad state of conservation. The examined registers belong to the Napoleonic period, when the great part of the ecclesiastical bodies was suppressed and their goods were confiscated by the State; they reflect, thus, the condition of the main ecclesiastical city archives of the first centuries of the Bolognese Middle Age. The research is divided into a first part, whose aim is the historical and diplomatics definition of the cartularies: today they are no more considered like mere documents’ binders, but like structured sources collections casting light on important aspects of the body that produced them. The analysis of their production context allows understanding better their purposes and their juridical value. Furthermore, part of the research concerns the analysis of the reasons that led the Bolognese ecclesiastical bodies to the writing of cartularies: for this reason has been studied the 16th – 17th centuries ecclesiastical legislation concerning the documents’ preservation and the relationship between legislation and the archival procedure. Finally, it was realized the real critical edition of the regesta, with the description of the main characters of each cartulary.
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Zuffrano, Annafelicia <1984&gt. "I regesti delle carte bolognesi dei secc. X-XII trascritti nei cartulari ecclesiastici del XVII-XVIII secolo. Edizione critica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6553/.

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Abstract:
La ricerca ha come oggetto l’edizione critica di circa tremila regesti di documenti di area bolognese datati al X-XII secolo. I documenti sono stati trascritti tra il XVII e XVIII secolo in undici cartulari ecclesiastici, conservati presso l’Archivio di Stato di Bologna. Il lavoro s’inserisce nel progetto di edizione delle carte bolognesi di epoca medievale in corso presso la cattedra di Paleografia latina e Diplomatica dell’Università di Bologna, attualmente incentrata sull’edizione delle carte del secolo XII. La ricerca si propone come strumento di supporto a tale progetto e come completamento delle carte già pubblicate: i cartulari, infatti, offrono spesso copie di documenti mancanti dell’originale o in cattivo stato di conservazione, e costituiscono l’unica traccia di una memoria storica altrimenti perduta. Le raccolte esaminate si collocano a ridosso del periodo napoleonico, quando la maggior parte degli enti ecclesiastici venne soppressa e i loro beni incamerati dallo Stato; esse quindi rispecchiano la condizione dei principali archivi ecclesiastici cittadini dei primi secoli del Medioevo bolognese. La ricerca è strutturata in una prima parte volta a definire in termini storico-diplomatistici la tipologia di fonte esaminata: oggi i cartulari non sono più intesi come semplici raccoglitori di documenti, ma come sistema organico di fonti in grado di far luce su aspetti importanti della storia dell’ente che li ha prodotti. L’indagine del loro contesto di produzione permette di comprenderne meglio le finalità, la forma e il valore giuridico. Parte della ricerca è stata poi incentrata sullo studio delle ragioni che hanno portato gli istituti religiosi bolognesi alla redazione dei cartulari: a tal fine è stata esaminata la legislazione ecclesiastica cinque-settecentesca in materia di conservazione della documentazione e il rapporto della legislazione stessa con la prassi archivistica. Infine è stata realizzata l’edizione critica vera e propria dei regesti, mirante a descrivere le caratteristiche principali di ciascun cartulario.
The research aim is the critical edition of three thousand regesta of documents coming from the area of Bologna, dated between the 10th and the 12th century. The documents were copied between the 17th and the 18th century in eleven ecclesiastical cartularies, preserved at the State Archive of Bologna. This work is related to the critical edition project about the Carte bolognesi del secolo XII, in progress at the University of Bologna (sector of Palaeography and Diplomatics). The research wants to be a support to this project and a completion to the already published documents; cartularies are often the only trace of a historical memory otherwise lost, since they offer copies of documents lacking of their original form or in a bad state of conservation. The examined registers belong to the Napoleonic period, when the great part of the ecclesiastical bodies was suppressed and their goods were confiscated by the State; they reflect, thus, the condition of the main ecclesiastical city archives of the first centuries of the Bolognese Middle Age. The research is divided into a first part, whose aim is the historical and diplomatics definition of the cartularies: today they are no more considered like mere documents’ binders, but like structured sources collections casting light on important aspects of the body that produced them. The analysis of their production context allows understanding better their purposes and their juridical value. Furthermore, part of the research concerns the analysis of the reasons that led the Bolognese ecclesiastical bodies to the writing of cartularies: for this reason has been studied the 16th – 17th centuries ecclesiastical legislation concerning the documents’ preservation and the relationship between legislation and the archival procedure. Finally, it was realized the real critical edition of the regesta, with the description of the main characters of each cartulary.
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TUMMINELLI, MARIA GLORIA. "Gli zingari nel sistema imperiale spagnolo. Soldati, banditi e vagabondi tra Milano, Napoli e la Castiglia (secc. XVI-XVII)." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2019. http://hdl.handle.net/11571/1286331.

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Ioppi, Rossella. "L'archivio del Principato vescovile di Trento: strutture burocratiche e prassi di produzione, conservazione e tradizione documentaria (secc. XIV-XX)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2020. http://hdl.handle.net/11572/261812.

