Journal articles on the topic 'Scelta dei casi'

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Calbucci, F., A. Fioravanti, A. Consales, L. Simonetti, and M. Leonardi. "La chirurgia delle malformazioni artero-venose cerebrali." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 109–18. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500110.

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Abstract:
La scelta del trattamento chirurgico delle MAV cerebrali rappresenta oggi uno degli argomenti più dibattuti ed attuali in ambito neurochirurgico, in considerazione dell'avvento di tecniche alternative o complementari che possono dare un contributo essenziale e spesso risolutivo al trattamento di queste lesioni. Sulla base dell'esperienza di 47 casi operati consecutivamente presso l'Ospedale Bellaria negli ultimi anni, si è cercato di vedere quali fossero i criteri che hanno ispirato la scelta chirurgica e di valutare i risultati della stessa per una revisione critica di queste scelte. Da un'analisi completa dei casi le conclusioni possono essere che, se si escludono le situazioni in cui è necessario intervenire in emergenza, in tutti gli altri casi, il criterio della scelta chirurgica adottato si è rivelato nel complesso utile per avere un risultato definitivo buono (asportazione completa della MAV), con rischi contenuti. In particolare si è potuto desumere che l'indicazione chirurgica può essere ancora oggi la scelta preferibile nelle malformazioni di grado I-II-III (secondo Spetzler e Martin), se si escludono casi particolari in sedi cerebrali critiche. Nelle malformazioni di grado IV invece la chirurgia deve essere riservata a situazioni molto particolari, in cui la MAV risulta non trattabile in via alternativa e vi sia stato un evento emorragico di presentazione. In queste circostanze, l'embolizzazione pre-operatoria può essere un contributo molto importante per la soluzione chirurgica.
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Copelli, C., K. Tewfik, L. Cassano, N. Pederneschi, S. Catanzaro, A. Manfuso, and R. Cocchi. "Management of free flap failure in head and neck surgery." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 5 (October 2017): 387–92. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1376.

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Abstract:
L’utilizzo dei lembi liberi è oggi considerata l’opzione di prima scelta nella ricostruzione dei difetti testa-collo, con una percentuale di successo di circa il 95%. La gestione del fallimento di un lembo libero e quale soluzione, tra un secondo lembo libero e un lembo peduncolato, sia più sicura è ancora controversa. L’obiettivo del presente lavoro è descrivere le opzioni adottate dagli Autori e confrontare le scelte e i risultati ottenuti con quelli riportati in letteratura. Dal Gennaio 2012 al Gennaio 2016, presso l’UO di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, sono stati allestiti 149 lembi liberi per la ricostruzione di difetti interessanti il distretto testacollo. Di questi, 6 lembi sono stati persi a causa della comparsa di una necrosi totale nel post-operatorio. In 5 casi si è scelto di allestire un secondo lembo libero, nel restante paziente invece è stato utilizzato un lembo di muscolo temporale. Tutti i lembi liberi di salvataggio allestiti hanno avuto successo, senza complicanze e con un buon recupero estetico e funzionale dei pazienti. Analizzando i dati ottenuti e confrontandoli con quanto riportato in letteratura, è possibile concludere come l’allestimento di un secondo lembo libero costituisca una procedura sicura e ideale come salvataggio dopo necrosi totale di un precedente lembo.
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Perini, S., F. Causin, and L. Castellan. "L'embolizzazione come unica scelta terapeutica." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 69–84. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500107.

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Abstract:
Il trattamento endovascolare con colla acrilica o altri agenti embolizzanti viene utilizzato con vantaggio nella terapia delle MAV encefaliche da oltre vent'anni. Oggi rappresenta, per lo più, la fase preliminare alla micro-chirurgia o alla radio-chirurgia stereotassica con soddisfacente risultato terapeutico anche nelle malformazioni localizzate in sede eloquente o critica. L'embolizzazione praticata come unico atto terapeutico volto alla guarigione della MAV è sensibilmente meno efficace della terapia combinata. Le percentuali di occlusione completa e definitiva del “nidus” riportate in letteratura non sono omogenee ed oscillano per lo più tra il 10% e il 20% dei casi. Dal 1993 ad oggi sono stati sottoposti a trattamento endovascolare 138 pazienti: di questi, 37 (27%) sono stati sottoposti ad embolizzazione come unico gesto terapeutico. L'occlusione completa e definitiva del nido angiomatoso con la sola iniezione di colla acrilica è stata ottenuta in 16 su 138 casi (11.5%). L'incidenza delle complicanze riscontrate nella nostra serie è stata del 23%, quasi completamente riferibile al trattamento delle malformazioni situate in area eloquente o critica. Non sono state riscontrate complicanze mortali. Sulla base dei nostri risultati sembrano importanti le seguenti considerazioni riguardanti l'efficacia, le complicanze e le indicazioni della metodica. L'occlusione completa e definitiva del “nidus” di una MAV dopo embolizzazione rappresenta tutt'ora, dopo oltre vent'anni dalla introduzione della tecnica, un'evenienza piuttosto rara legata a circostanze non completamente prevedibili. L'emorragia rappresenta l'evenienza più grave conseguente alla embolizzazione e rappresenta la causa principale della maggior parte dei deficit neurologici gravi riscontrati sia durante il trattamento sia nei giorni successivi. Sulla base dei dati della letteratura e da quelli emersi dalla nostra casistica non è stato possibile stabilire indicazioni certe al trattamento con la sola embolizzazione. Esistono, invece, condizioni cliniche e morfologiche che sconsigliano la chirurgia o la radio-chirurgia e quindi anche il trattamento combinato.
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Gligorov, Vladimir. "A Sure Loss: Dutch Books, Money Pumps, Logrolling, and Vote-Trading*." Journal of Public Finance and Public Choice 12, no. 2 (October 1, 1994): 159–69. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539941.

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Abstract:
Abstract Sia nel campo della teoria della scelta razionale che in quello delle scelte pubbliche si verificano casi di impossibilità generale di soddisfare un numero di condizioni di coerenza che di solito sono collegate con la razionalità.Questo scritto dimostra che lo stesso problema si verifica sia nell’ambito delle scelte private che in quello delle scelte collettive. Esiste infatti tra queste scelte un rapporto di complementarità e ciò ha conseguenze rilevanti per la valutazione dei guadagni attesi su cui si fonda la filosofia politica contrattualista. Gli individui possono avere preferenze perfettamente logiche e coerenti, ma che nell’aggregazione danno luogo a configurazioni irrazionali.Paradossalmente, non è sull’aspettativa di guadagni, ma sulla certezza di perdite che si basa la filosofia contrattualista.
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Capaccio, P., S. Torretta, L. Pignataro, and M. Koch. "Salivary lithotripsy in the era of sialendoscopy." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 2 (April 2017): 113–21. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1600.

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Abstract:
Negli ultimi decenni i tradizionali approcci terapeutici alla patologia ostruttiva salivare sono stati gradualmente sostituiti da trattamenti conservativi e mini-invasivi tra cui la litotrissia salivare, la scialoendoscopia, le tecniche di radiologia interventistica e la rimozione vidoendoscopica di calcoli per via trans-orale o trans-cervicale. Tra queste tecniche la scialoendoscopia è attualmente considerata il trattamento di scelta, tuttavia la sola scialoendoscopia interventistica non preceduta da tecniche di frammentazione garantisce una completa rimozione dei calcoli salivari all’incirca nel 15-20% dei casi. Inoltre il 10-20% dei calcoli non è raggiungibile endoscopicamente o con altri approcci chirurgici. In questi casi la litotrissia salivare extracorporea rappresenta il trattamento di scelta. Nonostante ciò negli ultimi anni la litotrissia salivare extracorporea è stata gradualmente sostituita dalle tecniche di frammentazione intracorporee eseguite sotto controllo endoscopico tra cui la litotrissia salivare intracorporea laser e pneumatica video-assistita. In questo articolo verranno descritte le tecniche e le indicazioni residue alla litotrissia salivare, comprendente la litotrissia extracorporea e la litotrissia salivare intracorporea laser, elettroidraulica, elettrocinetica e pneumatica video-assistite. Verranno inoltre fornite le indicazioni residue di tali trattamenti.
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Floris, R., G. L. Sergiacomi, E. Squillaci, D. Lupoi, M. Crecco, E. Fanucci, M. Guazzaroni, and G. Simonetti. "Il ruolo della risonanza magnetica nella diagnosi delle neurofibromatosi." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 101–4. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s120.

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Abstract:
Gli autori prendono in considerazione il ruolo diagnostico della risonanza magnetica nella diagnostica delle neurofibromatosi, su una casistica di 13 osservazioni, di cui 9 casi di NF1 e 4 NF2. Lo studio è stato eseguito mediante sistemi RM superconduttivi da 0,5 e 1,5 Tesla, osservando un pattern di aspetti polimorfo comprendente nelle NF1 lesioni multiple insieme in T1 (6 casi), iperintense in T1 (2 casi), sempre iperintense in T2; inoltre si sono riscontrati gliomi delle vie ottiche (3 casi), xantogranulomatosi dei plessi corioidei e neurinomi multipli cervicodorsali. Nelle NF2 si sono invece reperiti schwannomi bilaterali dei nervi acustici (3 casi) e monolaterali (1 caso), meningiomi (4 casi), uno schwannoma del nervo facciale e neurofibromi spinali multipli (2 casi). Secondo la esperienza degli autori, la RM si è rivelata il metodo di scelta nella diagnostica e nel controllo dei pazienti con NF, grazie alla elevata accuratezza e sensibilità della metodica. I risultati ottenuti dimostrano l'elevata accuratezza della metodica e la sua preminenza nella diagnosi e nel controllo di tali forme neoplastiche.
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Mattei, Franco. "OPINIONE PUBBLICA E COMPETIZIONE PRESIDENZIALE NEGLI STATI UNITI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no. 1 (April 1990): 105–45. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008960.

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Abstract:
IntroduzioneNel corso degli ultimi vent'anni, il processo di selezione dei candidati alla presidenza americana ha prodotto frequenti sorprese politiche ed alcuni vincitori inattesi. Il rapido declino di Muskie e la nomina di McGovern nel 1972, la scelta di Jimmy«Who?»Carter nel 1976, i successi di piò breve periodo di Bush e di Anderson nel 1980, la meteorica ascesa di Hart e le impreviste difficoltá di Mondale nel 1984 sono i casi piò noti offerti dalle recenti campagne elettorali pre-congressuali del partito democratico e repubblicano. L'analisi dei modi e dei tempi con i quali diversi candidati alla Casa Bianca hanno visto mutare radicalmente la propria posizione nella competizione intrapartitica é centrata sulla nozione dimomentum; in essa sono state condensate l'instabilitá e l'incertezza ricorrenti nell'attuale sistema di nomina dei candidati alla presidenza.
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Beltramello, A., E. Piovan, P. G. Zampieri, F. Alessandrini, L. Rosta, and A. Maschio. "Traumatologia della base cranica." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 3 (June 2000): 421–25. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300311.

