Dissertations / Theses on the topic 'Scuola di Architettura di Maputo'

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Massamba, N'siala Kama Stefano. "Verifica dei requisiti acustici di una scuola media e proposte di miglioramento." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/8053/.

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Abstract:
L’acustica delle aule scolastiche è uno dei fattori che influenzano principalmente la qualità ed il livello di apprendimento degli alunni. L'obiettivo della tesi è quello di dimostrare come si possono avere miglioramenti in termini di qualità acustica negli edifici scolastici con interventi mirati e dai costi ragionevoli. L’analisi è stata condotta su un edificio esistente che ospita una scuola media. Sono stati misurati in situ tutti gli aspetti acustici rilevanti e richiesti per legge: l’isolamento di facciata, il rumore di calpestio ed il tempo di riverberazione. Sono stati studiati anche altri parametri importanti, ma spesso trascurati o sconosciuti come Sti o Sti-PA, capaci di quantificare il grado di comprensione del parlato in ambienti chiusi. Lo studente, oltre ad aver contribuito allo svolgimento delle misurazioni, ha elaborato i dati e rilevato le criticità presenti nell’edificio scolastico. Attraverso l’uso di software di simulazione ha studiato gli interventi necessari per il ripristino e per il miglioramento dei requisiti acustici dei locali. Le soluzioni adottate sono un compromesso tra un buon livello di prestazioni acustiche ed i costi necessari per gli interventi proposti
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Trebbi, Eleonora. "Progetto per la scuola di Design ai Prati di Caprara." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23226/.

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Abstract:
Riqualificare gli spazi dimenticati della periferia bolognese significa confrontarsi con problematiche cittadine fino ad ora mai affrontate.L’area militare di Santa Viola rappresenta in pieno questa situazione e racchiude al suo interno un contesto completamente distaccato dal resto del quartiere, cristallizzato nel tempo a causa del suo muro di recinzione; intervenire in un contesto così distaccato dal contesto rappresenta una sfida per chiunque ci si voglia avvicinare. Le recenti proteste contro il disboscamento dell’area ovest dei Prati di Caprara e l’urbanizzazione intensiva di quest’ultima hanno fornito spunti importanti su quale fosse la strada migliore da perseguire. Il progetto propone la realizzazione di un nuovo complesso pubblico che diventi portavoce della relazione, al giorno d’oggi frammentato, fra centro abitato e le aree verdi che lo circondano, e lo fa attraverso una rete di percorsi ciclopedonali semplici, in stretta connessione con i nuovi sistemi di mobilità pubblica, in particolare la tramvia e la stazione ferroviaria previsti dal PUMS di Bologna. Col fine di portare nuova linfa vitale al quartiere, l’area diventerà un nuovo polmone verde fruibile dalla cittadinanza, ospitando al suo interno la nuova scuola di Design ed il museo della memoria per la strage del 2 agosto. Il grande spazio di carattere pubblico genera un corridoio verde che parte del parco fluviale e giunge in prossimità di Porta San Felice, congiungendo sia idealmente che fisicamente il nuovo polo attrattore del quartiere a quelli già presenti in zona: la fondazione MAST e l’Opificio Golinelli.Insieme collaborano per restituire una nuova immagine al quartiere Santa Viola, culturalmente attiva e strattamente connessa alla città storica.
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MARZOLLO, ALVISE. "Il progetto della città , 1970 : il processo di disgregazione dell'unità architettura-urbanistica nella scuola di Venezia." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/11578/278374.

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4

Corcelli, Luca, and Andrea Zanzini. "Architettura e Restauro. Proposta di riuso e valorizzazione per la vecchia fornace di Bellaria." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3791/.

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Abstract:
Nel momento in cui si pone il problema del recupero di un qualsivoglia edificio, si dichiarano il riconoscimento e l’accettazione di valori ad esso attribuiti oltre che dalle memorie individuali, anche da istanze culturali attente alle categorie della monumentalità (valore artistico/storico) o della semplice oggettualità del documento materiale (valore storico/documentale) ed infine da quelle economiche, orientate allo sfruttamento del valore utilitaristico del bene. Il progetto di recupero dell'ex fornace Verni - Vannoni si inserisce in una più vasta proposta di riassetto dell’area circostante, con l’obiettivo di recuperare l’identità che il complesso produttivo rivestiva all’interno del contesto urbano bellariese. La rifunzionalizzazione integrata della fabbrica si concretizza a conclusione della ricerca condotta sulle reali esigenze della città e sull’oggetto architettonico: il tentativo è quello di ricercare il “codice genetico” dell’edificio, analizzando la sua natura a partire dalla sua storia, per poi giungere fino alla comprensione delle sue qualità, sia tipologico-compositive, sia materiche che costruttive.
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Pompili, Nicolò. "Conservazione e valorizzazione della chiesa di Santa Maria Nuova in Orciano (PU): eccellenza di scuola rinascimentale Toscana nelle Marche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La tesi tratta la conservazione, il recupero e la valorizzazione della chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano, una eccellenza di epoca rinascimentale toscana nelle Marche. Il portale attribuito al grande Raffaello, la chiesa opera dell’architetto fiorentino Baccio Pontelli e la torre malatestiana completata dal Terzi, senza dimenticare i pregevoli stucchi del Brandani all’interno di essa, fanno di questa opera un gioiello di inestimabile valore. Per questo il lavoro mira alla conservazione di tutte le parti della chiesa, sia esterne che interne, e al recupero e consolidamento della copertura, della torre e della vela campanaria al fine di salvaguardare la vita dell’opera e l’incolumità di chi ne usufruisce. L’attento lavoro di rilievo architettonico, la grande ricerca storica e lo studio metrologico e dimensionale del manufatto sono le basi fondamentali per procedere alla corretta progettazione tecnica che ha come scopo, appunto, la conservazione e la valorizzazione di un monumento storico tanto importante.
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6

Bruschi, Elisa, and Chiara Giunchi. "Percorsi di sostenibilità Progetto di riqualificazione energetico-funzionale e ampliamento della scuola materna "Coccinella" a Bertinoro." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2155/.

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Abstract:
IMPARARE LA SOSTENIBILITA’ Oggetto di questa tesi di laurea è la progettazione di un asilo nido in prossimità della scuola dell’infanzia “Coccinella” di Bertinoro (FC) per rispondere alle esigenze espresse dalla’Amministrazione Comunale, orientate a realizzare un ampliamento della struttura esistente, completando così il polo scolastico comprendente anche la scuola elementare comunale adiacente. La strategia di intervento che il progetto ha adottato prevede due scenari: uno che assume integralmente gli obiettivi dell’Amministrazione e prevede la realizzazione di una struttura per la prima infanzia ad ampliamento di quella esistente, e un secondo che invece propone anche la realizzazione di una nuova scuola materna, in sostituzione di quella attualmente presente. Il progetto ha adottato un approccio integrato dal punto di vista formale e costruttivo, mostrando particolari attenzioni alle tematiche ambientali, assunte come determinanti per ottenere elevati livelli di benessere per i fruitori. La scuola diventa così promotrice di una progettazione orientata a principi di sostenibilità ambientale, efficienza e risparmio energetico, attraverso scelte in cui, sin dalle prime fasi, tecnologia, ambiente, comfort e salute cercano un reciproco equilibrio. A scala urbana si è scelto di recuperare e ampliare il sistema di percorsi pedonali che consente il collegamento tra le diverse parti della città, valorizzando il paesaggio quale risorsa primaria. A scala locale, per garantire l’integrazione del nuovo intervento con l’ambiente e il territorio, il progetto ha richiesto un’approfondita analisi preliminare del sito, comprendente lo studio di elementi del contesto sociale, culturale, ambientale e paesaggistico. A questi si sono affiancati gli aspetti climatologici, funzionali alla scelta dell’esposizione da attribuire all’edificio in modo da mitigare gli effetti delle variazioni climatiche e ottimizzare la qualità indoor. Dal punto di vista funzionale e distributivo il progetto ha risposto a criteri di massima flessibilità e fruibilità degli ambienti interni, assecondando le esigenze di educatori e bambini. Particolare attenzione è stata rivolta alla scelta della tipologia costruttiva, adottando elementi prefabbricati in legno assemblati a secco. Questo sistema consente la realizzazione di strutture affidabili, durevoli nel tempo e rispondenti a tre criteri fondamentali nell’ottica della sostenibilità: impiego di materiali rinnovabili, minimizzazione dei rifiuti e del consumo di acqua in cantiere e possibilità di recupero tramite smontaggio. Per garantire un corretto rapporto tra costruito e contesto urbano si è deciso di utilizzare materiali da rivestimento della tradizione locale, quali la pietra, e di attenuare l’impatto visivo dell’intervento attraverso l’impiego di coperture verdi. Queste, oltre a restituire in copertura il suolo occupato dai volumi edificati, contribuiscono alla mitigazione del microclima, sia all’interno dell’edificio che nel suo intorno. Rispetto agli obiettivi di benessere degli utenti, il progetto si è posto l’obiettivo di superare i confini determinati dalla normativa sui requisiti energetici, puntando al raggiungimento di condizioni ottimali in termini di salubrità del costruito e confort abitativo. Questo intervento si propone di sperimentare un approccio ecologico di sensibilizzazione ai criteri di sostenibilità, capace di coinvolgere tutti i protagonisti della vita scolastica: i bambini, gli insegnanti, i genitori e la città. “Imparare la sostenibilità” è l’obiettivo del progetto e la linea guida della tesi, i “percorsi di sostenibilità”, rappresenta il frutto degli studi, delle analisi, delle scelte che ci hanno spinto ad ottenere lo scopo prefissato e racchiude in un significato sia fisico che metaforico i risultati finali, sia a scala urbana, che a scala dell’edificio. Il termine “percorsi” ci permette di comprendere sia la nuova rete di collegamenti tra l’area di intervento e il resto della città quali strumento di rigenerazione e di contatto con il paesaggio, ma anche il processo di crescita e formativo che il bambino, destinatario e protagonista del progetto, intraprenderà in questi luoghi. La realizzazione di edifici tecnologicamente efficienti dal punto di vista delle prestazioni energetiche (raggiungimento classe B per la struttura esistente, classe A per le ipotesi di ampliamento) ma anche dal punto di vista del confort luminoso rappresenta la premessa per la formazione di una nuova generazione più responsabile e rispettosa nei confronti dell’ambiente che la circonda.
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Gardosi, Lorenzo. "Gestione di un progetto complesso per la transizione verso il consumo sostenibile di acqua nella scuola di Ingegneria e Architettura dell' Università di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/8045/.

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Abstract:
Oggetto di questa tesi è stato quello di investigare il consumo di acqua sostenibile in un’organizzazione complessa come è l’Università di Bologna, con particolare riferimento alla realtà della Scuola di Ingegneria ed Architettura di via Terracini. Successivamente viene analizzato l’approccio della transizione, che comprende modalità e strumenti con cui si realizza il cambiamento all’interno della struttura sociale. Tra questi emerge il modello di cambiamento proposto dalla teoria di Transition Management, che sottolinea il ruolo fondamentale svolto dagli esperimenti di transizione nella realizzazione del cambiamento.Viene perciò proposta la teoria del Project management come vero e proprio strumento con il quale analizzare il progetto "Casa dell'acqua".
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Ianne, Marika. "Climatizzazione e comfort della sede storica della Scuola di Ingegneria di Bologna: indagini sugli impianti esistenti e proposte progettuali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Lo studio presentato in questa trattazione è di analisi e di progetto. L'obbiettivo è l'individuazione delle cause che incidono sfavorevolmente, in termini di comfort termico e salubrità dell'aria, sulla qualità degli ambienti interni del plesso storico della Scuola di Ingegneria e Architettura di Bologna. Le problematiche sono legate unitamente a criticità che riguardano sia l'involucro che gli attuali impianti di riscaldamento e raffrescamento. Le conclusioni a cui si è pervenuti sono frutto di un percorso di indagine che vede la realizzazione di un rilievo impiantistico, in cui si evidenzia una forte disomogeneità, il più delle volte slegata dalle reali condizioni ambientali e quindi causa di un'impropria regolazione termica. Segue lo svolgimento di misurazioni microclimatiche mediante l'uso di specifica strumentazione all'interno di alcuni locali della Scuola, di particolare interesse e a fruizione degli studenti , selezionati in base alle loro caratteristiche di forma, esposizione, dimensione, tipologia di impianto, destinazione d'uso e affollamento, per valutarne il comfort termico, e la qualità dell'aria, il cui indicatore è la concentrazione di anidride carbonica, poiché negli ambienti analizzati l'inquinamento è generato principalmente dalla presenza di persone. L'analisi è integrata con un sondaggio condotto tra gli studenti chiamati a dare un giudizio soggettivo sulle loro percezioni termiche. La tesi si conclude con la valutazione e proposta di possibili soluzioni migliorative, che comportano altresì ulteriori interventi architettonici sul manufatto edilizio. Le soluzioni proposte oltre a tener conto dell'aspetto energetico e della fattibilità architettonica, prendono atto della storicità dell'edificio e dei vincoli imposti dalla sovrintendenza, e si accordano con una riqualificazione delle facciate mediante l'opportuna eliminazione delle unità meccaniche split, ridando vita ai suoi antichi prospetti.
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Parisini, Duccio. "La scuola dimenticata: il caso delle ex scuole Dante Drusiani di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17453/.

