Academic literature on the topic 'Risorse positive'

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Journal articles on the topic "Risorse positive"

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Amorati, Riccardo. "UTILIZZARE RISORSE GRAMMATICALI DELL’ITALIANO PER RIDURRE L’ANSIA LINGUISTICA: RIFLESSIONI E PROPOSTE OPERATIVE." Italiano LinguaDue 13, no. 2 (January 26, 2022): 606–23. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17159.

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Abstract:
Nonostante la notevole influenza dei fattori affettivi sull’apprendimento linguistico (motivazione, benessere, senso di ansia), la ricerca glottodidattica in Italia non ha dato largo spazio alla ricerca sull’ansia linguistica. Il seguente contributo si occupa di fornire una panoramica della letteratura sul tema, delineandole le cause e gli effetti. Poiché esistono pochi studi che riflettono in maniera critica sulle pratiche e azioni in classe che possono ridurre gli effetti di questo fenomeno, questo contributo intende inoltre presentare una proposta operativa relativa all’implementazione di attività nella classe di italiano L2 per minimizzarne gli effetti. Viene suggerito, in particolare, che alcune risorse linguistiche dell’italiano si prestino alla raccolta di «informazioni emotive» sui nostri apprendenti e che alcuni argomenti grammaticali possano essere utilizzati per formulare regole e strategie su come affrontare l’ansia linguistica, con l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti al fenomeno e di sostituire emozioni negative con emozioni positive. Using Italian grammatical resources to reduce linguistic anxiety: reflections and pratical proposals Despite the considerable influence of affective factors on language learning (motivation, well-being, sense of anxiety), glottodidactic research in Italy has not given much space to research on language anxiety. The paper provides an overview of the literature on the topic, outlining its causes and effects. Since there are few studies that critically reflect on classroom practices and actions that can reduce the effects of this phenomenon, this study also intends to present a practical proposal regarding the implementation of activities in the Italian L2 classroom to minimize its effects. It is suggested, in particular, that some linguistic resources of Italian lend themselves to collecting "emotional information" about our learners and some grammatical topics can be used to formulate rules and strategies for how to deal with language anxiety, with the aim to raise student awareness of the phenomenon and to replace negative emotions with positive ones.
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Meneghini, Anna Maria, and Veronica Delai. "Emozioni positive, repertori pensiero-azione e focus attenzionale." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 4 (March 2013): 519–38. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-004005.

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Abstract:
Secondo la broad-and-build theory di Fredrickson, le emozioni positive, se esperite frequentemente nel quotidiano, possono ampliare il repertorio momentaneo di pensieri-azioni delle persone che le sperimentano (broaden) e indurre un allargamento dell'attenzione in modo che l'elaborazione dell'informazione/stimolo sia indirizzata sull'insieme piuttosto che sui particolari della situazione. Questo allargamento cognitivo favorirebbe poi la costruzione di risorse personali durature (build) nel tempo. Obiettivo della ricerca qui presentata e stato testare se l'induzione di intense emozioni positive (come la serenita e la gioia) porta le persone ad un allargamento dei repertori pensiero-azione e del focus attenzionale nell'immediato. Le performance di un gruppo di meditatori, scelti per la loro abilita nell'attivare emozioni positive intense, sono state confrontate con quelle di due gruppi, uno composto di partecipanti in stato emotivo neutro e un altro in cui ai partecipanti si e indotta l'emozione rabbia. I confronti tra i gruppi indicano maggiore apertura cognitiva nei meditatori, subito dopo la meditazione, rispetto al "gruppo Neutro" e al "gruppo Rabbia", ma anche che la rabbia non induce un restringimento attenzionale e non riduce il repertorio momentaneo pensieri-azioni rispetto allo stato neutro. Essa, piuttosto guida pensieri e intenzioni comportamentali in maniera consona all'attivazione emotiva, come suggerito dalle teorie classiche sulle emozioni.
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Zambianchi, Manuela. "Promuovere l'invecchiamento attivo attraverso il modello life skills education. Un progetto di ricerca-intervento per potenziare il pensiero critico ed il decision making." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (September 2020): 651–72. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-002009.

