Academic literature on the topic 'Ruolo del giudice'

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Journal articles on the topic "Ruolo del giudice"

1

Ortolan, Paola. "Il ruolo del giudice della famiglia: la diversa esperienza al tribunale ordinario e al tribunale per i minorenni." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (July 2021): 115–22. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001012.

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Abstract:
L'articolo si propone di offrire qualche riflessione sulla specificità della funzione del giudice che si occupa dei minori presso il tribunale ordinario, nei giudizi in cui i genitori sono in conflitto (separazioni, divorzi, affidamento dei figli delle coppie non coniugate), rispetto a quella del giudice che si occupa di minori segnalati per la condizione di pregiudizio, presso il tribunale per i minorenni, partendo dall'esperienza concreta nei diversi ruoli. Intende valorizzare la specializzazione dell'autorità giudiziaria che, a qualsiasi titolo, presidia la tutela dei minori e la necessità dell'integrazione delle sue competenze con quelle dei professionisti di altre discipline (psicologi, neuropsichiatri infantili, pedagogisti, ecc.) chiamati come consulenti tecnici d'ufficio o presenti già nell'organo decidente come giudici onorari. Infine, vuole mettere in evidenza alcune criticità processuali.
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2

Rozkrut, Tomasz. "Dialog sędziego z biegłym w kanonicznym procesie małżeńskim." Prawo Kanoniczne 54, no. 1-2 (June 10, 2011): 161–74. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2011.54.1-2.07.

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Abstract:
Il testo spiega il ruolo del perito nel processo canonico, in modo specifico nelle cause di nullità di matrimonio per difetto di consenso e il suo rapporto con il giudice, tenendo conto della distinzione dei rispettivi ruoli. Il perito ha il compito di illuminare il giudice circa la natura e la gravità della malattia o anomalia del coniuge di cui si tratta. Egli deve fornire al giudice le conseguenze concrete dello stato psichico del soggetto. La prova peritale è tutta in funzione di illuminare il giudice per consolidare i mezzi di prova già acquisiti e pervenire alla certezza morale.
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3

Cividali, Italo. "Qual è il ruolo del giudice dei minori?" MINORIGIUSTIZIA, no. 2 (May 2014): 219–36. http://dx.doi.org/10.3280/mg2014-002028.

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4

Italia, Eugenia. "Un giusto giudice per un giusto processo: giudici onorari tra collegio e ufficio del processo." MINORIGIUSTIZIA, no. 3 (April 2022): 64–76. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-003006.

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Abstract:
La riforma introdotta dalla legge 26 novembre 2021, n. 206 impone una riflessione profonda sul ruolo dei giudici onorari che da «giudici» diventano «ausiliari». La riflessione impone però una panoramica a largo raggio, in senso diacronico, ripercorrendo l'evoluzione delle funzioni dei giudici onorari, e in senso ontologico, indagando e fissando il fondamento della giustizia minorile. Si arriverà alla conclusione che la prevista soppressione della collegialità integrata dai giudici onorari mina l'essenza stessa della giustizia minorile e in ragione di questa gravità deve essere ripristinata. Per una effettiva tutela non è sufficiente prevedere un «giusto» processo se al contempo non è previsto un «giusto» giudice, multidisciplinare, competente a rispondere efficacemente ai bisogni di questo comparto specifico della giustizia.
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Azzolini, Giulio. "Il ruolo nel futuro del giudice onorario minorile." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (January 2023): 79–82. http://dx.doi.org/10.3280/mg2022-001007.

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6

Garri, Fabrizia. "L'udienza di discussione: il ruolo del giudice "conciliatore" e il novum della proposta transattiva." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 6 (March 2011): 149–59. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-006011.

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7

Romboli, Roberto. "Osservazioni sul disegno di legge costituzionale n. 4275/2011." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 5 (December 2011): 129–64. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-005011.