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Abstract:
Solo nel 6% dei casi le fratture del basicranio sono isolate mentre nella grande maggioranza (94% dei casi) rappresentano estensione di fratture della volta cranica. Un impatto frontale od occipitale determina una frattura decorrente lungo il piano sagittale mentre un traumatismo applicato al vertice è causa di frattura decorrente sul piano coronale. La sintomatologia delle fratture del basicranio è in relazione alla sede del traumatismo: quelle della base anteriore possono determinare anosmia, ecchimosi peri-orbitaria e rinoliquorrea, mentre le fratture del basicranio posteriore sono causa di emotimpano, ipoacusia, disfunzione vestibolare, paralisi periferica del nervo facciale ed infine otoliquorrea. È fuor di dubbio che l'evenienza di fistola liquorale è nettamente più frequente nei pazienti con fratture della base (11%) rispetto ai pazienti con trauma cranico generale (3%). L'incidenza di liquorrea risulta molto più elevata per le fratture del basicranio anteriore mediano: la TC ad alta risoluzione con scansioni coronali dello spessore di 1–3 mm. costituisce l'indagine di scelta, riuscendo a dimostrare la presenza di breccia ossea nel 70% dei casi: nei rimanenti, potranno utilmente essere eseguite la cisternografia MR, la cisterno-TC o la cisternografia con radionuclidi. Fistole carotido-cavernose o pseudo-aneurismi della arteria carotide interna possono essere la conseguenza di fratture del basicranio che interessino l'arteria nel segmento intra-petroso o intra-cavernoso: il trattamento endo-vascolare costituisce la modalità terapeutica di scelta per entrambe le evenienze. Infine, il coinvolgimento del basicranio posteriore può determinare fratture dell'osso temporale: più frequenti quelle longitudinali (70%–90%) decorrenti lungo il maggior asse della rocca petrosa, con decorso laterale alla capsula otica, spesso causa di ipoacusia trasmissiva (per interessamento del timpano o del complesso ossiculare) e talora di paralisi periferica del nervo facciale (20% dei casi). Meno frequenti (10%–30%), ma più gravi, le fratture trasversali decorrenti ortogonalmente al maggior asse della rocca petrosa, causa di ipoacusia neuro-sensoriale (per interessamento della coclea), vertigine, nistagmo od otoliquorrea (per interessamento dei canali semi-circolari) ed infine di paralisi del nervo facciale (50% dei casi).
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ΚΩΝΣΤΑΝΤΙΝΙΔΟΥ, ΚΑΤΕΡΙΝΑ. "ΤΑ ΛΗΞΙΑΡΧΙΚΑ ΒΙΒΛΙΑ ΤΟΥ ΒΕΝΕΤΟΚΡΑΤΟΥΜΕΝΟΥ ΧΑΝΔΑΚΑ (1632-1642). ΣΤΕΓΑΝΑ ΚΑΙ ΔΙΚΤΥΑ ΕΠΙΚΟΙΝΩΝΙΑΣ ΜΕΤΑΞΥ ΤΩΝ ΑΝΩΤΕΡΩΝ ΚΟΙΝΩΝΙΚΩΝ ΣΤΡΩΜΑΤΩΝ." Eoa kai Esperia 7 (January 1, 2007): 173. http://dx.doi.org/10.12681/eoaesperia.87.

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Abstract:
Lo sviluppo di una base elettronica di dati per la registrazione di testimonianzed'archivio derivanti dai registri di matrimonio, nascita e battesimodei nobili veneti di Handaka durante il dominio veneziano, nel quadro dellostudio del funzionamento dei consigli comunali e della mobiità degli stratisociali superiori a Creta (XVI-XVII secolo), costituiscono la prima parte delpresente studio. La seconda parte si propone come obbiettivo l'indagine delleforti chiusure e delle reti di comunicazione fra i membri di questo stratosociale, tramite il materiale d'archivio schedato. Come periodo indicativodello studio si è scelto il decennio 1632-1642: gli ultimi anni pacifici per Cretaprima dell'inizio della guerra tra Venezia e Impero Ottomano e, parallelamente,periodo di cristallizzazione delle formazioni sociali. Nel quadro diqueste circostanze si esaminano i rapporti tra i nobili veneti e i nobili cretesidell'isola, compiendo un'indagine meticolosa su centoventotto atti di matrimonio,nascita e battesimo. In linea generale, si accerta che i nobili veneti e inobili cretesi, a prescindere dalle particolari differenze ο anche dagli scontri,agiscono come una casta sociale chiusa. Il clima dell'introversione sociale, inalcuni casi perfino dell'introversione all'interno del nucleo familiare, vienesostenuta dalla fitta rete di rapporti che si sviluppa sui fulcri dei matrimoni,delle nascite e dei battesimi. Più specificatamente, l'estrazione sociale dei dueconiugi, così come la scelta dei testimoni ο dei padrini, denota la tendenza alrafforzamento dei legami tra gli strati superiori di Creta, nell'ambito dei quali,intesi come unità, si manifestano forti chiusure.
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Valbonesi, Cecilia. "Scienza e rischio fra prevedibilità dell’evento e predittività della decisione giudiziaria." Revista Estudios Jurídicos. Segunda Época, no. 20 (December 10, 2020): 379–423. http://dx.doi.org/10.17561/rej.n20.a16.

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Abstract:
Il lavoro vuole affrontare il rapporto fra prova scientifica, diritto e processo penale, sottolineando come in Italia la mancanza di cultura scientifica dei giudici e, parimenti, la carenza di regole riferite ai criteri di scelta dei periti e dei consulenti tecnici, porti spesso a decisioni giudiziarie molto lontane dal rispetto dell’ortodossia del rimprovero penale. Dopo aver illustrato alcuni casi giurisprudenziali, la riflessione si sofferma sulle possibili soluzioni di questa annosa questione, muovendo dalla disciplina introdotta dalla legge Gelli Bianco e dal DDL sul Testo Unico Amianto.
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Koch, M., and H. Iro. "Salivary duct stenosis: diagnosis and treatment." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 2 (April 2017): 132–41. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1603.

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Abstract:
La gestione delle stenosi delle ghiandole salivari maggiori ha subito un cambiamento significativo nel corso degli ultimi 15-20 anni. L’elemento fondamentale che sta alla base di una scelta terapeutica minimamente invasiva è rappresentato da un’accurata diagnosi. La scialografia convenzionale e la scialo-RM possono essere utili strumenti per la diagnosi delle stenosi salivare, senza dimenticare il ruolo basilare e centrale dell’ecografia qualora si sospetti che un processo stenotico a carico dei dotti salivari sia la causa dell’ostruzione. Tuttavia, ad oggi, la scialoendoscopia rappresenta la scelta diagnostica migliore, permettendo una corretta pianificazione terapeutica attraverso una quanto più precisa caratterizzazione della stenosi. Sia a livello sottomandibolare che parotideo è possibile distinguere le stenosi infiammatorie da quelle secondarie a processi fibrotici e, inoltre, a carico dei dotti salivari parotidei è stata descritta una stenosi associata a varie anomalie del sistema duttale. Nella maggior parte dei casi la sola terapia conservativa non è sufficiente per la risoluzione della sintomatologia ostruttiva, tuttavia lo sviluppo di trattamenti minimamente invasivi, prima fra tutte la scialoendoscopia, ha permesso di ottenere un tasso di conservazione della funzione ghiandolare di oltre il 90% dei casi. Se a livello sottomandibolare la principale misura terapeutica nella gestione delle stenosi del dotto ghiandolare rimane l’incisione duttale (eccezion fatta per il crescente ruolo della scialoendoscopia nelle stenosi centrali), viceversa a livello del dotto parotideo la stenosi viene preminentemente gestita mediante la scialoendoscopia. Va comunque sottolineato che nel 10-15% dei casi il successo terapeutico viene ottenuto attraverso un trattamento di tipo combinato. La seguente review si propone di fornire una panoramica circa l’epidemiologia, la diagnostica e l’attuale stato dell’arte del trattamento delle stenosi salivari.
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Uttaro, Anna. "Dove si coltiva la cittŕ. Community gardening e riattivazione di spazi urbani." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 98 (July 2012): 12–27. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-098002.

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Abstract:
A partire dai casi di Parigi e Roma, l'articolo traccia un ragionamento teso a considerare i community gardens come spazi per praticare cittadinanza attiva. Analizzando la genesi e lo stato di fatto nelle due capitali, si perviene ad una sintesi critica tesa a mettere in relazione spazi, pratiche ed immaginari. La grande diversitŕ dei due esempi conduce il ragionamento verso una scelta: bisogna completamente pianificare ed organizzare il community gardening o piuttosto sarebbe piů proficuo immaginare questi giardini come una sorta di spazi di libertŕ nelle cittŕ?
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Bina, Elisabetta, and Clara Pusceddu. "Stato di attuazione della Valutazione Ambientale Strategica: un'analisi interpretativa." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 43 (February 2010): 78–103. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043007.

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Abstract:
Il presente contributo propone un'analisi interpretativa dello stato di attuazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) alla luce delle nuove evoluzioni a livello nazionale e internazionale. Quanto qui proposto rappresenta la prima fase di un lavoro che si pone come obiettivo l'elaborazione di un percorso metodologico per l'implementazione della Valutazione Ambientale Strategica di piani e programmi in ambito costiero. In particolare si vuole giungere alla definizione di una procedura che, partendo da una specifica visione interpretativa del concetto "ambiente", consenta di individuare indicatori ambientali di contesto e di performance idonei a leggere lo stato dell'ambiente e i trend evolutivi in atto. Il contributo č strutturato in tre parti di analisi aventi per oggetto: 1. la normativa vigente, quale elemento fondante per comprendere e individuare i limiti e i punti di forza nei casi applicativi; 2. i manuali e le linee guida per l'implementazione della VAS, disponibili in Italia e in Gran Bretagna; 3. 12 casi di studio, omogenei per tipologia e periodo di elaborazione, scelti fra quelli presentati in Italia e in Europa nell'arco di un anno (agosto 2006-giugno 2007). L'analisi della normativa vigente ha come obiettivo principale la schematizzazione della struttura e dei contenuti del Rapporto Ambientale, per poter evidenziare lo stato di recepimento di quanto previsto dal legislatore nei singoli casi di studio. L'analisi di dettaglio dei manuali, scelti fra quelli disponibili in italiano e in inglese, č diretta a comprendere come la disponibilitŕ e la qualitŕ di tali strumenti possa influire sulle caratteristiche dell'elaborato finale. Le informazioni desunte dall'analisi e dal confronto dei dodici casi di studio, strutturate in forma matriciale, sono dirette ad evidenziare le differenze fra gli elaborati in termini di contenuti ambientali, culturali e paesaggistici caratterizzanti la descrizione del contesto, in termini di criteri di scelta degli indicatori, e di tipologie di impatti. Tali differenze conducono alla classificazione degli elaborati in tre gruppi, ognuno rappresentativo di una spe- cifica categoria interpretativa. Ogni gruppo č descritto nelle sue peculiaritŕ e caratteristiche. Il contributo si conclude con alcune indicazioni sugli sviluppi futuri della ricerca.
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Chiappetta, Giovanna. "La «nuova categoria di figli non riconoscibili» e l'applicabilità dell'art. 279 c.c." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2021): 125–50. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001005.

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Abstract:
Il saggio esamina l'applicabilità dell'art. 279 c.c. alla «nuova categoria di figli non rico-noscibili». Si tratta dei casi dei nati da tecniche di procreazione medicalmente assistita vietate dalla l. 40 del 2004 ed esaminati dalla Consulta nelle sentenze nn. 32 e 33 del 2021. Siffatta soluzione interpretativa dell'art. 279 c.c., riletto alla luce dell'art. 30 cost., può costituire un rimedio congruo alla tutela dell'interesse e al riconoscimento dei diritti del minore, in linea con la giurisprudenza della Corte di Strasburgo e del Lussemburgo che lasciano al diritto nazionale la scelta del rimedio per il riconoscimento del rapporto di genitorialità consolidato d'intenzione e di cura, purché esso presenti modalità che garantiscano l'effettività di tutela e la celerità della loro messa in opera.
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Vernareccio, Camilla, Anna Maria Paulis, Carlo Maci, and Anna Mei. "Survivors e legami di coppia." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 51 (August 2020): 61–71. http://dx.doi.org/10.3280/pr2020-051005.

