Dissertations / Theses on the topic 'RIVOLUZIONARI'

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RIMOLDI, LUCA. ""Rivoluzionari di professione". Pratiche di memoria e idee di lavoro nella Pirelli degli anni sessanta." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/46161.

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Abstract:
This research is intended as a methodological discussion towards the study of memory within anthropology. It is based on ethnographic and archival research in the post-industrial area of Pirelli-Bicocca in Milan, Italy. I consider here the historical archive of the Pirelli Industries and my conversations with former unionists and workers of the Pirelli; I focus on the accounts of the years 1968-1969, also known as the “Second Red Biennium” or the “Autunno Caldo”, an exceptional phase of two years of intense demonstrations and strikes. I explore both archival sources and personal accounts, in short: the plurality of voices that are part of the site’s memory, past and present.
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Carboni, Federica <1994&gt. "Uno scorcio sulla Cina degli intellettuali rivoluzionari - Proposta di traduzione di tre racconti della scrittrice Zong Pu." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16830.

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Abstract:
La scrittrice cinese contemporanea Zong Pu (1928-) attraverso le storie dei suoi personaggi ha dipinto un quadro vivido della condizione degli intellettuali rivoluzionari del suo periodo. Accompagnandosi alla proposta di traduzione di tre racconti dell’autrice e presentando il contesto nel quale essa si è ritrovata a scrivere, questa tesi intende studiare le diverse sfaccettature di cui la sua letteratura si compone, dalle tematiche ricorrenti alle cifre stilistiche delle sue opere narrative.
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3

D'ORSI, LORENZO. "Forme del ricordo e pratiche di futuro. Continuità e fratture generazionali tra memorie dei movimenti rivoluzionari e nuove proteste globali a Istanbul." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2016. http://hdl.handle.net/10281/130199.

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Abstract:
Starting from the analysis of the so-called of Gezi Park movement that in June 2013 has reshaped the youth-scape in Istanbul, the thesis reconstructs the public and the private forms of memory transmission of the 1980 - 1983 military coup in former revolutionary fighters families. The military coup can be considered as a historical watershed that radically changed the cultural, economic and generational features of the country. The coup provoked a radical de-politicization of age cohorts, grown after this date that have been represented in public space as apathetic, apolitical and consumerist by previous generations. The text is based on a two years fieldwork research and focuses on the plurality of shapes and uses of memory, the weight political experience of the seventies and the painful memory of the coup have in the relationship between generations, and the continuity and the discontinuity that young generations establish with memory frameworks conveyed by previous ones. These frames are characterized by the moral economy of the fighter and by the martyr code and can be seen as agonistic memory in a memory field that is characterized by huge hierarchies of power, where official history still represents the militants as internal enemies or terrorists. The protests of 2013 appear as a biographical and political breaking point that redefined the political space through new public languages. By involving a heterogeneous group of people as leftist militants, anti-capitalist Muslims, nationalists, ethnic and religious minorities, LGBTT organizations and the so-called apolitical youth it can be also understood as a cultural creativity area that reshaped the processes of construction and dismantling of social and symbolic boundaries among groups. Objects of analysis are also the construction of generational bounds in the young protagonists of the movement protest and in the so-called seventy-eight generation. Finally, I worked on the processes of memorialization of Gezi Park movement.
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4

Danzi, Irene <1990&gt. "Evoluzione storica dei balletti moderni rivoluzionari “La ragazza dai capelli bianchi” e “Il distaccamento femminile rosso” e confronto tecnico-stilistico fra le due protagoniste Yang Xi’er e Wu Qinghua." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6726.

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Abstract:
La tesi si focalizza sui due balletti moderni rivoluzionari "La ragazza dai capelli bianchi" e "Il distaccamento femminile rosso", che insieme ad altre sei opere erano conosciute come "opere modello" durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976). Dopo una descrizione del processo evolutivo delle due opere, passando attraverso le versioni più importanti, verranno analizzati usando il linguaggio tecnico del balletto gli stili delle due protagoniste, Yang Xi'er e Wu Qinghua, guardando gli aspetti comuni e quelli divergenti.
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5

Roma, Valeria <1993&gt. "Piero Gobetti. Un liberale rivoluzionario." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11604.

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Abstract:
La tesi si caratterizza come una analisi, filtrata dalle considerazioni di Piero Gobetti, sul carattere contraddittorio dell'aggettivo ‘liberale’ applicato alle vicende storico-politiche dell’Italia dal Risorgimento al Primo dopoguerra. Gobetti traeva conferma della mancanza di una seria cultura politica nel popolo italiano dal fatto che due dei frangenti più importanti della storia d’Italia si fossero conclusi con altrettante «rivoluzioni mancate»: la fine del Risorgimento coincise con l’alleanza fra repubblicani e monarchici; al ‘biennio rosso’ si pose termine con il patto di pacificazione fra socialisti e fascisti. Il giudizio dell’intellettuale torinese era che, per superare la crisi fascista, – una crisi di natura morale, a degna conclusione dell’«autobiografia di una nazione» fondata sul compromesso e insensibile alla serietà della lotta politica – andasse instaurato uno Stato liberale di tipo nuovo, forgiato sui bisogni delle ‘masse’, quindi sulla libertà delle classi sociali dedite alla produzione che fino ad allora non erano state coinvolte nei processi politici decisionali. Economicamente frustrata dalla sottomissione alle classi proprietarie, non meno che dall’inconsistente assistenzialismo formulato dai politici liberali e socialisti, la classe produttiva rappresentava per Gobetti la sola degna erede del nuovo liberalismo; l’unica, in altre parole, che con la nuova consapevolezza da essa acquisita durante la guerra, poteva ridare realisticamente un senso allo svuotato concetto di libertà. Questo compito di rifondazione del liberalismo su nuove basi sarebbe stato portato a termine allorquando il proletariato fosse entrato a tutti gli effetti a fare parte dello Stato: auspicio che, se nel 1924 poteva suscitare ancora qualche sincero entusiasmo, molto presto fu lasciato cadere.
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Brunetta, Manuela <1967&gt. "Francesco Dall'Ongaro : un giornalista rivoluzionario nel Risorgimento." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1224.

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Abstract:
Questo studio prende in esame la vita letteraria e politica di Francesco Dall'Ongaro che va dagli albori della sua produzione poetica al suo esilio politico, conclusosi nel 1859. Scrittore poligrafo legato al pensiero democratico di ispirazione mazziniana, l'autore sin dai suoi esordi appare muoversi sulla scorta di un'intima necessità di testimonianza civile, che gli anni di militanza a Trieste nell'ambito della rivista "La Favilla" trasformeranno in impegno politico e quindi in azione rivoluzionaria. Nel '48-'49 Dall'Ongaro è infatti tra coloro che combattono nelle guerre di liberazione nazionale e diventa cronista e poeta della rivoluzione attraverso i suoi stornelli popolari. Ne “Il Giornale del Friuli”, poi in “Fatti e Parole” e quindi nel “Monitore romano”, egli documenta i fatti guerreschi animato dall'urgenza democratica di fare informazione nonché di creare una memoria storica e politica degli eventi rivoluzionari. In esilio a Capolago è quindi tra i responsabili del movimento mazziniano dell'Elvetica, e giunto in Belgio è tra gli attivisti del circolo italiano di Bruxelles. Ed è sempre durante l'esilio che egli approfondisce gli studi in campo drammaturgico, che gli procureranno la cattedra di letteratura drammatica al suo rientro in Italia nel '59.
This study analyses the literary and political life of Francesco Dall'Ongaro, from the beginning of his poetical production to his political exile, which came to an end in 1859. A polygraph writer linked to Mazzini-inspired democratic thought, since his beginnings the author seems to obey to an inner need of civil witnessing, that the years of militancy in Trieste, in the circles of the review “La favilla”, will transform into political engagement and then into revolutionary action. In '48-'49 Dall'Ongaro is among those who fight in national liberation wars and becomes a reporter and poet of the revolution through his popular ditties. In “Il Giornale del Friuli”, then in “Fatti e parole” and finally in “Monitore romano”, he reports the war events inspired by the democratic urgency of providing information as well as creating a political and historical memory of the revolution. During his exile in Capolago, he is among the leaders of the Mazzinian movement Elvetica and, after moving to Belgium, he is among the activists of the Italian circle in Bruxelles. And it is again during the exile that Dall'Ongaro improves his dramaturgic studies which will earn him the chair in dramatic literature once back in Italy in 1859.
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Custorella, Federica <1990&gt. "I CONTADINI CLASSE RIVOLUZIONARIA NELLA CINA MODERNA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6660.

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Viola, Gabriella <1994&gt. "Lin Zongsu: giornalista rivoluzionaria nel movimento femminista cinese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17361.

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Abstract:
La tesi si concentra sulla figura della giornalista rivoluzionaria cinese Lin Zongsu 林宗素e in particolare sulla sua azione politica e la produzione giornalistica. L’elaborato sarà diviso in quattro capitoli. Il primo capitolo sarà dedicato alla biografia di Lin Zongsu. Verrà prima fornito un riepilogo degli avvenimenti storici più importanti che caratterizzarono la vita della scrittrice, partendo dalla caduta dell’ultima dinastia mancese fino alla fase posteriore alla nascita della Prima Repubblica. Successivamente verrà presentata la vita della scrittrice, soffermandoci prima sugli aspetti che riguardano la sua infanzia e il contesto familiare e poi sulla sua carriera. Si cercherà di fornire un profilo biografico preciso e trarremo delle conclusioni dalle incongruenze tra le varie fonti. Nel secondo capitolo ci si soffermerà sull’azione politica della scrittrice. Analizzeremo la sua battaglia verbale, ma anche “militare”, per il riconoscimento del diritto di voto femminile. Ripercorreremo le vicende che coinvolsero la giornalista durante il periodo caotico nel quale si stava compilando la Costituzione Provvisoria e verrà approfondito il celebre incontro con il presidente Sun Yatsen. Nel terzo capitolo verrà approfondita la produzione giornalistica della scrittrice. Verranno riportati alcuni dei suoi articoli giornalistici e ne analizzeremo il contenuto. Successivamente ci soffermeremo su uno dei primi trattati cinesi sul movimento femminista, il Nujiezhong女界鐘, di cui Lin Zongsu scrisse la prefazione. Verrà riassunto il contenuto del trattato, che riguardò temi molto importanti per il movimento di liberazione femminile come: la moralità delle donne, la loro condotta, le loro abilità, i metodi d’insegnamento, i loro diritti, la partecipazione politica e la discussione sull’evoluzione del matrimonio. Verrò poi analizzata la prefazione di Lin Zongsu dove si trova solo in parte sulla stessa linea di pensiero dell’autore, Jin Tianhe金天翮. L’ultimo capitolo sarà dedicato all’eredità trasmessa dalla scrittrice. Cercheremo di dimostrare come il contributo di Lin Zongsu, nonostante non abbia prodotto delle vittorie effettive durante la sua vita, sia stato fondamentale per la successiva liberalizzazione della donna e come la sua azione abbia influenzato gradualmente il numero di donne che si avvicinarono alle idee di educazione, indipendenza e uguaglianza.
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Rossi, Alberto <1986&gt. "Il cambiamento rivoluzionario della Blue Jeans Lavanderie Industriali S.r.l." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2087.

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Abstract:
La tesi si propone di descrivere il cambiamento, di portata rivoluzionaria, avvenuto in un’impresa di subfornitura tessile del Veneto, la Blue Jeans Lavanderie Industriali S.r.l. Per la rappresentazione della situazione aziendale, prima e dopo il cambiamento, viene utilizzato il modello di business Canvas ideato da Osterwalder. Nei primi capitoli, inoltre, si descrive la traiettoria di evoluzione del settore tessile – abbigliamento italiano, con particolare attenzione alle problematiche delle imprese subfornitrici nel tempo e alle soluzioni adottate dalle imprese stesse.
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Oliveira, Daniele Kelly Lima de. "DEI FONTAMENTI STORICO-FILOSOFICHE A PRASSI EDUCATIVI RIVOLUZIONARIA IN GRAMSCI." Universidade Federal do CearÃ, 2016. http://www.teses.ufc.br/tde_busca/arquivo.php?codArquivo=17968.

