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Journal articles on the topic 'Salute riproduttiva'

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Fiori, Angelo. "La salute riproduttiva." Medicina e Morale 43, no. 1 (February 28, 1994): 7–9. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1024.

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2

Sansone, Andrea, Anna Schiavo, Francesco Romanelli, and Emmanuele A. Jannini. "Esercizio fisico e doping: ricadute in medicina della sessualità." L'Endocrinologo 22, no. 4 (August 2021): 311–17. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00930-4.

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Abstract:
SommarioL’attività fisica rappresenta uno strumento essenziale per la prevenzione e la tutela della salute individuale. Ciononostante, solo una minoranza degli adulti raggiunge i livelli raccomandati di esercizio fisico. Nell’ambito della sessuologia medica, intervenire sulla sedentarietà può migliorare la salute sessuale e riproduttiva; tuttavia, è necessario che l’attività fisica sia adeguata, onde evitare lo sviluppo di quadri patologici come la triade dell’atleta o l’ipogonadismo indotto da esercizio fisico. Inoltre, l’eventuale uso di “sostanze atte a migliorare l’apparenza e la performance” ha trasceso i confini dello sport agonistico, trovando largo utilizzo fra gli atleti amatoriali al fine di massimizzare la resa dell’esercizio, sebbene siano noti gli effetti avversi sulla salute sessuale e riproduttiva in entrambi i sessi.
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3

De Giglio, Claudia, and Roberta Rossi. "Indagine conoscitiva: salute riproduttiva tra gli adolescenti." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 2 (October 2017): 39–49. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2017-002003.

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4

Zaccaro, Antonella, and Maria Francesca Freda. "Domanda di consulenza genetica e progetto riproduttivo." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (December 2012): 49–74. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-003004.

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Abstract:
La domanda di consulenza genetica prenatale o riproduttiva puo rappresentare, come evidenziato dalla letteratura di riferimento, un passaggio fondamentale nel gestire scelte riproduttive consapevoli in situazioni di rischio genetico. Il presente contributo intende esplorare i processi di significazione che orientano la domanda di consulenza genetica prenatale e riproduttiva, nell'ambito di un piu ampio studio svolto presso il Servizio di Cardiomiologia e Genetica Medica di Napoli e volto ad indagare ed integrare le dinamiche psicologiche entro il processo di consulenza genetica. Il materiale testuale di 17 interviste semi-strutturate, condotte con clienti in fase di pre-consulenza genetica e stato analizzato attraverso la metodologia dell'Interpretative Phenomenological Analysis (IPA) messa a punto da Smith e colleghi. Dalla discussione dei risultati, emerge come i processi di accesso alla consulenza e le vicissitudini della conoscenza siano collegati alle conseguenze che la sola scelta di richiedere una consulenza puo avere sul piano familiare e dei legami inter-/intra-generazionali. Il momento pre-consulenza sembra rappresentare uno spazio in cui i clienti e le loro famiglie iniziano ad esplorare una serie di possibilita di uso della relazione sanitaria in funzione di complicati processi informativi e decisionali condivisi. E nella gestione di tali compiti che assume un ruolo centrale la funzione psicologica collocata in una prospettiva di integrazione a quella medica e che, fin dalla fase pre-consulenza contribuisce al raggiungimento di obiettivi di tutela e di promozione della salute.
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Della Puppa, Francesco, Pamela Pasian, and Giuliana Sanò. "Quando la paura guida le scelte. Donne immigrate e salute riproduttiva." MONDI MIGRANTI, no. 3 (October 2020): 71–97. http://dx.doi.org/10.3280/mm2020-003005.

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Monastra, Antonella. "La sessualità nell'adolescenza tra diritti e responsabilità." MINORIGIUSTIZIA, no. 3 (January 2021): 63–74. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003007.

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Abstract:
L'Agenda 2030 dell'Onu ha individuato 17 macro-obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile basati sui diritti, sull'equità e sul genere. Due tra gli obiettivi fissati, con i relativi indicatori, prevedono che venga garantito l'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva per tutti. Nello stesso anno, il Governo italiano ha istituito il Fertility Day e nel 2016 ha avviato lo Studio Nazionale Fertilità per l'elaborazione dell'omonimo Piano Nazionale. Una parte dello studio, rivolto ad un campione rappresentativo di adolescenti, ha esplorato conoscenze, atteggiamenti, fonti informative e comportamenti agiti nell'ambito della sessualità per una programmazione di interventi mirati. A partire dagli impegni assunti dalle istituzioni e dai dati emersi dall'indagine si evidenzia la difficoltà dei decisori nel tradurre responsabilmente in politiche sanitarie concrete quanto pianificato. Vengono prese in considerazione criticità e carenze che rendono difficilmente esigibile il diritto alla salute sessuale per la nostra popolazione più giovane.
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Di Pietro, Maria Luisa, and Maria Beatrice Fisso. "Donna e lavoro: considerazioni etico-giuridiche sulla prevenzione del rischio riproduttivo." Medicina e Morale 44, no. 3 (June 30, 1995): 447–87. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.980.

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Abstract:
E' oramai noto che le attività lavorative possono influenzare, in modo diretto o indiretto, la salute: da questa consapevolezza ha avuto origine, nel tempo, una sempre maggiore attenzione nei confronti degli effetti nocivi di sostanze "sospette" in ambiente di lavoro. In questo articolo viene affrontato un aspetto particolare del rischio lavorativo, cioè il rischio a seguito dell'esposizione della donna a sostanze chimiche o ad agenti fisici o biologici che possono alterare la sua capacità riproduttiva o essere causa di gravi danni alla prole che è stata o verrà concepita. Dopo aver fatto distinzione tra rischio riproduttivo (la possibilità che una sostanza possa interferire con o impedire il concepimento) e rischio di sviluppo (la possibilità di produrre nel nascituro o successivamente nel nato fino alla pubertà anomalie strutturali, deficit funzionali o la morte), e aver analizzato il meccanismo di azione delle sostanze chimiche e degli agenti fisici e biologici più di frequente presenti in ambiente di lavoro, e precisato il momento di interferenza (la oogenesi, la gravidanza, l'allattamento), le Autrici individuano ed esaminano criticamente le possibili modalità di prevenzione del rischio riproduttivo e di sviluppo. Dall'individuazione delle situazioni a rischio alla messa a punto delle misure di controllo necessarie per ridurre o eliminare l'esposizione dei lavoratori, all'informazione dello stesso sull'esistenza e sull'entità del rischio: un'analisi che, in un'ottica personalistica, vorrebbe indicare - anche alla luce delle normative vigenti - nuove strade perché si possa attuare una reale tutela della lavoratrice e una vera politica di protezione fetale.
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8

Delli Zotti, Giovanni, and Giorgio Porcelli. "Introduzione. La salute sessuale e riproduttiva delle donne migranti. Le buone pratiche di integrazione." SALUTE E SOCIETÀ, no. 3 (November 2021): 5–8. http://dx.doi.org/10.3280/ses2021-003001.

