Academic literature on the topic 'Scuola antropologica'

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Journal articles on the topic "Scuola antropologica"

1

Pelli, Massimo. "Nudes. La vulnerabilità dell'adolescente tra rivoluzione digitale e trasformazione antropologica." PSICOBIETTIVO, no. 3 (December 2021): 155–65. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-003011.

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Abstract:
L'articolo propone una riflessione a partire dalla visione della serie televisiva "Nudes" su quella che sembra essere una trasformazione antropologica del modo con cui l'adolescente affronta questa fase della vita che si situa tra la fine dell'infanzia e il giovane adulto in fase di organizzazione. Per definizione un'età di passaggio in cui l'adolescente deve confrontarsi con rapidi mutamenti dell'immagine di sé, sia dal punto di vista corporeo che psicologico e relazionale. Scuola e famiglia sono lontani e assenti. L'uso dei dispositivi digitali, il revenge porn e la diffusione non consensuale di immagini intime online sono un epifenomeno di questa trasformazione antropologica dell'adolescente sospeso tra bisogno di appartenenza e bisogno di individuazione. L'articolo include un'intervista a Laura Luchetti, regista della serie televisiva "Nudes", che attraverso tre storie diverse di adolescenti ci parla del fenomeno del revenge porn e della diffusione non consensuale di immagini intime che sta diventando un fenomeno sempre più attuale.
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Catananti, Cesare. "L’antropologia alla base della medicina: un dibattito antico ed attuale." Medicina e Morale 45, no. 6 (December 31, 1996): 1135–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.894.

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Abstract:
La storia della medicina è stata costantemente punteggiata da un vivace dibattito su quelli che sono i contenuti del sapere medico, su quello che è il corretto esercizio applicato di quel sapere e sul se e sul come quel sapere e quell’agire si integrino in un’ottica antropologica. Questo costante richiamo ad una umanizzazione dell’assistenza medica tradisce il profondo bisogno di una medicina centrata sull’uomo e non sulla malattia. Un bisogno molto antico dato che già nel V sec. a.C. le divergenze tra la scuola medica di Cos e quella di Cnido vertevano proprio su tale questione. L’autore dopo aver ripercorso brevemente in questa prospettiva la storia della medicina, mette in luce come con l’individuazione e la diffusione del metodo scientifico, quantitativo, nel XVII sec. gli aspetti tecnici, economici, sociologici hanno prevalso su quelli relazionali. Mentre, a suo giudizio, è nella ricerca delle integrazioni psico-biologiche che il medico doctus ed expertus potrà far valere la sua sapientia, scientia e sapienza cordis tra loro amalgamate; falitando così il suo rapporto con il paziente il quale sarà caratterizzato non da un atteggiamento paternalistico o autoritario ma di paritaria empatia. Si tratta allora di costruire una tecnè che poggi in maniera armonica ed equilibrata su due pilatri: quello della conoscenza scientifica e quello dell’ethos umanitario. una medicina, quindi, che faccia coincidere antropologia e tecnologia.
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3

Piccinini, Gaia, and Federica Gardini. "Dal sintomo al significato. La relazione terapeutica nella fenomenologia clinica." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 38 (September 2010): 93–104. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-038008.

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Abstract:
Il significato e il valore del termine cura vengono qui indagati dal punto di vista di un'importante scuola di pensiero contemporanea, quella della fenomenologia antropologica applicata alla relazione clinica. Questo orientamento, che ha avuto inizio con il medico e filosofo Viktor von Weizsäcker (1886-1957), ha dato vita a nuovi modi di intendere e praticare la cura in ambito medico, tra cui quello del Medical Humanismus. L'approccio fenomenologico alla relazione clinica fa della categoria della comprensione piů di quella della spiegazione; della nozione di significato piů di quelle di segno o sintomo, gli strumenti interpretativi privilegiati per vivere e condurre la relazione tra medico e paziente. Il percorso di cura davvero efficace e mirato č dunque inteso come quello di un medico la cui ars sia dedita a restaurare e ricomporre l'integritÀ emotiva e assiologica della persona malata, aiutandola a reinterpretare il proprio universo esistenziale, drammaticamente sovvertito per prioritÀ, caratteristiche e potenzialitÀ dall'avvento del patico.
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Milione, Anna. "L'intercultura in pratica: saperi, competenza e professionalità per la scuola plurale." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (September 2021): 191–213. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001016.

