Journal articles on the topic 'Scritture popolari'

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Gibelli, Antonio. "Scritture popolari e Grande Guerra." REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no. 37 (July 21, 2022): 39–57. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7054.

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Abstract:
Le classi subalterne hanno scritto il loro «diario» della prima guerra mondiale? Fino agli anni Settanta gli storici, in Italia e non solo, pensavano di no. Avevano dimenticato lezioni come quella del filologo austriaco Leo Spitzer, il primo a raccogliere e a studiare le lettere dei prigionieri di guerra italiani. Negli anni Settanta ci fu un improvviso risveglio dell’attenzione sulle lettere, i diari e le memorie dei soldati semplici e della gente comune. Il saggio descrive i protagonisti, le tappe e le caratteristiche di questa rivoluzione di prospettiva sull’evento sconvolgente che ha aperto il secolo ventesimo.
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Caffarena, Fabio. "L’Archivio Ligure della Scrittura Popolare." REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no. 37 (July 21, 2022): 111–26. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7058.

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Abstract:
L’Archivio Ligure della Scrittura Popolare, fondato da Antonio Gibelli nel 1986 presso il Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea, dal 2017 è un centro di ricerca e documentazione del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova. La sua attività è finalizzata al recupero, allo studio e all’utilizzo didattico delle testimonianze scritte della gente comune nei secoli XIX e XX, con l’intento di analizzare i processi di affermazione della soggettività che affiorano fra le scritture di migranti, soldati, operai, donne e bambini.
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3

Antonelli, Quinto. "Una società che si racconta." REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no. 37 (July 21, 2022): 79–94. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7056.

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Abstract:
Per il suo radicamento locale, l’Archivio della scrittura popolare di Trento ha avuto una storia molto specifica. Ha assunto, dapprima, le funzioni di un «contro-archivio» (raccogliere e conservare le scritture delle classi sociali subalterne), rimanendo tuttavia anche il luogo della memoria della minoranza italiana all’epoca dell’impero asburgico. Ha accolto in seguito i piccoli archivi famigliari con le tante scritture legate alla casa (perlopiù contadina). E infine, con il deposito delle lettere delle ammiratrici e ammiratori della cantante Gigliola Cinquetti, è diventato un archivio d’importanza nazionale, superando, nella qualità delle scritture raccolte, anche la definizione così connotativa di «popolare».
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Serra, Ilaria. "I silenzi dell’autobiografia italoamericana." Mnemosyne, no. 2 (October 11, 2018): 12. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.12023.

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Abstract:
Questo intervento verte sull’interpretazione del vuoto nell’autobiografia, non solo nel contenuto, ma anche nello stile. Le fonti primarie sono un corpus di 58 scritture autobiografiche di emigranti italiani negli Stati Uniti, emigranti di prima generazione, alcuni rimpatriati, altri trapiantati in America. La maggior parte di essi è “gente comune.” Contrapponendo questi lavori (molti dei quali inediti esempi di scrittura popolare) all’autobiografia propriamente americana (modellata sull’esempio di Benjamin Franklyn), propongo un’interpretazione del loro “non detto”. Primo, le stesse autobiografie si pongono come significativa rottura di un silenzio per uomini e donne scomparsi nelle pagine della Storia e diventati numeri su un biglietto d’imbarco. Questo squarcio nel silenzio non è però un urlo, quanto una narrazione sottovoce. E’ un’espressione del tutto originale e non proprio americana di un particolare ethos retorico, quello che chiamerò dell’individualità quieta.
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Catalfamo, Antonio. "Emilio Salgari e i “pirati della Malesia”: Colonizzati e colonizzatori." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, no. 3 (August 8, 2014): 522–35. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542785.

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Abstract:
L’autore, nel presente saggio, attraverso un’analisi articolata delle opere di Emilio Salgari, dimostra che i luoghi comuni riproposti intorno a esse da buona parte della critica in occasione del centenario della morte dello scrittore vanno superati. Salgari non è un “minore”, da collocare nell’ambito della “paraletteratura”, né uno scrittore buono solo per l’infanzia, né un uomo e un artista fuori dal suo tempo. Egli si rivolge al nuovo pubblico che si affaccia alla lettura in seguito alla legge Coppino sull’istruzione obbligatoria e si fa portavoce di un’“epica popolare anticoloniale”, di un messaggio di uguaglianza tra tutti i popoli del mondo. Funge da battistrada alla narrativa moderna, facendo lievitare il racconto attraverso l’intensificarsi delle azioni e delle immagini ed evitando, in tal modo, di cadere negli stereotipi delle opere seriali.
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Vitali, Fabien. "Barba/ro Dante." Deutsches Dante-Jahrbuch 94, no. 1 (September 23, 2019): 1–34. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2019-0002.