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Abstract:
CoordenaÃÃo de AperfeiÃoamento de Pessoal de NÃvel Superior
A presente tese, ancorada nos pressupostos da Ontologia marxiana-luckasiana, trata do estudo das bases histÃrico-filosÃficas do pensamento de Gramsci, que dÃo sustentaÃÃo a posterior anÃlise acerca da categoria EducaÃÃo na obra do pensador italiano, com vistas a um processo de emancipaÃÃo humana. A pesquisa buscou rastrear a gÃnese e a processualidade do desenvolvimento intelectual de Gramsci. Primeiro, suas bases filosÃficas, passando do meridionalismo, ao idealismo alemÃo e suas variaÃÃes expressas no neo-hegelianismo italiano de carÃter liberal em Croce e Gentile, para somente depois chegar ao marxismo. A base histÃrica foi recomposta tendo como pano de fundo as trÃs primeiras Internacionais dos trabalhadores, com especial atenÃÃo à II Internacional, e os debates revisionistas e reformistas, que deram lugar a um novo cenÃrio polÃtico, combatido por Gramsci e LukÃcs. Tal caminho, amparado nos fundamentos ontolÃgicos de Marx, recuperados por LuckÃcs, em sua Ontologia do ser social, nos deram elementos para anÃlise da filosofia, prÃxis e educaÃÃo na obra de Gramsci, com destaque para seus Escritos PolÃticos prÃ-carcerÃrios e os Cadernos do CÃrcere 10 â A filosofia de Benedetto Croce, o 11 â IntroduÃÃo ao estudo da filosofia e o 12 â Os intelectuais e o princÃpio educativo. Jornalismo.
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Francescangeli, Eros. "La sinistra rivoluzionaria in Italia. Politica e organizzazione (1943-1978)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3425284.

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Abstract:
This dissertation analyzes that peculiar political front that in the 1970s called itself, and was generally called «revolutionary left», in alternative to the «official», «traditional», or «historical» left represented by the Italian Communist Party (Pci) and the Italian Socialist Party (Psi). The research, however, embraces a longer time span of Italian socio-political history and the international labor movement, starting with the anarchist movement and the dissident organizations that in 1943-44 appeared within the socialist-communist traditions (Trotskyites, Bordigists, socialist left, etc.), and ending with the Marxist-Leninist and operaista (“workerist”) organizations of the sixties and seventies. The cross-sectional analysis of the sources has revealed both continuities and discontinuities in the political activism of the revolutionary left before and after 1968. In any case, the former seem to outnumber the latter
Questa ricerca analizza quella peculiare area politica che negli anni settanta si rappresentò, e in genere venne rappresentata, come «sinistra rivoluzionaria», alternativa a quella definita «ufficiale», «tradizionale» o «storica» (Partito comunista italiano e Partito socialista italiano). La ricerca, tuttavia, abbraccia un arco temporale relativamente ampio della storia politico-sociale italiana e del movimento operaio italiano e internazionale. Partendo dal dissidentismo anarchico e social-comunista (trockisti, bordighisti, sinistra socialista, ecc.), che si manifesta a partire dal 1943-1944, si arriva alle organizzazioni rivoluzionarie degli anni sessanta e settanta: marxisti-leninisti e operaisti. Dallo studio incrociato delle fonti è emerso come il rapporto tra il Sessantotto e la militanza politica nei gruppi della sinistra rivoluzionaria pre e post-sessantottina fosse caratterizzato sia da elementi di continuità-omogeneità sia da elementi di rottura-eterogeneità. In ogni caso, i primi sembrano sopravanzare i secondi
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BORRE', MATTEO. "UN RIVOLUZIONARIO DURANTE L'ANTICO REGIME: JACQUES-VINCENT DELACROIX (1766-1789)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/225564.

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Abstract:
The research aims to provide a first introductory look to the life and thought of Jacques-Vincent Delacroix (1743-1831), Avocat au Parlement in Paris during the Ancien Régime, a well-known professor of Public law at the Lycée from 1789 to 1793, Judge in Versailles since 1795 and author of a real bestsellers of the Revolutionary Era, the “Constitutions des principaux États de l’Europe et des États-Unis”. Lawyer and man of letters who lived between the reign of Louis XV and the French Revolution of 1830, Delacroix has been both a prolific writer and an eye-witness of the political and cultural changes who finally lead to the creation of the Modern France. So, the life of Delacroix became a case of study due to the fact that it helps to understand better the many ups-and-downs and the late successes of an entire generation, who asserted itself only at the end of the Ancien Régime and slowly became the trait d’union between the revolutionaries of 1789 and the men who arose again in defense of freedom in 1830. This study, who wants also be a first contribution to a future fulfillment of a more specific political biography of Delacroix, takes shape as an interdisciplinary approach to his life – where the first part is a description of the put on trial of Delacroix in front of the Revolutionary Tribunal in 1795 and a report of both the contemporary and the historical debate that surrounded the event, the second one is a complete and revisited biographic profile, and the third one is a reconstruction of his carrier during the Ancien Régime – that finally lead to explain how Delacroix came closer to the revolutionary line-up and what are the origins of his following faithful, but always critical, acceptation of the ideals of 1789.
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Palazzo, Valeria <1989&gt. "Dall'autoritarismo alla democrazia: Partiti politici ed elezioni nella Tunisia post-rivoluzionaria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5937.

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Abstract:
Il lavoro di tesi prende in esame il passaggio dal regime a partito unico di Ben ‘Ali al multipartitismo in Tunisia. L’attenzione si è incentrata sulla legalizzazione di centinaia di attori politici e sulla formazione di alleanze e coalizioni come conseguenza dei rapporti di forze venutisi a creare dopo le elezioni del 2011 e, recentemente, del 2014. L’ultima parte prevede un’analisi della democrazia interna ai partiti, in particolare di Ennahdha e Nidaa Tounes in qualità di maggiori forze politiche della nuova democrazia elettorale.
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Najafi, Gholam <1990&gt. "le due rivoluzioni e diritto di famiglia in Iran." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11778.

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Abstract:
«In nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso» Questa tesi è nata dal mio continuo interrogarmi sulle mie origini e sul mondo che per alcuni anni mi ha circondato. Crescendo e studiando ho potuto fare una sintesi tra i valori che mi erano stati insegnati da bambino e quelli che oggi ho ritrovato nella società in cui vivo. Ogni cultura infatti pretende di definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, dunque una morale che ci permette di vivere senza scontrarci gli uni con gli altri. Ciò che è interessante notare, è come questa serie di regole si sia introdotta nelle nostre società e a quali sviluppi culturali abbia portato, influenzando perciò non solo la vita quotidiana, ma anche il campo politico e religioso. Ciò che mi ha sempre colpito è come la religione, spesso e volentieri abbia influenzato la politica, soprattutto nel Medioriente, dove questo fenomeno è molto più visibile rispetto al caso europeo. Lo scopo di questa tesi è analizzare i punti salienti della prima e della seconda rivoluzione Iraniana, mettendoli in relazione con il diritto di famiglia musulmano sciita. Essa perciò contiene nozioni di diritto classico musulmano e diritto contemporaneo, collegati ai vari cambiamenti sociali avuti negli ultimi secoli. Inoltre vi sono riferimenti al mondo occidentale. Cerchiamo dunque di capire se le figure politico- religiose che si sono susseguite hanno chiarito le questioni centrali e più problematiche del diritto e se loro studi hanno favorito lo sviluppo della famiglia musulmana, la quale è sempre stata oggetto di dibattito nello scambio / scontro tra religione e politica.
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Spinetta, Chiara <1991&gt. "La pittura di Paolo Del Giudice. Uno sguardo tradizionalmente rivoluzionario alla sua terra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7092.

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Abstract:
Negli anni della pluralità artistica e della sperimentazione delle tecniche artistiche, ci sono personalità che invece fanno della pittura il loro mezzo di comunicazione privilegiato: il pittore trevigiano Paolo Del Giudice è tra questi artisti. In questa tesi verrà presa in esame la sua originale figura di artista focalizzando l'attenzione sul suo rapporto con il territorio locale, trevigiano e veneto, essenziale per comprendere la sua originale personalità. Il primo capitolo è dedicato alla biografia, suddivisa per fasi, e alla tecnica artistica impiegata da Del Giudice nella realizzazione dei suoi lavori dedicando una parte alla fotografia e una alla tecnica pittorica. Nel secondo capitolo invece al centro c'è il suo legame con il territorio: nella prima parte del capitolo al centro un confronto con Andrea Zanzotto e il loro essere “intellettuali engagé”. Una seconda parte invece analizza le battaglie civili di Del Giudice ricostruite attraverso gli articoli di giornale, mentre una terza parte prende in esame il suo legame con la tradizione artistica veneta. Nel terzo capitolo il centro del discorso verterà sulle opere giovanili dell'artista primo intenso legame con il territorio. Il quarto capitolo invece prenderà in esame i cicli pittorici dell'artista analizzati in relazione al suo legame con la sua terra veneta: il mondo urbano delle periferie e i suoi interni, le archeologie industriali e i mezzi di trasporto, le città di Paolo Del Giudice: Treviso e Venezia, i ritratti e il suo legame con Antonio Canova.
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Cacciatori, Mattia <1986&gt. "La Cambogia dei Khmer Rossi a processo: tra ingerenze straniere, nazionalismo e utopia rivoluzionaria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1759.

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Abstract:
La tesi vuole indagare il periodo che dal 1975 al 1979 ha segnato il destino di una nazione. Il genocidio perpetrato dai Khmer Rossi e le conseguenze internazionali, fino a portare ai processi internazionali dei nostri giorni, saranno oggetto di analisi nella dissertazione.
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Guidi, Flavio. "Il dopo-franco è già rosso! : la transizione spagnolla nella stampa della sinistra rivoluzionaria italiana." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2016. http://hdl.handle.net/10803/398656.