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Abstract:
Le migrazioni odierne costituiscono un cambiamento strutturale della società contempora-nea, manifestano i segni delle trasformazioni degli assetti geopolitici mondiali, le dinamiche della globalizzazione e gli effetti che essa sta producendo sulla società (Sassen, 2014; Geisel-berger, 2017; Bauman, 2017; Latour, 2017). Il mondo sta cambiando profondamente e al tempo stesso cambiano gli strumenti di lettura della società: la globalizzazione e lo sviluppo delle nuove tecnologie hanno creato interconnessioni ed interdipendenze che mettono in di-scussione categorie concettuali autoreferenziali ed etnocentriche. In questa prospettiva, le migrazioni globali e la crescente mobilità verso l'Europa rendono molto rilevante l'analisi dei processi di inclusione sociale in relazione alle risposte che offrono i sistemi educativi. Non si tratta più solo di accogliere migrazioni temporanee, ma di imparare a costruire insieme, e imparare ad abitare uno spazio comune in vista di insediamenti durevoli (Latour, 2017). Questo cambiamento induce a rivedere radicalmente il canone monoculturale della scuola, a ripensare le strutture organizzative, il progetto pedagogico e le sue matrici curricolari. Il cambiamento epocale di questi ultimi decenni induce ad assumere una nuova vision in cui la scuola è chiamata a confrontarsi con le trasformazioni che attraversano la società globale e con il riemergere della condizione antropologica dell'homo migrans, in movimento da una parte all'altra del globo attraverso infrastrutture fisiche e/o telematiche, che porta a ridefinire i contenuti della cittadinanza sociale in una prospettiva planetaria. Questa visione avvalora e rende ancora più urgente il progetto dell'«Educazione interculturale» che, ancora impro-priamente associata al governo dei flussi migratori e all'inclusione scolastica degli alunni figli di immigrati, rappresenta un'occasione di rinnovamento culturale per la società nel suo insieme. In questa ottica, l'articolo intende definire i caratteri dell'educazione interculturale e, a partire dall'analisi delle pratiche di inclusione scolastica degli alunni con background mi-gratorio, mettere a fuoco le competenze e le professionalità necessarie a fronteggiare la plu-ralità dei bisogni educativi che si pongono nelle classi scolastiche italiane al fine di integrare tutte le diversità.
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5

Boccacci, Daniel. "Il laboratorio "Il filo di Arianna" Un'esperienza tra le nuove frontiere dell'apprendimento." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 43 (June 2012): 41–49. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-043005.

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Abstract:
Il saggio prende in esame il nuovo stile cognitivo dei giovani, che, in simbiosi con le tecnologie digitali, apprendono in maniera multitasking, condividendo conoscenze e resistendo ad approcci sistemici. Tali caratteristiche si presentano in forme talmente marcate e naturali, da far pensare a un nuovo orizzonte antropologico, evidente nelle difficoltÀ di comunicazione tra giovani e insegnanti, oggigiorno vera urgenza della scuola. Per le sue potenzialitÀ multicodice, "Il filo di Arianna", laboratorio coordinato dall'autore e rivolto a ragazzi della scuola secondaria di primo grado con disturbi specifici dell'apprendimento, viene proposto qui come pratica didattica da estendere a tutti i preadolescenti che, in quanto nativi digitali, si possono considerare ‘dislessici generazionali'.
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D'Angelo, Lorenzo. "Feticismo, violenza e Stato Passaggi benjaminiani nell'antropologia di Michael Taussig." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 23 (May 2012): 121–35. http://dx.doi.org/10.3280/cost2012-023009.