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Abstract:
Riassunto La storia delle letture della Commedia nel sedicesimo secolo è ben documentata – dalle Prose della volgar lingua di Bembo fino ai commenti che, ridimensionando o avallandone il giudizio limitativo, comunque documentano il »precipitoso inarrestabile declino« (Dionisotti) della fama dantesca. Questa storia è basata soprattutto su giudizi espressi dagli »scrittori di alta classe«. Di contro, poco sappiamo del grado di diffusione e del significato di cui la Commedia godeva in ambito popolare. Partendo da alcune indicazioni presenti nello studio di Carlo Ginzburg, Il formaggio e i vermi, il saggio s’interroga anzitutto sul rapporto tra cultura popolare e Commedia nel Cinquecento. Più che alla dimensione storico-sociologica, l’interesse sarà rivolto a ciò che la ›popolarità‹ di Dante possa dirci della sua stessa opera. Riformulando quindi il problema in funzione dei presupposti teorici della Commedia – »villanus cantus« (Sanguineti), in parte scritto »per la piazza« (Pertile) – si arriverà ad esaminarne alcune qualità che con Mandelstam potremmo definire come »barbare«, quasi i fattori intrinseci dell’›attrattiva popolare‹ della poesia dantesca.Nella seconda parte, l’indagine si estenderà su alcuni esempi di lettori di Dante – Gelli, Doni, Franco. ›Popolari‹ di origine, ma non privi di educazione letteraria, questi autori a partire dagli anni ’30 irrompono nel campo delle forze con proposte originali, irriducibili alle posizioni della cultura egemone. Non solo: il loro discorso s’interseca in più punti con correnti di pensiero eterodosso, sia perché contrario al magistero classicistico-bembesco, sia perché affine alla Riforma. È quanto, in particolare, suggerisce un testo di Niccolò Franco cui si dedicherà un’analisi più approfondita – una lettera-finzione del 1547, rivolta a »Barba Dante«. Qui le parti coinvolte nella questione dantesca sono oggetto di un discorso apparentemente burlesco, ma che a ben vedere s’iscrive piuttosto nel registro ambiguo del paradosso erasmiano. In effetti, se Franco finge di assecondare le posizioni dominanti (Bembo, la Chiesa), in realtà le mina, accentuandone gli argomenti al punto da spingerle ad absurdum. L’esempio fa pensare che Dante ridiventi un punto di riferimento per la nuova generazione degli autori che nella generale contesa delle parti – »Streit der Autoritäten« (Kablitz/Regn) – cercano di affermarsi, militando per un’idea di letteratura alternativa a quella ufficiale.
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Sanfilippo, Marina. "Libri, lettere, scritte e testamenti: magia e pericoli della scrittura nelle raccolte di racconti popolari siciliani dell’Ottocento." Cuadernos de Filología Italiana 27 (July 7, 2020): 199–219. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.67487.

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Abstract:
In questo lavoro analizzo la presenza multiforme di elementi e riferimenti al mondo della scrittura in racconti siciliani orali raccolti tra la seconda metà del XIX secolo e i primissimi anni del XX, con il duplice scopo di, in primo luogo, sottolineare il complesso rapporto esistente tra oralità e scrittura e, in secondo luogo, capire quali funzioni e caratteristiche attribuirono allo scritto la cultura popolare e i suoi interpreti, per lo meno nel contesto preso in esame.
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Iuso, Anna. "The role and impact of thearchivi della scrittura popolare." Journal of Modern Italian Studies 19, no. 3 (May 12, 2014): 241–51. http://dx.doi.org/10.1080/1354571x.2014.897436.

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Cella, Gloria. "Il paratesto del romanzo web in Cina: il caso Punto di partenza." ENTHYMEMA, no. 30 (January 2, 2023): 52–69. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/19550.

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Abstract:
Negli ultimi vent’anni, la letteratura web si è affermata nella Repubblica popolare cinese come forma di letteratura popolare e i lunghi romanzi pubblicati e aggiornati quotidianamente dagli utenti rappresentano la principale forma di narrativa diffusa sulle piattaforme online. Servendosi degli strumenti offerti da Gérard Genette, il contributo analizza il paratesto di romanzi web pubblicati su Punto di partenza e, in particolar modo, i contenuti della sezione “in aggiunta al testo”, uno spazio che precede il romanzo dove lo scrittore pubblica notizie e informazioni di varia natura. L’analisi di tali contenuti ha permesso di mettere in luce pratiche e strategie adottate dalle figure coinvolte, confermando la centralità della comunità virtuale nei processi di produzione e fruizione di tale letteratura.
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Patuano, Chiara. "The development of life skills: between archive and teaching." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 3 (December 31, 2022): 252–59. http://dx.doi.org/10.36253/form-13114.

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Abstract:
Being a teacher is a complex and articulated task. The pandemic and the consequent introduction of distance learning in schools, has increased the difficulties of the Italian educational system. Students have lost the opportunity to learn through an involving sensorial, emotional and cognitive experience, while teaching has become even more transmissive, and in other words, mis-educational, mis-instructional and ineffective. This contribution seeks to highlight the importance of an historical reflection as the tool for understanding our own personal identity. A particular focus is given to the Ligurian Archive of People’s Writing (Archivio Ligure della Scrittura Popolare - ALSP), which, in collaboration with the University Museum System (Sistema Museale dell’Ateneo - SMA) of Genoa, aims at bringing the archive closer to the schools by creating and implementing educational paths. Lo sviluppo delle competenze per la vita: tra archivio e didattica. Essere insegnante è un compito complesso e articolato: la pandemia, con la conseguente attivazione della didattica a distanza, ha acuito le difficoltà del sistema scolastico italiano sottraendo agli studenti la possibilità di imparare attraverso l’esperienza cognitiva, emotiva e sensoriale, rendendo l’insegnamento ancor più trasmissivo e quindi de-formante, dis-educante e de-istruttivo. Questo contributo cerca di mettere in evidenza l’importanza della riflessione storica come strumento di comprensione dell’identità personale. Particolare attenzione verrà data all’Archivio Ligure della Scrittura Popolare (ALSP), che, in collaborazione con il Sistema Museale dell’Ateneo (SMA) dell’Università degli Studi di Genova, si pone l’obiettivo di avvicinare l’archivio al mondo delle scuole attraverso la creazione e la sperimentazione di percorsi didattici.
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Bombara, Daniela. "Al margine dei margini: ribellione, esperienza del dolore e denuncia sociale in Letteria Montoro, donna siciliana e scrittrice del Romanticismo." Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no. 20 (2017): 171–87. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2017.i20.13.