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9

Nepi, Leonardo. "L’educazione sessuale nelle scuole: analisi critica sul piano etico e giuridico di alcune proposte dell’OMS / Scholar sex education: critical analysis of some WHO’s proposals from an ethical and legal point of view." Medicina e Morale 66, no. 1 (March 15, 2017): 83–98. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.477.

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Abstract:
Si va consolidando il consenso sull’importanza dell’educazione sessuale rivolta a giovani e fanciulli, anche attraverso la previsione di specifici programmi educativi nelle scuole, ma il dibattito sui contenuti dell’educazione sessuale stessa rimane acceso. Si confrontano infatti diverse impostazioni, fondate su diverse concezioni della sessualità. Affrontando il tema da una prospettiva etico-giuridica, di particolare interesse risulta l’analisi del documento proposto dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS (Standard per l’educazione sessuale in Europa), che nell’affrontare la questione fa riferimento a controverse categorie, che meritano un adeguato approfondimento. Questo contributo intende allora evidenziare l’equivocità di alcuni concetti (salute sessuale e riproduttiva, diritti sessuali e riproduttivi, violenza di genere) utilizzati nel documento dell’OMS, per mettere in luce le implicazioni che un’adesione acritica a queste proposte comporterebbe. ---------- There is growing consensus on the importance of sexuality education, also through the provision of specific programs in schools aimed at young people and children, but the debate on it is still in progress, because of different educational settings based on diverse concepts of sexuality. Addressing the issue from an ethical and legal perspective, particularly interesting is the analysis of the document proposed by the WHO Regional Office for Europe (Standards for Sexuality Education in Europe), for its reliance on controversial models, which deserves thorough examination. This paper will highlight the ambiguity of some concepts (sexual and reproductive health, sexual and reproductive rights, gender based violence) used in the WHO document, in order to emphasize the implications of an uncritical adherence to these proposals.
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Comini, Debora. "Essere adolescenti in Indonesia." MINORIGIUSTIZIA, no. 3 (January 2021): 75–82. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003008.

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Abstract:
A partire dall'adolescenza, norme culturali e sociali basate sul genere cominciano a generare differenze sostanziali nella vita delle ragazze e dei ragazzi indonesiani. Le adolescenti appaiono in generale avvantaggiate dal punto di vista nutrizionale ed educativo. Appaiono però svantaggiate nella sfera più intima, inlcuso nel livello di conoscenza di temi di salute sessuale e riproduttiva e violenza sessuale. L'Indonesia è il paese del sud-est asiatico con il più alto numero di matrimoni infantili nonostante la legge stabilisca un'età minima di 19 anni per il matrimonio, aggirata con la pratica della dispensa o di cerimonie tradizionali. Ogni nove donne indonesiane fra i 20 ed i 24 anni, una si è sposata prima dei 18. Il governo indonesiano, in collaborazione con l'Unicef, si è impegnato a eradicare il matrimonio infantile. Durante l'adolescenza il sistema scolastico, le famiglie, i mezzi di comunicazione, i servizi sociali, devono impegnarsi in particolar modo perché l'uguaglianza di diritti ed opportunità abbia basi solide.
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Quagliarello, Chiara. "Salute riproduttiva, genere e migrazioni. Il continuum di violenze nei vissuti di donne e madri "dalla pelle nera"." MONDI MIGRANTI, no. 1 (May 2019): 195–216. http://dx.doi.org/10.3280/mm2019-001011.

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Fernandez Sanchez, Francisco Cristobal. "Principio de legitima defensa y anticoncepcion quirurgica." Medicina e Morale 43, no. 6 (December 31, 1994): 1115–42. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1001.

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Abstract:
L'Autore affronta nell'articolo la questione della sterilizzazione contraccettiva del minorato mentale a fini di prevenzione dello stupro e delle sue conseguenze. L'articolo distingue anzitutto tra sterilizzazione contraccettiva (SC) e sterilizzazione terapeutica (ST). Benché simili dal punto di vista procedurale, le due tecniche chirurgiche differiscono essenzialmente dal punto di vista etico, secondo la visione personalista della persona. La SC, infatti, prevede come fine primario la distruzione o l'ostacolo (permanente o temporaneo che sia) della funzione riproduttiva, essendo perciò sempre eticamente illecita. La ST, invece, ha la precipua finalità della preservazione/restaurazione della salute dell'individuo e, come tale, si può giustificare moralmente. L'Autore ascrive alla generalizzata caduta di attenzione nei confronti della struttura antologica della scelta dell'individuo lo scivolamento verso una concezione biologista dell'atto contraccettivo, il che impedisce di ben comprendere la motivazione dell'intrinseca illiceità morale della SC. Così, la mancanza del consenso informato da parte del minorato mentale per dare il via alla procedura di SC non può certamente essere supplita da una normativa di legge. Né il principio di totalità conclude l'Autore né quello di legittima difesa, quindi, possono giustificare in alcun modo la sterilizzazione chirurgica sull'handicappato mentale.
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Di Pietro, Maria Luisa, and Maria Loredana Furiosi. "Quale rispetto per la dignità della donna? Alcune osservazioni in margine alla IV Conferenza mondiale sulla donna." Medicina e Morale 45, no. 1 (February 28, 1996): 15–42. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.917.

