Journal articles on the topic 'Riformismo'

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1

Conti, Riccardo. "Dopo la finanziarizzazione: riformismo e questione urbana." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 2 (October 2015): 68–93. http://dx.doi.org/10.3280/ded2015-002005.

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2

Tilly, Louise A., and Alberto Magnani. "Luigi Montemartini nella Storia del Riformismo Italiano." American Historical Review 98, no. 2 (April 1993): 525. http://dx.doi.org/10.2307/2166924.

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3

Sidoti, Francesco. "Modello sociale europeo, riformismo e scienze sociali." Quaderni di Sociologia, no. 59 (October 1, 2012): 67–78. http://dx.doi.org/10.4000/qds.563.

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4

Filippi, Luca. "Per una rilettura marxiana del paesaggio agrario italiano." CRIOS, no. 21 (November 2021): 18–33. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021003.

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Abstract:
Come recuperare la lettura marxista del paesaggio agrario italiano proposta da Emilio Sereni (1961) entro una teoria critica della società e del territorio in grado di confrontarsi con i nuovi potenti processi estrattivi ed espropriativi (Mezzadra, 2019; Harvey, 2019), messi in campo dal capitalismo contemporaneo? Una domanda che muove, da un lato, dalla sempre più diffusa - e problematica per l'autore - ricezione di Sereni entro la tradizione riformista della geografia umana, dall'altro lato, dalla necessità di individuare una continuità tra i risultati del suo lavoro e le prospettive del marxismo e della geografia critica contemporanea (Gough e Das, 2017). La rilettura proposta dal saggio individua l'attualità di quest'opera nell'uso che Sereni fa della nozione di paesaggio agrario come dispositivo per indagare e criticare, marxianamente, il singolare processo di transizione al capitalismo delle campagne italiane e il discorso economico politico - ma anche paesaggistico - che intorno ad esso e alle sue forme spaziali viene elaborato dal riformismo agrario italiano. Assumendo questa prospettiva, il saggio fa emergere nell'opera di Sereni una inedita tensione a sondare, attraverso questa categoria, dimensioni specifiche dei processi di assoggettamento e soggettivazione prodotti dall'emergere dei rapporti di produzione capitalistici.
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5

vari, Autori. "Il Riformismo e il Partito comunista a Milano." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (May 2017): 57–138. http://dx.doi.org/10.3280/sil2016-001003.

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6

D’Abbiero, Marcella. "Per un nuovo umanismo, per un nuovo riformismo." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 62 (August 2018): 16–20. http://dx.doi.org/10.3280/las2018-062003.

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7

Turci, Massimo. "Le origini del sindacalismo rivoluzionario a Milano." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (October 2011): 5–19. http://dx.doi.org/10.3280/sil2011-001001.

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Abstract:
Culla del riformismo turatiano, simbolo di capitale morale ed economica d'Italia, Milano a partire dai primi anni del Novecento divenne il terreno privilegiato nella lotta fra le diverse tendenze del socialismo italiano. Il dissidio fra moderati ed intransigenti si allargň in tutti gli ambienti socialisti. Nella battaglia antiriformista nasceva cosě una corrente rivoluzionaria che negli anni a venire prenderŕ nome di sindacalismo rivoluzionario.
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8

Garms Cornides, Elisabeth. "Donati e la Monarchia Asburgica." SOCIETÀ E STORIA, no. 129 (December 2010): 555–61. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129006.

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Abstract:
Agli studi dedicati all'ambito trentino collegato all'Impero e agli Asburgo, signori territoriali del Tirolo, sotto molteplici profili e a quelli sul riformismo settecentesco e sull'importanza del «momento muratoriano» per le riforme teresiano-giuseppine dovevano seguire nel tempo quelli centrati sul tema innovatore della nobiltÀ italiana al servizio delle armi imperiali. Vanno ricordate anche le numerose recensioni, testimonianze di una costante attenzione alla produzione storiografica d'oltralpe e alle questioni metodologiche da essa sollevate.
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9

Cuccoli, Lorenzo. "Le armi dotte e la Rivoluzione francese: riformismo, elitismo e meritocrazia." SOCIETÀ E STORIA, no. 135 (July 2012): 41–63. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-135003.

