Journal articles on the topic 'Schema al secondo ordine'

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Spinozzi Monai, Liliana. "Ipotesi di un calco paradigmatico slavo-romanzo: (l'imperativo-congiuntivo, uno studio fondato sul Glossario del dialetto del Torre di Jan Baudouin de Courtenay)." Linguistica 49, no. 1 (December 29, 2009): 295–308. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.295-308.

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Abstract:
Muovendo dal presupposto, teorizzato da Baudouin de Courtenay, secondo il quale il mutamento linguistico è costitutivo del linguaggio umano e pertanto la nozione di monolinguismo andrebbe superata, i dialetti sloveni di area friulana, esposti alla millenaria azione del romanzo, rappresentano un terreno ideale per gli studi sull'interferenza, in quanto rendono perspicui fenomeni da contatto altrimenti difficili da individuare. Il primo ad aver colto una tale opportunità fu lo stesso Baudouin, che visitò ripetutamente le vallate snodantisi lungo (l'attuale) confine italo-sloveno, raccogliendovi materiali dialettologici solo in parte pubblicati. Uno dei complessi più notevoli rimasti inediti per oltre un secolo è costituito dal Glossario del dialetto del Torre, le cui schede risalgono agli anni 1873 e 1901. Esso registra un gran numero di prestiti e calchi romanzi, alcuni dei quali risultano del massimo interesse, perché documentano da un lato la forza incisiva di un sistema sull'altro in presenza di condizioni di natura strutturale e storico-culturale particolarmente favorevoli; dall'altro, la capacità di elaborazione originale del modello forestiero ad opera del sistema ricevente. Il contributo si concentra su un fenomeno di calco assai complesso compiuto sul friulano, che investe il sistema dell'imperativo, estraendone in maniera originale un paradigma di congiuntivo, ignoto alla grammatica slovena. Il mutamento viene seguito nelle sue varie fasi, a iniziare dalle motivazioni di ordine generale che ne stanno a monte, per passare a quelle specifiche di natura morfosintattica, connesse con l'interlingua sloveno-friulana.
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2

Ferrarese, G., and L. Stazi. "Proprietà di secondo ordine di un riferimento generalizzato." Annali di Matematica Pura ed Applicata 175, no. 1 (December 1998): 195–209. http://dx.doi.org/10.1007/bf01783682.

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3

Bonafede, Salvatore. "Sottosoluzioni deboli delle equazioni paraboliche lineari del secondo ordine degeneri." Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo 39, no. 1 (February 1990): 132–52. http://dx.doi.org/10.1007/bf02862881.

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4

Russo, Giuseppe, and Vincenzo Pipitone. "Classificzione delle superfici del secondo ordine in uno spazio semigalileano." Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo 50, no. 2 (May 2001): 359–76. http://dx.doi.org/10.1007/bf02844992.

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5

Riefolo, Giuseppe. "L'ALTRO PIANO Les Femmes du 6čme étage (Francia, 2011) di Philippe Le Guay." PSICOBIETTIVO, no. 2 (July 2012): 169–76. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-002011.

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Abstract:
Il protagonista del film accede ad uno spazio che fino a quel momento esisteva nella propria esperienza solo come potenziale, e quindi mai sperimentato. Gravi eventi possono costringerci a riorganizzare lo spazio del Sé sia in senso dissociativo difensivo che, cogliendo le sollecitazioni a nuovi assetti, secondo una particolare dissociazione di ordine creativo. Le esperienze di sofferenza possono essere colte come sollecitazioni al cambiamento. Le psicoterapie non possono consegnare al paziente uno spazio nuovo, ma lo accompagnano nella espansione del proprio spazio.
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6

Transirico, Maria, and Mario Troisi. "Equazioni ellittiche del secondo ordine di tipo non variazionale in aperti non limitati." Annali di Matematica Pura ed Applicata 152, no. 1 (December 1988): 209–26. http://dx.doi.org/10.1007/bf01766150.

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Furri, Filippo. "La città-rifugio: una declinazione dell'accoglienza tra solidarietà e autonomia." REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 26, no. 52 (April 2018): 11–36. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880005202.

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Abstract:
Riassunto La relazione tra migrazione e città - lo spazio urbano e i suoi abitanti - è in continua evoluzione, ed è condizionata da fattori storici, geografici e politici sempre particolari. Nel corso degli ultimi decenni, tuttavia, in ragione di un accesso differenziale alla mobilità umana, opposto a una sempre maggiore rivendicazione di questa mobilità per ragioni diverse, l'idea stessa di “straniero” e di “migrante” sono andate modificandosi. Di fronte al ripiegamento identitario di ordine immunitario e fondato su paradigmi di nazionalità e cittadinanza, si configurano progressivamente soluzioni ed immaginari di coabitazione e interazione, in particolare a livello locale con la nozione di Città-rifugio, impostati secondo logiche di autonomia e di solidarietà.
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8

Angela Carbonaro, Rita. "Il tabulario dei Monasteri di Santa Maria di Licodia e di San Nicolò l'Arena di Catania." ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no. 2 (December 2021): 5–11. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-002001.

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Abstract:
Il saggio si articola in due parti. Da una parte si presentano i contributi di vari autori, ciascuno secondo la propria specializzazione, riguardanti gli oltre cento pezzi del tabulario dei Monasteri di Santa Maria di Licodia e di San Nicolò l'Arena della diocesi di Catania. Per la prima volta in questa sede inventariati: i singoli pezzi recano sulla coperta la segnatura archivistica (numero ordinale: 1, 2, 3, eccetera), la data cronica, la data topica e relativa segnatura della riproduzione digitale come emerge dalla Tabella n.1 (Biondi/Proietto). La schedatura generale, a cura di Biondi / Mirabella dei documenti tratti dai singoli pezzi inventariati, in rigoroso ordine cronologico, secondo i moderni criteri di misura del tempo assai diversificati dal periodo di riferimento, reca, oltre la data cronica, l'indizione e la data topica, il regesto dell'atto notarile come da tabella n. 2 (Biondi/Proietto). Nella seconda parte si tratteggia la storia del Fondo Benedettino in cui si contengono sin dalla sua costituzione oltre a queste qui proposte anche novecento e diciannove documenti regestati da Carmelo Ardizzone già nel 1927 e altri ancora da inventariare.
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Sacchi, Stefano. "I nodi critici dell'attuazione di uno schema di reddito minimo in Italia: alcune proposte." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 130 (June 2011): 247–63. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-130003.

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Abstract:
La proposta di introdurre, in Italia, uno schema generalizzato di reddito minimo, tipicamente affiancato da una componente di inserimento sociale e lavorativo dei beneficiari, si scontra molto spesso con l'obiezione secondo la quale a ciň osterebbero degli impedimenti strutturali, connessi alle peculiaritŕ del contesto italiano. Tali impedimenti consistono nell'occupazione irregolare e sommersa, nell'elevata disoccupazione, nella bassa legalitŕ e nella ridotta capacitŕ istituzionale disponibile presso i contesti amministrativi che dovrebbero erogare la prestazione e gestire i programmi di inserimento. Chi proponga pertanto l'introduzione di uno schema di reddito minimo in Italia deve sostenere l'onere di mostrare come questi nodi possano essere sciolti. Tale č l'obiettivo di questo saggio, che individua gli aspetti critici dell'introduzione di uno schema di reddito minimo generalizzato in Italia (intendendo con ciň uno schema che ad una componente monetaria affianchi un progetto di inserimento sociale, scolastico, formativo o lavorativo dei beneficiari della misura) ed elabora alcune proposte su come affrontarli.
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Pettineo, Maria. "Sui problemi di derivata obliqua relativi alle equazioni differenziali lineari del secondo ordine di tipo ellittico." Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo 36, no. 1 (February 1987): 158–66. http://dx.doi.org/10.1007/bf02844709.

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Giorgi, Chiara. "Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0005.

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Abstract:
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico piu recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto piu complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo e teso a mettere in evidenza la centralita dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto piu distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riusci a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralita dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale - in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione - riguardo per lo piu gli aspetti gestionali. Invariata resto una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplico forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualita e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre e cosi inserita in un piu ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Giorgi, Chiara. "Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (March 5, 2018): 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0005.

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Abstract:
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico più recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto più complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo è teso a mettere in evidenza la centralità dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto più distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riuscì a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralità dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale – in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione – riguardò per lo più gli aspetti gestionali. Invariata restò una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplicò forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualità e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre è così inserita in un più ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Lorenzini, Matteo, Marco Rospocher, and Sara Tonelli. "Proposta per una valutazione automatica della completeness dei metadati nel contesto delle biblioteche digitali." DigItalia 15, no. 2 (December 2020): 159–67. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00023.