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Abstract:
L'invecchiamento positivo è definito dal modello sistemico di Rowe & Khan (1997) come la presenza di elevate risorse a livello fisico e cognitivo, le quali consentono di mantenere una partecipazione attiva alla società. Il modello Life Skills Education, proposto dall'OMS (1994) come insieme di competenze tra-sversali utili allo sviluppo positivo dei giovani, è stato qui ipotizzato poter contri-buire anche in età anziana alla salute bio-psico-sociale, con adattamenti nei contenuti e nella metodologia di approccio, per il quale è stato adottato il modello della ricercaazione partecipata di ispirazione lewiniana (Lewin, 1946; Kagan, 2012). Un progetto di ricerca-azione partecipata che ha avuto come riferimento teorico-metodologico i programmi Life Skills Education in età anziana (Zam-bianchi, 2015) centrato su due Life Skills, il pensiero critico ed il decision making si è svolto a Bagnacavallo (RA) con il supporto delle Istituzioni politiche e sanitarie territoriali. Hanno partecipato 16 iscritti (età media = 71.13 a. 13 femmine e 3 maschi) che hanno compilato in ingresso ed in uscita il questionario sulle rappresentazioni sociali della salute, due item sulle credenze della dieta mediterranea e dell'attività fisica per la salute ed il questionario sugli stili decisionali. Dopo il per-corso formativo, i modelli Manova a misure ripetute hanno mostrato modificazioni positive sulle credenze sui comportamenti salutari, sulla rappresentazione della salute e sullo stile decisionale di pianificazione razionale.
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Bernardi, Antonio. "Alcune osservazioni sulle cause di tenuta del settore del franchising nelle fasi recessive." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (July 2012): 439–74. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-003003.

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Abstract:
La ricerca esamina le imprese che operano in franchising attraverso microdati raccolti da Assofranchising, la principale associazione italiana nel campo del franchising. Mediante tecniche esplorative e multivariate si dimostra che, ceteris paribus, un aumento della scala delle reti, basata sulla crescita delle risorse umane e materiali, ha un effetto positivo sull'efficienza aziendale attraverso il miglioramento di indicatori strategici di produttivitŕ. Questo fatto indica che le reti in franchising italiane, costituite principalmente ma non esclusivamente da parte delle piccole e medie imprese, anche se sono forti del vincolo associativo, non possono e non devono distogliere lo sguardo dal cercare ogni possibile espansione della loro dimensionalitŕ. Inoltre, questa strategia aiuta ad affrontare meglio le fasi di recessione economica, come l'attuale. The research examines companies operating under franchise through microdata collected from Assofranchising, the main Italian association in the field of franchising. By means of explorative and multivariate techniques it is shown that, other things being equal, an increase in the size of the networks, based on growth of human and material resources, has a positive effect on business efficiencies by improving strategic indicators of productivity. This fact indicates that the Italian franchise networks, consisting primarily but not exclusively by small and medium enterprises, even though they are strong of the associative link, cannot and should not divert their gaze from seeking any possible expansion of their dimensionality. Furthermore, this strategy helps to better address the downturn the economic cycle, like the present one
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Cristiani, Eloisa. "Modelli di agricoltura “sostenibile” con particolare attenzione al settore vitivinicolo." Przegląd Prawa Rolnego, no. 1(22) (June 1, 2018): 133–41. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.22.1.9.

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Abstract:
Il 25 settembre 2015, le Nazioni unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile indicando 17 Obiettivi (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese), articolati in 169 Target da raggiungere entro il 2030 tra i quali compare la promozione di un’agricoltura sostenibile. Questo nuovo modello di crescita mette in luce il ruolo chiave dell’agricoltura nell’attenuazione dei cambiamenti climatici e nell’adattamento ad essi. Alla Conferenza di Marrakech (novembre 2016) delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP22), è emersa la necessità di “mettere l’agricoltura al centro degli interventi sul clima”: se è vero infatti che l’agricoltura contribuisce per quasi il 20% alle emissioni di gas serra, è essa stessa una parte fondamentale della soluzione in termini di mitigazione degli impatti, di esternalità positive per aumentare la resistenza e combattere l’impatto del cambiamento climatico. Ma a quale tipo di agricoltura ci riferiamo? Esiste una definizione condivisa e univoca di agricoltura “sostenibile”, la sola che sembra capace di migliorare la gestione di risorse naturali come l’acqua, di conservare la biodiversità e i servizi eco-sistemici? La scelta del case study dedicato al vino deriva dalla circostanza che in tale settore è possibile individuare oltre 15 forme di disciplinari, protocolli o certificazioni che in qualche modo si richiamano al concetto di “sostenibilità” e intendono comunicarlo al consumatore.
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Bocian, Bernd. "Paura, auto-sostegno e "Introietti buoni" Fear, Self-Support, and "Good Introjects"." QUADERNI DI GESTALT, no. 1 (June 2021): 51–59. http://dx.doi.org/10.3280/gest2021-001006.

