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Aversano, Francesco. "Regole sul cibo e sviluppo turistico dell'impresa agricola. Il caso dei food events." RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no. 19 (February 2018): 7–37. http://dx.doi.org/10.3280/dt2017-019001.

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Abstract:
La crescita del business nel settore alimentare non è solo legata alle tradizionali attività di distribuzione commerciale, ma anche al settore dell'ospitalità e del tempo libero. La frequente organizzazione di eventi gastronomici è, infatti, un fenomeno che è sicuramente in evoluzione, attraverso la vendita diretta dei prodotti, degustazioni o banchetti. Inoltre, anche le attività produttive e amministrative legate a determinati luoghi sono fattori che guidano lo sviluppo turistico. In questo contributo verranno analizzate tali opportunità, per aziende e territori, attraverso la legislazione del settore alimentare che è un modello di riferimento unitario, perché ha lo scopo di tutelare la sicurezza degli alimenti e salvaguardare il consumatore. In proposito, la legislazione del settore alimentare prevede norme volte a tutelare il consumatore sotto il profilo informativo e a promuovere i prodotti con un valore particolare. Inoltre, la genuinità dei prodotti e la loro origine hanno assunto un'importanza crescente non solo nella scelta del prodotto, ma anche riguardo l'origine del prodotto stesso. Analizzare la legislazione europea del settore alimentare significa, quindi, verificare anche la possibile afferenza alle attuali regole del mercato turistico, il clamore inevitabile sull'assenza di rischio alimentare, quale fattore importante per l'affidabilità della somministrazione del cibo.
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Cossiri, Angela, and Giulia Messere. "Il cibo dalla Costituzione alle pratiche educative nel quadro delle politiche per la sostenibilità." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 1 (November 2021): 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/aim2019-001001.

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Abstract:
Il cibo, anche a seguito di recenti contenziosi, sta assumendo sempre più una rilevanza costituzionalistica. Oltre a tutelare il diritto al sostentamento, la Costituzione ne presidia la libertà di scelta, che trova ancoraggio nelle libertà personali, di coscienza e religiosa. Il cibo è altresì connesso al diritto alla salute: da questo punto di vista, emerge il problema costituzionale del costo del cibo salubre, che non dovrebbe produrre disuguaglianze. Le questioni vanno inquadrate considerando i diritti delle generazioni future, a cui l'attuale comunità sociale è legata dal dovere di solidarietà. In questo contesto, si colloca l'educazione alimentare, riconosciuta nei programmi dell'Agenda 2030 dell'ONU e nelle Linee Guida per l'Educazione Alimentare del MIUR, in cui prende forma un'idea di azione globale integrata fra tutti i soggetti chiamati a promuovere corrette abitudini sul cibo. Tuttavia, su questo versante, recenti studi hanno evidenziato alcune debolezze nella cooperazione per programmi comuni e unitari verso un'educazione alimentare promossa sul piano nazionale.
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Barbarossa, Diamante. "La disciplina delle macellazioni rituali nell'Europa del benessere animale: tre decisioni della Corte di giustizia." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 1 (November 2021): 31–69. http://dx.doi.org/10.3280/aim2019-001002.

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Abstract:
La sentenza della Corte di giustizia del 17 dicembre 2020 nella causa Centraal Israëlitisch Consistorie van België e a. ha stabilito che gli Stati membri possono imporre tecniche di stordimento reversibile in caso di macellazioni rituali, sostenendo che tale scelta realizzi un giusto bilanciamento tra benessere animale e libertà religiosa. Questa sentenza rappresenta la terza pronuncia in tre anni consecutivi in materia di macellazioni rituali, a riprova della complessità della questione. Il presente lavoro permette di ricostruire la disciplina dei mercati alimentari religiosi di carni halal e kosher, attraverso l'interpretazione delle principali disposizioni del reg. (CE) n. 1099/2009 in fatto di macellazioni rituali offerta dalle tre sentenze della Corte di giustizia, al fi ne di comprendere l'impatto di quest'ultime sulla disciplina. In seguito, si rifl etterà sulle maggiori problematiche che ancora oggi caratterizzano i mercati alimentari religiosi, soprattutto in fatto di informazioni, anche alla luce dell'auspicata etichettatura europea del benessere animale, promossa dalla Strategia From farm to fork a garanzia di scelte alimentari sostenibili.
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Benedetto, Loredana, Massimo Ingrassia, and Mariagrazia Rosano. "Credenze materne sull'alimentazione salutare nell'infanzia." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (September 2010): 55–69. http://dx.doi.org/10.3280/psd2010-001003.