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Abstract:
Grazie all’utilizzo dei metadati è possibile accedere ad un vasto numero di risorse rese disponibili attraverso archivi e biblioteche digitali. Normalmente i metadati sono strutturati secondo uno schema standardizzato e garantiscono l’interoperabilità e l’identificazione di un oggetto digitale facilitando l’accesso a determinati tipi di risorse. Tuttavia, una bassa qualità dei metadati e delle informazioni che questi rendono disponibili, come ad esempio la mancanza di alcuni elementi rispetto allo schema di metadati utilizzato rappresenta tutt’ora un problema comune a molti repositories. In questo contributo presentiamo sia il nostro lavoro, allo stato attuale in corso, che ha come scopo la valutazione automatica della qualità dei metadati nelle digital libraries, che un’analisi preliminare sulla metadata completeness delle risorse presenti nell’aggregatore di metadati “CulturaItalia”.
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Finardi, Linda. "Valutare la Comunicazione Pubblica. La valutazione di un evento a partire da un caso studio." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 46 (April 2011): 85–104. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-046007.

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Abstract:
L'articolo presenta l'elaborazione di un modello valutativo per i comunicatori pubblici di front-line, responsabili dell'organizzazione e della comunicazione degli eventi delle pubbliche amministrazioni. L'articolo si sviluppa analizzando dapprima un caso studio, sottolineando gli elementi innovativi, quelli di continuitŕ e gli aspetti critici di questo particolare processo comunicativo e dell'organizzazione che lo attiva. In secondo luogo, vengono esposti i motivi e i criteri alla base della costruzione del modello proposto, presentato alla fine dell'articolo insieme allo schema cognitivo sottostante.
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De Nicola, M. "La TC della regione orbitaria." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 115–20. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s321.

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Abstract:
Il progresso tecnologico è impietoso: inizialmente nobilita certe metodiche e successivamente con l'avvento di nuove le mette da parte. Così accade anche per la tomografia computerizzata: diversi settori della patologia, una volta suo dominio incontrastato, sono oggi di pertinenza della RM come ad esempio la fossa cranica posteriore o la regione spinale. La regione orbitaria rimane a tutt'oggi di competenza pressoché esclusiva della TC, infatti la RM a tale livello non ottiene risultati migliori. La tecnica di esame TC prevede l'esecuzione di un «pacchetto» di scansioni sottili (1,5 – 2 mm) e contigue, eventualmente ingranate, di numero sufficiente a comprendere tutto il volume in esame, vale a dire l'intera regione orbitaria. Le scansioni vengono orientate di preferenza secondo il piano neuro-oculare che passa per il nervo ottico quando è in posizione di sguardo all'infinito, tuttavia la possibilità di rielaborare i dati relativi alle scansioni di base e quindi di ottenere ricostruzioni bidimensionali secondo altri piani (ad esempio secondo i piani di maggior sviluppo delle strutture intraorbitarie, come il nervo ottico ed i muscoli del cono) ci consente di scegliere, quale piano originale di scansione, anche un piano diverso da quello neuroculare. Sembra opportuno ribadire la priorità della TC a livello orbitario sia per motivi di ordine tecnico che diagnostico. Tuttavia è evidente la complementarietà di altre metodiche quali la RM in alcune situazioni patologiche ed è facile prevedere come nel tempo l'inesorabile progresso tecnologico consentirà alla RM di guadagnare terreno sulla TC soprattutto in relazione ad una maggiore specificità. Naturalmente entrambe non rappresentano l'unico strumento per risolvere tutte le problematiche cliniche: esse vanno correttamente utilizzate nell'ambito di un processo clinico diagnostico globale.
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Sago, Frane. "Dell' ingiustizia (De iniustitia): Posizione ontologica di legge secondo san Tommaso D'Aquino." Theoria, Beograd 48, no. 3-4 (2005): 95–107. http://dx.doi.org/10.2298/theo0504095s.

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Abstract:
(italijanski) Parlando sulli'idea della ingiustizia come una ordine categorica di legge e filosofia del diritto come la piu alta sintesi teoretica di legge Tommaso si designa ad un veramente a se stesso adequato discorso riguardando originalit? di un sistema scolastico e, sistematicamente e sostanziale filosoficarnente un discorso molto forte non soltanto riguardando teologia e filosofia ma naturalmente anche la legge e giuricit?, e poi questa idea ragiona, fa analisi e con i argomenti multiformi illustra in detagli tramite le forme di legge e relative domande e proposizioni fatte. Tomasse si ? avvicinato metodicamente e sostanzioso a questa idea categorica dell' ingiustizia, con molta cocezione e evidemente con le molte componente relevanti riguardando compatibilita dell'idea teologica, fisofica e teodiceana e cos? infatti l'idea giuridica nella categoria di determinazione di questa nozione di ingiustizia (De inustitia) si ? elevvata ad una istanza piu importante e molto sottile, una istanza "di valore fenomenale e ontologico" della percezione, di nozione e il sistema di definire questa idea in modo sistematico, perche ingiustizia si trova spesso esistendo nell sistema di legge e Tommaso l'ha giuridicamente e fenomenale riconosciuta come un fenomeno che tenga nascondere non etica nella legge riguardando tutti i valori che dobbiamo conoscere i eseguirli come quello fatto, cio' ? quella categoria che definisce in modo valoroso il punto di vista nella tutta la sua pienezza di "un essere d'esistenza" di legge.
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Colloca, Pasquale, and Dario Tuorto. "IL SIGNIFICATO POLITICO DELL’ASTENSIONISMO INTERMITTENTE IN ITALIA: UNA SMOBILITAZIONE PUNITIVA?" Quaderni dell Osservatorio elettorale QOE - IJES 64, no. 2 (December 30, 2010): 43–66. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-9720.

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Abstract:
Una delle problematiche meno indagate nell’ambito degli studi sulla partecipazione politica, ma allo stesso tempo più carica di conseguenze, è quella dell’intermittenza elettorale. L’aumento quasi ininterrotto del non voto negli ultimi due decenni in Italia ha interessato tutte le consultazioni, sia quelle politiche sia, soprattutto, quelle regionali ed europee dove il fenomeno ha raggiunto dimensioni considerevoli. Più che la crescita quantitativa dei cittadini che non si sono recati alle urne, il dato maggiormente rilevante sembra essere l’allargamento progressivo, riscontrabile solo a partire alla metà degli anni Novanta, del differenziale tra astensionismo nelle elezioni politiche ed astensionismo alle elezioni di secondo ordine, in modo particolare le elezioni regionali e soprattutto nelle regioni dove la partecipazione è sempre stata elevata (zone settentrionali e regioni “rosse”). Questo importante elemento di novità sta ad indicare che i comportamenti degli elettori sono diventati sempre più irregolari.
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CAMEROTA, FILIPPO. "TWO NEW ATTRIBUTIONS: A REFRACTIVE DIAL OF GUIDOBALDO DEL MONTE AND THE ROVERINO COMPASS OF FABRIZIO MORDENTE." Nuncius 18, no. 1 (2003): 25–38. http://dx.doi.org/10.1163/182539103x00549.

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Abstract:
Abstracttitle RIASSUNTO /title In questo articolo si propongono due nuove attribuzioni riguardanti due strumenti legati dalla comune provenienza urbinate, e precisamente dalla bottega del noto costruttore di strumenti scientifici Simone Barocci. Entrambi sono descritti da Muzio Oddi che offre la testimonianza decisiva per la loro attribuzione. Il primo un raro orologio a rifrazione conservato al Museo di Storia della Scienza di Firenze, documentato nella collezione medicea fin dal 1574 e identificabile con quello che Oddi afferma essere stato fatto costruire ad Urbino nel 1572 da Guidobaldo del Monte. Il secondo un compasso di proporzione conservato al Museo Correr di Venezia, in tutto corrispondente alla descrizione di un compasso che Oddi dice costruito da Simone Barocci per ordine di Fabrizio Mordente intorno al 1570. Quest'ultimo la prima versione del noto compasso che Mordente divulgher negli anni successivi attraverso i suoi trattati.
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Minello, Alessandra, and Concetta Russo. "Dentro lo schema. Accademiche italiane tra ricerca e didattica." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 160 (August 2021): 88–109. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-160005.