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Abstract:
Questo lavoro esamina la produzione della messinese Letteria Montoro (1825-1893), poetessa e autrice di Maria Landini, romanzo popolare con protagonista una donna ribelle, che combatte per affermare la propria libertà nello squallido scenario di una società degradata. Volontà di impegno politico, critica sociale e ‘cattiveria rappresentativa’ configurano la produzione di Montoro, apparentemente marginale e del tutto ignorata dalla critica, come perfettamente inserita nel contesto ideologico del Romanticismo italiano.
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Padovese, Giulia. "I "disertori" di Caporetto nelle memorie di alcuni militari lombardi (1917-1919)." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (September 2022): 48–93. http://dx.doi.org/10.3280/sil2022-001002.

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Abstract:
Nonostante l'elevato numero di uomini coinvolti, vicende personali e socio-politiche portarono a "relegare nell'ombra" la memoria della prigionia vissuta da migliaia di soldati italiani durante la Grande guerra, riscoperta solo intorno alla fine del secolo scorso, grazie, in particolar modo, alla possibilità di analizzare documenti contenenti forme di scrittura popolare raccolti e conservati all'interno di archivi pubblici e privati. Prendendo in esame fonti edite e inedite, viene quì ricostruita l'esperienza di prigionia vissuta da alcuni soldati di origine lombarda (Angelo Rognoni, Giuseppe Resegotti, Giulio Salaroli e Carlo Colombo), dalla cattura a Caporetto fino al ritorno in Italia, descrivendo le terribili condizioni di vita all'interno dei campi dell'Impero austro-ungarico e della Germania, in particolar modo in quello di Cellelager, destinato ai soli ufficiali, e soffermandosi a riflettere sull'importanza della memoria e sui motivi che portarono a "dimenticare" tali avvenimenti.
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Palma, Anna, and Amanda Bruno Mello. "La scrittura e i linguaggi nel teatro di Dario Fo e Franca Rame." Revista da Anpoll 1, no. 50 (December 30, 2019): 110–18. http://dx.doi.org/10.18309/anp.v1i50.1341.

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Abstract:
Dario Fo e Franca Rame sono stati i teatrologhi italiani più riconosciuti della seconda metàdel Novecento, famosi per la loro arte popolare e impegnata, che intendeva far riflettere – e,di conseguenza, emancipare – attraverso la comicità. Questo lavoro pretende discorrere sulloro processo creativo e la conseguente scrittura dei testi teatrali, a partire principalmentedalla lettura della tesi di Maria Teresa Pizza, intitolata "Al Lavoro com Dario Fo e FrancaRame: Genesi e composizione dell’Opera Teatrale." Per il caso di Fo, la creazione risultaindissociabile dal ludico e dalla quotidianità, l'esperienza creativa è un continuum non solotemporale, ma anche spaziale e transmediale. Nel caso di Rame, invece, la creazione si basasu una particolare sensibilità al ritmo della scena e un’ottima capacità di improvvisazione,alla quale segue un lavoro continuo di rielaborazione e perfezionamento dell’opera, il qualeha dato origine non solo alle numerose pubblicazioni della coppia, ma anche ad un archivioon-line con oltre 5 milioni di documenti sulle loro opere, nel rispetto della molteplicità deilinguaggi coinvolti sia nella creazione che nella realizzazione di ogni loro testo.
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Brajičić, Cvijeta. "ITALIANISMI APPARTENENTI ALLA LINGUA PARLATA QUOTIDIANA NEGLI SCRITTI DI PETAR I E PETAR II PETROVIĆ NJEGOŠ." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 159–73. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.10.

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Abstract:
Il tema di questo contributo è la presenza di italianismi appartenenti alla lingua parlata quotidiana negli scritti di vescovi e scrittori montenegrini, Petar I e Petar II Petrović Njegoš. Se si prendono in considerazione le affermazioni di esperti, secondo cui i prestiti provenienti dall’italiano e dai suoi dialetti rappresentano una parte integrante delle parlate popolari montenegrine della loro epoca, e il fatto che entrambi gli autori scelti hanno avuto l'opportunità di conoscere in vari modi la lingua italiana, sembra ragionevole presumere che il loro patrimonio scritto debba contenere elementi del lessico italiano. Questo argomento è stato scelto anche perché, esaminando la letteratura esistente dedicata ai lavori di Petar I e Petar II Petrović Njegoš, si è giunti alla conclusione che finora nessuno ha approfonditamente affrontato la presenza della componente lessicale italiana nei loro scritti, anche se ci sono accenni sporadici all’esistenza di materiale lessicale di origine italiana e veneziana nel linguaggio dei due autori citati sopra.
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Bombara, Daniela. "‘Brume nordiche’ sullo Stretto. Le radici settentrionali del Romanticismo siciliano." Italianistica Debreceniensis 26 (December 1, 2020): 28–46. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2020/9379.