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Abstract:
A partire dall'osservazione di tre casi di tre pazienti ricoverati in psichiatria per intenzione suicidaria, aventi in anamnesi un genitore morto suicida, è nata la riflessione che sarà oggetto di questo articolo. Abbiamo notato una somiglianza nei vissuti di questi individui, in particolar modo, connessa alla relazione di coppia e avvalendoci del-la teoria di Elkaim sulla Mappa del Mondo e il Programma Ufficiale, ci siamo chiesti in che misura l'esperienza genitoriale suddetta possa "compromettere" scelte fondamentali, come la scelta del partner. Infatti, abbiamo intercettato nei partner dei nostri pazienti le mede-sime caratteristiche, come l'incapacità di fornire accudimento e sup-porto e abbiamo letto tali aspetti alla luce del concetto di lealtà, pro-posto da Boszormeny-Nagy. Secondo tale approccio, il nostro legame con il sistema di valori e aspettative della famiglia può indurci a per-seguire strade "distruttive".
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D'Aprile, P., A. Nella, P. Spagnolo, G. Tripoli, and A. Carella. "Dissecazione della arteria carotide interna." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 6 (December 1994): 935–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700613.

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Abstract:
Gli autori descrivono due casi di dissecazione spontanea della arteria carotide interna studiati, in fase subacuta, con RM di base ed Angio-RM dei vasi del collo e del poligono del Willis, con tecnica 3D-TOF. L'Angio-RM ha permesso un'accurata visualizzazione delle alterazioni del decorso dei vasi, del profilo delle pareti e del lume vasale; inoltre una valutazione comparativa del segnale del flusso tra le immagini FISP di base e Spin Echo ha consentito una più accurata diagnosi di tale patologia potendo differenziare il segnale del trombo da quello relativo al flusso ematico residuo. In accordo con la più recente letteratura, gli autori ritengono che la Angio-RM, insieme all'Eco-Doppler, possa ritenersi metodica di prima scelta nello screening e nello studio diagnostico dei pazienti affetti da sospetta dissecazione carotidea e/o vertebrale, riservando lo studio con angiografia tradizionale a casi selezionati in cui le metodiche suddette non abbiano consentito una diagnosi accurata. La metodica Angio-RM è inoltre da considerarsi ottimale in controlli in tale patologia.
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Alberton, Angela Maria. "Perché partire? La scelta di indossare la camicia rossa: percorsi in area veneta (1859 - 1866)." SOCIETÀ E STORIA, no. 131 (May 2011): 68–103. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-001003.

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Abstract:
L'autrice, tramite la ricostruzione dei percorsi individuali di alcuni garibaldini veneti (specie nel periodo compreso tra il 1859 e il 1866), si propone di esaminare il complesso quadro motivazionale che sta alla base della scelta di indossare la camicia rossa. Nel seguire tali percorsi, l'esame di scritture autobiografiche quali diari, memorie e lettere consente di cogliere non solo esempi di forte interiorizzazione del discorso nazional-patriottico, ma anche casi in cui la scelta dell'impegno per la patria si collega al desiderio di fuggire dalla miseria, di migliorare le proprie condizioni di vita o di fare carriera militare; non mancano inoltre ragioni di carattere psicologicoesistenziale, come lo spirito d'avventura, l'incoscienza giovanile, l'irrequietezza, la noia, il facile entusiasmo etc., che si vanno ad affiancare ad altre piů profonde, legate a particolari situazioni familiari e alla presenza o assenza della figura paterna. Seppur esaminate separatamente, l'autrice ha cercato di evidenziare lo stretto intreccio esistente tra queste diverse motivazioni, sottolineando la complessitÀ dell'argomento e tenendo conto dei diversi orientamenti espressi a riguardo dalla storiografia risorgimentale.
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Toniolo, Francesco. "Antro-zoomorfismo videoludico e rappresentazioni comunitarie." Altre Modernità, no. 26 (November 29, 2021): 232–45. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/16808.

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Abstract:
L’articolo propone un'analisi dedicata ai videogiochi in cui degli animali antropomorfizzati (o degli esseri umani zoomorfizzati) sono impiegati come personaggi per costruire contesti narrativi incentrati su piccole società e micro-comunità. Lo scopo del presente lavoro è quello di osservare le peculiarità nell'uso dell'antro-zoomorfismo in contesti simili, dalle implicazioni in termini di identificazione al potenziale messaggio politico di tali prodotti. Il saggio – dopo un'introduzione sull’utilizzo degli animali nei videogiochi e un paragrafo di metodologia sulla scelta dei casi – si concentra su alcuni casi studio rappresentativi di categorie più ampie, distinguendo in particolare tra una prospettiva politico/bellica e una legata alle micro-comunità, le quali in modi differenti si legano a certe rappresentazioni del territorio.
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Carbonari, L., E. Far Reza, P. Pezzotti, R. Stanziale, M. Lodi, and L. Tazza. "Terapie combinate plurime per prolungare la sopravvivenza delle fistole arterovenose native." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 1 (January 24, 2018): 13–18. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1107.

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Abstract:
La Fistola Arterovenosa Nativa rappresenta a tutt'oggi il gold standard degli accessi vascolari in emodialisi. Tuttavia essa non è applicabile a tutti i pazienti. Le protesi rappresentano una seconda scelta percorribile in alternativa al Catetere Venoso centrale a permanenza, ma sono gravate da maggiori complicanze, hanno una durata inferiore e richiedono un'adeguata sorveglianza e manutenzione. I due casi clinici qui presentati, illustrano come strategie combinate plurime, chirurgiche ed endovascolari, perfettamente complementari e sinergiche, possano garantirne la pervietà a lungo termine e ridurre il ricorso all'uso dei CVC.
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Paolucci, Sandro. "Strategia estraniante e strategia addomesticante nella traduzione dei testi giuridici." Linguistica 53, no. 2 (December 1, 2013): 73–89. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.53.2.73-89.

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Abstract:
Il traduttore, ogni volta, prima di intraprendere la traduzione di un testo da una lingua ad unʼaltra, da una cultura ad unʼaltra, è chiamato a dar vita a una macro-scelta ovvero a decidere se adottare una strategia tesa al mantenimento e al rispetto delle strutture linguistiche, del lessico, dello stile della lingua di partenza, oppure una strategia volta a commutare determinati aspetti morfosintattici, lessicali e stilistici per rendere così il testo di arrivo più vicino alla lingua e alla cultura di arrivo (cfr. Schleiermacher 1813). Nel presente contributo, dopo una breve illustrazione della problematica dellʼapproccio estraniante e dellʼapproccio addomesticante nella traduzione in generale (Schleiermacher, Venuti, Eco, Ožbot ed altri eminenti studiosi), si passa a individuare e valutare una possibile applicazione di tali strategie nella traduzione giuridica. In particolare, si tenta di distinguere determinati casi in cui, a nostro modo di vedere, sia preferibile, auspicabile o persino necessaria una traduzione principalmente estraniante e determinati altri casi in cui, invece, sia più opportuna o efficace una traduzione principalmente addomesticante.
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Cremaschi, Marco, and Silvia Lucciarini. "Quale agency per gli esperimenti urbani? Sperimentalismo e tattiche nel Grands Voisins a Parigi e al Mitreo di Corviale a Roma." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 128 (July 2022): 95–108. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-128009.

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Abstract:
A partire dagli anni Duemila nel repertoire delle idee urbanistiche, ha preso piede la cosiddetta "urbanistica tattica", o transitoria, un'iniziativa svolta su terreni non occupati e edifici vuoti che mira a coinvolgere la comunità circostante prima che il sito sia sviluppato. Un aspetto cruciale nelle analisi sull'urbanistica tattica nelle sue forme istituzionalizzate -e quindi nelle public policy- è relativo alla composizione delle arene locali, la rappresentazione dei diversi interessi, le narrative dei diversi attori, e la scelta dei processi negoziali nelle decisioni condivise. Ovvero quali meccanismi di costruzione del consenso all'interno dell'arena degli attori locali siano presenti nell'implementazione di politiche urbane transitorie, che si muovono tra competizione e collaborazione. Questo breve paper esamina queste dinamiche per esplorare natura e prossimità degli interessi degli attori in due casi: i Grands Voisins a Parigi e il Mitreo di Corviale a Roma.
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Cappella, A. W., E. Giacchi, G. Pompa, and C. Castagna. "Metodi naturali e cultura della vita Valutazione di una esperienza di insegnamento." Medicina e Morale 45, no. 4 (August 31, 1996): 669–82. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.902.

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Abstract:
L’insegnamento dei Metodi Naturali viene impartito nel nostro Centro da almeno 20 anni ed esso è sempre stato caratterizzato dalla proposta di uno stile di vita per le coppie, piuttosto che da una mera tecnica per la regolazione della fertilità. Acquisito il valore della propria fertilità attraverso i Metodi Naturali, le coppie sono state soprattutto stimolate a sviluppare un atteggiamento di rispetto e di responsabilità verso la nuova vita che essi possono generare. Inoltre, esse sono aiutate a crescere nel dialogo, nella partecipazione e nel mutuo rispetto. Incoraggiati dai risultati di una precedente ricerca condotta negli anni 1986-1990, nel 1993 avviammo uno studio statistico multicentrico al fine di valutare l'accettabilità, l'efficacia e la diffusione in Italia del Metodo Billings. Furono analizzate 1730 schede di collezione di dati fornite da insegnanti del Metodo Billings che lavoravano in differenti province italiane. Esse corrisposero a un totale di 9360 cicli mestruali esaminati. 502 utenti mostrarono interesse a una semplice conoscenza del Metodo, ma essi non lo hanno applicato poiché erano single oppure erano fidanzati ma non avevano rapporti prematrimoniali. Dei 1228 utenti che hanno usato il Metodo, il 14,8% aveva lo scopo di ottenere una gravidanza, il 55,5% di posporla e il 29,7% di evitarla. Per le 1047 coppie che volevano posporre o evitare una gravidanza, il maggior stimolo ad imparare il Metodo derivava da una motivazione laica nel 50% dei casi e il 40% di queste coppie aveva avuto precedenti esperienze contraccettive. Soddisfazione per gli eccellenti risultati del Metodo si ebbero nell'85% dei "vecchi" utenti e nel 60,4% dei "nuovi", mentre i risultati furono insoddisfacenti nel 4,5% e nel 8,9% rispettivamente. L'associazione con i metodi di barriera fu abituale solo nel 2% dei casi e fu sporadico nel 9,6% degli utenti. La percentuale dell'abbandono nell'uso del Metodo fu del 5.95%. Questi dati mostrano che una precedente esperienza contraccettiva non sembra avere effetti sull'accettabilità del Metodo Naturale e dello stile di vita che esso richiede. La valutazione effettuata con l'Indice di Pearl modificata in accordo con l'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia 0 gravidanze dovute al metodo, 3,7 gravidanze dovute all’inadeguato apprendimento o insegnamento del Metodo e 13.8 gravidanze dovute a scelta consapevole. In un totale di 66 gravidanze, 19 (28,7%) furono desiderate. Il considerevole numero di gravidanze dovute a scelta consapevole o di gravidanze intenzionalmente cercate, verificatesi perfino in coppie che volevano evitare una gravidanza come prima motivazione, mette in evidenza il progressivo sviluppo in queste coppie di un atteggiamento di apertura verso la vita, che rappresenta il grande successo dell'insegnamento dei Metodi Naturali.
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Frazzitta, G., F. Zappoli, G. Bono, E. Dalla Toffola, G. Carenzio, and R. Rodriguez Y. Baena. "Monitoraggio e riabilitazione nel trattamento percutaneo dell'ernia del disco lombare." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 3 (August 1993): 275–82. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600304.