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Abstract:
Il lavoro accademico si divide tra ricerca, didattica e attività amministrative. Dopo la riforma Gelmini, la ricerca ha un peso rilevante ai fini dell'avanzamento di carriera. Secondo la letteratura, le donne sono più propense ad assumersi i compiti di insegnamento e quelli amministrativi, in virtù di un gender scheme che le vede più portate per queste mansioni. Le donne hanno meno probabilità di raggiungere posizioni apicali e le raggiungono più lentamente. In questo articolo esploriamo il ruolo attribuito dalle accademiche italiane ai compiti di didattica, indagando i percorsi di adattamento/resistenza alle nuove regole di competizione. Attraverso quindici interviste qualitative emerge che la didattica è considerata un elemento di ancoraggio: le intervistate percepiscono il rapporto diretto con gli studenti come indispensabile al raggiungimento della soddisfazione professionale, o considerano l'investimento in questo ambito come una potenziale porta di accesso alla carriera accademica. Alcune hanno subito richieste pressanti sia per l'espletamento di compiti di didattica sia amministrativi.
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Lattes, Gianfranco Bettin, and Annick Magnier. "I NUOVI SINDACI: COME CAMBIA UNA CARRIERA POLITICA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, no. 1 (April 1995): 91–118. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023340.

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Abstract:
La carriera del sindaco nella ricerca pionieristicaIl termine carriera, qualunque sia il campo concreto di riferimento, unisce un elemento dinamico – usualmente percepito con una valenza ascendente – con un elemento tendenzialmente stabile, riconducibile ad un progetto prefigurato in un dato ambito istituzionale. A comprovare l'ambiguità semantica del termine stanno due suoi caratteri antitetici solo in apparenza. In primo luogo, l'aspetto istituzionale storicamente consolidato nei termini di un percorso potenziale a disposizione degli attori dotati ed interessati; in questo senso, la carriera è lo schema organizzativo d'una professione ordinata. In secondo luogo, l'aspetto soggettivo connesso all'attore che intraprende, svolge e matura la sua carriera. Questo secondo aspetto, non certo secondario sotto il profilo sociologico, introduce un elemento di alea legato all'adempimento effettivo della carriera, la quale in quasi tutti gli ambiti istituzionali non prevede uno svolgimento completo in una forma rigida. La definizione della carriera dipende dalle modalità della sua interpretazione soggettiva in una misura che sembra assai interessante studiare empiricamente.
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Guidantoni, Ilaria. "Chirurgia estetica e culto della bellezza nella società contemporanea." Medicina e Morale 44, no. 1 (February 28, 1995): 59–90. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.991.

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Abstract:
L'Autrice dell'articolo, dopo aver sottolineato le questioni etiche del ricorso alla Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, argomenta la tesi secondo la quale l'ossessione per la bellezza muoverebbe da un disagio affettivo legato ad una cultura violenta ed artificiale dell'eros, che spinge l'individuo a mutare la propria fisicità perché teme una comunicazione autentica oltre lo scambio delle immagini. Lo studio, che si muove nell'ambito di una ricerca etico-sociale e psicologica, evidenzia l'universalità del mito della bellezza nella cultura umana e l'emergenza attuale della Chirurgia plastica estetica (CPE). Questa viene analizzata dal punto di vista dell'impatto sociale e tecnico-scientifico, con particolare attenzione al rapporto specialista-paziente. L'Autrice, dopo aver fatto cenno alle problematiche medico-legali specifiche ed aver illustrato la odierna visione della corporeità - fortemente basata sull'ideale di salute e di eros -, affronta la discussione etica sulla liceità ed i limiti della CPE. Questa, secondo l'articolo, sconterebbe una crisi di valori affettivi, soprattutto all'interno della vita di coppia, crisi che ha promosso l'idolatria del corpo, a tal punto da divenire un'ossessione e la conditio sine qua non per essere amati. Eticamente illeciti, poi, vengono definiti gli interventi di chirurgia plastica in ordine alla riassegnazione del sesso, alla modificazione dei tratti del viso per persone ricercate dalla legge o l'alterazione dei tratti somatici tipici di una razza. L'articolo si conclude riaffermando la necessità di un recupero dell'unitotalità dell'essere persona in relazione alla corporeità ed al concetto di bellezza.
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Posner, Richard A. "The Justice of Economics*." Journal of Public Finance and Public Choice 5, no. 1 (April 1, 1987): 15–25. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907117516.

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Abstract:
Abstract L’ipotesi. di massimizzazione della ricchezza sostiene che una transazione o qualche altra modifica nell’uso o nella proprietà delle risorse dev’essere giudicata positivamente se in conseguenza di essa aumenta la ricchezza della collettività.Quest’ipotesi è stata sottoposta a numerose critiche, la prima delle quali, in ordine logico, è che essa attribuisce un ruolo eccessivo alla capacità delle persone di compiere scelte razionali, non distinguendo tra le valutazioni «ex-ante» e quelle «ex-post».Un’obiezione più seria è che le scelte sono vincolate dalla distribuzione della ricchezza. Si tratta di un problema complesso, per la cui soluzione è necessario tener conto di numerose circostanze. Sembra comunque plausibile, in un sistema basato sull’ipotesi di massimizzazione della ricchezza, ipotizzare la preferenza per un sistema di assicurazioni sociali contro le incertezze della vita.Infine, l’obiezione secondo cui l’ipotesi di massimizzazione non tiene conto dei diritti individuali inalienabili non sembra pertinente, dato che le possibilità di scelta degli individui devono comunque rientrare nei limiti posti dalla Costituzione federale.
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Messina, Sebastiano. "Dalla casa al mondo: quando l'eccitazione diventa paura di andare a scuola. Una lettura gestaltica del rifiuto della scuola." QUADERNI DI GESTALT, no. 2 (May 2011): 77–88. http://dx.doi.org/10.3280/gest2010-002006.

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Abstract:
La paura di andare a scuola č un fenomeno che interessa i bambini in modo sempre piů diffuso. Questo articolo offre un'analisi del fenomeno secondo un'ottica gestaltica attenta alla relazione tra organismo ed ambiente. Il modo in cui il bambino gestisce la propria ansia nei confronti della novitŕ determina interruzioni del ciclo di contatto che incidono negativamente sulla qualitŕ dell'esperienza scolastica. L'articolo individua le manifestazioni della paura della scuola in base al tipo di interruzione del ciclo di contatto e contiene uno schema utile alla formulazione di un intervento terapeutico volto a sostenere il bambino cosě da favorire il ripristino di un contatto nutriente con l'ambiente.
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Rurale, Flavio. ""L'affetto disordinato verso le patrie": i gesuiti tra ideale universalistico e prassi "nazionalista" nell’Europa del ‘600." Librosdelacorte.es, no. 24 (June 28, 2022): 316–46. http://dx.doi.org/10.15366/ldc2022.14.24.013.

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Abstract:
Il saggio intende affrontare il tema delle fedeltà plurime e “nazionali” che caratterizzano l’agire politico dei padri della Compagnia di Gesù nelle corti cattoliche del XVII secolo. In particolare analizza la crisi del rapporto con il re cattolico e le relazioni sempre più strette con la monarchia francese volute dal generale Claudio Acquaviva a partire dalla conversione di Enrico IV. La storia seicentesca dei gesuiti evidenza scelte coerenti con gli interessi nazionali perseguiti dai sovrani presso le cui corti operarono; direi anzi con i singoli partiti cortigiani. Ne esce così ridimensionata l’idea di una ordine religioso alle dipendenze del papa. L’indagine è condotta anche attraverso l’analisi dell’attività e degli scritti di alcuni docenti gesuiti di Milano e Venezia del secondo ‘600, interessati al confronto e al dibattito non solo coi loro studenti ma anche con esponenti dei ceti sociali impegnati in attività politiche, economiche e diplomatiche. Infine il saggio evidenzia l’acuirsi della contestazione verso la Compagnia di fine XVII secolo, da parte di altri ordini religiosi e della curia romana.
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Cegolon, Andrea. "Soft skills and general education." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 23, no. 1 (February 4, 2023): 112–22. http://dx.doi.org/10.36253/form-13757.