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Abstract:
Parlare di trauma collettivo nella situazione attuale per l'autore implica sottovalutare il si-gnificato stesso di trauma collettivo, che invece si può riferire alle due guerre mondiali e al Medio Oriente, dove le persone vivono sotto le bombe e rischiano la vita per anni. Il trauma nella nostra situazione è individuale e dipende dalla salute, dalla classe sociale, dal lavoro e soprattutto dalla nostra capacità di reagire. L'autore sottolinea l'importanza per il terapeuta di prendersi cura di sé. Un altro aspetto che prende in considerazione è il concetto di auto-sostegno, già importante per i fondatori della terapia della Gestalt, Fritz e Lore Perls, perché riflette le loro esperienze di sopravvivenza (trauma di guerra, Shoa, emigrazione). Con il termine auto-sostegno si intende la capacità di mobilitare le risorse personali nei momenti di pericolo e quando potrei essere solo. L'articolo sottolinea, in questo contesto, l'importanza del nostro mondo interiore (psichi-co) e soprattutto degli introietti, che per Perls avevano una connotazione negativa e che a volte chiamava "demoni interni". L'autore suggerisce l'immagine degli introietti buoni o "protettori interni" rappresentazioni di relazioni positive internalizzate sé-altro (introietti di sostegno), come parte di un sistema di auto-sostegno in situazioni di crisi.
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Zambianchi, Manuela, and Bitti Pio Enrico Ricci. "Benessere psicologico e prospettiva temporale negli adolescenti e nei giovani." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2012): 83–102. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-002005.

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Abstract:
Lo studio ha analizzato la relazione tra il benessere psicologico e la prospettiva temporale in un gruppo di adolescenti (etŕ media 16,65 anni) ed un gruppo di giovani-adulti (etŕ media 22,57 anni). Gli adolescenti sono stati suddivisi in due gruppi, media adolescenza e tarda adolescenza. Nei giovani-adulti si osserva un punteggio piů alto nella dimensione del futuro rispetto ai due gruppi di adolescenti, mentre il presente riporta un punteggio piů basso rispetto sempre agli adolescenti. Il benessere psicologico presenta anch'esso un punteggio piů elevato nei giovani-adulti rispetto agli adolescenti di entrambe le fasce d'etŕ. Sono state condotte tre analisi correlazionali separate per i tre gruppi mentre l'analisi della covarianza ha verificato l'influenza dell'etŕ sulle relazioni tra prospettiva temporale e benessere nei tre gruppi. Negli adolescenti il presente č positivamente correlato con le Relazioni Positive con gli altri e negativamente con lo Scopo di Vita e con il Benessere Psicologico generale. Nei giovani-adulti esso correla negativamente con il benessere psicologico generale. Negli adolescenti il futuro č correlato positivamente con l'Autoaccettazione, le Relazioni Positive con gli Altri, lo Scopo di Vita, ed alla Crescita Personale. Nei giovaniadulti il futuro č correlato positivamente con lo Scopo di Vita, il Dominio Ambientale, la Crescita Personale, l'Autoaccettazione, ed il benessere psicologico globale. Lo studio evidenzia la rilevanza della prospettiva temporale centrata sul futuro per lo sviluppo e l'attualizzazione delle risorse e delle potenzialitŕ nel passaggio dall'adolescenza all'etŕ di giovani-adulti e del tempo presente per la costruzione di relazioni significative unicamente nei due gruppi di adolescenti.
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Ungar, Michael. "Aspetti generali e culturali della resilienza nei bambini e nei giovani." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2010): 109–22. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-001008.