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Abstract:
Gli autori indagano alcune credenze materne circa il regime alimentare dei propri figli. La letteratura ha evidenziato differenze socioculturali: a un livello d'istruzione piů elevato sono solitamente associate abitudini piů restrittive e in linea con le raccomandazioni per un'adeguata alimentazione infantile. Scopo della ricerca č verificare se a un piů elevato livello d'istruzione delle madri corrispondano differenti credenze circa le restrizioni alimentari. Metodo. Hanno preso parte alla ricerca 35 madri con livello d'istruzione basso (licenza elementare o media) e 93 medio-alto (maturitŕ o laurea). Lo strumento era un questionario self-report che conteneva una lista di 20 cibi/bevande tipici della dieta dei bambini italiani in etŕ scolare e un elenco di 12 item volti a misurare l'importanza attribuita ad alcuni fattori nelle scelte alimentari. Risultati. Le differenze piů evidenti sono quelle concernenti i motivi delle restrizioni: le madri di livello socioculturale basso erano piů attente al consumo eccessivo. L'altro gruppo di madri sembrava invece piů attento ai problemi di salute. Ciň appare rilevante in considerazione dell'interesse crescente circa il peso dei fattori ecoculturali nella promozione del benessere dei bambini (Christensen, 2004).
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Nucci, Daniele, Matteo Momi, Stefano Realdon, and Vincenza Gianfredi. "Pubblicità televisiva e scelte alimentari dei bambini." SALUTE E SOCIETÀ, no. 3 (October 2019): 131–45. http://dx.doi.org/10.3280/ses2019-003012.

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Ramazzotti, Dalila. "Verso l'armonizzazione dell'etichettatura nutrizionale fronte-pacco: NutrInform Battery come modello uniforme?" AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 1 (November 2021): 89–127. http://dx.doi.org/10.3280/aim2019-001004.

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Abstract:
Nel novembre 2020 il governo italiano ha adottato il marchio nutrizionale facoltativo denominato NutrInform Battery, in applicazione dell'art. 35 del reg. (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori; questa disposizione, infatti, consente agli Stati di raccomandare agli operatori del settore alimentare l'utilizzo di forme di espressione o presentazione supplementari della dichiarazione nutrizionale, che servono ad agevolare, tramite colori o forme grafiche facilmente intellegibili, la comprensione delle proprietà nutrizionali degli alimenti da parte del consumatore. Nel presente lavoro, dopo aver illustrato le principali caratteristiche del logo NutrInform Battery, nonché la posizione della Commissione europea sull'uso delle forme di espressione supplementari della dichiarazione nutrizionale, ci si interrogherà sulla fattibilità del logo italiano come modello armonizzato di etichettatura fronte-pacco e più in generale sulla sua effettiva idoneità a supportare scelte alimentari più sane e consapevoli.
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ZERBINI, CRISTINA, LUCERI, BEATRICE, and LATUSI, SABRINA. "Promuovere scelte alimentari corrette attraverso le etichette nutrizionali." Sinergie Italian Journal of Management, no. 106 (2018): 141–55. http://dx.doi.org/10.7433/s106.2018.08.

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Mori, Lucia. "Paesaggi agrari e scelte alimentari: orzo e sesamo nella Mesopotamia del Bronzo Antico." a. LVI, n. 1-2. giugno-dicembre 2016, no. 1 (October 20, 2016): 229–38. http://dx.doi.org/10.35948/0557-1359/2016.1668.

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 . "La Voce dei Pazienti Scelte Alimentari e di Lavoro. Rene Policistico e Vita Quotidiana." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 3 (October 20, 2014): 310–12. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.928.

