Academic literature on the topic 'SARCOFAGO'

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Journal articles on the topic "SARCOFAGO"

1

Russo, Eugenio. "La scultura della seconda metà del IV secolo d.C." Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia 30 (February 20, 2019): 249–308. http://dx.doi.org/10.5617/acta.6874.

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Abstract:
Si parte dalla scultura di Costantinopoli, che assume una propria identità non con Teodosio I come si pensa comunemente, ma con il nipote Teodosio II: la scultura di carattere mitologico, grazie alla statuetta di Cristo del Museo Nazionale Romano e alla statua di Valentiniano II, da Afrodisia, può essere attribuita, unitamente alla produzione “cristiana”, a maestranze afrodisiensi attive nella capitale. Maestranze di Afrodisia che contemporaneamente hanno lavorato a Roma: non solo per soggetti pagani, ma pure per a statuetta diCristo e per sarcofagi cristiani (come quello di Giunio Basso), tra cui spicca - come l’esemplare di più alta qualità - il sarcofago del beato Egidio in S. Bernardino a Perugia. Maestranze afrodisiensi sicuramente attive anche a Mantova per il sarcofago della cattedrale: dove tuttavia, come per i varii esemplari di Roma , vi è la compresenza di maestranze romane, italicheforse. Pure in Renania notiamo l’attività degli artefici di Afrodisia; mentre a Ravenna siamo davanti a sarcofagi importati direttamente da Costantinopoli, nella cui esecuzione si vede evidente la mano di maestranze afrodisiensi di vario livello. Per Efeso, ho rinvenuto nella città alta un capitello di pilastro di età antonina, ch’è stato in parte rilavorato in modo mimetico forse all’inizio del V secolo: è l’unico elemento nuovo tra le opere di artefici effemini finora apparso per questo periodo nella città , accanto ai capitelli della prima basilica di S. Giovanni, della”Stigengasse” e dell’edificio a ovest del Prytaneion.
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Cosentino, Rita. "Il Sarcofago degli Sposi : dalla scoperta alla realtà virtuale." Anabases, no. 24 (November 10, 2016): 27–41. http://dx.doi.org/10.4000/anabases.5822.

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Cooper, Donal. "‘Qui Perusii in archa saxea tumulatus’: the shrine of Beato Egidio in San Francesco al Prato, Perugia." Papers of the British School at Rome 69 (November 2001): 223–44. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001811.

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Abstract:
‘QUI PERUSII IN ARCHA SAXEA TUMULATUS’: LA TOMBA DEL BEATO EGIDIO NELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO AL PRATO, PERUGIAL'autore presenta una nuova ricostruzione della tomba del Beato Egidio (†1262), il terzo compagno di San Francesco ed una delle figure più importanti della prima storia francescana. La tomba di Egidio a San Francesco al Prato, Perugia, ha acquisito una notevole considerazione nello studio del primo patrocinio francescano grazie sia all'uso di un sarcofago paleocristiano che all'indiscutibile influenza di quest'arca sulla pala d'altare dipinta su entrambi i lati per la chiesa dal Maestro di San Francesco (c. 1272). Conseguentemente, gli studiosi hanno collocato il sarcofago di Egidio al di sotto dell'altare maggiore di San Francesco al Prato, in modo da formare un unico insieme visivo con il retroaltare. Tuttavia, una serie di fonti inedite indica che il Beato fu invece sepolto nel transetto meridionale. Secondo questa ricostruzione, la sua tomba va invece collocata nella tradizione delle tombe elevate a cassa, esemplificata dall'arca di tredicesimo secolo di San Domenico a Bologna. In termini di accesso e pratica devozionale, la tomba a cassa elevata era da un punto di vista funzionale più soddisfacente della sistemazione dell'altare maggiore impiegata nella stessa tomba di Francesco. La tomba di Egidio dimostra dunque come, quando necessario, i Frati Minori potessero rifiutare il modello fornito dalla loro Chiesa Madre di Assisi.
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De Paoli, Massimo. "La Rotonda a Brescia: il rilievo del sarcofago di Berardo Maggi." Hortus Artium Medievalium 21 (May 2015): 189–93. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.5.107387.

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Anderson, James C., and Eugenia Equini Schneider. "La "Tomba di Nerone" sulla Via Cassia. Studio sul Sarcofago di Publio Vibio Mariano." American Journal of Archaeology 90, no. 4 (October 1986): 495. http://dx.doi.org/10.2307/506055.

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Huskinson, Janet. "‘Unfinished portrait heads’ on later Roman sarcophagi: some new perspectives." Papers of the British School at Rome 66 (November 1998): 129–58. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004256.