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Abstract:
La resilienza viene studiata come un aspetto sia universale sia dotato di specifi citŕ culturale dello sviluppo positivo dei bambini e dei giovani, legato all'esposizione a livelli signifi cativi di avversitŕ. In questo lavoro si tratteggia brevemente la storia della ricerca sulla resilienza e si discute quindi un'interpretazione emergente della resilienza come costrutto ecologico socialmente negoziato. Alla resilienza contribuisce l'abilitŕ dell'ambiente del bambino di facilitare la crescita, compresi i meccanismi ambientali che infl uenzano l'espressione dei geni. Per spiegare questa interazione si introducono due concetti, la ricerca e la negoziazione. Quanto meglio i giovani sono in grado di muoversi per procurarsi le risorse di cui hanno bisogno per la salute mentale, tanto piů č probabile che lo sviluppo sia soddisfacente. Analogamente, quanto piů sono in grado di negoziare per ottenere che queste risorse siano rese disponibili in modi culturalmente rilevanti, tanto piů facilmente le risorse contribuiranno a uno sviluppo positivo. Si esplorano sette aspetti della resilienza con le loro interazioni complesse. Si presentano anche dati qualitativi provenienti da uno studio condotto in undici paesi con metodi mistio per illustrare i fattori multipli che infl uenzano le ricerche e le negoziazioni dei giovani per ottenere le risorse necessarie ad alimentare la resilienza. Il lavoro si conclude con una discussione sulle implicazioni per la ricerca e per la pratica clinica di questa interpretazione della resilienza.
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Walsh, Froma. "Perdita e resilienza al tempo di Covid-19: creazione di significato, speranza e trascendenza." TERAPIA FAMILIARE, no. 127 (February 2022): 47–69. http://dx.doi.org/10.3280/tf2021-127004.

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Abstract:
L'articolo affronta le numerose perdite complesse e traumatiche causate dalla pandemia Covid-19. In contrasto con il lavoro su base individuale e focalizzato sui sintomi, un approccio sistemico orientato alla resilienza nelle perdite complesse contestualizza il disagio e mobilita le risorse relazionali per supportare un adattamento positivo. In una cornice di resilienza familiare alle perdite legate alla pandemia, la discussione si concentra sull'importanza dei sistemi di credenze condivise per quanto riguarda (1) i processi di creazione di significato; (2) una prospettiva positiva e piena di speranza orientata all'agire concreto; (3) i valori trascendenti e i fondamenti spirituali per l'ispirazione, la trasformazione e la crescita positiva. Vengono offerte linee guida pratiche per facilitare l'adattamento e la resilienza.
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Lucioni, Carlo, and Luca Zappaterra. "Automedicazione: una risorsa economica da valorizzare." Farmeconomia. Health economics and therapeutic pathways 2, no. 4 (December 15, 2001): 223–29. http://dx.doi.org/10.7175/fe.v2i4.736.

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Abstract:
At the beginning of this new millennium, when the request for health care exceeds overall economic growth, resorting to self-medication allows to free up healthcare resources and it has a positive outcome for public health care systems and also for the individual. Self-medication is defined as the application of prescription-free medicines (OTC) to consumers in order to cure minor ailments. Aim of this study is to present the social and economic value of self-medication, comparing the Italian situation with other national situations inside European Union, especially France, U.K. and Germany. In Italy the OTC market is still late and the present study examines the different explanations, considering the trade-off between OTC products and health public spending, the geographical distribution and the possible savings for the for public health care system.
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Dissertations / Theses on the topic "Risorse positive"

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Di, Sipio Annamaria. "BENESSERE ORGANIZZATIVO E RISCHI PSICOSOCIALI: CARICO LAVORATIVO E RISORSE PERSONALI POSITIVE." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3426281.