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Abstract:
Essere affetti da una patologia come il rene policistico comporta riflessioni spesso anche drammatiche sulle grandi scelte della vita (prima fra tutte, quella di avere o non avere figli). Ma altrettanto importanti sono le decisioni - solo apparentemente meno importanti - relative alla vita quotidiana. Sulla pagina Facebook di AIRP, si è recentemente dibattuto sugli stili di alimentazione più adatti a chi soffre di rene policistico e sul tema dell'invalidità in relazione al mondo del lavoro. Entrambi gli argomenti hanno generato fitti scambi di esperienze e di opinioni, con un'intensa partecipazione di voci diverse…
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Simonelli, Chiara, Irene Petruccelli, and Silvia Lorusso. "Il "peso" del corpo nelle relazioni sessuali ed affettive. studio pilota su un campione di donne con sovrappeso e obesitŕ." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 1 (March 2012): 61–80. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2012-001004.

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Abstract:
I processi psicologici coinvolti nelle relazioni intime sembrano essere connessi, in maggior misura per le donne, alla soddisfazione per il proprio corpo e ai comportamenti alimentari e sessuali. La ricerca si č finora prevalentemente orientata a evidenziare le relazioni tra un indice di massa corporea (IMC) al di sotto del range normale e la soddisfazione relazionale e sessuale. In vista dell'aumentata incidenza dell'obesitŕ e del sovrappeso in Occidente, si č scelto di effettuare uno studio pilota che indagasse i rapporti esistenti tra l'eccesso di peso corporeo e le relazioni intime. L'ipotesi principale dello studio č dimostrare che all'aumentare dell'IMC aumenta l'insoddisfazione sessuale e relazionale misurata attraverso il Sesamo test, questionario sessuorelazionale. Obiettivi: appurare se esiste una relazione significativa tra IMC e le aree del Sesamo e analizzare la relazione tra le varie aree indagate dallo strumento scelto. Il campione di 45 donne č stato suddiviso in tre gruppi di 15 persone in base ai valori di IMC: range normale, sovrappeso e obesitŕ. Il lavoro, concluso nel 2010, sembra confermare la maggior parte degli studi precedenti e presenta dati originali e spunti interessanti per ricerche piů approfondite.
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Pensato, Rino. "1911-2011. Il centenario artusiano e Casa Artusi a Forlimpopoli." SOCIETÀ E STORIA, no. 136 (July 2012): 413–18. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-136009.

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Abstract:
L'autore ricostruisce il contributo di Pellegrino Artusi all'unificazione dei costumi alimentari degli italiani, cento anni dopo la sua morte (1911) e 120 anni dopo la pubblicazione del suo capolavoro, La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene (1891). Il suo "ricettario" viene pubblicato ininterrottamente da 120 anni ed č l'unico ricettario italiano ad essere stato tradotto nelle principali lingue del mondo. Il successo č dovuto al metodo di raccolta e scelta delle ricette, prelevate, piů che da altri ricettari italiani e stranieri, dalla "pratica" di cercare le ricette direttamente, da cuochi e soprattutto persone comuni, che Artusi conosceva attraverso i suoi viaggi per tutta la penisola, o per corrispondenza. Il gastronomo e letterato Artusi agě anche sulla lingua della cucina, abbandonando quasi del tutto i diffusissimi francesismi e introducendo una lingua sobria ma elegante, molto influenzata, come la sua cucina, dagli usi toscani e romagnoli. In suo onore (e della sua "cucina di casa") venne aperto nel 2007 a Forlimpopoli, sua cittÀ natale (in Romagna), il primo centro in Italia culturale e gastronomico dedicato appunto alla cucina domestica, Casa Artusi, che ospita la suo interno.
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Válková, Lenka. "The interplay between jurisdictional rules established in the EU legal instruments in the field of family law: testing functionality through simultaneous application with domestic law = L’interazione tra le regole di giurisdizione all’interno degli strumenti giuridici dell’UE nell’ambito del diritto di famiglia: la prova del funzionamento attraverso l’applicazione simultanea del diritto nazionale." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 9, no. 2 (October 5, 2017): 551. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2017.3886.

