Academic literature on the topic 'Rinuncia'

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Journal articles on the topic "Rinuncia"

1

Nowakowski, Bartosz. "Czy zawsze „wyrzeczenie się zła”? : problemy prawne, teologiczne i liturgiczne przy udzielaniu sakramentu chrztu świętego dzieciom." Prawo Kanoniczne 53, no. 3-4 (October 15, 2010): 69–82. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2010.53.3-4.03.

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Abstract:
L’articolo riguarda la questione di rinuncia al male e la professione di fede durante l’amministrazione del sacramento del battesimo. Esso contiene tre parti: la parte liturgica, la parte teologica e la parte giuridica. In questi tempi il battesimo per i loro bambini chiedono anche i genitori che vivono nella situazione del peccato grave e permanente. Di solito questa situazione proviene dalla loro vita nel vincolo nonsacramentale. Allora nasce il problema pastorale che riguarda il conflitto tra la vita dei genitori del battezzato e la dichiarazione che venie pronunciata durante la liturgia del sacramento del battesimo: rinuncio al peccato, rinuncio al male, rinuncio a satana. L’articolo è la prova di ricerca di risoluzione della questione molto complicata.
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2

Curreri, Salvatore. "Parlamento e Corte costituzionale." DIRITTO COSTITUZIONALE, no. 3 (November 2022): 63–93. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-003004.

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Abstract:
Il saggio si concentra sulla giurisprudenza costituzionale in tema di vizi formali del pro-cedimento legislativo, con particolare riferimento a quella recente sulla decretazione d'urgenza e sulle modalità di approvazione della legge di bilancio, evidenziando come la essa abbia sostanzialmente rinunciato a tutelare i pochi ma essenziali momenti dell'iter legislativo sanciti dall'art. 72 Cost. Questa sostanziale rinuncia della Corte al suo potere di controllo non pare essere mutata dopo la recente apertura al conflitto di attribuzioni del singolo parlamentare che, per le condizioni e i limiti imposti, ne fanno uno strumento di fatto non attivabile, come la recente giurisprudenza non ha mancato di confermare.
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3

Di Giacomo, Giuseppe. "Arte e realtŕ nella produzione artistica del Novecento." PARADIGMI, no. 2 (July 2010): 87–104. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-002007.

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Abstract:
Le avanguardie storiche degli anni Venti e le neo-avanguardie degli anni Sessanta tentano di superare la dimensione autonoma dell'arte e la distinzione tra arte e vita. Tuttavia, se nell'avanguardia storica l'arte rivela ancora l'"altro" della realtŕ, e in questo modo si contrappone all'esistente, le produzioni artistiche attuali sono invece caratterizzate da un "realismo acritico" che, negando ogni "altro", rinuncia alla possibilitŕ di trasformare l'esistente. Cosě, se l'avanguardia sognava di redimere la vita per mezzo dell'arte, la neo-avanguardia, invece, sostiene che č l'arte stessa a farsi vita nel momento in cui l'opera rinuncia alla "forma".
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Molo, Mariateresa, Chiara Crespi, Alessandro La Noce, and Valentina Mineccia. "Il costo del transessualismo: la rinuncia alla procreazione." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 2 (December 2011): 65–67. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2011-002012.

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Abstract:
La Riassegnazione Chirurgica del Sesso (RCS) rappresenta il traguardo finale cui aspirano molti transessuali. Da analisi condotte sulla soddisfazione e sull'atteggiamento nei confronti della procreazione in pazienti transessuali sottoposti a RCS č possibile riscontrare come sia alto il livello di qualitŕ della vita percepito e come, col trascorrere del tempo, il desiderio di procreazione tenda spesso a ridursi e a volte addirittura a scomparire. Un nuovo ambito di studio sulla sessualitŕ č rappresentato dal ruolo che i media hanno nella costruzione di valori e modelli di comportamento sociali e individuali, nonché di stereotipi e luoghi comuni relativi all'immagine dell'uomo e della donna. Il target maggiormente sensibile ai contenuti veicolati dai media č quello dei giovani e dagli adolescenti che, chiamati a superare i diversi compiti di sviluppo relativi a questa delicata fase di cambiamento, sono alla costante ricerca di modelli identitari.
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Verrucchi, Paola. "Ma io preferisco il mare." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 35 (September 2021): 83–91. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-035007.