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Abstract:
Una riforma costituzionale organica e di maggioranza che dimentica le "lezioni" tratte dalle precedenti esperienze di revisione / 2. In generale: il mutamento dell'epigrafe del titolo IV, l'eliminazione del termine "altro" dall'art. 104 Cost. e la diffusa decostituzionalizzazione delle garanzie dei magistrati / 3. Un giudizio liquidatorio sul ruolo del Csm: le modifiche inerenti la composizione / 4.: le modifiche inerenti le funzioni; lo sbilanciamento dei rapporti con il Ministro della giustizia e la costituzionalizzazione del potere di ispezione / 5. L'esclusione del pm dalla soggezione solo alla legge e dall'ordine giudiziario, la separazione delle carriere del giudice e del pm e l'eliminazione dell'indipendenza interna / 6. L'esercizio dell'azione penale non piů obbligatorio e la modificazione dei rapporti con la polizia giudiziaria / 7. La responsabilitŕ dei magistrati: la "Corte di disciplina" per giudicare sugli illeciti disciplinari e la responsabilitŕ civile diretta «al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato». La mancata considerazione della specificitŕ dell'attivitŕ giurisdizionale / 8. Le "dimenticanze" della riforma: l'unicitŕ della giurisdizione e le garanzie dei giudici speciali (specie di quelli amministrativi); la modifica dell'art. 106 Cost. in assenza di un riordino della magistratura onoraria.
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Mattone, Sergio. "Il ruolo del giudice nella crisi delle relazioni industriali." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 5 (November 2009): 35–47. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-005004.

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Abstract:
1. Gli accordi separati: una controriforma passata sotto silenzio (o quasi)2. Il diritto a una giusta retribuzione3. La tutela contrattuale dei lavoratori non iscritti alle organizzazioni sindacali stipulanti4. I rapporti tra i diversi livelli di contrattazione5. Verso una nuova supplenza giudiziaria?
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9

Greco, Riccardo. "Il dire e il fare delle relazioni familiari. L'interesse del minore fra il "dictum" della decisione e il "coactum" dell'esecuzione." MINORIGIUSTIZIA, no. 3 (April 2022): 54–63. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-003005.

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Abstract:
L'articolo affronta il tema del ruolo e delle modalità attribuite nel disegno della riforma al processo esecutivo, rilevando che l'intera prospettiva del testo esclude l'idea della definizione di un'azione specifica, destinando l'azione giudiziaria alla rimozione degli ostacoli e non all'imposizione di un comando. Viene quindi esaminato il ruolo residuale assegnato all'esecuzione coattiva delle decisioni e le questioni poste dalla riforma in tema di giudice competente per l'esecuzione.
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Rozkrut, Tomasz. "Zadania biegłych w kościelnym postępowaniu sądowym." Prawo Kanoniczne 49, no. 3-4 (December 20, 2006): 63–86. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2006.49.3-4.05.

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Abstract:
Il parere del perito nel processo canonico è una questione di grande attualità e al tempo stesso un argomento di grande interesse dottrinale e processuale. Non vi sono dubbi sul fatto che il perito processuale appaia nel processo canonico anzitutto come esperto scientifico. La sua opinione è un mezzo processuale particolare, che viene sottoposto al giudizio dell’autorità giudiziaria della Chiesa, secondo il principio della libera valutazione delle prove processuali. Il ruolo degli esperti nella vita attuale della Chiesa, e particolarmente nel processo matrimoniale moderno non solo non è da sottovalutare, ma al contrario è molto importante e richiede una piena rivalutazione, non soltanto da parte dell’autorità giurisdizionale ecclesiale. Larticolo presenta tre questioni: ruolo del perito nel processo canonico, carattere consultivo dell’opinione del perito nei confronti del giudice nel processo matrimoniale e influsso alternativo dell’opinione del perito sulla decisione del giudice. La base per loro forma magistero di papa Giovanni Paolo II sul ruolo del perito (CIC’83, can. 1574-1581). Molto importanti sono in materia i suoi discorsi alla Rota Romana (1987 e 1988) ma anche, voluta da lui, Istruzione da osservarsi nei tribunali diocesani e interdiocesani nella trattazione delle cause di nullità del matrimonio Dignitas connubii (2005), specialmente nei art. 203-213
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Dissertations / Theses on the topic "Ruolo del giudice"

1

Iaquinta, F. "L'ABUSO DEL DIRITTO NEL RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO AUTONOMIA SISTEMATICA, SPAZI DI OPERATIVITA', RUOLO DEL GIUDICE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/379091.