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Abstract:
Abstract: The following article aims at testing the interrelations between the rules on: jurisdiction in divorce and parental responsibility laid down in the Brussels IIa Regulation, maintenance laid down in the Maintenance Regulation, and property regime laid down in the Regulation on Matrimonial Property Regimes and on Property Consequences of Registered Partnerships, considering a number of potentially seised Member State courts and their interactions with domestic law. For the testing, the national legal system and case law of Slovakia and Czech Republic, which require hearing of a dispute in unique proceedings (with certain differences), has been selected in order to tackle problems connected with the simultaneous application of rules established by the EU regulations and domestic procedural rules.Keywords: Multiplicity of Regulations in Family Matters, Interplay between Jurisdictional Rules, Divorce, Parental Responsibility, Maintenance, Matrimonial Property Regimes, Czech and Slovak Legislation.Riassunto: Il presente contributo mira a verificare l’interazione tra le norme sulla competenza in materia di divorzio e responsabilità genitoriale stabilite dal Regolamento Bruxelles IIa, in materia di obbligazioni alimentari previste nel Regolamento sulle Obbligazioni Alimentari, e in materia di regimi patrimoniali previsti dai Regolamenti in Materia di Regimi Patrimoniali fra Coniugi e di Effetti Patrimoniali delle Unioni Registrate, prendendo in considerazione le Corti degli Stati Membri potenzialmente adite e la loro interazione con il diritto interno. Al fine di testare il funzionamento e affrontare i problema legati all’applicazione simultanea delle norme stabilite dal diritto dell’UE e delle norme procedurali nazionali, sono stati scelti i sistemi giuridici della Slovacchia e della Repubblica ceca, che richiedono, con alcune differenze, l’audizione di una controversia in un unico processo.Parole chiave: molteplicità dei regolamenti in diritto di familia, interazione tra le norme sulla competenza, divorzio, responsabilità genitoriale, obbligazioni alimentari, regime patrimoniale, legislazione ceca e slovacca.
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Varaldo, Riccardo, Daniele Dalli, Riccardo Resciniti, and Annalisa Tunisini. "Marketing e intangibles per la competitivitŕ delle medie imprese italiane." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (December 2010): 207–25. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-002001.

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Abstract:
Il paper analizza il ruolo del marketing soprattutto nelle sue componenti piů intangibili nelle strategie competitive delle medie imprese industriali italiane di successo. In particolare, si individuano le scelte di posizionamento di queste imprese e si esamina attraverso quali politiche di branding, pricing e comunicazione e quali relazioni di canale esse sono realizzate. Finalitŕ ultima del paper č l'identificazione dei modelli di successo nella gestione del marketing e l'analisi dei casi mira ad evidenziare come a) l'eccellenza di marketing segue a un generale recupero di competitivitŕ che si basa sul distacco dai modelli imprenditoriali tradizionali e sull'adesione a un modello d'impresa manageriale che gestisce direttamente il rapporto con i mercati, b) l'eccellenza di marketing esprime di rado una via italiana al marketing in senso stretto, quanto piuttosto una corretta applicazione dei principi del marketing tout court in grado di valorizzare il patrimonio di risorse cui sono applicati. Sul piano metodologico il paper si avvale dell'analisi dei risultati di 29 casi di studio di medie imprese con performance superiori alle medie dei rispettivi settori (alimentari, prodotti per la persona, prodotti per la casa, meccanica leggera, cantieristica). La ricerca č stata promossa dalla Societŕ Italiana di Marketing e ad essa hanno partecipato 29 gruppi di ricerca di 21 atenei diversi.
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Costato, Luigi. "Lo storico problema dell’alimentazione: la sicurezza degli approvvigionamenti, la food sovereignity e la nuova agricoltura." Przegląd Prawa Rolnego, no. 2(29) (December 30, 2021): 169–81. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2021.29.2.6.