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Abstract:
After an analysis of the relation hard skills vs soft skill, the topic of soft skills is deepened in its genesis. The thesis supported here is that soft skills are objectively linked with general popular cultur of which the high formative implication are highlighted, according to the neo-humanistic perspective of liberal education, outlined by Humbold, and brought back in the XX century by the German pedagogist Kerschensteiner and by our Salvemini, whose positions are discussed, at a theoretical level, on the nature of classical studies. Soft skills e cultura generale. Dopo averlo analizzato in rapporto alle hard skills, il tema delle soft skills viene approfondito nella sua genesi. La tesi, qui sostenuta, è l’esistenza di un legame oggettivo con la cultura generale. Di essa vengono messe in evidenza le elevate implicazioni di ordine formativo secondo la prospettiva neo-umanistica della liberal education, delineata da Humbold e ripresa nel XX secolo dal pedagogista tedesco Kerschensteiner e dal nostro Salvemini, del quale vengono discusse le posizioni, a livello teorico, sulla natura degli studi classici.
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De Cicco, Maria Cristina. "Diritti fondamentali e minori dal punto di vista del civilista. Quale tutela? Doi: 10.5020/2317-2150.2015.v20n3p917." Pensar - Revista de Ciências Jurídicas 20, no. 3 (December 29, 2015): 917–40. http://dx.doi.org/10.5020/23172150.2012.917-940.

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Abstract:
Partendo dal tema centrale dell’incontro, “Violenza e diritti umani: il ruolo delle ONGs e delle OGs nella rielaborazione, da parte dei ricercatori, delle politiche pubbliche sulla lotta contro le aggressioni ai diritti umani”, si vuole affrontare la questione relativa allo sfruttamento del lavoro minorile. Parlare di diritti umani e di dignità dell’uomo, oggi, è sempre di piú un’esigenza pressante. Invero, la dignità dell’uomo è un concetto caratterizzato da assolutezza: ogni uomo, pertanto, in quanto tale, è degno quanto qualsiasi altro uomo, a prescindere dalla razza, dalla nazionalità, dalla religione e dalla condizione sociale. L’accoglimento del concetto secondo il quale i diritti umani e, quindi, la dignità dell’uomo integrano un valore assoluto, fa sí che i medesimi diventino la misura attraverso la quale poter anche valutare la qualità dello sviluppo c.d. «sostenibile». La dignità dell’uomo, dunque, è da ascrivere nell’àmbito dei princípi inderogabili del nostro ordinamento, principio di ordine pubblico costituzionale. Conferma di tale assunto, inoltre, nell’àmbito del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, si ha dall’art. II-61, articolo di apertura e posto al vertice del catalogo dei diritti fondamentali, secondo il quale «La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata». La clausola generale di dignità, dunque, peraltro già presente in molteplici testi normativi sopranazionali ed interni, viene a costituire uno dei princípi cardine del sistema italo-comunitario, un valore normativo di rilevanza sovraordinata, in antitesi al quale si pone, al contrario, una logica economicistica, esclusivamente produttivistica, ispirata al profitto e, quindi, al mercato, affermerebbe il primato del mercato e della produzione anche a costo di violare la dignità dell’uomo e i diritti umani.
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Dyduch, Jan. "Wierni świeccy w nowym prawodawstwie Kościołów Wschodnich." Prawo Kanoniczne 35, no. 3-4 (December 10, 1992): 177–96. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.3-4.07.

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Abstract:
II Codice di canoni delle Chiese Orientali e stato promulgato il 18 ottobre 1990. Le norme ivi contenute, per quanto riguarda i laici, rispecchio l’insegnamento del Vaticano II sul laicato. II detto Codice definiendo i fedeli laici sottolinea la loro caratteristica che ii distingue dagli altri fedeli e cioè il loro carattere laico. Segnati dalla loro „laicità”, essi realizzano la loro vocazione alla vita di matrimonio e di famiglia. Operano anche un rinnovamento del ordine terrestre per mezzo dell’attività sociale, economica e politica svolto secondo i principi del Vangelo di Cristo. Essi sono chiamati alla santità e alla santificazione del mondo. Partecipano alla nuova evangelizzazione cosi nei paesi ancora non cristianizzati come pure in quelli tradizionalmente cristiani. I laici sono chiamati all’apostolato sia individuale, il che consiste nella testimonianza di vita e di parola, come anche a quello collettivo. I laici hanno diritto a creare ed a far parte delle diverse formazioni dell’apostolato, inserite peró nell‘apostolato della Chiesa. Partecipando al sacerdozio comune, essi hanno anche la loro parte, in un modo che loro è proprio, nella triplici missione: profetica, sacerdotale e regale di Cristo.
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Zambrano, Virginia. "Un’indagine nella retorica: dalla vulnerabilità sociale di Zola alla deumanizzazione di Kafka." ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, no. 2 (February 28, 2016): 247. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.12.247-265.

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Abstract:
Per i giuristi, mettere in relazione diritto e letteratura è importante. La congiunzione dei due elementi permette di corrodere la dogmatica giuridica, desacralizzare e restituire il diritto alla propria misura e alla misura dell’etica. Ciò che, infatti, la letteratura insegna, rispetto all’assetto astrattamente codificato del diritto, è l’inesistenza di leggi generali nell’esperienza vissuta. Ne consegue che le condanne, come le assoluzioni, sono inevitabilmente imperfette: siamo tutti in qualche modo colpevoli, ma anche, secondo diverso angolo di lettura, tutti innocenti. E se i decreti di colpevolezza assoluta appaiono inadeguati nelle opere di Proust, Musil e Hofmannsthal, non diversa è la situazione che si respira nell’universo di Kafka e di Zola. A questa prima decostruzione del diritto se ne aggiunge una seconda, ancor più radicale, relativa non più ai suoi limiti, ma alla stessa essenza del diritto. Non solo il sistema normativo non riesce ad incasellare nelle proprie griglie una realtà umana sfuggente ad un ordine prefissato, ma, tutt’altro che situarsi al polo opposto della violenza criminale, confina ambiguamente con essa. In questo senso, l’intersezione fra diritto e letteratura insegna che le situazioni individuali vanno sempre calate in quel caleidoscopio sociale, culturale, storico, economico, che condiziona i nostri atti non meno della nostra volontà.
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Zambrano, Virginia. "Un’indagine nella retorica: dalla vulnerabilità sociale di Zola alla deumanizzazione di Kafka." ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, no. 2 (February 28, 2016): 247. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.12.247-265/original_language.

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Abstract:
Per i giuristi, mettere in relazione diritto e letteratura è importante. La congiunzione dei due elementi permette di corrodere la dogmatica giuridica, desacralizzare e restituire il diritto alla propria misura e alla misura dell’etica. Ciò che, infatti, la letteratura insegna, rispetto all’assetto astrattamente codificato del diritto, è l’inesistenza di leggi generali nell’esperienza vissuta. Ne consegue che le condanne, come le assoluzioni, sono inevitabilmente imperfette: siamo tutti in qualche modo colpevoli, ma anche, secondo diverso angolo di lettura, tutti innocenti. E se i decreti di colpevolezza assoluta appaiono inadeguati nelle opere di Proust, Musil e Hofmannsthal, non diversa è la situazione che si respira nell’universo di Kafka e di Zola. A questa prima decostruzione del diritto se ne aggiunge una seconda, ancor più radicale, relativa non più ai suoi limiti, ma alla stessa essenza del diritto. Non solo il sistema normativo non riesce ad incasellare nelle proprie griglie una realtà umana sfuggente ad un ordine prefissato, ma, tutt’altro che situarsi al polo opposto della violenza criminale, confina ambiguamente con essa. In questo senso, l’intersezione fra diritto e letteratura insegna che le situazioni individuali vanno sempre calate in quel caleidoscopio sociale, culturale, storico, economico, che condiziona i nostri atti non meno della nostra volontà.
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Ceruti, Silvia, and Mario Picozzi. "La responsabilità giuridica nella Consulenza Etica in Ambito Sanitario." Medicina e Morale 69, no. 3 (November 3, 2020): 371–89. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.708.