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Abstract:
‘TESTE INCOMPLETE DI RITRATTI’ SU SARCOFAGI TARDO ROMANI: NUOVE PROSPETTIVEQuesto articolo prende in considerazione teste ‘incomplete’ di ritratti su sarcofagi romani dal secondo al quarto secolo d.C: esse rappresentano un fenomeno diffuso (apparentemente sempre più diffuso verso la fine del periodo considerate) ed includono materiale sia cristiano che non. Quasi tutte le precedenti discussioni su questo fenomeno hanno preso in considerazione quando e perchè esso si sia verificato, proponendo varie spiegazione pratiche per il mancato completamento del lavoro – quali l'indifferenza del cliente, possibili aggiunte più tarde di pittura o stucco ecc. Lo scopo di questo articolo è di esplorare quale fosse il valore collettivo di questi ritratti incompleti in relazione a vari aspetti della società contemporanea. Dopo un resoconto del ruolo avuto dai ritratti nella cultura funeraria romana l'articolo descrive i materiali e discute precedenti lavori sul-l'argomento. La possibilità che questi ritratti incompleti possano aver rappresentato una variante (estrema) di uno stile astratto nell'arte tardo antica viene considerata, nonchè il significato che essi possono aver assunto dal punto di vista dell'osservatore in termini di identità sociale e attitudine verso la morte. La conclusione è che tali significati positivi possano essere stati forti abbastanza da spiegare la generale accettazione dei volti incompleti su questi sarcofagi.
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D'Ambra, Eve, and Vincenzo Tusa. "I sarcofagi romani in Sicilia, 2." American Journal of Archaeology 101, no. 1 (January 1997): 196. http://dx.doi.org/10.2307/506290.

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8

Știrbulescu, Christina Elena. "Considerații privind sarcofagul „Ghica”." Cercetări Arheologice 12, no. 1 (2003): 413–24. http://dx.doi.org/10.46535/ca.12.27.

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Iwaszkiewicz-Wronikowska, Bożena. "Tajemnica wcielenia w najstarszej ikonografii chrześcijańskiej." Vox Patrum 38 (December 31, 2000): 393–404. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7264.

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Abstract:
Il tema dell’Incarnazione appare nell’iconografia cristiana all’inizio del IV secolo rappresentato soprattutto nei bassorilievi sui sarcofagi. Cristo, raffigurato precedentemente come Buon Pastore o taumaturgo senza i tratti fisionomici individuali, vi appare come un personaggio storico delle scene descritte dagli evangelisti essendo, nel contempo, una figura particolare, da distinguersi dagli altri partecipanti degli eventi grazie ai tratti del viso particolarmente belli e ai capelii lunghi, caratteristiche affini al tipo iconografico degli antichi dei e degli eroi.
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Iwaszkiewicz-Wronikowska, Bożena. "Głoszenie słowa. Kilka uwag na temat motywu księgi w ikonografii wczesnochrześcijańskiej." Vox Patrum 44 (March 30, 2003): 131–42. http://dx.doi.org/10.31743/vp.8071.

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Abstract:
II motivo del libro compare nell'arte cristiana gia all’inizio del III s.; nelle catacombe e sui sarcofaghi possiamo vedere le immagini dei morti con i rotoli nelle mani, simili al tipo iconografico defnito da H.I. Marrou.
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Dissertations / Theses on the topic "SARCOFAGO"

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Frasson, Sara <1992&gt. "Studio e caratterizzazione di materiali relativi ad un sarcofago situato presso il Museo di Storia Naturale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10187.

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Abstract:
Il presente progetto di tesi mira a caratterizzare e studiare i vari materiali relativi ad un sarcofago egizio di fanciullo appartenente alla collezione Correr, collocato presso il Museo di Storia Naturale di Venezia. L’obiettivo della tesi è di valutare se i materiali sono di origine egizia o se il manufatto sia stato creato in epoca ottocentesca con materiali parzialmente o totalmente falsificati. L’oggetto include una gamma di materiali che comprende il tessuto, il legno e il cartonnage, quest’ultimo caratterizzato da una decorazione pluricromatica di grande interesse. Per rispondere a questi quesiti, si è proposta un’analisi spettrofotocolorimetrica dei pigmenti relativi alla decorazione superficiale del cartonnage, con il conseguente confronto degli spettri di riflettanza con curve di riferimento. La presenza di Blu Egizio e la contemporanea presenza di pigmenti utilizzati durante l’età egizia come orpimento ed ematite conferma la veridicità del supporto cartonnage. Si è proposta inoltre un’osservazione con SEM, accompagnata ad un’esplorazione tramite EDS, con il quale si sono indagati sia il tessuto, risultato essere lino, che alcuni campioni di cartonnage dipinto che confermano i risultati ottenuti con la spettrofotocolorimetria. Per quanto riguarda il legno che compone il sarcofago, si propone un’osservazione con stereomicroscopio a luce riflessa sul campione e con microscopio ottico a luce trasmessa sulla sezione sottile del reperto, per poter riconoscere la specie legnosa tramite le sue caratteristiche anatomiche. Per poter indagare l’interno della struttura bendata, si è suggerita una tomografia computerizzata (TC). L’eventuale osservazione di un corpo umano confermerebbe totalmente la veridicità del manufatto.
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Mazzini, Martina. "Applicazione in situ della tomografia computerizzata con raggi X a beni culturali di grandi dimensioni." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14596/.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi si inserisce nella fase di diagnostica preliminare ad un intervento di restauro promosso da Intesa SanPaolo, nell'ambito di un programma biennale di restauri di opere d'arte chiamato Restituzioni. In particolare, è stata effettuata un’indagine tomografica sul prezioso sarcofago egizio di Unmontu, conservato nel Museo Civico Archeologico di Bologna, per mezzo dell'apparato trasportabile di cui dispone il Dipartimento di Fisica e Astronomia di Bologna. L'impiego di tale apparecchiatura ha fatto sì che l'analisi del sarcofago potesse essere condotta direttamente all'interno del museo, evitando qualsiasi problema relativo allo spostamento del manufatto. L'acquisizione di tutte le proiezioni su 360° necessarie per la ricostruzione tomografica dell'intero volume è stata svolta in una sola giornata, nonostante le considerevoli dimensioni dell'oggetto. In questo elaborato si ripercorre ogni passaggio relativo all'elaborazione dei dati raccolti, a partire dal corposo lavoro di stitching delle proiezioni fino ad arrivare alla ricostruzione tomografica vera e propria. Quest'ultima è stata effettuata utilizzando il software Parrec o, alternativamente, il software ImgRec, grazie all'applicazione dell’algoritmo di Feldkamp, specifico per la ricostruzione tomografica con geometria di acquisizione di tipo cone-beam. Grazie al lavoro svolto è stato ricostruito, per mezzo del programma di rendering 3D VGStudioMax, l'intero volume del sarcofago sul quale possono essere operati tagli virtuali al fine di visualizzare la struttura interna ed analizzare i dettagli costruttivi e lo stato di conservazione dell’opera, fornendo informazioni decisive per l’impostazione di un corretto restauro.
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Salvo, Giulia. "Miti ovidiani nel repertorio funerario romano: la produzione di sarcofagi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423577.