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Abstract:
Chiusi i battenti sulla IV Conferenza mondiale sulla donna, è giunto il momento delle valutazioni e dei progetti per il futuro. Una scena, quella della IV Conferenza mondiale sulla donna, divisa tra due diverse visioni della donna e di rispetto della sua dignità: la prima, che riconduce la donna ad una serie di ruoli sociali da conquistare con il rischio anche di perdere le caratteristiche dello specifico femminile; la seconda, che considera la donna e l’uomo persone umane di uguale dignità e co-protagonisti nell’importante compito di migliorare l’umanità: nell’affermare la parità la donna non perde, però, né rinuncia alla sua femminilità, al suo “genio”. La diversità dell’orizzonte antropologico ha informato tutta la discussione preliminare alla stesura della Dichiarazione finale: è quanto emerge da questo articolo, che analizza alcuni dei passaggi più dibattuti del Draft Platform fo Action. La debolezza, fin’anche la negazione, dell’affermazione dell’ugiaglianza in dignità e parità di diritti tra uomo e donna; la mancanza di una chiara definizione di famiglia; l’ambiguità nell’uso dei termini riguardanti la sessualità, la fertilità e la c.d. “salute riproduttiva e sessuale”; la propaganda di una pianificazione familiare da attuare con il ricorso alla alla contraccezione, sterilizzazione e aborto; l’identificazione dei programmi di prevenzione dell’infezione da HIV con l’uso dei profilattici; la mancanza di una presa di posizione contro l’aborto e di un chiaro impegno a favore della maternità; un’educazione sessuale ridotta alla sola informazione sneza alcun riferimento alla globalità e alla complessità della persona; questi e altri i punti di disaccordo, che sono stati superati solo in minima parte della Dichiarazione finale. Una conclusione, quella della IV Conferenza mondiale sulla donna, che ha deluso le aspettative, che tradito la fiducia di quanti speravano in una chiara e forte affermazione del rispetto della dignità e dei diritti della donna; un futuro, forse, ancora più deludente, se gli Stati prenderanno serie iniziative a favore delle donne, soprattutto quelle in situazione di disagio.
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Gambino, Gabriella. "Il corpo de-formato tra cultura diagnostica e “geneticizzazione” della medicina." Medicina e Morale 50, no. 3 (June 30, 2001): 477–90. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.725.

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Abstract:
Nei Paesi anglo-americani la tradizionale concezione antropologica ed ontologica della corporeità, proveniente dall’eredità classica del continente europeo, sta gradualmente subendo una profonda e radicale trasformazione, che si sta manifestando nell’approvazione sociale di pratiche bio-mediche di intervento e manipolazione della capacità riproduttiva dell’uomo e della vita prenatale, come la fecondazione artificiale, la clonazione, la diagnosi e la terapia genica. Tali pratiche, lungi dal condurre a risultati efficaci per la cura delle innumerevoli patologie che ancora affliggono l’umanità, contribuiscono piuttosto a modificare il rapporto dell’uomo moderno con la propria corporeità, con i concetti di salute, di malattia, di procreazione e genitorialità. In particolare, tra le svariate possibilità bio-mediche che la genetica offre alle coppie che desiderano un figlio, la diagnosi genetica prenatale di malformazioni congenite nel concepito è diventata negli ultimi decenni una pratica “di routine”, che sta radicalmente modificando il rapporto della donna con la propria maternità e con il figlio desiderato. Le conseguenze di questa trasformazione non sono sempre positive: essa si colloca, infatti, nell’ambito di un contesto socio-culturale dominato dall’immagine antropologica di una corporeità biologicamente e geneticamente perfetta, funzionale e pienamente rispondente ai bisogni indotti dalla società produttivistica del nostro tempo. La letteratura scientifica anglo-americana evidenzia in maniera peculiare questo fenomeno, che in termini epistemologici e culturali incide sui concetti di “normalità”, di malattia, di qualità della vita, aprendo facilmente la strada ad una medicina “eugenetica” e selettiva nei confronti degli individui geneticamente imperfetti. La genetica diviene così, sempre più, la lente attraverso la quale osservare l’uomo, lo strumento potente che riduce l’individuo ai suoi geni e ai suoi tratti genetici difettosi. In questo contesto, diventa allora fondamentale far riemergere la coscienza di una dimensione etica della conoscenza diagnostica, che possa guidare lo scienziato e il medico nel lungo e difficile cammino per scoprire e combattere le malattie genetiche che affliggono l’umanità, nella piena consapevolezza del valore inestimabile di ogni esistenza umana, per quanto colpita dalla sofferenza e dalla malattia.
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Lahi, Migena, and Miretta Prezza. "Le conseguenze della violenza domestica sul benessere fisico delle donne." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 1 (March 2010): 89–110. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-001006.

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Abstract:
La violenza domestica č considerata uno dei maggiori problemi di sanitŕ pubblica in tutto il mondo. L'obiettivo di questo lavoro č quello di identificare le conseguenze della violenza domestica perpetrata dagli uomini sul benessere fisico delle donne che la subiscono. A tale scopo č stata effettuata un'attenta recensione della letteratura internazionale, la quale ha portato all'identificazione di una molteplicitŕ di conseguenze sul benessere fisico e riproduttivo, e di alcuni dei meccanismi che collegano i maltrattamenti a queste conseguenze. I maltrattamenti perpetrati all'interno delle mura domestiche hanno degli effetti plurimi e devastanti, sia di lungo che di breve termine, sulla salute delle donne che li subiscono.
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Lombardi, Lia. "The Medicalization of Human Reproduction: Body and Gender." SALUTE E SOCIETÀ, no. 2 (July 2009): 172–88. http://dx.doi.org/10.3280/ses2009-en2012.

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Abstract:
- This article is focussed on the medicalization of human reproduction and its effects on the body and on the gender. Particularly, the analysis is carried under two perspectives. The first one is the social construction and the social control on the body in Western society. Specifically, the question is how medicine surveilles bodies and behaviors of women and men. Moreover, the first part of this article analyses sexualities, reproduction/procreation and gender relationships. The second subject regards how stereotypes on gender and parenthood are connected to the social construction of infertility and of articial reproduction. All the topics are analysed through the lences of the sociology of health and of the body, in connection with the most recent advances in biomedical technologies. The gender perspective and a critical approach are the theoretical mainframes which have driven this research.Keywords: body, Gender, medicalization, human reproduction; reproductive technology, sociology of health.Parole chiave: genere, medicalizzazione, riproduzione umana, tecnologie riproduttive, sociologia della salute.
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Lombardi, Lia. "La medicalizzazione della riproduzione umana: il corpo e il genere." SALUTE E SOCIETÀ, no. 2 (July 2009): 185–201. http://dx.doi.org/10.3280/ses2009-002012.