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Abstract:
Il presente saggio si propone di tracciare le influenze del romanticismo nordeuropeo sulle opere di alcuni autori siciliani del primo Ottocento. L'obiettivo è sfatare il mito di un livello "inferiore" della letteratura romantica italiana rispetto alla letteratura nordica, poiché non è incentrata sulla rappresentazione delle aree oscure del sé, di temi soprannaturali, fantastici e irrazionali che sono presenti nella realtà. Vengono esaminate alcune ballate di Felice Bisazza (1809-1867) e Vincenzo Navarro (1800-1867). In queste opere la narrazione di leggende popolari mette in luce un universo spettrale e orribile, rispecchiando situazioni reali, come la violenza della classe nobile e del patriarcato, o l'ingiustizia della disuguaglianza sociale. Si parlerà poi di un'opera teatrale di Giuseppe La Farina (1815-1863), intitolata L'abbandono di un popolo (1845); l'autore ritrae la rivolta anti-spagnola del 1676 a Messina concentrandosi sulle forze inquietanti e sotterranee che si intersecano con i movimenti rivoluzionari. Verrà infine analizzata la produzione di Tommaso Cannizzaro (1838-1921) come traduttore: lo scrittore mette a disposizione del pubblico siciliano e italiano l'affascinante mondo della mitologia scandinava, attraverso le traduzioni di alcuni canti dell'Edda antica medievale.
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Klein, Menachem. "Internazionalizzazione di Gerusalemme." FUTURIBILI, no. 3 (September 2012): 105–13. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-003006.

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Abstract:
L'Autore sviluppa l'idea di internazionalizzazione di Gerusalemme, attraverso la legittimazione che viene ai dominatori della cittŕ che si sono succeduti nella storia, a cominciare dagli ebrei, dai romani, dai bizantini, dai musulmani, dai cristiani, dagli inglesi e poi ancora dagli ebrei. Tale legittimazione viene analizzata nel luogo della Cittadella di Davide, del profeta e del re, e dello scrittore di Salmi, e nel luogo del Monte del Tempio. Su tali miti di luoghi si alternano diversi popoli. L'Autore osserva poi come gli israeliani alla fine riprendono una narrazione nazionale della Cittadella di Davide, in cui viene manipolata la storia anche nella stessa elaborazione del museo all'interno della stessa Cittadella.
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Barbiellini Amidei, Beatrice. "«In pubblico»: tra oralità e scrittura. La «vexata quaestio»: sulla tradizione dell'ottava rima dei cantari "popolari" e del Boccaccio." Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 10, no. 2 (December 23, 2022): 231–52. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/18739.

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Abstract:
Riassunto: Il saggio è un contributo alla vexata quaestio sull'origine dell'ottava rima narrativa. Si riflette su importanti spunti di Surdich e su dati noti per ipotizzare un'imitazione del metro del Cantare di Fiorio da parte del Boccaccio, che utilizza negli stessi anni nel Filocolo lo stesso tema romanzesco del Cantare e nel Filostrato l'ottava narrativa. Le operazioni inverse delle due opere giovanili rispetto al Cantare di Fiorio si aggiungono a molti altri elementi speculari nelle due opere boccacciane. Immaginare che l'autore del Cantare di Fiorio o chi per lui accogliesse il metro di nuova invenzione istantaneamente, adattandolo a esigenze espressive molto dissimili da quelle del Filostrato e calandovi una sintassi semplificata diversissima da quella delle ottave di Boccaccio, significa ritenere possibile un'operazione problematica per un genere tradizionale e conservativo come quello dei cantari. Che al contrario l'appropriazione del metro e di alcuni pochi tratti espressivi del cantare da parte del Boccaccio potesse costare all'autore una fatica modesta lo testimonia tutta o quasi la sua produzione. Come ha sottolineato Balduino nello stabilire la tradizione da cui dipende l'ottava rima cosí come la utilizzano i cantari è cogente l'esigenza di situarla in un contesto culturale "popolare", in cui la forma metrica sia legata all'esecuzione orale, a caratteristiche di generi come il serventese, a una temperie caratteristica e a un repertorio linguistico e formulare secolari. Se è imprescindibile tener conto di precise coordinate socioculturali per interpretare l'opera degli autori come lo sviluppo dei generi e delle forme, nel medioevo in particolare, categorie come popolare e colto non vanno intese in senso assoluto ma andrebbero utilizzate come valori scalari e relativi. Nonostante accostamenti possibili tra l'operato del Boccaccio e i cantari è evidente che i cantari sono da ascrivere un ambito per lo piú semicolto, mentre nelle opere in ottava rima del Certaldese intravediamo un autore che desidera appropriarsi delle tradizioni in cui si imbatte e segnare tali esperienze nobilitandole. Parole chiave: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popolare, colto. Abstract: The essay is a contribution to the vexata quaestio of the origin of ottava rima. Some important ideas of Surdich and known data are discussed to hypothesize Boccaccio's imitation of Cantare di Fiorio's meter. The author used in the same years in the Filocolo the topic of the Cantare and in the Filostrato the ottava rima. The inverse operations with respect to the Cantare di Fiorio are added to many other specular elements in Boccaccio's juvenile works. To imagine that the Cantare di Fiorio's author or someone else could welcome the meter of new invention instantly, adapting it to requirements very different from Filostrato's, with a simplified syntax very different from that of Boccaccio's ottave is very problematic for a conservative and traditional genre like that of cantari. On the contrary, the appropriation of the meter and few expressive features by Boccaccio might've been a modest effort, as his literary production attests. As underlined by Balduino, in establishing the tradition of ottava rima used in the cantari it's imperative to place it in a "popular" context, with a secular repertoire; the metrical form has to be connected to the performance, to genres as serventese. To interpret authors' works and the development of literary genres and forms it's essential to take into account precise socio-cultural coordinates, but we can anyway remember that in the Middle Ages in particular, categories as popular and cultured should be used as scalar and relative values. It's possible to put Boccaccio and the cantari side by side, but these last are to be ascribed most of the times to a semieducated literary field, instead Boccaccio's poems in ottava rima show an author who wishes to appropriate the traditions in which he comes across ennobling them. Keywords: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popular, cultured.
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Dolce, Alessandra. "Alba de Céspedes nell’immaginario di Ernesto Giménez Caballero." Cuadernos de Filología Italiana 28 (July 15, 2021): 291–306. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.72237.