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Abstract:
La tesi “Il dopo Franco è già rosso! - La transizione spagnola nella stampa della sinistra rivo-luzionaria italiana” si occupa della transizione spagnola (1973-1978) dal punto di vista dell'estre-ma sinistra italiana. Per estrema sinistra si intendono qui i gruppi a sinistra del movimento operaio “ufficiale” (PCI, PSI, PSIUP), già presenti, seppur ultraminoritari, ben prima dell'esplosione del '68, ma sviluppatisi ampiamente negli anni settanta del XX secolo, al punto da costituire una seria con-correnza, per lo meno tra i giovani, all'egemonia della sinistra maggioritaria (soprattutto del PCI). Trattandosi di un numero enorme di partiti, gruppi e gruppuscoli, è stata fatta la scelta di privilegia-re da un lato le organizzazioni maggiori, quelle dotate di un quotidiano (nell'ordine Il Manifesto, Lotta Continua e il Quotidiano dei Lavoratori), e dall'altro quelle più rappresentative di una corrente “storica”: per il maoismo il MS-MLS (Movimento Studentesco-Fronte Popolare), per l'anarchismo la FAI (Umanità Nova), per il trotskismo i GCR (Bandiera Rossa) e per il bordighismo (seppur sui generis) Lotta Comunista. Dal punto di vista cronologico, si è scelto di considerare il periodo tra la morte di Carrero Blanco e l'approvazione della Costituzione post-franchista. Un primo capitolo è stato però dedicato alla fase precedente (1969-1973), considerata già da questi gruppi come “l'inizio del dopo Franco”. La tesi segue gli sviluppi della percezione soggettiva delle dinamiche di questa transizione, dai primi anni (in cui le posizioni dei vari gruppi apparivano piuttosto omogenee) in cui l'ipotesi ritenuta più probabile era quella di una rottura rivoluzionaria. Rottura che, tramite una sol-levazione popolare, avrebbe dovuto seppellire, con la dittatura, anche ogni eredità del franchismo (compresa la monarchia) e, almeno per quanto riguarda la maggioranza dei gruppi, anche la stessa struttura capitalistica della Spagna. A partire dal 1974-75 crescono le differenziazioni all'interno dell'estrema sinistra italiana, sia sulle dinamiche sia sui probabili sbocchi della crisi del regime. Da un lato emergono sempre più le posizioni “moderate” (in particolare del PdUP-Manifesto) che, av-vicinandosi alla posizione del PCE-PSUC (la rottura democratica), individuano nella restaurazione della II Repubblica lo sbocco auspicabile e prevedibile (in questo condivise anche dal MLS), e ten-dono a problematizzare lo schema precedente “franchismo-rivoluzione”. Dall'altro si continua a scommettere (con qualche distinguo da parte di Avanguardia Operaia – Quotidiano dei Lavoratori) sulla precedente ipotesi rivoluzionaria. Il punto più “caldo” viene raggiunto tra la ripresa delle mo-bilitazioni dopo la morte del Caudillo e l'eccidio di Vitoria del marzo 1976. In questa ondata, vista dai più come la tanto attesa spallata rivoluzionaria, iniziano a venire al pettine i nodi di un'analisi che, col senno di poi, sottovalutava le capacità trasformistiche dei settori più importanti della bor-ghesia spagnola e dello stesso apparato franchista e nel contempo sopravvalutava le potenzialità ri-voluzionarie del proletariato spagnolo ed il peso dell'estrema sinistra al suo interno. L'ipotesi ini-zialmente esclusa e comunque temuta dall'estrema sinistra, quella di una transizione sostanzialmen-te indolore dalla dittatura ad una democrazia borghese più o meno classica, acquista via via sempre più consistenza durante l'estate e l'autunno del 1976, fino alla doccia fredda del referendum voluto da Suarez nel dicembre del '76. Anche se il cambiamento di prospettiva avviene con ritmi diversi tra i vari gruppi, si può dire che le elezioni del giugno '77 costituiscano un po' la pietra tombale delle speranze rivoluzionarie, per lo meno sui tempi brevi. Le differenze restano profonde nell'analisi del ruolo della sinistra riformista (PCE-PSUC in testa), ritenuta dalla maggioranza (escluso il Manife-sto) come principale responsabile del successo dell'operazione “gattopardesca” di Suarez-Juan Carlos.
The thesis “Il dopo Franco è già rosso! - La transizione spagnola nella stampa della sinistra rivoluzionaria italiana” concerns the spanish transition (1973-78) from the point of wiew of italian revolutionary left. With this expression I mean all the groups placed on the left of the major parties of the “official” left (PCI, PSI, PSIUP). This “far left” was already present before 1968, but only in the Seventies became a real problem (above all among the youth) for the consolidated hegemony of the PCI. Among theese numerous groups only seven have been chosen. The most important three, all of them with a daily newspaper (Il Manifesto, Lotta Continua and Il Quotidiano dei Lavoratori), of course, and one group for every political area: one for the maoists (Movimento Studentesco-Fronte Popolare), one for the anarchists (Umanità Nova), one for the trotskysts (Bandiera Rossa) and one for the bordiguists (even if sui generis), Lotta Comunista. After a first investigation about the period 1969-73 (so called pre-transition), the thesis analyses the evolution of italian far left perception, from the “revolution vs franchism” of the first half of the Seventies, when more or less all the groups staked that the revolutionary rupture was the most probable scenery (even if some thinking that the restauration of the Second Republic was the aim, while the majority believing in an an-ticapitalistic, social rupture), to the second half of the decade (above all after summer 1976), when almost all the groups (with different rythms) realized that the possibility of a painless transition was going to be the realistic way out. An open self criticism was made above all by Il Manifesto and Lotta Continua (while other groups, like MLS, simply operated a 180° turning), laying stress on their undervaluation of the transformist abilities of spanish bourgeoisie and franchist establishment and their overvaluation of the maturity and revolutionary potentialities of spanish working class. Most of the groups underlined PCE-PSUC fault, with his exagerate social and political moderation that helped the establishment to defeat the hope of a new, socialist (or just republican) Spain.
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Morandini, Matteo. "Raccontare il '48. Lessico, simboli e immagini del racconto rivoluzionario tra il 1848 e l'unità." Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2017. http://hdl.handle.net/10803/461993.

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Abstract:
El 1848 representa sin duda un momento decisivo en la historia europea y no es casual que muchos historiadores lo hayan considerado un año idóneo para periodizar. En esa explosión continental (y global) de problemas civiles, nacionales y sociales sin precedentes emergieron nuevos medios de comunicación (prensa periódica, democratización del acceso a la lectura, mayor rapidez de las comunicaciones, etc.) que actuaron como termómetro y al mismo tiempo fueron causas de los cambios en la sociedad o, mejor dicho, de las sociedades. La península italiana no fue una excepción, y sobre ella se plantearan las preguntas de fondo de esta tesis: ¿de qué manera se contó la revolución? ¿Cuáles fueron los soportes privilegiados que se decidió emplear? ¿Qué formas narrativas y estratégicas se emplearon? Y por último, ¿cuáles fueron los contenidos fundamentales? En las dos décadas posteriores al 1848 no fueron solo los protagonistas del heterogéneo frente patriótico quienes escribieron o produjeron artefactos políticos de aplicación nacional. Al contrario, una gran cantidad de novelas, caricaturas y monumentos fueron elaborados por la Santa Sede con el objetivo deliberado de contrarrestar el proselitismo nacional y democrático, eliminar el reciente pasado republicano de Roma y efectuar en su contexto una profunda obra de contra-narración de los acontecimientos y de los temas del bienio revolucionario 1848-1849. La caricatura, que vive en este momento su explosión, participa activamente en la disputa política cotidiana durante la revolución. Pero no solo esto. Los textos de caricatura y sátira Il Don Pirlone a Roma y La Grande Riunione, de matriz patriótica y reaccionaria respectivamente, fueron publicados una vez consumada la derrota revolucionaria, y así se configuraron como caricaturas retrospectivas por su función de comentario, interpretación y revisión de unos acontecimientos que, pese a la dimensión presente natural de este tipo de media, se colocaban en el pasado, en el bienio 1848-1849. Está claro que tanto la Santa Sede como el frente patriótico sentían la necesidad de manipular la revolución y que este medio fue considerado eficaz por inmediato y, generalmente, universal, es decir, capaz de ir más allá de la barrera cultural que el analfabetismo erigía. Las artes plásticas –sobre todo la pintura– tampoco quedaron al margen de la disputa ideológica política y nacional, aunque su acceso siguiera siendo limitado, reservado casi siempre a las clases ciudadanas y cultas. También en este caso se asiste a un enfrentamiento entre la Iglesia y su relanzamiento cultural y una generación de pintores-soldados, voluntarios que siguen a Garibaldi y luchan en Roma y Venecia en el 1849, con los Mil en el bienio de la unificación y en la trágica campaña de Aspromonte. Desde su perspectiva privilegiada, y a través de instantáneas de batalla, retratos y, más adelante, escenas populares de vida cotidiana, devuelven una re-lectura de los sucesos contemporáneos en clave democrática, tanto en la perspectiva nacional como en clave social y de emancipación. La literatura puede considerase el arma principal en la disputa ideológica ligera. En este caso, frente a una gran cantidad de autores patrióticos –el propio Garibaldi, Guerrazzi, Sebregondi, etc. – el periódico jesuita La Civiltà Cattolica produce bajo el mandato de Pío IX una cantidad colosal de novelas históricas con el objetivo de desacralizar, minar y en definitiva destruir hasta su base las piedras angulares del patriotismo, y más en general de exorcizar cada cambio social y emancipador a través del recurso a estrategias narrativas y soluciones creativas. Los asuntos que emergen en varios modos y transversalmente en la lectura crítica de los documentos son sorprendentemente parecidos en el campo revolucionario y en el reaccionario. El martirio, la moralización de la sexualidad, el antirrepublicanismo/anticlericalismo, la centralidad de las mujeres y de su sexualidad y la referencia constante al pueblo –un concepto bastante borroso– caracterizan estas obras ligeras, que a menudo, como es el caso de las novelas de Bresciani, se mueven en el campo de la fiction. A través del análisis de contraste emergen algunos puntos de reflexión e interpretación: primero, la centralidad reconocida en el campo patriótico a la autorrepresentación como clave para una comunicación eficaz y, estrechamente relacionado con ello, la transmisión del mensaje político (el proyecto, nada obvio, de la unidad nacional); el recurso a elementos atávicos y prerracionales insertos en tramas románticas y de consumo; por fin, el enfrentamiento feroz entre nacionalismo y la Iglesia católica que, más que en el nivel religioso, se desarrolla en el social: por un lado, con el surgimiento de la clase burguesa (estrechamente vinculado al nacionalismo) y por otro, con la voluntad por parte clerical de no perder influencia y poder en zonas fundamentales de la sociedad, como la educación, la familia o la sexualidad, con la consiguiente legitimación de la existencia del clero.
The Year 1848 is without doubts a decisive moment in european history. The explosion of civil, national and social revenidcations is without precedents in the past and the rise of new media (press, democratisation of reading, quickness of comunication, ecc.) is at the same time effect and the reason of the society's change. Italy does no ecception and the question that animate this work are the following: how was the Narration of Revolution? Wich the narrative forms, the styles and the strategies? Wich contents wanted to transmit? With a comparative study between reactionary and patriotic cultural production – caricature, painture and literature – I tried answer the mentioned questions. The analysis has produced the following conclusions: the production of the two opposite sides are very similar and it confirms that the “Speech” mentioned by Alberto Mario Banti was strenghtly present in Italy of Risorgimento; the strategic thems are martyrdom, sexuality (especially of woman), antirepublicanism/anticlericalism and the insistance on the “people”, a very confused expression. Furthermore the analisys shows another important aspect: the clash between nationalism and clerical forces to impose or defend influence on strategical areas of society, such as family, education and sexuality.
Il 1848 è senz'ombra di dubbio un istante decisivo della storia europea, non a caso è ritenuto da molti un anno periodizzante. L'esplosione continentale (ed extracontinentale) di questioni civili, nazionali e sociali non ha pari e l'ascesa dei nuovi mezzi di comunicazione (crescita vertiginosa della stampa, democratizzazione della lettura, maggiore rapidità delle comunicazioni, successivamente il telegrafo, ecc.) sono il termometro e allo stesso tempo la molla dei cambiamenti della società o, più propriamente delle società. La penisola italiana non fa eccezione e le domande di fondo che sostengono questo elaborato sono le seguenti: in che modo è stata raccontata la rivoluzione? Quali supporti privilegiati si sono scelti di impiegare? Quali sono stati le forme narrative e strategiche? E quali i contenuti dirimenti? Nel ventennio successivo al 1848 non sono solo i protagonisti del composito campo patriottico a scrivere o “produrre” artefatti politici in chiave nazionale. Al contrario una copiosa filiera di romanzi, caricature e monumenti vengono messi in campo dalla santa sede con l'intenzione deliberata di contrastare il “proselitismo” nazionale e democratico, eliminare il recente passato repubblicano a Roma e contestualmente operare una robusta opera di contro-narrazione degli eventi e dei temi cardine del biennio rivoluzionario (1848-49). La caricatura, che letteralmente esplode in termini di tirature e diffusione (anche effimera) nel corso del 1848, partecipa attivamente alla disputa politica quotidiana durante la rivoluzione. Ma non solamente. I testi caricaturali e satirici Il Don Pirlone a Roma e La Grande Riunione, rispettivamente di matrice patriottica e reazionaria, vengono pubblicati all'indomani del fallimento quarantottesco e si configurano come caricature “retrospettive” data la loro operazione di interpretazione, commento e revisione di fatti che, contrariamente alla dimensione naturale di questa tipologia mediale, si collocano nel passato (il biennio rivoluzionario, appunto). Appare quindi chiaro quanto sia la santa sede che l'avanguardia del patriottismo sentissero la necessita di manipolare e narrare (o contro-narrare) la rivoluzione e come il medium della caricatura fosse considerato efficace, perché quasi sempre facilmente intelligibile, immediato, tendenzialmente universale, capace cioè di valicare le tradizionali barriere culturale dovute all'analfabetismo. L'arte comunemente intesa -principalmente la pittura – non rimane certo ai margini della disputa ideologica politica e nazionale, benché il suo accesso rimanga tutto sommato limitato, appannaggio dei ceti cittadini e colti. Anche in questo caso si assiste ad uno scontro tra la santa sede e il suo rilancio culturale e una generazione di pittori-soldato, veri e propri volontari che seguono Garibaldi e combattono a Roma e Venezia nel 1849, tra i mille nel biennio di unificazione e nella tragica spedizione di Aspromonte. Dalla loro prospettiva privilegiata restituiscono attraverso delle “istantanee” di battaglia, ritratti, e successivamente scene popolari di vita una quotidiana, una rilettura delle contestuali vicende storiche in chiave democratica, sia dunque in prospettiva risorgimentale e nazionale che in prospettiva sociale ed emancipazionista. La letteratura mi pare si possa a buon diritto considerare la vera arma della disputa ideologica “leggera”. In questo caso a fianco di una nutrita serie di autori patriottici – Garibaldi, Guerrazzi, Sebregondi, ecc. - il periodico gesuita «La Civiltà Cattolica» mette in campo, con la benedizione di Pio IX, una colossale messe di romanzi “storici” che hanno il deliberato obbiettivo di dissacrare, minare e in definitiva distruggere alla radice i capisaldi e le parole d'ordine del patriottismo e, più in generale, di esorcizzare tramite, il ricorso a escamotage narrativi e soluzioni creative, qualsiasi cambiamento sociale ed emancipazionista. I temi che emergono a vario modo e trasversalmente nella lettura critica di questi documenti sono sorprendentemente simili tra campo rivoluzionario e reazionario: il martirio, la moralizzazione della sessualità, l'antirepubblicanesimo/anticlericalismo, la centralità delle donne e la loro sessualità e il riferimento costante al “popolo” - un costrutto concettuale piuttosto fumoso – innervano queste opere romanzesche “leggere”, a tratti, come nel caso di molti romanzi di Bresciani, assumendo i contorni di vere e proprie fiction. Dall'analisi contrastiva emergono alcuni spunti di riflessione e interpretazione: innanzitutto la centralità riconosciuta dal campo patriottico all'autorappresentazione come chiave per il successo comunicativo e conseguentemente l'efficacia del messaggio politico (il progetto, tutt'altro che scontato di un'unità nazionale); il ricorso a elementi atavici e prerazionali inseriti in trame romantiche e “di consumo”; infine lo scontro feroce tra nazionalismo e Chiesa cattolica che più che sul piano religioso si gioca sul piano sociale, da una parte l'emergere della borghesia (strettamente legata al nazionalismo) e dall'altra la ricerca clericale di non perdere presa sulle zone nevralgiche della società.
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Bottero, Giulia <1978&gt. "La letteratura utopico-fantascientifica degli anni Venti: utopie tecniche e sociali nella Russia post-rivoluzionaria." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2006. http://hdl.handle.net/10579/917.