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Abstract:
Da alcuni secoli il livello di specializzazione della conoscenza impone scelte net-te rispetto alla disciplina per la quale si vogliono acquisire competenze approfondite. Tali scelte implicano la rinuncia ad esplorare discipline diverse, rinuncia che può trasformarsi in un isolamento tanto marcato da generare vero e pro-prio disagio. In questo breve saggio si considera la possibilità di superare l'isolamento specialistico monodisciplinare attraverso l'esercizio di una narrazione delle proprie competenze che sia rispettosa del livello di conoscenza altrui e l'ascolto curioso di chi ha fatto scelte diverse ed acquisito altre competenze. Facendo in particolare riferimento al caso della Meccanica Quantistica, l'autrice suggerisce che il dialogo interdisciplinare che può svilupparsi grazie a questo esercizio possa essere strumento prezioso per apprezzare al meglio l'apertura collettiva verso conoscenze sempre più vaste.
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6

Jean, Carlo. "SICUREZZA E DIFESA IN ITALIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, no. 3 (December 1987): 377–97. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016968.

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Abstract:
IntroduzioneDopo il disastro della seconda guerra mondiale si produsse in Italia un sentimento collettivo di rimozione del problema politico della guerra. Da esso derivò la rinuncia, solennemente sancita nella costituzione postbellica, all'uso della forza, eccetto nel caso dell'autodifesa dello stato e dell'ordine democratico. Tale scelta andava al di là della situazione di fatto contingente, cioè della disfatta e dei limiti imposti dal trattato di pace. Comportava per l'Italia, così come per la Germania e per il Giappone, una radicale ridefinizione dei propri interessi ed aspirazioni nazionali.
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Manganaro, Andrea. "Giovanni Verga cent'anni dopo: il potere di chi giudica, lo straniamento, e la sua “terza via”." Italica 99, no. 2 (June 1, 2022): 222–40. http://dx.doi.org/10.5406/23256672.99.2.05.

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Abstract:
Abstract In occasione del centenario della morte di Giovanni Verga (1922–2022), dopo aver proposto una riflessione sulla storia dell'interpretazione e sulle attuali prospettive di indagine, il contributo esamina come la rinuncia dell'autore a “giudicare” sia compensata dalla rappresentazione (in alcune novelle e ne I Malavoglia), del potere che esercita sugli individui il giudizio, sia quello della collettività, sia quello dell'autorità. La reticenza del giudizio dell'autore è parimenti colmata dallo straniamento, determinato non soltanto dalla delega narrativa, ma anche dalla molteplicità dei punti di vista, che implicano per il lettore una ancor più necessaria assunzione di responsabilità.
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8

Masini, Manuele. "Rinuncia e ricordanza: l’invenzione della vita in Vida de Leopardi di Agostinho da Silva." Estudos Italianos em Portugal, no. 14 (2019): 43–67. http://dx.doi.org/10.14195/0870-8584_14_4.

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9

Fucek, Ivan. "Pornografia nei mass-media. In margine a un recente documento del Magistero cattolico." Medicina e Morale 39, no. 2 (April 30, 1990): 265–300. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1182.

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Abstract:
L'autore affronta il problema della pornografia e violenza nei mezzi di comunicazione, riferendosi in particolare a un recente documento del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali della Chiesa Cattolica. Dall'esame, accuratamente fatto con metodo induttivo, emergono parecchi elementi paradigmatici, che vengono gradualmente organizzati in tre punti: 1. Verso un modello etico (intuendo il problema nel vasto contesto storico, nella mentalità conflittuale di oggi, nel segnale d'allarme espresso dal documento); 2. Modelli etici non appropriati ovvero indirettamente rifiutati (funzionalità ottimale, tolleranza e legislazione, conformismo e soddisfazione, rinuncia o autolimitazione); 3. Modelli etici consigliabili, che sottolineano l'importanza del principio del dialogo e di due criteri, cioè del bene personale e del bene comune.
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10

Valdrè, Rossella. "Sulla sublimazione: il destino indiretto della pulsione. Rivisitazione di un concetto fondante nella teoria, la clinica, l'arte e la Civiltà." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2022): 59–87. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002004.