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Abstract:
L’ interesse della critica letteraria in Spagna nei riguardi della scrittrice italiana di origini cubane Alba de Céspedes non è mai stato molto caloroso sia all’epoca dei suoi esordi che nei decenni successivi, nonostante la popolarità raggiunta da alcuni suoi romanzi nella penisola Iberica. L’unica importante eccezione sembra essere costituita dal professor Ernesto Giménez Caballero, collaboratore culturale e ideologo di Francisco Franco, che concepì nei confronti della scrittrice italiana un’ ammirazione, che ha oltrepassato la dimensione letteraria, Lo scopo di questo studio è focalizzare la natura e la qualità di quest’ammirazione, espressa nelle parole di Caballero nell’articolo «Alba Cubana» pubblicato nel 1942 e nel 1954 e i rapporti tra i due scrittori nella loro corrispondenza inedita, attualmente conservata presso la Biblioteca Nazionale di Madrid e qui riprodotta in trascrizione.
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Damiani, Martina. "Un "artista della penna consumato e geniale"." SPONDE 1, no. 1 (July 27, 2022): 91–102. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.3893.

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Abstract:
Filippo Zamboni (Trieste, 1826-Vienna, 1910) si contraddistingue per i suoi studi su Dante, riportati, per esteso, in gran parte delle sue opere. Tra queste, ci siamo soffermati su due in particolare Gli Ezzelini, Dante, e gli schiavi. Pensieri storici e letterari (1864) e Il bacio nella luna: Pandemonio. Ricordi e bizzarrie (1911). Oltre all'analisi delle sue interpretazioni di alcuni passi sue interpretazioni di alcuni passi della Divina Commedia, è stata approfondita la singolare riscrittura del contrappasso dantesco destinato ai peccatori del quarto cerchio dell’Inferno. Nel Pandemonio, l’autore immagina puniti, tra gli avari, i proprietari delle miniere che non si potevano limitare a spingere pesanti massi, come nell’immaginario dantesco, ma si vedono condannati a simulare per l’eternità il lavoro massacrante dei minatori. Sono state sviluppate inoltre le considerazioni sullo scrittore daparte della critica, riportando le recensioni e i giudizi espressi nella stampa periodica con particolare riferimento agli scritti della poetessa istriana Giuseppina Martinuzzi, che più di altri si è occupata di Filippo Zamboni. A tale proposito, ci si è concentrati su un manoscritto della Martinuzzi, intitolato Alcuni stampati e manoscritti di Filippo Zamboni ed altri che di lui dicono, conservato presso in Museo popolare di Albona, che ci ha permesso di approfondire l’importanza di questo dantista triestino, oggi poco conosciuto.
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Milanesi, Claudio. "Il Quarantotto rivisitato. Gli scrittori del 2000 riscrivono la Primavera dei popoli : Scurati, Evangelisti, Moresco." Italies, no. 15 (October 1, 2011): 323–40. http://dx.doi.org/10.4000/italies.3151.

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Caria, Marzia. "«Non so scrivere inglese, a momenti neppure italiano… datemi una “giobba” qualsiasi»: gli emigrati italiani nel teatro di Nino Randazzo." Italianistica Debreceniensis 26 (December 1, 2020): 56–68. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2020/9381.

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Abstract:
L'articolo prende in esame la rappresentazione culturale, sociale e linguistica degli italiani emigrati in Australia nella scrittura per il teatro di Nino Randazzo, drammaturgo di origine eoliana, emigrato a Melbourne nel 1952, considerato uno degli autori più importanti e prolifici nel contesto della cosiddetta “letteratura dell'emigrazione”, e più in particolare della letteratura italo-australiana in lingua italiana. Di particolare interesse è il tema dei pregiudizi culturali e sociali degli anglo-australiani nei confronti delle persone di origine italiana, etichettati come ignoranti, impossibili da acculturare e disciplinare, in gran parte legati alle organizzazioni criminali, che parlano per lo più una varietà mista di italiano e inglese. Così, in particolare, nella commedia Il Sindaco d'Australia (1981), in cui l'immagine stereotipata (ma esilarante) dell'emigrante del sud Italia, impulsiva e ambiziosa, caratterizzata a livello linguistico dall'uso di termini italo-australiani; e nella commedia Victoria Market (1982), concepita da Randazzo come protesta contro la tendenza degli anglo-australiani a costruire stereotipi nei confronti degli italo-australiani, in questo caso quello del'italiano mafioso. Il teatro di Randazzo, tuttavia, riesce a distinguersi dalle opere della maggior parte dei drammaturghi italo-australiani di prima generazione per il suo tentativo di demistificare in modo divertente tali pregiudizi e luoghi comuni. È nella scelta di un tono popolare della commedia, ottenuta anche attraverso la sapiente mescolanza di forme italiane più tradizionali con termini italo-australiani tipici degli anni in cui sono ambientati gli eventi narrati, che risiedono gli aspetti specifici di questo autore.
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Sindoni, Maria Grazia. "TRAIETTORIE DELLA MULTIMODALITÀ: GLI SNODI TEORICI E I MODELLI APPLICATIVI." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 17, 2023): 19–46. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19647.