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Abstract:
Il presente lavoro si occupa di esaminare l’autonomia sul piano sistematico del divieto di abuso del diritto, i suoi spazi di operatività, nonché il ruolo che il giudice ricopre nella sua applicazione nell’ambito del diritto del lavoro. Più in particolare, il primo capitolo dell’elaborato ha ad oggetto la disamina critica della genesi del principio da parte della dottrina civilistica e l’analisi dei possibili referenti normativi dello stesso. Il secondo, invece, è dedicato allo studio dell’elaborazione teorica e delle applicazioni pretorie del divieto di abuso nel diritto del lavoro. La prima sezione del capitolo è specificamente focalizzata sull’indagine svolta in proposito da parte della dottrina soprattutto con riferimento al potere di licenziamento; la seconda invece si occupa di esaminare i principali arresti della giurisprudenza, di merito e di legittimità, sia con riguardo alla posizione del datore sia a quella del lavoratore. Infine, l’ultima parte della trattazione intende vagliare gli spazi di operatività potenziali del divieto di abuso del diritto, in particolare in relazione alla nuova disciplina in materia di licenziamenti individuali introdotta dal legislatore con le recenti e fondamentali novelle succedutesi a partire dal 2012 (l. n. 92/2012 e d.lgs. n. 23/2015, noto anche come Jobs Act). A conclusione della tesi è infine svolta una breve riflessione in merito al ruolo delicato del giudice nell’applicazione del divieto di abuso del diritto quale “norma a contenuto variabile” che, come tale, involge la tematica delicata dell’equilibrio tra discrezionalità del giudice e certezza del diritto.
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ROCCHI, FRANCESCA. "La risposta sanzionatoria e il potere discrezionale del giudice: con particolare riferimento al ruolo e al significato della recidiva nella teoria della pena." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1090.