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Sambo, Matteo <1990&gt. "Gamification e Gamers Generation: le prospettive rivoluzionarie del "Game Thinking & Designing" nei contesti aziendali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5732.

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Abstract:
La tesi illustra esaustivamente il recente fenomeno della Gamification quale innovativa forma e strumento di organizzazione aziendale al servizio delle imprese, proponendone inizialmente un inquadramento di sviluppo storico, analizzandone le diverse definizioni e successivamente presentandone i diversi frameworks e building blocks. La Gamification viene dunque introdotta come rivoluzionario approccio all’engagement e alla motivazione delle risorse umane facenti parte di un’organizzazione: il ricorso ai concetti di Game thinking e Game designing e ai conseguenti contesti di applicazione, completano il quadro generale introducendo, analizzando e valutando tutti gli elementi, i meccanismi e le dinamiche dei sistemi gamificati. Il lavoro di tesi si concentra essenzialmente sulla ponderazione della Gamification come plausibile winning strategy per le organizzazione odierne: non solo motivare i lavoratori ed operare leveraging sui consumatori, ma anche adottare processi strategici gamificati. Vengono altresì studiati ed illustrati limiti e problematiche di tale fenomeno e, in ottica futura, i suoi possibili sviluppi. A sostegno e verifica delle teorie e dei concetti introdotti nella prima parte di tesi, nella sua seconda metà il lavoro si è concentrato in modo sperimentale sul fenomeno della cosiddetta “Gamer Generation”: è stato effettuato uno studio di ricerca tramite survey atto a modellizzare ed interpretare trend riguardanti gli studenti e le loro esperienze video ludiche, il tutto finalizzato ad estrarre significativi dati ed informazioni per comprendere eventuali correlazioni tra gaming ed aspetti quali formazione di competenze, attitudine alla leadership e alla resilienza.
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TOSCANO, VINCENZO. "LO STATO DELLA CHIESA TRA DIRITTO INTERNO E INTERNAZIONALE NELLA PRIMA METÀ DELL'OTTOCENTO. LA FIGURA E IL PENSIERO POLITICO DI PELLEGRINO ROSSI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/926213.

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Abstract:
La prima parte dell’Ottocento ha rappresentato un momento cruciale per il contesto europeo, costretto in un primo momento a fare i conti con le ultime conseguenze della grande ventata rivoluzionaria, e poi – direttamente – con il figlio più spregiudicato di quest’ultima; quel petit diable arrivato dalla Corsica e divenuto imperatore. Anni in cui lo Stato della Chiesa vive alcuni dei momenti più delicati della sua esistenza (basti pensare all’annessione diretta all’impero francese o alla deportazione di Pio VII), senza avere la forza materiale per opporsi a tali vicissitudini. Il lavoro compiuto dai rappresentanti europei a Vienna, durante l’omonimo Congresso, tenta di attuare un “forzato” e precario ritorno al passato, che si rivelerà incapace di resistere allo spirito dei nuovi tempi. Lo Stato pontificio – questa la nuova denominazione adottata dopo la grande adunanza del 1814-1815 (quasi a voler eliminare quell’aura di sacralità destinata a diventare sempre più scomoda nei decenni successivi) – si trova dinanzi all’impellente bisogno di riorganizzare il proprio apparato istituzionale, consapevole di non poter cancellare definitivamente la parentesi degli anni appena trascorsi. In un secolo che vedrà la definitiva scomparsa del dominio temporale dei papi, quanto appena detto è soltanto una delle sfide con cui lo Stato dell’Italia centrale è chiamato a confrontarsi. Tali eventi infatti, si susseguono in uno scenario internazionale in continua evoluzione, dove anche le grandi potenze sono spesso chiamate a confrontarsi con eventi inattesi, ma sempre attente alle dinamiche dell’equilibrio e al bilanciamento degli interessi in gioco. Per una realtà che non è semplicemente un’entità statale, ma anche centro dell’orbe cattolico e sede del successore di Pietro, accettare di stravolgere la propria “natura” non è affatto semplice. Consentire l’accesso dei laici ai vertici della burocrazia, istituire organismi “realmente” rappresentativi, o pensare di promulgare una Carta fondamentale, continua ad essere per anni un ricorrente miraggio. Anche se da più fronti riecheggia la necessità di portare un ammodernamento all’amministrazione interna dello Stato, sul versante amministrativo, economico, e soprattutto giudiziario, sembra trionfare – quasi sempre – la linea dell’intransigenza e dell’immobilità. A volte si interviene, è vero, ma più per compiacenza che per reale convinzione, dovendo tener conto di pressioni interne ed esterne. Spinte talvolta provenienti dal malcontento sempre più diffuso, talvolta dall'ingerenza dei grandi Stati europei. Il presente lavoro di ricerca, si è posto dunque l’obiettivo di analizzare le principali vicende (specialmente giuridiche) – interne ed esterne – che hanno coinvolto lo Stato della Chiesa nella prima metà dell’Ottocento. Un percorso sviluppato lungo molteplici direttrici, partito dallo sfondo dei grandi eventi storici di questi anni, e intrecciatosi con le vicende di alcuni grandi protagonisti: pontefici, segretari di Stato, capi di governo, monarchi. Uno sguardo gettato non solo sul fronte interno, ma anche su quello internazionale. Capire come Roma provi a gestire le proprie relazioni estere in un contesto sovranazionale che in questi decenni vede sorgere nuovi Stati (si prenda l’esempio rappresentato dal Belgio), assiste a mutamenti rilevanti (si pensi alla Francia del 1830, con l’inizio della monarchia orleanista, o all’indipendenza raggiunta dai Paesi del sud America), o a forti dispute dinastiche (come avviene nella Penisola iberica), è importante per capire come essa debba confrontarsi anche con governi che, a seconda dei casi, assumono caratteri marcatamente conservatori o con forti tendenze liberali. E per quanto sia naturale l’inclinazione, o se vogliamo la “vicinanza” della Curia romana verso posizioni reazionarie, ciò non significa che i rapporti con potenze come Russia o Austria, rimangono sempre idilliaci. Tuttavia, quella appena descritta, non è stata l’unica linea seguita nello sviluppo della presente ricerca. Quasi a voler procedere su due binari paralleli, ci si è soffermati anche sulla figura e sul pensiero politico di uno dei giuristi più rilevanti della prima metà del secolo: Pellegrino Rossi. Giurista certo, anche se tale espressione non basta per racchiudere la grandezza di un “figlio italiano”, nato e vissuto quando l’Italia unita ancora non esisteva. Molto è stato già detto, o meglio scritto, su questo poliedrico personaggio, e sulla sua vita spesa tra l’Italia, la Svizzera, la Francia e poi nuovamente nella Penisola, impegnato presso la corte romana come rappresentante francese, e poi come ministro di sua santità. Eppure, proprio tali aspetti sono stati utili per lo svolgimento del presente lavoro, guardando a sfumature meno indagate, ma di assoluto rilievo. Tali sono stati ad esempio i momenti più rilevanti trascorsi dal Rossi in terra elvetica (in quanto membro del Consiglio rappresentativo di Ginevra e inviato alla Dieta di Lucerna del 1832), o i maggiori interventi tenuti presso la camera dei Pari a Parigi, tra il 1840 e il 1844. Lo stesso dicasi per le delicate vicende che coinvolsero il giurista durante il suo incarico presso la corte papale, o la particolare congiuntura storica in cui assunse l’incarico di ministro dell’interno di Pio IX. Proprio qui, prima nei panni di ambasciatore, e poi come perno del nuovo governo nato nel settembre 1848, il poliedrico italiano avrebbe cercato di scuotere lo Stato romano dal suo torpore, per trainarlo verso un assetto più moderno e realmente costituzionale.
The first part of the nineteenth century was a crucial moment for the European context, which was first forced to reckon with the last consequences of the great revolutionary wave, and then - directly - with France's most unscrupulous son; that petit diable arrived from Corsica and become emperor. In these years the Papal States experienced some of the most delicate moments of their existence (suffice it to think of the direct annexation to the French Empire or the deportation of Pius VII), without having the material strength to oppose such vicissitudes. The work carried out by the European representatives in Vienna, during the famous Congress, attempts to implement a “forced” and precarious return to the past, which will prove to be incapable of withstanding the spirit of the new times. The Papal State - this was the new denomination adopted after the great meeting of 1814-1815 (as if to eliminate the aura of sacredness destined to become increasingly uncomfortable in the following decades) - was faced with the urgent need to reorganise its institutional apparatus, aware that it could not definitively cancel the parenthesis of the years that had just passed. In a century that will see the disappearance of the temporal dominion of the popes, it was only one of the challenges with which the State of central Italy was called to confront. In fact, these events took place in a constantly evolving international scenario, where even the great powers were often called upon to deal with unexpected events, but were always attentive to the dynamics of balance and the balancing of interests at stake. For a reality that is not only a state entity, but also the centre of the Catholic world and the seat of the successor of Peter, accepting to change its “nature” is not easy. Allowing lay people access to the upper echelons of the bureaucracy, setting up “truly” representative bodies, or thinking of promulgating a fundamental charter, has been a recurring mirage for years. Although the need to modernise the internal administration of the State is echoed on many fronts, on the administrative, economic and, above all, judicial fronts, the line of intransigence and immobility seems to triumph almost always. It is true that action is sometimes taken, but more out of complacency than real conviction, having to take account of internal and external pressures. Pressure that sometimes comes from increasingly widespread discontent, sometimes from the interference of the large European states. The aim of this research work was therefore to analyse the main (especially legal) events - internal and external - that involved the Church State in the first half of the nineteenth century. A path developed along multiple lines, starting from the background of the great historical events of recent years, and intertwined with the vicissitudes of some great protagonists: popes, secretaries of state, heads of government, monarchs. A look not only at the domestic front, but also at the international one. Understanding how Rome tries to manage its foreign relations in a supranational context that in recent decades has seen the emergence of new states (e.g. Belgium), significant changes (e.g. France in 1830, with the beginning of the Orleanist monarchy, or the independence achieved by the countries of South America), or strong dynastic disputes (e.g. the Iberian Peninsula), is important to understand how it must also deal with governments that, depending on the case, take on markedly conservative characteristics or with strong liberal tendencies. Despite the Roman Curia's natural inclination, “closeness” to reactionary positions, relations with powers such as Russia or Austria don’t remain idyllic. However, the line just described was not the only one followed in the development of this research. As if wishing to proceed on two parallel tracks, we have also focused on the figure and political thought of one of the most important jurists of the first half of the century: Pellegrino Rossi. A jurist of course, although this expression is not enough to encapsulate the greatness of an “Italian son”, born and raised when united Italy did not yet exist. Much has already been said, or rather written, about this multifaceted character, and about his life spent between Italy, Switzerland, France and then back on the peninsula, working at the Roman court as a French representative, and then as a minister of His Holiness. And yet these aspects have been precisely useful in this work, looking at lesser-known but absolutely important aspects. These were, for example, the most important moments Rossi spent in Switzerland (as a member of the Geneva Representative Council and as an envoy to the Diet of Lucerne in 1832), or the major speeches he made at the Chamber of Peers in Paris between 1840 and 1844. The same can be said about the delicate events that involved the jurist during his tenure at the papal court. It was here, first as ambassador, and then as the pivot of the new government formed in September 1848, that the multifaceted Italian tried to shake the Roman State out of its torpor and pull it towards a more modern and truly constitutional order.
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Bagattoni, Emanuela. "Dal neoclassicismo al purismo : Pietro Tomba e l'archietettura a Faenza in et a' rivoluzionaria e napoleonica." Paris 8, 2010. http://www.theses.fr/2010PA084138.