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Abstract:
La dispersione urbana ha generato degli scompensi e delle ferite da ricucire nelle nostre città, una delle nuove tematiche del progettare risponde a questa necessità di rammendo. Negli ultimi anni si va a delineare un approccio attento al riuso ed alla valorizzazione dell’esistente, con interventi di innesto architettonico o parassitismo, studiati per donare nuova luce ed interesse ad edifici o ad interi rioni. In questo studio viene considerato lo stato dell’arte di queste tecniche, per un’applicazione nel quadro della periferia bolognese, con un approfondimento storico sullo sviluppo della stessa e dei servizi per accompagnarne lo sviluppo. Le scuole, in particolare, rappresentano un importante punto di riferimento per l’identità dei rioni e negli anni 60 e 70 si è vissuto un periodo di grande sinergia, tra amministrazione, società civile ed università, per la nascita di numerosi nuovi istituti. L’ufficio tecnico comunale ha un ruolo da protagonista nella progettazione di questi nuovi istituti, introducendo nuove tipologie costruttive con elementi prefabbricati e l’adattamento di un singolo progetto ad edifici differenti. Il caso, considerato per il progetto, è quello delle ex scuole Drusiani, inutilizzate dal Giugno 2012. Queste scuole elementari sono uno di nove edifici gemelli, costruiti tra il 72 ed il 74, nella provincia di Bologna. La particolare posizione, all’interno della zona Reno, la rende un punto strategico per un intervento di innesto, dal punto di vista architettonico e funzionale. La strategia progettuale per l’innesto riguarda il consumo di suolo, il verde, la valorizzazione dell’esistente e i materiali costruttivi. Si prevede una nuova vita per l’edificio, legata all' educazione civica e sociale, con particolare attenzione nei confronti dell’integrazione. Vengono così valutate le potenzialità di questa tipologia di intervento, per stimolare una crescita dell’identità sociale e culturale nelle zone periferiche.
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Carullo, Pellegrino. "La scuola per l'infanzia e primaria in Italia tra architettura e pedagogia. Proposte per la trasformazione degli spazi di apprendimento." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/3067.

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Abstract:
2015 - 2016
Starting from the recent law provisions contained in the MIUR (Italian Ministry of Education) Plan - and aimed to revamp school buildings, this Ph.D. thesis has investigated methods and preliminary criteria applicable to the transformation of learning spaces for preschool and primary school, presuming an interconnection among “pedagogy”, “architecture” and “technical regulations”. The results of the research are therefore to be found in both pedagogy and architecture, which have characterized the Ph.D. activities. That is to say, identifying meta-project guidelines for the transformation of existing spaces for preschools and primary schools in Italy – after analyzing a complex critical apparatus divided into working phases validated by the choice and analysis of case histories and by the selection of general and technical bibliographies. This made possible the development of a research based on the widespread knowledge of the phenomenology of the first-level school-system, through the understanding of pedagogical, architectural and legislative values and parameters that have served as the basis of its founding elements, as time passed by. As a result of such an interaction, several concept proposals have been put forward to scientifically implement the ongoing debate on the themes of strategic connections for models of “school regeneration”, that can affect the quality and organization of the architectural space at the service of Science of Education. It is clear that such a work presents some critical method- and content-related points. In the first case, it comes to acknowledging that the research identifies different procedures aiming to offer designers a technical and cultural argument-based framework, which is expressed above all through general operational guidelines. A sort of “evaluation and conceptual manual” apart from current “literature”, and therefore subject to changes in the parameters adopted. The second case complements the first one: namely, this Ph.D. experience could have continued subsequently as an “applied research” field activity, so as to verify the theses assumed in the foreword and gathered from meta-project results. Due to the general purposes of the different phases of the research, such a goal could not be achieved in this work and is therefore addressed to other and subsequent scientific research activities... [edited by author]
XV n.s.
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Costantini, Barbara. "Un sistema per il salvataggio, la verifica e la notifica delle configurazioni degli apparati di rete della Scuola di Ingegneria e Architettura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6585/.

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Abstract:
In questo lavoro di tesi sono descritte: l’analisi dei requisiti, la progettazione, l’implementazione di un sistema per l’acquisizione automatizzata delle configurazioni degli apparati di rete della Scuola di Ingegneria e Architettura.
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Marzaro, Mattia. "Idea/Processo/Architettura. Fenomenologia di un procedere pratico nella progettazione architettonica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7412.

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Abstract:
2010/2011
Nel corso del XXI secolo, nel progetto di architettura si sono sviluppate attitudini volte a rispondere alle esigenze dettate dall’evoluzione tecnica, sociale, economica, ambientale, artistica e culturale, che hanno permeato fortemente l’evoluzione del pensiero del Novecento. Gli sviluppi di questa rivoluzione permanente hanno condotto ad uno svolgimento sperimentale del fare architettura, spostando la visione del progetto verso approcci legati al divenire e non come metodi legati a una prassi. L’uomo, e quindi l’architetto, vive quello che Agamben definisce lo stato di eccezione, in cui la logica e la prassi non si determinano. Un’assenza di pensiero pretende di attuare un enunciato senza riferimenti alla realtà, o meglio giungendoci in un secondo momento, a posteriori, a volte inconsciamente. In questo quadro d’incoscienza ciò che ne deriva è un modo diverso di stare al mondo, o meglio la nascita di modi e visioni individuali, personalistiche. Si assiste così alla fine delle certezze e quindi alla fine della univocità di dati sui quali fondare ogni possibile concatenamento, ogni possibile continuità. Questo disordine generale, questo quadro d’incertezza, costituisce la nascita di quelle che nel corso della tesi andranno a definirsi come le processualità; esse costituiscono la necessaria volontà di definire in modo determinato ciò che in realtà è espresso dall’infinita varietà e possibilità dello spazio. Assumiamo come inizio della ricerca questo dualismo tra realtà instabile e infinita, da un lato, e necessaria determinazione di elementi concatenati dall’altro, che reggano i principi su cui fondare lo sviluppo progettuale nell’intento di stabilire dei principi di verità. Un sistema in questo senso processuale che garantisca di volta in volta nella prefigurazione dell’idea il controllo della forma, nell’intento di affermarla nel tutto reale, e non rendendola fine a se stessa e quindi in grado di smentirsi. Necessariamente il discorso si muove su diversi ambiti, tra i quali quello filosofico, perché in esso si fonda il pensiero dell’uomo, quello architettonico, artistico e tecnico, perché in essi vi sono le più alte forme di espressione e di linguaggio. In particolare, rispetto alla questione progettuale, nello scorso secolo la ricerca si è mossa tra forma, struttura, contenuto, previsione, ideazione, composizione; e ancora tra standard, economicità, velocità di produzione. Aspetti che hanno assunto all’interno del progetto di architettura un valore del tutto differente da prima, determinandone le condizioni stesse. L’architetto, pertanto, ha dovuto cambiare la sua prospettiva nelle procedure creative e compositive, affrontando la necessaria convivenza all’interno del progetto di una pluralità di attori, e mettendo da parte la sua attitudine progettuale individuale, perdendo la propria innocenza. In assenza di precedenti, nascono autonomie progettuali in grado di controllare e coordinare tutti o alcuni dei fattori culturali e tecnici di innovazione interni al progettare, e di coordinare i diversi attori che concorrono alla realizzazione dell’opera. Tale evoluzione non ha tuttavia tralasciato la parte più intima della composizione architettonica e del suo linguaggio, che ha dovuto adeguarsi con una serie di declinazioni e mutazioni, destinate a esplorare anche il campo dell’informe. In questa complessità d’azione diviene necessaria la costruzione di sistemi processuali di sviluppo progettuale; la composizione svolge in questo quadro del dubbio un ruolo chiave di chiarificazione e di verificazione, in quanto una parte dell’atto compositivo è legata alla ragione e una parte al mondo dell’intuizione, dell’istinto, del sensibile, anche se quest’ultima in un secondo momento viene posta nel dubbio. In tal senso questa tesi ha lo scopo di porre in evidenza alcune problematiche della progettazione, che oggi si manifesta attraverso quello che definiamo processo. La composizione, a differenza di quanto può apparire, ancora conserva un valore all’interno del progetto; essa ha solamente cambiato aspetto e diversificato i sui fattori operativi, in un certo senso si è evoluta. La composizione assume il ruolo di esperienza dell’indeterminazione progettuale, di medium, di strumento di ricerca di un senso tra ciò che determina relazioni tra soggetti e figure e le sue brusche rotture. Anche in architettura si assiste a un fenomeno simile a quello che riguarda i fenomeni linguistici, che nel tempo mutano a causa di influenze esterne di carattere sociale, storico, o di contaminazioni. Il progetto e il suo linguaggio necessariamente sono in un continuo divenire, in mutamento, nel senso di questa tesi, in processo. Riconosciamo il principio di mutazione a partire dalla nascita del Movimento Moderno, e in particolare dalla nascita di due scuole di pensiero, l’una facente capo alle sperimentazioni in ambito europeo e l’altra alla scuola americana, entrambe legate da un quadro culturale fondato sulla ricerca delle regole nell’intento di coniugare, attraverso la razionalità tecnica, il particolare con l’universale, lo standard con l’unico, il caos con l’ordine. Le sperimentazioni del moderno hanno giocato un ruolo cardine d’influenza e di propulsione introducendo il concetto di standard funzionale nel metodo e scardinando le teorie consolidate legate agli stili, in funzione di una maggiore libertà progettuale, legata ai materiali, al processo di produzione dell’architettura e alla ricerca dell’unità minima di vita. Quest’ultimo aspetto ha generato una specifica formulazione teorica e progettuale indirizzata alla risoluzione delle problematiche inerenti la questione funzionalista. Questo ha comportato una sovrapposizione di visioni rispetto alla questione della standardizzazione e la ricerca di un’unità universale di misura. Assistiamo così alla nascita di una diversa posizione linguistica nell’atto progettuale, attribuendo al termine standard non solamente la sua declinazione produttiva, ma la ricerca di regole valide atte a sostenere e verificare il progetto moderno, ricondotte all’uomo, alla sua dimensione biologica. L’attenzione è quindi posta sul pro-getto, sulle modalità del procedere, momento in cui la ricerca si fa espressione della propria tesi, configurandosi essa stessa quale progetto di esperienza. In un certo senso il processo è parte della visione, “e la visione è ciò che il linguaggio scientifico chiama verificazione o falsificazione della previsione. (…) Proprio perché il divenire è l’incominciare ad esistere, il divenire è l’irruzione dell’inatteso e dell’inaudito, ossia di ciò che per la sua radicale novità e imprevedibilità minaccia ogni cosa esistente. (…) Per salvarsi è necessario arginare la minaccia del divenire, cioè controllarla, sottoporla ad una legge e quindi dominarla.” In questo senso, l’atto progettuale s’identifica e si determina con il processo creativo. Assume il ruolo di elemento della formulazione, dalla visione nel controllo di uno spazio certo, entro il quale sia possibile cadere in una verificazione o meglio in un processo di verificazione. I movimenti artistici e le avanguardie hanno contribuito a scardinare l’esplorazione figurativa, portando a paralleli sviluppi in campo architettonico l’assunzione di sistemi compositivi e di prefigurazione innovativi grazie alla trasposizione in arte dei concetti di temporalità e di serialità. Il rapporto tra arte e architettura trova una nuova dimensione attraverso l’acquisizione di sistemi espressivi e di ricerca figurativa del tutto simili. La progettazione in questo quadro evolutivo ha dovuto appropriarsi di apposti strumenti, utili allo svolgimento processuale. S’introducono così nell’atto progettuale una serie di strumenti specifici, tra i quali possiamo individuare la geometria, i diagrammi, il modello. Questi strumenti, non nuovi al campo progettuale, assumono nella questione processuale specifiche manifestazioni. La geometria si è evoluta grazie all’uso del computer, che ha permesso un più radicale controllo del progetto architettonico e delle esplorazioni delle sue nuove forme. I modelli figurativi e prefigurativi hanno assunto una duplice funzionalità: come fonti di astrazione e concettualizzazione dei principi compositivi, e come vere e proprie manifestazioni della verifica e della composizione diretta e “materiale”. Il diagramma diventa fonte di sintesi funzionale, distributiva, d’interazione fra le parti e sistema per la figurazione dell’opera, assumendo addirittura il ruolo di “arbitro determinante” di una nuova definizione compositiva. La manifestazione processuale s’instaura in quanto “abbiamo cominciato a intendere che modellare il nostro ambiente fisico non significa applicarvi uno schema formale fisso, ma vale piuttosto un continuo, interno sviluppo, una convinzione che va continuamente ricercando il vero, al servizio dell’umanità.” D’altro canto, la sperimentazione si spinge verso una chiave di lettura del progetto architettonico e del suo processo creativo inteso come sistema processuale generalizzabile e sempre valido. Il luogo dell’analisi è costituito dai fenomeni evolutivi che hanno accompagnato la progettazione nel corso del XX secolo, dalla posizione del Movimento Moderno alla contemporaneità. Fasi queste in cui il processo è continua mutazione e i cui fattori creativi subiscono un continuo riposizionamento rispetto all’idea architettonica. Di fronte a fenomeni progettuali sempre più sconnessi da teorie, frutto di elaborazioni pluri-disciplinari, la produzione letteraria critica tende a descriverne i risultati anziché analizzarne in profondità i contenuti processuali. A noi interessa, invece, capirne i meccanismi di formulazione e le diverse manifestazioni. In luogo di un’analisi di tipo storico, cercheremo di leggere alcuni progetti significativi concentrandoci sugli aspetti funzionali alla tesi, con particolare attenzione ai processi di verificazione e controllo. Si tratta, in altre parole, di individuare una lingua e un suo ordine strutturale, che utilizzi le evoluzioni geometriche come punti assoluti, e l’uso dei diagrammi e dei modelli come fonti esplorative. Attraverso l’esposizione di atteggiamenti progettuali, si cercherà di chiarire il rapporto tra architettura, forma, funzione, e da tale analisi istituire un catalogo di processualità progettuali attraverso una fenomenologia definita. La nostra analisi, d’altra parte, non vuole diventare la ricerca di una teoria o di un metodo attraverso il quale accedere alla formulazione di un progetto. Diversamente, essa cerca di mettere in luce la chiara e incontrollabile capacità evolutiva e rigeneratrice del sistema delle idee, della prefigurazione e della creazione. Ci interessa l’analisi degli strumenti che costituiscono il processo architettonico contemporaneo e le sue declinazioni, attraverso lo studio di casi particolari classificati per tipologia di approccio processuale, secondo quello che possiamo definire processo lineare, processo continuo e processo stocastico o probabilistico. Quello che si cercherà di fare è di fotografare una situazione in continuo divenire, studiandone i sistemi principali e cercando di capirne i fenomeni scatenanti, il luogo in cui l’architettura si tramuta nella risoluzione di un problema, metafora presa dalla matematica, attraverso quello che possiamo definire “processo risolutivo”.
XXIII Ciclo
1980
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Montalti, Martina. "Per un futuro sostenibile. Progetto di riqualificazione del complesso scolastico M.Montanari a Ravenna." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13382/.