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Abstract:
Il lavoro presenta un'ampia revisione del concetto freudiano di su-blimazione, ripercorrendone la storia nel pensiero di Freud, l'evoluzione nel dopo-Freud, le controversie teoriche, e le vaste ricadu-te sull'arte, sulla Civiltà e sulla clinica. Autrice di un saggio sulla su-blimazione del 2014, l'autrice si domanda se si sia di fronte ad una scomparsa della sublimazione, apparentemente meno diffusa nel dibat-tito contemporaneo. In realtà, sotto mentite spoglie nelle diverse teoriz-zazioni, essa ha continuato ad operare nella clinica e nella collettività. Freud non vi dedicò mai un saggio specifico, per cui occorre ricavarla da tutto il suo pensiero, ma è considerato il Leonardo da Vinci l'opera dove meglio viene teorizzata. Sebbene Freud ponesse la sublimazione ad esito del percorso analitico e come necessità per la sopravvivenza dell'uomo e della Civiltà, negli scritti clinici si mostrò poco ottimista, data la difficoltà che l'uomo ha verso la rinuncia pulsionale. Per sublimazione si intende infatti un destino diverso della pulsione, un cambiamento di meta, che anziché dirigersi sull'oggetto sessuale, si sposta su altri oggetti, non più sessuali, ma in grado di dare ugualmente piacere. Gli investimenti sublimati alla meta comprendono l'amicizia, il lavoro, l'arte, il pensiero, fino alla fondazione della Cultura. Grazie al-la flessibilità pulsionale, l'uomo, a differenza dell'animale in cui gli istinti sono rigidi, può cambiare gli oggetti del desiderio, sostituirli con altri più adeguati, e avviarsi così al processo propriamente umano della simbolizzazione. La sublimazione implica una rinuncia all'oggetto, e questo ne fa un processo non facile per molti individui. Nel dopo Freud, la si è sostituita con la "riparazione", o ci si è spostati nell'area potenziale ma uscendo dalla metapsicologia non si può più, a rigore, parlare di sublimazione, sebbene l'esito pratico possa somigliarle. Ven-gono discusse le misteriose modalità dell'arte, il complesso rapporto con la pulsione di morte e il ruolo della contemporaneità.
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Dissertations / Theses on the topic "Rinuncia"

1

Cabassi, Valentina <1985&gt. "LA RINUNCIA AL TITOLO. Il fenomeno del Senza titolo in arte contemporanea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2903.

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Abstract:
Cosa nasconde il titolo Senza titolo? Questa è la domanda che ogni generazione di fruitore dal ‘900 in poi ha iniziato a porsi davanti alle oscure ed enigmatiche opere inaugurate dall’astrattismo europeo. La faccenda non può di certo esaurirsi con una risposta banale e scontata perché essa affonda le radici nell’evoluzione della figura dell’artista e della sua committenza sin dall’antichità. Se fino alle soglie del XX secolo il genio creatore era legato ad una committenza privata, statale o religiosa profondamente invadente e dittatoriale, con gli albori dell’impressionismo e successivamente a pieno nelle avanguardie storiche, l’artista risolse definitivamente quel processo di libertà della propria opera e della propria creatività a lungo inseguita. Ora egli gestisce il suo lavoro, è padrone di se stesso ed opera secondo propria coscienza. Nel 1910 Kandinskij intitola il suo primo acquerello astratto Senza titolo e pone il fruitore davanti ad un nuovo tipo di esperienza artistica, non più la rassicurante mimesi platonica, ma la spiazzante non referenzialità nei confronti del mondo esterno che pone l’individuo ad uno sforzo mentale superiore, e all’indagazione di universi psichici soggettivi che nessuno aveva avuto il coraggio di scrutare sino ad allora. Molte riflessioni sono state condotte da allora dalla critica e dalla filosofia in cerca di una qualche risposta. Foucault attraverso le opere di Magritte indagherà il nuovo rapporto instauratosi tra immagine e parola; Danto affronterà il concetto di aboutness (a-proposito-di) delle opere d’arte con e senza titolo e del loro diverso grado di identificazione e interpretazione artistica in relazione al loro contesto; Gehlen proporrà una teoria più storicizzata della referenzialità dell’opera nei confronti del dato reale asserendo l’eliminazione dell’imitazione dall’arte contemporanea che lascia dunque posto alla totale libertà interpretativa. Dagli albori dell’astrattismo in cui l’arte si fece forma, colore e linea, all’arte povera in cui tornò l’elemento reale nell’opera, sino alle sperimentazioni contemporanee, in cui il fenomeno della rinuncia al titolo ha preso piede in tutti gli ambiti artistici divenendo quasi un segno di moda o di presunta qualificazione artistica, perdendo tuttavia quel nobile carattere iniziale di libertà, di non limitazione di giudizio e non univoca direzione della fruizione.
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Diodato, Sara <1995&gt. "Il non consumo come rinuncia volontaria all’acquisto. Conseguenze sulle politiche di marketing." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16479.