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Abstract:
Après son inclusion dans la légation pontificale de la Romagne, au début du XVIe siècle, la ville de Faenza connaît deux siècles de relative stagnation culturelle. A l’écart des grands courants artistiques qui traversent l’Italie et l’Europe, elle retrouve, au fil des années, un grand élan idéologique et culturel : au cours du XVIIIe siècle, cet essor entraîne un développement exceptionnel de l’architecture et du décor, censé caractériser la ville pendant toute la période révolutionnaire et napoléonienne et la transformer dans l’une des capitales du Néoclassicisme. Grâce à l’action éclairée de quelques maîtres d’ouvrage locaux érudits et très bien renseignés sur les nouveautés internationales, tels que les Comtes Laderchi et Milzetti, les architectes G. Pistocchi, G. A. Antolini, P. Tomba, et le peintre F. Giani, ont la possibilité de réaménager la ville et de lui conférer son aspect néoclassique actuel. L’esprit novateur de Pistocchi, de Antolini et de Tomba, ne se limite cependant pas aux édifices : de nombreux projets nous montrent tout leur talent, leur grande culture et l’interaction entre leur style et les poétiques architecturales les plus avancées d’Europe. Pietro Tomba, en particulier, est négligé – à tort – par les chercheurs et les critiques tout au long du XXe siècle, malgré son rôle primordial dans le développement de l’architecture de la Romagne et dans la promotion de son évolution stylistique du Néoclassicisme au Purisme. En dépit de la similitude avec l’architecture visionnaire française de ses premières œuvres, dont la plupart sont restées à l’état de projet, les travaux réalisés par l’architecte vers la fin du Premier Empire et le début de la Restauration, s’inscrivent dans la continuité classique : caractérisés par une tendance à la sobriété et au « retour à l’ordre », ils semblent témoigner d’une parfaite compréhension des changements idéologiques, politiques et sociaux, qui affermissent les principes conservateurs de l’époque
After being included in the Pontifical Legation of Romagna, at the beginning of the 16th century, Faenza went through two centuries of cultural stagnation. Apart from the major Italian and European art movements, the town experienced important ideological and cultural changes. During the 18th century, these changes led to an exceptional architectural and decorative development that marked the local Revolutionary and Napoleonic era and transformed the town into one of the capitals of Neoclassicism. Cultured and modern enlightened customers, such as Count Laderchi and Count Milzetti, allowed the architects G. Pistocchi, G. A. Antolini, and P. Tomba and the painter F. Giani, to modernise the town and to contribute towards its present neoclassical style. But the new buildings are not the only innovation introduced by Pistocchi, Antolini and Tomba: besides being a clear demonstration of how brilliant and learned they were, their projects are an interesting example of interaction with the later European architectural and artistic poetics. During the 20th century, researchers and critics did not pay the due attention to these artists, especially to Pietro Tomba, a key figure in local architecture. Actually, he was one of the most important promoters of the stylistic evolution from Neoclassicism to Purism in the Romagna region. His youthful works – mainly projects dating from the Jacobin era – have many characteristics, which are typical of the French visionary architecture. The works dating from the end of the First Empire and the beginning of the Restoration period still subscribe to Classicism, but show a greater sobriety and sense of order. This tendency has to be seen as a perfect understanding of the ideological, political and social changes that were strengthening the conservative principles underpinning society during those years
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La, Manna Fabrizio. "Il Parlamento rivoluzionario e il governo del territorio. Poteri locali e organizzazione municipale nel '48 siciliano." Doctoral thesis, Università di Catania, 2016. http://hdl.handle.net/10761/3929.

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Abstract:
Il tema dei poteri locali ha trovato negli ultimi decenni un ampio seguito presso la comunità degli storici ottocentisti, consentendo una più vasta ed approfondita conoscenza dei meccanismi sottesi alle dinamiche politiche di superficie, che invece avevano pressochè monopolizzato la scena nel dibattito storiografico precedente. Il presente lavoro trae spunto da questa impostazione, soffermandosi, in particolare, su taluni aspetti e figure caratterizzanti il '48 in Sicilia. La scelta della circostanza rivoluzionaria funge così da episodio rivelatore di alcune dinamiche di medio periodo che amplificano tanto i fattori di rottura quanto quelli di persistenza. Sono tre gli elementi che emergono con particolare rievanza dalla ricerca: 1) il monopolio, da parte dei notabili, degli strumenti culturali necessari a condizionare il dibattito pubblico; 2) le continuità che si perpetuano nonostante i sommovimenti politici di superficie; 3) la centralità della dimensione locale rispetto al centralismo uniformante.
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Bottoli, Lucia Maria <1996&gt. "Editing del genoma: dalle prime biotecnologie alla rivoluzionaria tecnica CRISPR/Cas9, con un repertorio terminografico italiano-cinese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18302.

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Abstract:
Questo elaborato consiste nell’analisi delle principali tecniche di manipolazione del DNA e nella programmazione di una banca dati terminografica in lingua italiana e in lingua cinese basata su termini presi principalmente dal campo biochimico, genetico e biotecnologico. Le schede terminografiche contengono i termini, le definizioni e i contesti delle varie voci selezionate, mentre le schede bibliografiche i riferimenti bibliografici; entrambe sono state redatte seguendo le istruzioni del manuale MULTITERM ’95. La prima parte dell’elaborato tratta dell’evoluzione delle principali tecniche di modificazione genetica, partendo dalle prime applicazioni quali il DNA ricombinante fino alla rivoluzionaria tecnica CRISPR/Cas9, tema principale del lavoro. A partire dal secondo capitolo verrà analizzato il sistema CRISPR e il percorso di ricerca compiuto dai diversi scienziati che hanno lavorato per la sua scoperta. Infine, l’ultimo capitolo dell’elaborato approfondisce le principali applicazioni delle biotecnologie e in particolare modo di CRISPR/Cas9 soprattutto in campo medico e agroalimentare.
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BARBISOTTI, Barbara. "Rielaborazione letteraria della storia. Il rapporto tra utopia rivoluzionaria e narrazione in "Pedro Páramo" e "Yo el Supremo"." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2010. http://hdl.handle.net/10446/515.

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Bonomi, Arianna <1996&gt. ""È difficile essere giovani in Giappone: la risposta culturale di una gioventù rivoluzionaria che ha trasformato il sistema socioeconomico del Paese"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18928.

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Abstract:
Il presente elaborato si propone di studiare la trasformazione avvenuta nei diversi fattori dell’apparato socioeconomico del Giappone in termini di stile di vita, relazioni sociali, consumi e lavoro, per influenza dell’attuale generazione di giovani giapponesi (dai 18 ai 29 anni). Negli ultimi anni, questa fascia di popolazione è stata oggetto di numerose critiche da parte dei mass media e dell’opinione pubblica in merito a una generale passività economica e sociale, senza adeguate considerazioni relativamente al difficile contesto economico con cui i giovani si trovano a fare i conti. L’odierna gioventù giapponese costituisce invece un vero e proprio spartiacque nella storia del Paese, protagonista e fautrice di un radicale mutamento di quei sistemi e valori tradizionali su cui si è basata la società nipponica sino al decennio precedente. Tramite l’analisi di diversi fattori sociali (tempo libero, hobby, uso di internet, partecipazione alla società) ed economici (occupazione, consumi, benessere sociale, lavoro), si studierà la risposta culturale dei giovani al pesante fardello economico ereditato dalle generazioni precedenti e le sue future implicazioni.
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Corvatta, Giulia <1987&gt. "Graffiti Writing e Street Art: Il prossimo capitolo dell'arte contemporanea. Analisi storico-artistica di un movimento rivoluzionario, in Italia e nel mondo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4954.

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Abstract:
Il graffiti writing e la street art possono essere considerati tra i maggiori e più influenti fenomeni artistici e socio-culturali degli ultimi trent’anni. Al giorno d’oggi, non esiste città al mondo totalmente priva di graffiti – intesi come espressione artistica, da non associare ai graffiti compiuti come mero atto vandalico – o di opere di street art. Nel corso degli anni, il fenomeno si è evoluto e il numero di giovani artisti o estimatori del genere è cresciuto in maniera esponenziale, tanto da formare delle vere e proprie sotto-culture fino ad influenzare il pensiero e l’estetica predominanti. Il graffiti writing, nella sua accezione contemporanea del termine, nasce e si sviluppa negli anni Settanta-Ottanta, a New York. In pochi anni, i writer invadono i muri e i treni metropolitani della città. Il fenomeno virale si trasferisce nelle gallerie e alcuni writer acquisiscono popolarità. Il graffiti writing diventa un vero fenomeno artistico, tanto da influenzare artisti come Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Durante il suo processo evolutivo, il graffiti writing sviluppa nuove correnti e sottogeneri, unificati tutti all’interno della macro-categoria della street art. La street art o arte urbana, comprende numerosi stili, che si accomunano per l’intervento – illegale o meno – nel tessuto urbano e l’utilizzo delle strutture cittadine come supporto per le proprie opere. Tra gli stili compresi nella street art e sviluppati dai più importanti street artist si annoverano: spray art, stencil art, poster art, sticker art e pittura murale e, trattandosi di un genere sempre in evoluzione, emergono in continuazione nuovi stili volti a sfruttare artisticamente al meglio, il contesto urbano. Gli street artist hanno raggiunto un livello di fama e delle quotazioni artistiche notevoli e sono entrati di diritto nell’olimpo degli artisti contemporanei. Figure influenti come Shepard Fairey e Banksy hanno esposto nei più importanti centri d’arte e ogni loro azione produce un effetto mediatico non indifferente. La street art ha rivoluzionato la figura dell’artista e l’idea di fruizione dell’arte, avvicinando l’artista al suo pubblico per mezzo di una comunicazione diretta e senza intermediari. Le opere di street art si possono ammirare gratuitamente, in ogni parte della città, a qualsiasi ora del giorno e della notte e i lavori in galleria vengono generalmente apprezzati in seguito, quando già si è entrati in contatto con le opere dell’artista in strada. Il fenomeno del graffiti writing e della street art in Italia è ormai consolidato ed estremamente vitale. Come per il resto del mondo, anche sul territorio italiano, la prima corrente a svilupparsi è stata quella del graffiti writing, durante la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. I writer italiani hanno concentrato le loro attenzioni sui muri e sui vagoni della rete ferroviaria, creando uno stile unico, mixando abilmente influenze americane ed europee. In seguito, sono emersi tutti gli altri stili. L’Italia può vantare artisti riconosciuti e apprezzati a livello mondiale, come Blu, Ericailcane e Sten&Lex. Le amministrazioni comunali iniziano a diventare consapevoli del potenziale della street art per la riqualificazione del territorio e stanno iniziando ad incentivare queste espressioni artistiche, patrocinando festival o donando muri legali su cui dipingere. Attualmente la street art sta vivendo una golden age, nonostante ci sia bisogno ancora di un discreto lavoro di informazione ed educazione a questo movimento, per far capire che street art non equivale a vandalismo. Nel corso degli anni, la street art ha rivoluzionato il modo di pensare, fare e recepire l’arte, influenzando non solo il settore delle arti visive, ma vari ambiti espressivi, come la grafica, la moda o il cinema, grazie al suo stile dinamico, giovane, innovativo e dal linguaggio universale.
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Pigato, Serena <1994&gt. "Lo Smart Manufacturing che rivoluziona i processi aziendali ed incrementa la flessibilità per il vantaggio competitivo. Il caso Luxottica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15732.