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Abstract:
Michael Taussig č uno dei rappresentanti piů originali e provocatori della cosiddetta "etnografia postmoderna". I suoi scritti sono stati influenzati dalla teoria critica della Scuola di Francoforte ed, in particolar modo, dalla prospettiva "micrologica" di Walter Benjamin. In questo articolo prendo in esame alcune delle questioni che sono centrali nelle riflessioni sviluppate da questo antropologo tra gli anni Ottanta e la prima metŕ degli anni Novanta. Piů nello specifico, mi soffermo su tre questioni, tra di loro interrelate, che riassumo in tre parole chiave: feticismo, violenza e Stato. L"obiettivo č mostrare come Taussig ha elaborato una proposta teorica coerente con l"idea che l"antropologia debba abbandonare ogni pretesa di innocenza e di oggettivitŕ per farsi critica culturale radicale.
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BORGES, Luís Paulo Cruz. "Dilemas sobre futuro e escola: narrativas etnográficas de jovens estudantes." INTERRITÓRIOS 6, no. 10 (April 14, 2020): 458. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244920.

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Abstract:
RESUMOA relação dos jovens estudantes do Ensino Médio com o futuro e a escola é objeto de estudo do presente artigo. Pauta-se na abordagem etnográfica, situada na fronteira entre a antropologia e a educação. Foram utilizados o caderno de campo, notas etnográficas, entrevistas, fotografias, observação participante e produções textuais como formas de apreender um recorte da realidade social. Articulam-se categorias como conhecimento escolar e juventudes privilegiando uma abordagem pós-crítica e pós-colonial para pensar o futuro e seus sujeitos. Opera-se numa lógica de que há uma polifonia nas vozes discentes que podem ser escutadas, como forma de uma produção curricular, pensando os dissensos como caminhos possíveis, a partir da ideia de juventudes em trânsito, abordando a relação dos jovens com seus processos educacionais tendo como horizonte o futuro. Este artigo apresenta a ideia do futuro como uma categoria etnográfica, sendo esta uma dimensão criadora dos modos de subjetivação e diferença. Futuro/escola. Etnografia. Jovens. Dilemmas about future and school: ethnographic narratives of young students ABSTRACT The relationship of young high school students with the future and the school is the object of study of this article. It is based on the ethnographic approach, situated on the border between anthropology and education. Thus, the field notebook, ethnographic notes, interviews, photographs, participant observation and textual productions were used as ways of apprehending a cut of social reality. Categories such as school knowledge and youths are articulated, favoring a post-critical and post-colonial approach to thinking about the future and its subjects. It operates on the logic that there is a polyphony in student voices that can be heard as a form of curriculum production thinking dissent as possible paths from the idea of youths in transit addressing the relationship of young people with their educational processes with the horizon future. This article presents the idea of the future as an ethnographic category and this is a creative dimension of the modes of subjectivation and difference. Future/school. Ethnography. Young. Dilemas sobre el futuro y la escuela: narraciones etnográficas de jóvenes estudiantes RESUMEN La relación de los jóvenes estudiantes de secundaria con el futuro y la escuela es el tema de este artículo. Se guía por el enfoque etnográfico, situado en la frontera entre antropología y educación. El cuaderno de campo, las notas etnográficas, las entrevistas, las fotografías, la observación participante y las producciones textuales se utilizaron como formas de comprender un resumen de la realidad social. Categorías como el conocimiento escolar y la juventud están articuladas, privilegiando un enfoque postcrítico y postcolonial para pensar sobre el futuro y sus temas. Funciona con la lógica de que existe una polifonía en las voces de los estudiantes que se puede escuchar, como una forma de producción curricular, pensando en la disidencia como posibles caminos, desde la idea de los jóvenes en tránsito, abordando la relación de los jóvenes con sus procesos educativos. mirando hacia el futuro Este artículo presenta la idea del futuro como una categoría etnográfica, que es una dimensión creativa de los modos de subjetividad y diferencia. Futuro / escuela. Etnografía. Gente joven. Dilemmi sul futuro e sulla scuola: narrazioni etnografiche di giovani studenti SINTESE La relazione dei giovani studenti delle scuole superiori con il futuro e la scuola è l'oggetto di questo articolo. È guidato dall'approccio etnografico, situato al confine tra antropologia ed educazione. Il quaderno di campo, le note etnografiche, le interviste, le fotografie, l'osservazione dei partecipanti e le produzioni testuali sono stati usati come modi per comprendere uno schema della realtà sociale. Categorie come la conoscenza scolastica e la gioventù sono articolate, privilegiando un approccio post-critico e post-coloniale a pensare al futuro e alle sue materie. Funziona secondo una logica secondo cui esiste una polifonia nelle voci degli studenti che può essere ascoltata, come una forma di produzione curricolare, pensando al dissenso come possibili percorsi, dall'idea dei giovani in transito, affrontando il rapporto dei giovani con i loro processi educativi guardando al futuro. Questo articolo presenta l'idea del futuro come una categoria etnografica, che è una dimensione creativa delle modalità di soggettività e differenza. Futuro / scuola. Etnografia. Giovani.
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Grocholewski, Zenon. "La bioetica e l’educazione al Vangelo della Vita." Medicina e Morale 53, no. 2 (April 30, 2004): 225–39. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.641.