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Abstract:
Scopo del presente contributo è delineare il perimetro entro il quale articolare una riflessione critica relativa alla questione della responsabilità giuridica connessa all’attività di Consulenza Etica in Ambito Sanitario (CEAS). Innanzitutto, saranno illustrate le ragioni per le quali ritenere che, al momento attuale, in Italia, la CEAS resa da un Consulente Etico singolo rappresenti il modello che meglio risponde all’esigenza di garantire un servizio di qualità ai pazienti e agli operatori sanitari. In secondo luogo, saranno analizzati gli elementi in base ai quali possa considerarsi ascrivibile in capo al Consulente Etico una responsabilità giuridica per violazione di una norma civile o penale. Infine, a partire dall’analisi dell’evoluzione giurisprudenziale e degli interventi legislativi di riforma in ambito sanitario, verrà avanzata una proposta in ordine alla disciplina applicabile all’operato del Consulente Etico in caso di danno procurato al paziente. Alla luce di quanto esposto, si tenterà di sostenere come il formale riconoscimento, anche giuridico, della figura del Consulente Etico possa risultare funzionale sia a dare contenuto all’effettivo ruolo svolto dal consulente nel processo di cura, sia a incentivare la stessa diffusione della cultura della CEAS, intesa come processo dialogico che ha lo scopo di contribuire al miglioramento dell’assistenza sanitaria mediante l’individuazione, l’analisi e la risoluzione dei dilemmi etici riconducibili alla pratica clinica.
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Tesi, Alessio, and Antonio Aiello. "La valutazione del benessere organizzativo: lo "Strumento Integrato per la Valutazione del Benessere Organizzativo (SIVBO)" nel framework teorico del modello "Job Demands-Resources"." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (June 2021): 139–57. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-002009.

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Abstract:
Il presente studio ha l'obiettivo di fornire evidenze circa la validità psicometrica dello "Strumento Integrato per la Valutazione del Benessere Organizzativo (SIVBO)". Facendo rife-rimento al modello teorico job demands-resources (JD-R, Demerouti et al., 2001) lo strumen-to ha l'obiettivo di misurare il benessere organizzativo. I partecipanti allo studio (N = 754), provenienti da diversi contesti lavorativi, hanno risposto ad un questionario autodescrittivo contenente il SIVBO e altre scale di misura. L'analisi fattoriale esplorativa ha messo in eviden-za una soluzione fattoriale composta di un totale di 18 item, con quattro dimensioni denomina-te: richieste lavorative, risorse lavorative, risorse lavorative relazionali e risorse personali. L'analisi fattoriale confermativa ha comprovato che il modello a quattro fattori, con un fattore sovraordinato di secondo ordine, denominato benessere organizzativo, è quello che presenta un miglior adattamento ai dati. Gli indici di coerenza interna (alfa di Cronbach, rho di Spear-man e composite reliability) dello strumento sono risultati adeguati. Le analisi di correlazione e regressione hanno messo in evidenza che le scale del SIVBO risultano significativamente as-sociate a misure concorrenti e discriminanti. Il SIVBO si presenta come uno strumento dotato di proprietà psicometriche adeguate che, considerando anche la sua brevità, si candida a essere applicato agevolmente per la misurazione del benessere organizzativo in molteplici contesti lavorativi.
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Maggioni, Guido, and M. Paola Mittica. "La sociologia del diritto nell'Universitŕ italiana." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 1 (July 2010): 123–71. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-001006.

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Abstract:
Sociologia - Diritto - Universitŕ - Italia. L'Universitŕ italiana sta vivendo nel corso degli ultimi dieci anni un periodo di forte transizione. In questo contesto di per sé problematico, la sociologia del diritto presente in due settori differenti, sin dall'originaria istituzionalizzazione accademica, rischia di perdere in visibilitŕ e di compromettere la propria identitŕ scientifica, tanto complessa quanto liminare tra la sociologia generale e le scienze giuridiche. Questo articolo č volto a misurare lo spazio accademico attribuito alla disciplina, per come si č configurato nella storia delle riforme del sistema universitario degli ultimi anni e pare prefigurarsi, sia in ordine alle regole del reclutamento che rispetto alla definizione della didattica. Si occupa, inoltre, di operare una ricognizione della presenza dei sociologi del diritto nel sistema universitario relativamente alla loro visibilitŕ nei settori e alla produzione scientifica rintracciabile nelle fonti piů immediatamente riconoscibili sotto l'etichetta "sociologia del diritto". L'obiettivo non č tanto di fornire una ricostruzione del campo attuale della sociologia del diritto italiana, ma di comprendere in che termini e secondo quali limiti il sistema accademico osservi la materia e i suoi cultori, per evidenziare alcuni problemi intorno all'identificazione della materia dall'esterno che possano contribuire a fare il punto sullo stato dell'arte della disciplina.
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Uzquiano, Gabriel. "Models of Second-Order Zermelo Set Theory." Bulletin of Symbolic Logic 5, no. 3 (September 1999): 289–302. http://dx.doi.org/10.2307/421182.

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Abstract:
In [12], Ernst Zermelo described a succession of models for the axioms of set theory as initial segments of a cumulative hierarchy of levels UαVα. The recursive definition of the Vα's is:Thus, a little reflection on the axioms of Zermelo-Fraenkel set theory (ZF) shows that Vω, the first transfinite level of the hierarchy, is a model of all the axioms of ZF with the exception of the axiom of infinity. And, in general, one finds that if κ is a strongly inaccessible ordinal, then Vκ is a model of all of the axioms of ZF. (For all these models, we take ∈ to be the standard element-set relation restricted to the members of the domain.) Doubtless, when cast as a first-order theory, ZF does not characterize the structures 〈Vκ,∈∩(Vκ×Vκ)〉 for κ a strongly inaccessible ordinal, by the Löwenheim-Skolem theorem. Still, one of the main achievements of [12] consisted in establishing that a characterization of these models can be attained when one ventures into second-order logic. For let second-order ZF be, as usual, the theory that results from ZF when the axiom schema of replacement is replaced by its second-order universal closure. Then, it is a remarkable result due to Zermelo that second-order ZF can only be satisfied in models of the form 〈Vκ,∈∩(Vκ×Vκ)〉 for κ a strongly inaccessible ordinal.
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Hirst, Jeffry L. "Ordinal inequalities, transfinite induction, and reverse mathematics." Journal of Symbolic Logic 64, no. 2 (June 1999): 769–74. http://dx.doi.org/10.2307/2586499.

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Abstract:
AbstractIf α and β are ordinals, α ≤ β, and β ≰ α then α+ 1 < β. The first result of this paper shows that the restriction of this statement to countable well orderings is provably equivalent to ACA0, a subsystem of second order arithmetic introduced by Friedman. The proof of the equivalence is reminiscent of Dekker's construction of a hypersimple set. An application of the theorem yields the equivalence of the set comprehension scheme ACA0 and an arithmetical transfinite induction scheme.
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Thornton, Tim. "Valutazionismo o oggettivismo: nell'analisi della malattia mentale abbiamo a che fare con una questione di fatti o di valori?" RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (May 2012): 115–26. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-001007.

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Abstract:
Il livello di comprensione della natura della malattia mentale che le neuroscienze sono in grado di offrire dipende dalla natura della stessa malattia mentale: si tratta, cioč, di un'essenza oggettiva intrinseca oppure di qualcosa di valoriale e socialmente determinato? Il dissenso a questo riguardo č di lunga data. Al fine di gettare qualche luce sul dibattito, l'Autore utilizza, rielaborandolo, lo schema suggerito da Zachar e Kendler per riflettere sulla tassonomia psichiatrica. Secondo Thornton, un approccio radicalmente esternalista della malattia mentale (un esternalismo costitutivo valutazionista) invalida il ruolo svolto dalle neuroscienze. Tuttavia, la divergenza tra una tale posizione valutazionista e il suo opposto oggettivista puň riguardare non solo la natura della malattia mentale, ma altresě i termini del dibattito medesimo. Il valutazionista puň, infatti, asserire che lo stesso dissenso non č una questione fattuale, ma al contrario valoriale.
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Gendre, Renato. "Nota Gotica." Linguistica 42, no. 1 (December 1, 2002): 5–7. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.42.1.5-7.