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Abstract:
Questo saggio ripercorre le principali linee di sviluppo degli studi della multimodalità intesa come semiosi della comunicazione nell’ambito di derivazione angloamericana. La multimodalità è definita come una disciplina a sé e discussa nella sua epistemologia attraverso un excursus della sua storia ed evoluzione dalla fine degli anni Novanta ad oggi. Si passano in rassegna alcune scuole di pensiero della multimodalità, a partire dagli sviluppi socio-semiotici di matrice linguistica sistemico-funzionale elaborata da Michael A. K. Halliday in Inghilterra negli anni Settanta. Le principali teorie e prassi di analisi multimodale sono illustrate attraverso alcuni principi cardine per delineare l’ambito di applicazione e le aree privilegiate di indagine. Il saggio inoltre illustra le differenze teoriche e pratiche fra multimodalità e multimedialità, termini spesso utilizzati in modo interscambiabile e dunque improprio. Successivamente, si presenta un’analisi multimodale del video TikTok più popolare di un creator italiano, Khaby Lame, che ha raggiunto livelli di viralità tali da guadagnargli fama e successo a livello globale. L’analisi, di natura qualitativa classica, consiste in una trascrizione e annotazione integrale del breve video più visualizzato al momento della scrittura del saggio, per inquadrare i fenomeni della semiosi della comunicazione digitale in un ambito disciplinare più vasto rispetto alla linguistica pura. Questa apertura ad aspetti non verbali include nell’analisi delle risorse semiotiche elementi quali lo sguardo, il montaggio, la distanza fra partecipanti, la musica, i rumori ambientali, la distribuzione degli elementi nel tempo e nello spazio, e così via. Coerentemente con questo presupposto di base, le conclusioni invitano a un ripensamento della definizione stessa di “lingua della rete”, indicando nella multimodalità, sia come teoria sia come metodo, una prospettiva utile alla lettura consapevole, etica e inclusiva della complessa testualità digitale contemporanea. Trajectories of multimodality: theoretical foundations and application model This paper discusses the main theories that map out the development of multimodality as semiosis of communication within the Anglo-American tradition. An overview of the history and evolution of multimodality starting in the late Nineties will motivate the claim that this is a discipline in its own, with its specific epistemology. Some major theories within sociosemiotics approaches are outlined, as resulting from the developments of systemic-functional linguistics as theorized by Michael A. K. Halliday in the Seventies in the UK. Theories and methods will be presented by means of an illustration of some key concepts and principles, with a view to explore some potential applications and preferential objects of studies. The paper also sets out to explain the differences between the concepts of multimodality and multimediality, which are often used interchangeably, thus bringing about theoretical and empirical issues. As a case study, I have selected the most viewed TikTok video produced by an Italian creator, Khaby Lame, who has gained global recognition and immense popularity, to the point of allowing him to obtain Italian citizenship after almost twenty years of Italian residency. The qualitative analysis makes use the typical heuristic tools used by multimodal analysts, namely an integral transcription and annotation of the video, with the aim of showing the full range of the involved digital communicative phenomena that cannot be accounted for only on linguistic grounds. Broadening the domain of analysis beyond the tools provided by linguistics includes the analysis and description of non-verbal semiotic resources, such as gaze, editing, distance between participants, music, ambient sound, compositional strategies in time and space, among others. Consistent with this approach, the concluding remarks encourage further reflections of the very definition of the “language of the net”. It follows that theoretical and empirical research lines mapped out by multimodal studies may ultimately help promote awareness, ethics, and inclusion when engaging with contemporary digital textualities.
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Eyenga Onana, Pierre Suzanne. "Insurrections populaires et démystification d'un ordre socio-politique alternatif dans deux fictions." Estudios Románicos 28 (December 20, 2019): 191–203. http://dx.doi.org/10.6018/er/382311.