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Abstract:
Nella mia tesi affronto una tra le tematiche più discusse nell'ultimo decennio, ovvero il rinnovamento e la riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico italiano. Il mio lavoro si è incentrato dapprima sull'analisi storica della Scuola Secondaria di primo grado ''Mario Montanari'', sito in via Aquileia n.31 a Ravenna, e sull'inquadramento geografico e climatico attraverso l'utilizzo del software Ecotect Analysis. Successivamente ho impostato il lavoro per la certificazione energetica e la verifica delle prestazioni energetiche dell'edificio tramite il software a regime stazionario "TerMus Acca". Attraverso l'utilizzo di TerMus ho ottenuto la Relazione Tecnica Legge 10, l'Attestato di Prestazione Energetica (APE) e l'Attestato di Qualificazione Energetica (AQE) secondo le norme nazionali e regionali. Inoltre, il 27 febbraio ho effettuato un sopralluogo del complesso scolastico, al fine di ottenere un'indagine più approfondita dello stato attuale dell'edificio, identificando eventuali elementi di criticità come la presenza di muffe, umidità, l'eccessivo riscaldamento degli ambienti e lo stato degli impianti di riscaldamento. In fine come ultima fase ho definito le strategie di intervento più vantaggiose, in termini di risparmio sulla bolletta energetica dell'edificio e di riduzione delle emissioni di Co2, da adottare per migliorare le prestazioni energetiche ed il comfort degli ambienti (ad esempio attraverso la sostituzione degli infissi e la realizzazione di un cappotto termico). Quindi modificando i dati riferiti alle murature e agli infissi della tavola realizzata con TerMus, ho osservato quali benefici sono stati ottenuti con questi interventi essenziali. L'obiettivo cardine del mio lavoro è stato il raggiungimento di un reale miglioramento della prestazione energetica dell'edificio, ottenendo di conseguenza un risparmio sui costi di gestione della stessa.
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Milandri, Giada, and Serena Ugolini. "Scatola di luce,un polo scolastico per Bertinoro: riqualificazione e ampliamento della scuola media "P. Amaducci"." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2160/.

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Abstract:
Questa tesi ha come oggetto la riqualificazione energetica e funzionale della scuola media statale “P. Amaducci” di Bertinoro e la realizzazione, all’interno della stessa area, di una scuola elementare che condivida, con la struttura esistente, spazi per attività parascolastiche e sportive. Il lotto di intervento è situato ai margini del centro urbano, circondato da un’area identificata dalla pubblica amministrazione come di possibile espansione residenziale; esso presenta diverse criticità, tra cui la poca sicurezza dei percorsi pedonali, la frammentarietà del sistema degli spazi aperti, la mancanza di adeguate aree di sosta e di parcheggio. Grazie alla sua posizione elevata e alla collocazione all’interno di un ambito di interesse paesaggistico, dall’area si gode di un’ampia visuale sul territorio circostante, caratterizzato dalla coltivazione della vite. L’attuale scuola media statale “P. Amaducci”, realizzata nel 1990, è un edificio di circa 17800 mc con disposizione planimetrica a corte aperta, sviluppato su tre piani, ad est del quale nel 2000 è stato collocato un edificio a blocco di 12000 mc, che ospita un palazzetto dello sport di rilevanza provinciale. Nonostante la sua recente costruzione, la struttura presenta diverse carenze progettali, tra cui lo sfavorevole orientamento delle aule per la didattica, che determina un elevato livello di discomfort, la scarsa prestazione energetica che colloca l’edificio in classe energetica E, e il generale sovradimensionamento del complesso e dei singoli spazi interni (circa 180% di spazio in più rispetto a quanto previsto dal D.M.del 1975 sull’edilizia scolastica. La scuola era originariamente progettata per ospitare tre sezioni, per un totale di 225 alunni; attualmente è frequentata da solo 132 studenti, con conseguente mancata utilizzazione di una parte consistente dell’edificio. Gli obiettivi dell’intervento sono quelli fissati dall’Amministrazione comunale e consistono essenzialmente in: - Riunificazione della scuola media con la scuola elementare in un unico polo scolastico, mettendo in comune una serie di ambienti quali l'auditorium, la mensa, le aule speciali, l’adiacente palazzetto dello sport. - Realizzazione di un ampliamento per la nuova scuola elementare, con capacità di 10 aule. Esso andrebbe realizzato a monte dell'attuale scuola media favorendo un ingresso separato dei due ordini di scuola. - Revisione di alcune soluzioni progettuali ed energetiche errate o non funzionali presenti nell'attuale struttura. A seguito di alcune analisi effettuate sulla popolazione di Bertinoro e sull’accesso ai plessi scolastici dalle frazioni vicine (Fratta Terme, Capocolle, Panighina) è emersa la scarsa dinamica demografica del comune, la quale ha suggerito di prevedere la riduzione degli spazi destinati alla scuola media e l’utilizzo dei locali eccedenti per ospitare aule per la didattica ad uso della nuova scuola elementare, prevedendo inoltre l’uso congiunto degli spazi per attività parascolastiche tra le due scuole (mensa, biblioteca, auditorium e palestra) e progettando un ampliamento per ospitare le altre attività necessarie al funzionamento della nuova scuola elementare. Il progetto ha assunto la sostenibilità e il minimo impatto sull’ambiente come principi generatori gli elementi del contesto naturale come risorse: mantiene l’edificio adagiato sul declivio del terreno e valorizza la vista verso la vallata circostante, in modo da aprirlo sul paesaggio. Per limitare una delle criticità funzionali rilevate, il progetto si è proposto di separare i percorsi pedonali da quelli carrabili inserendo zone filtro con la funzione di proteggere l’accesso al polo scolastico e al palazzetto dello sport e, al fine di evitare la promiscuità delle utenze, di differenziare altimetricamente gli ingressi dei diversi edifici e di prevedere due parcheggi, uno a monte dell’area (di pertinenza della nuova scuola primaria), e uno a valle (ad uso degli utenti della scuola secondaria di primo grado e della palestra). Nella nuova configurazione spaziale dell’edificio esistente, le aule per la didattica sono collocate sul fronte principale orientato a sud-est e dotate di ampie aperture provviste di schermature studiate sulla radiazione solare locale. Per raggiungere un ottimo livello di illuminamento si è “scavato” un canale di luce all’interno dell’edificio, che fornisce alle aule un apporto di luce naturale aggiuntivo rispetto a quello che entra dalle facciate. Sul fronte nord-ovest si localizzano invece le aule speciali e i servizi, affacciati sulla corte. L’ingresso e il vano scala esistenti, in rapporto al volume ridimensionato della scuola media, risultano così in posizione baricentrica. La tesi presenta due diverse ipotesi di ampliamento, che prevedono entrambe la collocazione dei nuovi volumi a monte dell’edificio esistente, connessi ad esso tramite lo spazio dell’ingresso e la localizzazione di quattro aule per la didattica in una parte dell’edificio esistente. Il primo progetto di ampliamento si propone di ridefinire e valorizzare la corte interna attraverso l’inserimento a monte dell’edificio esistente di un volume su un solo piano, che si va ad inserire nel profilo della collina, secondo il principio del minimo impatto sul paesaggio circostante. Il secondo progetto di ampliamento punta invece sulla continuità visiva tra gli spazi aperti e il paesaggio: per questo si è collocato il nuovo volume, che si sviluppa su due piani (nella ricerca di un ottimale rapporto di forma) in adiacenza all’edificio esistente,dando luogo ad un ampio spazio verde su cui si affacciano le aule esposte a sud-est.
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MERCADANTE, RAIMONDO. "Architettura come architettura. Critica, teoria, progetti e opere da Edvard Ravnikar al gruppo di AB Slovenia 1970-1990." Doctoral thesis, Politecnico di Torino, 2022. http://hdl.handle.net/11583/2971519.

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CARBONI, MAESTRI Gregorio. "Opposizioni: Il Memoriale Italiano ad Auschwitz, «Oppositions» e la nascita della Scuola di NY." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, Università degli Studi di Parma, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, Università degli Studi di Napoli Federico II, Accademia di Belle Arti di Brera, 2015. http://hdl.handle.net/10447/117174.

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Abstract:
La presente ricerca si è svolta in tre fasi distinte. Un primo biennio tra Milano, l’Università degli Studi di Palermo e sopralluoghi presso l’ex campo di concentramento di Auschwitz, centrando le attenzioni sul tema del Memoriale italiano. A questa prima fase è seguito un semestre di ricerche presso l’Universidad Politecnica de Madrid in cui sono state svolte le prime ricerche sull’IAUs (Institute for Architecture and Urban Studies, 1968-1985) e «Oppositions» (1973-1985), sopratutto per quanto concerne le relazioni fra Spagna, Tendenza italiana e Stati Uniti. La ricerca dottorale si è conclusa a New York, durante un anno e mezzo, sotto la co-tutela del professor Kenneth Frampton, nel quadro di un Visiting Research Scholarship presso la Columbia University. Il primo polo della tesi riguarda il Memoriale italiano. Il secondo, un’introduzione a future prospettive di ricerca attorno al caso-studio della rivista «Oppositions», edita dall’IAUs, che con la rivista ha stretti rapporti di continuità in termini di contenuti e progetto culturale. Il Memoriale italiano, temporalmente, inizia il suo percorso negli stessi anni dell'IAUs, viene inaugurato, forse già condannato, nel ponte fra anni '70 e '80, quando IAUs e «Oppositions» concludono la loro parabola storica. Istituto e rivista, creati e diretti da Peter Eisenman con il fondamentale contributo di Kenneth Frampton, il cui presente lavoro evidenzia novità storiografiche e interpretative, grazie a nuovi documenti archivistici. La scelta è stata dunque quella di realizzare una tesi composta da due parti distinte ma dialoganti, formata da capitoli solo apparentemente autonomi. Tesi di dottorato in progettazione dell’architettura dal carattere sperimentale, nella misura in cui ha una struttura polimorfa, composta da capitoli visti come fascicoli separabili ma raccolti in unico libro, con un’unica bibliografia cronologica e ragionata, ordinata per temi trasversali. I vari temi toccati sono individuati da parole chiave, qui intese come lemmi, memoriale; mediazione; simbolo; forma; analogia; conclusioni. Parole, come voci d’indice analitico. I due primi capitoli (Memoriale, che contiene piante e sezioni di progetto, seguito da Mediazione) riguardano il MEMORIALE italiano. Voluto dall’ANED, Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti -tutt’ora proprietaria dell’opera- il Memoriale italiano, situato nel 21° blocco dell’ex campo di concentramento di Auschwitz, nasce su progetto architettonico dei BBPR, basato su un’idea di Primo Levi, con il contributo, fra molti altri, di Nelo Risi e Luigi Nono. Una spirale, formata da una struttura tubolare in acciaio, ora in forte ossidazione, che circoscrive il supporto: tele in cotone, su cui il pittore siciliano Pupino Samonà narra pittoricamente il tema della deportazione degli italiani, accompagnando il visitatore dalla nascita del nazifascismo, con i suoi sviluppi e collaboratori, passando dalla Guerra, la Soluzione finale, sino ad arrivare alla Liberazione. Un percorso che il visitatore contempla camminando su una passerella lignea sopraelevata, metafora di binari. Memoriale al quale associamo un progetto di restauro e salvaguardia, per impedirne la distruzione e/o lo spostamento dalla Polonia al Museo d’Arte Contemporanea Ex3 del comune di Firenze. Il capitolo mediazione contiene la scrittura del progetto. È preceduto da un'analisi di architetture della “cultura italiana del progetto” di periodo omogeneo all’ideazione del memoriale e che costituisce riferimento per il progetto. Architetture dei BBPR, di Carlo Scarpa (Castelvecchio a Verona). Segue la spiegazione più approfondita del progetto, accompagnando il lettore, grazie a testi specifici e alla narrazione del percorso, spazio per spazio. Il terzo capitolo, intitolato Simbolo, raggruppa il regesto e apparati di testi inediti o pubblicati nei quattro anni di svolgimento della ricerca in riviste scientifiche e di divulgazione italiane e internazionali come «Images» o capitoli di libri come Il Memoriale italiano ad Auschwitz. Giornata della Memoria 2014. Il capitolo si chiude con un racconto, spiegazione del modo di pensare il progetto e la ricerca qui presentati. Il capitolo forma restituisce le prospettive di ricerca, esiti e sviluppi legati alle indagini sull’Institute for Architecture and Urban Studies, il suo rapporto con la Tendenza e figure come Aldo Rossi e Manfredo Tafuri, che si materializzano nella rivista «Oppositions», caso-studio principale attorno al quale ruota la ricerca. Ricerca che tratta di come questioni di forma e formalismo, di analogia (semantica/semiologia di un’architettura dell’analogia) siano entrate nel dibattito e nella cultura architettonica statunitense dalla nascita dell’Institute alla chiusura della rivista «Oppositions». Questo compito è portato a termine tramite la sistematizzazione degli indici, uno “stato dell'arte” su quanto sia stato pubblicato sul tema; mettendo in evidenza un quadro di possibili studi futuri. Il capitolo contiene un regesto aperto di materiale annesso, che permette di divulgare il circuito delle conoscenze acquisite, concretizzando una comunicazione scientifica verso il lettore con traduzioni, interviste e pubblicazioni presso riviste, come «Constructs», della Yale School of Architecture; la prima traduzione pubblicata in Italia dell’introduzione di Peter Eisenman e Aldo Rossi all’edizione statunitense de L’Architettura della Città; interviste e documenti di archivio. Mediazione riassume invece la questione del rapporto fra contenuto di un elemento significante e i supporti che lo veicolano: da questo parte la lettura del Memoriale e a questo porta il progetto di ricerca proposto su «Oppositions». Mediazione è quella che, attraverso «Oppositions» e IAUs si opera attraverso la ricezione manhattaniana della Tendenza, sottolineando la volontà del gruppo del IAUS di avere un’architettura come processo, conoscitivo e significante, contro le architetture corporative degli anni '70. I temi diventano dunque questi: il significato dev’essere mediato? Senza mediazione/medietà? Chi deve mediare? Come si media? Cosa dev’essere mediato? Sull'IAUs si tracciano novità storiografiche e interpretative. Si tenta di delineare la possibilità di parlare della nascita, grazie a questi attori - un’istituzione e il suo principale periodico - di una vera e propria Scuola di Nuova York. S’introducono elementi ancora poco sottolineati: il peso di alcuni temi caratterizzanti l’esperienza editoriale di «Oppositions», il quadro storiografico di evoluzione delle forme dell’architettura determinanti per spiegare le specificità dell’attuale contemporaneità statunitense. Si legano questi elementi alle tensioni sociali, economiche e politico- ideologiche del periodo studiato (definito Tardo Capitalismo Statunitense o Quarta Fase del Capitale, a seconda delle letture economiche). Un periodo che inizia con le contestazioni studentesche e operaie della “generazione del 1968” e cui parabola -culminata negli anni '70 del Novecento- si conclude negli anni della cosiddetta “de-generazione” Reaganiana degli anni '80. Le tesi presentate ipotizzano «Oppositions» come: 1. Incubatore-piattaforma di idee (quali? perché?); 2. Principale e forse unica sede editoriale di proliferazione per la Tendenza negli Stati Uniti d’America. Si affrontano temi fondamentali per l’evoluzione del progetto architettonico, come l’idea di molti architetti determinanti in questa vicenda. Ad esempio, Peter Eisenman, secondo il quale non vi è stata un’avanguardia e una Modernità –in senso ideologico– negli Stati Uniti. Elemento, sino ad ora, mai del tutto verificata. Premessa che ci permette di porre sul tavolo alcuni dei primi temi che spingeranno Eisenman a usare l’IAUS e le riviste dell'IAUs («Oppositions», «Skyline», «October») per creare tale avanguardia mancante. Tali cenni sono affrontati attraverso le interviste-studio e, nelle domande, attraverso la lente della rivista, e precedute da un'introduzione storica che verifica tesi e ipotesi attorno a: 1. Il rapporto dell’architettura americana con la Modernità architettonica; 2. Stati Uniti come culla di “una” modernità, tecnica, ma non ideologica. “Paese ex-colonia” che si subordina culturalmente, per secoli, all’Europa e importa stili e insegnamento (Beaux- Arts, da Parigi, stile che permane anche nei grattaceli di Sullivan e di Manhattan, sino agli anni 1930) e importazione di un Movimento Moderno “addomesticato” (attraverso l’immigrazione – per via degli eventi bellici – di molti architetti come Mies van der Rohe, Richard Neutra, ecc.). Viene affrontato il rapporto di Arthur Drexler –allora direttore del dipartimento di architettura e design del MoMA– con questa vicenda, il rapporto idealizzato – all’inizio della formazione dell’IAUS - con il Team 10 e, nel contempo, il rapporto complesso fra questi eventi e i temi dell’insegnamento e dell’urbano. L’IAUS inizialmente, dunque, quale sorta di Team10 statunitense in un periodo che viene nella tesi definito “tecnicismo illuminato” per poi dirigersi verso una scuola d’avanguardia - l’avanguardia “che non c’era”- con «Oppositions» quale megafono fondamentale di diffusione di queste tensioni. I temi caratterizzanti la rivista, da noi individuati come tesi, sono: 1. Forma, formalismo, analogia e autonomia dell’architettura, da un lato (temi più legati a Peter Eisenman), 2. Architettura-Ideologia-politica (nell’insieme eredità delle idee della Scuola di Francoforte e risalenti all’apporto di Kenneth Frampton); 3. Architettura e Storia ; 4. Architettura della città – città “e” architettura; 5. Architettura-Semantica-Simbolo e rapporto con la lingua. Elementi interconnessi e/o sviluppati in gruppi più o meno autonomi, ma dialoganti all’interno dell’Institute con influenze definitive sul sistema universitario della Costa Est e sul mondo dell’architettura costruita successivamente (tesi). In tale processo, si traccia il ruolo e l’influenza determinanti della Tendenza italiana, che concentrava in sé l’insieme di queste novità culturali: storia, città, semantica, ideologia... Tendenza, dunque, che si ipotizza essere contenuta nella genesi della contemporaneità statunitense che, dopo tale processo storico, costruisce la sua prima, vera, autentica architettura in termini ideologici e di dibattito (tesi). Nelle conclusioni vengono sviluppati i temi legati alla forma e alle sue analogie. Ritorna il tema della in-mediazione anche attraverso la questione, di nuovo, della forma. Delle “pastoie dell’autorialità” rispetto a essa, di quanto l’autorialità possa premere, pressare, chiudere la forma in una condizione stilistica. Ci riferiamo qui alla questione del medio/medium: come giungere “a”? Come far uscire da “sé”, per far giungere la forma “a”? La conclusione è associata ad altri annessi (capitolo Analogia): un dialogo a Peter Eisenman, pubblicata su «Alfabeta 2», chiudendo il cerchio delle due parti della presente tesi.
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Bisiani, Thomas. "Archigrafia,tra architettura e parola." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3492.