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Abstract:
- This article is focussed on the medicalization of human reproduction and its effects on the body and on the gender. Particularly, the analysis is carried under two perspectives. The first one is the social construction and the social control on the body in Western society. Specifically, the question is how medicine surveilles bodies and behaviors of women and men. Moreover, the first part of this article analyses sexualities, reproduction/procreation and gender relationships. The second subject regards how stereotypes on gender and parenthood are connected to the social construction of infertility and of articial reproduction. All the topics are analysed through the lences of the sociology of health and of the body, in connection with the most recent advances in biomedical technologies. The gender perspective and a critical approach are the theoretical mainframes which have driven this research.Keywords: body, Gender, medicalization, human reproduction; reproductive technology, sociology of health.Parole chiave: genere, medicalizzazione, riproduzione umana, tecnologie riproduttive, sociologia della salute.
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Lodi, Elisa, Federica Donati, Letizia Reggianini, and Maria Grazia Modena. "La questione genere in medicina e in cardiologia." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 1 (May 31, 2022): 6–10. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-2.

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Abstract:
Nella storia la figura della donna medico ha attraversato fasi alterne, arrivando per questo a trovarsi, nel XXI secolo, ancora penalizzata e questo ha avuto un indubbio impatto sull’approccio della medicina alle differenze di genere. Mentre il sesso definisce l’identità cromosomica e ormonale, il genere, che ci condiziona dalla nascita a fine vita, deriva dal rapporto del sesso con l’ambiente, la società, il costume, la religione. Per troppo tempo la salute della donna è stata guardata con un approccio “a bikini” (focalizzata cioè sull’apparato riproduttivo e sui caratteri sessuali secondari), ignorando le differenze dei sintomi, dell’incidenza e prevalenza delle malattie cardiovascolari, di molti tumori non legati al sesso, di malattie broncopolmonari non esclusivamente legate al fumo. Come molte campagne di screening sono state tarate sulla donna, altrettante sono state tarate esclusivamente sull’uomo, non considerando l’esistenza di patologie non solo sesso-correlate, ma anche genere-correlate. Bisognerebbe che l’approccio a una medicina di genere fosse condiviso anche da medici e operatori sanitari uomini, come sarebbe auspicabile che la Medicina fosse insegnata con un approccio di genere.
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Marin, Francesca. "La salute approda nel mercato. Le questioni etiche relative alla fornitura di informazioni sui rischi di salute / Putting health in the marketplace. Ethical issues about providing online health risk information." Medicina e Morale 66, no. 1 (March 15, 2017): 31–43. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.474.

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Abstract:
Nell’ottobre 2015 l’azienda 23andMe ha ottenuto da parte della Food and Drug Administration (FDA) l’approvazione a vendere direttamente ai consumatori alcuni test genetici, acquistabili quindi senza la supervisione di professionisti sanitari. I 36 test approvati forniscono informazioni sul rischio riproduttivo di malattie quali fibrosi cistica e Tay-Sachs. Al momento 23andMe non può commercializzare i test di suscettibilità genetica (GST), ma spera di ottenere l’approvazione della FDA per fornire informazioni anche sul rischio di insorgenza di malattia. L’idea è che, acquisendo tali informazioni, i consumatori possano intraprendere stili di vita più idonei per evitare che si sviluppi la patologia. “È in arrivo la sanità su misura dei consumatori”, ha esclamato Anne Wojcicki, co-fondatrice della 23andMe. Effettivamente, accanto ad altre modalità (quali mobile health, telemedicina, ecc.) di accesso online all’informazione sanitaria, i test genetici diretti ai consumatori incoraggiano un approccio consumistico alla salute. Tuttavia, questo è vantaggioso per la medicina e i consumatori? La promozione della salute richiede attitudini meramente consumistiche? Per discutere tali questioni, il paper affronterà innanzitutto i problemi di validità clinica e di utilità dei GST così come le loro implicazioni sul sistema sanitario: sebbene la ricerca continui, i GST hanno un potere predittivo limitato e le misure preventive o terapeutiche non sono sempre disponibili, comportando sovramedicalizzazione e minori risorse sanitarie per altri (i consumatori potrebbero richiedere ulteriori test per confermare o invalidare i risultati ottenuti). Verranno poi analizzate le questioni etiche relative alla commercializzazione della salute e al progressivo passaggio dal rapporto fiduciario medico-paziente al rapporto consumistico fornitore-fruitore. ---------- In October 2015 the company 23andMe gained the Food and Drug Administration (FDA)’s approval to market genetic tests directly to consumers, without supervision of healthcare professionals. The FDA approved 36 carrier tests to provide health information on inherited disorders, including cystic fibrosis and Tay-Sachs. 23andMe is still prohibited in marketing genetic susceptibility testing (GST), but the company hopes to gain the FDA’s approval to provide health risk information. The idea is that informing customers of their genetic susceptibility may motivate them to change their health-related behavior, reducing the risk of the disease’s onset. “Direct-to-consumer healthcare is coming!”, said Anne Wojcicki, co-founder of 23andMe, after the FDA’s approval. Actually, besides other ways (such as mobile health, telemedicine, etc.) of getting access to health information and services through internet, direct-to-consumer genetic tests fosters a consumerist approach to healthcare. Nevertheless, is such an approach advantageous for medicine and consumers? Can we consider health as a mere consumer good whose promotion requires consumerist attitudes? To discuss these issues, the paper will firstly address problems with clinical validity and utility of GST as well as their implications for healthcare systems: although research is ongoing, GST have limited predictive power and therapeutic or preventive measures are not always available, leading to overmedicalization and fewer healthcare resources for others (consumers could require follow-up tests to confirm or deny obtained results). Secondly, ethical concerns regarding putting health in the marketplace will be analyzed by examining the progressive shift from healthcare professional-patient fiduciary relationship to provider-user consumerist relationship.
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Bompiani, Adriano. "L’elaborazione di “regole” per le innovazioni biotecnologiche." Medicina e Morale 49, no. 4 (August 31, 2000): 713–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.765.