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Abstract:
Nonostante la maggior parte degli interpreti e delle Commissioni ministeriali istituite negli ultimi decenni per riformare il codice penale abbiano rintracciato nell’eccessivo potere discrezionale del giudice nella commisurazione della pena la principale ragione dell’ineffettività del sistema sanzionatorio italiano, la ricerca sviluppata in questa tesi, anche a livello comparatistico, ha invece individuato due diverse ragioni di tipo tecnico giuridico alla base della crisi della certezza della pena e dell’eccessivo divario tra pena in astratto e pena in concreto. La prima consiste nell’inadeguatezza delle pene edittali, sia a livello qualitativo che quantitativo. La struttura carcerocentrica del sistema punitivo italiano sembra, infatti, ormai anacronistica e contrastante con le attuali tendenze dei più moderni sistemi penali, promosse anche dalla comunità scientifica internazionale, per evitare gli effetti negativi e controproducenti della pena detentiva, soprattutto se di breve durata. Dal punto di vista quantitativo, inoltre, il minimo ed il massimo edittale, sono spesso così sproporzionati rispetto all’attuale disvalore astratto del reato, che il giudice è costretto ad un ruolo di supplenza per adeguare la determinazione legale della pena ai principi costituzionali di uguaglianza, rieducazione e proporzione, così come gli viene ormai costantemente richiesto anche dalla stessa Corte Costituzionale. La seconda causa, invece, risiede nell’abuso e nell’ipertrofia del sistema delle circostanze del reato che, a seguito delle numerose novelle riformatrici che ne hanno stravolto complessivamente la disciplina e la fisionomia, hanno mutato la loro originaria funzione di cause di modificazione legale della pena, finalizzate appunto a restringere la discrezionalità commisurativa giudiziale. Emblematica perciò appare la vicenda normativa dell’istituto della recidiva, che, pur essendo stata riformata di recente dal legislatore in senso particolarmente repressivo, sull’esempio di altri ordinamenti europei e delle leggi americane dei “three strikes”, avendo mantenuto la sua veste giuridica di circostanza aggravante del reato ha comportato paradossalmente un ampliamento del potere discrezionale del giudice, rendendo di fatto ancor meno effettiva la risposta sanzionatoria. La recente riforma del sistema sanzionatorio operata dalla l. del 251 del 2005, viene perciò criticata perché, al di là del valore repressivo simbolico che ha voluto attribuire alla recidiva, non ha realmente inciso sul fondamento di questo istituto lasciando quindi sempre ai giudici la decisione sulla sua applicabilità concreta, senza tentare altre soluzioni politico criminali, nel quadro di un sistema sanzionatorio maggiormente differenziato, sia per tipologia di reati che di autori, di per sé dunque incompatibile con una recidiva fondata sul solo innalzamento della pena in astratto, in senso ancora generico e perpetuo.
While most authors and ministerial committees, established in recent decades to reform the penal code, have found in the wide discretionary power of the judge over criminal sentencing the main reason of the penalties ineffectiveness of Italian system, the research, developed in this dissertation, through also a comparative analysis, has identified two legal basis of the current crisis of the punishment ‘s certainty and of the excessive gap between penalty and punishment in abstract and in concrete. The first reason consists in the inadequacy of statutory penalties, both qualitatively and quantitatively. The structure of the Italian penal system, based only on custodial sanctions, seems nowadays, in fact, anachronistic and contrary to current trends in modern criminal justice systems, also promoted by the international scientific community to avoid the negative and counterproductive effects of imprisonment, especially if short-lived. From a quantitative point of view, moreover, the minimum and maximum of statutory penalties, are often so disproportionate compared to the abstract value of the offense, that the court is constrained to a role of the substitute of the legislator to adjust the legal determination of the statutory penalties to the constitutional principles of equality, rehabilitation and proportion, as he is now constantly required by the Constitutional Court. The second reason, however, lies in the overgrowth of the circumstances of the offense, as a result of the many legislative reforms that have distorted the overall discipline and character, changing their original function as legal causes of statutory penalties’ amendment, designed specifically to restrict judicial discretionary sentencing power. Emblematic it appears the story of the legislation against persistent offenders, which, despite having been recently reformed by the legislature in a particularly repressive sense, on the example of other European legal systems and of North-American laws of the "three strikes", maintaining it’s legal aggravating circumstance nature of the offense, has paradoxically produced an extension of the discretionary sentencing power of the judge, making even less effective the repressive response. The recent reform of the sanctions made by the l. 251 of 2005, therefore, is criticized because, despite the symbolic repressive value who wanted to give, has not really affected the foundation of this institution of recidivism, leaving its application to the court’s decision, without trying other solutions of criminal-political nature, as part of a more differentiated system of penalties, both by type of crime and perpetrators, that is, in itself, therefore, incompatible with a recidivism’s discipline based solely on increasing the penalty in the abstract, without distinction of seriousness of the current and previous offence(s) and of the time of previous offence (so called “wash-out period”).
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Manfreda, Stefano <1981&gt. "Promozione della concorrenza e poteri regolatori nel settore dei servizi pubblici locali: ruolo delle authorities e sindacato del giudice amministrativo sugli atti anticoncorrenziali della pubblica amministrazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8231/1/manfreda_stefano_tesi.pdf.