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Abstract:
La tesi tratta il tema del non consumo inteso come la rinuncia volontaria all’acquisto dei beni di massa e il conseguente atteggiamento negativo nei confronti del marketing. Nel primo capitolo l’elaborato presenta lo stato dell’arte relativo al consumer behavior ed osserva le molteplici forme di resistenza al consumo esistenti. Viene fornita poi una definizione puntuale di non consumatore e vengono studiati i criteri per la sua attribuzione. Si osservano infine le principali forme di resistenza al consumo tradizionale e i valori che motivano tali scelte. Nel secondo capitolo viene effettuata un’analisi socioeconomica del non consumo in Europa e in Italia. Successivamente si studiano il consumatore critico e le relative motivazioni e modalità di superamento del gap tra intenzione e acquisto sostenibile effettivo. Si concentra infine l’attenzione sulle organizzazioni autonome dei consumatori come forme di rinuncia volontaria al consumo tradizionale. Nel terzo capitolo si pone l’accento sulle implicazioni del fenomeno nelle politiche di marketing: si approfondiscono i nuovi trend della disciplina (come il Social Marketing e il Demarketing) sia in maniera teorica che attraverso il caso studio dell’azienda Patagonia. Infine viene affrontato il caso empirico attraverso la somministrazione di un’intervista semi-strutturata a piccoli negozi specializzati e di vicinato che hanno adattato (o istituito) la propria offerta a favore dei sempre più frequenti comportamenti non consumistici.
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3

Malacrida, Ralph. "Der Grundrechtsverzicht /." Zürich : Schulthess, Polygraph. Verl, 1992. http://www.gbv.de/dms/spk/sbb/recht/toc/272133124.pdf.

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4

Barbiero, Gianni. "L'asino del nemico : rinuncia alla vendetta e amore del nemico nella legislazione dell'Antico Testamento : Es 23, 4-5, Dt 22, 1-4, Lv 19, 17-18 /." Roma : Pontificio istituto biblico, 1991. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb35688800w.

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5

PIAIA, FEDERICO. "IL PROBLEMA DELLA RINUNZIA ABDICATIVA AL DIRITTO DI PROPRIETÀ IMMOBILIARE." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2021. http://hdl.handle.net/11571/1434995.

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Abstract:
La ricerca si propone di indagare il tema dell’ammissibilità di una c.d. rinunzia abdicativa alla proprietà immobiliare, e di illustrarne i principali profili e aspetti problematici, alla luce dei principi generali che conformano e governano l’attuale ordinamento giuridico. La tesi si struttura complessivamente in tre capitoli. Il primo capitolo, partendo in via di premessa da un generale esame del significato giuridico-concettuale della rinunzia alle situazioni giuridiche soggettive, si sofferma specificatamente sull’analisi di tutte quelle ipotesi di rinunzia (o abbandono) aventi ad oggetto il diritto di proprietà (o comproprietà) su beni immobili disciplinate espressamente dal legislatore, al fine di valutarne l’eventuale portata e rilevanza sistematica e, al contempo, di meglio delimitare l’oggetto precipuo di indagine. Il secondo capitolo si articola in due sezioni. La prima sezione è dedicata, in particolare, alla ricostruzione tanto del profilo “strutturale” quanto del profilo “effettuale” della rinunzia (meramente) abdicativa alla proprietà, condotta – anche in una logica storico-evolutiva, e di raffronto con la fattispecie dell’abbandono (derelictio) dei beni mobili – alla stregua dei principali indici normativi e giurisprudenziali che utilmente si offrono all’interprete. La seconda sezione mira invece, anzitutto, a porre in luce la natura complessa del diritto dominicale e, in particolare, a evidenziare il c.d. “lato passivo” della proprietà immobiliare, ossia quell’insieme di poste negative, costi, oneri, obblighi e responsabilità (sia di natura pubblicistica che privatistica) strutturalmente connessi al bene, anche ove rinunciato, e, in secondo luogo, a far emergere una possibile dinamica di conflittualità della rinunzia, ossia di contrapposizione tra diversi interessi, da svolgere e risolvere – nel segno di un adeguato e virtuoso componimento – in ossequio al principio costituzionale della “funzione sociale” della proprietà. In considerazione di quanto emerso e alla luce dei risultati ottenuti, il terzo e ultimo capitolo si propone di individuare un momento di bilanciamento e di incontro tra la tutela dell’autonomia privata del proprietario e la tutela di interessi altrui coinvolti e pregiudicati dalla vicenda dismissiva nella possibilità di qualificare – sia pure all’esito di un giudizio da svolgersi caso per caso, e in considerazione della singola vicenda concreta – in termini di abuso (o di emulazione) l’attività dispositivo-rinunziativa del dominus avente ad oggetto il diritto di proprietà immobiliare.
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6

CRO, PAOLO. "Gestione del rapporto di lavoro e intervento pubblico nel sistema giuslavoristico." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/95.