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Abstract:
The main aim of this work is to give a reading of the mythological narrative sarcophagi production in Roman Imperial period, in the light of Ovid’s Metamorphosis text. The work is part of a wider branch of research focused on the analysis of the value that literary texts assumes in the reconstruction of ancient world figurative culture. These themes have been given particular importance by the MArS project (“Ovid’s Metamorphosis: myth, art, society”). Aim of this project is the analysis of Roman first Imperial period figurative repertory (especially paintings and glyptic) in relation to Ovid’s poem. In particular, the purpose is to highlight and understand the existing points of contacts between these two narrative levels. Compared to these analyses, the specificity of the present work is to be focused on a specific category of materials – sarcophagi – whose production comes later than the poem. Through the comparison between Metamorphosis descriptions and depictions on sarcophagi, the work tries to identify the existence of an “Ovidian success” in funerary productions. Its specific purpose is to understand the ways of interaction between the two narrative levels (literature and images) belonging to different historical contexts. Another purpose is to understand the ways – including the ideological ones – that ratify the success or the oblivion of certain myths. A “figurative” analysis of Metamorphosis was made, in order to identify the passages characterized by descriptions. These passages were then compared with the reliefs on sarcophagi. For every myth, the analysis was supported by a careful re-examination of the literary tradition – in order to understand if and where Ovid acted as an innovator – and of the figurative repertory. In some cases, the work led to the identification of clear links between the two narrative levels. Depending on their characteristics, these links were classified as “Ovidian” markers, situations and iconographies. These relationships, rather than testifying the existence of an Ovidian influence in the creation of funerary figurative repertory, led to the identification of a common figurative tradition, that the poet knew and that later emerged into the funerary repertory. This unexpected situation gave the chance to deepen the understanding on the ways of circulation and formation of sarcophagi repertory.
Il presente lavoro ha come scopo la rilettura della produzione di sarcofagi mitologici a carattere narrativo di età imperiale alla luce delle Metamorfosi di Ovidio. Esso si inserisce all’interno di un più ampio filone di studi volto a indagare la valenza che la letteratura assume nella ricostruzione della cultura figurativa del mondo antico. A questo tipo di ricerche ha dato ampio spazio il progetto MArS (“Le Metamorfosi di Ovidio: mito, arte, società”), volto a indagare il repertorio figurativo della prima età imperiale (con particolare attenzione alla pittura e alla glittica) in rapporto al poema, per evidenziare i punti di contatto tra i due piani narrativi e definirne le motivazioni. Rispetto alle analisi già avviate, il presente studio concentra l’attenzione su una classe di materiale, i sarcofagi, successiva all’edizione del poema, tentando di individuare, attraverso il confronto tra le descrizioni delle Metamorfosi e le raffigurazioni, l’esistenza di una “fortuna ovidiana” nella produzione funeraria. Lo scopo è chiarire le modalità di interazione tra due repertori (letteratura e immagini) appartenenti a contesti storici differenti e, di conseguenza, comprendere i meccanismi, anche ideologici, che decretano la fortuna o l’oblio di determinati miti. Si è dunque proceduto a un’analisi “figurativa” del testo del poeta, per isolare i passi a carattere descrittivo, e a un successivo raffronto con i rilievi dei sarcofagi. Per ogni mito le indagini sono supportate da un accurato riesame della tradizione letteraria che tratta di quella specifica storia, per capire se e dove Ovidio innovi, e del repertorio iconografico precedente. Le analisi così condotte hanno permesso in alcuni casi di riconoscere dei legami precisi tra i due piani narrativi, classificati, a seconda delle caratteristiche, come indicatori, situazioni e iconografie ovidiani. Tuttavia tali rapporti, più che recare testimonianza di un’influenza di Ovidio nella creazione delle iconografie legate al mondo della morte, hanno semmai permesso di riconoscere la presenza di una comune tradizione iconografica, nota al poeta e rifluita successivamente nel repertorio funerario. Questa inaspettata situazione ha offerto la possibilità di riflettere in maniera più ampia sulle modalità di circolazione e formazione del repertorio di sarcofagi.
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Dall'Aglio, Michele <1978&gt. "I sarcofagi tra III e IV secolo d. C.: problemi di iconologia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2030/1/dall%27aglio_michele_tesi.pdf.

