Academic literature on the topic 'Saperi pratici e saperi teorici'

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Journal articles on the topic "Saperi pratici e saperi teorici"

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Palazzani, Laura. "La formazione in Bioetica: modelli e contenuti." Medicina e Morale 47, no. 1 (February 28, 1998): 119–31. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.842.

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Abstract:
Il problema della formazione in bioetica è estremamente delicato e complesso e presenta due tipi di difficoltà, una di fatto, l’altra di principio. La difficoltà fattuale è legata alla giovane età di questa disciplina e, conseguentemente, alla mancanza di modelli consolidati di insegnamento; le difficoltà teoriche sono, invece, strettamente legate al carattere interdisciplinare (confronto e dialogo tra discipline diverse) e al pluralismo teoretico e pratico (pluralità di concezioni morali e giuridiche) che costituiscono la peculiarità della bioetica. La domanda che l’Autrice si pone è: quale formazione in bioetica? E soprattutto chi, come, quando, formare in bioetica? Ma soprattutto chi formare in bioetica? Occorre prima di tutto individuare i discenti ed operare una distinzione tra una formazione che tende al generale (ed è quindi diretta a tutta la società) e una formazione che tende allo specifico (rivolta a chi opera nel settore socio-sanitario e a chi non opera direttamente o indirettamente nella sanità). Il come formare in bioetica riguarda invece tre settori: il sapere (conoscenza dettagliata della ricerca scientifica e della tecnologia, applicata alla biologia e alla medicina, della struttura socio-sanitaria, della teologia e della filosofia), il saper fare e il saper essere (è importante sapersi calare dal piano teorico-conoscitivo a quello applicativo ed esperienziale, sia dell’agire, sia dell’essere). La questione del quando formare in bioetica non è stata ancora risolta. Anche quella del chi forma in bioetica è ancora in fase di sperimentazione: sarebbe auspicabile una équipe di docenti di materie diverse ma interagenti.
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Bortolato, Roberta, and Chiara Farisatto. "Il ruolo dell'infermiere tra tecnica e affetti: saper fare e saper essere." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 120 (June 2012): 33–39. http://dx.doi.org/10.3280/rt2012-120004.

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Abstract:
Le autrici presentano la propria esperienza di formatrici vissuta nell'ambito di un corso di formazione per personale infermieristico operante in ambito geriatrico. Dopo una descrizione della metodologia, del quadro teorico di riferimento e dei principi guida di tale lavoro di formazione completano la propria esposizione attraverso il racconto e il resoconto di alcune sessioni pratiche di lavoro.
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Sidoli, Rita. "La trama dei valori condivisi e la pedagogia della responsabilitŕ." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 2 (January 2011): 31–42. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-002002.

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Abstract:
La parte introduttiva del capitolo (Paragrafo 1) riassume l'esperienza professionale in cui si radicano le riflessioni successive. Nel paragrafo 2 il tema del dolore č analizzato nei suoi risvolti individuali e sociali, nelle risposte che esso attiva in coloro che ne sono testimoni e nel "costo emotivo" della condivisione. Nel paragrafo conclusivo il prendersi cura, sintesi di sapere razionale e coinvolgimento emotivo, č coniugato nei suoi fondamenti teorici e nelle pratiche che lo concretizzano.
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Federspil, G., and C. Macor. "L'etica del procedimento clinico." Medicina e Morale 43, no. 6 (December 31, 1994): 1107–14. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1000.