Full text
Abstract:
L'opera esamina l'intervento pubblico nella gestione del rapporto di lavoro sotto il profilo storico e giuridico nelle tre fasi d'instaurazione, gestione e cessazione del rapporto. Si valorizza anche il ruolo specifico dei tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, con particolare riguardo all'analisi sistematica del diritto amministrativo del lavoro. L'opera intende porre in luce gli elementi logici, giuridici ed assiologici di questo ramo del diritto del lavoro, per ricondurne le fattispecie esaminate ad un sistema coerente e razionale e per suggerirne sia un metodo d'analisi de iure condito sia una prospettiva per una lettura ed una proposta de iure condendo.
This work analyses how public powers affects labour relationships both from the historical and the juridical points of view. The three main phases of labour relationships beginning, management and end are examined separately. The specific contributions by the three public powers legislative, administrative and judiciary especially by the public administration, are also dealt with. The goal is to illustrate the logical, juridical and ethical elements of this branch of the labour law, in order to build a rational system for both the analysis de iure condito and the debate de iure condendo.
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7

CRO, PAOLO. "Gestione del rapporto di lavoro e intervento pubblico nel sistema giuslavoristico." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/95.

Full text
Abstract:
L'opera esamina l'intervento pubblico nella gestione del rapporto di lavoro sotto il profilo storico e giuridico nelle tre fasi d'instaurazione, gestione e cessazione del rapporto. Si valorizza anche il ruolo specifico dei tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, con particolare riguardo all'analisi sistematica del diritto amministrativo del lavoro. L'opera intende porre in luce gli elementi logici, giuridici ed assiologici di questo ramo del diritto del lavoro, per ricondurne le fattispecie esaminate ad un sistema coerente e razionale e per suggerirne sia un metodo d'analisi de iure condito sia una prospettiva per una lettura ed una proposta de iure condendo.
This work analyses how public powers affects labour relationships both from the historical and the juridical points of view. The three main phases of labour relationships beginning, management and end are examined separately. The specific contributions by the three public powers legislative, administrative and judiciary especially by the public administration, are also dealt with. The goal is to illustrate the logical, juridical and ethical elements of this branch of the labour law, in order to build a rational system for both the analysis de iure condito and the debate de iure condendo.
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TEDESCO, VINCENZO. "Il Romano Pontefice: poteri primaziali e rinuncia all'ufficio." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1121475.