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Abstract:
2008/2009
La tesi indaga il rapporto originario tra architettura e parola attraverso una riflessione sulla scrittura archigrafica, ricollocata nel paesaggio della comunicazione contemporanea. In questo scenario eterogeneo e cacofonico, dominato dalla sistematica sovrapposizione di segni, linguaggi e significati, l’archigrafia grazie alle sue caratteristiche strutturali di concretezza e permanenza viene riscoperta prima, e verificata poi, ricomponendo a posteriori una geografia di contributi sia scritti che costruiti. Il percorso di ricerca è diviso in due parti: l’indagine si articola a partire dalle sperimentazioni delle avanguardie artistiche del ‘900 per comporre uno scenario teorico-critico che, stabilendo una possibile distinzione tra architettura e design, attribuisce all’archigrafia, nel percorso che porta dal moderno al contemporaneo, una dimensione progettuale autonoma. La seconda parte della tesi ricompone un atlante, che raccoglie e cataloga le esperienze significative in questo campo, individuando come area di indagine un corpus di progetti esemplari realizzati negli ultimi vent’anni.
XXII Ciclo
1974
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MAGGI, SANDRO. "Itinerario sulla scuola contemporanea. Un percorso tra architettura e pedagogia." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2022. https://hdl.handle.net/11369/425828.

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Abstract:
La ricerca nasce da una riflessione intorno al processo di cambiamento della scuola che sta riscontrando un rinnovamento sia delle architetture che delle didattiche e questo fattore di innovazione si basa su una stretta relazione tra pedagogia e architettura. Attraverso un itinerario basato su un’indagine condotta su oltre cinquecento progetti realizzati in Europa dal 2000 ad oggi, sono emersi elementi comuni caratterizzanti e determinanti una qualità degli spazi fortemente favorevoli al “vivere nella/la scuola”. Gli attori coinvolti in questo processo come i committenti, i dirigenti, il corpo docenti, i facilitatori, i cittadini, le famiglie, gli studenti e gli alunni, sono sempre più coinvolti nel processo della progettazione condivisa per consegnare una base ragionata, che è somma dei desiderata, nelle mani degli architetti che progetteranno la loro scuola. Ai progettisti che hanno sempre più un ruolo anche pedagogico è affidato il compito della realizzazione, in un dialogo fecondo con la committenza. Il corpus della tesi si articola attraverso analisi e riflessioni sull’impatto legato non solo al rapporto tra pedagogia e architettura, ma anche alla relazione che si instaura tra l’edificio scolastico ed il contesto urbano e sociale. La progettazione di una nuova scuola può e deve diventare luogo/cerniera che può facilitare il dialogo tra le diverse parti di una città ed essere, al contempo, elemento di inclusione che si estende ad una moltitudine di fruitori oltre le consuete attività didattiche. La ricerca entra nel merito anche delle scelte legate alla recente emergenza pandemica, evidenziando come, in assenza di piani operativi precostituiti, possano determinare risultati poco efficaci. Un’ampia sezione è dedicata al concetto di spazio ed a come esso viene percepito dall’uomo attraverso gli organi di senso. Uno spazio che si evolve con l’età dell’individuo e che assume peculiarità differenti a seconda del contesto vissuto e che si manifesta ostile o familiare a seconda di quanta parte di esso contiene una parte del proprio portato domestico. Caratteristica che diventa fondamentale nella progettazione di una nuova scuola nel momento in cui uno spazio architettonico assume caratteristiche pedagogiche. Il cuore della tesi è rappresentato dall’itinerario sulla scuola contemporanea, una ricerca dalla quale si evince una forte vivacità progettuale che predilige le tematiche della sostenibilità, dell’inclusione, del rapporto tra scuola e contesto, del sempre maggior interesse per l’attenzione all’individuo nell’interazione con gli altri. La ricerca ha trovato applicazione pratica nella redazione di un progetto pedagogico che si sta facendo architettura nell’esperienza della costruzione di un “Giardino Didattico dei Sensi” presso l’I.I.S.S. Basile Caramia-Gigante di Locorotondo (Bari).
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Gustinelli, Gregorio. "Pieve del vescovo - riqualificazione strutturale, artistica e sociale di una residenza fortificata." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12302/.

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Abstract:
L'elaborato analizza due interventi di restauro strutturale necessari alla completa fruizione del Castello di Pieve del Vescovo, un'antica residenza vescovile fortificata nel comune di Corciano (PG). Gli interventi riguardano il ripristino delle coperture in due parti significative del castello e il consolidamento della volta superiore alla Chiesa di San Giovanni, fulcro del complesso fortificato. Dal momento che il complesso ospita i corsi di formazione della Scuola Edile di Perugia, lo studio propone anche un'estensione del progetto di restauro, al fine di garantire sia il regolare svolgimento dei corsi, sia il completamento degli interventi di recupero di cui la struttura necessita.
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Dajci, Era, and Linda Martello. "Edifici Pubblici ed Energicamente Sostenibili e nuove formule di finanziamento. Progetto per la riedificazione della Scuola “Tambroni” a Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12161/.

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Abstract:
Nell’attuale contesto italiano, di crisi economica, dove la pubblica amministrazione non ha più la possibilità di investire nelle opere pubbliche, si rende necessario affiancare alla progettazione architettonica la progettazione economica. In uno scenario dove l’emergenza energetica è al centro della politica europea, si rende necessario riqualificare l’esistente e valutare i costi energetici. Affiancare queste discipline permette di pianificare e strutturare progetti, valutando quali tra le possibilità di realizzazione, risultano strategiche. L’oggetto della tesi tesi è Progetto per la riedificazione della Scuola “Tambroni”, in Zona Murri, Quartiere Santo Stefano, Bologna. La tesi si propone di spostare questo Polo Scolastico esistente in una nuova zona, per far fronte oltre ai problemi appartenenti allo stabile stesso, anche a quelli che coinvolgono le aree dismesse di Bologna, in questo caso in un’Ex Caserma. Trattandosi di un edificio di nuova costruzione, si è cercato di ottenere la classe energetica più elevata, diminuendo così l’impatto ambientale sull’area d’interesse. L’ipotesi presentata è il risultato di diverse strategie, mirate a produrre un progetto economicamente realizzabile, ambientalmente sostenibile, psicologicamente confortevole per gli utenti.
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Montefusco, Raffaello. "Buone pratiche per la gestione delle acque meteoriche. Il caso studio dei tetti verdi della Scuola di Ingegneria e Architettura e la progettazione di un sistema integrato di raccolta e infiltrazione delle acque piovane." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6821/.

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Abstract:
La tesi analizza i principi di gestione sostenibile della risorsa meteorica attraverso la progettazione di una pavimentazione drenante, di un Rain Garden ed un impianto di raccolta e riutilizzo dell’acqua piovana, con lo scopo di costituire un sistema integrato con il verde pensile già esistente. Nella prima fase di stesura della tesi si è dato importanza allo studio ed all'elaborazione dei dati di runoff provenienti dal sistema di monitoraggio dei tetti verdi installati sul laboratorio LAGIRN. In seguito si è dato risalto alla gestione sostenibile della risorsa idrica, dimensionando un sistema di riutilizzo dell’acqua piovana al fine di irrigare il verde pensile e le altre zone verdi posizionate in prossimità del laboratorio. Si è dedotto che l’efficienza nel riutilizzo dell’acqua piovana dipende essenzialmente dal rapporto tra la disponibilità di superficie di raccolta e conseguente domanda del riuso da soddisfare, che potrebbe portare ad un dimensionamento errato del serbatoio di accumulo con il risultato di influenzare il costo complessivo del sistema. Sono state progettate due tipologie di BMP finalizzate alla riduzione dell’impermeabilizzazione del suolo per migliorare quantitativamente e qualitativamente la permeabilità. Il Rain Garden risulta un metodo molto economico per riqualificare il tessuto urbano tenendo conto anche dei cambiamenti climatici in continua evoluzione. Le BMP appaiono quindi una soluzione economica e facilmente attuabile sia dai singoli cittadini che da enti comunali al fine di migliorare le qualità delle acque, diminuire il rischio idraulico e smaltire all'interno dei corpi idrici acque di buona qualità.
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Rimondi, Luca. "Spazi per un'educazione innovativa La pedagogia di Gianfranco Zavalloni in un nuovo progetto per la scuola elementare "Panoramica" a Riccione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11287/.

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Abstract:
Studiare il rapporto tra pedagogia ed architettura per ridisegnare la scuola Panoramica a Riccione. I principi guida di Gianfranco Zavalloni, educatore cesenate, maestro di scuola materna e dirigente scolastico, autore de “La pedagogia della lumaca, sono la base su cui fonda il progetto. Natura, lavoro manuale e gioco sono le parole chiavi, nonchè i punti cardini delle teorie del cesenate. L'applicazione di questi concetti uniti a uno studio sui legami di tipo pubblico e privato che si innescano all'interno di un edificio scolastico sono l'ossatura portante del progetto. Il risultato è un edificio innovativo, a diretto contatto con la natura e attento ai principi di sostenibilità e di risparmio energetico.
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CAVENAGO, MARCO. "ARTE SACRA IN ITALIA: LA SCUOLA BEATO ANGELICO DI MILANO (1921-1950)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/829725.