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Abstract:
The subject of this research is the study of the archival fond produced by the Prince-Bishopric of Trento, an ecclesiastical principality fully included among the 'Fürstentümer' of the Holy Roman Empire: a temporal territorial dominion placed between the cultural area of German and Italian influence, subject to the sovereignty of a bishop, whose episcopal dignity and jurisdiction was associated with the role of immediate prince of the Empire. The period examined stretches mostly from the 14th century - since the identification of the first forms of structured serial-type documentary production and an embryonic chancellery’s system - to the year 1796, terminus ad quem that effectively marks the epilogue of the centuries-old experience of bishops’ temporal government over the Principality and the advent of provisional regimes, prior the definitive secularization of the Hochstift in 1803. A look, moreover, aimed at the exploration and philological reconstruction of the archival fond in the period following secularization, throughout the nineteenth and early twentieth century, completes the investigation. A brief description of the historical-institutional profile of the Prince-Bishopric of Trento – examined in the context of the 'Geistliche Territorialherrschaften' of the Holy Roman Empire – introduces the subsequent treatment, that develops along three main strands of investigation strongly related to each other, to each of which has a chapter of the dissertation is dedicated: origin and evolution of the central bureaucratic structures of the ecclesiastical principality; analysis of the methods of production and documentary conservation between the 14th and 18th centuries; exploration of the princely-bishopric documentation’s 'itinera' between Innsbruck, Vienna and Munich during the 19th century and the rearrangements of the records that took place, in particular, in the post-secularization phase of the institution. The investigation relating to the reconstruction of the archival fond, combined with the analysis of the surviving documentation – which has been the object of a preliminary reconnaissance and census – have been conducted following a multi-disciplinary and comparative methodological approach, which allowed a more punctual awareness of the dynamics of fragmentation, dismemberment and subsequent disaggregated relocation of the dispersed documentation. These phenomena, in addition to having compromised the integrity of the documentary complex, have at times contributed to hinder a correct understanding and interpretation of the nature of many documentary typologies, thus limiting the fruition and valorization of the documentary heritage. The study of the archival fond’s structure - investigated in its entirety as a product of the institution’s activity on both sides of the exercise of temporal and spiritual power - constitutes the fulcrum of the dissertation. Therefore, the analytical examination of the documentation is aimed at reconstructing from a logical point of view the hypothetical structure of the documentary complex, as the end point of the historical evolution of the ordering practices implemented by the central bureaucratic apparatus of government of the principality and diocese between the 14th and 18th centuries. Ultimately, this effort is intended to delineate the final parable of this process and to provide a snapshot, albeit partial and somewhat faded of a fonds that, in its organicity, no longer exists. However, this experiment of virtual reconstruction of the archival fond into its hypothetical articulations in sub-fonds, series and sub-series takes on its most convincing meaning when one considers how the ways in which the episcopal principality organized, selected and prepared for use and conservation its own documentation are themselves a source of information for the history of the institution.
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Ioppi, Rossella. "L'archivio del Principato vescovile di Trento: strutture burocratiche e prassi di produzione, conservazione e tradizione documentaria (secc. XIV-XX)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2020. http://hdl.handle.net/11572/261812.

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Abstract:
The subject of this research is the study of the archival fond produced by the Prince-Bishopric of Trento, an ecclesiastical principality fully included among the 'Fürstentümer' of the Holy Roman Empire: a temporal territorial dominion placed between the cultural area of German and Italian influence, subject to the sovereignty of a bishop, whose episcopal dignity and jurisdiction was associated with the role of immediate prince of the Empire. The period examined stretches mostly from the 14th century - since the identification of the first forms of structured serial-type documentary production and an embryonic chancellery’s system - to the year 1796, terminus ad quem that effectively marks the epilogue of the centuries-old experience of bishops’ temporal government over the Principality and the advent of provisional regimes, prior the definitive secularization of the Hochstift in 1803. A look, moreover, aimed at the exploration and philological reconstruction of the archival fond in the period following secularization, throughout the nineteenth and early twentieth century, completes the investigation. A brief description of the historical-institutional profile of the Prince-Bishopric of Trento – examined in the context of the 'Geistliche Territorialherrschaften' of the Holy Roman Empire – introduces the subsequent treatment, that develops along three main strands of investigation strongly related to each other, to each of which has a chapter of the dissertation is dedicated: origin and evolution of the central bureaucratic structures of the ecclesiastical principality; analysis of the methods of production and documentary conservation between the 14th and 18th centuries; exploration of the princely-bishopric documentation’s 'itinera' between Innsbruck, Vienna and Munich during the 19th century and the rearrangements of the records that took place, in particular, in the post-secularization phase of the institution. The investigation relating to the reconstruction of the archival fond, combined with the analysis of the surviving documentation – which has been the object of a preliminary reconnaissance and census – have been conducted following a multi-disciplinary and comparative methodological approach, which allowed a more punctual awareness of the dynamics of fragmentation, dismemberment and subsequent disaggregated relocation of the dispersed documentation. These phenomena, in addition to having compromised the integrity of the documentary complex, have at times contributed to hinder a correct understanding and interpretation of the nature of many documentary typologies, thus limiting the fruition and valorization of the documentary heritage. The study of the archival fond’s structure - investigated in its entirety as a product of the institution’s activity on both sides of the exercise of temporal and spiritual power - constitutes the fulcrum of the dissertation. Therefore, the analytical examination of the documentation is aimed at reconstructing from a logical point of view the hypothetical structure of the documentary complex, as the end point of the historical evolution of the ordering practices implemented by the central bureaucratic apparatus of government of the principality and diocese between the 14th and 18th centuries. Ultimately, this effort is intended to delineate the final parable of this process and to provide a snapshot, albeit partial and somewhat faded of a fonds that, in its organicity, no longer exists. However, this experiment of virtual reconstruction of the archival fond into its hypothetical articulations in sub-fonds, series and sub-series takes on its most convincing meaning when one considers how the ways in which the episcopal principality organized, selected and prepared for use and conservation its own documentation are themselves a source of information for the history of the institution.
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Provesi, Chiara <1982&gt. "Cavalli e cavalieri in Italia nell'Alto Medioevo (secc. 5.-10.) : studio della simbologia equestre attraverso fonti narrative, documentarie e archeologiche." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3031.