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Abstract:
L’agricoltura è stata il motore che ha consentito lo sviluppo della civiltà umana; attraverso i suoi surplus alimentari ha permesso lo sviluppo di attività non agricole (sacerdoti e guerrieri) e l’affermarsi di differenziazioni economiche che permangono anche oggi (lavoratori e redditieri, ricchi e poveri). Ma la distribuzione degli alimenti fra tutta l’umanità ancor ora è insufficiente, malgrado gli strumenti di trasporto disponibili. Il legislatore europeo di questo secolo e le linee evolutive del commercio internazionale hanno progressivamente segnato una dichiarata e consapevole integrazione fra regole di prodotto e regole di produzione, fra ciclo della vita e mercato, valorizzando il ruolo dell’impresa verso la costruzione di un modello disciplinare unitario ed integrato, al cui interno rilievo essenziale e crescente viene riconosciuto alle scelte di coerenza ambientale e di corretto uso delle risorse naturali. Ma i cambiamenti climatici e la necessità di cambiare modello di sviluppo comporteranno una riduzione drastica degli allevamenti per diminuire la produzione di metano e CO2, e la sostituzione della carne con prodotti di laboratorio contenenti altre proteine derivate probabilmente da molecole di carne che non hanno mai vissuto in una stalla, una forte rivalutazione dei boschi e loro coltivazione in zone aride o artiche ovvero in altissima montagna per incarcerare CO2, lo sviluppo di coltivazioni erbacee modificate per produrre non solo carboidrati, ma anche vitamine e proteine; insomma, ci stiamo avviando verso una nuova rivoluzione agricola dove allo scopo ambientalistico si affiancherà anche lo scopo produttivistico: l’uomo incentiverà l’arboricoltura e alcune coltivazioni erbacee, ridurrà drasticamente l’allevamento di animali dando origine ad una nuova agricoltura, più efficace dal punto di vista ambientale ma anche meglio adatta alla coincidenza del settore primario con la sopravvivenza del genere umano, tentando di diminuire la sua invasività e di ricostruire un pianeta capace di sopportare la nostra invasiva presenza.
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Gorla, Gioia. "Prima e dopo la legge 180: una psicologa in manicomio." SETTING, no. 28 (May 2010): 41–58. http://dx.doi.org/10.3280/set2009-028006.

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Abstract:
L'Associazione di Studi Psicoanalitici (A.S.P.) ha ricordato il 24 ottobre 2009 Teresa Piacentini Corsi, psicoanalista e pediatra, scomparsa nel 2008, fondatrice dell'Associazione e psicoanalista che ha influenzato con la sua opera molti allievi e colleghi. Per il suo tempo Teresa Piacentini Corsi č stata un'innovatrice, una voce diversa in sede clinico-teorica, che ha saputo affrontare temi che sarebbero emersi nella psicoanalisi molti anni dopo, quali le tecniche dell'approccio relazionale e l'attenzione alla differenza di genere nel setting clinico. I due articoli qui pubblicati costituiscono gli interventi presentati da Eugenia Omodei Zorini e Claudia Zanardi il 24 ottobre 2009 in suo ricordo, lasciati nella loro forma spontanea ed emozionale in cui sono stati pronunciati, essi descrivono, attraverso i suoi scritti e le esperienze dirette di lei da parte delle Autrici, il vasto appassionato lavoro di Teresa nei campi della psicoanalisi individuale, di gruppo e nelle Istituzioni. Gli articoli mostrano anche il caldo e profondo legame delle Autrici con un'analista intuitiva, brillante, aperta; una straordinaria maestra, ed una libera pensatrice. Viene anche riproposto in questa sede un articolo del 1994 di Teresa Piacentini Corsi e Claudia Zanardi, scelto tra molti altri perché incentrato sullo sviluppo psichico femminile e sulla comunicazione pre-verbale nella relazione analitica, uno dei principali temi di interesse di Teresa. Esso prende in considerazione i sintomi del corpo delle donne come voci del conflitto tra l'attaccamento inconscio a vecchie identificazioni trasmesse per via intergenerazionale e i nuovi modelli di identitŕ femminile della societŕ in trasformazione. I disturbi alimentari delle donne sono ascoltati come linguaggio del corpo in una cornice psicologica/ sociale che legge gli esempi clinici attraverso la teoria psicoanalitica e quella del femminismo. Č grande l'affetto con cui tutti noi ricordiamo Teresa Piacentini Corsi.
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POZZATO, Maria Pia. "Bambini al ristorante. Strategie, tensioni e passioni di una scena alimentare." 124, no. 124 (January 11, 2021). http://dx.doi.org/10.25965/as.6857.

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"La Voce dei Pazienti Scelte Alimentari e di Lavoro. Rene Policistico e Vita Quotidiana." Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 26, no. 3 (July 2014): 310–12. http://dx.doi.org/10.5301/gtnd.2014.12743.

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Nogueira Jr., Miodeli, Maurício De Castro Robert, and Maria Angélica Haddad. "Calliactis tricolor (Anthozoa, Acontiaria) epibionte em Brachyura (Crustacea, Decapoda) no litoral sul do Paraná e Norte de Santa Catarina." Acta Biológica Paranaense 35 (December 31, 2006). http://dx.doi.org/10.5380/abpr.v35i0.7260.