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Abstract:
Come è noto, l'unione Europea ha fra i suoi scopi quello di favorire lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi aderenti, facilitando la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica, la produzione di beni e la circolazione degli stessi nell’ambito dell’Unione, eliminando per quanto è possibile differenze, normative e conflitti commerciali. Con questo spirito, dopo anni di difficile lavoro, è stata emanata la Direttiva 98/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (6luglio 1998) che riguarda la protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, ne presupposto che si tratti di genoma – sia esso di origine vegetale, animale o umano – in quanto risultati da “invenzioni” suscettibili di applicazioni industriali e non dal mero isolamento (“scoperta”). L’Autore, che già ha esaminato in un precedente contributo gli aspetti etici dell’impiego delle biotecnologie nel campo vegetale e animale (v. Medicina e Morale 2000, 3: 449-504), si sofferma a descrivere quanto prevede la Direttiva 98/44/CE stessa, assieme ad altre norme internazionali precedentemente emanat, per la tutela dell’ambiente, degli animali e degli organismi umani. L’Autore riconosce che la direttiva vieta, nel dispositivo, lo sfruttamento commerciale che sia contrario all’ordine pubblico e al buon costume, fornendo gli esempi concreti dei divieti applicabili ai processi di clonazione umana a scopo riproduttivo, di modificazione dell’identità genetica germinale dell’essere umano; di modificazione degli embrioni umani a fini commerciali e industriali; di modificazione dell’identità genetica animale di natura tale da provocare sofferenza negli stessi, senza utilità sostanziale per l’uomo o per l’animale. Tuttavia la Direttiva – sotto l’aspetto giuridico – consente l’utilizzazione di embrioni umani (sia pure non direttamente ed espressamente prodotti a scopo di ricerca in base all’art. 18 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina) a scopo sperimentale e per applicazioni biotecnologiche riguardanti la produzione di cellule staminali od i medicamenti. L’Autore esamina anche il dibattito che è seguito alla emanazione della Direttiva soprattutto a livello di Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Strasburgo) in merito alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sui cosiddetti “cibi transgenici” (raccomandazione n. 1398 (1998) dal titolo “sicurezza del consumatore e qualità degli alimenti”), nella quale è stata espressa contrarietà alla brevettabilità degli organismi viventi, pur riconoscendo la necessità di assicurare un’adeguata protezione ai diritti dell’”invenzione” (proprietà intellettuale) [Raccomandazione 1417/1999]. Questi problemi sono stati affrontati ma non risolti nella conferenza internazionale di Oviedo (16-19 maggio 19999) organizzata dal Consiglio d’Europa. Il Comitato Direttivo di Bioetica del medesimo Consiglio d’Europa è stato indicato di esprimere “parere” sulla complessa materia; nel frattempo sono intervenute la conferenza di Seattle e Montreal, ove è stato firmato, nel gennaio 2000, un Protocollo sulla biosicurezza che regolamenta il commercio internazionale di sementi e sostanze geneticamente modificate ritenuti pericolosi per l’ambiente e la salute, escludendo però i prodotti finiti, e perciò il cibo transgenico. Nel momenti in cui – scadendo la moratoria –la Direttiva 98/44/CE entrerà in vigore (31 luglio 2000) essendo improbabile l’accettazione delle argomentazioni di invalidazione sollevate da Olanda e Italia, l’Autore insiste per l’adozione del “principio di precauzione”, esplicitamente incorporato nel diritto comunicato relativo alla protezione della salute, oltreché alla tutela dell’ambiente, che dovrà essere tuttavia meglio specificato nella sua estensione e nelle conseguenze attese. Un secondo principio, quello della “trasparenza”, richiede un’ulteriore affinamento delle informazioni rivolte al consumatore, tramite una più chiara etichettatura che consenta una scelta realmente libera e consapevole dei prodotti derivanti da organismi geneticamente modificati posti in commercio. Dovrà essere perseguita la ricerca, escludendo peraltro l’uso dell’embrione umano.
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Musio, Alessio. "Il capitale in-umano. La bioetica di fronte al “lavoro clinico” / The in-human capital. Bioethics in front of "clinical work"." Medicina e Morale 65, no. 3 (September 21, 2016): 293–314. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.437.

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Abstract:
Dalla nascita della bioetica si è consolidata una situazione inedita, che emerge talvolta confusamente nel lemma “bioeconomia”, in cui i corpi umani sono iscritti tanto nella ricerca tecno-scientifica quanto nei processi del lavoro. Nella sperimentazione farmacologica su soggetti sani e nell’ambito delle tecnologie riproduttive, infatti, è sorta una nuova forma di manodopera definita ormai “lavoro clinico”. Emblematico è il caso della Fivet, il cui sviluppo ha reso possibile separare la figura della donna fornitrice di gameti da quella in cui avverrà la gestazione e il parto, dando così luogo a due differenti mercati – degli ovociti e della maternità surrogata – segnati da forme di discriminazione sociali e razziali. Eppure, in gioco non è solo la contrapposizione tra solidarietà (dono) e profitto (sfruttamento). Il “lavoro clinico”, infatti, deriva sul piano teorico dall’elaborazione di quegli economisti che hanno valorizzato la nozione di capitale umano cercando simultaneamente di «trasformare le più intime funzioni corporee in beni e servizi commerciali». Così, mentre da più parti si guarda alla nozione di capitale umano come alla soluzione dei problemi, non ci si accorge di come essa istituisca un’etica che riscrive interamente il modo di intendere il rapporto tra salute, malattia e disabilità nell’ottica dell’imprenditoria di sé. Il tentativo di questo contributo, allora, è di indagare in chiave bioetica la letteratura neoliberale sul capitale umano, per evitare che sia questa a tracciare i criteri bioetici dell’epoca biotecnica a venire. ---------- Since the birth of bioethics a new situation has been consolidated, it emerges sometimes confusedly in the lemma of “bioeconomy”, in which human bodies are registered as much in techno-scientific research as in labor processes. In fact, in pharmacological trials in healthy subjects and in the field of reproductive technology, a new kind of manpower has arisen, now defined as “clinical labor”. An emblematic case is IVF, its development has made it possible to separate the figure of the woman supplier of the gametes from that of the woman carrying out gestation and birth, thereby giving rise to two different markets – one for oocytes and the other for surrogacy – tainted by forms of social and racial discrimination. However, the contrast between solidarity (gift) and profit (exploitation) is not the only thing at stake. Clinical labor, in fact, derives in theoretical terms from the analyses of those economists who have enhanced the notion of human capital trying simultaneously to transform the most intimate bodily functions into “commercial goods and services”. So while from many quarters the notion of human capital is looked on as the solution to problems, there is inadvertence as to how it institutes an ethics that completely rewrites the way of conceiving the relationship between health, illness and disability within the perspective of the enterprising self. This paper, therefore, endeavours to investigate from a bioethical standpoint the neoliberal literature on human capital, in order to avert its tracing the bioethical criteria of the biotechnical age to come.
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Tortoreto, Daniele. "La “salute riproduttiva” e gli incontri delle Nazioni Unite del 25 settembre 2008 sul quinto Obiettivo di sviluppo del Millennio." Medicina e Morale 58, no. 4 (August 30, 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.241.