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Abstract:
Nelle fonti altomedievali non è raro trovare riferimenti all'ideale del cavaliere. La mia ipotesi è che tutte queste testimonianze siano legate tra loro da un ideale comune: quello dell'uomo libero maschio, guerriero e forte. Questa figura, ovviamente, non è reale e rappresenta piuttosto un'identità sociale: così come un abito, un gioiello, una spada, anche un cavallo è un attributo visibile che sottolinea lo status del suo cavaliere. Attraverso l'analisi di fonti archeologiche, documentarie e narrative mi propongo di comprendere come questi simboli connessi alla cavalleria agiscano nel fornire elevazione sociale, legittimità politica e supremazia durante una competizione. Questo lavoro procede in ordine cronologico, presentando una serie di testimonianze, dal V al X secolo, nelle quali è possibile riconoscere lo sviluppo del linguaggio equestre in diversi contesti sociali, culturali e politici. Lo scopo è quello di mostrare la continuità e la trasformazione dell'ideale del cavaliere e dei segni attraverso cui questo ideale è comunicato.
Not infrequently, in early medieval sources, we can see references to the ideal of knighthood. My hypothesis is that all these evidences are united by a common ideal: that of the masculine, warrior, strong free man. This figure is obviously not real and represents a social identity: as a dress, a jewel, a sword, also an horse is a visible attribute which underlines the status of his knight. Through the lecture of archaeological, documentary, and narrative sources I try to understand how these symbols bound to knighthood act to provide social elevation, political legitimacy, and advantage in competition. This work proceeds chronologically, and presents a series of evidences, from 5th to 10th century, in which it is possible to recognize the developing of equestrian language in different social, cultural, political contexts. My aim is to show the continuity and the transformation of the ideal of cavalry (up to the chivalry) and of the signs through which this ideal is communicated.
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Agro', Francesca <1978&gt. "Produzione, circolazione e consumo della ceramica rivestita nella Sicilia occidentale dai normanni al regno delle "Due Sicilie" (XII-XVI secc.)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10365.

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Abstract:
Il presente progetto di ricerca intende tracciare un quadro della produzione, circolazione e consumo della ceramica rivestita nella Sicilia occidentale, al fine di ricostruire i traffici commerciali nel Mediterraneo occidentale durante il bassomedioevo, proponendo di mettere in evidenza i momenti di continuità e di rottura nell'arco di tempo che va dalla costituzione del Regno normanno a quello delle Due Sicilie.
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Zanetto, Serena. "Tecniche costruttive, ciclo edilizio e spostamento di maestranze nel Medio-Alto Adriatico, nei secc. VIII-XI. L'alto medioevo visto attraverso le chiese." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424436.

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Abstract:
The goal of this project was to analyse the construction techniques and the building cycle of masonry architecture in the coasts of Upper-Middle Adriatic sea, during the Early Middle Ages (VIII-XI century), studying the churches. Indeed, this geografical area was an important contact point of different building traditions, located between the continental Europe and the byzantine world. Fifteen architectural complexes or single buildings, among the most significant and interesting, have been analysed, and new stratigraphic interpretations have been proposed. Then, others themes have been investigated, searching comparison with similar buildings. The themes investigated were: geometries and units of measurement to draw the plan; types of plan; techniques of building walls; structural elements (such as vaults, pillars, buttresses) and architectural ones (doors, windows, blind arches). In this way, virtually it has been possible 'to enter' inside the building sites and to reflect on technological knowledge of workers. Above all, the transfer of workers during the Early Middle Ages, and the contacts between the high patronage in a long distance, have been discussed.
L'obbiettivo del progetto è stato quello di analizzare le tecniche costruttive e di conoscere il ciclo produttivo dell'edilizia in muratura nell'Alto Adriatico e in Dalmazia, nei secoli altomedievali (VIII - inizio XI secolo), attraverso il punto di vista privilegiato rappresentato dai luoghi di culto. L'area geografica si caratterizza per essere infatti un punto di contatto di tradizioni costruttive diverse, poiché cerniera tra il mondo continentale europeo e quello bizantino. Sono stati presi in esame quindici complessi architettonici o singoli edifici tra i più significativi, e per ognuno è stata proposta una rilettura della sequenza stratigrafica. Sono quindi state approfondite una serie di tematiche allargando il confronto anche ad altri contesti. I temi trattati sono stati: le geometrie e le unità di misura impiegate per tracciare la pianta; le tipologie planimetriche; le tecniche murarie; le tipologie di elementi strutturali (come volte, pilastri, contrafforti) e di elementi architettonici (porte, finestre, archeggiature cieche). Ciò ha permesso di 'entrare' virtualmente nei cantieri di costruzione e di riflettere sul bagaglio tecnologico di cui erano in possesso le maestranze. In questo modo, sono state inoltre ricostruite le dinamiche della mobilità delle maestranze nell'alto medioevo e i contatti intercorsi tra le gerarchie al potere, anche sulle lunghe distanze.
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MANALI, Sara. "Un archivio per la storia italo-albanese di Sicilia: il Seminario greco di Palermo. Inventario e guida ai fondi (secc. XVIII-XX)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/514975.

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Egerton, Mark. "The SEC1 and SEC5 genes of Saccharomyces cerevisiae." Thesis, University of Edinburgh, 1988. http://hdl.handle.net/1842/18859.

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Galletti, Filippo <1992&gt. "La formazione degli stati regionali italiani (secc. XIII-XV). Acquisizioni scientifiche e ricadute sui manuali di storia, tra formazione degli insegnanti e approcci metodologici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10464/4/ITA%20tesi%20filippo%20dottorato.pdf.