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Abstract:
Cosa e’ stato fatto e il fine della ricerca in questi tre anni si è esaminato il materiale edito sui sarcofagi del periodo in esame, sui culti funerari, i problemi religiosi ed artistici. Per trovare confronti validi si sono resi necessari alcuni viaggi sia in Italia che all’estero. Lo scopo della ricerca è stato quello di “leggere” i messaggi insiti nelle figurazioni delle casse dei sarcofagi, per comprendere meglio la scelta dei committenti verso determinati temi e la ricezione di questi ultimi da parte del pubblico. La tomba, infatti, è l’ultima traccia che l’uomo lascia di sé ed è quindi importante cercare di determinare l’impatto psicologico del monumento funerario sul proprietario, che spesso lo acquistava quando ancora era in vita, e sui familiari in visita alla tomba durante la celebrazione dei riti per i defunti. Nell’ultimo anno, infine, si è provveduto a scrivere la tesi suddivindendo i capitoli e i pezzi in base all’argomento delle figurazioni (mitologici, di virtù, etc.). I capitoli introduttivi Nel primo capitolo di introduzione si è cercato di dare un affresco per sommi capi del periodo storico in esame da Caracalla a Teodosio e della Chiesa di III e IV secolo, mettendo in luce la profonda crisi che gravava sull’Impero e le varie correnti che frammentavano il cristianesimo. In particolare alcune dispute, come quella riguardante i lapsi, sarà alla base di ipotesi interpretative riguardanti la raffigurazione del rifiuto dei tre giovani Ebrei davanti a Nabuchodonosor. Nel capitolo seguente vengono esaminati i riti funerari e il ruolo dei sarcofagi in tali contesti, evidenziando le diverse situazioni emotive degli osservatori dei pezzi e, quindi, l’importanza dei temi trattati nelle casse. I capitolo Questo capitolo tratta dei sarcofagi mitologici. Dopo una breve introduzione, dove viene spiegata l’entrata in uso dei pezzi in questione, si passa alla discussione dei temi, suddivisi in paragrafi. La prima classe di materiali è qualla con la “caduta di Fetonte” la cui interpretazione sembra chiara: una tragedia familiare. Il compianto sul corpo di un ragazzo morto anzi tempo, al quale partecipa tutto il cosmo. L’afflizione dei familiari è immane e sembra priva di una possibile consolazione. L’unico richiamo a riprendere a vivere è solo quello del dovere (Mercurio che richiama Helios ai propri impegni). La seconda classe è data dalle scene di rapimento divino visto come consolazione e speranza in un aldilà felice, come quelle di Proserpina e Ila. Nella trasposizione della storia di Ila è interessante anche notare il fatto che le ninfe rapitrici del giovane – defunto abbiano le sembianze delle parenti già morte e di un fanciullo, probabilmente la madre, la nonna e un fratello deceduto anzi tempo. La terza classe presenta il tema del distacco e dell’esaltazione delle virtù del defunto nelle vesti dei cacciatori mitici Mealeagro, Ippolito e Adone tutti giovani, forti e coraggiosi. In questi sarcofagi ancor più che negli altri il motivo della giovinezza negata a causa della morte è fondamentale per sottolineare ancora di più la disperazione e il dolore dei genitori rimasti in vita. Nella seguente categoria le virtù del defunto sono ancora il tema dominante, ma in chiave diversa: in questo caso l’eroe è Ercole, intento ad affrontare le sue fatiche. L’interpretazione è la virtù del defunto che lo ha portato a vincere tutte le difficoltà incontrate durante la propria vita, come dimostrerebbe anche l’immagine del semidio rappresentato in età diverse da un’impresa all’altra. Vi è poi la categoria del sonno e della morte, con i miti di Endimione, Arianna e Rea Silvia, analizzato anche sotto un punto di vista psicologico di aiuto per il superamento del dolore per la perdita di un figlio, un marito, o, ancora, della sposa. Accanto ai sarcofagi con immagini di carattere narrativo, vi sono numerosi rilievi con personaggi mitici, che non raccontano una storia, ma si limitano a descrivere situazioni e stati d’animo di felicità. Tali figurazioni si possono dividere in due grandi gruppi: quelle con cortei marini e quelle con il tiaso dionisiaco, facendo dell’amore il tema specifico dei rilievi. Il fatto che quello del tiaso marino abbia avuto così tanta fortuna, forse, per la numerosa letteratura che metteva in relazione l’Aldilà con l’acqua: l’Isola dei Beati oltre l’Oceano, viaggi per mare verso il mondo dei morti. Certo in questo tipo di sarcofagi non vi sono esplicitate queste credenze, ma sembrano più che altro esaltare le gioie della vita. Forse il tutto può essere spiegato con la coesistenza, nei familiari del defunto, della memoria retrospettiva e della proiezione fiduciosa nel futuro. Sostanzialmente era un modo per evocare situazioni gioiose e di godimento sensibile, riferendole ai morti in chiave beneaugurale. Per quanto rigurda il tiaso di Bacco, la sua fortuna è stata dettata dal fatto che il suo culto è sempre stato molto attivo. Bacco era dio della festa, dell’estasi, del vino, era il grande liberatore, partecipe della crescita e della fioritura, il grande forestiero , che faceva saltare gli ordinamenti prestabiliti, i confini della città con la campagna e le convenzioni sociali. Era il dio della follia, al quale le menadi si abbandonavano nella danza rituale, che aggrediva le belve, amante della natura, ma