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Abstract:
L’articolo è incentrato sul tema dell’educazione in bioetica. Esso si divide in tre parti, ciascuna delle quali è affrontata partendo dalla considerazione che oggi riveste un’importanza notevole sviluppare un’autentica educazione al rispetto ed alla promozione della vita, nei luoghi in cui tale processo educativo avviene: nella famiglia, nella scuola e nelle altre istituzioni educative di diverso grado. Nella prima parte del contributo, l’Autore si sofferma sull’orizzonte culturale ed educativo del nostro tempo per quanto riguarda la bioetica, disciplina che ormai ha lasciato la torre eburnea in cui era inizialmente confinata per aprirsi al più vasto pubblico, agenzie educative comprese. Nella seconda parte dell’articolo viene affrontato il tema del fondamento antropologico dell’educazione, che per la Chiesa è costituito dalla persona e dal suo valore unico. Dopo uno sguardo alla necessità che l’educazione dell’uomo sia integrale, ossia che tenga presente tutto l’uomo, nella sua globalità, l’Autore conclude con alcune osservazioni per contestualizzare la bioetica nel processo educativo. Giovanni Paolo II più volte ha invitato coloro che svolgono nella società un ruolo educativo a “combattere” per una cultura della vita. La scuola, in tal senso, dovrebbe diventare campo di battaglia privilegiato, tenendo presenti alcuni presupposti fondamentali come l’individuazione delle implicazioni etico-morali che scaturiscono dai progressi delle scienze riguardo alla vita dell’uomo e delle altre specie, come pure dall’uso delle biotecnologie; l’impostazione delle modalità didattiche di approccio al problema, tenendo conto della interdisciplinarità dei problemi di bioetica; la formazione iniziale e permanente dei docenti.
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Franchetto, Bruna. "Micol Brazzabeni, La Scuola di Carta: una ricerca di antropologia della formazione tra gli insegnanti tikmu’un del minas gerais." Etnografica, no. 14 (2) (June 1, 2010): 407–11. http://dx.doi.org/10.4000/etnografica.344.

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Romano, Lucio. "Educazione della sessualità ed adolescenti. Indagine conoscitiva ed antropologie di riferimento." Medicina e Morale 49, no. 6 (December 31, 2000): 1–30. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.772.

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Abstract:
L’importanza e l’attualità di un percorso educativo nell’ambito della sessualità si evince, nell’articolo, da una indagine conoscitiva svolta in un gruppo di adolescenti (648 studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria superiore, con un’età media di 17.2 anni). Nella compilazione di un questionario anonimo, semiaperto, gli adolescenti intervistati hanno palesato una evidente, e statisticamente significativa, richiesta di partecipazione a programmi di educazione della sessualità e di formazione al sentimento morale. La dimostrazione di un bisogno educativo da parte degli adolescenti è dimostrata altresì dalla confusione tra informazione ed educazione, dal disagio nel coinvolgere i genitori o i docenti, ad esempio, nelle problematiche inerenti la sessualità a fronte di una supposta pretesa conoscenza di educazione della sessualità. Prevale, infatti, una cultura informata ad una antropologia naturalistica e a una ideologia liberalizzante che ha ridotto l’adolescente, e non solo, a mero fruitore di una sessualità intesa come bene di consumo dove non alberga alcuna morale che si basi sulla responsabile apertura verso l’altro: sessualità che si traduce in sesso, in sola genitalità dove la norma è costituita da ciò che è biologicamente morale, ovvero il dato statistico diventa legge e determina il valore. Dall’analisi del questionario si palesa la necessità, pertanto, di una educazione della sessualità che proceda nell’ambito di uno sviluppo integrale della persona, processo educativo da intendere come perfezionamento ed intervento a favore della persona nella sua globalità fisica psichica spirituale, ovvero educazione alla differenza sessuale, educazione affettiva e morale, educazione al valore della vita. I punti di riferimento imprescindibili per una corretta formazione della sessualità e del sentimento morale sono rappresentati dalla unitotalità della persona, apertura e oblatività dell’amore, complementarietà, inscindibilità della dimensione unitiva e procreativa, trascendenza oltre il sé, verso l’altro e verso l’Altro.
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Dissertations / Theses on the topic "Scuola antropologica"