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Abstract:
A pesquisa sobre associações entre organismos de diferentes taxasão importantes para a compreensão da estrutura, dinâmica eevolução de uma comunidade. Entre as diversas associaçõesenvolvendo cnidários, a epibiose de anêmonas-do-mar é uma dasmais amplamente relatadas (e.g., CUTRESS & ROSS, 1969; CUTRESS, ROSS & SUTTON, 1970; ROSS, 1971, 1974a, b, 1983; BACH & HERRNKIND, 1980; CHINTIRIGLOU, DOUMENC & KOUTSOUBAS, 1992; PASTORINO, 1993; ATES, 1995a, b; CHRISTIDS, CHINTIRIGLOU & CULLEY, 1997; ACUÑA, EXCOFFON & SCELZO, 2003). Registros de anêmonas associadas a gastrópodes e pagurídeos, respectivamente cerca de 30 e 60 pares de espécies combinadas (ATES, 1995a), são mais freqüentes do que associações com braquiúros, relatadas somente com algumas espécies de majídeos e calapídeos (CUTRESS, ROSS & SUTTON, 1970; ROSS, 1974b, 1983; ACUÑA, EXCOFFON & SCELZO, 2003; LARENAS, 2004; WINTER & MASUNARI, 2006; LARENAS, 2004). Nestas associações, considerase que as anêmonas ganham maior mobilidade, aumentando assim sua disponibilidade alimentar e, eventualmente, recebem proteção, enquanto seus hospedeiros gozam de camuflagem e também de proteção contra predadores, fornecida pelos nematocistos da hóspede (ROSS, 1971, 1974b, 1983; BACH & HERRNKIND, 1980; ATES, 1995a). Freqüências mais altas destas associações parecem estar relacionadas a comunidades com maiores pressões de predação sobre o hospedeiro (BACH & HERRNKIND, 1980). A grande maioria dos trabalhos sobre anêmonas epibiontes provém do hemisfério Norte. Para o Atlântico Sul, foram registradas: de Mar Del Plata, na costa da Argentina, a epibiose da anêmonado- mar Antholoba achates (DRAYTON in DANA, 1846) sobre o caranguejo Libinia spinosa Milne-Edwards, 1834 (ACUÑA, EXCOFFON & SCELZO, 2003) e sobre os gastrópodos Buccinanops cochlidium (Dillwyn, 1817) e Adelomelon brasiliana (Lammarck, 1811) (respectivamente PASTORINO, 1993 e LUZZATO & PASTORINO, 2006); no Brasil, CORRÊA (1964) traz observações casuais sobre o assunto,registrando a ocorrência de Calliactis tricolor (Le Sueur, 1817)epibionte em Libinia spinosa Milne Edwards 1834, e WINTER &MASUNARI (2006) constataram que C. tricolor foi o macroepizóicomais comum e abundante em L. ferreirae Brito-Capello, 1871. Dessa última associação, LARENAS (2004) descreveu comportamento de hospedeiro e da hóspede, observados em aquário durante três meses. O presente estudo acrescenta dados qualitativos e quantitativos sobre a epibiose da anêmona-do-mar C. tricolor em quatro espécies de Brachyura, provenientes da região litorânea do sul do Paraná e norte de Santa Catarina.
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Guille-Escuret, Georges. "Cannibalisme." Anthropen, 2019. http://dx.doi.org/10.17184/eac.anthropen.119.