Full text
Abstract:
Questo lavoro è incentrato sulla figura del Vescovo di Roma, nella sua veste di Supremo Pastore e Maestro della Chiesa Universale, ed intende approfondire due tematiche legate al Sommo Ufficio di cui egli è investito, strettamente connesse tra loro: i suoi poteri primaziali e l’eventualità di una sua libera rinuncia al munus petrino. Preme, infatti, rilevare come la questione dei poteri primaziali conferiti dal Cristo a Pietro e ai suoi Successori permetta di cogliere l’essenza più vera dell’ufficio pontificale e la sua trattazione, pertanto, si rivela necessariamente prodromica alla comprensione delle peculiarità e delle gravose conseguenze scaturenti dalla rinuncia ad un munus unico e vitale per la Comunità Ecclesiale. Il primo tema, quello del Primato, che ha un fondamento evangelico e scaturisce direttamente dalla divina designazione di Pietro come capo del Collegio Apostolico, verrà analizzato a partire dal Concilio Vaticano I, mediante il quale la Chiesa di Pio IX reagì al razionalismo e al relativismo del XIX secolo, correnti filosofiche attivamente contrarie al pensiero e all’insegnamento tradizionale della Chiesa, fornendo come risposta alle coscienze un unico strumento unificante, individuato nel richiamo autoritario all’unità della Chiesa e nell’esaltazione del principio di autorità pontificia. La strada segnata dal Concilio verrà ripercorsa alla luce della Costituzione Pastor aeternus, il documento del Vaticano I che ha definito dogmaticamente le due prerogative attraverso le quali si estrinseca l’autorità petrina. Infatti, il potere primaziale del Pescatore di Galilea, perpetuamente trasmesso singolarmente e in pienezza ad ogni Vescovo che siede sulla sua Cattedra Romana, in virtù della Successione Apostolica, si articola nel Primato di giurisdizione e nell’infallibilità magisteriale. Il Primato di giurisdizione riguarda il munus regendi del Vescovo di Roma che, in qualità di Successore di Pietro, esercita sulla Chiesa Universale una potestà di governo suprema, piena ed immediata. L’infallibilità è connessa, invece, all’esercizio del munus docendi del Romano Pontefice. La seconda tematica di questo lavoro si prefigge di esaminare l’ufficio del Vescovo di Roma nella prospettiva della possibilità di una libera rinuncia ad esso da parte dell’eletto al Soglio Petrino. Si tratta di una materia estremamente controversa, poiché va ad incidere sull’intangibile immagine mistico-sacrale del Papato che la Tradizione ci ha consegnato, ormai da secoli, attraverso il succedersi di Pontefici che hanno regnato sulla Chiesa sino alla morte e, in una sorta di viaggio nel tempo, ci riporta ad epoche remote in cui soprattutto le condizioni storico-politiche avevano determinato il verificarsi di rinunce papali. Inaspettatamente, l’11 febbraio 2013, quella che doveva essere una semplice ipotesi di studio – giuridicamente contemplata sia dal CIC 1917 che da quello vigente, ma quiescente ab immemorabili - si è concretizzata in oggettiva certezza che ha stupito e spiazzato la Chiesa e il mondo, e la Sede Apostolica, per la prima volta dopo secoli, alle ore 20.00 del 28 febbraio 2013 è divenuta vacante non per la morte del Pontefice regnante ma per la sua rinuncia. All’esame analitico delle peculiarità della renuntiatio pontificalis è parso opportuno premettere una disamina dei caratteri generali e del concetto canonico di ufficio, vero e proprio cardine dell’intera organizzazione ecclesiastica, in quanto strumento mediante il quale la Chiesa esprime il suo aspetto istituzionale e realizza la sua missione per la salvezza del Popolo di Dio. Dopo aver illustrato i diversi sistemi di provvista canonica, attraverso i quali si dota di titolare un ufficio eretto, si approfondiranno le modalità di perdita dell’ufficio ecclesiastico, così da fornire il giusto inquadramento sistematico all’istituto della rinuncia all’ufficio, di cui verranno vagliati i caratteri generali, così come disciplinati ai canoni 187 – 189 del CIC 1983. Dal confronto con tale disciplina generale sarà possibile enucleare e comprendere le peculiarità della rinuncia ad un ufficio del tutto singolare, quello primaziale del Vescovo di Roma, che si connota per la sua apicalità ed unicità. Attraverso le riflessioni e i commenti che la Declaratio di Ratzinger ha suscitato all’interno e fuori dalla Chiesa, si cercherà, dapprima, di comprendere le motivazioni e il significato autentico di questa rinuncia, per poi confrontarla con i precedenti casi che la storia ci ha consegnato e coglierne analogie e diversità; si affronteranno, altresì, le disquisizioni dottrinali che hanno animato il dibattito tra teologi e canonisti, concernenti, in particolare, lo status canonico e la qualifica da attribuire al Pontefice resignante; ma, soprattutto, verrà compiuta un’analisi giuridica del canone 332 §2 CIC 1983, dalla quale si evincerà che la rinuncia è un atto che si colloca legittimamente nell’Ordinamento Canonico, in quanto esplicitamente contemplata dal Codice, che ne enuclea le condizioni di validità, necessarie affinché un atto tanto grave e pregnante di significato e conseguenze, anche incognite, possa essere in ogni caso compiuto nell’interesse superiore della Chiesa, che il Successore di Pietro, come si legge nel Vangelo di Giovanni (21, 15-19), è chiamato a servire ed amare “…più di costoro”.
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DABIC, ANTONIJA. "Housing in Germania 1980-2005. Standardizzazioni e Pluralismi." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11573/917683.