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Una lectura de Je Vois du soleil dans tes yeux por Etoke y La Poupée Ashanti de Francis Bebey revela que más allá del estatus de lasnovelas anecdóticas que las definen, es en profundidad la postulación de un cambio político que moviliza a Dos novelistasen la descripción de una sociedad corrupta. ¿Pero cuál es la génesis de estos movimientos populares? ¿Cómo y por qué están representados literalmente? Finalmente,¿cómo gestionan las tensiones políticas el poder local y qué aspiraciones alimentan a los actores en el "orden de batalla" en las novelas descifradas? Para responder a esta pregunta, utilizamos el referebralist sociocritico teorizado por Pierre Barbéris y Henri Mitterand. Sobre esta base, adoptamos un plan triádico. Primero examinamos la naturaleza del mal social para mostrar que la novela no se limita a expresar un significado que ya está allí. Luego, probamos que, a través de la escritura, modifica el equilibrio de significado anterior para finalmente refractar y transformar, al mismo tiempo, el discurso social para postular la convivencia. A study of Nathalie Etoke’s Je vois du soleil dans tes yeux and Francis Bebey’s La Poupée Ashanti reveals that beyond the status of anecdotal novels that defines them, it is, in depth, the postulation of a political change that mobilizes the two novelists in the depiction of a corrupt society. But what is the genesis of these popular movements? How and why are they literally represented? How, in fine, are political tensions managed by the local power and what aspirations then feed the actors in "order of battle" in the deciphered novels? To answer this questioning, we use the sociocritical framework as implemented by Pierre Barbéris and Henri Mitterand. On that basis, we read the novels throughout a triadic work plan. We first question the nature of the social illness to show that the novel does not limit itself to expressing a meaning already there. Then, we prove that through the work of writing, it modifies the previous equilibrium of meaning so as finally refracting and transforming all at once, the social discourse in order to promote the living together policy. Une lecture de Je vois du soleil dans tes yeux d'Etoke et La Poupée Ashanti de Francis Bebey révèle qu'au-delà du statut de romans anecdotiques qui les définit, c'est en profondeur la postulation d'un changement politique qui mobilise les deux romanciers dans la description d'une société corrompue. Mais quelle est la genèse de ces mouvements populaires ? Comment et pourquoi sont-ils littéralemnt représentés ? Comment, enfin, les tensions politiques sont-elles gérées par le pouvoir local et quelles aspirations nourrissent alors les acteurs en "ordre de bataille" dans les romans décryptés? Pour répondre à ce questionnement, nous utilisons le référebtiel sociocritique théorisé par Pierre Barbéris et Henri Mitterand. Sur cette base, nous adoptons un plan triadique. Nous interrogeons d'abord la nature du mal social pour montrer que le roman ne se limite pas à exprimer un sens déjà là. Ensuite, nous prouvons que, par le biais de l'écriture, il modifie l'équilibre antérieur du sens pour finalement réfracter et transformer, tout à la fois, le discours social afin de postuler le vivre ensemble. Una lettura di Vedo il sole nei tuoi occhi Etoke e The Ashanti Doll Francis Bebey rivela che al di là dello stato dei romanzi aneddotici che li definiscono, è in profondità la postulazione di un cambiamento politico che mobilita il due romanzieri nella descrizione di una società corrotta. Ma qual è la genesi di questi movimenti popolari? Come e perché sono rappresentati letteralmente? Infine, come sono gestite le tensioni politiche dal potere locale e quali aspirazioni alimentano gli attori in "ordine di battaglia" nei romanzi decifrati? Per rispondere a questa domanda, usiamo il referebralista sociocritico teorizzato da Pierre Barbéris e Henri Mitterand. Su questa base, adottiamo un piano triadico. Per prima cosa esaminiamo la natura del male sociale per dimostrare che il romanzo non si limita a esprimere un significato già lì. Quindi, proviamo che, attraverso la scrittura, modifica il precedente equilibrio di significato per poter finalmente rifrangere e trasformare, allo stesso tempo, il discorso sociale per postulare la convivenza.
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RINCÓN, Jorge Enrique García. "De Estero en Estero : Construcciones Educativas de las Comunidades Negras del Pacífico Sur Colombiano en Medio del Conflicto Armado." INTERRITÓRIOS 6, no. 12 (December 7, 2020): 244. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.248999.

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RESUMENEste artículo se ocupará de los procesos académicos, sociales, culturales y políticos que dieron origen a un movimiento intelectual y pedagógico del Pacifico Sur colombiano, con especial énfasis en los territorios afronariñenses. Vale aclarar que en materia de obras escritas se destacan los pensadores negros del departamento del Chocó quienes, incursionaron en el siglo XX en variados campos del conocimiento y desarrollaron una crítica fuerte al sistema de enseñanza nacional. En cambio, las experiencias educativas surgidas en la cotidianidad de los pueblos negros del suroccidente colombiano, se incubaron y consolidaron en los valles interandinos (norte del Cauca y sur del Valle), así como en Buenaventura y la Costa de Nariño. Estas subregiones, especialmente la costa del departamento de Nariño, asumieron la escuela como escenario para la eclosión del pensamiento ancestral afrocolombiano y las tradiciones culturales de sus pueblos en un intento por concretar en la práctica una ecuación política que involucra la Territorialidad como práctica de la educación.Costa de Nariño. Etnoeducación. Sistema de educación propia. comunidades afronariñenses. Territorialidad. Conflicto armado. ABSTRACTThis article will deal with the academic, social, cultural and political processes that gave rise to an intellectual and pedagogical movement in the Colombian South Pacific, with special emphasis on the Afro-Afro territories. It is worth clarifying that in terms of written works, the black thinkers of the department of Chocó stand out, who ventured into various fields of knowledge in the 20th century and developed a strong criticism of the national education system. On the other hand, the educational experiences that emerged in the daily life of the black peoples of southwestern Colombia were incubated and consolidated in the inter-Andean valleys (north of Cauca and south of the Valley), as well as in Buenaventura and the Costa de Nariño. These subregions, especially the coast of the department of Nariño, assumed the school as the setting for the emergence of Afro-Colombian ancestral thought and the cultural traditions of their peoples in an attempt to put into practice a political equation that involves Territoriality as a practice of education.Costa de Nariño. ethno-education. self-education system. afronariñenses communities. Territoriality. Armed conflict. RESUMOEste artigo discutirá aspectos acadêmicos, sociais, culturais e políticos que deram origem a um movimento intelectual e pedagógico no Pacífico Sul colombiano, com especial ênfase para os territórios de afronariñenses. Vale ressaltar que, em termos de obras escritas se destacam os pensadores negros do departamento de Chocó, que influenciaram no século XX, em diferentes áreas do conhecimento e desenvolveram uma forte crítica do sistema de educação nacional. Por outro lado, as experiências educativas que surgiram da cotidianidade dos povos negros do sudoeste colombiano, incubaram e se consolidaram nos vales interandinos (norte de Cauca e sul do Valle), bem como em Buenaventura e a costa de Nariño. Estas sub-regiões, especialmente a costa do departamento de Nariño, assumiram a escola como cenário para o surgimento do pensamento ancestral afro-colombiano e das tradições culturais de seus povos na tentativa de concretizar na prática, uma educação política que envolve a Territorialidade como prática de educação.Costa de Nariño. Etno-educação. Educação Própria. Comunidades afronarinenses. Territorialidade. Conflito armado.SOMMARIOQuesto articolo tratterà dei processi accademici, sociali, culturali e politici che hanno dato origine a un movimento intellettuale e pedagogico nel Sud Pacifico colombiano, con un'enfasi speciale sui territori afro-afro. Vale la pena chiarire che in termini di opere scritte, spiccano i pensatori neri del dipartimento di Chocó, che si sono avventurati in vari campi del sapere nel XX secolo e hanno sviluppato una forte critica al sistema educativo nazionale. D'altra parte, le esperienze educative emerse nella vita quotidiana dei popoli neri della Colombia sud-occidentale sono state incubate e consolidate nelle valli interandine (a nord di Cauca ea sud della valle), così come a Buenaventura e la Costa de Nariño. Queste sottoregioni, in particolare la costa del dipartimento di Nariño, hanno assunto la scuola come scenario per l'emergere del pensiero ancestrale afro-colombiano e delle tradizioni culturali dei loro popoli nel tentativo di mettere in pratica un'equazione politica che coinvolge la territorialità come pratica educativa.Costa di Nariño. Etnoeducazione. Sistema educativo proprio. Comunità africane. Territorialità. Conflitto armato.
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Zaffonato, Andrea. "Federico Mazzini, “Cose de laltro mondo”: una cultura di guerra attraverso la scrittura popolare trentina, 1914-1918." Diacronie, N° 16, 4 (December 20, 2013). http://dx.doi.org/10.4000/diacronie.959.