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Abstract:
Nell’anno 2008 i leaders del mondo si sono riuniti a New York per verificare il compimento degli obiettivi stabiliti nella Dichiarazione del Millennio, l’8 settembre 2000. Il quinto Obiettivo del Millennio delle Nazioni Unite è dedicato al miglioramento della salute materno-infantile. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), quello per l’Infanzia (UNICEF) e la Banca Mondiale hanno sottoscritto una dichiarazione sulla salute materna e del neonato, impegnandosi ad intensificare il sostegno ai Paesi per raggiungere gli OSM 4 e 5, ridurre la mortalità infantile e migliorare la salute materna. Queste organizzazioni si soffermano sul concetto di “salute riproduttiva”: uno dei tipici concetti contraddittori e ambigui elaborati alle Conferenze del Cairo del 1994 e Pechino del 1995, che si basa sulla definizione di salute data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in cui la salute è intesa come “stato di benessere fisico, psicologico e sociale”, rimarcando che essa non consiste soltanto nell’assenza di malattie. Tale definizione, utopistica ed edonistica, è stata criticata dalla comunità internazionale, e tuttavia, durante le assemblee delle Nazioni Unite al Cairo e a Pechino è stata applicata alla salute materna, detta impropriamente riproduttiva invece che procreativa. I documenti sulla “salute riproduttiva” dell’OMS, dell’UNFPA, dell’UNICEF e della Banca Mondiale diffondono le direttive elaborate al Cairo sulla “salute riproduttiva” e l’aborto è incluso in questo ambiguo concetto di “salute riproduttiva”. ---------- In the year 2008 the leaders of the World convened in New York to ascertain the achievement of the goals established in the United Nations Millennium Declaration on 8 September 2000. The 5th UN Millennium Objective is dedicated to the improvement of maternal and children health. The World Health Organization (WHO), United Nations Population Fund (UNFPA), United Nations Children’s Fund (UNICEF), World Bank have signed a joint statement on maternal and newborn health in which they are committed to intensify their support to countries to achieve the Millennium Development Goals 4 and 5, To improve maternal health and To reduce child mortality. These organizations dwell upon the concept of “reproductive health”: one of the typical contradictory and ambiguous concepts elaborated at the UN Conferences in Cairo in 1994 and Beijing in 1995 that is based on the definition of health given by the World Health Organization, in which health is understood as “state of physical, psychological and social well being”, and hence not only in the absence of diseases. This definition, utopian and hedonistic, was criticized by the international community, and yet, despite that, during the UN assemblies in Cairo and Beijing it was applied to maternal health, improperly termed reproductive instead of procreative health. The documents on “reproductive health” of the WHO, UNFPA, UNICEF, World Bank diffuse the directives drafted in Cairo on “reproductive health”, and abortion is included in this ambiguous concept of “reproductive health”.
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Barros, Yara Lorrane Souza de, Amanda Alves Fecury, Euzébio de Oliveira, Carla Viana Dendasck, Maria Helena Mendonça de Araújo, Keulle Oliveira da Souza, and Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias. "Numero di casi confermati di sifilide nelle donne incinte in Brasile tra il 2009 e il 2013." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 2, 2020, 53–61. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/donne-incinte.

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Abstract:
La sifilide è una malattia batterica trasmessa sessualmente dalle donne incinte con sifilide al feto. La diagnosi di sifilide nelle donne in gravidanza è confermata dall’esame VDRL. L’obiettivo di questo lavoro è mostrare il numero di casi confermati di sifilide nelle donne incinte in Brasile, come anno di diagnosi, fascia d’età, regioni del Brasile, zona residenziale, tipo di test, classificazione ed evoluzione tra il 2009 e il 2013. I dati secondari sono stati utilizzati dal reparto computer di SUS – DATASUS (http://datasus.saude.gov.br). Il maggior numero di test consente un trattamento migliore e una riduzione del numero di casi. Tuttavia, l’assenza di cure preventive durante le relazioni sessuali induce un aumento dei casi, specialmente tra le donne in età riproduttiva. Le aree con una popolazione più numerosa hanno un numero maggiore di casi. L’elevata variazione di partner in queste aree determina una maggiore contaminazione. Il tipo di test influenza i numeri. Test meno specifici e più generali trovano anticorpi specifici e non specifici per il batterio. Questo può cambiare i numeri effettivi. L’assistenza sanitaria femminile rende precoce la diagnosi, facilitando il trattamento. La sifilide non è direttamente responsabile del maggior numero di mortalità nelle donne in gravidanza.
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Villanueva Cañadas, Enrique, and Herminia Villanueva. "¿Es éticamente aceptable una regulación general de la objeción de conciencia?" Medicina e Morale 59, no. 5 (October 30, 2010). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2010.199.

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Abstract:
Gli autori si sono chiesti in questo lavoro, se l’obiezione di coscienza deve essere regolata dalla legge. In Spagna a seguito della Legge Organica 2/2001 della salute sessuale e riproduttiva, e l’interruzione volontaria di gravidanza, ai medici sarà riconosciuto il diritto all’obiezione di coscienza, ma solo per il personale sanitario direttamente coinvolto. D’altra parte devono segnalare in anticipo e per iscritto lo status di obiettore. Gli autori presentano motivi di ordine giuridico ed etico per negare che si tratta di una regolamentazione possibile dell’obiezione al di là di quanto afferma la Costituzione. ---------- The authors wondered in this work if conscientious objection must be regulated by law. In Spain as a result of the Organic Act 2/2001 of sexual and reproductive health, and voluntary interruption of pregnancy, physicians will be recognized right to conscientious objection, but for only those directly involved. On the other hand they have to report in advance and in writing objector status. The authors present legal and ethical reasons to deny that it is possible objection regulation beyond what the constitution states.
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Bonini, F., E. Maccarini, and F. Montefiore. "Prevenzione andrologica nei giovani." Working Paper of Public Health 4, no. 1 (June 15, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2015.6706.