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Abstract:
The article focuses on the evolution of the military technical corps in France between the mid-Eighteenth century and the Restoration, and proposes for them the notion of "State corporation". This phase - an intermediate one between the corps de métier and the corps d'État - was attained first by the engineers and the artillery. These corps selected their officers by competitive examination, which functioned both as an intellectual filter and a social one. The distinction generated by this filter - nurtured by an elitist approach based on meritocracy was not overridden by the Revolution. On the contrary, it was further consecrated by the creation of the École polytechnique, which soon became controlled by the military technical corps. The "State corporation" model was then extended through the École polytechnique to the geographical engineers and the civil public services. The institutional conflicts among the technical corps during the National Constituent Assembly and those between them and the École polytechnique (1794-1799) are analyzed along these interpretative lines. While the former show their corporative resistance of geographical engineers in the name of equality, the latter bring out their corporative resistance to external education of candidates.
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Dedieu, Jean-Pierre. "Vittorio Sciuti Russi, Inquisizione spagnola e riformismo borbonico fra sette e ottocento." Mélanges de la Casa de Velázquez, no. 40-2 (November 15, 2010): 257–59. http://dx.doi.org/10.4000/mcv.3501.

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11

Garavaglia, Valentina. "Tra utopia e riformismo, il teatro pubblico di Paolo Grassi e Giorgio Strehler." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 1 (March 10, 2020): 439–58. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910088.

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Abstract:
L’incontro tra Paolo Grassi e Giorgio Strehler avvenuto nella Milano del dopoguerra, segna l’inizio di un sodalizio, artistico e umano, che ha concorso a scrivere importanti pagine della storia del teatro non solo italiano, ma soprattutto ha contribuito ad arricchire la storia della cultura di ispirazione socialista nel nostro paese. Il legame tra il Piccolo Teatro di Milano, nei suoi primi 25 anni di vita, e la storia del socialismo riformista si racconta attraverso drammaturgie di impegno politico, scelte di regia e di politica culturale nelle quali si intrecciano le biografie del regista e dell’ideologo, uniti nell’impegno per la realizzazione di un teatro d’arte per tutti a partire dall’eredità della Resistenza. Attraverso l’analisi degli appunti di regia, della corrispondenza privata, della critica e degli allestimenti, l’articolo si propone di ripercorrere gli anni dalla fondazione del Piccolo Teatro, nel 1947, fino al 1972, anno in cui Paolo Grassi passerà alla direzione del Teatro alla Scala. A partire dal primo allestimento di Giorgio Strehler, L’albergo dei poveri di Gor’kij, le scelte drammaturgiche e stilistiche del primo teatro stabile pubblico italiano si rivelano emblematiche della continua tensione ideale tra arte e politica, tra attenzione rivolta all’uomo e riflessione sulla collettività.
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Giannacco, Valentina. "“Carità”, “umiltà”, “pace”: l’ideale monastico di Ildegarda di Bingen in rapporto a Bernardo di Chiaravalle." De Medio Aevo 10, no. 2 (August 25, 2021): 417–28. http://dx.doi.org/10.5209/dmae.76399.

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Abstract:
Al centro di questo articolo vi è il confronto tra due visioni di monachesimo: quella di Ildegarda di Bingen (1098-1179) e quella di Bernardo di Chiaravalle (1090-1153). Nonostante la stima e l’ammirazione per il Claravallense, la magistra mantenne una posizione originale nell’intenso dibattito sulla moltiplicazione degli ordini monastici del XII secolo. Come ha messo in luce la ricerca, Ildegarda prese le distanze dal riformismo divisivo dei cistercensi, sostituendo alle tre virtù cardine dei monaci bianchi - carità, unità-unanimità e pace - una nuova “triade” - carità, umiltà e pace. L’umiltà ha per lei un significato sia normativo-istituzionale, come caposaldo della tradizione benedettina, che carismatico e profetico: non solo il monaco, ma anche colui che nella Chiesa riveste il ruolo di profeta, si considera come “nulla” e per questo è ricolmo di “mite umiltà”.
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Maifreda, Germano. "I beni dello straniero. Albinaggio, cittadinanza e diritti di proprietÀ nel Ducato di Milano (1535-1796)." SOCIETÀ E STORIA, no. 129 (December 2010): 489–530. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129003.