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Abstract:
Lo sviluppo e la applicazione delle tecniche percutanee per il trattamento dell'ernia del disco lombare hanno contribuito ad ampliare la scelta delle risorse non chirurgiche per la patologia correlata a questa condizione. La codifica delle indicazioni e la standardizzazione delle procedure hanno poi permesso di ottenere risultati univoci e soddisfacenti in termini di efficacia, come risulta dagli studi longitudinali in letteratura. La messa a punto di un protocollo di monitoraggio multidisciplinare, oggetto del presente lavoro, ha tuttavia messo a fuoco alcuni fenomeni (lombalgia postoperatoria e ridotta mobilità del rachide) la cui comprensione puó permettere, con opportuni provvedimenti riabilitativi, di ottimizzare il risultato dell'intervento nei casi non-responders o con insufficente risposta (circa il 20% dei casi trattati, anche in presenza di una soddisfacente evoluzione del quadro radiologico).
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Iannetti, A., P. Beltrami, F. Zattoni, F. Gigli, L. Ruggera, and F. Zattoni. "Il trattamento endourologico retrogrado nella calcolosi renale." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no. 1 (January 24, 2018): 13–16. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1453.

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Abstract:
Negli ultimi 30 anni la terapia della calcolosi urinaria ha subito notevoli modificazioni in virtù dello sviluppo di tecnologie che hanno reso possibile eseguire trattamenti sempre meno invasivi. Anche le linee guida sono cambiate di conseguenza e attualmente prevedono che la litotrissia extracorporea rappresenti la prima opzione terapeutica per calcoli renali inferiori ai 20 mm come la litotrissia percutanea lo sia per calcoli di dimensioni superiori. Nel nostro studio abbiamo valutato efficacia e sicurezza della litotrissia per via retrograda come prima linea di trattamento della calcolosi renale. In 35 pazienti sottoposti a trattamento endourologico retrogrado abbiamo ottenuto una bonifica completa con il primo trattamento nel 63% dei casi e nell'80% con un ritrattamento. Complicanze maggiori, risolte senza sequele, sono comparse in 3 pazienti. Differenze significative sono emerse solo nel confronto dei risultati per calcoli inferiori e superiori a 20 mm. Nella nostra esperienza la RIRS può rappresentare la prima scelta di trattamento in alternativa alle altre opzioni sia per calcoli di piccole che di grandi dimensioni in casi selezionati, soprattutto se si tratta di calcolosi recidivante.
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Andreula, C. F., A. Recchia Luciani, P. Ladisa, and A. Carella. "L'aggressione subdola del criptococco al SNC." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 1 (February 1993): 43–51. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600106.

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Abstract:
Il criptococco è un fungo saprofita che diviene patogeno solo nelle situazioni di immunodepressione; costituisce il 5% delle infezioni opportunistiche in AIDS. Il nostro studio si basa sull'esperienza personale di 9 casi di criptococcosi del SNC e sulla revisione dei 14 casi apparsi in letteratura. L'ipotesi diagnostica clinica e neuroradiologica è stata confermata dal riscontro del fungo nel liquor, dal rilievo di antigeni, e/o dalla positività delle colture biologiche. La RM permette di rivelare dilatazione degli spazi di Virchow-Robin, meningiti e meningoencefaliti, lesioni pseudocistiche, granulomi e criptococcomi dei plessi corioidei inducendo ad uno studio neuropatologico, nel tentativo di una migliore comprensione della patogenesi della infezione nel SNC. Le differenti lesioni rilevate e/o descritte in letteratura vengono inserite in un unico quadro, riferendosi a differenti momenti del medesimo processo patogenetico. La RM come esame di scelta identifica le varie lesioni, e permette un accurato studio delle loro componenti. Talvolta nel sospetto clinico di infiammazione meningea è necessario raddoppiare la dose somministrata di mdc (Gd-DTPA) al fine di «forzare «il passaggio transbarriera del contrasto paramagnetico, attraverso un maggiore e più duraturo gradiente di concentrazione dello stesso.
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Simonetti, L., M. Menditto, and R. Elefante. "Confronto tra TC ed RM: La RM nella patologia vascolare." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 21–25. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s305.

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Abstract:
La patologia vascolare encefalica, ischemica ed emorragica, rappresenta uno dei capitoli più importanti della pratica clinica neuroradiologica. Nella patologia ischemica acuta la TC rappresenta tutt'ora il principale strumento diagnostico. La RM è superiore alla TC nello studio delle lesioni localizzate nella porzione inferiore della fossa cranica posteriore, a causa dei limiti imposti alla TC dalla presenza degli artefatti secondari alle strutture ossee della base cranica. Inoltre la RM è più sensibile agli infarcimenti emorragici di focolai ischemici. Infine la RM risulta indispensabile per uno studio completo delle lesioni della sostanza bianca neU'encefalopatria aterosclerotica sottocorticale. Nelle emorragie in fase acuta la TC rappresenta l'esame di prima scelta. La RM, dopo le prime 48 ore, acquista una sensibilità ed una accuratezza diagnostica analoghe se non superiori alla TC, dimostrando le varie fasi di degradazione dell'emoglobina ed evidenziando, in taluni casi, la malformazione vascolare responsabile del sanguinamento.
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Von Preuschen, Henriette. "Ideologia e conservazione dei beni culturali: le chiese distrutte dalla guerra nella Repubblica democratica tedesca." STORIA URBANA, no. 129 (April 2011): 121–54. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129005.

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Abstract:
Dopo il secondo conflitto bellico e fino al crollo del muro di Berlino, nella repubblica democratica tedesca la ricostruzione delle chiese distrutte durante la guerra, luoghi carichi di memorie storiche e religiose, ben lungi dal porsi come un problema culturale si rivelň sostanzialmente come fatto politico. La scelta se ricostruire o meno gli edifici bombardati era infatti legata alla potenzialitŕ che quel determinato edificio potesse o no rinvigorire l'ideologia socialista e giovare all'immagine che il regime voleva dare di sé. In linea generale, il governo tendeva a far saltare i resti delle chiese con esplosivo, minando metaforicamente le fondamenta del messaggio religioso, ma anche simbolico e artistico, che esse custodivano. La ricostruzione era ammessa solo in quei casi in cui l'edificio potesse in qualche modo partecipare all'immagine urbana che del socialismo si voleva divulgare anche al di fuori dei confini statali. In questi casi, tuttavia, il processo di riedificazione era sottratto agli organismi religiosi e gestito interamente dallo stato, che in qualche modo si impegnava a trasmettere un messaggio antireligioso. Altre volte, come nel caso delladi Dresda, furono proprio le rovine a veicolare un messaggio politico ben preciso, in questo caso una condanna dell'imperialismo americano.
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Bertoloni, Luca. "Le canzoni del Rinascimento Disney e i ridoppiaggi dei live-action: un'analisi comparata di tre casi-studio." Lingue e culture dei media 6, no. 2 (February 28, 2023): 6–27. http://dx.doi.org/10.54103/2532-1803/19892.

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Abstract:
Nel saggio si analizzano i ridoppiaggi in italiano delle canzoni dei classici del Rinascimento Disney trasportati in live-action negli anni Duemila: considerando la loro natura visiva e cinematografica, è stata messa in evidenza la loro evoluzione linguistica in sincronia e in diacronia, focalizzandone i tratti arcaizzanti, conservativi e modernizzanti. Dall’analisi emerge la scelta di una soluzione linguistica intermedia, che cerca di equilibrare tra loro una tendenza standardizzante e normativa, ed un’altra che ricorre agli stilemi del parlato-recitato, integrandole con alcuni tratti del canzonettese di classifica degli anni Duemila. I traduttori italiani proseguono così sulla strada del rinnovamento linguistico avviata nel canzonettese disneyano impiegato nelle traduzioni dei brani della major a partire dagli anni Novanta, senza tuttavia mai spingersi fino in fondo, con coraggio, verso l’italiano contemporaneo.
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Grammatica, A., A. Bolzoni Villaret, M. Ravanelli, and P. Nicolai. "Tumore fibroso solitario della laringe sopraglottica." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 239–43. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-194913.

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Abstract:
Il tumore fibroso solitario (SFT) è una neoplasia rara, benigna, di origine mesenchimale che generalmente origina nella pleura ma che raramente può coinvolgere altre sedi al di fuori degli spazi sierosi (mediastino, polmone, fegato, tiroide); il coinvolgimento laringeo è molto raro con solo pochi casi riportati in letteratura. Riportiamo un caso di SFT in una paziente di 41 anni con coinvolgimento della laringe sopraglottica. La sintomatologia è comparsa con disfonia e modesta odinofagia da 2 anni; L’esame fibrolaringoscopico ha evidenziato una massa sottomucosa con coinvolgimento della sovraglottide di sinistra e della parete mediale del seno piriforme. L’RMN rappresenta l’esame principale per escludere altre diagnosi (schwannoma, paragangliome ed emangioma) e per una corretta stadiazione mentre l’immunoistochimica e l’analisi citomorfologica (bcl-2 e CD34 positiva nel 90% dei casi) è la base per una diagnosi definitiva. La chirurgia (endoscopica o cielo aperto) è la prima scelta di trattamento e l’obbiettivo è un bilancio tra la radicalità oncologica e la funzione d’organo; nel caso riportato l’approccio è stato a cielo aperto per il volume della massa tumorale. La prognosi è buona e solo in alcuni casi (specialmente nei SFT pleurici) il comportamento biologico del tumore può essere di tipo maligno.
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Barbera, V., L. Di Lullo, P. Felici, R. Mari, T. Viglianti, F. Logias, and A. Santoboni. "Peritonite da Aspergillus Niger in un paziente in dialisi peritoneale automatizzata: caso clinico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 4 (January 26, 2018): 24–31. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1169.

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Abstract:
La peritonite fungina rappresenta una grave complicanza infettiva che si manifesta nei pazienti con insufficienza renale cronica in trattamento con dialisi peritoneale. Presenta una mortalità superiore al 25% dei casi (1, 2) ed è responsabile di ‘drop out’ dalla metodica, rimozione del catetere di Tenckhoff ed ospedalizzazione. La diagnosi eziologica viene, spesso, posta tardivamente a causa della aspecificità dei sintomi e segni clinici della FP rispetto alle più frequenti forme batteriche nonché della lenta crescita colturale delle specie fungine. La rimozione del catetere è immediatamente indicata dopo la identificazione microscopica o colturale dei funghi (International Society for Peritoneal Dialysis Guidelines/Recommendation: 2010 update) (4). Per quanto riguarda, invece, la chemioterapia antimicotica, le linee guida internazionali non forniscono chiare indicazioni riguardo la scelta, le dosi e le varie associazioni terapeutiche né per ciò che si riferisce alla durata del trattamento, che talora è necessario proseguire per diverse settimane o mesi. In questo report descriviamo il caso di una signora di 70 anni, in trattamento con APD, che sviluppò una FP da Aspergillus niger. La pronta rimozione del catetere peritoneale e la somministrazione di voriconazolo per via endovenosa portarono a un rapido miglioramento della sintomatologia clinica ed alla completa risoluzione di tale complicanza.
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Premrl, Mirjam. "Commento delle scelte delle forme verbali nei cloze degli studenti di Italianistica e di Traduzione: (identificazione dei punti critici e confronto tra i gruppi)." Linguistica 49, no. 1 (December 29, 2009): 161–203. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.161-203.