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Abstract:
L'articolo affronta il problema del rapporto tra sapere scientifico e pratica clinica. La medicina è una disciplina che persegue sia la conoscenza di numerosi fenomeni biologici che la possibilità di modificarli. Essa possiede, quindi, sia aspetti teorici che operativi. E questi, in realtà, sono solo apparentemente diversi, poiché il "fare" della tecnica non è un "fare" qualsiasi, ma un "fare efficace", che nasce dalla conoscenza di una serie di procedure operative progettate al fine di raggiungere determinati obiettivi. Dopo avere sottolineato che il "sapere razionale", nato durante la civiltà ellenica, trova un suo culmine nel XVII secolo con la nascita della scienza sperimentale, gli Autori iiiustrano la nascita della medicina moderna, quale scienza applicata, che è in grado - superando l'empirismo - di fornire le ragioni per le quali si agisce in un certo modo. Dopo avere argomentato sulla necessità dell'etica nella scienza, viene affrontata la medicina come scienza applicata, il cui fine è la salute dell'uomo. Pertanto il medico deve attenersi correttamente alle regole consolidate del procedimento clinico, metodologicamente e nei contenuti; inoltre è chiamato ad esercitare la scienza medica in modo da raggiungere gli scopi che costituiscono tale disciplina, adeguandosi alle conoscenze scientifiche più aggiornate e consolidate.
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Tesauro, Tiziana, and Tiziana Tarsia. "Le pratiche teatrali nella formazione degli operatori sociali per costruire relazioni di ben-essere." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (February 2022): 65–76. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-002005.

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Abstract:
Il contributo descrive e analizza un'esperienza di teatro dell'oppresso organizzata in ambito universitario e la usa come pretesto per ragionare sullo stretto legame che esiste tra il benessere psico-sociale degli operatori sociali, la loro formazione come professionisti e le tecniche del teatro sociale. Nel testo viene valorizzata la circolarità tra il sapere dell'esperienza e quello teorico in un frame che promuove il teatro come spazio di potenzialità e di consapevolezza. In questo spazio i social workers possono sperimentare la possibilità di gestire il proprio potere ed esplorare i conflitti che emergono nella relazione di aiuto per restituire benessere a se stessi e alle persone accolte nei servizi. Le conclusioni, infine, sollecitano domande e riflessioni che mirano a sottolineare l'importanza della formazione degli operatori sociali nella costruzione di politiche sociali che partono dalle comunità e veicolano relazioni di interdipendenza e, allo stesso tempo, tendono all'emancipazione delle persone.
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Roberti, Geraldina, and Antonella Nuzzaci. "Orientati al futuro: percorsi di orientamento al lavoro per una scelta consapevole del corso di studio." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (July 2021): 32–48. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-2021oa12114.

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Abstract:
In Italia, l'accesso al sistema dell'istruzione terziaria è ancora limitato, come pure appare diffusa una certa irregolarità nel percorso di studio universitario; in funzione di tali considerazioni, il contributo è volto a riflettere sulle azioni di orientamento messe a punto dall'Università dell'Aquila, nell'ambito del progetto "Super", per accrescere negli studenti la conoscenza delle specificità del Corso di Laurea Interclasse L-19&L39 in Scienze della formazione e del servizio sociale e intervenire positivamente nella costruzione dei profili e delle prefigurazioni professionali da parte degli studenti coinvolti. Nell'ottica di rafforzare la collaborazione tra scuola, università e mondo del lavoro e garantire un dialogo efficace con i docenti e gli altri stakeholder interni ed esterni all'Università, i responsabili dell'iniziativa hanno dato vita a un progetto formativo, articolato in diversi step, che ha coinvolto quattro istituti superiori abruzzesi. Nello specifico, il progetto ha previsto momenti diversi di orientamento, formazione e azione, ambientati in due setting differenti: la scuola e il Dipartimento di Scienze umane dell'Università dell'Aquila. Realizzato attraverso un percorso di presentazione dei contenuti core del Corso di Studio, di illustrazione degli obiettivi e dei saperi pratici relativi alle professioni di educatore e di assistente sociale e di valutazione delle conoscenze apprese dagli studenti, il progetto ha conseguito gli esiti formativi e di orientamento illustrati nell'articolo.
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Bianchi, Valentina. "PROGETTARE PERCORSI “VERTICALI” SULL’ARGOMENTAZIONE, TRA MODELLI DESCRITTIVI E PROPOSTE DIDATTICHE." Italiano LinguaDue 14, no. 1 (July 28, 2022): 1068–84. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18338.