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Abstract:
L'albinaggio e le altre forme di limitazione dei diritti di proprietÀ a danno di stranieri furono una realtÀ politicamente e giuridicamente rilevante nella costruzione dello Stato moderno. La loro regolamentazione ebbe importanti ricadute sulla costruzione legislativa e culturale della categoria di cittadinanza. Anche nel caso del Ducato di Milano, per tutta l'etÀ moderna, permasero proibizioni, limitazioni e disincentivi fiscali d'ispirazione mercantilista; esse privilegiarono i sudditi milanesi, a discapito dei forestieri, nell'accesso ai circuiti di trasmissione e scambio dei beni mobili e soprattutto immobili. Le riforme teresiane e giuseppine, nel quadro di una ridefinizione dei rapporti tra la corona e i poteri locali, tentarono di attenuare le stretegie istituzionali protezioniste secolarmente attuate dalle élites di governo milanesi. Il riformismo asburgico in quest'ambito, anche in virtů della sostanziale condivisione da parte di Vienna di taluni principi ispiratori delle limitazioni dei diritti di accesso alla proprietÀ da parte degli stranieri, risultň tuttavia parzialmente inefficace.
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Rivetti, Paola. "Reinventando la rivoluzione. La tradizione khomeinista e il dibattito sulla democrazia in Iran." HISTORIA MAGISTRA, no. 2 (November 2009): 66–84. http://dx.doi.org/10.3280/hm2009-002007.

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Abstract:
- Over the last thirty years, a constant work of reinvention of its revolutionary tradition has allowed the Islamic Republic of Iran to survive. The porosity of the institutional system and the flexibility of its revolutionary ideology have given way to the emergence of an intellectual debate which has become increasingly concerned about the question of democracy. The historiography is divided on the features of this debate and the reasons which have lead to its development. The author argues that the origin of the democratic discourse lies neither in the appropriation of the Western Liberal model; nor in a deviation from the revolutionary ideology, but rather in an original reinterpretation of the latter. The article explores the essence and the contents of the debate, taking into account its potentials and limits.Key words: Iran, Democracy, Debate, Revolution, Reformism, Reinvention.Parole chiave: Iran, democrazia, dibattito, rivoluzione, riformismo, reinvenzione.
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Pasqui, Gabriele. "Un ciclo politico al tramonto: perché l'innovazione delle politiche urbane in Italia non ha funzionato." TERRITORIO, no. 57 (June 2011): 147–56. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057019.

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Abstract:
I tentativi coraggiosi di innovazione delle politiche urbane in Italia, che a partire dalla prima metŕ anni '90 hanno provato a ridefinire le forme dell'azione di governo nelle cittŕ sono stati sostanzialmente fallimentari, sia dal punto di vista della capacitŕ di trattamento efficace dei problemi pubblici piů urgenti delle nostre cittŕ, sia sotto il profilo del radicamento di pratiche innovative di policy design. Il testo prova ad argomentare le ragioni di questo fallimento sullo sfondo di una lettura del ciclo politico delle cittŕ italiane dopo la rottura del regime di regolazione politica locale post-Tangentopoli e identifica nella chiusura di quel ciclo il quadro di riferimento necessario per l'analisi delle politiche. A sua volta tale chiusura č ricondotta sia a fenomeni di carattere generale, riguardanti la lunga e incompiuta transizione italiana, sia e piů specificamente alla scarsa performance delle culture e delle pratiche del riformismo in campo urbano nel corso degli ultimi venti anni.
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Iannello, Carlo. "Il falso riformismo degli anni Novanta ovvero l'inarrestabile affermazione della concorrenza come paradigma della regolazione sociale." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 3 (February 2022): 89–113. http://dx.doi.org/10.3280/ded2021-003005.

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Abstract:
Le prospettive, quindi, non appaiono affatto rasserenanti quanto a tenuta della democrazia, quanto a vigore di quella certa idea che la voleva partecipata, militante della causa della giustizia e dell'uguaglianza. Perché proprio le istituzioni che per garantirla e realizzarla furono dettate dal Costituente italiano sono in pericolo. Soprattutto i principi fondamentali che il Costituente volle e sancì appaiono abbandonati o rinnegati. Il clima storico è profondamente mutato. Non c'è quasi più sedimento, né forse memoria, tantomeno rimpianto dei giorni, delle parole, delle speranze, delle donne e degli uomini di questo Paese che, affrancati dal dominio politico, esterno e interno, si disponevano ad affrancarsi dalle altre forme di dominio, da quella economica a quella culturale e sociale a quella di genere, più intense e profonde forse, anche se apparivano meno incombenti di quanto fossero, meno minacciose e imperiose. E che perciò ci diedero la speranza che avremmo potuto liberarcene, tutti insieme. Non ci siamo riusciti. Ma sappiamo che fu la stagione più alta della nostra storia nazionale. E così ci apparve e ci appare lasciando volentieri al revisionismo storico il piacere di mestare nel fango, il mestiere di pitoccare i compensi che otterrà il suo trasformismo, la paga che meriterà la voluttà del servilismo
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Hamilton, Alastair. "Inquisizione spagnola e riformismo borbonico fra Sette e Ottocento. Il dibattito europeo sulla soppressione del “terrible monstre”." Church History and Religious Culture 91, no. 3 (November 1, 2011): 560–62. http://dx.doi.org/10.1163/187124111x609928.