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Abstract:
Nel presente contributo l'autrice si concentra sull'osservazione e sul commento delle scelte delle forme verbali nei cloze degli studenti del 2., del 3. e del 4. anno del corso di laurea in Lingua e letteratura italiana, del 2. e del 3. anno del corso di Laurea in Mediazione interlinguistica e del 4. anno del corso di laurea in Traduzione. Il punto in comune di tutti e tre i corsi è l'insegnamento esplicito delle caratteristiche e del funzionamento del sistema verbale italiano, anche se nell'ambito di Italianistica la quantità di ore dedicate a questo tipo di insegnamento è superiore rispetto a quella prevista nell'ambito di Traduzione, mentre nell'ambito di Traduzione una quantità maggiore di lezioni concerne esercitazioni di traduzione e composizione di testi. Per gli scopi della ricerca è stato elaborato un test composto da cinque testi autentici brevi ma completi e da un brano tratto dal romanzo Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani, trasformati in seguito nei cloze. Ma visto che la scelta della forma verbale nei cloze dipende non soltanto dalla conoscenza degli usi, bensì anche dall'interpretazione felice del mondo testuale, i cloze sono stati completati da attività quali sottolineare espressioni sconosciute, tradurre il testo in sloveno, completare i cloze preceduti dalla versione slovena del testo. Dai risultati traspare che gli studenti non hanno problemi particolari nella comprensione del mondo testuale, mentre incontrano difficoltà nell'interpretazione attiva delle sue caratteristiche e nell'applicazione degli usi alla realtà extralinguistica. Per la quantità di usi inappropriati si rivelano come i più critici fenomeni quali l'anteriorità nell'ambito delle frasi indipendenti e relative, l'espressione della temporalità relativa nell'ambito dei costrutti sintattici complessi e nel discorso indiretto libero, il preludio, la scelta tra il perfetto e l'imperfetto e l'espressione di notizie riferite su azioni passate con il condizionale composto. Si è scoperto, però, che la criticità di uno stesso fenomeno varia in dipendenza dalla sua riconoscibilità nel co- e contesto. I risultati hanno inoltre confermato - eccetto che per un gruppo - il miglioramento della prestazione con il progredire degli studi. Al tempo stesso si è potuta notare l'importanza dell'insegnamento esplicito e dell'osservazione attiva degli usi delle forme verbali, dato che né le preconoscenze, acquisite spesso in modo informale e utili soprattutto nella ricostruzione del mondo testuale, né l'esperienza relativa alla composizione di testi possono eliminare l'influsso dell'interferenza. Data la presenza implicita della madrelingua nella produzione linguistica del discente in un'altra lingua straniera, l'autrice propone delle attività in classe che prendano come spunto i testi in madrelingua. Per superare le difficoltà di applicazione delle nozioni teoriche ai casi pratici gli studenti dovrebbero essere esposti ancora di più alla lettura e all'analisi dei vari tipi testo in lingua straniera. Gli studenti dovrebbero essere inoltre incitati a un processo consapevole di ricostruzione del mondo testuale.
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Vaghi, M. A., M. G. Bruzzone, A. Costa, M. Grisoli, E. Ciceri, and A. Allegranza. "La risonanza magnetica e le malformazioni vascolari." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 37–44. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s308.

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Abstract:
La diagnosi di natura delle malformazioni vascolari influisce sulla scelta del trattamento, sia esso chirurgico, intervenzionale o conservativo. Nel caso di MAV lo studio angiografico è necessario e sufficiente, tuttavia le informazioni che la RM è in grado di fornire sulle strutture anatomiche coinvolte dalla lesione sono così importanti da giustificare un esame con RM anche ‘a posteriori», quando l'angiografia è stata eseguita in una procedura d'urgenza. La RM, in quanto esame non invasivo per eccellenza, è molto utile nei controlli dopo l'atto terapeutico, sia esso chirurgico sia esso di angiografia intervenzionale. Quando la MAV è solo durale, la RM come controllo dei casi trattati ha un valore relativo, può tuttavia dimostrare un'eventuale diminuzione di flusso. La possibilità di riconoscere un angioma venoso alla RM è importante perché frequentemente queste lesioni non sono di interesse chirurgico e, in tal caso, un esame invasivo come l'angiografia può essere risparmiato. Per le ragioni sovraesposte l'angioma cavernoso non può essere diagnosticato con certezza sulla base della sola RM. Tuttavia l'immagine caratteristica anche se non patognomonica composta da segnali di sanguinamenti avvenuti in epoche diverse e accompagnata da angiografia negativa, depone per la diagnosi di angioma cavernoso con un ragionevole margine di affidabilità. Peraltro bisogna sempre tener presente la diagnosi differenziale con un tumore maligno che abbia sanguinato. Anche in questo caso il controllo di RM, meglio con contrasto paramagnetico, rappresenta nella maggior parte dei casi il mezzo più utile e meno invasivo.
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Monga, S., J. N. Malik, S. Jan, S. Bahadur, S. Jetley, and H. Kaur. "Clinical study of extrapulmonary head and neck tuberculosis in an urban setting." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 493–99. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1252.

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Abstract:
La tubercolosi del distretto testa collo è abbastanza comune nei paesi endemici, ma è ancora sottostimata a causa della presentazione clinica assai variabile e a causa dei differenti siti coinvolti. Pertanto, gli obiettivi di questo studio sono stati quelli di voler descrivere la variabilità di presentazione clinica dei pazienti affetti da tubercolosi del distretto testa-collo, durante la cui valutazione ci si scontra con notevoli difficoltà diagnostiche, e stimare la risposta di questi pazienti al trattamento anti-tubercolare (ATT). Sono stati reclutati 48 pazienti affetti da tubercolosi del distretto testa-collo, i quali si sono presentati tra il 2013 e il 2015 presso il dipartimento di Otorinolaringoiatria del nostro centro di III livello; per ciascuno di essi sono stati raccolti sintomi, reperti obiettivi locali e sistemici, risultati diagnostici e risultati del trattamento. Dai dati è emerso che la maggioranza dei casi (64,5%) erano femmine, e nessuno dei pazienti era HIV positivo. Le modalità di presentazione più comuni sono state le linfoadenopatie cervicali (81,25%), e in particolare quelle coinvolgenti il livello IIB (31,3%). 3 pazienti su 48 erano affetti contemporaneamente da tubercolosi polmonare. Per confermare la diagnosi sono stati utilizzati l’esame citologico su agoaspirato con ago sottile, l’esame istopatologico e la colorazione per evidenziare l’alcol-acido resistenza. Tutti i pazienti sono stati trattati con antitubercolari di prima scelta, i quali hanno permesso di raggiungere la guarigione nel 96,8%. Nonostante la linfoadenite cervicale è la più comune forma di presentazione della tubercolosi del distretto testa-collo, i coinvolgimenti isolati della regione naso-sinusale, della laringe, della cavità orale o di altre sotto-sedi non sono entità sconosciute. Ciononostante, è importante prestare attenzione a queste presentazioni atipiche e misconosciute e considerarle nella diagnosi differenziale del testa-collo, anche in individui non immunocompromessi.
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Callegari, Roberto, Maria Grazia Fusacchia, and Paola Re. "Fallimento adottivo e crisi adolescenziale: un destino prevedibile?" INTERAZIONI, no. 2 (February 2013): 40–54. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-002005.

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Abstract:
Questo scritto ha lo scopo di riflettere sulla dinamica relazionale e affettiva che qualifica alcune adozioni difficili, quando all'ingresso dell'adolescenza, si verifica una grave crisi del rapporto genitore-figlio, crisi che puň anche comportare l'allontanamento del figlio adottivo. Nel corso della valutazione clinica e/o del trattamento di questi casi, ricompaiono fantasie di esperienze dolorose e di carenza primaria sperimentati dal figlio adottivo che la sessualitŕ pubertaria riattualizza, spingendo la coppia genitoriale a sperimentare livelli insostenibili di ansia e parallele difensive manovre di espulsione Questi movimenti risultano essere strettamente collegati con le esperienze personali dei genitori, che non sono state preventivamente considerate come potenti fattori di rischio, che possono condurre alla rinuncia del progetto adottivo. Gli autori sollevano alcune ipotesi circa la qualitŕ narcisistica e anti-libidica della coppia, strettamente legata alla scelta adottiva, spesso, considerata essenziale. Eppure, questo collegamento č anche il bastione che contiene in sé i germi del potenziale fallimento. Attraverso esempi clinici, gli autori mettono in evidenza come i nodi problematici si riferiscano alla coppia adottiva che non sembra aver debitamente elaborato la propria infertilitŕ, rimanendo catturata in fantasie infantili e/o edipiche, riacutizzate dallo sviluppo puberale dei loro figli adolescenti.
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Valentini, V., A. Cassoni, V. Terenzi, M. Della Monaca, M. T. Fadda, O. Rajabtork Zadeh, I. Raponi, A. Anelli, and G. Iannetti. "Our experience in the surgical management of craniofacial fibrous dysplasia: what has changed in the last 10 years?" Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 5 (October 2017): 436–43. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1081.

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Abstract:
Nonostante la chirurgia rimanga l’opzione di scelta nel trattamento della displasia cranio-facciale (CFD) una volta che l’osservazione clinica sia stata esclusa, resta controverso il tipo di intervento (rimodellamento contro resezione radicale). Lo scopo di questo lavoro è di rivedere criticamente la nostra esperienza fino al 2013 confrontando la gestione CFD tra il 1980 e il 2002 e tra il 2003 e il 2013 e di proporre il nostro algoritmo chirurgico. Dal gennaio 2003 al dicembre 2013, 41 nuovi pazienti (18 maschi e 23 femmine) con diagnosi di CFD sono stati considerati. I dati sono stati confrontati con quelli di 95 pazienti che sono stati osservati e / o trattati tra il 1980 e il 2002. Considerando l’ultimo periodo abbiamo notato che l’osservazione clinica (26/41 pzt) è stato il metodo più utilizzato; una resezione radicale è stata eseguita in molti casi (8/15 pzt), ma in proporzione il numero di pazienti sottoposti a rimodellamento è aumentato (6% vs 15%), mentre è stato osservato una diminuzione del numero di pzt sottoposti escissione (63% vs 19%). Su queste basi, riteniamo che la resezione radicale rimanga l’unica tecnica per ottenere la risoluzione della displasia fibrosa. L’osservazione clinica è indicata in caso di lesioni stabili. Le moderne tecniche ricostruttive consentono di ottenere adeguati risultati estetici e funzionali in caso di resezione radicale; tuttavia, nella maggior parte dei casi si rendono necessarie ulteriori procedure ed i tempi di recupero sono superiori, cosicchè la maggior parte dei pazienti preferiscono eseguire il rimodellamento. Nonostante tutto, in caso di lesioni aggressive la resezione radicale è mandatoria, tranne che in pazienti pediatrici in cui tale intervento comporterebbe estesi difetti residui: in tali casi può essere accettabile effettuare un rimodellamento riservando trattamenti più demolitivi in caso di recidiva o dopo la maturità scheletrica.
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Montava, M., V. Rossi, C. L. Curto Fais, J. Mancini, and J. P. Lavieille. "Risultati chirurgici a lungo termine della decompressione microvascolare nell’emispasmo facciale: efficacia, morbilità e qualità di vita." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 220–27. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-899.