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Abstract:
This research - composed of two specific studies - is, as methodological contribution, in the framework of several surveys related to organizational well - being and psychosocial risks. In particular, it refers to work - related stress according to transactional psychological theories and Positive Psychology. Purposes of the first study are the presentation of the factorial structure (CFA) of the scales related to workload, control and four personality variables: resilience, hope, optimism and self-efficacy. Aim of the second study is to verify the presence of a higher - order factor composed of the four personal positive resources above - mentioned. The model adjustments to the data, based on the fit indices χ2, CFI (Comparative Fit Index) and SRMR (Standardized RMR), are satisfactory. Then the factorial structure of the scales and the higher - order factor are confirmed. Therefore these scales are appropriate to assess the influence of some individual characteristics - given the importance highlighted by the literature of personality variables - in the development of work - related stress.
Il presente contributo di ricerca - che si compone di due specifici studi - si inserisce come contributo metodologico nell’ambito delle numerose indagini relative alle tematiche del benessere organizzativo e dei rischi psicosociali. Si riferisce, in particolare, allo stress lavoro - correlato nell’ambito dell’approccio psicologico di tipo transazionale e della Psicologia Positiva. Gli obiettivi del primo studio consistono nella presentazione delle strutture fattoriali (CFA) delle scale relative al carico lavorativo, al controllo e a quattro variabili di personalità: la resilienza, la speranza, l’ottimismo e l’autoefficacia. Gli obiettivi del secondo studio sono volti a verificare la presenza di un fattore di ordine superiore composto dalle quattro risorse personali positive sopra richiamate. Gli adattamenti dei modelli ai dati, in base agli indici di fit χ2, CFI (Comparative Fit Index) e SRMR (Standardized RMR), risultano soddisfacenti. Vengono quindi confermate le strutture fattoriali delle scale e il fattore di ordine superiore. Tali scale appaiono dunque idonee per valutare l’influenza di alcune caratteristiche individuali - data l’importanza messa in luce dalla letteratura delle variabili personalità - nello sviluppo dello stress lavoro-correlato.
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CAVAZZONI, FEDERICA. "Unpacking the construct of agency. Pathways to well-being and life satisfaction in children affected by military violence and political oppression: a mixed-method research design in Occupied Palestine." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262901.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca nasce con l’intento di esplorare e approfondire il benessere e la qualità della vita nei bambini che vivono in contesti di conflitto armato e violenza politica, con un’attenzione specifica al contesto palestinese. All’interno della letteratura che si è occupata di benessere e salute mentale nei bambini esposti a conflitto armato e violenza è stato ampiamente documentato come alti livelli di violenza politica e militare sperimentati durante l’infanzia conducano all’insorgenza di un’ampia gamma di disturbi psicologici e psichiatrici (Qouta et al., 2003; Thabet, 2018). Una minor attenzione è stata invece dedicata ai fattori e ai processi protettivi che permettono a questi bambini di far fronte alle loro realtà traumatiche e preservare un funzionamento positivo e un benessere soggettivo (Chatty, 2009; 2010; Veronese et al., 2017a). Partendo da queste premesse, il presente studio si è posto l’obiettivo di contribuire all’esplorazione e investigazione di uno di questi fattori implicati nel promuovere, proteggere e contribuire al benessere dei bambini esposti a violenza politica: il costrutto di agency. Definendo l’agency come quell’insieme di capacità e di risorse che l’individuo attiva per adattarsi alla sua realtà traumatica e preservare sicurezza e benessere (Williamson & Robinson, 2006), siamo andati a esplorare l’agency dei bambini palestinesi e a valutarne il contributo nella promozione del loro benessere e della soddisfazione della vita, nonostante i traumatici contesti di vita. Più nello specifico, all’interno di una prospettiva socio-ecologica, il progetto di ricerca ha preso forma attraverso due studi, uno quantitativo e uno qualitativo, con un campione di 250 bambini dai 7 ai 13 anni (M= 11,58; SD = 1,49; 45,2% maschi, 54,8% femmine) (75 bambini nello studio qualitativo, M= 10,27; SD= 1,38, 68% femmine, 32% maschi), provenienti da contesti diversi tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania (aree rurali, aree urbane e campi profughi). Lo studio quantitativo ha permesso di determinare la presenza di un effettivo contributo positivo dell’agency sulla soddisfazione sulla vita ed il benessere dei partecipanti, mitigando così l’impatto negativo delle esperienze traumatiche vissute. Successivamente, con lo studio qualitativo siamo andati a esplorare le diverse risorse – individuali, sociali, culturali o contestuali – alle quali i bambini fanno riferimento nella loro