Full text
Abstract:
La piuttosto insolita tripartizione della forma fisica della presente tesi di dottorato è dovuta all’impostazione decisa dal Collegio docenti del dottorato in Architettura e costruzione – spazio e società. Inoltre va precisato che il tema Housing in Germania fa parte di un tema collettivo ovvero del macrotema Housing in Europa obbligatorio per tutti i dottorandi a partire dal XX ciclo, cioè dall’a.a. 2004-2005. Lo scopo era arrivare a una visione il più possibilmente completa di quanto avviene al progetto di housing nelle varie parti d’Europa nel periodo degli ultimi due decenni del XX secolo, per altro un periodo nel quale il progetto dell’edilizia residenziale pubblica e privata subisce mutamenti notevoli perdendo progressivamente la propria importanza e mutando anche le proprie configurazioni. I tre distinti volumi sono collegati tra loro. Le loro relazioni e la gerarchia interna che si stabilisce tra essi permettono infatti approcci che partono da diversi punti di osservazione. Mentre i volumi I e II costituiscono un’unità o un dialogo, uno testuale e l’altro figurativo, il volume III se ne distacca completamente e volutamente. Esso permette uno spazio di riflessione completamente libera, anche lontana dal tema principale, o come lo auspica il coordinatore del dottorato prof. Benedetto Todaro “un discorso sviluppato dalla costola” o più precisamente un excursus. Affrontare il tema dell’edilizia residenziale collettiva in Germania nel periodo dato, offre possibilità di ricerche e rivelazioni che tutti gli altri paesi europei non possono fornire per il mero fatto che durante tutto il primo decennio in questione esistono tuttora due paesi tedeschi, la Germania dell’ovest o BRD e la Germania dell’est o DDR, due paesi uniti storicamente e linguisticamente ma divisi da sistemi politici diametralmente opposti. Di conseguenza si tratta di due approcci al progetto dell’edilizia residenziale ben diversi. La Germania divisa, anzi le due Germanie negli anni 80 possono essere percepite come la scala intermedia della divisione politica dell’Europa, sottolineata più o meno metaforicamente dalla cortina di ferro. La scala ancora più piccola della divisione è rappresentata dalla stessa città di Berlino, divisa dal muro di Berlino in Berlino-Ovest e Berlino-Est. Quindi la situazione di partenza offre il metodo di indagine scientifica più universale ovvero il metodo del confronto. Emerge che negli anni 80 nella Germania dell’est la famosa Wohnungsfrage, ovvero la questione abitativa, era uno dei problemi politici fondamentali. Le impressionanti quantità di nuovi appartamenti erano possibili grazie alla prefabbricazione pesante, a volte, ma non sempre, a scapito della qualità dei materiali edili impiegati. Invece nello stesso decennio nella Germania dell’ovest si può osservare un vero e proprio cambiamento di paradigma: progressivamente viene abbandonata l’idea del grande quartiere periferico realizzato con metodi costruttivi industrializzati. La scala d’intervento si riduce e anche formalmente si possono osservare tendenze post moderne da una parte ed ecologiche o protosostenibili dall’altra. La caduta del muro di Berlino e la scomparsa della cortina di ferro innescano non soltanto le iniziali euforie anche in ambito architettonico ma soprattutto drastici cambiamenti per quanto riguarda il patrimonio residenziale collettivo della ex-DDR. È impressionante osservare come l’annessione della Germania dell’est alla BRD si ripercuote proprio sulla produzione edilizia che cambia radicalmente da un giorno all’altro. A volte in alcuni casi si potrebbe parlare di una specie di colonizzazione stilistico-architettonica. Di particolare interesse appare però la sistematica e pianificata distruzione parziale o addirittura completa di quartieri edilizi costruiti dalla DDR. La distruzione si avvale anche di un affascinante eufemismo: si tratta del cosiddetto Rückbau ovvero della demolizione che viene percepita positivamente, ovvero come progetto di recupero o di rinnovo del quartiere. Una delle ragioni per la distruzione delle unità abitative – talvolta viene ridotto il numero dei piani in edifici residenziali alti – è il cosiddetto Leerstand, ovvero l’elevato numero di appartamenti vuoti o non affittati. Esso è dovuto in gran parte alle ridotte possibilità lavorative intrinsecamente legate alla transizione politica ed economica, ma talvolta anche alla volontà di alzare il proprio standard abitativo. Contemporaneamente alla distruzione del patrimonio residenziale socialista avviene l’espansione delle aree abitative composte da case singole unifamiliari che progressivamente circondano tutte le grandi città della ex-DDR. Complessivamente negli anni 90 il progetto di housing è dominato dalla reintroduzione di due figure storiche che possono essere definite anti-moderniste, cioè l’isolato chiuso ottocentesco e la casa urbana borghese edificata sul lotto stretto. Nell’ultimo caso si tratta quasi di una suburbanizzazione del centro della città che sfocia non di rado nel finto-storico. Mentre il volume I ripercorre vicende, fatti e interpretazioni del periodo trattato nell’area europea che subisce una transizione notevole, il volume II invece è articolato attraverso i concreti casi studio. Si tratta di interventi di edilizia residenziale sia sovvenzionata, sia finanziata privatamente e tutti vengono analizzati attraverso gli stessi parametri. Il volume II dovrebbe anche rafforzare le tesi espresse nel volume I, cioè dovrebbe fungere da espediente principale dell’argomentazione. Il volume III invece si allontana dal tema principale ma soltanto a prima vista. Esso tratta sostanzialmente non l’architettura fissa e costruita, bensì lo spazio interstiziale utilizzato per la mobilità o spostamento fisico delle persone. L’approccio poco ortodosso in quanto multidisciplinare inizia con la breve analisi di un quartiere residenziale amburghese che si definisce il primo quartiere carfree o autofrei cioè letteralmente libero dalle automobili. Una speciale clausola nel contratto d’affitto o di proprietà garantisce la rinuncia al mezzo di trasporto privato. La tappa successiva invece approfondisce i comportamenti della mobilità Berlinese negli anni 20 attraverso l’analisi dei movimenti del film muto di Walther Ruttmann del 1927, Berlin, die Sinfonie der Groβstadt. Dalla mobilità berlinese si fa un salto alle indagini sulla mobilità contemporanea di Roma eseguite dalla sociologa Angela Cattaneo della Sapienza Università di Roma. Il metodo applicato, definito anche biografico e sviluppato dal sociologo francese Daniel Bertaux, permette di constatare il cambiamento radicale della mobilità a Roma che è avvenuto nell’arco degli ultimi decenni. Infine ci si avvicina alle approfonditissime indagini dell’architetto e urbanista danese dell’Università di Aalborg Petter Næss, il quale è riuscito a dimostrare le complesse relazioni tra la progettazione residenziale e le modalità di spostamenti ovvero travel behaviour. Alla fine si arriva alle conclusioni che sono sotto gli occhi di tutti ma nonostante ciò invisibili. Nata come bene di lusso, ma divenuta in breve tempo oggetto di consumo di massa l’automobile è riuscita in pochi decenni a distruggere sia città, sia vasti paesaggi in maniera del tutto irreversibile. Ed essa continua a farlo quotidianamente.
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10