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Abstract:
L’emispasmo facciale è una condizione clinica che può seriamente compromettere la qualità di vita del paziente. In questi casi la decompressione microvascolare rappresenta il trattamento neurochirurgico di scelta. L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di descrivere sia l’efficacia che la morbilità della decompressione microvascolare nel trattamento dell’emispasmo facciale, di valutare l’outcome della procedura in termini di qualità di vita e di individuare eventuale fattori prognostici predittivi dell’eventuale fallimento della procedura. È stata revisionata la nostra casistica di 446 casi di emispasmo facciale trattati complessivamente nell’arco di 22 anni con 511 procedure di decompressione microvascolare con approccio retrosigmoideo. Abbiamo quindi analizzato i reperti epidemiologici, clinici e radiologici, le modalità di trattamento e gli outcome mediante la somministrazione pre e post operatoria del questionario HSF-8. Il rateo di successo è stato dell’82% dopo la prima procedura chirurgica e del 91,6 dopo la seconda procedura. Abbiamo registrato una bassa morbilità perioperatoria. La paralisi del facciale è stato per lo più un fenomeno transitorio (5,5% dei casi, permanente nello 0,2%). Nel 4,8% dei casi si è avuto invece un deficit cocleovestibolare. La chirurgia di revisione è stata invece gravata da un aumentato rateo di lesioni nervose (10.6 -20.7%). La qualità di vita a seguito della chirurgia valutata mediante HSF-8 è risultata migliore con uno score ridotto in media da 18 a 2 su 32. I fattori predittivi di fallimento chirurgico individuate sono stati I conflitti singoli (p = 0,041), conflitti atipici non coinvolgenti la PICA (p = 0,036), come quelli venosi (p = 0,045) e zone di compressione alternative all’emergenza radicolare (p = 0,027). In conclusione, la decompressione microvascolare con accesso retrosigmoideo si è rivelata essere una tecnica sicura ed efficace nel trattamento dell’emispasmo facciale. La revisione chirurgica è un opzione percorribile, ma espone a un maggior rischio di complicanze. La qualità di vita è risultata accresciuta a nel lungo termine, dimostrando un elevato grado di soddisfazione e beneficio oggettivo e soggettivo.
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Pergolizzi, Antonio, and Emanuela Somalvico. "Le bonifiche delle discariche in procedura di infrazione UE. Criticità, infiltrazioni criminali e proposte di policy." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 2 (February 2022): 68–82. http://dx.doi.org/10.3280/pri2020-002005.

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Abstract:
L'articolo passa in rassegna la lunga e complessa evoluzione, politica e normativa, delle procedure di bonifiche dei siti contaminati, individuando criticità, contraddizioni, opacità, lentezze e manifestazioni di illegalità. A livello generale, almeno due sono emerse come le principali criticità di sistema, che hanno fatto da freno alle attività concrete di bonifica: 1) criteri non idonei di scelta per l'identificazione del sito da bonificare; 2) errata ripartizione delle responsabilità tra gli enti territoriali, che spesso non hanno adeguati mezzi e risorse, soprattutto in termini di personale qualificato per rispondere a procedure così complesse. Anche da questa prospettiva, l'inquinamento diffuso provato anche dalla presenza dei siti da bonificare rappresentano il punto finale di un processo di sviluppo industriale e consumistico privo di regole e di limiti. Deregulation che è valsa per almeno un quarantennio, un ampio arco temporale in cui il territorio nazionale ha visto l'esplosione dei siti inquinati (di interesse nazionale, regionale o comunale), dove per almeno 200 casi l'Unione Europea ha addirittura aperto due distinte procedure d'infrazione. Procedure che sono costate all'Italia oltre 40 milioni, più una penalità semestrale iniziale di 42.800.000 euro. Per far fronte a questo salasso il 24 marzo 2017 il Governo dell'epoca ha costituto il Commissario Straordinario di Governo per svolgere la missione di bonifica e messa in sicurezza degli 81 siti di discarica abusivi sotto procedura di infrazione a seguito della Sentenza di condanna sanzionatoria della Corte di giustizia dell'Unione Europea del 2 dicembre 2014.
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Frau, Tiziana, Milena Milani, Amanda Jones, and Dafna Lender. "Verso la costruzione di un legame affettivo. Il trattamento integrato della Theraplay e della psicoterapia Diadica evolutiva in caso di affido e adozione." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 50 (August 2022): 9–24. http://dx.doi.org/10.3280/qpc50-2022oa14081.

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Abstract:
I minori che entrano nel percorso di affido e adozione si trovano a dover affrontare la rottura del primo legame affettivo con la loro famiglia d'origine e l'inizio di un nuovo legame con quello dei genitori adottivi. In molti casi i minori prima di essere adottati, hanno inoltre transitato in diverse case famiglie, e/o sono passati da una o più esperienze di affido. In generale a una iniziale fase di "buon adattamento" del bambino seguono momenti di forte crisi (Brodzinsky et al., 1990). Alla luce di questo, i percorsi e i programmi rivolti alla tutela del minore e delle famiglie devono assumere dei metodi per la valutazione delle competenze genitoriali e la scelta di programmi di supporto e trattamento che siano rivolti alla relazione (Steele et al., 2003), alla costruzione dei legami affettivi (Hill & Schore, 2015), e informati sugli esiti del trauma (Porges, 2004), per evitare il ripetersi di esperienze dalla valenza abbandonica e traumatica per il minore stesso. L'obiettivo del presente articolo è quello di introdurre la Theraplay (Booth & Jernberg, 2010) e la Terapia diadica dello sviluppo, DDP (Huges, 2007; Huges et al., 2019) come piani di trattamento integrabili fra di loro, nelle diverse fasi del processo adottivo, che promuovono la connessione e il suo recupero a fronte di rotture nella relazione genitore bambino, attraverso sedute alternate di gioco strutturate, di dialogo, in un clima comunicativo di tipo affettivo e riflessivo basato sulla giocosità, amorevolezza, accettazione ed empatia e curiosità fra le parti (Lender, et al., 2005).
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Bottazzi, Marialuisa. "Alienazioni a titolo gratuito in documenti dei secoli XI-XII." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 595–643. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16899.

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Abstract:
Solo un numero esiguo di chartae rogate sin dall’alto medioevo si può dire abbia avuto una vita parallela alla consueta e preminente destinazione giuridica o amministrativa notarile grazie alla scelta d’incidere su pietra, il più delle volte da parte dei legatari, anche una sola parte del contenuto testuale pergamenaceo al fine di notificare, di pubblicizzare e di perpetuare, generalmente pro redemptione animae, la memoria di quanto veniva disposto da agiati benefattori a favore, in un primo tempo delle istituzioni monastiche ed ecclesiastiche e più tardi anche gli enti assistenziali, sia religiosi sia laici. La maggior parte di queste non numerose iscrizioni, che classifichiamo come chartae lapidariae, per lo stretto rapporto con le chartae notarili da cui derivano, sono state per la maggior parte prodotte in Italia sin dalla fine del secolo X per essere esposte con una certa frequenza nei luoghi sacri o molto attigui degli stessi. Nella maggior parte dei casi si parla di iscrizioni contenenti atti testamentari o di donazione inter vivos o mortis causa; meno frequentemente il loro tenore dispositivo e probatorio riconduce a bolle papali, decreti o a diplomi regi o imperiali. In ogni caso, siamo sempre di fronte a documenti incisi indiscutibili secondo qualsiasi piano giuridico ma che, per la consuetudinaria perdita del documento notarile da cui derivano e per la facile mancanza anche di uno degli elementi essenziali della charta, per esempio, della datatio, probabilmente per la funzione generalmente assunta, sin dall’impiego romano, di “regesto” dell’atto originale, per la mancanza, si diceva di alcuni elementi essenziale del documento notarile difficilmente possono essere considerati “documenti in senso proprio”, ma solo dei “monumenti” epigrafici a sé stanti, quindi particolarmente interessanti da analizzare solo per il loro “peso” storico. Malgrado ciò, per tutti gli elementi fin qui considerati e riassumibili nella difficoltà di dimostrare l’attendibilità dei contenuti incisi su pietra data l’impossibilità di ricostruire l’intimo impiego epigrafico/documentario intrinseco delle carte lapidarie con il loro originale notarile perduto, qualche importante attenzione verso questo tipo di documentazione è comunque giunta nel secolo scorso grazie ai lavori di Pietro Sella, di Cinzio Violante e di Ottavio Banti. Ciò nonostante, ancora oggi, le chartae lapidariae risultano poco considerate sebbene dinanzi a una rarefazione documentaria, per esempio nel caso di Milano, risultino efficaci per definire il ruolo dei laici sia entro lo spazio ecclesiale sia nella società; sia nello studio degli enti assistenziali, sia religiosi sia laici, come dei ceti dominanti dell’Italia e in special modo di Milano, del secolo XI. Se, dunque sull’interesse storico, seppur analitico dei contenuti della chartae lapidariae, sembra aver spesso prevalso il “peso” diplomatistico, che pone dei limiti all’attendibilità giuridica delle carte lapidarie,con questo lavoro si vuol richiamare l’attenzione su tre casi importanti e eccezionali prodotti nell’ultimo ventennio del secolo XI a Viterbo, a Milano e a Collescipoli.
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Capurso, Michele, and Valerio Santangelo. "Paure verso la scuola, coping e relazione di aiuto nei bambini italiani: una ricerca proiettiva." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 4 (March 2013): 435–71. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-004002.

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Abstract:
Partendo dalle ricerche che identificano una serie di paure infantili ritenute normali in eta evolutiva, il presente studio indaga in modo specifico le paure generate dal contesto scolastico, la relazione di aiuto e le strategie di coping in un campione di 1931 bambini di diverse regioni italiane. Le paure sono state indagate attraverso uno strumento proiettivo costruito ad hoc e le risposte sono poi state analizzate con una procedura induttiva. Il test del ?2 e stato utilizzato per evidenziare le frequenze di risposte significativamente diverse dal caso. Lo scopo e stato quello di determinare se le paure scolastiche ricalcassero, come ipotizzato, le paure normative piu generali, valutando allo stesso tempo in che modo il coping e la relazione di aiuto si configurano nel contesto scolastico italiano. I risultati mostrano che nella maggior parte dei casi le paure espresse riguardano eventi direttamente connessi al contesto scolastico, in particolare il timore di prendere un brutto voto o di subire aggressioni. I coetanei vengono indicati in misura maggiore dei genitori quali figura di supporto in grado di aiutare i soggetti a superare le paure. Le forme di coping piu indicate sono quelle attive o cognitive e la ricerca di supporto emotivo o di comunicazione. Emerge anche, con una incidenza significativa nei piu piccoli una strategia di coping precedentemente non documentata, il gioco. Questi risultati ci consentono di affermare che le paure scolastiche possono declinarsi in due sotto-categorie specifiche (brutto voto e aggressioni) che sono tendenzialmente in linea con quanto rilevato a proposito delle paure normative. Altre forme di paure normative, come le paure ancestrali, sono comunque presenti, soprattutto nelle indicazioni dei piu piccoli. Le strategie di coping indicate e la scelta dei coetanei quali attori principali nella relazione di aiuto consente di conclude- re che i bambini italiani appaiono dotati di strategie funzionali per affrontare le difficolta quotidiane a scuola.
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Woodall, George John. "Medicina veritatis: The Multi-Faceted Relationship between Truth and Medicine." Medicina e Morale 46, no. 4 (August 31, 1997): 739–59. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.873.