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Abstract:
Obiettivi: . Nei Paesi occidentali ci troviamo di fronte ad una riduzione progressiva della natalità ed al deterioramento della qualità seminale. Le patologie della sfera riproduttiva stanno pertanto assumendo una rilevanza sociale anche per il forte impatto economico delle attuali tecniche di riproduzione assistita. L’esigenza di occuparsi di prevenzione nel campo della salute maschile origina dalla constatazione di come l’andrologo si trovi spesso a intervenire su situazioni compromesse da diagnosi tardive e da un mancato intervento educativo e preventivo. Si rende pertanto necessario un’azione di sensibilizzazione dei giovani e delle famiglie anche tramite il coinvolgimento delle strutture scolastiche nei confronti delle patologie andrologiche giovanili. Metodologia: Dal 2010 abbiamo sviluppato nella provincia di Alessandria un progetto andrologico di prevenzione/diagnosi denominato PASS rivolto ai giovani tra i 17 e 19 anni. Tale programma è suddiviso in una parte informativa a carattere scientifico-divulgativo; ed un’altra che prevede una visita andrologica. Risultati: In circa 5 anni abbiamo incontrato 4239 studenti, di cui 2087 maschi, 947 di questi hanno eseguito la visita andrologica. Conclusioni: Riteniamo che sia auspicabile che programmi andrologici di questo tipo debbano diventare una realtà strutturata.
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Gambino, Gabriella. "La legge 40/2004: principi e prospettive alla luce del dibattito referendario." Medicina e Morale 54, no. 5 (October 30, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.379.

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Abstract:
Il 12 e il 13 giugno 2005 si sono svolti in Italia i referendum parzialmente abrogativi della Legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita. La facoltà di astensione, esercitata dalla maggioranza degli italiani, ha consentito di salvaguardare quei principi biopolitici fondamentali dei quali la legge si è fatta espressione, tutti riconducibili a imprescindibili valori costituzionali. Tuttavia, nonostante l’esito referendario, la legge 40 continua a sollecitare approfondimenti e dibattiti, soprattutto tra chi – insoddisfatto per i limiti che impone – vorrebbe modificarla in tempi brevi. Eppure, a ben vedere, questa legge tanto criticata e contestata è stata il frutto di precise scelte attuate dal Legislatore, ben consapevole dei principi in gioco innanzi al prevalere della tecnologia riproduttiva nella trasmissione della vita umana. In particolare, due sono le questioni di fondo che ancor oggi ritornano nel dibattito: la violazione della libertà di autodeterminazione procreativa della coppia; e la richiesta di una legittimazione di desideri procreativi, che si vorrebbe trasformare in “diritti”: il “diritto alla salute riproduttiva”, il “diritto al figlio sano”, il “diritto all’eugenetica prenatale”. In tale contesto, la riflessione filosofico-giuridica sul significato del progetto procreativo della coppia e sulle dinamiche relazionali che attiva può consentire di recuperare quella dimensione di autentica responsabilità e di amore donativo, che dovrebbe costituire il presupposto etico per compiere delle scelte procreative, nel pieno rispetto di tutti i soggetti coinvolti nelle tecniche che la medicina riproduttiva mette oggi a disposizione e, prima ancora, nel pieno rispetto della propria dignità umana. ---------- On June 12th and 13th, 2005 partially abrogative referendum about the law 40/2004 on medically assisted reproduction took place in Italy. The faculty of abstention, exercised by the main part of Italian people, allowed safeguarding those fundamental biopolitical principles expressed in the law, all of them coming from absolute constitutional values. However, although the referendary outcome, the law 40/2004 continues to request deepening and debates, specially among those who – unsatisfied of the limits which it imposes – would like to modify it in a short time. And yet, this law, so criticized and contested, was the fruit of precise choices made by the Legislator, well aware of the principles at stake in front of prevailing of reproductive technology in the transmission of human life. Particularly, the fundamental questions which are debated still today are two: violation of the liberty of couple’s procreative self-determination; and the request of a legitimating of procreative desires, which one’s would like to transform in “rights”: the “reproductive health right”, the “right of having a healthy child”, the “prenatal eugenic right”. In this contest, philosophical-juridical reflection on the meaning of the couple’s procreative project and on its relational dynamics can allow to recover that dimension of authentic responsibility and donative love, which should constitute the ethical presupposition to do procreative choices, in the full respect of every subject involved in the technique that reproductive medicine offers today and, more before, in the full respect of one’s own human dignity.
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Pardo Sáenz, José María. "The unknown face of in vitro fertilization." Medicina e Morale 61, no. 1 (February 28, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.146.

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Abstract:
Lo scopo di questo articolo è quello di mostrare il volto sconosciuto dei metodi artificiali di riproduzione umana. In generale, le cliniche per la fecondazione umana mostrano solo il volto più attraente della fecondazione in vitro: il neonato. Eppure, non hanno mai mostrato l’altra faccia di essa: la procedura lunga e drammatica che sta dietro. Dopo aver fatto un breve cenno alla attribuzione del Premio Nobel per la Medicina 2010 Robert Edwards, padre della fecondazione in vitro, analizziamo le due radici che sostengono il grande albero di metodi artificiali di riproduzione umana: lo scientismo e il sentimentalismo. Poi si studia l’aspetto etico di queste procedure. Siamo giunti ad un giudizio eticamente negativo su queste tecniche, dal momento che snaturano il significato della sessualità umana e l’atto coniugale. Subito dopo, analizziamo alcune delle conseguenze più frequenti di tali metodi: “la mortalità embrionale” associata con tali tecniche; “il congelamento degli embrioni in eccesso”; “i rischi per la salute”, sia del neonato così come quella della donna. Tutti questi sono elementi che la coppia deve prendere in considerazione al fine di prendere la decisione più libera e più responsabile possibile. Infine, spieghiamo il “pendio scivoloso” relativo all’uso di queste tecniche (il bambino medicalizzato, i bambini à la carte, la maternità surrogata e il mercantilismo riproduttivo): ciò che è stato sviluppato con uno intento ben preciso, per risolvere il problema di infertilità, ha sicuramente aperto nuove importanti questioni etiche. ---------- The purpose of this article is to show the unknown face of artificial human reproduction methods. Generally, human fertilization clinics only show the most attractive face of in vitro fertilization: the newborn. Yet, they never show the other face of it: the long and dramatic procedure behind it. After briefly mentioning the 2010 Nobel Medicine Award granted to Robert Edwards, the father of in vitro fertilization, we analyze the two roots that support the big tree of artificial human reproduction methods: scientism and sentimentalism. Then we study the ethical aspect of these procedures. We come to the conclusion that these techniques are ethically negative since they denaturalize the meaning of human sexuality and the conjugal act. Right after that, we analyze some of the most frequent consequences of such methods: “embryonic mortality” and directly related to it exceeding “embryo freezing”; “the risks for the health”, both of the newborn as well as that of the woman. All those are elements that the couple must take into consideration in order to make the freest and most responsible decision possible. Finally, we explain the “slippery slope” effect in the use of these techniques (medicine babies, babies a la carte, surrogate maternity and reproductive mercantilism): what was developed with a very specific aim in mind, to remedy the infertility problem, has definitely open new and important ethical concerns.
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Casini, Carlo. "IV Rapporto del Movimento per la Vita Italiano sulla attuazione della Legge n. 40 del 19 febbraio 2004 per l’anno 2010 Esame e commento della relazione del Ministro della Salute presentato al Parlamento italiano il 28 giugno 2012." Medicina e Morale 61, no. 4 (April 4, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.126.