vita quotidiana per mobilizzare queste competenze e adattarsi ai loro difficili contesti di vita. L’agency si è delineata come un costrutto estremamente multidimensionale, mobilitata trasversalmente all’interno dei diversi livelli della famiglia, della comunità e della società. Il modello concettuale che abbiamo costruito a partire dai nostri risultati evidenzia questa importante interconnessione tra, da un lato, le strategie e le pratiche di agency mostrate dai bambini e, dall’altro, le diverse dimensioni ecologiche che si sono rivelate implicate nel promuovere – o nel diminuire – le loro capacità di mobilitare risorse per migliorare il proprio benessere. I nostri risultati mettono quindi in discussione la dominante immagine del bambino esposto a violenza politica quale vittima indifesa e impotente, proponendone una diversa del bambino come agente attivo in grado di mobilitare risorse sia a livello individuale che sociale e politico. La ricerca contribuisce fortemente a colmare le lacune rispetto ai processi protettivi e di agency associati al benessere e buon adattamento dei bambini esposti alla violenza politica e i risultati ottenuti suggeriscono importanti direzioni per la progettazione di policy e interventi.
This dissertation has explored the well-being and life satisfaction of a group of Palestinian children living in the context of armed conflict and political violence, with a specific focus on the resources and capabilities that these children actively display in order to cope with those environments. Within the mainstream literature children are conventionally viewed as a vulnerable group and their coping abilities, survival skills and agency have been long overlooked and underestimated (Chatty, 2009; 2010; Veronese et al., 2017a). With the present work we have attempted to fill the gap in literature, which has recurrently depicted and assessed children’s weakness and the risks to their mental health as consequences of their exposure to political conflict and violence, advancing our scientific knowledge on children’s capacity to cope with traumatic realities. This research has been designed to provide a more comprehensive and nuanced perspective which also takes account of the competencies and strengths deployed by children to promote their own well-being in adverse contexts. More specifically, by conceptualizing agency as the person’s capacity to act and contribute to his/her own security, well-being and development (Williamson & Robinson, 2006), this work has aimed to outline the importance of agency for children’s well-being and, hence, its contribution in helping them adapt to and cope with challenging and traumatic living conditions. Within a socio-ecological framework, our research design comprises two studies, a quantitative study and a qualitative one, with a sample of 250 children from 7 to 13 years old (M= 11.58; SD = 1.49; 45,2% male, 54.8% female) (75 for the qualitative investigation, M= 10.27; SD= 1.38, 68% female, 32% male), coming from different contexts between the Gaza Strip and the West Bank (rural areas, urban areas, and refugee camps). The mixed methodology adopted has allowed us to explore the phenomena in two different ways, reaching a more comprehensive understanding in an attempt to unpack the construct of agency. Through the quantitative study we have been able to determine the extent to which children’s ability to mobilize resources helps them to feel more satisfied with their life, and thus reduces the impact of their traumatic experiences. This analysis confirms that children’s agency plays a key role in promoting their well-being in settings characterized by political violence and structural oppression. Through the qualitative exploration Palestinian children have shown themselves to be highly competent and active agents who draw on personal, social and external resources to enhance their well-being and life satisfaction and cope with adversity. Children’s agency has emerged as particularly multidimensional, revealing the importance of moving across individual family, community, and societal levels when examining life in war-torn contexts. The conceptual model built from our data highlights the crucial interconnection between, on the one hand, children’s strategies and practices of agency (i.e., actively employing social resources; challenging movement restrictions; receiving an education; personal strategies; reclaiming play-spaces; meaning-making processes and political engagement) and, on the other hand, the multiple ecologies implied in promoting – or suppressing – their ability to mobilize resources to improve their own well-being. Our findings challenge the above-mentioned picture of children as helpless victims, portraying children living in the shadow of violence as active agents who mobilize resources both within themselves and within their social, physical, and political world. By filling gaps in the available knowledge about the protective process associated with well-being and positive mental health outcomes in children exposed to political violence, this research suggests possible directions to follow in order to design better policies and interventions.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