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Abstract:
Dalla documentazione presentata, ancorché in modo non completo, si può constatare che ogni qual volta il testo greco presenta i1 verbo nella posizione 'in incastro', 2 anche in quello gotico troviamo la stessa situazione. E benché crediamo a una sostanziale dipendenza dal greco dalla prassi sintattica gotica, 3 tuttavia riteniamo che non si possa del tutto escludere di trovarsi in presenza di uno stesso tratto sintattico, cioé di uno stesso modo di distribuire l'informazione, secondo un preciso ordine dei costituenti di frase, di origine indoeuropea. La "spezzatura di ciò che secondo il nostro sentimento linguistico è unito [ ... ] è comune sia tra i Greci che tra i Latini e gli Indiani4 e si trova in tracce ben riconoscibili anche nell'epica germanica".5 Purtroppo, come già G. Bonfante, anche noi pur "scandagliando l'epopea germanica [non abbiamo] trovato nulla in questo senso".6 La presenza sicura di questo tratto nel gotico però e, per chi come noi gli dà valore, l 'uso della tmesi 7 in testi epici germanici 8 sono 1í ad avvalorare l'ipotesi che la posizione 'in incastro' del verbo rappresenta "il modo più antico, facilmente c omprensibile dal p unto di v ista psicologico, di ordinare le paro le n ella frase idg". 9 È ben vero che il passo del Vangelo di Luca (2, 25) "7tveuμa. Tiv &ytov E7t' a.u't6v", reso in gotico "ahma weihs was ana imma", sembrerebbe opporsi a quanto è stato appena affermato. Ma cosí non è. Infatti, "il ne faut pas perdre de vue que Wulfila a suivi un manuscrit grec du type de *K ou *Kt, mais que la version gotique présente des leçons propre à 1cxo5" .1 O E molti manoscritti appartenenti al 'Ti po I' 11 riportano la lezione "7tveuμa. &ytov Tiv". 12 Pertanto, l'unica conclusione che da questo esempio si deve trarre è che il grande Vescovo dei Goti abbia avuto sotto gli occhi un testo di questa ultima famiglia e, come è nel suo stile, ne sia stato condizionato.
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Bozzato, Gianni. "Quando inizia ad esistere l’individuo umano?" Medicina e Morale 48, no. 1 (February 28, 1999): 77–93. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.811.

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Abstract:
Nel saggio sono posti in rilievo i seguenti principali aspetti di ordine biologico che contrastano con le argomentazioni sostenute da N. M. Ford nel suo libro When did I begin? 1) Nel cosiddetto pre-embrione, le cellule non sono totipotenti. (Ossia, non sono in grado di esprimere la totipotenza residua nucleare e cioè produrre altrettanti pre-embrioni. Nel presente articolo l’analisi della questione riguardante la totipotenza del pre-embrione, delle sue cellule o del loro nucleo viene soltanto appena accennata). La possibilità che il pre-embrione (individuo originario) dia origine a più gemelli monozigoti c. d. “identici” non è la conseguenza della totipotenza delle cellule, ma del loro distacco fisico dal pre-embrione, oppure della loro semplice “separazione/isolamento” dal suo schema di organizzazione dell’espressione genica del DNA (schema di OEG-DNA). 2) Le cellule del pre-embrione, inoltre, sono “identiche e indiscernibili” soltanto dal punto di vista genetico (genotipico), ma non da quello biologico (fenotipico). Anche dal punto di vista biologico (v. schema di OEG-DNA) il pre-embrione non è un semplice aggregato di cellule individuali, ma è una unità integrata e cioè un sistema individuale di cellule che possiede già una sua identità biologica, dunque ontologica. 3) Durante lo sviluppo, le cosiddette fasi (o stadi) e le forme anatomiche dell’embrione sono sempre precedute e prodotte da forme temporali (schemi di processi biochimici). Pertanto, sempre dal punto di vista dell’identità biologica (e ontologica), lo zigote (o il pre-embrione), anche nel caso di successiva gemellazione, è già un individuo umano in sviluppo (in atto) molto tempo prima che “appaia” - all’osservatore - un indizio “visibile” della sua forma anatomica individuale; dunque, ancor prima della “comparsa” della stria primitiva. 4) Proprio per il fatto che l’identità biologica dell’individuo umano non corrisponde alla sua identità genetica (ovvero il genotipo non è il fenotipo), i gemelli c. d. “identici” non sono mai veramente identici tra loro; essi sono sempre diversi fin dall’inizio del loro sviluppo, il quale avviene per biforcazione (una rottura di simmetria) dello schema di OEG-DNA dell’individuo pre-embrione originario. Lo studio della conformazione delle loro membrane fetali ci consente, infatti, di dedurre e di affermare che essi sono già in formazione (in atto) molto tempo prima della comparsa della stria primitiva e, in quanto biologicamente diversi, che sono già distinti; dunque, potenzialmente discernibili.
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Calabrò, Gian Pietro. "Diritto alla vita, principi costituzionali ed interpretazione per valori." Medicina e Morale 46, no. 4 (August 31, 1997): 727–37. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.872.

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Abstract:
L’Articolo intende mostrare il ruolo che il diritto alla vita, nella sua prospettiva assiologica, può svolgere all’interno dell’ordinamento giuridico delle democrazie costituzionali. Rilevato il nesso strettissimo tra diritto alla vita e nozione di persona, quest’ultima collocata al centro del sistema costituzionale, l’Autore, nello sviluppare alcune considerazioni di Antonio Baldassarre sulla necessità che il valore vita possa essere bilanciato da un eguale valore, sostiene la possibilità di istituire all’interno della c.d. interpretazione per valori, una gerarchia che abbia al vertice il diritto alla vita quale precondizione di ogni altro diritto. In questa prospettiva il diritto alla vita incide profondamente sullo stesso destino delle democrazie pluralistiche e ne diventa il principio della loro legittimazione. In altri termini, conclude l’Autore, il diritto alla vita può essere inteso come la Grundnorm senza, però, essere assunta in modo ipotetico e convenzionale secondo lo schema kelseniano, qualificando sul piano giuridico ed etico l’intero ordinamento.
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Woźniak, Katarzyna. "Oltreuomo Bandini. Le avventure letterarie di “Sua maestà l’Io”." Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis | Studia de Cultura 9, no. 3 (July 5, 2018): 228–35. http://dx.doi.org/10.24917/20837275.9.3.21.

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Abstract:
Nel 1908 Sigmunt Freud parlò di un particolare tipo di approccio alla scrittura, in cui il principio creativo era sottoposto alle leggi di “Sua maestà l’Io”. La proposta di Freud sembra una risposta efficace alla domanda sui motivi della straordinaria fortuna della letteratura di massa, ossia dei bestseller costruiti secondo uno schema narrativo di matrice fiabesca, dove il protagonista, di solito è un eroe o un’eroina senza peccato. Nel nostro saggio illustreremo questo meccanismo sull’esempio di Arturo Bandini, il personaggio di spicco della narrativa dello scrittore e sceneggiatore italo-americano John Fante.Nadczłowiek Bandini. Literackie przygody „Jej Wysokości Ego”W 1908 w pismach Sigmunda Freuda pojawia się zagadnienie szczególnego typu podejścia do twórczości literackiej, podporządkowanego prawom „Jej Wysokości Ego”. Propozycja Freuda zdaje się skuteczną odpowiedzią na pytanie o przyczyny nadzwyczajnej popularności literatury masowej, czyli bestsellerów tworzonych w oparciu o schemat baśni. W artykule autorka podejmuje próbę zilustrowania tego mechanizmu na przykładzie Artura Bandiniego, bohatera prozy Johna Fantego.
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Baldacci, Maria Cristina. "Bioetica dell’esercizio della sessualità nel portatore di handicap fisico geneticamente trasmissibile." Medicina e Morale 46, no. 3 (June 30, 1997): 503–32. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.879.

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Abstract:
Nella maggioranza dei casi la corporeità dell'handicappato viene relegata ad una semplice rieducazione e indirizzata principalmente verso una migliore socializzazione, i sentimenti di tipo erotico sono ridotti alla sfera spirituale e sostituiti da un'affettività e da un amore platonico dettati da ideologie sociali. Per un handicappato avere un'immagine del proprio corpo è sicuramente più difficile che per altri: il corpo è concepito come luogo di sentimenti ambivalenti. Perchè sede della propria diversità, rappresentazione di una parte di sè che non risponde ai desideri personali, sia di ordine funzionale sia relazionale. Le persone portatrici di handicap hanno bisogno di un aiuto approppriato nella valorizzazione estetica della propria immagine data la disabilità fisica. E' necessario, quindi, aiutarli a scoprire di sè aspetti "diversamente belli" e gratificanti, non solo patinati. Nell'ambito di questa problematica, l'autrice si sofferma particolarmente, per i problemi morali che sollevano, sulle situazioni patologiche geneticamente trasmissibili. In questi casi è necessario far comprendere la giusta possibilità di evitare un danno altamente probabile, forse anche certo, ad una terza persona. In altre parole secondo l'autrice si deve collaborare con Dio a non generare dolore, e l'unico modo per farlo è attraverso l'educazione. E' auspicabile, infatti, che una persona affetta da patologia fonte di handicap fisico geneticamente trasmissibile non eserciti la propria genitalità, ma viva ed "inventi" l'esercizio della propria sessualità in modo sublimato e trascendente, mantenendo intatta e, se è possibile migliorando, la propria "salute sessuale" e mentale.
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La Rocca, Eugenio. "Il tempio dei divi Traiano e Plotina, l’arco partico e l’ingresso settentrionale al foro di Traiano: un riesame critico delle scoperte archeologiche." Veleia, no. 35 (November 27, 2018): 57. http://dx.doi.org/10.1387/veleia.19540.