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Burroni, Luigi. "Le trasformazioni degli anni '90: tra il riformismo incompleto delle politiche nazionali e la mobilitazione delle società locali." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 149 (February 2018): 114–32. http://dx.doi.org/10.3280/sl2018-149s09.

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Turi, Gabriele. "Le culture della destra." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 260 (February 2011): 392–403. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260002.

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Abstract:
Della cultura di destra č stato sottolineato l'aspetto mediatico, ma il berlusconismo č un fenomeno piů profondo, capace di influenzare ampi strati del ceto medio: un'ideologia eclettica che amalgama le tradizioni di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega nord, fondendo insieme populismo, individualismo esasperato, revisionismo storico, uso strumentale e identitario della religione. Nell'ultimo ventennio le forze di destra hanno occupato lo spazio lasciato vuoto dalle sinistre, indebolite negli anni ottanta dall'offensiva culturale del riformismo craxiano: una volta al governo sono state capaci di costruire gli strumenti di una propria egemonia culturale, riviste e fondazioni portatrici di messaggi semplici ed efficaci: libertŕ intesa come liberismo e diffidenza per lo Stato, lotta al relativismo culturale, rilettura revisionistica della storia che tende a equiparare fascismo e antifascismo in nome di una "pacificazione nazionale". La Rivoluzione francese č considerata la fonte di tutti i mali della modernitŕ, il Risorgimento un premeditato attacco alla religione cattolica; la triade "Dio, Patria, Famiglia" č coniugata ieri come oggi a sottolineare l'identitŕ di un paese timoroso degli immigrati e delle loro culture. Si č cosě formato uno schieramento culturale teo-con che appare oggi tanto forte da far ritenere che nella societŕ italiana il berlusconismo possa sopravvivere a lungo a Berlusconi.
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Starr-Lebeau, Gretchen. "Inquisizione spagnola e riformismo borbonico fra Sette e Otttocento. Il dibattito europeo sulla soppressione del «terrible monstre.» (review)." Catholic Historical Review 97, no. 4 (2011): 829–30. http://dx.doi.org/10.1353/cat.2011.0218.

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Schachter, Gustav. "Socialismo e riformismo, by Giovanni Pieraccini and Fabio Vander, Genoa, Marietti, 2006, 374 pp., €20.00 (paperback), ISBN 88-311-6399-7." Modern Italy 13, no. 4 (November 2008): 492–93. http://dx.doi.org/10.1017/s1353294400004178.

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BERETTA, MARCO. "RAFFAELE DE GRADA, VITA FIRENZA, DARIO GENERALI, La cultura a Milano tra riformismo illuminato e rivoluzione, Milano, Vangelista 1989, 149 pp." Nuncius 5, no. 1 (1990): 353–54. http://dx.doi.org/10.1163/182539190x01263.

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Absalom, Roger. "Paul Corner, Riformismo e Fascismo. L'Italia fra il 1900 e 1940, Bulzoni Editore, Rome, 2002, 271 pp., ISBN 88-8319-698-8, €20.00." Modern Italy 8, no. 2 (November 2003): 257–58. http://dx.doi.org/10.1017/s1353294400013466.

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Rincón, Tomás. "MARIO CONDORELLI, Momenti del riformismo ecclesiastico nella Sicilia borbonica (1767-1850), 2.° vol. de la sección histórica, 188 págs. Ed. Parallelo 38, Reggio Calabria, 1971." Ius Canonicum 12, no. 24 (April 13, 2018): 333–34. http://dx.doi.org/10.15581/016.12.22044.

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Traverso, Matteo. "Il Senato di Piemonte e il caso Revello (1723). Un conflitto istituzionale al vertice dello Stato sabaudo nel contesto del riformismo di Vittorio Amedeo II." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 109–30. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16886.