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Abstract:
La tesi esamina le norme che disciplinano i servizi pubblici locali dall’angolo visuale della concorrenza e della capacità delle riforme a garantire un bilanciamento tra esigenze di liberalizzazione e tutela dell’interesse pubblico dell’amministrazione e dell’utenza. Il primo paragrafo è dedicato a un esame complessivo della disciplina nazionale in tema di servizi pubblici locali. Il secondo, anche alla luce della breve riflessione storica e della dimostrazione empirica dei fallimenti di alcune delle riforme introdotte negli anni dal legislatore, si concentra sulla questione del difficoltoso bilanciamento cit., e pone una riflessione sulle modalità e sull’approccio che il legislatore dovrebbe tenere nel “mettere mano” alla materia. Segue una riflessione ed un raffronto tra le nozioni europea e nazionale di servizio di interesse generale e servizio pubblico locale e l’analisi della concorrenza nel mercato, per il mercato e l’autoproduzione nell’attuale contesto ordinamentale. Segue l’esame delle Direttive europee del 2014, del sul progetto di testo unico dei servizi pubblici locali e del vigente testo unico sulle società partecipate nonché sulle esigenze di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica. Il secondo capitolo riguarda le Autorità amministrative indipendenti, la loro natura ancora controversa, la mancata previsione delle stesse nella carta costituzionale ed i profili problematici attinenti all’esercizio dei loro poteri anche impliciti, delle garanzie procedimentali e di tutela per i soggetti interessati dalle decisioni e il loro ruolo nell’implementazione e nella tutela della concorrenza. L’ultimo capitolo attiene al sindacato del giudice amministrativo sugli atti anticoncorrenziali della pubblica amministrazione ed ai rapporti tra potere giurisdizionale del giudice amministrativo e “paragiurisdizionale” delle autorità amministrative indipendenti con uno sguardo ad alcuni peculiari poteri affidati ad alcune Autorità dal legislatore. Le conclusioni pongono una riflessione sulla necessità per il legislatore di affrontare con coerenza, omogeneità e prudenza l’approccio riformista in senso pro-concorrenziale, nella complessa materia dei servizi pubblici locali.
The thesis examines the rules governing local public services from the angle of view of competition. The first paragraph is devoted to a comprehensive examination of national discipline in the field of local public services. The second focuses on the question of the difficult balancing cit., and raises a reflection on the modalities and approach the legislator should take to "put the hand" on matter. Following is a reflection and comparison between the European and national notions of service of general interest and local public service and the analysis of competition in the market, for the market and self-production in the current context. The second chapter deals with independent administrative authorities, their nature still controversial, their lack of predictability in the constitutional charter and the problematic profiles pertaining to the exercise of their implied powers, procedural safeguards and protection for those affected by the decisions and Their role in the implementation and protection of competition. The last chapter deals with the administrative court syndicate on anti-competitive public administration acts. The conclusions reflect on the need for the legislator to address coherently, homogeneously and prudently the pro-competitive reform approach in the complex field of local public services.
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ROMANO', SIMONA. "Il ruolo dei giudizi prognostici nel sistema sanzionatorio." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/258915.

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Abstract:
Il lavoro analizza il ruolo fondamentale delle prognosi nel sistema sanzionatorio penale. Dopo una breve presentazione delle questioni problematiche che emergono nella formulazione delle prognosi, vengono esaminate le singole disposizioni che richiedono al giudice una valutazione del rischio di recidiva e degli effetti special-preventivi della risposta al reato. Sul piano normativo, le tipologie di giudizio prognostico si differenziano a seconda delle informazioni di cui il giudice dispone per prevedere il comportamento futuro dell'autore di reato (o dell'imputato). Dinanzi a questo quadro normativo, l'analisi si sposta sull'importanza del sapere empirico e delle scienze umane per attribuire maggiore affidabilità e controllobilità ai giudizi prognostici. Solo attraverso una formulazione legislativa più accurata delle disposizioni che richiedono una valutazione prognostica e un ampliamento delle basi conoscitive necessarie per effettuarla, sembra possibile dare concreta attuazione alla finalità rieducativa della pena.
The work analyzes the fundamental role of prognosis in the penal sanction system. After a brief presentation of problematic issues that emerge in the formulation of the prognosis, the study examines the provisions that require recidivism risk assessment by. On regulatory level, prognostic judgments differ according to the information available to the judge in order to predict the future behavior of the offender (or defendant). Faced with this regulatory framework, the analysis shifts to the great importance of empirical and scientific knowledge to give greater reliability to the prognostic judgments. Only through a more careful legislative formulation of provisions that require prognostic judgments and the widening of knowledge necessary to carry it out, it seems possible to implement the rehabilitative purpose of the penal sanction system.
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Sole, De Cristofaro Maria. "I diritti fondamentali nel rapporto tra giudice e legislatore nei paesi del Commonwealth." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1184056.

