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Dissertations / Theses on the topic 'Riforma del Terzo settore'

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1

Gallo, Martina <1996&gt. "La Riforma del Terzo settore." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18872.

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Abstract:
Con il D.Lgs. 117/2017 è entrata in vigore la Riforma del Terzo settore, rivolta a organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, enti filantropici, imprese sociali, reti associative e società di mutuo soccorso, quali enti del Terzo settore di diritto, e ad altri enti non profit purché perseguano, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, svolgendo attività di interesse generale ed inoltre si iscrivano nel Registro unico nazionale del Terzo settore, potendo, in tal modo, godere dei benefici fiscali ad essi riservati.
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2

Varotto, Angela <1991&gt. "La Riforma del Terzo Settore - L'impresa sociale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15206.

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Abstract:
Il percorso di riforma degli enti no profit è stato avviato con l'attuazione della legge delega n. 106/2016, del d.lgs. n.117/2017 (Codice del Terzo Settore), del d.lgs. n. 112/2017 (Nuova disciplina dell'impresa sociale) e i successivi decreti modificativi di tali norme che hanno portato a fornire una definizione positiva di ente del Terzo Settore, alla determinazione delle attività di interesse generale esercitabili che possono costituire l'oggetto dell'ente, le possibili forme di finanziamento degli enti e un sistema strutturato di controlli e adempimenti contabili e gestionali possibile grazie all'introduzione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore. Particolare attenzione sarà prestata alle modifiche sul piano civilistico e su quello fiscale di specifici regimi impositivi per gli enti del Terzo Settore non commerciali e la nuova disciplina fiscale per l'impresa sociale.
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3

Moino, Anna <1997&gt. "Innovazione del Volontariato con la Riforma del Terzo settore." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19767.

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Abstract:
Il volontariato fa parte del contesto sociale fin dall’antichità. Si è evoluto e diffuso nel corso del tempo, adattandosi ai diversi periodi storici e alle diverse difficoltà. In Italia le persone che si dedicano al volontariato, formale e informale, sono 6.63 milioni, pari al 12,6% della popolazione a partire dai 14 anni di età (Istat, 2014). È evidente come il volontariato sia un fenomeno estremamente diffuso e importante nella società attuale. Quest’anno, durante la pandemia Covid-19 è stato possibile apprezzare ulteriormente l’importanza di questo mondo, che ha contribuito e sta contribuendo, in maniera attiva in svariati ambiti di necessità. Emanuele Rossi presidente del Comitato scientifico del Centro di ricerca Maria Eletta Martini ha affermato “il volontariato ha fornito alle comunità servizi urgenti che il pubblico da solo non sarebbe stato capace di dare, ma ha anche rafforzato la coesione sociale e immesso nel sistema fiducia e senso di appartenenza in un momento delicatissimo della nostra storia. In definitiva quella cultura del volontariato da cui l’Italia deve ripartire per superare la crisi” (VITA, 2020). A partire dal 2017 la Riforma del Terzo Settore è intervenuta per riorganizzare il mondo del non profit, che fino a quel momento era governato da leggi speciali, norme civilistiche e prescrizioni fiscali. Rientrando nel Terzo Settore, anche le Organizzazioni di Volontariato sono interessate a questo cambiamento, dovendo apportare alcune modifiche che ne garantiscano la sopravvivenza. La seguente tesi ha l’obiettivo di analizzare in che modo le Organizzazioni di Volontariato (OdV) sono state coinvolte da questa riforma e quali cambiamenti sono stati necessari. La metodologia utilizzata sarà di tipo quantitativo e qualitativo con fonti sia secondarie che primarie costituite da interviste a chi si occupa concretamente di gestire il volontariato.
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4

Retani, Eugenio <1996&gt. "Il regime delle cooperative sociali a seguito della Riforma del Terzo Settore." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21626.

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Abstract:
L’importanza economica e sociale degli Enti del Terzo Settore, nel 2017, ha visto il riconoscimento anche dal punto di visto normativo dell’ingresso del Codice del Terzo Settore (D.lgs. 117/2017) e dell’Impresa Sociale (D.lgs. 112/2017). Nella presente tesi si analizza il ruolo di uno specifico istituto: la cooperativa sociale. Infatti, la sua rilevanza sociale trova un doppio riconoscimento sia nei confronti delle persone con cui opera che nei confronti delle comunità esterne. Grazie alla sua rilevanza, il legislatore tributario prevede delle agevolazioni sia in materia di imposte dirette che indirette. In particolare, si approfondisce l’aspetto che queste agevolazioni trovano dopo l’ingresso del Codice del Terzo Settore e dell’Impresa Sociale. Infine, per comprendere il beneficio o meno della Riforma, si analizzeranno dei casi specifici di cooperative sociali presenti nel territorio Padovano.
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Disca, Simona <1991&gt. "Profili tributari della Riforma del Terzo Settore in Italia nel quadro dei principi del diritto europeo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9130/1/Tesi%20Ph.D.%20DISCA%20SIMONA%20Definitiva%202020.pdf.