1

MOLENA, DAVIDE. "Oltre la scuola antropologica: la riflessione penalistica di Bernardino Alimena." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/41134.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca è volto a delineare la figura di Bernardino Alimena (12 settembre 1861-30 luglio 1915), considerato uno dei fondatori e maggiore esponente della “terza scuola” di diritto penale. La prima parte del lavoro si concentra sulla fase di crisi attraversata dalla penalistica di fine Ottocento. Dopo una ricostruzione del dibattito nazionale ed internazionale ci si soffermerà sulla nascita della terza scuola attraverso l'analisi del saggio Naturalismo critico e diritto penale di Alimena e Una terza scuola di diritto penale in Italia di Emanuele Carnevale, che rappresentano il manifesto del nuovo indirizzo scientifico. Si delineeranno così i caratteri e gli obiettivi della nuova corrente misurando la sua incidenza nel dibattito dottrinale dell'epoca. Dopo aver approfondito il contesto in cui è nata e si è sviluppata la terza scuola, l'attenzione si sposterà sul pensiero di Bernardino Alimena, che verrà ricostruito seguendo due linee di analisi: in primo luogo si esaminerà la sua opera I limiti e i modificatori dell'imputabilità, divisa in tre volumi, pubblicati tra il 1894 e il 1898. Per il suo valore e per l'influenza che ha avuto nel mondo scientifico, tale opera rappresenta il punto privilegiato per osservare da vicino l'originalità del pensiero del criminalista. Successivamente si passerà ad illustrare alcune problematiche riguardanti istituti processualistici connotati dalla forte funzione politico-sociale da essi svolta. Si analizzeranno in particolare temi come l'azione penale, la giuria e la revisione che alimentarono il dibattito dottrinale di quegli anni caratterizzati dall'attesa per il nuovo codice di procedura penale. La seconda parte della ricerca è orientata a verificare quale siano stati i risvolti pratici della riflessione penalistica di Alimena. La ricerca ha il suo nucleo centrale nei lavori della commissione reale istituita con R.D. del 7 novembre 1909, volta a studiare le cause della delinquenza minorile ed a predisporre un codice per l’infanzia. L'esame dei verbali della commissione ci consentirà di indagare l'atteggiamento tenuto dal criminalista di fronte ad una materia in cui convergevano istanze positiviste ed esigenze di rispetto delle garanzie processuali. In ultima analisi rimarrà da analizzare il rapporto tra Alimena e la nuova scienza penalistica sviluppatasi intorno alle nuove teorie di Rocco. Tale studio ci offrirà lo spunto per valutare quale lascito ed incidenza abbia avuto il pensiero del criminalista nella penalistica del Novecento. A questo scopo sarà utile affrontare la carriera universitaria di Alimena, legata alla facoltà di giurisprudenza presso la Regia Università di Modena. Ottenuta la privata docenza in diritto e procedura penale a Napoli, nel 1899 Alimena sarebbe stato nominato professore straordinario all'Università di Cagliari per poi essere chiamato lo stesso anno a Modena e lì, promosso ordinario il 1 dicembre 1902, avrebbe insegnato per quindici anni, fino alla sua morte avvenuta nel 1915. Per ripercorrere la sua attività all'interno dell'università ci avvarremo degli annuari della Regia Università di Modena e degli appunti delle lezioni del criminalista, redatti dai suoi studenti nei primi anni del Novecento. Vedremo così da vicino l'istituzione della Scuola di applicazione per la criminologia e la pratica giudiziaria, voluta dal criminalista sul modello varato qualche tempo prima a Roma da Enrico Ferri. Allo stesso tempo gli appunti dei suoi corsi ci mostreranno il metodo di ricerca seguito dal criminalista di cui troveremo alcune tracce nelle sue opere.
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Sassi, Sara <1996&gt. "Lingua, colori ed emozioni. Una ricerca antropologica in una scuola primaria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20354.