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Abstract:
Il tema del rapporto tra giudici e legislatore è di grande attualità, in quanto, notano alcuni, racchiude in sé “gli aspetti di fondo che caratterizzano l’evoluzione delle democrazie contemporanee: dall’equilibrio tra i poteri dello Stato, al rapporto tra legittimazione democratica e altri nuovi tipi di legittimazione, all’evoluzione del sistema delle fonti normative, agli stessi criteri identificativi di ciò che è diritto e ciò che non lo è.” Queste tensioni sono particolarmente avvertite anche nei paesi di matrice anglosassone – specialmente quando si tratta di diritti fondamentali. In particolare, il problema si pone in termini di legittimazione dei giudici a decidere della validità o meno di una legge adottata dai rappresentanti del corpo elettorale perchè contrastante con uno o più diritti fondamentali. Tale critica è stata sollevata per la prima volta negli Stati Uniti d’America, patria del sindacato giurisdizionale di costituzionalità delle leggi, e ha preso il nome di “counter-majoritarian difficulty” (o anche “counter-majoritarian dilemma”). Questa parte della dottrina americana muove aspre critiche a tale potere di controllo delle leggi - in particolare, alla possibilità di disapplicarle ove non passino il vaglio giudiziale - perché operato da soggetti (i giudici) sprovvisti di legittimazione democratica. Alla luce di ciò, si è notato come nel mondo anglo-sassone la tutela dei diritti si articola in due modelli principali: il modello parlamentare (“parliamentary rights protection”), che si riconduce alla più ampia corrente del costituzionalismo politico, e il modello giurisdizionale (“court-based rights protection”), che invece afferisce al costituzionalismo giuridico. Il lavoro intende quindi a verificare quale è e in che modo si articola la tutela effettiva dei dirtti fondamentali, concentrando l’attenzione sul dovere di interpretazione conforme e sull’approccio giudiziale a tale nuovo obbligo. Tramite l’esame della giurisprudenza della Nuova Zelanda, del Regno Unito e dell’Australia tenteremo di verificare lo stato della tutela dei diritti fondamentali nei tre paesi e chi, tra giudici e legislatore, ha davvero l’ultima parola in materia.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Abstract:
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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Books on the topic "Ruolo del giudice"

1

La Convenzione europea dei diritti dell'uomo: Il ruolo del giudice. Roma: Aracne, 2011.

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Ferraioli, Marzia. Il ruolo di "Garante" del giudice per le indagini preliminari. Padova: CEDAM, 1993.

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3

Conti, Roberto. I giudici e il biodiritto: Un esame concreto dei casi difficili e del ruolo dei giudici di merito, della cassazione e delle Corti europee. Roma: Aracne editrice S.r.l., 2014.

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Kant: La capacità di giudicare : il ruolo del giudizio nell'organon della ragione pratica. Napoli: Giannini, 2011.

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Antonio, Benacchio Gian, and Carpagnano Michele, eds. Il private enforcement del diritto comunitario della concorrenza, ruolo e competenze dei giudici nazionali: Atti del convegno tenuto presso la facolta di giurisprudenza di Trento 15-16 Giugno 2007. Italy: Universita degli Studi di Trento, 2007.

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Benacchio, Gian Antonio. Il private enforcement del diritto comunitario della concorrenza: Ruolo e competenze dei giudici nazionali : atti del II Convegno di studio tenuto presso la Facoltà di giurisprudenza di Trento, 8-9 maggio 2009. [Padova]: CEDAM, 2009.

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Gustapane, Antonello. Il ruolo del pubblico ministero nella Costituzione italiana. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg259.