VIVARELLI, BENEDETTA. "La disponibilità dell'interesse legittimo." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1033190.

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Abstract:
Il lavoro indaga la natura, disponibile o meno, dell'interesse legittimo. La tesi è divisa in una prima parte sostanziale e una seconda parte processuale. Nella prima parte si muove dal concetto di disponibilità, che ha avuto origine nel sistema civile e rispetto al diritto soggettivo. In seguito si applica l'attributo della disponibilità alla figura dell'interesse legittimo. L'analisi è condotta incentrandosi sempre sulla struttura essenziale delle situazioni giuridiche soggettive. I risultati raggiunti sul fronte sostanziale sono poi trasposti sul piano della tutela, giurisdizionale e arbitrale, mediante lo studio degli istituti maggiormente connessi alla qualifica della disponibilità.
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Books on the topic "Rinuncia"

1

Salvo, Giuseppe Di. Benedetto XVI: Primato petrino e rinuncia. Canterano (RM): Aracne editrice, 2016.

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2

Eucherius. Elogio della solitudine: Rinuncia al mondo. Roma: Città nuova, 1997.

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3

Bhartr̥hari. Sulla saggezza mondana, sull'amore e sulla rinuncia. Milano: Adelphi Edizioni, 1989.

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4

Giussani, Andrea. Le dichiarazioni di rinuncia nel giudizio di cognizione. Milano: Giuffrè, 1999.

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5

Paolantonio, Nino. Contributo sul tema della rinuncia in diritto amministrativo. Napoli: Editoriale scientifica, 2003.

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6

Aprile, Francesco. Exegesis of a Renunciation – Esegesi di una rinuncia. Brooklyn, NY: punctum books, 2014.

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7

Franco, Riva. La rinuncia al sé: Intersoggettività ed etica pubblica. Roma: Lavoro, 2002.

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8

Celestino V e la rinuncia gloriosa: Memorie e inni. L'Aquila: Libreria Colacchi, 2003.

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9

Le farfalle di Gozzano: Le ragioni di una rinuncia. Manduria: Lacaita, 1985.

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10

Pierre, Manent, ed. Cattolicesimo, l'impossibile rinuncia: Riflessioni intorno alle analisi di Pierre Manent. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2019.

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Book chapters on the topic "Rinuncia"

1

"Madri e padri rinunciati." In Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie. Berlin, New York: Walter de Gruyter – Max Niemeyer Verlag, 2009. http://dx.doi.org/10.1515/9783484971271.1.194.

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