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Abstract:
L’articolo intende approfondire la contrapposizione che si ebbe a cavallo tra il 1722 ed il 1723 tra Vittorio Amedeo II e il Senato di Piemonte a causa dell’assoluzione che questa magistratura diede ad una guardia campestre che era stata sorpresa armata nel mandamento di Mondovì in violazione di un editto regio. Le rimostranze sovrane, le difese dei senatori e i pareri degli altri giuristi interpellati dal re consentono di ricostruire questo scontro ma consentono anche di indagare una questione più importante: fino a che punto poteva arrivare il potere interpretativo di una corte sovrana sulla normativa regia?
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Dreyfus, Michel. "La disoccupazione come problema sociale : riformismo conflitto e « democrazia industriale » in Europe prima e dopo la Grande guerra, Maria Grazia Meriggi. Milano, Franco Angeli, 2009, 216 p." Revue internationale de l'économie sociale: Recma, no. 315 (2010): 112. http://dx.doi.org/10.7202/1020956ar.

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De la Lama, Enrique. "Vittorio Sciuti Russi, Inquisizione Spagnola e riformismo borbonico fra Sette e Ottocento. Il dibattito europeo sulla soppressione del «Terrible Monstre», Leo S. Olschki Editore, Firenze 2009, 371 pp." Anuario de Historia de la Iglesia 19 (March 9, 2016): 571–72. http://dx.doi.org/10.15581/007.19.4396.

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De la Lama, Enrique. "Vittorio SCIUTI RUSSI, Inquisizione Spagnola e riformismo borbonico fra Sette e Ottocento. Il dibattito europeo sulla soppresione del «Terrible Monstre», Firenze: Leo S. Olschki editore, 2009, 371 pp., 14,5 x 21,5, ISBN 978-88-222-5808-3." Scripta Theologica 42, no. 3 (November 17, 2015): 772–75. http://dx.doi.org/10.15581/006.42.3358.

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Rodríguez-Pinero, y. Bravo-Ferrer Miguel. "Gino Giugni, un riformista innovatore." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 134 (May 2012): 204–9. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2012-134008.

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Garano, Stefano. "L’urbanistica riformista nella complessa situazione italiana." Ciudades, no. 18 (November 8, 2017): 143. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.18.2015.143-162.

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Abstract:
La riforma urbanistica ha iniziato a svilupparsi in Italia attraverso la redazione di Piani che avevano come obbiettivo quello di sostitutire il “modello urbano basato nella rendita immobiliare” con nuove proposte impegnate nella lotta contro la produzione di questa “rendita”, promozionando un nuovo “modello urbano” maggiormente equo. Questa riforma urbanistica doveva anche svilupparsi attraverso un percorso legislativo, emanando leggi che a tutti i livelli amminstrativi stabilissero le regole da seguire. In questo modo, torniamo a proporre la giá tradizionale relazione urbanistica-politica: l’urbanistica come disciplina che concerne la gestione del piano e la politica come modo di agire civile che rende imprescindibile un governo della cittá che promuove la riforma intrapresa. Entrambe le categorie, gestire un piano in stretta vincolazione con una forma di governare la cittá, constituisco due degli aspetti alla quale si rivolge la riforma urbanistica. Si espone il caso di Roma come esperienza maggiormente rilevante, anche come fallimento, che tuttavia non ci fa perdere la speranza nella riforma intrapresa.
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LaPalombara, Joseph. "Ugo La Malfa: Il riformista moderna." Journal of Modern Italian Studies 14, no. 4 (December 2009): 512–14. http://dx.doi.org/10.1080/13545710903282274.

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Hellman, Stephen. "Menshevichi. I riformisti nella storia dell'Italia repubblicana." Journal of Modern Italian Studies 15, no. 4 (September 2010): 627–28. http://dx.doi.org/10.1080/1354571x.2010.501989.

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Hazan, Reuven Y. "PARTITI DI CENTRO E PARTITI CENTRALI: UNA CHIARIFICAZIONE CONCETTUALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 24, no. 2 (August 1994): 333–48. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022905.

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Abstract:
IntroduzioneMolti partiti riformisti nella storia di Francia ed Inghilterra, i vecchi partiti agrari nella Scandinavia del dopoguerra ed alcuni nuovi partiti delle riemergenti democrazie, sia nell'Europa meridionale che in quella orientale, si sono etichettati come partiti «di centro». Ma si tratta di veri partiti di centro? E se questo è vero, a che tipo di partito di centro appartengono?
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Moro, Renato, Pierpaolo Naso, and Alfonso Botti. "Recensioni." MONDO CONTEMPORANEO, no. 3 (September 2022): 183–202. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-003008.