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Abstract:
Il lavoro cerca di valutare il rapporto tra la verità e la medicina. Parte dal riconoscimento dell’importanza fondamentale della verità e della veracità nella tradizione cristiana e nella promozione della dignità umana e nello sviluppo della società più generalmente. Il dibattito in seno alla teologia morale cattolica circa la veridicità in casi di conflitto fornisce il retroscena per l’analisi della responsabilità del personale medico, dei parenti e degli altri per la comunicazione della verità al paziente. La veridicità appare quale realtà pluri-dimensionale, che tocca tutte le sfere dell’attività medica e della ricerca scientifica in campo medico. In questo contesto si dà un’attenzione esplicita alla ricerca clinica. La scelta di focalizzare sull’oncologia scaturisce dalla percezione pastorale che tante vite umane ammalano di tumore ed anche il fatto che le questioni morali in gioco emergono più chiaramente una volta che si tratti di patologie potenzialmente letali. I contributi principali del testo sarebbero la dimostrazione della multiforme maniera in cui la verità e la veracità influiscono e dovrebbero influire sulla medicina e sostenere che la verità stessa funge da medicina al livello intrapersonale, interpersonale e trascendentale della vita umana dolente.
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Andreula, CF, and A. N. M. Recchia Luciani. "Le cosiddette facomatosi." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 2 (April 1994): 231–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700211.

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Abstract:
Le cosidette facomatosi accomunano malattie diverse fra loro che hanno in comune il coinvolgimento del distretto neuroectodermico, con quindi interessamento contemporanea della cute e del sistema nervosa. Ad esclusione della malattia di Sturge-Weber le facomatosi hanno in comune il disordine genetico di ordine eterocromosomiale a carattere dominante o recessivo, di penetranza variabile anche se in taluni casi l'insorgenza spontanea delle sindromi o la loro comparsa tardiva suggerisce la possibilità di mutazioni genetiche ad insorgenza recente. Le Neurofibromatosi sono le facomatosi a maggior incidenza nella popolazione. Ne sono riconosciute otto tipi diversi, ma la più frequente in assoluto è la NF 1 (1 su 2000–3000 nati) seguita con un rapporto di circa 1/ 10 dalla NF 2. Da un punto di vista neuroradiologico la Risonanza Magnetica (RM) ha largamente contribuito in questi ultimi anni all'approfondimento delle conoscenze sulla NF 1 con la identificazione dei foci di alterato segnale a carico prevalentemente dei nuclei della base e/o di alter strutture della sostanza bianca, variamente denominati e classificati come aree amartomatose o focalai eteroplasici a bassa evolutività, ritenuti pressoché patognomonici di questa malattia. Anche nelle altre principali facomatosi la RM ha, in questi ultimi anni, largamente contribuito al miglioramento della sensibilità diagnostica e all'approfondimento delle conoscenze. In particolare nella malattia di Stuge-Weber la RM unitamente all'utilizzo del mezzo di contrasto è risultata estremamente efficace nella identificazione della angiomatosi leptomeningea, anche se la Tomografia Computerizzata (TC) mantiene un ruolo di particolare importanza per la identificazione delle calcificazioni piali. Nella Slerosi Tuberosa ha dimostrato una più elevata sensibilita nei confronti della TC nella identificazione dei tuberi in particolare a livello sottocorticale, anche se pure in questo caso la TC mantiene un ruolo diagnostico di rilievo per la possibilityà di identificare i tuberi calcifici in particolare subependimali. Infine nella Sindrome di van Hippel Lindau è senza dubbio la tecnica di prima scelta non solo nella definizione dell'emangioblastoma nella sua sede più tipica cerebellare, ma in particolare nelle sue non infrequenti localizzazioni midollari.
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Biroli, F., F. De Gonda, L. Torcello, D. Prosetti, O. Manara, and V. Cassinari. "Fratture del dente dell'epistrofeo." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 3 (October 1989): 273–78. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200309.

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Abstract:
Le fratture del dente dell'epistrofeo rappresentano circa il 15% delle fratture del rachide cervicale. Vengono esaminati venti casi consecutivi osservati presso la Divisione di Neurochirurgia di Bergamo nel triennio 1984–1987: undici casi erano del secondo tipo di Anderson-D'Alonzo, e nove casi del terzo tipo. In diciassette casi la diagnosi fu tempestiva, mentre in tre la frattura fu misconosciuta e trattata tardivamente. Nel primo gruppo, dopo aver costantemente ottenuto una buona riduzione della frattura, il trattamento iniziale è stato sempre l'applicazione di un presidio di Halo, sotto controllo scopico. II periodo medio di applicazione è stato di 115 giorni. L'unica complicazione osservata è stata il frequente allentamento delle viti del cerchio, talora con flogosi localizzate in relazione al prolungato mantenimento dell'anello. Nel secondo gruppo di pazienti, in cui è sempre stata constatata l'assenza di un callo riparativo, il nostro atteggiamento è stato interventistico, praticando un'artrodesi per via posteriore seguita da applicazione di Halo. Il protocollo di monitoraggio prevede l'esecuzione mensile di radiogrammi standard nelle due proiezioni associati ad uno studio tomografico al fine di valutare la formazione del callo osseo e l'allineamento tra i monconi di frattura. Solo dopo l'osservazione di una soddisfacente riparazione ossea si procede alla rimozione dell'Halo ed all'esecuzione di radiogrammi nelle prove funzionali di estensione e flessione per confermare la stabilità dei monconi. I risultati sono stati complessivamente buoni. Nel primo gruppo tutte le fratture di terzo tipo sono guarite con formazione di callo osseo. Una sola frattura del secondo tipo non ha mostrato alcun fenomeno riparativo a tre mesi, per cui è stata sottoposta ad intervento chirurgico come già indicato, con successiva guarigione. Nel secondo gruppo abbiamo avuto un solo parziale insuccesso dovuto ad un'infezione della ferita chirurgica, guarita comunque per seconda intenzione. In conclusione, le fratture non significativamente dislocate o angolate, siano di secondo o di terzo tipo, meritano a parer nostro un primo approccio conservativo, avendo un'alta probabilità di guarigione. Se dislocate od angolate significativamente, può essere corretto proporre elettivamente la stabilizzazione chirurgica, the rimane comunque la scelta obbligata nei casi di mancata saldatura, di pseudoartrosi o di fratture inveterate. Nel primo caso il trattamento più efficace appare quello con Halo. L'intervento chirurgico è preferibilmente eseguito, secondo varie tecniche fra cui quella da not descritta, per via posteriore.
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Genovino, Cinzia, and Rosa Maria Caprino. "Il ruolo della banca nel processo di innovazione del modello di business." ESPERIENZE D'IMPRESA, no. 2 (January 2021): 69–105. http://dx.doi.org/10.3280/ei2018-002005.

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Abstract:
Il contributo rappresenta un approfondimento del Rapporto MACREF Strategie di integrazione tra produzioni agroalimentari e turismo ed in particolar modo il ruolo della banca nei processi d'innovazione dei modelli di business per le PMI. Si è cercato di offrire un'analisi critica della letteratura sul tema della scelta relativa alla struttura finanziaria efficiente delle imprese, con particolare riguardo alla realtà delle piccole e medie imprese italiane, ed in particolar modo del settore agroalimentare, attraverso una visione della letteratura empirica sull'argomento. Le PMI si caratterizzano tradizionalmente per l'uso quasi esclusivo di capitale di debito nella copertura del fabbisogno finanziario e presentano di conseguenza una struttura finanziaria quanto mai semplificata, nella maggior parte dei casi composta dal debito bancario da una parte e dal capitale dei soci fondatori dall'altra. In questo momento di crisi e di particolare frammentazione del tessuto societario italiano, in particolar modo quello del comparto agroalimentare, un ruolo determinante è stato rivestito dagli istituti bancari anche come gestori di garanzie e contributi pubblici. La scarsa patrimonializzazione delle nostre aziende, spesso a carattere e proprietà familiare, è stata negli anni supplita con un forte ricorso al credito bancario, dal quale le imprese sono diventate dipendenti a scapito di un corretto equilibrio finanziario. L'intero sistema si trova difronte ad una rieducazione finanziaria, dunque sia le imprese che le banche, quest'ultime spinte dall'innovazione tecnologica e dalla ricerca di redditività, si accingono al superamento della loro tradizionale veste istituzionale legata alla erogazione di credito. Gli istituti di credito possono e stanno quindi trasformando in opportunità tale situazione rivedendo i propri modelli distributivi e di business per diversificare le proprie fonti di reddito concentrandosi sull'offerta di nuovi servizi ad alto valore aggiunto alle imprese, sostenendo lo sviluppo e la crescita economica del nostro paese. Oggi il ruolo trainante della ripresa è infatti rappresentato da quelle imprese che sono innovative, che sanno coniugare la produttività e la tecnologia, che si aggregano tra loro o che si internazionalizzano: è proprio a queste impr- se che il sistema bancario deve guardare offrendo loro un supporto non solo in termini finanziari ma in termini di esperienza, conoscenze, competenza e consulenza.
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Andreula, C. F., and A. Carella. "Malattie metastatiche dell'encefalo." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 101–13. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s320.

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Abstract:
La ricerca di metastasi cerebrali in pazienti con anamnesi oncologica positiva avviene mediante l'utilizzo di metodiche avanzate quali la TC e la RM. Il confronto tra le due metodiche si impone per la scelta dell'esame da eseguire, per la valutazione di eventuali falsi negativi preferendo una tecnica, per le considerazioni economiche del rapporto costi- benefici. Tale confronto però dev'essere eseguito ottimizzando al massimo le tecniche per evitare dati tendenziosi e facilmente correggibili. L'utilizzo della tecnica speciale TC con doppia dose di mezzo di contrasto e scansioni ritardate permette un'incremento del 67% di sensibilità della tecnica e il rilievo di circa il 12% di falsi negativi al confronto con la abituale tecnica TC. La RM di base ha una sensibilità sovrapponibile alla TC con tecnica speciale, mediante lo sfruttamento diagnostico della elevata sensibilità delle sequenze a lungo TR e TE per immagini appesantite in T2. L'avvento dei mdc paramagnetici (Gadolinio DTPA) ha permesso un ulteriore incremento di sensibilità della metodica ottenendo un aumento percentuale del 37% su dati di metastasi unica o dubbio di metastasi svelate dalla TC con tecnica speciale. Tali dati apparsi in letteratura concordano con la nostra esperienza personale, con minime variazioni percentuali. In conclusione è nostra opinione prospettare la necessità di adottare nel protocollo diagnostico della ricerca di metastasi la RM con mezzo di contrasto per le sue maggiori percentuali di sensibilità ed anche di specificità. Solo nei casi di difficile accesso agli impianti di RM si farà ricordo alla TC con tecnica speciale di doppia dose di mdc e scansioni ritardata; a sospetto molto fondato di presenza di metastasi e quadro TC negativo bisognerà ricorrere comunque alla RM con gadolinio DTPA. Tale ricerca meticolosa di un numero di metastasi diverso da uno risiede nella differente possibilità terapeutica chirurgica delle metastasi solitarie, con incremento della qualità e della quantità di vita.
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Varaldo, Riccardo, Daniele Dalli, Riccardo Resciniti, and Annalisa Tunisini. "Marketing e intangibles per la competitivitŕ delle medie imprese italiane." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (December 2010): 207–25. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-002001.