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Abstract:
L’argomentazione è una pratica complessa e, allo stesso tempo, cruciale per il nostro agire (sociale) quotidiano: saper argomentare rientra, infatti, tra i principali obiettivi da raggiungere alla fine del percorso scolastico. A tal fine, diventa imprescindibile la realizzazione di un curricolo verticale che preveda un iter graduale di avvicinamento all’atto argomentativo (e ai suoi processi costitutivi) e che, dalla scuola primaria, in una prospettiva di continuità organica e sistematica, accompagni il discente fino all’esame finale del secondo ciclo. Considerando la dimensione testuale (e la pratica di interazione con la multiformità dei testi argomentativi) il filo conduttore dell’intero percorso, dopo aver illustrato i principi e i modelli teorici utili alla definizione della struttura argomentativa e dei dispositivi linguistici su cui si regge, con questo lavoro si prova ad avanzare una serie di proposte didattiche concrete da poter sviluppare anche in aula. Designing “vertical” paths on argumentation, between descriptive models and teaching proposals Argumentation is a complex practice and, at the same time, crucial for our (social) daily interaction: being able to argue is one of the main objectives to reach at the end of the school career. To this end, it becomes essential to create a vertical curriculum that provides a gradual approach to the act of argumentation (and its constituent processes) and that, from elementary school, in a perspective of organic and systematic continuity, accompanies the learner until the final exam of the second cycle. Considering the textual dimension (and the practice of interaction with the multiformity of argumentative texts) as the guiding thread of the entire course, after illustrating the principles and theoretical models useful for the definition of the argumentative structure and the linguistic devices on which it is based, this paper attempts to suggest a series of concrete didactic proposals that can also be developed in the classroom.
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Barcellona, Pietro. "Elogio del discorso inutile." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 114 (May 2010): 28–40. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114003.

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Abstract:
La nostra epoca tecnico-scientifica sembra ossessionata dalla risoluzione di problemi, pratici o teorici che siano. Saggisti, opinionisti e persino filosofi non resistono al richiamo delle sirene. Il dramma č che ai consulenti predicatori che forniscono ricette e soluzioni, fa da contraltare una schiera sempre piů vasta di individui disorientati e incapaci di prendere decisioni autonome. La ricerca della veritŕ, perň, č ben diversa dalla ricerca di rimedi efficaci, perché implica la creazione di un nuovo spazio mentale, dove pensieri ed emozioni si trasformano in nuovi pensieri ed emozioni. Di qui la scelta dell'elogio del discorso "inutile", che attiene alle trasformazioni soggettive, alle relazioni affettive, liberando lo spazio mentale dai vincoli del conformismo sociale e dall'etica del successo. Sono "inutili" tutti quei discorsi che riguardano la sfera psichica, che producono rappresentazioni mentali diverse e creano scenari differenti da quelli consueti. Si tratta di dialoghi interattivi, creativi, dove non č possibile distinguere chi dona da chi riceve e richiamano le riflessioni sul radicamento di Simone Weil, secondo cui sapere č comprendere e non apprendere. L'efficacia del comprendere ha a che vedere con la trasformazione del soggetto, attraverso il suo sguardo sul mondo. Il discorso "inutile" usa il linguaggio dell'eccedenza, che ci aiuta ad appezzare l'incalcolabile significato degli affetti, dell'amicizia, di tutto ciň per cui vale la pena di perdere la vita per ritrovarla piů ricca. Come la conversione di Paolo, ogni nuova visione del mondo č un'irruzione dell'impensato nella vita quotidiana. E l'impensato sta a testimoniare l'eccedenza. Possiamo considerare i percorsi psicoanalitici delle conversioni, perché si strutturano nel tempo attraverso la creazione di nuovi significati, che retroagiscono sulla storia del soggetto, rilanciandola in avanti.
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MONIZ, Elias Alfama, and Victoria Maldonado BAUTISTA. "La Etnoeducación como Posicionamiento Político e Identitario del Pueblo Afroecuatoriano por Rocio Vera Santos." INTERRITÓRIOS 6, no. 12 (December 7, 2020): 272. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.249000.