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Abstract:
In questo numero:Giovanni Aldobrandini, Il buono e il cattivo tempo. Joseph Chamberlain e il progetto riformista e imperialista nell'Inghilterra tardovittoriana (1789-1915) (Renato Moro)Fabrizio Rudi, Soglie inquiete. L'Italia e la Serbia all'inizio del Novecento (1904-1912) (Pierpaolo Naso)Paolo Zanini, Il "pericolo protestante". Chiesa e cattolici italiani di fronte alla questione della libertà religiosa (1922-1955) (Alfonso Botti)
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Hamilton, Alastair. "Vittorio Sciuti Russi, Inquisizione spagnola e riformismo borbonico fra Sette e Ottocento. Il dibattito europeo sulla soppressione del “terrible monstre” [Studi e testi per la storia della tolleranza in Europa nei secoli XVI–XVIII 12]. Olschki, Firenze 2009, xxi +371 pp. ISBN 9788822258083. €39." Church History and Religious Culture 91, no. 3-4 (2011): 559–61. http://dx.doi.org/10.1163/18712411-1x609928.

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Bordogna, Lorenzo. "Carlo Dell'Aringa: un uomo per bene, un riformista convinto." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 161 (March 2019): 1–6. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2019-161001.

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ROMANO, ANDREA. "Nothing but Lost Opportunities? The History of the Italian Left, 1980–2000: A View from the Future." Contemporary European History 14, no. 4 (November 2005): 603–11. http://dx.doi.org/10.1017/s0960777305002791.

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Abstract:
Iginio Ariemma, La casa brucia. I Democratici di Sinistra dal PCI ai giorni nostri (Venice: Marsilio, 2000), 225 pp., €12.39 (pb), ISBN 8831773798.Nicola Rossi, Riformisti per forza. La sinistra italiana tra 1996 e 2006 (Bologna: Il Mulino, 2002), 168 pp., €10.50 (pb), ISBN 8815084312.Antonio Tatò, Caro Berlinguer, Note e appunti riservati di Antonio Tatò a Enrico Berlinguer. 1969–1984 (Turin: Einaudi, 2003), 336 pp., €14.50 (pb), ISBN 880616595X.Michele Salvati, Il partito democratico. Alle origini di un'idea politica (Bologna: Il Mulino, 2003), 138 pp., €8.00 (pb), ISBN 8815096647.
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Bellifemine, Onofrio. "«Praga è sola»: il Sessantotto in Cecoslovacchia raccontato dalla stampa italiana (gennaio 1968 – settembre 1969)." e-Scripta Romanica 8 (November 3, 2020): 1–21. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.08.01.

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Abstract:
La Primavera di Praga è stato uno degli eventi più significativi del 1968, capace di lasciare larghe tracce nella storia del ‘900 europeo. Analizzando i principali quotidiani e riviste italiane del periodo, questo saggio intende fornire un’interpretazione delle linee di lettura, delle analisi e delle cronache giornalistiche più interessanti di quell’evento. Particolare attenzione è stata dedicata a tre momenti che hanno avuto una particolare importanza nello svolgimento dell’intera vicenda: la caduta di Novotný e l’ascesa di Dubček; il consolidamento del gruppo riformista; l’intervento armato sovietico e la reazione della stampa italiana.
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Mariottini, Laura, and Veronica Sica. "Miembros y miembras de la Comisión de Igualdad. Lingua e genere nella comunicazione pubblica spagnola." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 1 (March 2012): 79–97. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-001004.

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Abstract:
L'impegno istituzionale volto a garantire Pari Opportunitŕ tra donne e uomini implica un lavoro attivo di (ri)costruzione della categoria di genere attraverso e nella lingua usata nella comunicazione pubblica e politica. A partire dal riconoscimento di categorie linguistiche, č possibile consolidare il cambiamento socio-culturale che le sottende e, solo allora, la riflessione sul genere acquisirŕ un carattere sostanziale. Le autrici esaminano l'istanza riformista della lingua pubblica spagnola presentando il "caso miembra" che ha generato un acceso dibattito linguistico, socioculturale e mediatico dal 2008 ad oggi. La cornice teorica del lavoro č rappresentata dagli gender studies.
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Marraffa, Massimo. "Esperimenti in filosofia." PARADIGMI, no. 3 (December 2011): 153–71. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-003011.