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Abstract:
Riassunto: Del templum divi Traiani abbiamo sicure attestazioni dalle fonti le quali, tuttavia, non chiariscono quale fosse la morfologia dell’edificio né quale fosse la sua effettiva ubicazione, che sappiamo, comunque, connessa con la colonna di Traiano. I recenti scavi eseguiti nelle fondazioni del palazzo Valentini non hanno risolto il problema. La riproposizione di un edificio templare di ordine gigantesco, con 8 × 10 (o 9) colonne di granito egiziano di 50 piedi di altezza, continua a basarsi sulla ricostruzione ipotetica dell’area a settentrione del foro di Traiano codificata da Guglielmo Gatti (sulla base di appunti del nonno Giuseppe) e da Italo Gismondi. In realtà, le indagini finora compiute non lo consentono. Inoltre, le soluzioni finora proposte non tengono conto dell’arco partico di Traiano, la cui collocazione all’ingresso meridionale del foro di Traiano, come suggerito da Rodolfo Lanciani e da Italo Gismondi, non può più essere sostenuta. È verosimile che l’arco, i cui lavori, avviati nel maggio del 116 d.C. erano ancora in corso al momento della morte di Traiano, il 7 agosto del 117 d.C., fosse invece all’ingresso principale del foro, il settentrionale, in un’area interessata da interventi edilizi di Adriano, di cui ci sfuggono, purtroppo, l’entità e le motivazioni. La presenza obbligatoria dell’arco partico nella zona parzialmente occupata dal templum divi Traiani, almeno secondo le più recenti proposte di ricostruzione, costringe a rivedere su basi differenti l’assetto adrianeo dell’area del foro di Traiano a nord della colonna coclide.Parole chiave: Traiano, topografia romana, architettura romana.
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Puglisi, Melania. "Eros e linguaggio in Se una notte d'inverno un viaggiatore." Cuadernos de Filología Italiana 28 (July 15, 2021): 379–403. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.72734.

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Abstract:
Quanto e in che modo l’eros informa la scrittura calviniana? L'articolo propone un approfondimento nuovo e originale sul tema, toccato finora in modo complessivo solo in Gabriele 1994, e lo fa in modo interdisciplinare, secondo due prospettive: quella letteraria e quella linguistica. L’analisi si concentra su Se una notte d’inverno un viaggiatore, in particolare sulla scena erotica del romanzo, caratterizzata dalla descrizione del sesso come lettura del corpo. L’articolo mostra come, sia sul piano letterario sia su quello linguistico, il romanzo sia pervaso dall’erotismo in modo più profondo di quanto si creda. Ciò si rileva, per fare qualche esempio, in diversi passi che comunicano tra loro a distanza, in domande a cui si dà risposta dopo qualche pagina, nelle ripetizioni di parole chiave. La struttura stessa dei capitoli, così come la successione degli eventi, segue uno schema che sembra trovare una ragion d’essere nella tematica erotica. L’autore veicola il proprio pensiero sull’erotismo anche attraverso le peculiari strategie linguistiche che adotta e che sembrano essere la conseguenza naturale della sua teoria sulla difficile rappresentabilità dell’eros in letteratura.
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Pinamonti, Henry, Maria Luisa Tricoli, and Francesco De Bei. "Casi clinici. Interventi sul caso Sebastiano." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (February 2012): 105–10. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-001005.

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Abstract:
Scopo di questa rubrica è quello di facilitare la verifica della coerenza tra prassi clinica e riferimento teorico, in modo che una particolare attenzione alle eventuali modifiche tecniche rispetto al riferimento teorico dichiarato e ai parametri introdotti nella situazione clinica possa evidenziare nodi teorici che richiedono ulteriore elaborazione e/o una ulteriore sistematizzazione teorica. La rubrica è costituita da: 1. presentazione di un trattamento o di una situazione clinica secondo lo schema che l'autore riterrà più opportuno ai fini di esplicare i propri riferimenti teorici (massimo 30.000 battute) 2. interventi dei curatori della rubrica o da essi sollecitati per la discussione del caso (massimo 10.000 battute) 3. interventi dei lettori e dibattito (massimo 6.000 battute) Si ricordi che per battute si intendono anche gli spazi. Tutti i contributi vanno inviati sia come attachment per E-Mail a Nella.Guidi@gmail.com, Ruggiero.Lamantea@ausl.re.it e Paola.Morra@gmail.com, sia in una copia su carta a Nella Guidi, Via Cappuccio 7, 20123 Milano, tel. 02-48010950. L'elenco dei casi clinici pubblicati sulla rivista a partire dal 1987 è alla pagina Internet http://www.psicoterapiaescienzeumane.it/casi-clinici.htm
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Cuminetti, Claudia, Marco Gabbi, and Natalia Magnoni Oliva. "Casi clinici." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 2 (May 2011): 263–68. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-002008.

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Abstract:
Scopo di questa rubrica č quello di facilitare la verifica della coerenza tra prassi clinica e riferimento teorico, in modo che una particolare attenzione alle eventuali modifiche tecniche rispetto al riferimento teorico dichiarato e ai parametri introdotti nella situazione clinica possa evidenziare nodi teorici che richiedono ulteriore elaborazione e/o una ulteriore sistematizzazione teorica. La rubrica č costituita da: 1. presentazione di un trattamento o di una situazione clinica secondo lo schema che l'autore riterrŕ piů opportuno ai fini di esplicare i propri riferimenti teorici (massimo 30.000 battute) 2. interventi dei curatori della rubrica o da essi sollecitati per la discussione del caso (massimo 10.000 battute) 3. interventi dei lettori e dibattito (massimo 6.000 battute) Si ricordi che per battute si intendono anche gli spazi. Tutti i contributi vanno inviati sia comeper E-Mail a Nella.Guidi@gmail.com, Ruggiero.Lamantea@ausl.re.it e Paola.Morra@gmail.com, sia in una copia su carta a Nella Guidi, Via Cappuccio 7, 20123 Milano, tel. 02-48010950. L'elenco dei casi clinici pubblicati sulla rivista a partire dal 1987 č alla pagina Internet http://www.psicoterapiaescienzeumane.it/casi-clinici.htm
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Prokop, Krzysztof R. "Sukcesja święceń biskupich pasterzy Kościoła warszawskiego (1798-2007)." Prawo Kanoniczne 53, no. 1-2 (January 9, 2010): 315–66. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2010.53.1-2.16.

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Abstract:
Nel presente articolo è stata trattata la problematica della successione apostolica (delle ordinazioni episcopali) dei pastori della diocesi (dal 1818 archidiocesi) di Varsavia. Prima sono presentati insieme i dati riguardanti le ordinazioni episcopali dei singoli vescovi ordinari, arcivescovi metropoliti ed ausiliari, nonché degli insigniti di dignità vescovile amministratori apostolici della Chiesa di Varsavia. Poi, questi presuli sono stati aggregati alle distinte, nella letteratura d’argomento, linee della successione delle ordinazioni episcopali. I trattati nel presente lavoro membri dell’episcopato cattolico – enumerando in ordine cronologico secondo la data dell’ordinazione episcopale – sono: Adalberto Giuseppe Skarszewski (1791), Giovanni Battista Albertrandi (1796), Giuseppe Miaskowski (1800), Francesco Malczewski (1815), Giovanni Paolo Woronicz (1816), Daniele Elia Ostrowski (1816), Stefano Hołowczyc (1819), Niccolò Giovanni Manugiewicz (1822), Francesco Pawłowski (1827), Stanislao Choromański (1829), Tomasso Chmielewski (1837), Antonio Melchiore Fijałkowski (1842), Giovanni Dekert (1859), Enrico Lodovico Plater (1859), santo Sigismondo Feliński (1862), Vincenzo Teofilo Popiel (1863), Casimiro Ruszkiewicz (1884), Alessandro Kakowski (1913), Stanislao Gall (1918), Ladislao Szcześniak (1925), Augusto Hlond (1926), Antonio Ladislao Szlagowski (1928), Stefano Wyszyński (1946), Sigismondo Choromański (1946), Venceslao Majewski (1946), Giorgio Modzelewski (1959), Bronislao Dąbrowski (1962), Ladislao Miziołek (1969), Sbigneo Giuseppe Kraszewski (1970), Giuseppe Glemp (1979), Casimiro Romaniuk (1982), Mariano Duś (1986), Stanislao Kędziora (1987), Casimiro Nycz (1988), Giuseppe Zawitkowski (1990), Slavoj L. Głódź (1991), Pietro Jarecki (1994), Stanislao Wielgus (1999) e Taddeo Pikus (1999). Tra essi la maggioranza apparteneva alla linea polacca (famiglia di Lorenzo Gembicki/Claudio Rangoni) e solo tre – G.B. Albertrandi, G. Miaskowski, C. Nycz – rappresentano la linea romana (famiglia di Scipione Rebiba).
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Palmisano, Lucia. "L’attività dell’architetto Matteo Sassi (1647–1723), con alcune note inedite relative al progetto per il secondo ordine della facciata di San Lorenzo in Miranda o degli Speziali." Römische Historische Mitteilungen 51 (2009): 257–92. http://dx.doi.org/10.1553/rhm51s257.