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Abstract:
Il paper analizza il ruolo del marketing soprattutto nelle sue componenti piů intangibili nelle strategie competitive delle medie imprese industriali italiane di successo. In particolare, si individuano le scelte di posizionamento di queste imprese e si esamina attraverso quali politiche di branding, pricing e comunicazione e quali relazioni di canale esse sono realizzate. Finalitŕ ultima del paper č l'identificazione dei modelli di successo nella gestione del marketing e l'analisi dei casi mira ad evidenziare come a) l'eccellenza di marketing segue a un generale recupero di competitivitŕ che si basa sul distacco dai modelli imprenditoriali tradizionali e sull'adesione a un modello d'impresa manageriale che gestisce direttamente il rapporto con i mercati, b) l'eccellenza di marketing esprime di rado una via italiana al marketing in senso stretto, quanto piuttosto una corretta applicazione dei principi del marketing tout court in grado di valorizzare il patrimonio di risorse cui sono applicati. Sul piano metodologico il paper si avvale dell'analisi dei risultati di 29 casi di studio di medie imprese con performance superiori alle medie dei rispettivi settori (alimentari, prodotti per la persona, prodotti per la casa, meccanica leggera, cantieristica). La ricerca č stata promossa dalla Societŕ Italiana di Marketing e ad essa hanno partecipato 29 gruppi di ricerca di 21 atenei diversi.
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Pasqualin, A. "Epidemiologia e storia naturale delle MAV cerebrali." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 29–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500104.

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Abstract:
Le malformazioni artero-venose (MAV o angiomi) cerebrali rappresentano una patologia rara: 1.5–2 casi/100.000 / anno. Non vi sono dati certi sulla ereditarietà, sono stati descritti casi di incidenza familiare. Alla diagnosi di angioma cerebrale si giunge precocemente nella vita, dato che la maggioranza dei pazienti con MAV ha età compresa tra 20 e 40 anni. La presentazione clinica più frequente è costituita dall'emorragia intracranica, più spesso intraparenchimale o intraventricolare, e raramente subaracnoidea. Sintomi meno frequenti sono costituiti dall'epilessia, dalla cefalea, da un deficit neurologico progressivo. Tra gli altri sistemi di esordio, lo scompenso cardiaco è una manifestazione comune per angiomi di grosse dimensioni in etè infantile. La presenza di uno o più aneurismi associati ad una MAV intracranica non è infrequente. È stata proposta una classificazione in 4 tipi degli aneurismi associati a MAV: 1) aneurisma displasico (in sede non dipendente dalla MAV); 2) aneurisma prossimale (sul circolo di Willis, prossimale alla MAV); 3) aneurisma peduncolare (su un peduncolo vasale afferente alla MAV); 4) aneurisma intranidale. La scomparsa completa dell'angioma è un evento raro, con un totale di 65 casi documentati nella letteratura di lingua inglese al momento attuale. La teoria meglio documentata (attraverso studi seriati con risonanza) è la progressiva trombosi dell'unico scarico venoso. Ai fini del trattamento, l'aspetto più importante da valutare in un paziente con angioma cerebrale dovrebbe essere la probabilità di sanguinamento dell'angioma stesso; in altre parole, se fosse possibile stabilire un basso rischio di emorragia per un dato angioma, non sarebbe giustificato sottoporre il paziente ad un trattamento che comporti rischi più elevati. I due fattori anatomici più significativi per presentazione emorragica sono lo scarico venoso profondo e la stenosi venosa. Il rischio annuo di emorragia rimane un dato fondamentale per una decisione terapeutica. I dati più attendibili derivano da studi - prospettici o retrospettivi - condotti su larghe serie cliniche e con follow-up prolungato nel tempo. Da questi studi si ricava un rischio annuo di emorragia variabile: a) dal 1.7 al 4% per angiomi intatti al momento della diagnosi, e b) dal 2 al 3.9% per angiomi con pregressa emorragia. In un recente lavoro presentato dal nostro gruppo nel 1995 il rischio annuo di prima emorragia si attesta intorno al 2.8%, il rischio di seconda emorragia intorno al 3.5%, il rischio di terza emorragia intorno al 7.7%, ed il rischio annuo di morte rispettivamente intorno all '1.2%, 1.6% e 3%; si è notata una tendenza ad un maggior rischio di emorragia nelle MAV di volume superiore ai 20 cm3 e nelle MAV con drenaggio venoso estensivo. L'istituzione di uno studio cooperativo internazionale - con una componente retrospettiva e prospettica valutata con criteri omogenei nei differenti centri - porterebbe sicuramente ad una migliore definizione del rischio di emorragia e ad una più adeguata scelta terapeutica nei pazienti con angiomi cerebrali.
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Suchecki, Zbigniew. "Wydalanie duchownych na podstawie kanonicznego procesu karnego." Prawo Kanoniczne 54, no. 3-4 (December 10, 2011): 77–115. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2011.54.3-4.03.

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Abstract:
Il processo penale canonico ha sempre costituito l’extrema ratio cui ricorrere solo quando fossero esaurite tutte le altre vie per ottenere la riparazione dello scandalo, il ristabilimento della giustizia, l’emendamento del reo (cfr. c. 1341). Le cause penali necessitano della presenza del promotore di giustizia in quanto con esse si vuole perseguire le finalità della giustizia e della tutela del bene pubblico. Per irrogare o dichiarare la pena il Codice di Diritto Canonico del 1983 prevede una doppia procedura penale: giudiziaria (che si concluderà con una sentenza) o amministrativa (stragiudiziale – che si concluderà con un decreto). Nel processo penale giudiziario il Promotore di giustizia svolge il compito di parte attrice o titolare dell’azione criminale contro l’imputato. Giovanni Paolo II nel discorso alla Rota Romana ha sottolineato che «l’istituzionalizzazione di quello strumento di giustizia che è il processo rappresenta una progressiva conquista di civiltà e di rispetto della dignità dell’uomo» (Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso alla Rota Romana, (18 gennaio 1990), in L’Osservatore Romano, 19 gennaio 1990, p. 5). Si evince molto chiaramente dal can. 1342, § 1 la preferenza del legislatore per la via giudiziale. Infatti, il processo penale giudiziario offre maggiori garanzie di giustizia, in quanto assicura e garantisce in modo conforme il diritto alla difesa, permette al giudice di consolidare una maggiore certezza morale sull’esistenza dei fatti mediante l’acquisizione giudiziale delle prove, delle circostanze e dell’imputabilità, valutando tutte le circostanze del delitto, determina la condizione dell’imputato, precisa il grado del danno causato dal delitto, applica con equità la pena giusta alla luce degli elementi emersi durante il giudizio. Rimangono tuttavia casi in cui il legislatore indica la via giudiziale come la più adatta, che certamente offre maggiori certezze e garanzie ai fini dell’accertamento della verità, della giustizia e soprattutto della salvaguardia dei diritti dei fedeli. Innanzitutto essa è obbligatoria per irrogare o dichiarare le pene più gravi, come quelle espiatorie perpetue (can. 1336). «Per decreto non si possono infliggere o dichiarare pene perpetue; né quelle pene che la legge o il precetto che le costituisce vieta di applicare per decreto» (can. 1342, § 2). Il promotore di giustizia assume le vesti di parte attrice o titolare dell’azione criminale (actio criminalis) contro l’imputato. Egli è la persona pubblica costituita per tutelare il bene pubblico, che deriva dall’osservanza della legge, al di là delle considerazioni soggettive can. 1362, § 1; 1720, 3°; 1726. Nel processo penale, a protezione dei diritti del fedele il legislatore vieta espressamente di imporre all’imputato il giuramento e l’accusato non è tenuto a confessare il delitto (can. 1728, § 2). In questo modo si garantisce al reo la scelta della linea difensiva più opportuna senza costrizione a riconoscere i fatti che siano a sé sfavorevoli. Il processo penale giudiziario prevede e garantisce al reo un diritto fondamentale di appello dopo l’emanazione della sentenza di condanna (can. 1727, § 1). Inoltre garantisce il diritto di appello al promotore di giustizia nelle cause in cui la loro presenza è richiesta (cfr. cann. 1727, § 2, 1628). Il termine per proporre l’appello è di 15 giorni e va proposto avanti al giudice a quo, che ha emesso la sentenza. Può essere fatto a voce, ed in tal caso il notaio lo deve mettere per scritto avanti allo stesso appellante (can. 1630, § 2). Il can. 1353 disciplina che «l’appello o il ricorso contro le sentenze giudiziali o i decreti che infliggono o dichiarano una pena qualsiasi hanno effetto sospensivo». Il legislatore prevede nel Capitolo III: «de actione ad damna reparanda» un’azione contenziosa per la riparazione dei danni ingiustamente inferti dal delitto (cann. 1729–1731). Pur consentendo nell’ambito del processo penale giudiziario l’esercizio dell’azione per il risarcimento dei danni, il legislatore tiene sempre distinte le due azioni, quella criminale, tendente all’irrogazione o alla dichiarazione della pena, e quella contenziosa per la riparazione dei danni inferti dal delitto. La sentenza può essere eseguita dopo che sia passata in giudicato, ossia dopo una duplice sentenza conforme che non sempre si ha con la decisione di secondo grado.
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Vitali, Massimiliano, and Cristina Volpi. "Tutti in casa! Il racconto del tempo vissuto durante la pandemia nei disegni delle bambine e dei bambini." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (June 2021): 37–50. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-004004.

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A partire dagli elaborati grafici raccolti nell'ambito del concorso nazionale di disegno Tutti in casa!, indetto nel maggio 2020 da Fondazione PInAC - Pinacoteca Internazionale dell'età evolutiva Aldo Cibaldi di Rezzato (BS), gli autori presentano le loro riflessioni su come minori di diverse fasce d'età abbiano scelto di rappresentare la loro personale esperienza del lockdown durante l'emergenza sanitaria Covid-19 e, nello specifico, i vissuti legati alla permanenza a casa. Le considerazioni raccolte si basano su elementi di analisi sociologica dei contesti di produzione, sulla valutazione degli specifici bisogni evolutivi degli autori dei disegni in relazione alle loro diverse età, sulla riflessione circa l'esposizione collettiva alle retoriche diffuse dai principali media nel periodo storico della pandemia.
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Barbagallo, Sebastiano. "La difesa ecosostenibile delle colture agrarie." Bullettin of the Gioenia Academy of Natural Sciences of Catania 52, no. 382/SFE (December 22, 2019): DECA1—DECA4. http://dx.doi.org/10.35352/gioenia.v52i382/sfe.78.

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Abstract:
Viene presentata una sintesi introduttiva alla lotta integrata per la difesa delle piante dai loro parassiti animali. Il metodo viene prospettato, ormai su scala mondiale, quale ineludibile sistema di intervento per frenare la facile unilateralità della lotta chimica ad oltranza e a sostegno di una agricoltura ecosostenibile. Si suggerisce pertanto il ricorso prioritario, ogni qualvolta applicabile, ai metodi colturali (inclusa la resistenza delle piante), fisici, biologici e biotecnici, limitando l’applicazione dei mezzi chimici (oculatamente scelti) ai soli casi di comprovata esigenza, come peraltro dettato dalla normativa comunitaria e nazionale vigente.
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