che penetra nella città, sconvolgendola. Del suo seguito facevano parte esseri ibridi, a metà tra l’ordine e la bestialità e animali feroci ammansiti dal vino. I suoi nemici hanno avuto destini orribili di indicibile crudeltà, ma chi si è affidato anima e corpo a lui ha avuto gioia, voluttà, allegria e pienezza di vita. Pur essendo un valente combattente, ha caratteri languidi e a tratti femminei, con forme floride e capelli lunghi, ebbro e inebriante. Col passare del tempo la conquista indiana di alessandro si intrecciò al mito bacchico e, a lungo andare, tutti i caratteri oscuri e minacciosi della divinità scomparirono del tutto. Un esame sistematico dei temi iconografici riconducibili al mito di Bacco non è per nulla facile, in quanto l’oggetto principale delle raffigurazioni è per lo più il tiaso o come corteo festoso, o come gruppi di figure danzanti e musicanti, o, ancora, intento nella vendemmia. Ciò che interessava agli scultori era l’atmosfera gioiosa del tiaso, al punto che anche un episodio importante, come abbiamo visto, del ritrovamento di Arianna si pèerde completamente dentro al corteo, affollatissimo di personaggi. Questo perché, come si è detto anche al riguardo dei corte marini, per creare immagini il più possibile fitte e gravide di possibilità associative. Altro contesto iconografico dionisiaco è quello degli amori con Arianna. Sui sarcofagi l’amore della coppia divina è raffigurato come una forma di stupore e rapimento alla vista dell’altro, un amore fatto di sguardi, come quello del marito sulla tomba della consorte. Un altro tema , che esalta l’amore, è senza ombra di dubbio quello di Achille e Pentesilea, allegoria dell’amore coniugale. Altra classe è qualla con il mito di Enomao, che celebra il coraggio virile e l’attitudine alla vittoria del defunto e, se è presente la scena di matrimonio con Ippodamia, l’amore verso la sposa. Infine vi sono i sarcofagi delle Muse: esaltazione della cultura e della saggezza del morto. II capitolo Accanto ad i grandi ambiti mitologici dei due tiasi del capitolo precedente era la natura a lanciare un messaggio di vita prospera e pacifica. Gli aspetti iconografici diq uesto tema sono due: le stagioni e la vita in un ambiente bucolico. Nonostante la varietà iconografica del soggetto, l’idea di fondo rimane invariata: le stagioni portano ai morti i loro doni affinchè possano goderne tutto l’anno per l’eternità. Per quanto riguarda le immagini bucoliche sono ispirate alla vita dei pastori di ovini, ma ovviamente non a quella reale: i committenti di tali sarcofagi non avevano mai vissuto con i pastori, né pensavano di farlo i loro parenti. Le immagini realistiche di contadini, pastori, pescatori, tutte figure di infimo livello sociale, avevano assunto tratti idilliaci sotto l’influsso della poesia ellenistica. Tutte queste visioni di felicità mancano di riferimenti concreti sia temporali che geografici. Qui non vi sono protagonisti e situazioni dialogiche con l’osservatore esterno, attraverso la ritrattistica. I defunti se appaiono sono all’interno di un tondo al centro della cassa. Nei contesti bucolici, che andranno via, via, prendendo sempre più piede nel III secolo, come in quelli filosofici, spariscono del tutto le scene di lutto e di cordoglio. Le immagini dovevano essere un invito a godersi la vita, ma dovevano anche dire qualcosa del defunto. In una visione retrospettiva, forse, si potrebbero intendere come una dichiarazione che il morto, in vita, non si era fatto mancare nulla. Nel caso opposto, poteve invece essere un augurio ad un’esistenza felice nell’aldilà. III capitolo Qui vengono trattati i sarcofagi con l’esaltazione e l’autorappresentazione del defunto e delle sue virtù in contesti demitizzati. Tra i valori ricorrenti, esaltati nei sarcofagi vi è l’amore coniugale espresso dal tema della dextrarum iunctio, simbolo del matrimonio, la cultura, il potere, la saggezza, il coraggio, esplicitato dalle cacce ad animali feroci, il valore guerriero e la giustizia, dati soprattutto dalle scene di battaglia e di giudizio sui vinti. IV capitolo In questo capitolo si è provato a dare una nuova chiave di lettura ai sarcofagi imperiali di S. Elena e di Costantina. Nel primo caso si tratterebbe della vittoria eterna sul male, mentre nel secondo era un augurio di vita felice nell’aldilà in comunione con Dio e la resurrezione nel giorno del giudizio. V capitolo Il capitolo tratta le mediae voces, quei pezzi che non trovano una facile collocazione in ambito religioso poiché presentano temi neutri o ambivalenti, come quelli del buon pastore, di Prometeo, dell’orante. VI capitolo Qui trovano spazio i sarcofagi cristiani, dove sono scolpite varie scene tratte dalle Sacre Scritture. Anche in questo caso si andati al di là della semplice analisi stilistica per cercare di leggere il messaggio contenuto dalle sculture. Si sono scoperte preghiere, speranze e polemiche con le correnti cristiane considerate eretiche o “traditrici” della vera fede, contro la tradizionale interpretazione che voleva le figurazioni essenzialmente didascaliche. VII capitolo Qui vengono esposte le conclusioni da un punto di vista sociologico e psicologico.
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Dall'Aglio, Michele <1978&gt. "I sarcofagi tra III e IV secolo d. C.: problemi di iconologia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2030/.