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Abstract:
La tesi indaga i possibili significati culturali attribuiti ai termini di colore, e in particolare le connessioni tra termini di colore ed emozioni. Lo scopo della ricerca è comprendere se e in quale modo gli usi linguistici influenzino tali connessioni. La prospettiva dalla quale si trattano questi temi è nel contempo antropologica e linguistica. Viene presentata innanzitutto una breve rassegna teorica, focalizzata in particolar modo sugli studi etnolinguistici sui termini di colore, nonché sull’antropologia delle emozioni e sull’antropologia dei bambini. Successivamente viene presentata una ricerca sul campo svolta in una scuola primaria italiana. Il lavoro sul campo ha previsto la riproduzione di alcuni test di associazione colore-emozione già noti nella letteratura scientifica di riferimento e un test linguistico specifico per verificare la conoscenza delle espressioni della lingua italiana che associano colori ed emozioni (es. 'verde d'invidia'). Esso inoltre ha incluso un periodo di osservazione partecipante e delle interviste semi-strutturate, opportunamente adattate all'età degli intervistati.
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SCIARIADA, CATERINA. "Disabilità e trascendenza nel Myanmar buddhista. Etnografia di due scuole speciali a Yangon." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/315498.

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Abstract:
In Myanmar, gran parte dei genitori di bambini disabili sono abbandonati a loro stessi nel fronteggiare i bisogni propri dei loro piccoli e dell’intera famiglia. Tali genitori non possono fare affidamento su alcun sostegno da parte di enti governativi, dal momento che nel paese mancano sia un programma educativo speciale per i bambini disabili, sia una campagna nazionale di diagnosi prenatale. Inoltre, in un contesto dove le rappresentazioni sociali sono plasmate e influenzate da forti credenze religiose (per lo più derivate dal buddhismo theravada), nonché da pratiche rituali ad esse correlate, quali i culti degli spiriti (nats), i genitori che si trovano di fronte alla disabilità dei figli neonati sono costretti a stravolgere le proprie pratiche di vita quotidiana, così come le narrative familiari, tanto nell’intimità quanto in ambito sociale. In ragione di un presupposto karmico secondo il quale la disabilità è concepita come “destino” (la punizione da scontare per una colpa commessa in una vita precedente), oppure come una condizione sovrannaturale riconducibile alla dimensione dei taik (mondo degli spiriti), molti genitori sono fatti oggetto di stigma e si trovano costretti a rimettere in discussione le proprie relazioni familiari e sociali. La presente ricerca è basata su una dettagliata etnografia che ha avuto luogo a Yangon nel corso di più di un anno, e che include una serie di circa 50 interviste con genitori di bambini affetti da invalidità fisiche o intellettive. Su questa base, la tesi prende in esame le idee sulla disabilità dalla prospettiva dei genitori, nel loro essere influenzati da credenze personali e religiose, nonché da aspettative e costrizioni sociali. Il lavoro mette in evidenza come gli stessi genitori facciano ricorso, strategicamente e creativamente, a pratiche e discorsi che permettono loro di far fronte a differenti aspettative sociali, all’interno di un ambiente culturale in cui il corpo imperfetto è concepito come qualcosa per cui provare vergogna, qualcosa che deve essere tenuto nascosto dalla sfera pubblica. Il campo etnografico ha avuto luogo principalmente presso l’Eden Centre for Disabled Children (ECDC) e la Mary Chapman School for the Deaf Children, due scuole private specificamente rivolte a bambini disabili, i quali spesso sono impossibilitati a frequentare le scuole statali a causa della mancanza di programmi educativi speciali. Entrambi gli istituti sono organizzazioni benefiche e hanno sede a Yangon, la capitale coloniale della passata colonia britannica di Birmania, oggi Myanmar. Oltre all’osservazione partecipante e alla scrittura di note di campo, la metodologia adottata ha previsto il ricorso ad interviste semi-aperte. Il tramite di accesso più importante al campo etnografico è stata l’Associazione per l’Amicizia Italia-Birmania, con sede a Parma, alla quale l’autrice si è iscritta come socia prima di intraprendere il lavoro di ricerca a Yangon.
In Myanmar, most parents of disabled children are left critically unprepared while confronting their offspring’s and their own needs. These parents cannot rely on the support from any government agencies, as the country lacks a special educational program for disabled children, as well as a national prenatal screening program. Moreover, in a context where social representations are shaped and influenced by strong religious beliefs (mostly derived from Theravada Buddhism), and by correlated ritual practices such as spirit cults (nats), parents discovering the disability of their newborn children are forced to drastically reconfigure their daily life practices, along with their intimate and social family narratives. As a result of a karmic assumption according to which disability is conceived as “fate” (a punishment for a guilt committed in a past life), or as a preternatural condition related to the taik dimension (world of the spirits), many parents are stigmatized and forced to rehash their family and social relationships. The research is based on an extensive over-one-year-long ethnography in Yangon, which included a series of around 50 interviews with parents of children affected by physical or intellectual impairments. As as result, the thesis examines the parents’ perspectives on disability, as they are influenced by their personal and religious beliefs, and by social expectations and constraints. The dissertation highlights how parents strategically adopt creative practices and discourses in order to cope with different social expectations, within a cultural environment where the defective body is conceived as something to be ashamed of, something that has to be hidden from the public sphere. The ethnographic fieldwork took place mainly at the Eden Centre for Disabled Children (ECDC), and the Mary Chapman School for the Deaf Children, two private schools specifically dedicated to disabled children, who are often unable to attend government schools because of the lack of special educational programs. Both institutions are charities and are located in Yangon, the colonial capital city of former British-ruled colony of Burma, now Myanmar. Besides participant observation and fieldnotes taking, the methodology included open-ended interviews. The single most important gatekeeper for the author to gain access to the fieldwork was an Italian association named Italy-Burma Friendship Association (Associazione per l’Amicizia Italia-Birmania), based in the Northern Italian city of Parma, which the author became a member prior to starting the ethnographic fieldwork in Yangon.
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Books on the topic "Scuola antropologica"