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Abstract:
La ricerca intende indagare i rapporti tra le acquisizioni della ricerca scientifica nel campo della storia, con particolare riferimento al tema della formazione degli stati regionali italiani, e il suo insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado. Nella parte dedicata al quadro teorico si sottolinea la sempre più stringente necessità di un insegnamento e apprendimento della storia di qualità nella società attuale, basati sul senso della partecipazione democratica attiva e allo sviluppo del pensiero critico, nonostante i documenti ufficiali ministeriali non sempre dedichino al tema la giusta importanza e i recenti risultati ottenuti grazie a un questionario somministrato a studenti universitari sembrino confermare una didattica ancora legata alla pratica tradizionale. A questo proposito, quindi, occorre rifondare e ricentrare l’importanza della storia grazie all’approfondimento del lessico specifico e delle premesse epistemologiche basilari della disciplina. A partire da queste premesse, nell’inquadramento empirico si analizza lo stato di avanzamento della ricerca scientifico-accademica recente nei confronti della formazione degli stati regionali italiani bassomedievali, si confronta il tema nei principali manuali scolatici adottati nell’area metropolitana di Bologna; e sono infine analizzate le concezioni circa la storia, la storia medievale e l’utilizzo del libro di testo degli insegnanti di storia di scuola secondaria di secondo grado grazie alle risposte derivate dalla somministrazione di un questionario sulla pratica docente. I risultati ottenuti permetteranno di cogliere eventuali scollature tra la ricerca accademica e l’insegnamento nella scuola secondaria della storia, della storia medievale e della formazione degli stati regionali, sottolineando, talvolta, la necessità sempre più urgente di una integrata formazione continua degli insegnanti.
The thesis aims to investigate the relationship between the findings of scientific research in the field of history, with particular reference to the theme of the formation of the Italian regional states in the late Middle Ages, and their teaching in secondary schools. In the part dedicated to the theoretical framework, it underlines the increasingly pressing need for quality teaching and learning of history in today's society, based on a sense of active democratic participation and on the development of critical thinking, despite the fact that official ministerial documents do not always devote due importance to the subject. In addition, recent results obtained through a questionnaire administered to university students seem to confirm didactics still linked to traditional practice. In this sense, therefore, it is necessary to refound and refocus the importance of history by deepening the specific vocabulary and the basic epistemological premises of the discipline. Starting from these issues, the empirical framework analyzes the state of progress of recent scientific-academic research on the formation of the Italian regional states of the late Middle Ages; compares the subject in the main school textbooks adopted in the metropolitan area of Bologna (Italy); and, finally, analyzes the conceptions on history, medieval history and the use of the textbook by secondary school history teachers thanks to the answers derived from the administration of a questionnaire on teaching practice. The results obtained will make it possible to detect possible gaps between academic research and the secondary teaching of history, medieval history, and the formation of regional states, sometimes underlining the increasingly urgent need for an integrated in-service training of teachers.
La tesis investiga las relaciones entre las averiguaciones de la investigación científica en el campo de la historia, con especial referencia al tema de la formación de los estados regionales italianos de la Baja Edad Media, y su enseñanza en los centros de secundaria. En la parte dedicada al marco teórico, se subraya la necesidad cada vez más acuciante de una enseñanza y un aprendizaje de la historia de calidad en la sociedad actual, basados en el sentido de la participación democrática activa y en el desarrollo del pensamiento crítico, a pesar de que los documentos ministeriales oficiales no siempre dediquen la debida importancia a la asignatura y de que los recientes resultados obtenidos a través de un cuestionario administrado a los estudiantes universitarios parezcan confirmar una didáctica todavía ligada a la práctica tradicional. En este sentido, por tanto, es necesario reenfocar la importancia de la historia profundizando en el vocabulario específico y en las premisas epistemológicas básicas de la disciplina. A partir de estos asuntos, el marco empírico analiza el estado de avance de la reciente investigación científico-académica sobre la formación de los estados regionales italianos de la baja Edad Media; compara el tema en los principales libros de texto escolares adoptados en el área metropolitana de Bolonia (Italia); y, por último, analiza las concepciones sobre la historia, la historia medieval y el uso del libro de texto de los profesores de historia de la escuela secundaria gracias a las respuestas derivadas de la administración de un cuestionario sobre la práctica docente. Los resultados obtenidos permitirán detectar posibles lagunas entre la investigación académica y la enseñanza secundaria de la historia, la historia medieval y la formación de los estados regionales, subrayando a veces la necesidad cada vez más urgente de una formación integrada en el servicio de los profesores.
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Garziano, Francesca <1984&gt. "L’insediamento carmelitano trapanese e il santuario dedicato a Santa Maria Annunziata (SECC. XIII-XV). Analisi e studio di un complesso documentario inedito: Il Fondo Pergamene della Biblioteca Fardelliana di Trapani." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8220/1/garziano_francesca_tesi.pdf.