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Abstract:
La Costituzione italiana ha trasformato in maniera innovativa il ruolo del pubblico ministero: da rappresentante del potere esecutivo presso l’autorità giurisdizionale, gerarchicamente sottoposto al Ministro della giustizia, che è tipico dei paesi di civil law , ad autonomo potere pubblico, titolare della pretesa punitiva dello Stato da esercitare obbligatoriamente nei casi stabiliti dalla legge e secondo le forme del giusto processo, e inserito nell’ambito dell’ordine giudiziario governato dal Csm. Nel volume, i principi costituzionali in tema di funzione requirente vengono quindi sviluppati sino a sostenere che, per rispettare appieno il ruolo che la Costituzione attribuisce al pubblico ministero di promotore a fini di giustizia dell’intervento decisorio del giudice, i poteri direttivi, che la riforma Castelli/Mastella conferisce al procuratore della Repubblica, devono essere interpretati in modo da rispettare la posizione di esclusiva sottoposizione alla legge costituzionalmente conforme, che è propria di ogni magistrato ordinario, compreso quello addetto alle funzioni requirenti. La ricerca si chiude difendendo i sempre attuali principi costituzionali sul pubblico ministero dai tentativi di stravolgimento operati con il disegno di legge costituzionale sulla giustizia presentato il 7 aprile 2011 dalle forze politiche di centro-destra.
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Rasia, Carlo. Tutela giudiziale europea e arbitrato. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg254.

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Abstract:
Uno studio sull’arbitrato nell’ordinamento europeo acquista il sapore di una sfida ma al contempo è un invito ad intensificare l’attenzione sull’uso della giustizia privata nello spazio dell’Unione europea, in particolare in quel contesto di globalizzazione dei mercati e del diritto con cui ogni giurista deve inevitabilmente confrontarsi. Il mercato globale ha portato, infatti, ad un ripensamento della dimensione spaziale degli ordinamenti e all’arretramento della sovranità degli Stati, allargando, anche a causa delle disfunzioni dell’organizzazione giudiziaria statale, il fenomeno della privatizzazione della giustizia: in un ordinamento aperto, senza confini, infatti, si indebolisce l’idea di una giustizia imposta dallo Stato, mentre si rafforzano le esigenze che spingono a lasciare spazio ai privati in generale e all’arbitrato in particolare. In questo volume ci si interroga a fondo, in modo organico, sul ruolo che la giustizia privata può svolgere nell’attuazione dell’ordinamento dell’Unione ponendo, al centro dell’analisi, la tutela del cittadino europeo avanti all’arbitro convenzionalmente istituito, sulla base della tesi, che verrà sottoposta a dimostrazione, che il cittadino (ma anche ogni individuo) può e deve trovare qui gli stessi standard di tutela che rinverrebbe avanti ad un giudice dello Stato. A tale scopo l’autore, esaminando il tema del rinvio pregiudiziale in arbitrato, le modalità di applicazione delle normativa europea sia davanti agli arbitri che in sede di controllo del lodo nonché il ruolo ricoperto dal giudice privato nei regolamenti processuali europei, propone una lettura dell’arbitrato, non come corpo estraneo, ma come momento rilevante nell’attuazione del diritto europeo, in armonia con l’art. 81 del tr. Fue, introdotto dal trattato di Lisbona del 2009, che promuove come obiettivi dell’Unione, fra gli altri, l’accesso alla giustizia e i mezzi alternativi di risoluzione delle controversie.
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Book chapters on the topic "Ruolo del giudice"

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Balboni, Paolo E. "13 • Modelli di formazione dei docenti." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/013.

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Abstract:
La funzione dell’insegnante è cambiata nel tempo: come fonte di lingua corretta è stato sostituito dai sussidi e dalle fonti multimediali, ha perso il ruolo di ipse dixit, è un giudice ma non è più monocratico e incontestabile: è diventato il regista di quello che Bruner chiama Language Acquisition Support System, non una persona ma un sistema complesso: manuali, supporti multimediali, scambi internazionali, esperienze tandem ecc. Ho contribuito a diffondere questa visione del docente, impegnandomi come formatore dell’Associazione Nazionale degli Insegnanti di Lingue Straniere, ma soprattutto, nel 2020-21, a seguito della pandemia, proponendo di capovolgere la formazione, cioè arrivare al flipped training dei docenti di educazione linguistica.
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