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Abstract:
Il Welfare State non è (più) la forma giuridica adatta a rispondere alle mutevoli esigenze di un settore in continua evoluzione chiamato "Terzo Settore", che svolge attività di interesse generale, di utilità sociale e di solidarietà in senso lato. Nel 2017 l'Italia ha introdotto la Riforma del Terzo Settore (d.lgs. 117/2017, cd. "Codice del Terzo Settore" e il d.lgs. 112/2017 sulle imprese sociali); tuttavia, finora in Italia, il Terzo Settore è stato caratterizzato da disposizioni transitorie e settoriali. Pertanto, il settore non profit era altamente disomogeneo e caotico anche dal punto di vista fiscale. Per questo motivo, per quanto riguarda la metodologia, la presente ricerca si propone di approfondire e analizzare questo mondo negli ultimi 20 anni in Italia, confrontando il sistema fiscale italiano con gli altri e verificandone la compatibilità con i principi europei di non discriminazione, divieto di aiuti di Stato, libertà di stabilimento e libera concorrenza nel mercato comunitario. Il presente documento si chiede se la Riforma Fiscale Italiana del Terzo Settore sia realmente conforme alla sua finalità, ovvero assicurare che le diverse entità giuridiche che svolgono attività di interesse generale non godano di regimi (de)fiscali differenziati, esclusivamente sulla base della forma giuridica prescelta. La mia ricerca procede ad un breve excursus storico-culturale sullo stato dell'arte del non profit in Italia, la cui parola chiave è il passaggio dal Welfare State alla Welfare Society; dal punto di vista fiscale, "l'interesse pubblico" è il nocciolo duro per qualificare le NPO e per determinare quale regime fiscale sia applicabile. In conclusione, l'economia eticamente orientata può attuare sia la massimizzazione del benessere sociale che la soddisfazione dei bisogni individuali. In questo modo, è possibile lavorare per una razionale e ragionevole evoluzione verso l'economia sociale migliorando l'efficienza delle risorse disponibili e una migliore riallocazione delle stesse.
Welfare State is not (anymore) the legal form suitable for responding to the changing needs of a constantly evolving sector called “Third Sector”, that provides activities of general interest, social benefit and solidarity in its broad sense. In 2017, Italy has introduced the Third Sector Reform (d.lgs. 117/2017, cd. “Code of Third Sector” and d.lgs. 112/2017 about social enterprises); however, so far in Italy, the Third Sector was characterized by transitional and sectorial provisions. Thus, the non profit sector was highly inhomogeneous and chaotic concerning the taxation as well. For this reason, concerning the methodology, this research aims to deepen and analyze this world in the latest 20 years in Italy, comparing Italian tax system with others and checking its compatibility with EU principles of non-discrimination, prohibition of State Aid, freedom of establishment and free competition in the EU market. This paper asks whether Italian Tax Reform of the Third Sector really complies with its purpose, that is ensuring that different legal entities that carry out activities of general interest do not enjoy differentiated (de)taxation regimes, exclusively on the basis of the legal form chosen. My research proceeds to a brief historical-cultural excursus on the state of the art of the non profit in Italy, whose keyword is the passage from the Welfare State to the Welfare Society; from the point of view of taxation, “the public interest” is the hard core in order to qualify NPOs and to determine which fiscal regime is applicable. In conclusion, ethically oriented economy can implement both maximization of social welfare and satisfaction of individual needs. In this way, it is possible work for a rational and reasonable evolution towards social economy improving the efficiency of available resources and a better reallocation of the same.
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Panzino, Roberta <1993&gt. "La Riforma del Terzo Settore e impatto sugli spazi indipendenti italiani. Analisi del caso studio Spazio Cordis." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18661.