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Abstract:
Nell’ottobre del 1921 a Milano nacque la Scuola Superiore di Arte Cristiana Beato Angelico. Responsabili dell’iniziativa: don Giuseppe Polvara, l’architetto Angelo Banfi, il pittore Vanni Rossi, affiancati dallo scultore Franco Lombardi, dai sacerdoti Adriano e Domenico Bernareggi, dall’ingegner Giovanni Dedè, dal professor Giovanni Mamone e dall’avvocato Carlo Antonio Vianello. Gli allievi del primo anno scolastico furono nove, due dei quali (gli architetti don Giacomo Bettoli e Fortunato De Angeli) destinati a restare per lunghi anni nella Scuola come docenti: così avvenne anche col pittore Ernesto Bergagna, iscrittosi l’anno seguente. A partire da quell’avvenimento il contesto italiano dell’arte sacra poté contare su un elemento di indiscutibile novità, destinato nel giro di pochi anni a una rapida, diffusa e pervicace affermazione nella Penisola. La fondazione della Scuola Beato Angelico mise un punto fermo nell’annoso dibattito sul generale declino dell’arte sacra che andava in scena da lungo tempo in Italia così come nei principali Paesi europei. La formula ideata da don Polvara metteva a sistema le proprie esperienze personali, artistiche e professionali con la conoscenza del contesto internazionale, di alcuni modelli esemplari e il confronto con gruppi e singole figure (artisti, critici, uomini di Chiesa) animate dal comune desiderio di contribuire alla rinascita dell’arte sacra. A cento anni dalla sua nascita – e a settanta dalla scomparsa del suo fondatore – la Scuola Beato Angelico (coi laboratori di Architettura, Cesello, Ricamo, Pittura e Restauro) prosegue tuttora nel compito di servire la Chiesa attraverso la realizzazione di arredi e paramenti sacri contraddistinti da una particolare cura dell’aspetto artistico e liturgico, oggetto di ripetute attestazioni di merito e riconoscimenti in ambito ecclesiastico. Ciò che invece finora manca all’appello è un organico tentativo di ricostruzione delle vicende storiche che hanno segnato la genesi e gli sviluppi di questa singolare realtà artistica e religiosa. Scopo di questa tesi è quindi la restituzione di un profilo il più possibile dettagliato e ragionato della storia della Scuola Beato Angelico, tale da riportare questa vicenda al centro di una situazione storica e di un contesto culturale complesso, attraverso una prospettiva di lavoro originale condotta sul filo delle puntualizzazioni e delle riscoperte. Stante il carattere “pionieristico” di questa ricerca, la vastità dei materiali e delle fonti a disposizione e la conseguente necessità di assegnare un taglio cronologico riconoscibile al lavoro si è optato per circoscrivere l’indagine ai decenni compresi tra il 1921 e il 1950, ovvero tra la fondazione della Beato Angelico e la scomparsa di Giuseppe Polvara. Come si vedrà, il termine iniziale viene in un certo senso anticipato dall’esigenza di tratteggiare al meglio gli antefatti e il contesto da cui trae origine la Scuola (tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo). L’anno assunto a conclusione della ricerca, invece, è parso una scelta quasi obbligata, coincidente col primo avvicendamento alla direzione della Beato Angelico oltre che dalla volontà di escludere dal discorso quanto andò avviandosi negli anni Cinquanta e Sessanta, ossia una nuova e diversa stagione nel campo dell’arte sacra (destinata, tra l’altro, a passare attraverso lo snodo rappresentato dal Concilio Vaticano II e dall’azione di S. Paolo VI), peraltro assai indagata dagli studi storico-artistici. Ciò che ha reso possibile la stesura di questa tesi è il fatto che essa si appoggi, in buona parte, su materiali archivistici inediti o, quantomeno, mai esaminati prima d’ora in modo strutturato. L’accesso ai materiali d’archivio più storicizzati e la loro consultazione (grazie alla disponibilità dimostrata dalla direzione della Scuola Beato Angelico) hanno condizionato in modo determinante la trattazione degli argomenti, la ricostruzione dei quali , in alcuni casi, è sostenuta esclusivamente dai documenti rinvenuti. La nascita della Scuola Beato Angelico non fu un accadimento isolato nel panorama della produzione artistica europea del tempo né un episodio estraneo a quanto, contemporaneamente, si andava dibattendo nel mondo ecclesiastico. La Scuola di Polvara nacque in un’epoca contrassegnata da grande fermento ecclesiale: si pensi agli Ateliers d’Art Sacré fondati da Maurice Denis e George Desvallières a Parigi nel 1919, solo due anni prima della Scuola milanese, i cui aderenti – tutti laici – professavano una religiosità intensa e devota. Ma, soprattutto, il modello determinante e più conosciuto da Polvara fu la Scuola di Beuron (Beuroner Kunstschule), nata nell’omonima abazia benedettina tedesca nell’ultimo quarto del XIX secolo a opera di padre Desiderius Lenz e sul cui esempio ben presto sorsero atelier specializzati nella produzione di arte sacra (arredi e paramenti a uso liturgico) in molte comunità benedettine dell’Europa centrale. L’affinità di Polvara con la spiritualità benedettina è un elemento-chiave della Scuola da lui fondata: dalla regola dell’ora et labora derivò infatti il concetto (analogo) di “preghiera rappresentata” (orando labora). L’organizzazione stessa della Scuola, impostata come in un’ideale bottega medievale dove maestri, apprendisti e allievi collaborano e convivono, riprende lo stile di vita monastico dei cenobi benedettini. Proprio al fine di conservare il più possibile il carattere della bottega medievale, il numero degli allievi ammessi alla Scuola non fu mai troppo elevato, così da mantenere un adeguato ed efficace rapporto numerico tra i discepoli e i maestri. Ancora, da Beuron la Beato Angelico trasse la particolare e inconfondibile forma grafica della lettera “e”, riconoscibile nelle numerose e lunghe epigrafi presenti in tante sue opere. Ultimo elemento in comune tra la Scuola milanese e quella tedesca – ma che si può imputare alla più generale fascinazione per l’epoca medievale – è l’unità di intenti che deve animare tutte le maestranze impegnate a creare un’opera collettiva e anonima ad maiorem Dei gloriam, dove il contributo del singolo autore rimane volutamente nascosto in favore del nome della Scuola. Ciò che differenzia, tuttora, la Scuola da analoghi centri di produzione di arte sacra è il fatto che essa poggi le fondamenta su una congregazione religiosa, la Famiglia Beato Angelico, un’idea a lungo coltivata da Polvara e approvata ufficialmente dall’autorità diocesana fra gli anni Trenta e Quaranta. Dalla comune vocazione alla creazione artistica sacra (“missione sacerdotale” dell’artista) discendono la pratica della vita comunitaria, la partecipazione ai sacramenti e ai diversi momenti quotidiani di preghiera da parte di maestri sacerdoti, confratelli e consorelle artisti, apprendisti, allievi e allieve. L’indirizzo spirituale tracciato dal fondatore per la sua Famiglia agisce ancora oggi a garanzia di una strenua fedeltà nella continuità di un progetto artistico e liturgico unico, messo in pratica da una comunità di uomini e donne legate fra loro dai canonici voti di povertà, castità e obbedienza ma soprattutto da un comune e più alto intento. Appunto per assicurare una prospettiva di sopravvivenza e futuro sviluppo della sua creatura, Polvara ebbe sempre chiara la necessità di mantenere unito l’aspetto della formazione (e quindi la didattica nei confronti degli allievi, adolescenti e giovani) con quello della produzione (spettante all’opera di collaborazione fra maestri, apprendisti e allievi). Dal punto di vista operativo le discipline artistiche, praticate nei vari laboratori in cui si articola la Scuola, concorrono, senza alcuna eccezione e nella citata forma anonima e collettiva, a creare un prodotto artistico organico e unitario, una “opera d’arte totale” che deve rispondere all’indirizzo dato dal maestro architetto (lo stesso Polvara), cui spettano devozione, rispetto e obbedienza. Alla progettazione architettonica viene dunque assegnata grande importanza e ciò comporta che le opere meglio rappresentative della Scuola Beato Angelico siano quegli edifici sacri interamente realizzati con l’intervento dei suoi laboratori per tutte o quasi le decorazioni, gli arredi, le suppellettili e i paramenti (come le chiese milanesi di S. Maria Beltrade, S. Vito al Giambellino, SS. MM. Nabore e Felice, o la chiesa di S. Eusebio ad Agrate Brianza e la cappella dell’Istituto religioso delle figlie di S. Eusebio a Vercelli). Quanto ai linguaggi espressivi impiegati dalla Scuola (il cosiddetto “stile”) si evidenziano la preferenza per il moderno razionalismo architettonico – un tema di stringente attualità, cui Polvara non mancò di dare il suo personale contributo teorico e pratico – e quella per il divisionismo in pittura, debitrice dell’antica ammirazione per l’opera di Gaetano Previati. Dall’interazione di queste due forme si origina un riconoscibile linguaggio, moderno e spirituale al tempo stesso, verificabile negli edifici come nelle singole opere, frutto di una profonda sensibilità che combina il ponderato recupero di alcune forme del passato (ad esempio l’iconografia paleocristiana reimpiegata nei motivi decorativi dei paramenti o nella foggia di alcuni manufatti, dal calice al tabernacolo, alla pianeta-casula) con lo slancio per uno stile moderno e funzionale adeguato ai tempi ma rispettoso della tradizione.
In October 1921, the Beato Angelico Higher School of Christian Art was born in Milan. Responsible for the initiative: Don Giuseppe Polvara, the architect Angelo Banfi, the painter Vanni Rossi, flanked by the sculptor Franco Lombardi, by the priests Adriano and Domenico Bernareggi, by the engineer Giovanni Dedè, by professor Giovanni Mamone and by the lawyer Carlo Antonio Vianello . There were nine pupils in the first school year, two of whom (the architects Don Giacomo Bettoli and Fortunato De Angeli) destined to remain in the School for many years as teachers: this also happened with the painter Ernesto Bergagna, who enrolled the following year. Starting from that event, the Italian context of sacred art was able to count on an element of indisputable novelty, destined within a few years to a rapid, widespread and stubborn affirmation in the Peninsula. The foundation of the Beato Angelico School put a stop to the age-old debate on the general decline of sacred art that had been staged for a long time in Italy as well as in major European countries. The formula conceived by Don Polvara put his personal, artistic and professional experiences into a system with the knowledge of the international context, some exemplary models and the comparison with groups and individual figures (artists, critics, men of the Church) animated by the common desire to contribute to the rebirth of sacred art. One hundred years after its birth - and seventy after the death of its founder - the Beato Angelico School (with the workshops of Architecture, Cesello, Embroidery, Painting and Restoration) still continues in the task of serving the Church through the creation of distinctive sacred furnishings and vestments. from a particular care of the artistic and liturgical aspect, object of repeated attestations of merit and acknowledgments in the ecclesiastical sphere. What is missing from the appeal so far is an organic attempt to reconstruct the historical events that marked the genesis and developments of this singular artistic and religious reality. The purpose of this thesis is therefore the return of a profile as detailed and reasoned as possible of the history of the Beato Angelico School, such as to bring this story back to the center of a historical situation and a complex cultural context, through an original work perspective conducted on thread of clarifications and rediscoveries. Given the "pioneering" nature of this research, the vastness of the materials and sources available and the consequent need to assign a recognizable chronological cut to the work, it was decided to limit the survey to the decades between 1921 and 1950, or between the foundation of Beato Angelico and the death of Giuseppe Polvara. As will be seen, the initial term is in a certain sense anticipated by the need to better outline the background and context from which the School originates (between the end of the 19th and the first decades of the 20th century). The year assumed at the end of the research, on the other hand, seemed an almost obligatory choice, coinciding with the first change in the direction of Beato Angelico as well as the desire to exclude from the discussion what started in the 1950s and 1960s, that is a new and different season in the field of sacred art (destined, among other things, to pass through the junction represented by the Second Vatican Council and by the action of St. Paul VI), which is however much investigated by historical-artistic studies. What made the drafting of this thesis possible is the fact that it relies, in large part, on unpublished archival materials or, at least, never examined before in a structured way. Access to the most historicized archive materials and their consultation (thanks to the availability shown by the direction of the Beato Angelico School) have decisively conditioned the discussion of the topics, the reconstruction of which, in some cases, is supported exclusively by documents found. The birth of the Beato Angelico School was not an isolated event in the panorama of European artistic production of the time nor an episode unrelated to what was being debated in the ecclesiastical world at the same time. The Polvara School was born in an era marked by great ecclesial ferment: think of the Ateliers d'Art Sacré founded by Maurice Denis and George Desvallières in Paris in 1919, only two years before the Milanese School, whose adherents - all lay people - they professed an intense and devoted religiosity. But, above all, the decisive and best known model by Polvara was the Beuron School (Beuroner Kunstschule), born in the homonymous German Benedictine abbey in the last quarter of the nineteenth century by father Desiderius Lenz and on whose example workshops specialized in the production of sacred art (furnishings and vestments for liturgical use) in many Benedictine communities in central Europe. Polvara's affinity with Benedictine spirituality is a key element of the School he founded: in fact, the (analogous) concept of "represented prayer" (orando labora) derived from the rule of the ora et labora. The very organization of the School, set up as in an ideal medieval workshop where teachers, apprentices and pupils collaborate and coexist, takes up the monastic lifestyle of the Benedictine monasteries. Precisely in order to preserve the character of the medieval workshop as much as possible, the number of students admitted to the School was never too high, so as to maintain an adequate and effective numerical ratio between disciples and masters. Again, from Beuron Fra Angelico drew the particular and unmistakable graphic form of the letter "e", recognizable in the numerous and long epigraphs present in many of his works. The last element in common between the Milanese and the German schools - but which can be attributed to the more general fascination for the medieval era - is the unity of purpose that must animate all the workers involved in creating a collective and anonymous work ad maiorem. Dei gloriam, where the contribution of the single author remains deliberately hidden in favor of the name of the School. What still differentiates the School from similar centers of production of sacred art is the fact that it rests its foundations on a religious congregation, the Beato Angelico Family, an idea long cultivated by Polvara and officially approved by the diocesan authority between the thirties and forties. From the common vocation to sacred artistic creation (the artist's "priestly mission") descend the practice of community life, the participation in the sacraments and the various daily moments of prayer by master priests, brothers and sisters artists, apprentices, pupils and pupils . The spiritual direction traced by the founder for his family still acts today as a guarantee of a strenuous fidelity in the continuity of a unique artistic and liturgical project, put into practice by a community of men and women linked together by the canonical vows of poverty, chastity. and obedience but above all from a common and higher intent. Precisely to ensure a prospect of survival and future development of his creature, Polvara always had a clear need to keep the training aspect (and therefore the teaching for students, adolescents and young people) united with that of production (due to the work of collaboration between teachers, apprentices and students). From an operational point of view, the artistic disciplines, practiced in the various laboratories in which the School is divided, contribute, without any exception and in the aforementioned anonymous and collective form, to create an organic and unitary artistic product, a "total work of art" which must respond to the address given by the master architect (Polvara himself), to whom devotion, respect and obedience are due. The architectural design is therefore assigned great importance and this means that the best representative works of the Beato Angelico School are those sacred buildings entirely made with the intervention of its laboratories for all or almost all the decorations, furnishings, furnishings and Milanese churches of S. Maria Beltrade, S. Vito al Giambellino, S. MM. Nabore and Felice, or the church of S. Eusebio in Agrate Brianza and the chapel of the religious institute of the daughters of S. Eusebio in Vercelli). As for the expressive languages used by the School (the so-called "style"), the preference for modern architectural rationalism is highlighted - a topic of stringent topicality, to which Polvara did not fail to give his personal theoretical and practical contribution - and that for Divisionism in painting, indebted to the ancient admiration for the work of Gaetano Previati. The interaction of these two forms gives rise to a recognizable language, modern and spiritual at the same time, verifiable in the buildings as in the individual works, the result of a profound sensitivity that combines the thoughtful recovery of some forms of the past (for example early Christian iconography reused in the decorative motifs of the vestments or in the shape of some artifacts, from the chalice to the tabernacle, to the chasuble-chasuble) with the impetus for a modern and functional style appropriate to the times but respectful of tradition.
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24