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Abstract:
Le terme cannibalisme, issu de la découverte par Christophe Colomb des Canibs antillais (les Caraïbes), cristallise la réunion de deux phobies millénaires au sein de la civilisation occidentale : d’une part, le refus politique par la Grèce antique de l’allélophagie (se manger les uns les autres), incompatible avec la cité au même titre que la société féminine des Amazones, et, d’autre part, la répulsion mystique que l’anthropophagie inspire au monothéisme, par la rémanence trouble d’un caractère sacré de la chair humaine. Dès lors, la notion unit deux « bestialités » en une dépréciation ultime de l’exotisme que, malgré un essai rebelle et lumineux de Montaigne, la science de l’homme subira en pensant a priori le cannibalisme sous forme de crime contre l’humanisme, à travers trois phases : l’accusation, tant que l’ethnologie s’associe au colonialisme, puis le silence, après la Première Guerre mondiale, et enfin la disculpation, voire une dénégation « faute de preuves », depuis le dernier quart du XXe siècle. Cela posé, au-delà du défi permanent lancé à une sérénité scientifique que l’anthropologie se devrait d’acquérir face à tout objet de réflexion, le thème du cannibalisme contient une multitude de questions d’autant plus intéressantes qu’elles sont demeurées en friche pendant que « le reste de l’ethnologie » affinait son élaboration. Toutes les sociétés pensent spontanément l’hypothèse d’un cannibalisme, ne serait-ce que pour en commenter l’indécence : par exemple, en tant qu’inceste alimentaire (Polynésie, Micronésie). Certaines ont pratiqué une anthropophagie médicale non cannibale, en ce sens que le traitement des organes destinés à une absorption n’entretient aucun rapport avec l’identité de leur porteur (Europe, Chine), ou bien que le prélèvement partiel sur un parent n’implique pas sa mort (Chine). Il arrive, cependant, que l’existence d’une sorcellerie utilisant régulièrement le corps humain s’étende par moments à une fébrilité guerrière (Afrique centrale et occidentale), intégrant ainsi un constat général : la pratique culturellement assumée du cannibalisme « clignote » le plus souvent sur la planète comme un phénomène inconstant, ou selon le mot de Claude Lévi-Strauss, « labile ». Plus précisément, le sentiment d’une fréquence à long terme dans de grandes aires (Mélanésie, Amazonie), ou certains types d’environnements (la forêt tropicale en tête), voile une instabilité de la pratique chez les peuples. Les exceptions éventuelles correspondent non à des modes de vie présumés « sauvages » ou « primitifs », mais à des peuples marqués au contraire par des hiérarchies instituées : en Amazonie et en Amérique centrale, la consommation de l’ennemi imprégna si nettement certaines cosmogonies (Tupi-Guaranis, Caraïbes, Nahuas) qu’elle s’y fixa sur une longue durée. Le rapport prédateur/proie y était ressenti à travers une circularité où les groupes échangent continuellement les rôles : l’affirmation de la parité chez les guerriers s’accorde à la stratification sociale, dans un schéma analogue à la conjonction du chevaleresque et de l'aristocratique chez les Occidentaux. Les Bataks de Sumatra, dont l’anthropophagie fut signalée sur sept siècles, constituent un cas limite différent : punitive, elle s’applique aussi bien aux membres de la communauté (cannibalisme dit « juridique ») qu'aux ennemis. Autre point remarquable : si l'on considère les grandes zones culturelles de la planète, l'exocannibalisme (c'est-à-dire, la consommation alimentaire de l'ennemi) ne couvre jamais, fut-ce provisoirement, la totalité de l'espace habité, loin s'en faut. D'une part, il existe toujours des groupes qui la rejettent parmi des voisins qui s'y adonnent. D'autre part, on trouve régulièrement la présence de deux usages assortis : l'endocannibalisme funéraire sur le corps du parent défunt, voire spécialisé sur les os (Amazonie), et la chasse aux têtes où le trophée se rapporte systématiquement à un seuil décisif du cycle vital (naissance, mariage, cérémonie agraire de fécondité). Les trois orientations surgissent dans les mêmes régions, mais s'assemblent rarement. La conjonction sur la chair humaine des anthropophagies guerrière et funéraire émerge ponctuellement en Amazonie et en Nouvelle-Guinée, où elle singularise une population par rapport aux autres. L'incompatibilité se révèle, certes, moins tranchée entre exocannibalisme et chasse aux têtes (Océanie), d'autant que le rituel d'adoption sur le trophée prévoit habituellement une absorption infime à un instant déterminé de son déroulement. Cela dit, chaque fois que ces deux opérations se combinent, la prépondérance de l'une d'elles s'affirme clairement aux dépens de l'autre. Enfin, entre endocannibalisme et chasse aux têtes, aucun compromis