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Abstract:
La "filosofia sperimentale" č l'uso dei metodi delle scienze cognitive per dare risposta a questioni empiriche che sono rilevanti per alcuni dibattiti filosofici. L'articolo esamina alcuni importanti lavori in filosofia sperimentale e discute due differenti interpretazioni delle sue implicazioni metafilosofiche: secondo i "riformisti" i risultati ottenuti dai filosofi sperimentali rappresentano un'integrazione indispensabile dell'impiego delle intuizioni prodotte in risposta a casi ipotetici (esperimenti mentali) quale base probativa per la valutazione di tesi filosofiche; secondo gli "eliminazionisti" i dati della filosofia sperimentale decretano la fine della prassi del ricorso alle intuizioni in filosofia. In ambedue i casi, si sostiene, il giudizio sulla filosofia sperimentale č positivo in quanto ulteriore tassello nel processo di affermazione della tradizione naturalistica quineana.
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Mistri, Maurizio. "La decrescita serena secondo Serge Latouche. Critica di un economista istituzionalista." ARGOMENTI, no. 31 (June 2011): 141–62. http://dx.doi.org/10.3280/arg2011-031005.

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Abstract:
In questo saggio viene esaminata criticamente la posizione assunta da Serge Latouche contro lo sviluppo economico. Si tratta di una posizione che gode del favore dell'ambientalismo radicale, ma che qui viene criticata per la debolezza delle sue basi scientifiche, soprattutto in materia di economia politica. Di fatto Latouche č un socio-antropologo che si č occupato di analizzare alcune popolazioni africane, trovando nelle culture originarie dell'Africa un modello che egli vorrebbe proporre in alternativa al modello dello sviluppo scientifico, tecnologico ed economico tipico dell'Occidente. Nel saggio, nel mettere in luce quelle che si considerano debolezze scientifiche della posizione di Latouche, si conclude rilevando come tale posizione possa portare a derive autoritarie, lontane da una qualsivoglia prospettiva riformista.
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Cavicchi, Ivan. "Il riformista che non c'è. Le politiche sanitarie tra invarianza e cambiamento." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (February 2014): 74–83. http://dx.doi.org/10.3280/es2013-003008.

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Bellifemine, Onofrio. "“La scintilla della libertà”: il 1956 polacco nella pubblicistica italiana." Forum Filologiczne Ateneum, no. 1(9)2021 (December 15, 2021): 231–49. http://dx.doi.org/10.36575/2353-2912/1(9)2021.231.

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Abstract:
Nel 1956 la Polonia è stata attraversata da significative trasformazioni politiche, culturali e sociali. Queste sono connesse agli eventi che hanno stravolto il Pcus e il comunismo internazionale dopo la denuncia dei crimini commessi da Stalin durante il XX congresso del partito tenutosi a Mosca. Particolarmente significative sono state l'emergere di una corrente riformista all'interno del PZPR, la rivolta operaia di Poznan e la sua severa repressione, il ritorno alla segreteria del partito di Władysław Gomułka e l'apertura di una nuova fase politica che ispirerà la rivolta di Budapest. Queste vicende hanno goduto di una grande attenzione presso l'opinione pubblica internazionale. Nel seguente saggio si analizza in modo critico come la stampa italiana ha ricostruito questi fatti, quali interpretazioni sono state fornite a seconda delle fasi sulla Polonia e sulle evoluzioni della situazione politica.
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Bagatin, Maurizio. "La Questione Dei Movimenti Riformisti in Senegal: Il Caso Della Ḥarakat al-Falāḥ." Oriente Moderno 78, no. 1 (August 12, 1998): 209–26. http://dx.doi.org/10.1163/22138617-07801006.

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Raeff, Marc. "Un'utopia rosacrociana. Massoneria, rosacrocianesimo e illuminismo nella Russia settecentesca: Il circulo di N. I. Novikov (A Rosicrucian utopia: Freemasonry, Rosicrucianism, and Illuminism in 18th-century Russia: The circle of N. I. Novikov), and: Michail Speranskij e Aleksandr Golicyn: Il riformismo rosacrociano nella Russia di Alessandro I (Mikhail Speranskii and Aleksandr Golitsyn: Rosicrucian reformism in the Russia of Alexander I) (review)." Kritika: Explorations in Russian and Eurasian History 2, no. 2 (2001): 434–44. http://dx.doi.org/10.1353/kri.2008.0044.

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Cingari, Salvatore. "Antonio Gramsci, il trasformismo e l'Italia della globalizzazione." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 266 (September 2012): 67–79. http://dx.doi.org/10.3280/ic2012-266003.