Full text
Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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FORMICONI, Cristina. "LÈD: Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online delle persone con disabilità." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251119.

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Abstract:
INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, infatti, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, disabilità, handicap, ma di funzioni, strutture e attività. In quest’ottica, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, con il diritto di poter decidere e, quindi, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, rispetto alle proprie abilità, competenze, risorse, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità; la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, raccogliendo dati, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, la normativa vigente in tema di disabilità, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le competenze, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, test multidimensionale autostima, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, seppur non generalizzabili, in quanto provenienti da un campione esiguo, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, in positivo o in negativo, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, del vissuto corporeo, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, sociale e professionale.
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Conference papers on the topic "Risorse positive"

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Cerasoli, Mario. "Rigenerazione e centralità urbane vs sprawl." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7949.

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Abstract:
Le aree urbane centrali, storiche e non, hanno dimostrato, nell’ultimo quindicennio, una straordinaria vitalità e una sorprendente capacità di mettere in atto strategie di rilancio. A dispetto di un annunciato, ma mai verificatosi, declino epocale del proprio ruolo, le realtà urbane continuano a presentarsi come un luogo privilegiato di crescita economica e di sperimentazione sociale e culturale, e si rivelano oggi autonome protagoniste, inserendosi nei circuiti economici innovativi, attirando dall’esterno nuove risorse, finanziarie ed umane, ed incrementando flussi turistici e culturali. Molte operazioni di riqualificazione di siti industriali e portuali sono state completate, producendo effetti positivi nell’attrazione di nuove attività e di investimenti e benefici in termini di miglioramento della qualità urbana. Nonostante la prefigurazione di realtà in cui la diffusione delle tecnologie telematiche e le forme di produzione e comunicazione immateriale, avrebbero determinato decentramenti e indifferenze localizzative, nelle città si assiste ad una rinnovata concentrazione delle più importanti funzioni politiche, direzionali, strategiche e finanziarie, nonché ad una consolidata importanza delle interazioni face-to-face, che restano un fattore rilevante per la costituzione di reti funzionali ad attività lavorative. Questi temi hanno caratterizzato la Sessione Rigenerazione urbana vs Sprawl. In the last 15 years, central urban areas demonstrated a particular vitality and an amazing capacity to put in place recovery strategies. In spite of an announced, but never happened, epochal decline of their role, urban realities continue to present themselves like a privileged place of economic growth and social and cultural experimentation. They appear as independent protagonists, inserting themselves in innovative economic circuits, attracting new finance and human resource from the outside, increasing tourist and cultural flows. A lot of industrial and port sites renovation have been completed having a positive effect in attracting new activities, investments and improvement of urban quality. In spite of forecasts of a reality in which the broadcast of technologies and immaterial form of production and communication would have led to decentralization and indifference as to localization, inside the city, there is a refocusing of the most important political, strategic, management and financial functions, as well as consolidation of the importance of interactions “face – to – face”, that are a really important factor for the constitution of a new functional network and work activities. These themes have characterized the Session Urban Regeneration vs Sprawl.
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Costa, Mayara Irmere da, Cristiane Ferreira De Souza, and Cristiano Pereira Sena. "ATENDIMENTO TERAPÊUTICO LÚDICO EM AMBIENTE HOSPITALAR: RELATO DE EXPERIÊNCIA." In II Congresso Nacional Multidisciplinar em Enfermagem On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/2595.

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Abstract:
Introdução: O ambiente hospitalar se torna potencialmente traumático para a criança. E as atividades lúdicas podem ser utilizadas como uma alternativa positiva para o enfrentamento da hospitalização. Objetivo: Levar atividades lúdicas para as crianças enfermas alterando a realidade hospitalar melancólica. Metodologia: Trata-se de um relato de experiência na ala de internação pediátrica, sobre a realização de atividades lúdicas como coral dos palhaços, leitura de histórias infantis, distribuição de desenhos e giz de cera, utilização de fantoches para o incentivo da alimentação e reforço da melhora do paciente. Resultados: É sabido que a prática de atividades lúdicas através de palhaços nos hospitais infantis pode tornar a hospitalização mais leve tanto para a criança como para seu cuidador, e durante o período de realização das ações, foi possível observar um alto grau de satisfação das crianças, com risos soltos, um momento mágico, sem dor e sem medo, uma felicidade que contagia todos os envolvidos. Conclusão: A terapia através do brincar fortalece a criança, diminuindo a ansiedade, o medo, o estresse por causa dos procedimentos invasivos e pelo próprio ambiente hospitalar, implicando inclusive no seu processo de recuperação, e deixando explicito o aumento da confiabilidade entre cuidador e equipe de enfermagem. Contribuição para a Enfermagem: Potencialização das ações sociais para a manutenção do contato humanizado e promoção não farmacológica do alivio da dor, assegurando que a criança exerça de forma ativa seu direito a recreação, fazendo com que o enfermeiro não enxergue esse tipo de cuidado como mais um obstáculo e sim como um deslocar-se da doença para a saúde promovendo-a assim de forma integral.
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