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Abstract:
Con la diffusione del nuovo paradigma dell'Industria 4.0, le imprese manifatturiere si trovano di fronte alla necessità di un ripensamento dei processi aziendali in linea con le nuove richieste provenienti dal mercato, per poter continuare a competere con successo. L'elaborato ha l'obiettivo principale di mettere in evidenza l'importanza di adottare logiche, sistemi e tecnologie di Smart Manufacturing e, soprattutto, di mostrare il legame che questo presenta con la flessibilità, uno dei principali fattori critici per il vantaggio competitivo attuale. Gli approfondimenti di questi due macro-temi svolti nei primi due capitoli, vengono seguiti da un terzo capitolo dedicato allo studio di come lo Smart Manufacturing possa fungere da strumento per incrementare la flessibilità delle organizzazioni produttive. Qui viene messo in evidenza il ruolo ricoperto dai dati, in un contesto caratterizzato da sempre maggiore automatizzazione e digitalizzazione, quindi, l'importanza dell'integrazione dei sistemi informativi. Le trattazioni e considerazioni di questa prima parte, trovano ulteriore approfondimento nel quarto capitolo, dedicato all'analisi del caso aziendale di Luxottica, presso cui sto svolgendo la mia esperienza di tirocinio. Da qui l'obiettivo è quello di mettere in luce aspetti, dal mio punto di vista, critici e, auspicabilmente, migliorabili in ottica di Industria 4.0 e maggiore flessibilità, facendo emergere quanto sia importante l’integrazione ed il coordinamento, per un corretto supporto alle decisioni ed una rapida capacità di cambiare a fronte delle decisioni adottate.
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PERLETTA, GIORGIA. "IL FENOMENO DEGLI ULTRARADICALI NELL'IRAN POSTRIVOLUZIONARIO. LE PRESIDENZE DI MAHMUD AHMADINEZHAD (2005 - 2013)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/67359.

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Abstract:
La tesi analizza le presidenze di Mahmūd Ahmadīnezhād (2005-2013) all’interno del fazionalismo iraniano postrivoluzionario, mettendo in luce gli aspetti caratteristici e peculiari dei cosiddetti ultraradicali. La prospettiva storica che introduce all’Iran contemporaneo attraverso l’analisi dei principali avvenimenti del Novecento, dalla Rivoluzione Costituzionale (1906) alla nascita della Repubblica islamica (1979), affianca un’analisi politica sull’ascesa al potere degli ultraradicali. La tesi esamina le reazioni e le relazioni politiche interne, la rinnovata postura internazionale, le politiche socioeconomiche e l’eredità lasciata dalle presidenze Ahmadīnezhād. È tracciata una panoramica storico-politica sull’esperienza degli ultraradicali per comprendere le cause socioeconomiche e politiche che hanno determinato la loro ascesa, i cambiamenti introdotti all’interno dell’élite postrivoluzionaria e, in ultimo, gli effetti interni e internazionali della loro parabola politica. L’approccio storico si è altresì servito di uno studio dei vocaboli in uso nella letteratura occidentale e dei termini persiani utilizzati per riferirsi al gruppo, al fine di individuare le etichette politiche impiegate e il loro rispettivo valore. Vi è quindi, in definitiva, un’analisi della categoria politica del radicalismo per decretare se, per quali aspetti e secondo quali schemi interpretativi, Ahmadinejad e il suo gruppo di alleati possano essere considerati e interpretati come radicali.
The thesis analyses the presidencies of Mahmūd Ahmadīnezhād (2005-2013) within the post-revolutionary Iranian factionalism, highlighting the characteristics and the peculiar features of the so-called hardliners. The historical perspective introduces the main turning points in contemporary Iran, from the Constitutional Revolution (1906) to the foundation of the Islamic Republic (1979). The political analysis looks therefore at the political ascendancy of the hardliners, the following internal reactions, the renewed international posture, the socio-economic policies and, ultimately, the legacy left by the Ahmadīnezhād presidencies. The aim is to provide a comprehensive overview of the hardlines’ political experience to disclose their domestic and foreign postures and their effect within the post-revolutionary political debate. The thesis also examines the category of radicalism by looking at labels used by both the Western literature and Persian language to refer to the hardliners. This thesis aims to address whether, for which aspects and according to which perspective, Ahmadinejad and his close circle of allies could be considered and interpreted as radicals.
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PERLETTA, GIORGIA. "IL FENOMENO DEGLI ULTRARADICALI NELL'IRAN POSTRIVOLUZIONARIO. LE PRESIDENZE DI MAHMUD AHMADINEZHAD (2005 - 2013)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/67359.

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Abstract:
La tesi analizza le presidenze di Mahmūd Ahmadīnezhād (2005-2013) all’interno del fazionalismo iraniano postrivoluzionario, mettendo in luce gli aspetti caratteristici e peculiari dei cosiddetti ultraradicali. La prospettiva storica che introduce all’Iran contemporaneo attraverso l’analisi dei principali avvenimenti del Novecento, dalla Rivoluzione Costituzionale (1906) alla nascita della Repubblica islamica (1979), affianca un’analisi politica sull’ascesa al potere degli ultraradicali. La tesi esamina le reazioni e le relazioni politiche interne, la rinnovata postura internazionale, le politiche socioeconomiche e l’eredità lasciata dalle presidenze Ahmadīnezhād. È tracciata una panoramica storico-politica sull’esperienza degli ultraradicali per comprendere le cause socioeconomiche e politiche che hanno determinato la loro ascesa, i cambiamenti introdotti all’interno dell’élite postrivoluzionaria e, in ultimo, gli effetti interni e internazionali della loro parabola politica. L’approccio storico si è altresì servito di uno studio dei vocaboli in uso nella letteratura occidentale e dei termini persiani utilizzati per riferirsi al gruppo, al fine di individuare le etichette politiche impiegate e il loro rispettivo valore. Vi è quindi, in definitiva, un’analisi della categoria politica del radicalismo per decretare se, per quali aspetti e secondo quali schemi interpretativi, Ahmadinejad e il suo gruppo di alleati possano essere considerati e interpretati come radicali.
The thesis analyses the presidencies of Mahmūd Ahmadīnezhād (2005-2013) within the post-revolutionary Iranian factionalism, highlighting the characteristics and the peculiar features of the so-called hardliners. The historical perspective introduces the main turning points in contemporary Iran, from the Constitutional Revolution (1906) to the foundation of the Islamic Republic (1979). The political analysis looks therefore at the political ascendancy of the hardliners, the following internal reactions, the renewed international posture, the socio-economic policies and, ultimately, the legacy left by the Ahmadīnezhād presidencies. The aim is to provide a comprehensive overview of the hardlines’ political experience to disclose their domestic and foreign postures and their effect within the post-revolutionary political debate. The thesis also examines the category of radicalism by looking at labels used by both the Western literature and Persian language to refer to the hardliners. This thesis aims to address whether, for which aspects and according to which perspective, Ahmadinejad and his close circle of allies could be considered and interpreted as radicals.
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CAPISANI, LORENZO MARCO. "La Cina da impero a Stato nazionale: la definizione di uno spazio politico negli anni Venti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/20588.

Full text
Abstract:
La tesi si concentra sul Partito Nazionalista Cinese negli anni Venti come punto privilegiato di osservazione del cambiamento politico della Cina dopo la Prima guerra mondiale. Questo decennio rappresentò un momento di definizione identitaria sia per i comunisti sia per i nazionalisti. La storiografia ne ha sottolineato numerosi aspetti, ma si è finora occupata del periodo 1919-1928 come una preistoria degli anni Trenta piuttosto che come un autonomo segmento di storia cinese. Studi recenti hanno superato implicitamente questo approccio criticando due date periodizzanti fondamentali per il Novecento cinese: la nascita della Repubblica nazionalista (1911) e la nascita della Repubblica Popolare (1949). A metà tra queste due date, gli anni Venti sono emersi come snodo decisivo nel passaggio da impero a Stato nazionale, durante cui si definì un nuovo spazio di discussione politica. Questo processo, pur interno, subì l’influsso delle strategie internazionali di sovietici e statunitensi dando vita a una nuova visione non soltanto della rivoluzione ma anche dello Stato post-rivoluzionario. Le classi dirigenti nazionalista e comunista, durante la collaborazione, si rivelarono dinamiche e tale “competizione” si trasferì anche all’interno di ciascun movimento diventando un fattore determinante per il successo o il fallimento del partito inteso come moderna formazione politica.
The thesis focuses on the Chinese Nationalist Party in the 1920s as a special standpoint to analyze the political changes in China after the World War I. That decade was crucial for shaping the identity of nationalists and communists. Many works have already examined some aspects, but they mostly considered the years 1919-1928 as a pre-history of the Thirties rather than an autonomous part of Chinese history. Recent studies have overcome this approach by criticizing two of the main periodization in the Chinese twentieth century: the birth of the nationalist Republic (1911) and the birth of the People’s Republic (1949). Halfway, the 1920s stood out as a critical juncture in the transition from empire to nation-state. A new space of political discussion was defined. The process, albeit internal, was under the influence of the USSR and US international strategies and gave birth not only to a new vision of the revolution, but also to a vision of the post-revolutionary state. Also, the nationalist and communist leaderships turned out to be dynamic. That "competition" may be seen also within the two political movements and became a shaping factor for the success or failure of the party as a modern political formation.
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CAPISANI, LORENZO MARCO. "La Cina da impero a Stato nazionale: la definizione di uno spazio politico negli anni Venti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/20588.

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Abstract:
La tesi si concentra sul Partito Nazionalista Cinese negli anni Venti come punto privilegiato di osservazione del cambiamento politico della Cina dopo la Prima guerra mondiale. Questo decennio rappresentò un momento di definizione identitaria sia per i comunisti sia per i nazionalisti. La storiografia ne ha sottolineato numerosi aspetti, ma si è finora occupata del periodo 1919-1928 come una preistoria degli anni Trenta piuttosto che come un autonomo segmento di storia cinese. Studi recenti hanno superato implicitamente questo approccio criticando due date periodizzanti fondamentali per il Novecento cinese: la nascita della Repubblica nazionalista (1911) e la nascita della Repubblica Popolare (1949). A metà tra queste due date, gli anni Venti sono emersi come snodo decisivo nel passaggio da impero a Stato nazionale, durante cui si definì un nuovo spazio di discussione politica. Questo processo, pur interno, subì l’influsso delle strategie internazionali di sovietici e statunitensi dando vita a una nuova visione non soltanto della rivoluzione ma anche dello Stato post-rivoluzionario. Le classi dirigenti nazionalista e comunista, durante la collaborazione, si rivelarono dinamiche e tale “competizione” si trasferì anche all’interno di ciascun movimento diventando un fattore determinante per il successo o il fallimento del partito inteso come moderna formazione politica.
The thesis focuses on the Chinese Nationalist Party in the 1920s as a special standpoint to analyze the political changes in China after the World War I. That decade was crucial for shaping the identity of nationalists and communists. Many works have already examined some aspects, but they mostly considered the years 1919-1928 as a pre-history of the Thirties rather than an autonomous part of Chinese history. Recent studies have overcome this approach by criticizing two of the main periodization in the Chinese twentieth century: the birth of the nationalist Republic (1911) and the birth of the People’s Republic (1949). Halfway, the 1920s stood out as a critical juncture in the transition from empire to nation-state. A new space of political discussion was defined. The process, albeit internal, was under the influence of the USSR and US international strategies and gave birth not only to a new vision of the revolution, but also to a vision of the post-revolutionary state. Also, the nationalist and communist leaderships turned out to be dynamic. That "competition" may be seen also within the two political movements and became a shaping factor for the success or failure of the party as a modern political formation.
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BENEDETTI, MARTA. "I classici attraverso l'Atlantico: la ricezione dei Padri Fondatori e Thomas Jefferson." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10784.