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Abstract:
Cosa e’ stato fatto e il fine della ricerca in questi tre anni si è esaminato il materiale edito sui sarcofagi del periodo in esame, sui culti funerari, i problemi religiosi ed artistici. Per trovare confronti validi si sono resi necessari alcuni viaggi sia in Italia che all’estero. Lo scopo della ricerca è stato quello di “leggere” i messaggi insiti nelle figurazioni delle casse dei sarcofagi, per comprendere meglio la scelta dei committenti verso determinati temi e la ricezione di questi ultimi da parte del pubblico. La tomba, infatti, è l’ultima traccia che l’uomo lascia di sé ed è quindi importante cercare di determinare l’impatto psicologico del monumento funerario sul proprietario, che spesso lo acquistava quando ancora era in vita, e sui familiari in visita alla tomba durante la celebrazione dei riti per i defunti. Nell’ultimo anno, infine, si è provveduto a scrivere la tesi suddivindendo i capitoli e i pezzi in base all’argomento delle figurazioni (mitologici, di virtù, etc.). I capitoli introduttivi Nel primo capitolo di introduzione si è cercato di dare un affresco per sommi capi del periodo storico in esame da Caracalla a Teodosio e della Chiesa di III e IV secolo, mettendo in luce la profonda crisi che gravava sull’Impero e le varie correnti che frammentavano il cristianesimo. In particolare alcune dispute, come quella riguardante i lapsi, sarà alla base di ipotesi interpretative riguardanti la raffigurazione del rifiuto dei tre giovani Ebrei davanti a Nabuchodonosor. Nel capitolo seguente vengono esaminati i riti funerari e il ruolo dei sarcofagi in tali contesti, evidenziando le diverse situazioni emotive degli osservatori dei pezzi e, quindi, l’importanza dei temi trattati nelle casse. I capitolo Questo capitolo tratta dei sarcofagi mitologici. Dopo una breve introduzione, dove viene spiegata l’entrata in uso dei pezzi in questione, si passa alla discussione dei temi, suddivisi in paragrafi. La prima classe di materiali è qualla con la “caduta di Fetonte” la cui interpretazione sembra chiara: una tragedia familiare. Il compianto sul corpo di un ragazzo morto anzi tempo, al quale partecipa tutto il cosmo. L’afflizione dei familiari è immane e sembra priva di una possibile consolazione. L’unico richiamo a riprendere a vivere è solo quello del dovere (Mercurio che richiama Helios ai propri impegni). La seconda classe è data dalle scene di rapimento divino visto come consolazione e speranza in un aldilà felice, come quelle di Proserpina e Ila. Nella trasposizione della storia di Ila è interessante anche notare il fatto che le ninfe rapitrici del giovane – defunto abbiano le sembianze delle parenti già morte e di un fanciullo, probabilmente la madre, la nonna e un fratello deceduto anzi tempo. La terza classe presenta il tema del distacco e dell’esaltazione delle virtù del defunto nelle vesti dei cacciatori mitici Mealeagro, Ippolito e Adone tutti giovani, forti e coraggiosi. In questi sarcofagi ancor più che negli altri il motivo della giovinezza negata a causa della morte è fondamentale per sottolineare ancora di più la disperazione e il dolore dei genitori rimasti in vita. Nella seguente categoria le virtù del defunto sono ancora il tema dominante, ma in chiave diversa: in questo caso l’eroe è Ercole, intento ad affrontare le sue fatiche. L’interpretazione è la virtù del defunto che lo ha portato a vincere tutte le difficoltà incontrate durante la propria vita, come dimostrerebbe anche l’immagine del semidio rappresentato in età diverse da un’impresa all’altra. Vi è poi la categoria del sonno e della morte, con i miti di Endimione, Arianna e Rea Silvia, analizzato anche sotto un punto di vista psicologico di aiuto per il superamento del dolore per la perdita di un figlio, un marito, o, ancora, della sposa. Accanto ai sarcofagi con immagini di carattere narrativo, vi sono numerosi rilievi con personaggi mitici, che non raccontano una storia, ma si limitano a descrivere situazioni e stati d’animo di felicità. Tali figurazioni si possono dividere in due grandi gruppi: quelle con cortei marini e quelle con il tiaso dionisiaco, facendo dell’amore il tema specifico dei rilievi. Il fatto che quello del tiaso marino abbia avuto così tanta fortuna, forse, per la numerosa letteratura che metteva in relazione l’Aldilà con l’acqua: l’Isola dei Beati oltre l’Oceano, viaggi per mare verso il mondo dei morti. Certo in questo tipo di sarcofagi non vi sono esplicitate queste credenze, ma sembrano più che altro esaltare le gioie della vita. Forse il tutto può essere spiegato con la coesistenza, nei familiari del defunto, della memoria retrospettiva e della proiezione fiduciosa nel futuro. Sostanzialmente era un modo per evocare situazioni gioiose e di godimento sensibile, riferendole ai morti in chiave beneaugurale. Per quanto rigurda il tiaso di Bacco, la sua fortuna è stata dettata dal fatto che il suo culto è sempre stato molto attivo. Bacco era dio della festa, dell’estasi, del vino, era il grande liberatore, partecipe della crescita e della fioritura, il grande forestiero , che faceva saltare gli ordinamenti prestabiliti, i confini della città con la campagna e le convenzioni sociali. Era il dio della follia, al quale le menadi si abbandonavano