Academic literature on the topic 'Scipione e Annibale'

Abstract The study discusses practical and aesthetic aspects of the pasticcio principle, which characterised London's Italian operas of 1730–31 and still concern revivals, source research, and editions today. Twentieth-century revivals of Handel's opera Scipione pose the question of how to evaluate the original version of 1726 vs its pasticcio-like revival of 1730. Details of the 1730–31 season under Handel, concerning for example the status of the vocal soloists, reveal a multiplicity of agencies (singers, composer, impresario, librettist, patrons/audiences) which influenced the artistic outcomes. Handel's decision-making role for the entire season as the company's music director is re-asserted, although the proposal of John H. Roberts (2016) that another musician composed the recitatives for the pasticcios Ormisda and Venceslao will be accepted. This musician, however, may have been the tenor Annibale Pio Fabri rather than the concert-master Pietro Castrucci, suggested by Roberts. The aesthetic question that concerns us today is the dichotomy between a unified author-work-concept and a discursive pasticcio principle, of which the former is observed in critical editions, the latter in (post-) modern stage productions. It is suggested that a similar contrast already characterised eighteenth-century theatrical practice and aesthetics, although fluctuations between the two principles and, generally, multi-agency in creating theatrical works were negotiated with considerable freedom.

Questa tesi mira a fornire un nuovo catalogo dei dipinti di Bartolomeo Cesi (1556-1629). Il focus del lavoro sono le opere dell'artista, ma questi è stato indagato anche nei suoi aspetti biografici, recuperando le bozze manoscritte di Carlo Cesare Malvasia conservate all'Archiginnasio di Bologna (ms. B 16) o ricercando informazioni presso gli archivi di quella città. La considerazione corrente, da parte della critica, di Cesi come un artista dotto, così erudito da saper formulare anche programmi iconografici complessi, viene messa in dubbio proprio grazie alle fonti documentarie ritrovate. Non vi sono nuove acquisizioni di pitture, ma continue sono le proposte e le riflessioni condotte nell'ambito della loro cronologia, un campo non facile per via dello stile molto costante del pittore e per via della sua nota predilezione a ricopiare figure già inventate anche a distanza di decenni. In questo senso viene ribadita la tesi, già essenzialmente acquisita ma che mancava spesso di conferme, di riscontri con le opere, dell'avvio di una fase calante del pittore a partire dalla fine del primo decennio del Seicento. Un'attenzione particolare è stata rivolta alle commissioni di opere a tema profano, ovvero al ciclo dedicato alle Storie di Enea a Palazzo Fava a Bologna e a quello delle Storie di Annibale di Palazzo Albergati, quest'ultimo un inedito di straordinario interesse per via del tema, così raro, che è raffigurato, e per via dei numerosi quesiti che pone ancora.