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Abstract:
La ricerca condotta dalla dottoressa Francesca Garziano ha prodotto un corposo elaborato relativo all’insediamento carmelitano trapanese nei secoli XIII-XV. La ricostruzione storica presentata nella tesi prende avvio da un inedito complesso documentario, il Fondo Pergamene della Biblioteca Fardelliana di Trapani, alla cui analisi è stata dedicata una cospicua parte dell’elaborato. La tesi consta al suo interno di due grandi sezioni, una riguardante la storia dell’Ordine carmelitano trapanese; l’altra la descrizione del Fondo Pergamene e delle altre fonti utilizzate. L’elaborato si apre con un’introduzione che illustra la genesi del progetto, i temi di indagine, la metodologia adoperata e le fonti della ricerca; segue una nota storica che consente di contestualizzare lo studio nella composita realtà politica isolana. La prima parte della tesi, dedicata alla ricostruzione dell’insediamento carmelitano trapanese, è composta da quattro capitoli che trattano, sotto diverse angolature, il tema dello sviluppo dell’Ordine. Il primo capitolo illustra le vicende inerenti all’originario insediamento cittadino dei frati e al successivo trasferimento extra moenia nel santuario di Santa Maria Annunziata; il secondo capitolo concerne lo sviluppo architettonico dell’Annunziata; il terzo capitolo esamina i segni tangibili della presenza carmelitana nel territorio trapanese, segni riconducibili alle proprietà immobiliari acquisite dai frati e alla relativa gestione patrimoniale; nel quarto capitolo sono state esaminate le forme di devozione mariana e i culti cittadini. La seconda sezione dell’elaborato, dedicata alle fonti della ricerca, è composta da una corposa appendice documentaria suddivisa in tre parti e corredata dai relativi apparati. La prima parte include un’accurata descrizione del Fondo Pergamene della Biblioteca Fardelliana seguita da alcune testimonianze scelte. L’appendice documentaria consta di una seconda parte relativa all’Archivio del Senato di Trapani e da una terza parte riguardante il Rollo di Scritture della Chiesa di Santa Maria Annunziata di Concludono l’appendice gli apparati: i signa notariorum, gli indici e le tavole.
The research conducted by the doctor Francesca Garziano Has produced an elaborate On the Carmelite settlement of the trapani city in the 13th-15th centuries. The historical reconstruction presented in the thesis starts with an unusual documentary complex, the Pergamene Fund of the Fardelliana Library in Trapani, whose analysis was devoted to a substantial part of the elaborate. The workbook opens with an introduction illustrating the genesis of the project, the research topics, the methodology used and the sources of the research; Follows a historical note that allows contextualization of the study in the composite political reality of the island. The first part of the thesis is devoted to the reconstruction of the Carmelite Trapanese settlement and consists of four chapters on the development of the Order. The first chapter deals with the first town settlement of the friars and the subsequent transfer outside the walls; The second chapter concerns the architectural development of Annunziata; The third chapter analyzes the property acquired by the friars and the related asset management; In the fourth chapter, the forms of Marian devotion and civic cults have been examined. The second section of the elaboration consists of a documentary appendix to the sources, divided into three parts: the first part concerns the Pergamene Fund of the Fardellian Library, the second part concerns the Archives of the Senate of Trapani, the third part concerns The Roll of Scriptures of the Church of Santa Maria Annunziata. At the end of the thesis are the apparatuses: the notariorum notices, the indices and the tables.
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Velasco, Patrícia. "Terra seca, homem seco : as relações entre a literatura e o ensino da Geografia." Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, 2012. https://tede2.pucsp.br/handle/handle/12305.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2016-04-27T18:15:43Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Patricia Velasco.pdf: 588233 bytes, checksum: 31f14f698f84e70ca7c17721938a8167 (MD5) Previous issue date: 2012-10-05
This essay had the goal to analyse the relation between man/nature through the masterpiece Vidas Secas , by Graciliano Ramos, giving emphasis to the influence of the space of life and strength of nordestino scenery in the spirit, attitude and behavior of his characters. For this, it was necessary to define the historic context in which the masterpiece was made to understand the representations of the power that reach the characters in a reference to the dictatorial period of Estado Novo , ruled by Getúlio Vargas. In it, the vision of the northern region is of a dry region, poor and far from the center of the power decision. The drought of the human beings, of few words, always humiliated is portrayed in this story told by a third person. Fabiano, in the cowboy character, nomad jew, search for a mid-place , who is not in his hometown ( the inward of sertão), or in the one that is coming (the city), but in a huge need of survival, of being recognized as a man and not as a beast-man. From a personal reading of the novel Vidas Secas , enriched with the propositions of Antonio Candido, Lino Macedo, Nicolau Sevencko, Carlos Augusto Figueiredo Monteiro e Rui Moreira we looked for enlarging the dialog between Literature and Geography, as a contribuition to the basic teaching of these curricular components. We looked for, however, an analyse of the literary and geographic space in the masterpiece itself, as the own expression of the real lived and not only an imaginary description, a transformation of the reality into fiction
Esta dissertação objetivou analisar a relação homem/natureza por intermédio da obra Vidas Secas‟, de Graciliano Ramos, realçando a influência do espaço de vida e da força da paisagem nordestina no espírito, na atitude e conduta de suas personagens. Para tanto, foi necessário balizar o contexto histórico em que a obra foi produzida para entender as representações de poder que atingem as personagens, numa alusão ao período ditatorial do Estado Novo, comandado por Getúlio Vargas. Neste, a visão da Região Nordeste é a de uma região seca, pobre e afastada dos centros de decisão do poder. A secura dos seres humanos, de poucas palavras, sempre humilhados é retratada nesta história contada na terceira pessoa. Fabiano, na figura do vaqueiro, judeu errante, busca um entre- lugar , que não está em sua terra natal (o interior do sertão), ou na que está por vir (a cidade), mas numa imensa necessidade de sobrevivência, de ser reconhecido como homem e não bicho-homem. Da leitura pessoal do romance Vidas Secas , enriquecida com as proposições de Antonio Candido, Lino Macedo, Nicolau Sevencko, Carlos Augusto Figueiredo Monteiro e Ruy Moreira buscou-se ampliar o diálogo entre Literatura e Geografia, como uma contribuição para o ensino básico desses componentes curriculares. Buscou-se, portanto, uma análise do espaço literário e geográfico na obra em questão, como a própria expressão do real vivido e não simplesmente uma descrição imaginária, uma transformação da realidade em ficção
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Na, Bing. "Structure and Function of Escherichia Coli Seca: An Essential Component of the Sec Translocase." restricted, 2007. http://etd.gsu.edu/theses/available/etd-08092007-163142/.

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Abstract:
Thesis (Ph. D.)--Georgia State University, 2007.
Title from file title page. Phang C. Tai, committee chair; John Houghton Parjit Kaur, Chung-Dar Lu, committee members. Electronic text (148 p. : ill. (some col.)) : digital, PDF file. Description based on contents viewed Dec. 7, 2007. Includes bibliographical references (p. 125-140).
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Quandel, Nicola <1974&gt. "«Parfit à la foi de Iesu Crist et obeissant a Sainte Yglise» («Perfetti nella fede di Gesù Cristo e obbedienti alla santa Chiesa») Ipotesi ed interpretazioni del conformismo religioso nella Venezia di età comunale (secc. XII-XIII)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9512.