nella danza rituale, che aggrediva le belve, amante della natura, ma che penetra nella città, sconvolgendola. Del suo seguito facevano parte esseri ibridi, a metà tra l’ordine e la bestialità e animali feroci ammansiti dal vino. I suoi nemici hanno avuto destini orribili di indicibile crudeltà, ma chi si è affidato anima e corpo a lui ha avuto gioia, voluttà, allegria e pienezza di vita. Pur essendo un valente combattente, ha caratteri languidi e a tratti femminei, con forme floride e capelli lunghi, ebbro e inebriante. Col passare del tempo la conquista indiana di alessandro si intrecciò al mito bacchico e, a lungo andare, tutti i caratteri oscuri e minacciosi della divinità scomparirono del tutto. Un esame sistematico dei temi iconografici riconducibili al mito di Bacco non è per nulla facile, in quanto l’oggetto principale delle raffigurazioni è per lo più il tiaso o come corteo festoso, o come gruppi di figure danzanti e musicanti, o, ancora, intento nella vendemmia. Ciò che interessava agli scultori era l’atmosfera gioiosa del tiaso, al punto che anche un episodio importante, come abbiamo visto, del ritrovamento di Arianna si pèerde completamente dentro al corteo, affollatissimo di personaggi. Questo perché, come si è detto anche al riguardo dei corte marini, per creare immagini il più possibile fitte e gravide di possibilità associative. Altro contesto iconografico dionisiaco è quello degli amori con Arianna. Sui sarcofagi l’amore della coppia divina è raffigurato come una forma di stupore e rapimento alla vista dell’altro, un amore fatto di sguardi, come quello del marito sulla tomba della consorte. Un altro tema , che esalta l’amore, è senza ombra di dubbio quello di Achille e Pentesilea, allegoria dell’amore coniugale. Altra classe è qualla con il mito di Enomao, che celebra il coraggio virile e l’attitudine alla vittoria del defunto e, se è presente la scena di matrimonio con Ippodamia, l’amore verso la sposa. Infine vi sono i sarcofagi delle Muse: esaltazione della cultura e della saggezza del morto. II capitolo Accanto ad i grandi ambiti mitologici dei due tiasi del capitolo precedente era la natura a lanciare un messaggio di vita prospera e pacifica. Gli aspetti iconografici diq uesto tema sono due: le stagioni e la vita in un ambiente bucolico. Nonostante la varietà iconografica del soggetto, l’idea di fondo rimane invariata: le stagioni portano ai morti i loro doni affinchè possano goderne tutto l’anno per l’eternità. Per quanto riguarda le immagini bucoliche sono ispirate alla vita dei pastori di ovini, ma ovviamente non a quella reale: i committenti di tali sarcofagi non avevano mai vissuto con i pastori, né pensavano di farlo i loro parenti. Le immagini realistiche di contadini, pastori, pescatori, tutte figure di infimo livello sociale, avevano assunto tratti idilliaci sotto l’influsso della poesia ellenistica. Tutte queste visioni di felicità mancano di riferimenti concreti sia temporali che geografici. Qui non vi sono protagonisti e situazioni dialogiche con l’osservatore esterno, attraverso la ritrattistica. I defunti se appaiono sono all’interno di un tondo al centro della cassa. Nei contesti bucolici, che andranno via, via, prendendo sempre più piede nel III secolo, come in quelli filosofici, spariscono del tutto le scene di lutto e di cordoglio. Le immagini dovevano essere un invito a godersi la vita, ma dovevano anche dire qualcosa del defunto. In una visione retrospettiva, forse, si potrebbero intendere come una dichiarazione che il morto, in vita, non si era fatto mancare nulla. Nel caso opposto, poteve invece essere un augurio ad un’esistenza felice nell’aldilà. III capitolo Qui vengono trattati i sarcofagi con l’esaltazione e l’autorappresentazione del defunto e delle sue virtù in contesti demitizzati. Tra i valori ricorrenti, esaltati nei sarcofagi vi è l’amore coniugale espresso dal tema della dextrarum iunctio, simbolo del matrimonio, la cultura, il potere, la saggezza, il coraggio, esplicitato dalle cacce ad animali feroci, il valore guerriero e la giustizia, dati soprattutto dalle scene di battaglia e di giudizio sui vinti. IV capitolo In questo capitolo si è provato a dare una nuova chiave di lettura ai sarcofagi imperiali di S. Elena e di Costantina. Nel primo caso si tratterebbe della vittoria eterna sul male, mentre nel secondo era un augurio di vita felice nell’aldilà in comunione con Dio e la resurrezione nel giorno del giudizio. V capitolo Il capitolo tratta le mediae voces, quei pezzi che non trovano una facile collocazione in ambito religioso poiché presentano temi neutri o ambivalenti, come quelli del buon pastore, di Prometeo, dell’orante. VI capitolo Qui trovano spazio i sarcofagi cristiani, dove sono scolpite varie scene tratte dalle Sacre Scritture. Anche in questo caso si andati al di là della semplice analisi stilistica per cercare di leggere il messaggio contenuto dalle sculture. Si sono scoperte preghiere, speranze e polemiche con le correnti cristiane considerate eretiche o “traditrici” della vera fede, contro la tradizionale interpretazione che voleva le figurazioni essenzialmente didascaliche. VII capitolo Qui vengono esposte le conclusioni da un punto di vista sociologico e psicologico.
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6