Burattoni, Mara, Daria Medici, and Alice Zattoni. "Swasti Settlement. Progetto di riqualificazione urbana nell'area Walkeshwar a Mumbai." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16883/.

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Abstract:
La città di Mumabi è stata caratterizzata negli ultimi decenni da un’espansione intensiva, che ha posto scarsa attenzione ai temi dell’abitare, della salvaguardia architettonica, della conservazione dei caratteri tradizionali, favorendo invece una crescita incontrollata e un paesaggio urbano di difficile riconoscibilità. Parallelamente si assiste a una riduzione delle dimensioni dell’alloggio, destinato a diventare un’abitazione bassa di natura informale, realizzata abusivamente con materiali di scarto e spesso inadeguata dal punto di vista strutturale e impiantistico. Il progetto per lo Swasti Settlement si occupa del tema dell’”abitare”, ponendosi come un intervento di riqualificazione urbana nell’area Walkeshwar, basato su processi di rigenerazione che trovano principi nel rapporto tra tradizione e contemporaneità, emergenze architettoniche e tessuto urbano. L’obiettivo è quello di trovare soluzioni alternative al problema delle megalopoli, in grado di instaurare un dialogo tra abitudini e necessità attuali, tra qualità dell’abitare e caratteri del luogo, tra spazio pubblico e spazio privato. In seguito a un’analisi e una lettura critica dell’area di Banganga Tank, sono state definite le matrici per lo sviluppo del nuovo insediamento: un waterfront distribuito su due livelli distinti, funge da connessione tra gli estremi del quartiere, offrendo permeabilità fisiche e visive con il contesto urbano circostante. Sul precedente tessuto dello slum viene ricalcata la definizione degli spazi pubblici, comunitari e delle infrastrutture; mentre per differenza si compongono gli isolati residenziali. Nove variazioni tipologiche della casa a corte, si distribuiscono moltiplicate e ruotate, prestando attenzione ad aspetti quali vivibilità, spazi minimi, qualità architettonica, microclimatica, autosostentamento e autocostruzione.
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25

Zanetti, Michelangelo. "Architetture di scarto. Riciclaggio e progetto da drop city a lot-ek." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3493.

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Abstract:
2008/2009
La pratica del riciclaggio, inteso come lavoro volto alla reinterpretazione creativa del già costruito nella composizione, occupa oggi un ruolo di primo piano, in ragione del rilievo che assume la questione della cosiddetta sostenibilità. Il fenomeno del “riciclaggio”, che negli ultimi anni ha interessato altri ambiti disciplinari oltre l’ecologia, costituisce una stimolante opportunità per ripensare il progetto di architettura a tutte le scale, da quella del singolo manufatto a quella del paesaggio. L’esplorazione, condotta su un campione di progetti esemplificativo delle varie esperienze che ho considerato, è circoscritta all’Occidente industrializzato; nel settore delle costruzioni del Terzo e Quarto mondo, infatti, il riciclaggio, prassi ampiamente consolidata, determinata essenzialmente da fattori economici, si distingue nettamente da pratiche analoghe condotte nei paesi più sviluppati, in cui sono presenti ulteriori istanze di natura etica o estetica. Attraverso esplorazioni teoriche di progetti e opere realizzate, la ricerca intende verificare quelle che sono le possibilità e gli eventuali vantaggi offerti dal ricorso alla pratica del riciclaggio nell’architettura della città e del paesaggio – relativamente ai contesti europeo e nord-americano e nell’arco di tempo degli ultimi quarant’anni (1968 – 2008).
XXII Ciclo
1974
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26

Kruml, Christina. "La seduzione dell'INvisibile: considerazioni sull'abitare attraverso l'architettura di Josef Frank." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4517.

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Abstract:
2009/2010
La seduzione dell’INvisibile è una ricerca che affronta il tema dell’Abitare secondo un approccio antropologico-filosofico per riflettere e ridefinire questioni attorno al rapporto tra spazio architettonico e corpo umano, ma anche tra intimità domestica e spettacolarità urbana.
Attraverso la poetica degli spazi amati descritti dal filosofo francese Gaston Bachelard - luoghi piccoli e raccolti in cui viene voglia di rannicchiarsi perché «solo chi ha saputo rannicchiarsi sa abitare con intensità” - la casa viene paragonata ad un utero materno che avvolge e protegge il suo abitante e il cui involucro al tempo stesso è una membrana osmotica che permette una comunicazione trasversale tra esterno ed interno, tra pubblico e privato, tra socializzazione ed intimità. Da qui deriva l’intendere la parete come Ge-wand, come sovrapposizione di veli che crea un effetto di trasparenza fenomenica, di profondità spaziale, spessore.
Secondo questo punto di vista dispute come quelle tra ornamento e delitto, forma e funzione, modernità e tradizione, virtuale e reale, trovano qui una riconciliazione: al posto di teorie esclusive si vuole lasciare spazio all’INclusione, alla molti-plica-zione delle relazioni e possibilità tra i vari termini che si oppongono, dove non esiste l’uno senza l’altro e sono anzi proprio gli intricati intrecci di trama e ordito, i nodi e le piegature, i simboli e gli archetipi, a rendere l’architettura così seducente.
L’applicazione pratica di questi concetti è stata analizzata nell’opera di Josef Frank, architetto viennese vissuto tra il 1885 e il 1967 e figura di primo piano nel panorama internazionale a cavallo tra le due guerre mondiali.
In un mondo incentrato sulla grande dimensione, sull’immagine di effetto e alla moda, a una prima vista l’architettura umile e modesta di Frank non colpisce. Eppure c’è qualcosa che ci incuriosisce, che ci fa pensare che dietro all’apparenza, al visibile, si nasconda un significato più profondo, un INvisibile che fa parte dell’intimità domestica, del valore simbolico dell’abitare. La sua architettura ci invita alla riflessione.
La tesi si compone di due volumi, di cui il secondo costituisce un compendio biografico sull’architetto Josef Frank.
XXII Ciclo
1981
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27

Verri, Marko. "Puntualizzazioni monumentali: elementi decorativi e piccole architetture nell'opera di Jože Plečnik." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4518.

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Abstract:
2009/2010
Nel 2007 ricorreva il cinquantenario della morte dell’architetto sloveno Jože Plečnik (1872 - 1957), figura discussa e controversa all’interno di un panorama architettonico e culturale in rapido e radicale mutamento. Si tratta di un artista attorno alla cui presa di posizione nei confronti dell’architettura si è spesso discusso, e proprio in questi anni si è tornato a discuterne in occasione della ricorrenza dell’anniversario della sua morte. Soprattutto in Slovenia, dove il 2007 è stato eletto ad “anno di Plečnik”, sono stati organizzati dibattiti e convegni e sono state edite alcune nuove pubblicazioni sull’architetto e la sua opera. L’opinione pubblica ha accettato Plečnik come il maggiore architetto sloveno di tutti i tempi, ma tuttavia “la teoretica e la storia dell’architettura non riescono ancora a inquadrarne in maniera coerente l’operato”1. Geniale interprete di forme antiche, rappresenta comunque con i suoi lavori, sviluppati soprattutto attorno alle città di Vienna, Praga e Lubiana, un personaggio di assoluto rilievo nel panorama architettonico e culturale sloveno ed europeo. Le sue ferme convinzioni in merito al ruolo dell’architetto e della sua arte, hanno portato a interpretazioni differenti riguardo la sua opera e spaziano dalla sfera mistica a quella di origine formalista, da quella storicista a quella classicista, da quella espressionismta2 a quella del modernismo. Non è obiettivo della presente tesi risolvere tale questione, piuttosto si è interessati alla lettura dell’opera dell’architetto sloveno in relazione a una parte del suo lavoro meno nota e meno indagata. Molto del materiale bibliografico inerente la sua opera riguarda infatti analisi e studi sul tema delle sue grandi architetture monumentali e del loro ruolo rivestito all’interno di un’ottica di trasformazione urbana ad esse legata o delle varie innovative varianti sul tema dell’architettura sacra. La bibliografia attorno all’opera di Plečnik è sufficientemente ricca per quanto riguarda questi argomenti, benché la maggior parte degli scritti sia edita in lingua slovena o ceca. Il materiale tradotto in altre lingue non è molto. inoltre va specificato che non esiste ancora un “opera omnia” sull’opera di Plečnik che contenga non solo la ingente quantità di architetture realizzate, ma anche le moltissime idee progettuali per soluzioni a temi mai realizzati. Nel corso della sua vita infatti, l’architetto sloveno progetta instancabilmente, riesce a seguire la realizzazione dei lavori e continuamente riflette su nuove soluzioni possibili e su nuove interpretazioni delle forme classiche, disegnando spesso ciò che gli viene in mente. Particolarmente ricca è infatti la collezione dei suoi disegni presso l’archivio del Museo di architettura e design di Lubiana. La mancanza di una pubblicazione che ne raccolga il prezioso materiale, è indice di quanto l’opera dell’architetto sloveno sia in parte relegata a un ambito marginale rispetto al panorama europeo, limitandosi a rivestire un ruolo quasi meramente locale. Ciò pare andare in contrasto con quanto invece è quello che Plečnik persegue attraverso l’architettura, ovvero qualcosa che è molto di più e va ben oltre la ricerca di un’architettura che sia meramente “locale” o “regionale”. Egli, di fatto, persegue l’idea di un’architettura o meglio di un metodo progettuale “universale”, ma non intessa come ricerca di uno stile o di un determinato materiale, bensì conseguita attraverso la volontà di creare una particolare “atmosfera”, un particolare “effetto” che ogni luogo è in grado di assumere attraverso l’architettura. Per conseguire tale fine egli è convinto della necessità del dover partire da elementi originari dell’architettura che non siano stati ancora “contaminati” o naturalizzati, perché solo attraverso essi sarà possibile reinventarli in una nuova condizione estetica che riesca a dar forma a una particolare atmosfera. Egli trova tali elementi primari nell’architettura classica e antica ed è proprio da qui che hanno origine le sue riflessioni attorno alle possibili reinterpretazioni delle forme e degli elementi antichi. Tali riflessioni vengono trasposte su carta in forma di schizzi e disegni. Plečnik infatti non scrive alcun trattato teorico e ritiene che le questioni teoriche debbano essere chiarite e presentate attraverso il progetto e la realizzazione, attraverso l’architettura. Le uniche frasi scritte di su pugno sono presenti all’interno della sua corrispondenza con amici, parenti e collaboratori. Il fatto, però, che non esista ancora un’opera completa riguardo l’ingente quantità di progetti, realizzati e non, dall’architetto sloveno, né tantomeno una completa edizione di tutta la sua corrispondenza, rappresenta in modo evidente il fatto che vi sia ancora molto da studiare attorno alla figura di Plečnik Obiettivo del presente lavoro vuole essere infatti quello di andare ad aggiungere un contributo all’analisi e alla presentazione di alcuni progetti dell’opera di Plečnik mai particolarmente approfondita. Si tratta infatti di una raccolta delle piccole architetture realizzate e progettate dal maestro sloveno che sono parte integrante del suo operato. Plečnik è infatti particolarmente legato al tema del “piccolo”, del “minuto” e se ne occupa infatti costantemente nel corso della sua vita. In ogni progetto egli cura anche il minimo dettaglio, compresi gli elementi d’arredo, per una progettazione che spazia “dal cucchiaio alla città”. Parallelamente alla progettazione dei grandi edifici pubblici o privati, egli progetta infatti anche un’ingente quantità di architetture “in scala ridotta”. Nella maggior parte dei casi si tratta di opere dall’importante significato simbolico e monumentale come ad esempio i monumenti ai caduti o opere di architettura sepolcrale, in altri casi invece, si tratta di piccole architetture urbane, al cui importanza all’interno dello spazio urbano stesso si rivela strategica. Vista la grande quantità di opere realizzate dal maestro sloveno, il campo di ricerca si limita a una parte delle piccole opere progettate. Trascurando gli elementi propri dell’architettura interna, i quali di per sé rappresentano un capitolo a sé grazie al vastissimo repertorio di oggetti prodotti da Plečnik e che indubbiamente necessiterebbero di un approfondimento specifico, la ricerca prende in considerazione tutti quegli elementi che fanno parte della sfera architettonica “non abitabile”, a partire dagli elementi primari dell’architettura, quali la colonna o il pilastro, per arrivare a quelle architetture che rappresentano il limite ultimo del tema di ricerca, ovverosia le architetture composte da una solo vano, ma senza offrire una vera e propria condizione “abitabile”, quali piccole edicole o cappelle. A corollario della presentazione della piccole architetture realizzate, vengono presentati anche alcuni disegni originali tratti dall’archivio del Museo di architettura e design di Lubiana, nonché due interviste con due dei massimi studiosi dell'opera di Plečnik.
XXII Ciclo
1976
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28

De, Nuzzo Matteo. "Riqualificazione architettonica e funzionale del patrimonio edilizio del secondo Novecento. L'edificio dell'ex Bodoniana di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20753/.