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Milanese, Guido. "XML e lo studio dei manoscritti. Linee di orientamento e un esempio di applicazione." Journal of Latin Linguistics 9, no. 3 (January 2007). http://dx.doi.org/10.1515/joll.2007.9.3.71.

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AbstractLa diffusione dell'uso di XML è senza dubbio uno dei fenomeni più interessanti nel trattamento dell'informazione che si sia riscontrato negli ultimi anni. Nato alla fine degli anni '90 come successore di SGML, XML rappresenta oggi una realtà in notevolissimo sviluppo, anche se non è riuscito a "colonizzare" il Web come ci si sarebbe aspettati: il Web rimane ancora largamente terreno popolato da pagine HTML scritte in modo approssimativo e che rendono molto diffìcile il raggiungimento e la gestione della conoscenza. Dopo una illustrazione essenziale della struttura fondamentale di XML, questo articolo si propone di illustrare le potenzialità offerte da XML alla catalogazione dei manoscritti e in generale allo studio paleografico, fornendo un esempio tratto da un lavoro recentemente pubblicato, seguendone lo sviluppo completo dalla progettazione di uno schema descrittivo sino alla realizzazione dell'output grafico.
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Frigerio, Vittorio. "Ilcorsaronero. Rivista salgariana di letteratura popolare. Speciale 24. “Mino Milani, un grande scrittore d’avventura. Ventun testimonianze”. Numero a cura di Claudio Gallo, Roberto Fioraso, Giuseppe Bonomi." Belphégor, no. 15-1 (April 15, 2017). http://dx.doi.org/10.4000/belphegor.841.

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Stefanuto, Clelia, and Manuel Giardina. "Figure femminili nelle Facezie di Lodovico Domenichi." Cartaphilus. Revista de investigación y crítica estética, no. 19 (April 19, 2022). http://dx.doi.org/10.6018/cartaphilus.485451.

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This article analyses the various female figures in the Facezie collected and written by Ludovico Domenichi, in their facets, in their parody and ironic-popular representation, which changes according to the social context in which the anecdotes are set. The roles of men and women are often reversed, especially the peasant women, who appear as enterprising women, both in their use of words and in their gestures and attitudes, provoking comedy with their jokes at the end of a squabble with a man. The female figures always have the last word, winning the verbal debate with their opponents, and, together with the malmaritate or adulteresses for pleasure, find ample space in these tales. Given the variety of topics addressed in the Facezie, misogynistic accents coexist in them, but the defenders or champions of women, to whom Ludovico Dominichi feels he belongs, are also represented. Il presente articolo si occupa di analizzare, nelle Facezie raccolte e scritte da Ludovico Domenichi, le diverse figure femminili nelle loro sfaccettature, nella parodizzazione e nella loro rappresentazione ironico-popolare, che cambia in base al contesto sociale in cui sono ambientati gli aneddoti. I ruoli femminili e maschili vengono spesso ribaltati soprattutto tra le contadine, che si presentano come donne intraprendenti, tanto nell’uso del linguaggio quanto nei gesti ed atteggiamenti, provocando l’effetto comico che generalmente si incontra nella chiusura del battibecco con l’uomo. Le figure femminili hanno sempre l’ultima parola, vincendo il dibattito verbale con i loro avversari, e, assieme alle malmaritate o adultere per diletto, occupano una posizione di rilievo all’interno della trama. Data la varietà degli argomenti che affrontano le Facezie, in esse convivono accenti misogini ma anche filogini, rappresentati dai difensori e paladini delle donne, di cui Ludovico Dominichi si sente farne parte.
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