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Abstract:
Dalla metà del XII secolo, in Italia e in Europa si diffondono movimenti e dottrine che, a vario titolo e con diversa pregnanza di contenuti, esprimono l'esigenza di un rinnovamento spirituale e religioso che si pone, o viene percepito, in contrasto con la gerarchia ecclesiastica. Nel panorama veneziano, il quadro che le fonti ci restituiscono è quello di una sostanziale assenza di questi movimenti, al di là di sparuti accenni (in ogni caso da verificare e soppesare) che ne certificano la presenza, ma anche la limitatezza di dimensioni e di influenza. Parrebbe riemergere anche in questo caso il «mito» di Venezia come realtà «altra», «un altro mondo», come diceva il Petrarca, avulso dalle esperienze e dalla storia dell'Occidente cristiano e politico. Attraverso l'analisi delle strutture, della politica, della società lagunare del periodo – affrontata in un'ottica comparativa, specialmente con l'area veneta –, si cercherà di verificare se effettivamente Venezia visse al suo interno delle reali esperienze ereticali, oppure, in caso contrario – ed è la tesi alla base di questo studio –, si proverà ad avanzare alcune ipotesi che possano spiegare questo singolare – ma non unico – conformismo religioso. Parallelamente a questa analisi, emergerà evidente, una volta in più, l'effettiva appartenenza politica, culturale e religiosa di Venezia al resto dell'Occidente; realtà particolare, certamente, ma come può esserlo, a ben vedere, qualsiasi altra realtà italiana.
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馬場, 理. "タンパク質膜透過装置におけるSecYとSecEの相互作用." 京都大学 (Kyoto University), 1994. http://hdl.handle.net/2433/168953.

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Abstract:
本文データは平成22年度国立国会図書館の学位論文(博士)のデジタル化実施により作成された画像ファイルを基にpdf変換したものである
Kyoto University (京都大学)
0048
新制・課程博士
博士(理学)
甲第5597号
理博第1526号
新制||理||850(附属図書館)
UT51-94-J29
京都大学大学院理学研究科化学専攻
(主査)教授 伊藤 維昭, 教授 井上 丹, 教授 郷 信広
学位規則第4条第1項該当
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松本, 弦. "タンパク質膜透過の駆動におけるSecYとSecAの相互作用." 京都大学 (Kyoto University), 2000. http://hdl.handle.net/2433/157201.

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Abstract:
本文データは平成22年度国立国会図書館の学位論文(博士)のデジタル化実施により作成された画像ファイルを基にpdf変換したものである
Kyoto University (京都大学)
0048
新制・課程博士
博士(理学)
甲第8180号
理博第2202号
新制||理||1162(附属図書館)
UT51-2000-F84
京都大学大学院理学研究科化学専攻
(主査)教授 伊藤 維昭, 教授 井上 丹, 教授 三木 邦夫
学位規則第4条第1項該当
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Kruse, Gustav, Lotta Åhag, Samuel Dahlback, and Albin Åbrink. "Seco Analytics." Thesis, Uppsala universitet, Institutionen för informationsteknologi, 2019. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:uu:diva-414862.

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Abstract:
Forecasting is a powerful tool that can enable companies to save millions in revenue every year if the forecast is good enough. The problem lies in the good enough part. Many companies today use Excel topredict their future sales and trends. While this is a start it is far from optimal. Seco Analytics aim to solve this issue by forecasting in an informative and easy manner. The web application uses the ARIMA analysis method to accurately calculate the trend given any country and product area selection. It also features external data that allow the user to compare internal data with relevant external data such as GDP and calculate the correlation given the countries and product areas selected. This thesis describes the developing process of the application Seco Analytics.
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Farías, Gracía Camila, Astorga Gabriela Miranda, and Rommel Karen Wilder. "Boca seca." Tesis, Universidad de Chile, 2018. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/151558.

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Abstract:
Memoria para optar al título de periodista
BOCA SECA, es una obra audiovisual de 26 minutos de duración que muestra a dos mujeres que cohabitan en Santiago Centro. Ellas comparten sus experiencias y escriben acerca de la locura. A través de estas reflexiones se devela en el documental la vivencia de ser loca, sola y marginal en su dimensión política y social. Ambas mujeres se acompañan en la resistencia de una sociedad violenta y segregadora.
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Huang, Wei-Hao. "Nor-seco-cucurbiturils." College Park, Md. : University of Maryland, 2008. http://hdl.handle.net/1903/8105.

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Abstract:
Thesis (Ph. D.)--University of Maryland, College Park, 2008.
Thesis research directed by: Dept. of Chemistry and Biochemistry. Title from t.p. of PDF. Includes bibliographical references. Published by UMI Dissertation Services, Ann Arbor, Mich. Also available in paper.
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La, Roche Contreras Martín. "Jardín interior seco." Tesis, Universidad de Chile, 2013. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/113660.

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Abstract:
Artista visual, mención pintor
Esta memoria de título desarrolla un territorio de reflexión denominado Jardín Interior Seco. A través de un recuento metodológico del paso por la carrera de Artes, centrado en las prácticas del Laboratorio de Arte y los sucesivos Brainwalkings, este proyecto se abre camino por una serie de paseos y viajes a la realización concreta de este Jardín. Éste tiene lugar en una sala del Museo de Artes Visuales, Santiago, Chile, 2013. Con una actitud antidisciplinaria, centrado en el quehacer cotidiano de un estudiante de arte, esta iniciativa busca ser una apropiación amateur, sencilla e imaginativa de la antigua tradición de jardinería japonesa a la cual tenemos acceso en la actualidad. Más que una actitud formal, desde el terreno del arte se exponen diferentes cuestionamientos en torno a qué hacer con el tiempo presente.
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Farias, Daniela Santos de. "Sertão seca sertanejo /." São Paulo, 2019. http://hdl.handle.net/11449/182395.