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Abstract:
Nel presente lavoro di tesi si è approfondito il tema del Recupero Edilizio prendendo in esame l’edificio dell’ex Bodoniana di Bologna. L’obiettivo che ha accompagnato l’intero percorso di progettazione riguarda il recupero dell’immobile dal punto di vista architettonico, funzionale, e una riorganizzazione degli ambienti interni al fine di insediare al proprio interno la nuova Sede della Scuola di Design. L’intervento è stato richiesto dall’Ateneo di Bologna per ospitare al proprio interno le aule didattiche e i laboratori necessari per i Corsi di Laurea di Design. Si è posta l’attenzione sulla riqualificazione delle facciate: l’introduzione del sistema di facciata ventilata permette di minimizzare l’impatto energetico e di riconferire un aspetto moderno ed identitario mediante un rivestimento a listelli lignei. La progettazione antincendio e l’analisi delle vie di esodo hanno permesso di riscontrare diverse criticità; si prospetta la necessità di realizzare una nuova scala di emergenza, la quale, posta sul fronte principale, assumerà in primis il ruolo d’ingresso principale. È stato compiuto, inoltre, un focus sull’impianto di climatizzazione; il progetto prevede una nuova rete aeraulica per il riscaldamento, il raffrescamento e la ventilazione degli ambienti interni. L’intero iter progettuale è stato accompagnato da una ricerca storico-archivistica ed uno studio di modelli e realizzazioni analoghi. La progettazione si è conclusa mediante la realizzazione di render illustrativi riguardanti gli ambienti interni, le aule didattiche e l’impatto della facciata principale. È stato redatto il computo metrico estimativo per il recupero del fabbricato esistente e per la realizzazione della nuova scala di emergenza. La progettazione architettonica, l’analisi impiantistica e le considerazioni energetiche hanno fatto emergere un quadro complessivo circa le criticità presenti. Proprio attraverso di esse è stato possibile adottare soluzioni tecniche coerenti e pertinenti.
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29

Berto, Raul. "La salvaguardia ambientale in edilizia.Verifica della metodologia LCA attraverso l'applicazione a un caso di studio.Analisi critica e contributi per un possibile sviluppo." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2015. http://hdl.handle.net/10077/11014.

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Abstract:
2013/2014
A partire dallo studio della nascita e dello sviluppo delle riflessioni intorno alle questioni ambientali, nell’ambito del presente lavoro sono stati affrontati i temi relativi alla sostenibilità nel settore dell’edilizia introducendo l’approccio life cycle thinking e in particolare la metodologia life cycle assessment LCA. Dopo aver studiato la metodologia LCA a partire dalle sue origini e sviluppo fino alla sua codificazione, sono state illustrate le principali applicazioni di tale strumento. La parte successiva ha riguardato l’applicazione della metodologia ad un caso di studio rappresentato dai pannelli Cross Laminated Timber CLT prodotti dall’azienda Diemme Legno snc di Pontebba. In seguito all’applicazione della metodologia LCA al caso di studio è stata condotta un’analisi critica che ha permesso una migliore individuazione di pregi e criticità della stessa, soprattutto in riferimento al relativo utilizzo nell’ambito di materiali, prodotti e organismi edilizi. Quindi, sono stati analizzati passo passo tutti gli aspetti principali legati ad ogni fase della metodologia e dagli esiti di questa analisi è stato possibile individuare dei possibili ambiti di sviluppo della stessa. In particolare, essendo l’interpretazione dei potenziali impatti ambientali possibile solo attraverso la comparazione, è stata avanzata una proposta volta alla definizione di un sistema utile per poter definire dei livelli prestazionali, o benchmark, che permetta una contestualizzazione dei risultati degli studi LCA. Tali benchmark sono definiti per prodotto edilizio e in virtù del sistema proposto, sono continuamente aggiornati in funzione dell’evolversi del contesto tecnologico e ambientale. Tramite l’utilizzo dei benchmark inoltre, i progettisti potranno interpretare in modo più chiaro i risultati di studi LCA e quindi effettuare scelte ecologicamente consapevoli.
XXVII Ciclo
1988
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30

Agrusta, Andrea Antonio. "OPTIMISATION'S TECHNIQUES OF HULL SHAPES USING CFD RANSE SIMULATIONS WITH LOW NUMBER OF CELLS." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2015. http://hdl.handle.net/10077/11116.

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Abstract:
2013/2014
Negli ultimi anni le tecniche di idrodinamica numerica CFD hanno permesso di effettuare simulazioni al computer riguardanti l’ interazione tra solidi e fluidi. L’utilizzo dei software CFD permette una simulazione assolutamente realistica dei fenomeni idrodinamici, permettendo al progettista/programmatore di analizzare in tempi relativamente brevi molteplici soluzioni, onde sceglierne la migliore e di conseguenza molteplici macro o micro modifiche sulla carena prescelta, per valutarne l’impatto in termini di resistenza al moto, assetto, tenuta al mare, comfort. Negli ultimi anni si è visto un crescente utilizzo di algoritmi matematici di ottimizzazione multiobiettivo associati a modellatori 3d parametrici e successivamente a solutori CFD BEM a potenziale. Tali applicazioni tipicamente consentono di trovare le forme ottimali che, nel rispetto dei vincoli imposti, generino la minima resistenza d’onda ad una o più determinate velocità. Associare un processo di ottimizzazione ad un solutore viscoso RANS consente invece, conoscendo una moltitudine di parametri fisici in più, di ottimizzare seguendo più obiettivi ed in particolar modo la capacità di poter valutare l’effetto dell’attrito consente di poter ottimizzare le forme al fine di ridurre la resistenza totale all’avanzamento. Fino a ieri però un processo di ottimizzazione associato a simulazioni CFD RANS, se pur teoricamente possibile, era di fatto raramente utilizzato in quanto sconveniente a causa dell’enorme mole di calcoli da eseguire per valutare la bontà di centinaia di soluzioni diverse, rendendo troppo lungo ed oneroso il processo. Minimizzando il numero di celle computazionali riducendo così i tempi ei costi di simulazioni in ogni caso risultati adeguati, si dimostra come il modo simulazioni RANS viscosi saranno molto più utili rispetto a potenziali metodi BEM . Scopo infatti di questo lavoro è stato quello di associare un processo di ottimizzazione di carena basato sulla riduzione della RESISTENZA TOTALE ALL’AVANZAMENTO valutata attraverso l’utilizzo di simulazioni CFD RANSE eseguite con un dominio di calcolo a basso numero di celle. Tale dominio di calcolo deriva dall’accurato sviluppo di una procedura standardizzata che permette di eseguire simulazioni RANSE con una griglia standard che garantisce la bontà del risultato anche se “COARSE”. La presente trattazione oltre a fornire una panoramica sullo stato dell’arte in letteratura, presenta lo sviluppo di una metodologia atta ad eseguire simulazioni a basso numero di celle in maniera standardizzata, sviluppando tre tipi di meshatura standard, suddividendo le carene da studiare in tre differenti famiglie raggruppate per similitudine di geometrie e velocità di funzionamento e pertanto accomunate da una similare formazione ondosa : Round Bilge Displacement Hull, Round Bilge and Hard Chine Semiplaning Hull (Single and Multi-Hull), Hard Chine Planing Hull. Si è successivamente passati alla determinazione dei metodi di ottimizzazione investigando le potenzialità ed i limiti dei diversi metodi noti per eseguire ottimizzazioni multi-obiettivo, compreso il metodo „Sherpa“ basato su un robusto algoritmo combinato e progressivo finalizzato al raggiungimento della soluzione ottima riducendo automaticamente il numero di casi da simulare. Il processo di ottimizzazione in oggetto è stato applicato ad una innovativa carena semi-planante a spigolo dotata di bulbo prodiero a lama: si è partiti da una carena di base che soddisfaceva tutti i requisiti di progetto e, nel rispetto dei vincoli imposti, parametrizzata la carena ed impostati i set-up di calcolo, al termine dell’ottimizzazione si è ottenuta la geometria ottimale della stessa al fine della riduzione della resistenza totale a due differenti velocità (crociera e massima). Al termine delle attività si è proceduto con l’esecuzione di test in vasca navale su modello in scala per validare i risultati ottenuti per via numerica. La possibilità di ottenere simulazioni viscose con domini “standardizzati” a basso numero di celle permette l’analisi comparativa di molteplici soluzioni progettuali contenendo tempi e costi e con la certezza che i risultati siano realistici ed affidabili. L’innovativa standardizzazione studiata permette inoltre una riduzione del tempo di preparazione del set-up permettendo all’operatore di lanciare una simulazione su una nuova carena in pochi minuti, senza dover effettuare laboriose meshature ad-hoc e controlli di grid-independence dei risultati. L’utilizzo di queste griglie standard permette inoltre, come spiegato, di utilizzare le simulazioni CFD RANSE anche per eseguire ottimizzazioni multi-obiettivo riguardanti, per esempio, la riduzione della resistenza totale all’avanzamento. Senza griglie di questo tipo, raffinate ottimizzazioni basate su solutori viscosi sarebbero spesso antieconomiche. Difatti i risultati cui il presente lavoro è pervenuto riguardano un sensibile abbattimento dei tempi di calcolo necessari all’esecuzione di un’ottimizzazione morfologica di carena basata sulla minimizzazione della resistenza a due differenti velocità: in meno di 700 ore di calcolo con un tradizionale server a 12 core, ovvero in circa 80 ore utilizzando un centro di calcolo a 100 core, si riescono ad ottenere risultati importanti validi per fare delle valutazioni in senso assoluto sulla potenza necessaria all’imbarcazione per raggiungere le velocità prestabilite. Una procedura di questo tipo permette da una parte la possibilità di lavorare sulla resistenza totale o su altre quantità fisiche espresse dal solutore RANSE, dall’altra per la sua velocità e la sua semplicità d’utilizzo, consente l’avvicinamento alla CFD anche a progettisti di piccole imbarcazioni che fino ad oggi per problematiche di tempo e di budget non potevano approcciare ad una tecnologia così raffinata per progettare le loro carene. Difatti in un prossimo futuro l’utilizzo diffuso di tecniche di ottimizzazione o anche semplicemente di comparazione ed analisi di carene destinate ad imbarcazioni grandi e piccole, potrà contribuire in maniera significativa al risparmio di Potenza motrice installata a bordo (es. Grazie alla riduzione della resistenza totale), consentendo da una parte risparmi economici di carburante e dall’altra, soprattutto, una riduzione delle emissioni nocive in atmosfera.
In recent years, the techniques of numerical hydrodynamic CFD allowed to perform computer simulations on the interaction between fluids and solids. The use of CFD software allows an absolutely realistic simulation of hydrodynamic phenomena, enabling the designer to analyze several solutions relatively quickly, in order to choose the best hull and therefore various macro or micro changes on the hull chosen, in order to evaluate its impact in terms of resistance, trim angle, seakeeping, comfort. In recent years we have seen an increasing use of mathematical algorithms for multi-objective optimisation related to 3D parametric modelers and then to potential CFD BEM solvers. Typically these applications allow you to find the optimal shape that, while respecting the constraints imposed, generate the minimum wave resistance to one or more certain speeds. The association of optimisation processes to a viscous RANSE solver enables to optimize following more targets, knowing a multitude of physical parameters in addition. In particular, the ability to assess the effect of friction on the hull’s shape, in order to reduce the total resistance. Until yesterday, however, an optimisation process associated with CFD RANSE simulations was in fact rarely used in the industrial sector, because it was considered quite inappropriate though theoretically possible. It was due to the large amount of calculations to be performed to evaluate the goodness of hundreds of different solutions, making the process too long and expensive. The present work demonstrates how viscous RANSE simulations methods can be easily used through number of computational cells minimization and the consequent reduction of time and costs of simulations. Indeed, the aim of this work has been to associate an hull optimisation process based on the reduction of total resistance, evaluated through the use of CFD RANSE simulations performed through computational domain with low number of cells. This calculation domain derives from the accurate development of a standardized procedure which allows to make RANSE simulations with a standard grid ensuring the accuracy of the result even if "COARSE". The present research, as well as providing an overview of the state of the art in literature, shows the development of an innovative methodology able to perform simulations with low number of cells in a standardized way, developing three types of standard meshing, dividing the hulls to be studied in three different families grouped by similarity of geometry and operation speed and having therefore in common a similar wave pattern: Round Bilge Displacement Hull, Round Bilge and Hard Chine Semiplaning Hull (Single and Multi-Hull), Hard Chine Planing Hull. The work subsequently involved the determination of the methods of optimisation investigating potentiality and limits of several already known methods to perform multi-objective optimisation, including the "Sherpa" one, based on a robust combined progressive algorithm aiming to achieve the optimal solution, automatically reducing the number of cases to be simulated. The optimization process has been applied to an innovative semi-planing hard-chine hull with blade bulbous bow: the process started from a basic hull matching all the project requirements and, respecting the imposed constraints, the hull has been parameterized and the calculation set-up has been established. At the end of the optimisation , the best hull geometry has been obtained in order to achieve the reduction of the total resistance at two different speeds (cruise and maximum). At the end of these activities, a towing tank tests on a scale model was carried out in order to validate the results numerically obtained. The chance to get viscous simulations with "standardized" domains with low number of cells allows comparative analysis of multiple design solutions by reducing time and cost, with the certainty that the results are realistic and reliable ones. The innovative process of standardization also makes a reduction in the time of preparation of the set-up allowing the operator to run a simulation on a new hull in a few minutes without having to make laborious ad-hoc meshing activities and grid-independence controls of results. The use of these standard grids also allows, as already said, the use of CFD RANSE simulations also to perform multi-objective optimizations relating to, for example, the reduction of the total resistance. Without such kind of grids, fine optimization based on viscous solvers would be often uneconomical. In fact, these work’s results concern a significant reduction in computation time necessary for the execution of a morphological hull optimization based on the resistance minimization at two different speeds. In less than 700 hours of calculation with a traditional 12 core server, or in about 80 hours using a to 100 cores computer-center, it is possible to achieve important results available to give some absolute assessments on the necessary power to the hull to reach the target speeds. A procedure like this, on one side, allows the opportunity to work on the total resistance or other physical quantities expressed by the RANSE solver, on the other side - thanks to its speed and its simplicity of use - enables the approach to the CFD also for small boats’ designers who, due to lack of time and budget, could not approach to a so refined hulls designing technology, up to now. In the near future the widespread use of optimization techniques, or even just comparative and analysis ones on hulls for large and small boats, will be able to significantly contribute to save engine power installed on board (i.e. by reducing the total resistance), allowing both economic fuel savings and, above all, a strong toxic emissions reduction in the atmosphere.
XXVII Ciclo
1984
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31

Del, Puppo Norman. "High resolution ship hydrodynamics simulations in opens source environment." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2015. http://hdl.handle.net/10077/10983.