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Abstract:
Il saggio č diviso in tre paragrafi. Nel primo si ricostruisce l'utilizzo del concetto di trasformismo nel Gramsci precedente alla carcerazione. L'esigenza di elaborare un pensiero politico autonomo del proletariato deriva dall'idea di contrapposizione a una politica socialista tendente al compromesso e a un protezionismo che danneggia i ceti subalterni e il Sud Italia. Nel secondo paragrafo si analizzano i Quaderni del carcere, in cui il trasformismo č una componente fondamentale della teoria della "rivoluzione passiva". Attraverso il passaggio dei democratici nelle file moderate e dei socialisti in quelle democratiche o riformiste e poi anche dei sindacalisti nel fascismo, le fasi rivoluzionarie in Italia hanno trovato esito nella conservazione degli equilibri sociali tradizionali. Nel terzo paragrafo si affronta il problema di come il giudizio di Gramsci sul trasformismo sia stato preso in esame negli ultimi anni in Italia in relazione a un piů generale sforzo di interpretazione della ‘transizione' politica del paese negli anni della globalizzazione.
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Oliva, Federico. "L’urbanistica italiana tra riforma e contrariforma." Ciudades, no. 18 (November 8, 2017): 127. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.18.2015.127-142.

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Abstract:
In Italia la riforma urbanistica è attesa dal 1963, quando fu presentata una legge di riforma della legge urbanistica del 1942 che avrebbe cambiato la qualità delle successive trasformazioni territoriali, ma che il Parlamento non approvò perché riduceva radicalmente il peso della rendita fondiaria nell’economia. Da allora sono stati approvati vari provvedimenti, anche positivi, ma non una nuova legge organica, anche per la contrapposizione che si è creata nel mondo dell’urbanistica tra riformisti, sostenitori di un nuovo modello di piano strutturale-strategico, capace di adattarsi alle nuove realtà territoriali in divenire e conservatori, contrai a superare il modello regolativo della legge del 1942. Mentre dal 2003 è cambiato completamente il quadro istituzionale, con il passaggio alle Regioni delle competenze legislative in materia urbanistica e la formazione di una sorta di “federalismo urbanistico”, con molti elementi di confusione. Oggi è in discussione una nuova legge nazionale nell’ambito della revisione costituzionale delle competenze Stato-Regioni, che riprende alcuni dei principi fondamentali della riforma urbanistica e molte soluzioni già sperimentate dalle leggi delle varie Regioni. Essendo d’iniziativa governativa questa legge ha qualche probabilità di essere approvata, concludendo così il lungo percorso della riforma urbanistica italiana.
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Bagnasco, Arnaldo. "Per una sociologia ragionevole nel cambiamento sociale. Considerazioni sul lavoro dei sociologi." Sociología del Trabajo, no. 100 (May 13, 2022): 33–44. http://dx.doi.org/10.5209/stra.81998.

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Abstract:
L’articolo propone una breve ricostruzione delle vicende economiche e sociali negli anni di Sociologia del Trabajo. Il primo paragrafo è un riassunto del cambiamento economico, elaborato dal punto di vista della sociologia economica, vale a dire con riferimento agli assetti istituzionali che hanno regolato l’interazione degli interessi in gioco in momenti successivi; il secondo paragrafo prova invece a rendere conto di come è cambiata in quel processo la società, mostra l’evoluzione della sua struttura con riferimento alla ricerca sulla disuguaglianza sociale. L’ultima parte è una riflessione sul tipo di sociologia utile da praticare oggi, nel cambiamento descritto in precedenza. Con la scelta di alcuni riferimenti disponibili in una vasta letteratura di ricerca, cercati come segnavia o indizi, è proposto un percorso in direzione di una sociologia ragionevole, vale a dire una sociologia che ha senso della misura, è realista, riformista, impegnata. In un momento in cui ci sono segni ovunque di arretramento istituzionale, compito dei sociologi è collaborare al rafforzamento e rinnovamento delle istituzioni democratiche costruite con fatica, e a contribuire, per la loro parte, al progetto di assetti condivisi di regolazione nel cambiamento.
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Mininni, Mariavaleria. "Nuove società e inerzia dello spazio aperto. Matera e gli esiti di un progetto riformista agro-urbano." TERRITORIO, no. 72 (March 2015): 59–66. http://dx.doi.org/10.3280/tr2015-072009.

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Bobbi, Silvia. "Nascita della speculazione edilizia moderna e ruolo dei materiali da costruzione nella Milano riformista del secondo Settecento." Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée 119, no. 2 (2007): 235–47. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2007.10357.

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