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Abstract:
RESUMENLa presente reseña es un resumen crítico sobre el artículo académico La etnoeducación como posicionamiento político e identitario del pueblo afroecuatoriano, de Rocío Vera Santos. Un texto científico que dilucida a través de una investigación de corte cualitativo y una puesta teórica postcolonial y decolonial el proceso de consolidación y ejecución del proyecto de etnoeducación afroecuatoriana. Se trata de un proyecto político, epistemológico y educativo que se viene gestando en las últimas tres décadas, y con el cual el movimiento social afroecuatoriano se posesionan frente al Estado; intentando subvertir el legado de la colonización, mediante estrategias, practicas pedagógicas e iniciativas autónomas que revitalizan y rescatan los saberes ancestrales, la memoria y la tradición oral. El objetivo de esta propuesta de educación étnica busca el fortalecimiento de la identidad, la reparación histórica y sostener la lucha antirracista.Etnoeducación afroecuatoriana. Identidad. Políticas de representación. Saberes ancestrales. Movimiento social afroecuatoriano. RESUMOEsta revisão é um resumo crítico do artigo acadêmico a etnoeducação como posição política e identitária do povo afro-equatoriano, de Rocío Vera Santos. Um texto científico que elucida por meio de uma investigação qualitativa e de uma configuração teórica pós-colonial e descolonial o processo de consolidação e execução do projeto de etnoeducação afro-equatoriana. É um projeto político, epistemológico e educacional que vem se desenvolvendo nas últimas três décadas, e com o qual o movimento social afro-equatoriano se posesiona diante do Estado; tentando subverter o legado da colonização, por meio de estratégias, práticas pedagógicas e iniciativas autônomas que revitalizam e resgatam saberes ancestrais, memória e tradição oral. O objetivo desta proposta de educação étnica busca fortalecer a identidade, reconstruir a história e sustentar a luta anti-racista. Etnoeducação afro-equatoriana. Identidade. Políticas de representação. Saberes ancestrais. Movimento social afro-equatoriano.ABSTRACTThis review is a critical summary of the academic article Ethno-education as a political and identity position of the Afro-Ecuadorian people, by Rocío Vera Santos. A scientific text that elucidates through a qualitative investigation and a postcolonial and decolonial theoretical setting the process of consolidation and execution of the Afro-Ecuadorian ethno-education project. It is a political, epistemological and educational project that has been developing in the last three decades, and with which the Afro-Ecuadorian social movement takes possession in front of the State; trying to subvert the legacy of colonization, through strategies, pedagogical practices and autonomous initiatives that revitalize and rescue ancestral knowledge, memory and oral tradition. The objective of this ethnic education proposal seeks to strengthen identity, historical reparation and sustain the anti-racist struggle.Afro-Ecuadorian ethno-education. Identity. politics of representation. Ancestral knowledge. Afro-Ecuadorian social movement.SOMMARIOQuesta recensione è una sintesi critica dell'articolo accademico Etnoeducazione come posizione politica e identitaria del popolo afro-ecuadoriano, di Rocío Vera Santos. Un testo scientifico che delucida attraverso un'indagine qualitativa e una impostazione teorica postcoloniale e decoloniale il processo di consolidamento ed esecuzione del progetto etno-educativo afro-ecuadoriano. È un progetto politico, epistemologico ed educativo che si è andato sviluppando negli ultimi tre decenni, e di cui il movimento sociale afro-ecuadoriano si impadronisce di fronte allo Stato; cercando di sovvertire l'eredità della colonizzazione, attraverso strategie, pratiche pedagogiche e iniziative autonome che rivitalizzano e salvano la conoscenza ancestrale, la memoria e la tradizione orale. L'obiettivo di questa proposta di educazione etnica cerca di rafforzare l'identità, la riparazione storica e sostenere la lotta antirazzista.Etnoeducazione afro-ecuadoriana, identità, politica di rappresentanza, saperi ancestrali, movimento sociale afro-ecuadoriano.
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Travaglini, Roberto. "Pedagogia dell’aikidō tra sapere teorico e sapere pratico." MeTis. Mondi educativi. Temim, indagini, suggestioni 8, no. 2 (December 1, 2018). http://dx.doi.org/10.30557/mt00030.

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Dissertations / Theses on the topic "Saperi pratici e saperi teorici"

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Pedrazzi, Michele <1978&gt. "La pratica dell'improvvisatore: sapere a disposizione e disposizione del sapere." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/221/1/Tesi_Pedrazzi.pdf.