n'affleure. Sous le foisonnement des enregistrements d'une « prédation » à l'encontre du congénère, les interprétations globales ont confirmé le contrecoup d'une hantise idéologique par un antagonisme grossier des positions défendues : un matérialisme ultra-rudimentaire soutient la cause nutritive, malgré d'innombrables objections, en miroir d'aperçus psychologiques qui se contentaient jadis de rétorquer un désir de vengeance, ou de s'approprier la force de l'ennemi, et qui, aujourd'hui, défendent les impératifs de la faculté symbolique. Chacune de ces tendances persiste uniquement en exploitant les insuffisances de la vision adverse, ce qui masque une inaptitude à décrypter la logique des rapports sociaux inférés. Une troisième attitude souligne depuis le XVIIIe siècle la difficulté de protéger la rationalité devant l'aversion : le déni du fait, suivi d'une disculpation « faute de preuves », au nom de la malveillance des témoins (colons, soldats, etc.), opération qui élude la pertinence de « l'acte d'accusation » occidental. Là encore, cette vision rencontre un négatif : le panachage débridé de tous les cas enregistrés, y compris des anecdotes « modernes », en vue de ramener le problème à une pulsion abjecte. L'analogie entre un acte individuel d'anthropophagie dans une société qui la maudit et une coutume exotique est évidemment aussi absurde qu'odieuse. Pourtant, sur un mode moins spectaculaire, des récurrences sociologiques existent. Elles sont particulièrement prononcées dans des sociétés guerrières mais acéphales, qui reposent sur une économie horticole, forestière (Amazonie, Afrique, Asie du Sud-Est) ou insulaire (Océanie). Sous couvert d'une loi du talion d'où ressort un statut d'égalité jusque dans la relation prédateur/proie, et qui réclame que tout meurtre et toute consommation soit compensée, le cannibalisme habite les combats et participe souvent à une limitation de leurs dévastations en dissuadant les vainqueurs de pousser leur avantage. Des paix ont ainsi été conclues par le cadeau d'un membre du groupe avantagé aux adversaires pénalisés par l'affrontement (Nouvelles-Hébrides) : le repas consécutif scelle la fin des hostilités. Il arrive, cependant, que le cannibalisme se débride : il témoigne alors d'une crise grave et les Européens ont rarement compris que leur arrivée « tambour battant » avait décuplé par divers biais les violences auxquelles ils assistaient. La bestialité alimentaire qui les scandalisait, dans laquelle ils devinaient une pré-histoire, était en réalité toujours imprégnée par une lourde crise historique. En contraste, il s'avère plus aisé de cerner la prohibition intransigeante de l'anthropophagie guerrière qui s'étend continuellement en tache d'huile. D'abord, parmi les sociétés centrées sur le traitement d'un bétail, la domestication des animaux entraînant peu à peu une modification parallèle des rapports entre les hommes, à commencer par les étrangers, en y insinuant la perspective d'un assujettissement durable. L'ennemi quitte la scène de la chasse et les proies se transforment en troupeau. Chez les cannibales, le scénario majoritaire place le captif devant une alternative : être assimilé physiquement (repas), ou socialement (adoption). Chez les éleveurs, le choix tend à disparaître, et une gradation de l'asservissement semble s'y substituer. À un autre étage, l'interdit alimentaire se cristallise sous l'autorité centralisée de sociétés étatiques qui revendiquent une supériorité politique et culturelle, en dénigrant l'infériorité des modes de vie différents : en Europe et en Orient, mais aussi chez les Incas, ou à Hawaï, le refus de l'anthropophagie se soude à la sensation d'un rôle souverain qui rejette un principe de contigüité essentielle entre les peuples. En somme, il existe une multitude de motifs susceptibles de valider la consommation du congénère, alors qu'il n’y en a qu’un pour asseoir durablement la proscription de cette pratique : la domination. Un préjugé occidental tenace discerne une humiliation indubitable dans le fait de se repaître du combattant terrassé ou capturé, alors que, justement, elle n'effleure pas la plupart des cannibales. Montaigne a superbement démenti l'intuition et conclut par cette formule : « il est tué, non pas vaincu ». Inversement, celui qui se proclame civilisé, tout en accablant et opprimant « pour leur bien » les arriérés, primitifs ou barbares, ne tolère pas l'idée de les manger : ne subodore-t-il pas dans cette fusion un dédit de ses prétentions à rompre avec un passé qui perdure en l'autre? Pour leur part, lorsque les Fidjiens souhaitaient insulter la mémoire d'un homme singulièrement détesté, ils laissaient sa dépouille sur place après l'avoir terrassé, signifiant par là qu'ils ne daigneraient pas s'en nourrir.
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