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Abstract:
Orientador(a): José Leonardo do Nascimento
Banca: Elisabete Alfeld Rodrigues
Banca: Urbano Nobre Nojosa
Banca: Agnus Valente
Banca: Omar Khouri
Resumo: A tese Sertão Seca Sertanejo, possui uma leitura rizomática e híbrida, sobre os processos artísticos de Os Sertões, dirigida por José Celso Martinez Corrêa e a minissérie A Pedra do Reino, dirigida por Luiz Fernando Carvalho. Assim sendo, nosso objetivo ao desenvolver essa tese, foi responder a essa problemática: Que importância e relevância possui a tríade o sertão, a seca e o sertanejo na cultura e nas artes? E de que modo se processam as suas inter-relações com as linguagens, a partir da temática da peça teatral Os Sertões e a minissérie A Pedra do Reino? E para compreender o porquê da perpetuação dessa tríade nas artes, realizamos uma Pesquisa de Campo, efetivada em três estados do nordeste brasileiro (Sergipe, Bahia e Alagoas), entre os anos de 2017- 2018. E para tal, foi atribuída uma base teórica que abarcou os seguintes pesquisadores e pensadores: DELEUZE, Gillles, GUATTARI, Félix. Mil Platôs. Vol. 1. 2011; FOUCAULT, Michel. Arqueologia do Saber, 2012; MORIN, Edgar. Introdução ao pensamento complexo, 2011; ALBUQUERQUE JR. Durval Muniz de. A Invenção do Nordeste: e outras artes, 1999; ARAÚJO, Peterson Martins Alves. Os Sertões Infinitos de Rosa e Suassuna: a estética hiper-regional na Literatura Brasileira, 2013; APPIA, Adolphe. A Obra de Arte Viva, 1959; COHEN, Renato. Performance como linguagem, 2011, entre outros
Abstract: The thesis Sertão Seca Sertanejo, has a rhizomatic and hybrid reading on the artistic processes of Os Sertões, directed by José Celso Martinez Corrêa, and the miniseries A Pedra do Reino, directed by Luiz Fernando Carvalho. Thus, our goal in developing this thesis was to respond to this problem: What importance and relevance does the sertão, drought and sertanejo triad have in the culture and the arts? And in what way, are their interrelationships with languages developed, based on the theatrical play Os Sertões and the miniseries A Pedra do Reino? In order to understand the perpetuation of this triad in the arts, we conducted a Field Survey, carried out in three states of the Brazilian northeast (Sergipe, Bahia and Alagoas) between the years 2017-2018. And for this, a theoretical basis was assigned that included the following researchers and thinkers: DELEUZE, Gillles, GUATTARI, Félix. Mil Platôs. Vol. 1. 2011; FOUCAULT, Michel. Arqueologia do Saber, 2012; MORIN, Edgar. Introdução ao pensamento complexo, 2011; ALBUQUERQUE JR. Durval Muniz de. A Invenção do Nordeste: e outras artes, 1999; ARAÚJO, Peterson Martins Alves. Os Sertões Infinitos de Rosa e Suassuna: a estética hiper-regional na Literatura Brasileira, 2013; APPIA, Adolphe. A Obra de Arte Viva, 1959; COHEN, Renato. Performance como linguagem, 2011, among others
Resumen: La tesis Sertão Seca Sertanejo, posee una lectura rizomática e híbrida, sobre los procesos artísticos de Los Sertões, dirigida por José Celso Martínez Corrêa, y la miniserie La Piedra del Reino, dirigida por Luiz Fernando Carvalho. Así, nuestro objetivo al desarrollar esta tesis, fue responder a esa problemática: ¿Qué importancia y relevancia posee la tríada el sertão, la seca y el sertanejo en la cultura y en las artes? ¿Y de qué modo se procesan sus interrelaciones con los lenguajes, a partir de la temática de la pieza teatral Los Sertões y la miniserie La Piedra del Reino? Y para comprender el porqué de la perpetuación de esa tríada en las artes, realizamos una Encuesta de Campo, efectuada en tres estados del nordeste brasileño (Sergipe, Bahía y Alagoas), entre los años 2017-2018. Y para ello, se atribuyó una base teórica que abarcó a los siguientes investigadores y pensadores: DELEUZE, Gillles, GUATTARI, Félix. Mil Platôs. Vol. 1. 2011; FOUCAULT, Michel. Arqueologia do Saber, 2012; MORIN, Edgar. Introdução ao pensamento complexo, 2011; ALBUQUERQUE JR. Durval Muniz de. A Invenção do Nordeste: e outras artes, 1999; ARAÚJO, Peterson Martins Alves. Os Sertões Infinitos de Rosa e Suassuna: a estética hiper-regional na Literatura Brasileira, 2013; APPIA, Adolphe. A Obra de Arte Viva, 1959; COHEN, Renato. Performance como linguagem, 2011, entre otros
Doutor
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Zarre-Mobarakeh, Shahin. "Systematic revision of Astragalus sect. Adiaspastus, sect. Macrophyllium and Pterophorus (Fabaceae) /." [S.l. : s.n.], 1998. http://www.gbv.de/dms/bs/toc/253246628.pdf.

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松尾, 英一. "タンパク質膜透過装置におけるSecY, SecE, SeaA間の相互作用とSydの作用機構." 京都大学 (Kyoto University), 1999. http://hdl.handle.net/2433/181981.