FILIPPI, ALESSANDRO. "Scultura antica: catalogo dei sarcofagi romani nella città di Firenze e un’ipotesi ricostruttiva del complesso del Battistero." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/852700.

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Books on the topic "SARCOFAGO"

1

Kounellis, Jannis. Il sarcofago degli sposi. Ostfildern: H. Cantz, 1999.

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2

Angelo, Bottini, Setari Elisabetta, and Museo archeologico di Firenze, eds. Il sarcofago delle Amazzoni. Milano: Electa, 2007.

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3

Kounellis, Jannis. Jannis Kounellis :il sarcofago degli sposi. Edited by Noever Peter 1941- and Österreichisches Museum für Angewandte Kunst. Wien: MAK, 1999.

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4

studio), 2x4 (Design, ed. Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori. Milan: Fondazione Prada, 2019.

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5

Turin (Italy). Museo civico d'arte antica, ed. Il sarcofago di Filippo Vagnone: Committenza e gusto per l'antico. Savigliano: L'artistica, 2011.

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6

1946-, Greco Giuseppe, Cappella Sveva (Syracuse Italy), and Syracuse (Italy :. Province), eds. Et lux fuit: Le catacombe e il sarcofago di Adelfia. Palermo: A. Lombardi, 1998.

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7

Nestori, Aldo. Il mausoleo e il sarcofago di Flavius Iulius Catervius a Tolentino. Città del Vaticano: Pontificio istituto di archeologia cristiana, 1996.

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8

I sepolcri padovani di Santa Giustina: Il sarcofago 75-1879 del Victoria and Albert Museum di Londra e altri sarcofagi dalla basilica di Santa Giustina in Padova. Roma: L'Erma di Bretschneider, 2006.

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9

Druță, Boris. Sarcofagul. Chișinău: Cartier, 2000.

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10

Druță, Boris. Sarcofagul. Chișinău: Cartier, 2000.

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Book chapters on the topic "SARCOFAGO"

1

Bondioli, Luca, Paola Germoni, and Paola Francesca Rossi. "L’infante e il sarcofago delle Muse dall'Isola Sacra." In Ricerche su Ostia e il suo territorio. Publications de l’École française de Rome, 2018. http://dx.doi.org/10.4000/books.efr.3712.

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2

Luca Ercolin. "Il Duomo di Ravenna: rilievo e modellazione dei sarcofagi di S. Rinaldo e di S. Barbaziano." In DIALOGHI / DIALOGUES • visioni e visualità / visions and visuality. FrancoAngeli srl, 2022. http://dx.doi.org/10.3280/oa-832-c41.

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3

Ogorodnikov, B. I. "Radioactive Products over the Damaged Block-4 of Chernobyl Nuclear Power Plant before the Completion of “Sarcofag′." In Fission Product Transport Processes in Reactor Accidents, 799–806. CRC Press, 2020. http://dx.doi.org/10.1201/9781003070344-65.

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