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Abstract:
2013/2014
The numerical simulation of wake and free-surface flow around ships is a complex topic that involves multiple tasks: the generation of an optimal computational grid and the development of numerical algorithms capable to predict the flow field around a hull. In this work, a numerical framework is developed aimed at high-resolution CFD simulations of turbulent, free-surface flows around ship hulls. The framework consists in the concatenation of “tools” in the open-source finite volume library OpenFOAM®. A novel, flexible mesh-generation algorithm is presented, capable of producing high-quality computational grids for free-surface ship hydrodynamics. The numerical framework is used to solve some benchmark problems, providing results that are in excellent agreement with the experimental measures.
XXVII Ciclo
1981
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32

POLICARO, SERGIO. "Dall'aula alla scuola dall'edilizia all'architettura. Verso una "costruzione" di comunità." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1614616.

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Abstract:
La ricerca indaga, attraverso gli strumenti propri della composizione architettonica e urbana, la tematica complessa dell’architettura per la scuola. Vengono esaminati gli aspetti compositivi, normativi e processuali al fine di ritrovarne il significato autentico nella costruzione degli edifici. La scuola non è soltanto l’aula, ovvero uno spazio attrezzato per la trasmissione della conoscenza, ma è una struttura complessa formata da ambienti con funzioni differenziate. È un luogo, punto di riferimento per la comunità circostante, strumento attivo d’incontro, primo approccio alla dimensione pubblica dell’individuo. La qualità dell’istruzione esige ambienti di apprendimento appropriati in grado di assorbire e promuovere le innovazioni tecnologiche e della didattica. Lo studio, indagando gli archetipi, riscopre i canoni necessari per la composizione architettonica, elementi formali e spaziali, indispensabili per l’edificazione della scuola del futuro. Un’architettura in grado di trasmettere “messaggi” al territorio del quale è “emergenza”, innesco di dinamiche urbane e sociali cariche di significato, pietre vive nella costruzione di comunità.
This research examines, through the tools of architectural and urban composition, the complex issue of architecture in schools. It examines the compositional, normative and procedural aspects in order to find their authentic meaning in the construction of buildings. The school is not only the classroom, a space equipped for the transmission of knowledge, but is a complex structure made up of different environments and functions. It is a place, a point of reference for the surrounding community, an active instrument of meeting, the first approach of the individual to the public dimension. The quality of education requires appropriate learning environments capable of absorbing and promoting educational and technological innovations. The research rediscovers the necessary criteria for architectural composition, formal and spatial elements, which are indispensable for building the school of the future, by investigating archetypes. An architecture capable of transmitting "messages" to the territory of which it is an "emerging” element, to create urban and social dynamics full of meaning, living stones in the construction of a community.
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33

RENZI, RICCARDO. "Analisi dell'opera progettuale di Gherardo Bosio. Le ville. (vol.2)." Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/2158/829155.

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34

RENZI, RICCARDO. "Analisi dell'opera progettuale di Gherardo Bosio. Tematiche a confronto (vol.1)." Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/2158/829154.

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Mercadante, Raimondo. "Architettura e Urbanistica a Messina dall'Unità al Fascismo. La genesi del Piano Borzì dagli insegnamenti della Scuola di Applicazione di Palermo. 1884-1943." Doctoral thesis, 2008. http://hdl.handle.net/11583/2747596.

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Abstract:
L’esperienza della ricostruzione ex-novo di una città come Messina, che nel 1911 -quando verrà approvato il piano regolatore di Luigi Borzì- risulta posteriore a tutte le principali esperienze urbanistiche in Europa e negli Stati Uniti, induce a degli interrogativi che riguardano l’interpretazione di un piano regolatore funzionalista, sorto al di fuori di una documentata tradizione urbanistica.Questo studio prova ad offrire una trattazione complessiva del Modernismo a Messina dal 1884, anno della laurea del Borzì, al 1943, con una lettura volta alla comparazione con quanto si progettava in quegli anni fuori dalla Sicilia.Tale percorso è supportato da documenti -che chiariscono anche la posizione del Borzì nel Collegio degli Ingegneri di Messina- e dai progetti del Borzì per la città (i cui scritti sono riportati in appendice): il porto, la piazza del Popolo, il palazzo Comunale, la cortina del porto, nonché il progetto per il risanamento dei laghi del Faro. Dalla nascita della “nuova” Messina si passa allo studio dell’edilizia sociale e monumentale realizzata nel periodo fascista, elencando i diversi interventi urbanistici.
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36

CAROTTI, LISA. "I maestri dell'architettura moderna in mostra a Palazzo Strozzi: Wright, Le Corbusier e Aalto. Riflessi nella Scuola fiorentina." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/857097.

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Abstract:
La ricerca indaga la vicenda delle mostre di architettura organizzate a Palazzo Strozzi dal 1951 al 1966 e ideate da Carlo Ludovico Ragghianti come parte di un progetto politico-culturale di rinascita post-bellica. Il primo capitolo ricostruisce il pensiero di Ragghianti in rapporto all’architettura moderna e i presupposti teorici all’origine delle mostre. Nel secondo capitolo, attraverso i documenti testuali, i disegni e le fotografie, si è proceduto all’analisi puntuale dell’impostazione critica delle mostre e dei rispettivi allestimenti, al fine di verificarne la rispondenza con la teoria ragghiantiana. La ricerca si conclude con un’indagine sull’esito architettonico prodotto dalle mostre nell’ambito della Scuola fiorentina, attraverso una lettura di alcune opere rappresentative, per descrivere le diverse modalità e il grado di ricezione della lezione dei Maestri. In appendice una raccolta di scritti di Edoardo Detti, Raffaello Fagnoni e Leonardo Savioli, esprime a parole l’elaborazione condotta sul tema.
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37

D'Abate, Sara. "Traduttori e interpreti della classicità. Francesco Fariello, Saverio Muratori, Ludovico Quaroni (1928-1940)." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11589/161561.

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Abstract:
La tesi indaga l'esperienza del gruppo composto da Francesco Fariello, Saverio Muratori e Ludovico Quaroni, attivo dal 1934 al 1940 a Roma. Nel loro seppur breve ma intenso periodo di collaborazione presero parte ai più importanti concorsi di architettura nazionali e parteciparono al vivace dibattito degli anni Trenta attraverso una proficua attività editoriale sulle principali riviste di architettura e non. Nei loro progetti attraversarono linguaggi diversi, aderendo in un primo momento a un'originale modernità, che prendeva a modello riferimenti osservati principalmente sulle riviste straniere, per piegare infine verso una espressione architettonica che guardava alla classicità come bacino di una nuova grammatica del costruire. Incarnarono a pieno la complessità della cultura architettonica italiana durante gli ultimi anni del ventennio fascista, approdando, nella conclusione della loro attività collaborativa, alla progettazione dell'Esposizione universale del 1942. I progetti proposti per i concorsi del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi e per la Piazza Imperiale e gli edifici prospicienti appaiono oggi -e tali apparirono anche allora- in contraddizione con i primi lavori. Questa svolta, oltre a rappresentare un generale diffuso arresto dell'architettura moderna in Italia, a causa, come noto, del nuovo carattere imperiale atteso da Benito Mussolini dopo la conquista d'Etiopia e della politica autarchica che restringeva di fatto la possibilità di usare materiali come ferro e vetro, fu anche dettata da un progressivo avvicinamento dei tre giovani a Marcello Piacentini. Un capitolo della tesi è dedicato alla descrizione del loro rapporto, a partire dall'intensa partecipazione di Fariello e Muratori alla redazione di «Architettura» fino alla collaborazione professionale di Quaroni con Piacentini nei progetti allestitivi delle edizioni della Triennale di Milano del 1936 e del 1940. L'esame puntuale dei numerosi disegni di studio inediti dei tre architetti per i progetti dell'E42, rinvenuti nel fondo personale di Quaroni conservato presso l'Associazione archivio storico Olivetti, mette in luce il tentativo di costruire una propria peculiare identità classica sulla base dello studio di edifici provenienti da un vasto repertorio, italiano e straniero, antico e contemporaneo. Ciò dimostra che la loro esperienza dell'E42 non fu orientata esclusivamente verso i modelli del neoclassicismo scandinavo, così come la letteratura precedente ha sostenuto a partire dalla monografia di Manfredo Tafuri su Quaroni del 1964, ma su un ampio spettro di riferimenti progettuali ispirati, come essi stessi scrissero nella relazione di concorso del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, alle «buone architetture classiche di tutti i tempi», sulla linea di una cultura progettuale appresa pochi anni prima alla Scuola superiore di Architettura di Roma. Fu la Scuola infatti, e in particolare i corsi biennali di Storia e stili dell'architettura di Vincenzo Fasolo e di Disegno architettonico ed elementi di composizione di Enrico Del Debbio, a educare gli architetti a un metodo operativo che coglieva dalla storia schemi spaziali e regole compositive, necessari a istruire il progetto del nuovo. La seconda guerra mondiale interruppe sia il cantiere dell'Esposizione universale, sia la loro collaborazione, probabilmente in crisi già dal 1938. L'esperienza di questi anni si dissolse in tre carriere distinte, che seppur gravitanti tutte tra le aule della Facoltà di architettura di Roma, intrapresero cammini, metodologicamente e disciplinarmente, lontani. Una eco di queste vicende però rimase, soprattutto in Muratori e in Quaroni, nella capacità di saper tradurre e interpretare la lezione della storia. Nel primo attraverso la codificazione di una “storia operante”; nel secondo attraverso la formazione di uno sguardo capace di cogliere, tanto in testi come Immagine di Roma del 1969 che in progetti come l'ampliamento del Teatro dell'Opera di Roma, una storia di Roma e della romanità, costantemente presente e connotante la sua architettura e i suoi abitanti.
The thesis investigates the experience of Francesco Fariello, Saverio Muratori and Ludovico Quaroni, a Rome-based architectural team, that worked together from 1934 to 1940. During their brief but intense partnership, they took part in the most important Italian competitions and they were actively involved in the heated architectural debate in the Thirties, as they wrote for the main architecture magazines and newspapers. In their projects, they experimented different languages. At first, they endorsed an original modernity, inspired by models mostly observed in foreign magazines, and later they started to look at classicism as a renewed source of architectural shapes. During the fascism's last years, they fully embodied the complexity of Italian architectural culture, participating in the late Thirties, as a lot of their peers, in the planning of the Esposizione Universale di Roma 1942 (E42). The projects proposed for Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi and for Piazza Imperiale and its facing buildings appear to be - both now and then - contradictory to their first works. The stylistic turning point, as known, reflects a more general step back of modern architecture in Italy, due to the new imperial and monumental character expected by Benito Mussolini after the Italo-Ethiopian War and to the autarchic policy, which restricted the use of materials such as steel and glass, but it also depended on the closeness of the three young architects to Marcello Piacentini. One of the thesis' chapter deals with their relationship, starting from the participation of Fariello and Muratori in the editorial staff of «Architettura» to the collaboration between Quaroni and Piacentini in the set-up of several expositions in the two editions of Triennale di Milano of 1936 and 1940. The analysis of many unpublished drawings realized by the three architects for E42 projects, preserved in Quaroni's archive held by Associazione Archivio storico Olivetti, shows the attempt to build their own classic identity, founded on the study of a large collection of buildings, both Italian and foreign, and both ancient and contemporary. This is the proof that E42 projects were not exclusively influenced by the Scandinavian classicism, as claimed first by Manfredo Tafuri in his monograph research about Quaroni in 1964 and taken for granted by the subsequent literature, but they were rather inspired by a broad spectrum of design references, taken from «the classic architecture of all time», as they wrote on the report for Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi's competition. The thesis ascribes this design method to the legacy of the Scuola superiore di Architettura di Roma, which they attended between 1928 and 1934. In fact, the School, and especially the two-year courses Storia e stili dell'architettura and Disegno architettonico ed elementi di composizione, respectively held by Vincenzo Fasolo and Enrico Del Debbio, taught the students to search in the entire history of architecture spatial schemes and design rules to abstract and propose again in contemporary projects. Second World War interrupted both the construction of the Esposizione Universale di Roma and their partnership, which had probably been in crisis since 1938. Their collaboration dissolved in three different careers, and even though they became all academics at the Faculty of Architecture of the University of Rome, they undertook very distant paths from each other, both for the subjects taught and for the method proposed. An echo of this collaborative experience remains, especially in Muratori and Quaroni, in the ability to interpret the lesson of the past: the former through the formulation of the theory of “storia operante”; the latter through the development of a gaze able to seize and report, in books as Immagine di Roma and in projects as Teatro dell'Opera's extension, the Roman history and spirit, which have always been present in its architecture and in its people.
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