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Prochnow, Michaël. "Ecoulements denses de grains secs." Phd thesis, Ecole des Ponts ParisTech, 2002. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00005691.

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Abstract:
Cette thèse est consacrée aux écoulements de grains secs en régime dense. Nous nous restreigons aux géométries de cisaillement simple, sur plan incliné ou en conduite verticale, autorisant l'étude d'écoulement stationnaires et uniformes. Nous mesurons les grandeurs permettant de discuter la loi de comportement : profils de vitesse, de compacité, et distribution des forces de contact.
En conduite verticale, le profil de vitesse est mesuré à la paroi par imagerie rapide, et à l'intérieur de l'écoulement par imagerie par résonnance magnétique nucléaire. On met en évidence la localisation du cisaillement près des parois, et l'invariance de la forme du profil de vitesse avec le débit, signe d'un régime d'écoulement quasi-statique. On a aussi étudié l'influence de la rugosité sur le profil des vitesses, et montré le caractère intermittent de ce type d'écoulement.
Sur le plan incliné, la simulation numérique discrète (méthode de dynamique des contacts) permet d'étudier des écoulements d'assemblées de disques polydisperses frottants et complètement inélastiques. Nous avons mis en évidence la plage des écoulements stationnaires et uniformes, limité par une épaisseur d'arrêt dépendant de l'inclinaison. Nous avons observé un profil de compacité constante, avec une décroissance de la compacité moyenne lorsque l'inclinaison augmente. Le profil de vitesse est convexe, et montre une zone d'influence du socle sur les dix premières couches et une zone centrale en accord avec la prédiction du modèle de Bagnold. La vitesse moyenne suit une loi d'échelle en accord avec l'observation de Pouliquen. L'étude du réseau de contact met en évidence des anisotropies importantes ainsi qu'une statistique étalée des forces de contacts. Enfin nous avons montré que le tenseur des contraintes se restreint essentiellement à la contribution des forces de contacts, et que la pression est isotrope.
Ces observations conduisent à une discussion du rôle relatif des collisions, du frottement, de la compacité, du socle et du réseau de contacts, et une comparaison qualitative des prédictions de plusieurs modèles rhéologiques est proposée. L'analyse micromécanique des problèmes couplés de frottement et rotation permet de comprendre la rotation moyenne des grains, et la réduction notable du frottement effectif entre grains.
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Marques, Rachel dos Santos. "Por cima da carne seca." reponame:Repositório Institucional da UFPR, 2012. http://hdl.handle.net/1884/27368.

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Abstract:
Resumo: O presente trabalho investiga estratégias sociais de um grupo familiar que se mostrou proeminente no Rio Grande do Sul no final do século XVIII e que foi capaz de se manter no topo da hierarquia social por certo tempo, a julgar pelo papel de destaque de alguns de seus descendentes. Utilizando-se essencialmente de registros paroquiais, observou-se as estratégias matrimoniais, as práticas nominativas e as relações de compadrio engendradas pelos membros dessa família, buscando-se entender de que forma essas estratégias contribuíram com a manutenção e ampliação da posição social dos atores pesquisados, e, através delas, conhecer melhor esses agentes e o mundo em que viviam. Utilizou-se para isso a metodologia do cruzamento nominativo, que permitiu o acesso a informações não necessariamente explícitas na documentação consultada.
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Mattos, Marcio Coelho de. "Sistemas amortecidos com atrito seco." [s.n.], 1993. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/264589.

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Abstract:
Orientador: Hans Ingo Weber
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Engenharia Mecanica
Made available in DSpace on 2018-07-18T20:03:29Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Mattos_MarcioCoelhode_M.pdf: 4554853 bytes, checksum: c0466ccf4f68d65ae87f03b78d331ab2 (MD5) Previous issue date: 1993
Resumo: Este trabalho apresenta um estudo sobre sistemas amortecidos com atrito viscoso/coulomb. Trata-se de um sistema de vários graus de liberdade onde apenas uma das coordenadas está sujeita ao efeito do atrito seco. As dificuldades encontradas durante o estudo do problema são apresentadas, bem como uma discussão sobr:e métodos para análise de sistemas não lineares e sua; aplicabilidade ao problema. Usa-se a solução exata no domínio do tempo para o estudo de sistemas com até 4 graus de liberdade.A influência do Atrito na resposta em freqüência de sistemas com determinados modelos é apresentada, bem como a redução na amplitude de vibração destes sistemas. Realiza-se uma comparação entre os sistemas de dois graus de liberdade amortecidos com atrito seco e o absorvedor dinâmico de vibrações convencional. Estuda-se o ,caso real de uma viga engastada em uma das extremidades, com massas concentradas e atrito seco na extremidade livre. O problema de modelamento discreto de sistemas contínuos no estudo de sistemas amortecidos com atrito seco é discutido
Abstract: In this work we present a study on systems with combined coulomb and viscous friction. It concernes systems with several degrees of freedom and coulomb damping actuating on only one coordinate. The difficulties encountered during this study are presented. Methods to analize non-linear systems and their applicabillity in the study of dry friction damped systems are dis-cussed. The exact solution in the time domain is used to study systems with 1 up to 4 degrees of freedom. The influence of dry friction on the frequency response oí systems with determinate models is studied as well as the reduction of amplitude of vib.ration in this systems. A comparision hetween 2DOF dry friction damped systems and conventional dynamic absorber of vibration is presented. The study of a real case of a clamped beam.on one end, distribuited masses and coulomb friction on the free end is realized. The problem of discrete modellingJ of continuous systems in the study of dry frictiondamped systems is discussed.
Mestrado
Mestre em Engenharia Mecânica
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Prochnow, Michae͏̈l. "Ecoulement dense de grains secs." Marne-la-vallée, ENPC, 2002. http://www.theses.fr/2002ENPC0227.

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