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Pedrazzi, Michele <1978&gt. "La pratica dell'improvvisatore: sapere a disposizione e disposizione del sapere." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/221/.

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MECENERO, MARIA CRISTINA. "Passaggi: maestre tra scuola e università.L’esperienza delle supervisore dei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria: due studi di caso." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/11562/343929.

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Abstract:
Passaggi: maestre tra scuola e università è il titolo del mio lavoro che vuole essere un contributo alla conoscenza e alla comprensione dell’esperienza delle maestre chiamate supervisore o tutor di tirocinio per il loro nuovo ruolo assunto nelle università italiane nella formazione delle future insegnanti dei primi gradi di scuola, da quando, nel 1998, è stato istituito il corso di laurea in Scienze della formazione primaria. Passaggi sono quelli che nella storia delle maestre italiane stanno avvenendo proprio grazie al fatto di essere coinvolte nella trasmissione/innovazione del sapere dell’esperienza, nella forma istituzionalizzata a livello universitario: custodi e artefici attive di una cultura della scuola da rimettere nello scambio e nel circuito del sapere. Ho svolto la ricerca avvalendomi di un metodo misto tra l’ermeneutico, basato sulla continua e dialogica interpretazione dei dati raccolti a partire dallo scambio con le partecipanti alla ricerca, e l’approccio etnografico: ho scelto quindi di utilizzare diverse tecniche di indagine (osservazione partecipante, shadowing, intervista, analisi documentale) e di comporre una serie di differenti materiali empirici (taccuini, registrazioni, fotografie, testi redatti dalle partecipanti, materiale documentario). Le domande guida all’attività di ricerca – che cosa sta succedendo qui? come funziona la pratica formativa osservata? - rappresentano il fuoco del mio lavoro e hanno riguardato le esperienze delle maestre supervisore presenti sia nelle aule universitarie sia nelle classi scolastiche. Esse si sono articolate a partire da una questione di fondo: se e attraverso quali modalità le maestre supervisore contribuiscono nella relazione con altri soggetti – le studentesse, le insegnanti accoglienti, le/i docenti universitari, le/i dirigenti ecc. – a modificare la cultura scolastica e la cultura della formazione universitaria. Il processo della ricerca si è articolato in due studi di caso; i contesti scelti sono sati quelli dei gruppi di supervisione dell’università di Urbino e di Bologna. Lo studio delle due realtà si è sviluppato con modalità differenti, rispecchianti le differenti disponibilità date dai soggetti a coinvolgersi nella ricerca. Ho inoltre condotto alcune interviste in profondità a supervisore e studentesse delle città di Milano, Bologna e Urbino, per avere accesso a storie individuali relative all’esperienza di supervisione sia dal punto di vista delle maestre che da quello delle tirocinanti. Relazionalità, essere gruppo, pratica della convivialità, esperienza e mediazione sono le cinque dimensioni che definiscono le modalità proprie dell’interazione tra maestre supervisore, studentesse, università e scuola nel contesto di Urbino. Esse si inscenano in una dinamica istituzionale complicata e determinano un agire formativo che in parte prende le distanze da meccanismi di potere e di divisione interna, in parte li conferma. A Bologna, il gruppo di supervisore patisce un disconoscimento del valore aggiunto introdotto in università con l’esperienza del tirocinio e, tra identità professionali sperimentate, negate, rappresentate non univocamente, mostra quanto la dimensione interistituzionale venutasi a creare non sia sottoposta a elaborazione e venga anzi ostacolata da schemi e logiche vecchie che non è semplice superare, né nella cultura universitaria né in quella scolastica. Le maestre che sono all’università e vivono in una zona di intersezione organizzativa introducono un nuovo orizzonte: potrebbe essere questa un’occasione per ripensare anche profondamente le pratiche formative prevalenti nell’università. La ricerca si riprometteva di cogliere e interpretare eventuali segni di cambiamento rispettivamente della cultura della scuola e della cultura dell’università e, in definitiva, di valutare la significatività del dispositivo messo in atto a seguito dell’istituzione del corso di laurea in Scienze della formazione primaria. Un interesse non secondario dello studio era di mettere a disposizione delle interessate e di un pubblico più vasto la memoria del percorso dei due gruppi di supervisione coinvolti.