1

Susanna, Weber, and Fratelli Alinari. Museo di storia della fotografia., eds. Etnie: La scuola antropologica fiorentina e la fotografia tra '800 e '900. Firenze: Alinari, 1996.

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2

Garuti, Paolo. Studi sulla lettera agli Ebrei: Alcuni sviluppi dottrinali di scuola paolina riletti in prospettiva storico letteraria e storico antropologica (Eb 1,1-2 - 4,12-13 - 9,1-5 - 9,14 - 10, 29). Pende, France: J. Gabalda, 2012.

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3

Yoo, pietro Han-Young. La condizione del cristiano come "Tempio di Dio e dello Spirito Santo" nella scuola Alessandrina: Aspetti antropologici. Romae: Pontificium Athenaeum Sanctae [sic] Crucis, Facultas theologiae, 1996.

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4

Scoditti, Giancarlo M. G. Kitawa: Conversazioni sull'arte : Estetica e tecnica di una scuola di incisori melanesiani (Antropologia culturale e sociale. [Serie "Studi e ricerche"]). F. Angeli, 1988.

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5

Mele, Anjelica. Taccuino : Antropologia e Archeologia Del Tempio Del Faraone: Taccuino Vuoto, 6 X 9 , 200 Pagine, Versione a Righe per Studenti, Scuole e Università. Independently Published, 2021.

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6

Mele, Anjelica. Taccuino : Antropologia e Archeologia Dei Guerrieri Di Terracotta Di Xi'an: Taccuino Vuoto, 6 X 9 , 200 Pagine, Versione a Righe per Studenti, Scuole e Università. Independently Published, 2021.

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7

Mele, Anjelica. Taccuino : Antropologia e Archeologia Di una Vista Della Classica Statua Del Faraone: Taccuino Vuoto, 6 X 9 , 200 Pagine, Versione a Righe per Studenti, Scuole e Università. Independently Published, 2021.

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