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Abstract:
La tesi si occupa di verificare l’influenza che i classici greci e latini hanno esercitato su i padri fondatori americani e più in particolare su Thomas Jefferson. La prima sezione tratteggia il contesto universitario e lo studio delle lingue classiche tra seicento e settecento, comprendendo non solo le università inglesi (Oxford e Cambridge) e scozzesi, ma anche i nuovi college nati nelle colonie americane. Tale analisi dei modelli e delle pratiche educative ha permesso, in effetti, di comprendere meglio l’influenza dei classici sui rivoluzionari americani. Nello specifico viene scandagliata a fondo l’educazione ricevuta da Jefferson. Tra i numerosi spunti di studio aperti da codesto argomento, il lavoro si concentra sulle modalità con cui i classici gli furono insegnati, sul suo Commonplace Book (una raccolta di brani tratti in parte da autori antichi letti in giovinezza) e su documentazione epistolare. Quest’ultima è oggetto particolare di studio, allo scopo di scoprire quali opere antiche Jefferson, in età adulta e durante la vecchiaia, lesse e apprezzò. Essendo un collezionista di libri, comprò moltissimi testi classici come dimostrano alcuni suoi manoscritti. Nonostante manchino dati precisi a riguardo, risulta inoltre che Jefferson, benché facesse largo uso di traduzioni, preferiva leggere in originale e che probabilmente abbia letto la maggior parte di questi libri durante il ritiro dalla vita politica. La seconda parte della tesi si concentra, invece, a indagare quanto la sua educazione classica abbia contributo alla formazione della sua personalità e delle sue idee, nonché alla forma stessa del suo pensiero in merito ad alcune tematiche. Lo studio è di conseguenza dedicato all’esperienza umana di Jefferson, in particolare alla sua riflessione sulla morte e sull’eternità, temi fortemente legati alla sua ricezione di idee epicuree e stoiche. Epicureismo e Stoicismo rappresentano, in definitiva, i due sistemi filosofici antichi che hanno maggiormente influenzato la sua personalità e il suo pensiero.
The aim of the present work is to evaluate the impact of the ancient classics on the American Founding Fathers, with a particular focus on Thomas Jefferson. The first section gives a wide portrait of the academic context in which the Founders were educated, comprising not only of Oxford, Cambridge, and the Scottish universities, but also the colonial colleges. The evaluation of the educational practices in use at the time makes it possible to understand better the classical impact on revolutionary Americans. In particular, this analysis studies in depth Jefferson's education. Of the many possible perspectives and approaches to this topic, the present work focuses on the way ancient classics were taught to him, his Commonplace Book, which reports part of the ancient classics he read during his youth, and his correspondence. The latter has been studied especially to understand which other ancient writers he read, valued, and esteemed in his adulthood and old age. As book collector, Jefferson bought an incredible number of ancient classics, as attested by a few manuscripts of his book lists. Despite the dearth of sure evidence, it is very likely that he read the ancient works largely during his retirement. He loved reading them in the original, though he made great use of translations. The second part of this work is dedicated to investigating how Jefferson's classical education contributed to the building of his personality and ideas, as well as how he elaborated specific classical themes in his own life. The study is thus focused on Jefferson's personal human experience, specifically on his reflection on human mortality and the afterlife. These themes, indeed, are strictly linked to his reception of Epicurean and Stoic tenets, the two ancient philosophical systems which had the greatest and most profound impact on Jefferson's personality and thought.
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BENEDETTI, MARTA. "I classici attraverso l'Atlantico: la ricezione dei Padri Fondatori e Thomas Jefferson." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10784.

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Abstract:
La tesi si occupa di verificare l’influenza che i classici greci e latini hanno esercitato su i padri fondatori americani e più in particolare su Thomas Jefferson. La prima sezione tratteggia il contesto universitario e lo studio delle lingue classiche tra seicento e settecento, comprendendo non solo le università inglesi (Oxford e Cambridge) e scozzesi, ma anche i nuovi college nati nelle colonie americane. Tale analisi dei modelli e delle pratiche educative ha permesso, in effetti, di comprendere meglio l’influenza dei classici sui rivoluzionari americani. Nello specifico viene scandagliata a fondo l’educazione ricevuta da Jefferson. Tra i numerosi spunti di studio aperti da codesto argomento, il lavoro si concentra sulle modalità con cui i classici gli furono insegnati, sul suo Commonplace Book (una raccolta di brani tratti in parte da autori antichi letti in giovinezza) e su documentazione epistolare. Quest’ultima è oggetto particolare di studio, allo scopo di scoprire quali opere antiche Jefferson, in età adulta e durante la vecchiaia, lesse e apprezzò. Essendo un collezionista di libri, comprò moltissimi testi classici come dimostrano alcuni suoi manoscritti. Nonostante manchino dati precisi a riguardo, risulta inoltre che Jefferson, benché facesse largo uso di traduzioni, preferiva leggere in originale e che probabilmente abbia letto la maggior parte di questi libri durante il ritiro dalla vita politica. La seconda parte della tesi si concentra, invece, a indagare quanto la sua educazione classica abbia contributo alla formazione della sua personalità e delle sue idee, nonché alla forma stessa del suo pensiero in merito ad alcune tematiche. Lo studio è di conseguenza dedicato all’esperienza umana di Jefferson, in particolare alla sua riflessione sulla morte e sull’eternità, temi fortemente legati alla sua ricezione di idee epicuree e stoiche. Epicureismo e Stoicismo rappresentano, in definitiva, i due sistemi filosofici antichi che hanno maggiormente influenzato la sua personalità e il suo pensiero.
The aim of the present work is to evaluate the impact of the ancient classics on the American Founding Fathers, with a particular focus on Thomas Jefferson. The first section gives a wide portrait of the academic context in which the Founders were educated, comprising not only of Oxford, Cambridge, and the Scottish universities, but also the colonial colleges. The evaluation of the educational practices in use at the time makes it possible to understand better the classical impact on revolutionary Americans. In particular, this analysis studies in depth Jefferson's education. Of the many possible perspectives and approaches to this topic, the present work focuses on the way ancient classics were taught to him, his Commonplace Book, which reports part of the ancient classics he read during his youth, and his correspondence. The latter has been studied especially to understand which other ancient writers he read, valued, and esteemed in his adulthood and old age. As book collector, Jefferson bought an incredible number of ancient classics, as attested by a few manuscripts of his book lists. Despite the dearth of sure evidence, it is very likely that he read the ancient works largely during his retirement. He loved reading them in the original, though he made great use of translations. The second part of this work is dedicated to investigating how Jefferson's classical education contributed to the building of his personality and ideas, as well as how he elaborated specific classical themes in his own life. The study is thus focused on Jefferson's personal human experience, specifically on his reflection on human mortality and the afterlife. These themes, indeed, are strictly linked to his reception of Epicurean and Stoic tenets, the two ancient philosophical systems which had the greatest and most profound impact on Jefferson's personality and thought.
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Garau, Michele. "Senza perché. La traiettoria destituente di una politica delle rivolte." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/2158/1273986.

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Abstract:
La tesi è una genealogia filosofica e storica dei mutamenti della critica anticapitalista avvenuti negli ultimi decenni. Il lavoro ruota attorno ad assi tematici, autori ed esperienze pratiche per spiegare i nuovi registri delle politiche di trasformazione sociale, basando l'indagine sul fenomeno delle rivolte, il nodo della temporalità e la nozione di "potenza destituente". The thesis is a philosophical and historical genealogy of the changes in anti-capitalist critique that have occurred in recent decades. The work revolves around thematic axes, authors, and practical experiences to explain the new registers of the politics of social transformation, basing the investigation on the phenomenon of revolts, the knot of temporality, and the notion of "destituent power".
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CEDRONI, Lorella. "Il problema della rappresentanza politica nel dibattito rivoluzionario inglese, francese e americano. Burke, Sieyès e Madison a confronto." Doctoral thesis, 1999. http://hdl.handle.net/11573/404243.

Full text
Abstract:
Defence date: 14 June 1999
Examining board: Prof. Alessandro Pizzorno (relatore) ; Prof. Steven Lukes, Università degli Studi di Siena) ; Prof. Pasquale Pasquino, CNRS, Paris ; Prof. Peter Wagner, EUI
PDF of thesis uploaded from the Library digitised archive of EUI PhD theses completed between 2013 and 2017
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CEDRONI, Lorella. "Il problema della rappresentanza politica nel dibattito rivoluzionario inglese, francese e americano: Burke, Sieyes e Madison a confronto." Doctoral thesis, 1999. http://hdl.handle.net/1814/5228.

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Abstract:
Defence date: 14 June 1999
Examining board: Prof. Alessandro Pizzorno (relatore) ; Prof. Steven Lukes, Università degli Studi di Siena) ; Prof. Pasquale Pasquino, CNRS, Paris ; Prof. Peter Wagner, EUI
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BACCIOTTINI, FRANCESCO. "Le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 a Firenze." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1001496.