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Valdrŕ, Rossella, Silvia Marchesini, and Cristiana Cimino. "Casi clinici : Interventi sul caso K." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2012): 585–90. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-004004.

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Abstract:
Scopo di questa rubrica č quello di facilitare la verifica della coerenza tra prassi clinica e riferimento teorico, in modo che una particolare attenzione alle eventuali modifiche tecniche rispetto al riferimento teorico dichiarato e ai parametri introdotti nella situazione clinica possa evidenziare nodi teorici che richiedono ulteriore elaborazione e/o una ulteriore sistematizzazione teorica. La rubrica č costituita da: 1. presentazione di un trattamento o di una situazione clinica secondo lo schema che l'autore riterrŕ piů opportuno ai fini di esplicare i propri riferimenti teorici (massimo 30.000 battute) 2. interventi dei curatori della rubrica o da essi sollecitati per la discussione del caso (massimo 10.000 battute) 3. interventi dei lettori e dibattito (massimo 6.000 battute) Si ricordi che per battute si intendono anche gli spazi. Tutti i contributi vanno inviati sia come attachment per E-Mail a &lt;Nella.Guidi@gmail.com&gt;, &lt;Ruggiero.Lamantea@ausl.re.it&gt; e &lt;Paola.Morra@gmail.com&gt;, sia in una copia su carta a Nella Guidi, Via Cappuccio 7, 20123 Milano, tel. 02-48010950. L'elenco dei casi clinici pubblicati sulla rivista a partire dal 1987 č alla pagina Internet http://www.psicoterapiaescienzeumane.it/casi-clinici.htm.
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Moretti, Marco, and Manuele Marsili. "Resilienza come apprendimento." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 2 (October 2020): 58–82. http://dx.doi.org/10.3280/pri2019-002004.

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Abstract:
L'articolo approfondisce il tema della resilienza da un punto di vista interdiscipli-nare, psico-socio-economico, secondo il paradigma sistemico. Dopo una prima distinzione fra la resilienza dei sistemi chiusi e aperti, si delineano due approcci alla resilienza: conservativo e trasformativo. Per mettere ordine tra i vari costrutti di resilienza ed evidenziare quali interrelazioni vi siano tra questi processi sono indagate le modalità di intervento adottate in risposta agli shock e i fattori protettivi che favoriscono la resilienza nonostante le vulnerabilità e, in particolare, il "senso di coerenza". Gli autori, quindi, propongono un modello positivo sistemico basato sull'apprendimento in cui sono delineati quattro livelli di resilienza, di cui quella conservativa e trasformativa sono considerate forme di apprendimento distinte. Viene inoltre individuato un livello superiore, e piuttosto raro, di resilienza trasmutativa o evoluzionaria. Questo modello si propone non solo di raccordare, organizzare e dare senso alle diverse declinazioni del concetto in esame, ma prevede an-che la possibilità di accedere a livelli superiori della scala di resilienza. Quanto pro-posto potrebbe rappresentare uno stimolo ad incentivare la rivalutazione e la riorganizzazione, da parte del policy maker, dei vigenti modelli di governance. A que-sto proposito gli autori ritengono necessarie ulteriori ricerche, in particolare: appro-fondire le diverse modalità di accesso dai livelli inferiori a quelli superiori di resi-lienza, nonché le possibili declinazioni del modello proposto in modelli normativi. Dal momento che le sfide odierne si configurano sempre più come minacce di na-tura globale, esse impongono all'umanità un cambiamento epistemico e lo svilup-po di una resilienza che possa favorire un senso di identità comune basato sulla coscienza della comunità di destino umana.
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Degli Esposti, Fabio. "Sulla pelle dei soldati. Razioni di guerra, approvvigionamenti alimentari e speculazioni industriali (1914-1922)." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 293 (August 2020): 9–46. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-293001.

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Abstract:
Nello scenario della guerra totale 1914-1918 la questione degli approvvigionamenti alimentari divenne un fattore essenziale. Il saggio prende in considerazione le politiche attuate dal governo italiano in un settore fondamentale, quello del consumo di carne. La strategia seguita fu in primo luogo quella di scoraggiare i consumi civili, che tuttavia, già piuttosto bassi, non poterono essere contratti in misura sufficiente. Le preoccupazioni sul progressivo depauperamento del patrimonio zootecnico nazionale per effetto delle massicce requisizioni militari indussero i vertici delle forze armate, dietro consiglio degli igienisti militari, a ridurre a fine 1916 anche la razione delle truppe mobilitate. Un provvedimento che, nei mesi successivi a Caporetto, suscitò accese polemiche nella classe medica, in quanto il peggioramento dell'alimentazione dei soldati fu individuata da alcuni come una delle concause del cedimento dell'autunno 1917. Una delle possibili soluzioni, l'incremento dell'importazione di carni congelate, era resa difficile da ostacoli di ordine tecnico come la pochezza della flotta frigorifera, la mancanza di grandi impianti frigoriferi e le deficienze nella rete di distribuzione che, dai porti tirrenici, doveva far arrivare il prodotto al fronte. Pur con gravi ritardi e sprechi, la guerra portò a una notevole espansione dell'industria del freddo italiana. Fra le novità del conflitto ci fu anche un fortissimo incremento nel consumo dei prodotti in conserva da parte dell'esercito. Il settore, gestito inizialmente da stabilimenti statali, vide nel corso della seconda parte del conflitto l'ingresso di un buon numero di industrie private. Queste tuttavia, secondo le indagini condotte nel dopoguerra dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle spese di guerra, si resero protagoniste di vere e proprie truffe nei confronti dell'amministrazione militare, rimaste in gran parte impunite.
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Bottalico, Andrea, and Annalisa Murgia. "Posizionamenti liminali tra autonomia e dipendenza. Il caso del settore bancario e assicurativo." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (January 2023): 35–69. http://dx.doi.org/10.3280/so2022-002002.

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Abstract:
Il dibattito sulla liminalità nei contesti organizzativi ha fornito spunti rilevanti per l'interpretazione delle mutevoli dinamiche del lavoro contemporaneo, rappresentando transizioni e posizionamenti ambigui. Ciò è ancora più rilevante nel caso del lavoro autonomo, a cui si accompagna una diversità di posizioni che oscillano tra autonomia e eteronomia, corrispondenti a diverse forme di liminalità legate alle caratteristiche individuali e ai contesti organizzativi in cui i soggetti svolgono la propria attività professionale. Alla luce di questo dibattito, l'articolo indaga il caso del lavoro autonomo nel settore finanziario offrendo un duplice contributo. In primo luogo, il concetto di liminalità viene esteso a un settore largamente inesplo-rato, ma in cui sono sempre più presenti forme di lavoro ai confini tra lavoro autonomo e lavoro dipendente. In secondo luogo, il concetto stesso di liminalità viene ridiscusso alla luce del dibattito scientifico e della ricerca condotta - dal momento che non necessariamente esso rappresenta una condizione di passaggio tra uno stato e l'altro, ma può assumere anche le caratteristiche di una condizione perma-nente. Nelle conclusioni, nell'intento di mettere in luce la varietà delle esperienze liminali insite nel lavoro contemporaneo, viene discusso uno schema concettuale che mostra alcune tendenze di fondo che caratterizzano le trasformazioni dei rapporti d'impiego in un mercato del lavoro in rapida evoluzione e sempre più fluido.
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