Passages: teachers between school and university is the title of my work, that aims to be a contribution to the awareness and understanding of the experience of teachers that are called supervisors or tutors of teachers training in their new role assumed within Italian universities in training future teachers for the first school grades, begun in 1998 when a course was started leading to a degree in Science of primary formation. Passages are those that are taking place in the history of Italian teachers thanks to the fact of being involved in the transmission/innovation of the knowledge of the experience, in the institutionalised form at university level: custodian and active artificer of school culture, to be placed once more in the exchange and circuit of knowledge. I developed my research using a mixed method from hermeneutic, based on the continuous and dialogical interpretation of the data gathered at the start of the exchange with the research participants and the ethnographic approach: I therefore chose to use various inquiry techniques (participant observation, shadowing, interviews, document analysis) and to put together a series of different empirical materials (notebooks, tapes, photos, texts written by the participants, documentary material). The key questions for the research - what is happening here? how does the formative practice observed function? - they represent the kernel of my work and dealt with the experience of the supervising teacher present both in the university lecture hall as well as school classes. Right from the start an articulated basic question: if and across which modality the supervising teachers contribute to the relationship with other subjects - students, tutor teachers, university professors, head teachers etc. - in modifying scholastic culture and the university formation culture. The research process was broken down into two case studies; the contexts chosen were those of the groups supervised by the universities of Urbino and Bologna. The study of the two realities in question developed with different methods, mirroring the varying availability on the part of the subjects in their involvement in the research. I have also conducted some in depth interviews to supervisors and students in the cities of Milan, Bologna and Urbino, to gain access to individual accounts in relation to the experience of supervision, both from the teacher’s point of view and that of the trainees. Relating, being part of the group, practising coexistence, experience and mediation, are the five dimensions that define the personal modality for interaction between supervising teachers, students, the university and school within the Urbino context. They are played out within a complicated institutional dynamic and determine a formative acting out that partly takes its distance from power mechanisms and internal division, in part it confirms them. In Bologna, the supervising group suffers from a disavowal of the added value introduced into the university with the experience of the trainees and by the experimented professional identities, negated, not represented unequivocally, it shows how much the inter-institutionalised dimension that was created, did not undergo an elaboration, on the contrary was impeded by old logic, not being a simple thing to overcome, neither in the university culture nor the scholastic one. Teachers that are at the university and live in an intersectional organising zone, introduce a fresh horizon: this could be the chance to re-think in depth the formative practice prevalent at the university. The research gave us the hope of gathering and interpreting any eventual signs of change, respective of the school culture and that of the university and to evaluate in a definite way, the significance of the device put into action following the creation of the Science degree in primary formation. A not secondary interest of the study was to make available to those interested and to an ever wider public the memory of the path undertaken by both groups involved in the supervision.
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Galeotti, Glenda. "I saper dell'agire. La valorizzazione educativa delle competenze locali tra teoria e pratica: un'esperienza di RAP nelle comunità maya." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/1200987.

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Books on the topic "Saperi pratici e saperi teorici"

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Garrino, Lorenza, ed. Strumenti per una medicina del nostro tempo. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-837-8.

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Abstract:
Il contributo fornito da questa pubblicazione rappresenta una iniziativa innovativa nell’ambito della formazione per i progetti di miglioramento della qualità delle cure. Nei contesti sempre più si delinea la necessità di modelli teorici, di strumenti e metodologie che favoriscano la compartecipazione della persona e della sua famiglia alle cure. La sinergia tra Medicina narrativa, Metodologia Pedagogia dei Genitori e ICF permette di dare valore alle storie ed alle esperienze dei pazienti, alle competenze educative genitoriali all’interno del patto educativo scuola, sanità e famiglia con un focus sul grado di funzionamento della persona sia essa in condizione di salute o di malattia. In questa nuova prospettiva le azioni di cura mirano a stabilire un rapporto di fiducia che non è più basato su un’adesione acritica a saperi o interventi dati per acquisiti e indiscussi, ma su una concertazione che tiene conto delle competenze situate, concrete e quotidiane del cittadino e delle competenze formalizzate, generali e specifiche dei curanti.
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