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Abstract:
Questa tesi di dottorato analizza la vita politica a Firenze nella convulsa fase storica vissuta dal Paese a cavallo della prima guerra mondiale. Culla della destra nazionalista e allo stesso tempo laboratorio dell'intransigenza rivoluzionaria socialista, Firenze fu amministrata fino al termine della prima guerra mondiale dalle forze liberali sebbene sempre più incalzata dai socialisti e dalle altre componenti popolari. I cardini della ricerca sono le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 in una città caratterizzata dal vivace scontro politico e incline ad abbracciare soluzioni estremiste. Il lavoro mira a colmare le parziali lacune esistenti nella letteratura storica di riferimento utilizzando la stampa dell'epoca, nonché documenti ufficiali e fondi d'archivio. Lo scopo di questo elaborato, in sintesi, è quello di fornire un quadro quanto più articolato possibile della vicenda politica della città nel periodo considerato. Allo stato attuale, infatti, la pur cospicua letteratura storica disponibile ha privilegiato i principali soggetti politici attivi a Firenze ma ha trascurato le forze politiche minori e il loro ruolo talora decisivo nella partecipazione o meno ad alleanze elettorali. L'angolatura elettorale amministrativa costituisce il parametro su cui si misurano tappe politiche essenziali della vicenda nazionale come l'eclissi del giolittismo e fratture come la crisi del dopoguerra con i laceranti effetti del diciannovismo, la radicalizzazione dello scontro politico e le avvisaglie del ruolo di difensore dei valori nazionali conferito al nascente fascismo. Il tutto in parallelo alla dilatazione del corpo elettorale e al compimento, nel 1919, del processo di nazionalizzazione della politica. Durante l'arco di tempo considerato Firenze si trasformò in un laboratorio sperimentale di ogni forma di estremismo politico. Non a caso la città venne messa a ferro e fuoco nel giugno del 1914 durante lo sciopero generale indetto dalla Camera del Lavoro e assistette sgomenta all'esplosione di una vera e propria guerriglia urbana nel 1920, quando dovette intervenire l'esercito per ripristinare l'ordine minacciato dai proiettili e dalle bombe degli squadristi. Le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 si collocano in questo contesto particolarissimo i cui estremi cronologici sono la settimana rossa e il biennio rosso, manifestazioni, l'una e l'altra, di rilevanti tensioni sociali sia per la natura 'ribellista' di certi segmenti del proletariato, sia per la struttura economica della città. Caratterizzata da un tessuto sociale incentrato nell'artigianato, Firenze subì pesantemente gli effetti della crisi economica sia del periodo successivo alla guerra di Libia, sia e sopratutto nel primo dopoguerra. Il tradizionale corso politico liberale non riusciva più a dare risposte adeguate ad un popolo molto impegnato politicamente: nascevano nuovi interessi di classe e nuovi modi di interpretare la res publica. Alla continua radicalizzazione in senso rivoluzionario del PSI corrispose la nascita di organismi antibolscevichi che, grazie alle connivenze della forza pubblica, della classe dirigente, del ceto medio e al disinteresse del potere centrale, finanziarono e permisero la diffusione dello squadrismo. La tesi, articolata in cinque capitoli, è divisa in due parti dedicate alle due tornate amministrative. Ognuna di esse è introdotta dalla descrizione del contesto normativo elettorale di riferimento, cui seguono un'analisi del corpo elettorale, le rivendicazioni delle diverse categorie sociali e la descrizione della campagna politica per le elezioni nazionali che precedettero quelle amministrative (1909-1913-1919). Lo scopo è quello di rilevare l'efficacia, la penetrazione e la continuità delle politiche attivate dai partiti locali. In quest'ottica la struttura della tesi permette di studiare l'azione dei partiti attraverso l'indagine dei meccanismi di formazione della rappresentanza in relazione al contesto normativo. Inoltre, analizzando il corpo elettorale e le relative rivendicazioni, si rende possibile anche lo studio delle pratiche identitarie, delle forme di mobilitazione e di contrapposizione ed infine la capacità di permeabilità dei partiti nella comunità locale. Per comprendere quali e quanti fossero gli elettori e le relative scelte in sede elettorale, la tesi fotografa il tessuto sociale-lavorativo della città attraverso un'analisi demoscopica elaborata sulla base dei dati del Censimento della popolazione e del Censimento degli opifici al 1911 del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio (MAIC). Il primo dei due assi portanti della tesi è costituito dalle elezioni amministrative del 1914. Al fine di presentare una ricostruzione puntuale della vicenda, alla pubblicistica di spessore più rilevante, concentrata su liberali socialisti e cattolici, si è affiancata la ricognizione attenta della stampa coeva. Sono stati consultati i quotidiani principali della città di differente orientamento politico: “La Nazione”, quotidiano dei conservatori nazionali, vicino al clerico-moderatismo; “Il Nuovo Giornale”, liberale-progressista; “La Difesa”, quotidiano socialista a carattere locale e “L'Unità, problemi di vita italiana”, anch'esso socialista ma più attivo su questioni d'interesse nazionale; “L'Unità Cattolica”, quotidiano dei cattolici intransigenti. Attraverso la stampa è stato possibile ricostruire lo scacchiere partitico della città, le strategie politiche portate avanti dai singoli partiti, i relativi statuti, i diversi programmi e i processi di formazione degli schieramenti e di selezione dei candidati. Per l'analisi dei risultati elettorali del 1914 un contributo significativo è offerto dallo studio statistico di Ugo Giusti dedicato all'elezione del consiglio comunale nel capoluogo toscano, studio in cui l'autore rilevò la difficoltà nel reperire dati ufficiali riguardo all'esito della consultazione. Giusti si occupò, tuttavia, solo dell'esito elettorale per il consiglio comunale e riportò il numero di voti riscossi complessivamente da ogni lista, cosa che non permette di comprendere fino in fondo il grado di appetibilità dei singoli candidati presentati dai vari schieramenti. Riguardo alla partecipazione elettorale, inoltre, lo statistico si concentrò solo su quella complessiva del comune, senza analizzare il differente tasso di partecipazione/astensionismo nelle varie aree della città. Per comprendere a pieno la capacità di attrazione esercitata dai diversi soggetti politici, nonché il grado di fedeltà dell'elettorato verso il proprio partito di riferimento, si è ritenuto utile verificare la percentuale di partecipazione nei quattro mandamenti urbani, unità territoriali per l'elezione dei consiglieri provinciali. Questi, infatti, erano abitati da cittadini di estrazione sociale diversificata e costituivano, pertanto, spazi socio-politici che raccoglievano interessi e aspettative differenti. In quest'ottica, l'analisi della partecipazione in un mandamento, in cui possono essere identificati interessi di classe prevalenti, può rivelarsi un indicatore attendibile per verificare il livello di gradimento di un determinato partito in relazione ad un preciso contesto economico-sociale. Per la partecipazione nei quattro mandamenti, oltre allo studio di Giusti, è stato consultato “Il Nuovo Giornale”, unica fonte che fornisce i dati necessari e l' Annuario statistico del comune di Firenze (1914). Per quanto riguarda l'elezione dei consiglieri comunali, sia nel 1914 che nel 1915 quando si tennero di nuovo le elezioni per il consiglio comunale, Maccabruni offre un quadro esaustivo su eletti, non eletti e numero di voti conseguiti. Per l'elezione dei consiglieri provinciali, invece, è stata consultata la stampa coeva. Sebbene la prima guerra mondiale non sia oggetto di questa tesi, si è ritenuto opportuno considerare le ripercussioni economico-sociali che il conflitto recò alla vita della città per comprendere le scelte fatte dal corpo elettorale in occasione delle elezioni politiche del 1919 e di quelle amministrative del 1920. Aprono pertanto la seconda parte della tesi le problematiche della riconversione industriale, del numero degli operai occupati nei relativi stabilimenti, delle condizioni lavorative e dell'incombente crisi economica. Sul clima politico fiorentino alla fine del conflitto e per descrivere lo scenario partitico nel 1919, la letteratura storica è stata affiancata da un'analisi comparata della stampa dell'epoca. Oltre ai quotidiani già citati sono stati consultati “La Libertà”, quotidiano del PPI; “L'Assalto”, inizialmente quotidiano dei futuristi, ben presto organo di stampa dei primi squadristi; “Il Giornale d'Italia”, liberale conservatore. Per introdurre la campagna delle consultazioni amministrative del 1920 si è proceduto col descrivere la stratificazione sociale degli elettori e le rivendicazioni portate avanti nel territorio fiorentino nel periodo precedente le elezioni. Per le occupazioni delle fabbriche, dei campi e sulla reazione del padronato si è fatto riferimento alla pubblicistica più significativa. Di scarso aiuto è invece risultata la consultazione della corrispondenza del cardinal Mistrangelo, reperita presso l'Archivio Diocesano di Firenze. Sia per la cronaca dei tragici accadimenti fiorentini che nell'agosto del 1920 accesero un clima elettorale già teso, cioè l'esplosione della polveriera di San Gervasio e la manifestazione socialista in cui la polizia uccise tre operai, sia sulla formazione degli schieramenti per le elezioni amministrative del 1920 che sulla guerriglia urbana successiva alla consultazione, la pubblicistica disponibile in materia è stata arricchita dalla consultazione della stampa dell'epoca e da fondi archivistici. Per l'Unione Politica Nazionale (UPN), oltre alla letteratura di riferimento e ai quotidiani precedentemente citati, sono stati consultati autori fascisti quali Banchelli, Frullini, Piazzesi e i periodici “L'Arolotto”, settimanale de “La Pagina Fiorentina”; “La Pagina Fiorentina”, quotidiano vicino all'UPN; “La Voce”, rivista di cultura e politica. La consultazione del fondo Orvieto, conservato presso l'archivio contemporaneo “Alessandro Bonsanti”, Gabinetto G. P. Vieusseux, ha permesso di integrare le conoscenze già acquisite sul ruolo ricoperto dall'UPN nella campagna elettorale. I documenti là esaminati hanno reso possibile ricostruire la fitta rete di finanziamenti erogati dall'Unione Politica Nazionale ai partiti aderenti. Per il partito popolare la pubblicistica di riferimento è stata affiancata dalla consultazione di periodici già citati e da “L'idea Popolare”, giornale locale del PPI fiorentino pubblicato a ridosso delle elezioni e “L'Ora Nostra”, quotidiano cattolico. Si sono rivelati utili alla comprensione del clima elettorale e delle convulse giornate che seguirono alla consultazione del 1920 i periodici precedentemente citati e il quotidiano fascista “La Sassaiola”. Come per le elezioni del 1914, Giusti offre un contributo significativo per la ricostruzione dell'esito elettorale del 1920. Tuttavia, anche in questo caso lo statistico fiorentino si occupò della sola elezione per il consiglio comunale riportando i voti riscossi complessivamente da ogni lista ma non dai singoli candidati. Riguardo alla partecipazione elettorale lo studio fa riferimento nuovamente a quella complessiva nel comune di Firenze senza considerare i singoli mandamenti. Come per la tornata elettorale amministrativa precedente, quindi, si è proceduto alla consultazione della stampa coeva per ricostruire l'affluenza nei diversi mandamenti, riportare i voti riscossi dagli eletti in consiglio comunale e in quello provinciale. Per l'elezione del sindaco sono stati consultati gli Atti del consiglio comunale (1920), reperiti presso l'archivio storico del comune di Firenze.
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Pinna, Massimiliano. "I rapporti tra le varie anime della sinistra italiana e portoghese. PCI, PCP e sinistre rivoluzionarie (1969-1976) The relations between Italian and Portuguese left. PCI, PCP and revolutionary lefts (1969-1976)." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11393/263233.

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Abstract:
I rapporti tra le varie anime della sinistra italiana e portoghese. PCI, PCP e sinistre rivoluzionarie (1969-1976) Il tema portante del progetto di ricerca è composto dallo studio dei rapporti intercorsi tra le composite rappresentazioni della sinistra italiana e portoghese tra il 1969 e il 1976 e in particolare a cavallo della Rivoluzione dei Garofani. Per cercare di colmare lo spazio vuoto lasciato dalla storiografia italiana è stato necessario strutturare il lavoro su più piani, costruendo un quadro metodologico complesso in grado di indagare la sinistra italiana da angolazioni diverse ma convergenti. Si è pertanto cercato di dare una risposta alle seguenti domande: c’è stato un interesse della società italiana verso gli sconvolgimenti politici, nazionali e coloniali del Portogallo della metà degli anni Settanta? Per quale motivo e in che modo la società italiana si è approssimata al 25 aprile 1974? Era inquadrata nei partiti, nelle associazioni, nei movimenti studenteschi? In che modo è stata osservata e compresa la maggiore trasformazione sociopolitica lusitana del Novecento? Cosa ha significato, insegnato, lasciato? Per rispondere a queste domande il lavoro è stato strutturato in quattro capitoli. Il primo capitolo ricostruisce le relazioni storiche stabilite tra i regimi fascisti italiano e portoghese, atto a destrutturare la categoria di fascismo per meglio comprenderne le fasi della sua caduta e l’aggregante antifascismo delle realtà marxiste-leniniste italiane degli anni Settanta. Fin dal primo capitolo è stato essenziale tracciare una linea che approccia trasversalmente il progetto, rendendo corposa la ricerca con la disamina di documenti conservati negli archivi di Roma, Lisbona, Genova, Piombino, e beneficiando della memoria orale, come fonte necessaria a ricostruire in modo inedito passaggi altrimenti perduti del significato empirico della Revolução dos cravos. Ricercare l’essenza di una componente democratica all’interno delle Forze Armate portoghesi – che definisco «culturale» – ha costituito il passaggio al secondo capitolo, che analizza la costruzione del Portogallo nuovo e il cammino della complessa democratizzazione rivoluzionaria del popolo e del Movimento delle Forze Armate, parte integrante dell’assetto costituzionale libero. Il terzo e quarto capitolo rappresentano la novità del lavoro. La costituzione della genesi dei rapporti tra il Partito Comunista Italiano e Portoghese, sono stati analizzati dall’alto dei dialoghi istituzionali. Il panorama di comitati pacifisti, antimilitaristi, anticoloniali creatisi dal secondo dopoguerra hanno fornito il terreno di dialogo, spesso indipendente dalle istituzioni, fra rappresentanze istituzionali e movimenti dal basso, tipici della fine degli anni Sessanta. Convergenze, divergenze culturali e strutturali, connessioni, scambi e reti relazionali personali tra Italia e Portogallo, sono state così approcciate con una metodologia comparativa e utilizzando la corrente della History from below. Fonti archivistiche nuove, bibliografiche, memorialistiche e interviste inedite ai militanti della sinistra rivoluzionaria e portoghese si completano per dare un quadro complesso, vario, umano dai risvolti politici, sociali, sociologici intensi e per raccontare le trame scaturite da un viaggio turistico-rivoluzionario che si inserisce tra l’ultimo bagliore ideologico di rivoluzione d’Occidente e la deriva violenta della fine degli anni Settanta italiani. La ricostruzione della “cellula” dei portoghesi a Genova, snodo essenziale tra il PCI e la segreteria clandestina del PCP, dei portoghesi a Roma collegati con i Movimenti della Pace, le motivazioni e la costituzione dell’Associação de Amizade Revolucionária Portugal-Itália di Lotta Continua a Lisbona e del turismo rivoluzionario italiano in Portogallo rappresentano, infine, le novità e il fulcro di un ventaglio relazionale nato dalla solidarietà ai popoli coloniali ed estesa al popolo portoghese metropolitano. In ultima analisi, è stata essenziale, per la stesura del lavoro, la lettura dei quotidiani dei movimenti dei partiti, il recupero della memoria storica di alcuni militanti di entrambi i Paesi che vissero il processo in prima persona, e l’analisi sui documenti conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato, l’Archivio della Fondazione Gramsci, l’Archivio dell’IRSIFAR, l’Archivio del Senato della Repubblica, a Roma, l’Archivio di Stato di Piombino, dell’Archimov di Genova, l’Arquivo Diplomático do Ministério dos Negócios Estrangeiros, l’Arquivo Nacional Torre do Tombo, l’Archivo de História Social, a Lisbona, e gli archivi online del Centro de Documentação 25 de Abril dell’Università di Coimbra e l’Arquivo Ephemera dello storico José Pacheco Pereira.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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