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Abstract:
Il contributo è dato dall’esame e dal commento della Relazione del Ministro della Salute sull’attuazione della Legge 40 del 19 febbraio 2004 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”, presentata, al Parlamento ai sensi dell’art. 15, comma 2 della legge stessa. Il Movimento per la Vita Italiano (MpVI) per valutare i dati di volta in volta riportati nei documenti ministeriali ha finora presentato quattro Rapporti al Parlamento: il primo nel 2007, il secondo nell'aprile 2009, il terzo a luglio 2011 e il quarto – oggetto del presente articolo – nell’agosto 2012. L’attenzione della Relazione ministeriale è rivolta soprattutto alla realizzazione del desiderio degli adulti di avere un figlio, in base allo scopo dichiarato dalla legge di “favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana”. Perciò la descrizione del percorso seguito dalle varie tecniche e gli incroci tra i vari dati a disposizione fanno riferimento prevalente alla coppia adulta. Tuttavia, si sottolinea nella Rapporto del “MpVI” non si deve sottovalutare l’art. 1 della legge indica l’altro fondamentale obiettivo della legge e cioè quello di: “assicurare i diritti di tutti i soggetti coinvolti compreso il concepito”. I soggetti di cui è doveroso tener conto non sono solo gli adulti desiderosi di avere un figlio, ma anche i figli fin dal primo momento della loro esistenza (proprio l’evento che le nuove tecniche intendono determinare), cioè fin dal momento del concepimento. L’articolato, documentato e ricco Rapporto del MpVI richiama sinteticamente l’impianto della normativa – seriamente alterato dalla sentenza costituzionale 151/2009 – e gli interventi giudiziari che lo riguardano; rimarca con forza la grande differenza – in ordine alla protezione del diritto alla vita – tra la morte dell’embrione dopo il trasferimento nelle vie genitali della donna e la sua soppressione deliberata, diretta, concordata, che avviene quando l’embrione, non trasferito nelle vie genitali della donna viene selezionato, reso oggetto di sperimentazione, distrutto, congelato; contesta la teoria del c.d. “diritto affievolito” con riferimento al diritto alla vita del concepito; si sofferma sulla necessità di rimuovere le cause impeditive della procreazione alternative alla procreazione artificiale (a questo proposito viene segnalata la significativa esperienza dell’Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI di ricerca sulla fertilità e infertilità umana operante presso il Policlinico “A. Gemelli” di Roma dal 2003). Infine, il rapporto si conclude con alcune domande e proposte di lavoro rivolte al Ministro della Salute. Non vi è dubbio, comunque, che quella dello statuto giuridico dell’embrione umano non deve essere emarginata nella relazione annuale del Ministro: “se nell’attuazione della L. 40/04 vogliamo raggiungere un adeguato bilanciamento tra l’obiettivo di superare la sterilità e l’infertilità da un lato e il rispetto della vita dall’altro, occorre assolutamente valorizzare il principio dell’art. 1 che qualifica soggetto titolare di diritti il concepito, al pari degli altri soggetti coinvolti nella vicenda procreativa”. ---------- This article is the review and comment of the Report of the Italian Minister of Health on the implementation of Law 40, February 19, 2004 on medically assisted procreation, submitted to the Parliament under article 15 paragraph 2. The Italian Pro-Life Movement (MpVI) to evaluate the data from time to time within ministerial documents has up to now submitted four reports to Parliament: the first in 2007, the second in 2009, the third in July 2011 and the fourth – subject of this article – in August 2012. The Ministerial Report focuses mainly on the realization of the desire of adults to have a child, according to the stated purpose of the law of “helping to resolve problems arising from human sterility or infertility”. Therefore the description of the path followed by various techniques and the connections between the various available data refer mainly to the adult couple. However, it is observed in the Report of the (MpVI), we shouldn’t neglect the article 1 of the Law indicating another key objective of the same Law which is: “to ensure the rights of all subjects involved including the human embryo”. So, the subjects we must take into account are not only the adults longing to have a child, but also the children from the first moment of their existence (just the event that the new techniques intend to be determined), that is, from the moment of conception. The articulated, documented and rich Report MpVI recalls briefly the system of Law – seriously altered by constitutional judgment 151/2009 – and the judicial interventions concerning it; it strongly emphasizes the great difference – as for the protection of the right to life of human embryo – between the death of the embryo after transfer into the genital tracts of women and his deliberate killing, direct, agreed that occurs when the embryo is not transferred to the genital tract of women is selected, but he is destroyed, made the object of experimentation, frozen, selected; it desputes the theory of the so-called “Weakened Law” dealing with the right to life of the unborn child; it focuses on the need to remove the causes hindering human procreation alternative to artificial procreation (in this regard is reported significant experience of the International Scientific Institute Paul VI on research on fertility and infertility human, working at the Policlinico Gemelli in Rome since 2003). Finally, the Report of MpVI concludes with some questions and work proposals addressed to the Minister of Health. There is no doubt, however, that the legal status of the human embryo should not be neglected in the annual Report of the Minister: “if about the implementation of the L. 40/2004 we want to achieve an appropriate balance between the objective of overcoming infertility and infertility on the one hand and respect for life on the other, it is essential to enhance the principle of article 1 that qualifies human embryo subject holder of human rights, like the other subjects involved in the medically assisted procreation”.
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