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Abstract:
Il presente elaborato analizza le misure recentemente introdotte dalla Riforma del Terzo Settore (L. n. 106/2016) nell’ordinamento giuridico italiano, esaminando in particolare gli impatti sulle organizzazioni culturali “no profit” nonché sulle associazioni di promozione sociale (APS). Obiettivo del presente lavoro è quello di individuare le misure più efficaci che permettano a tali soggetti di garantire la continuità delle attività culturali svolte. All’interno del primo capitolo viene illustrata l’evoluzione storica delle organizzazioni senza scopo di lucro italiane, sino a descrivere le principali novità introdotte dalla Riforma del Terzo Settore, con particolare attenzione alle norme riguardanti le associazioni di promozione sociale. Nel secondo capitolo sono invece descritti gli spazi indipendenti, ripercorrendone l’evoluzione nel corso del tempo nonché individuando le principali caratteristiche che accomunano gli stessi. Inoltre, sono illustrati i principali impatti della Riforma sugli spazi indipendenti che non perseguono finalità di lucro e che ricadono sotto la definizione di APS, anche con riferimento alle possibili forme di auto-finanziamento previste dalle norme. Infine, l’ultimo capitolo esamina un particolare caso studio: Spazio Cordis, spazio indipendente veronese che ha adottato la forma giuridica dell’APS. In particolare, vengono illustrate le tappe che hanno portato alla sua costituzione nonché le attività artistiche svolte e le modalità di auto-finanziamento adottate.
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Giaretta, Andrea <1991&gt. "IL VALORE ECONOMICO DEL TERZO SETTORE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7883.

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Abstract:
In un momento storico così complesso come quello dell’ultimo decennio, i modelli che sono stati guida dell’idea di sviluppo socio-economico hanno dimostrato la loro debolezza. Al contrario, il terzo settore, nello stesso periodo, in modo sempre più significativo viene riconosciuto come componente economico e strategico essenziale del mercato. Il non-profit se connesso in modo efficace con gli altri settori dell’economia, privato e pubblico, ha la potenzialità di garantire un welfare universale elevato, in grado di rispondere ai bisogni reali ed emergenti di tutti gli agenti del sistema economico. L’analisi svolta dal presente lavoro, approfondendo i profili economici del terzo settore, intende misurare l’impatto economico della presenza di associazioni e, in generale, di organizzazioni non-profit su un territorio e stabilire se tale impatto può definirsi positivo per gli enti locali realizzando una riduzione di spese per il settore pubblico.
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8

Padalino, Alberto <1995&gt. "La fiscalità degli enti del Terzo Settore." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17598.

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Abstract:
Con l'emanazione del D.Lgs. n.117/2017 il legislatore è intervenuto a riformare integralmente il mondo non profit, introducendo una normativa specifica volta a superare la moltitudine di leggi speciali stratificatesi nel corso degli anni. Il presente elaborato ha l'obiettivo di delineare in modo dettagliato la nuova disciplina fiscale dedicata agli enti del Terzo Settore, che entrerà definitivamente in vigore non prima del 2022. Rilevante risulta essere, in tal senso, l'analisi dell'evoluzione storica, economica, e normativa del settore, nonché la comparazione con la previgente disciplina, al fine di evidenziare le diverse criticità operative della riforma e le modifiche correttive recentemente apportate. In virtù dell'entrata in vigore differita di molte disposizioni, non solo di natura fiscale, la tesi si rivela particolarmente interessante nella misura in cui si illustrano in maniera aggiornata le molteplici novità introdotte dai decreti attuativi.
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VITALE, ANGELO. "La promessa dell'obbligazione o del fatto del terzo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1059.

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Abstract:
L’art. 1381 c.c. affida agli interpreti una norma che, disciplinando solo taluni tra gli effetti della promessa dell’obbligazione o del fatto altrui, pone difficili problemi di inquadramento sistematico. L’attuale disposizione del codice trae pedissequamente origine dalle analoghe disposizioni del Code Napoléon e del codice civile italiano del 1865. Fattispecie di natura contrattuale ed a forma libera, la promessa del fatto del terzo si presenta, di regola, quale “frammento di fattispecie”, accedendo ad un più ampio programma negoziale: in tale contesto si inserisce quale clausola-contratto o realizzando un collegamento negoziale con il contratto principale. In questi casi la promessa si caratterizza per l’assenza di un autonomo profilo causale. Di regola la promessa del fatto del terzo assume la struttura del contratto a prestazioni corrispettive; laddove tale corrispettività manchi essa adotta invece lo schema del contratto unilaterale ex art. 1333 c.c.. Per ciò che attiene alla natura giuridica ed all’estensione dell’obbligazione del promittente, la dottrina e la giurisprudenza più risalenti vi ravvisavano le caratteristiche di un’obbligazione di mezzi, esaurendosi essa in un facere diligente finalizzato all’assunzione dell’obbligazione o al compimento del fatto da parte del terzo. Secondo altro orientamento dottrinale la promessa del fatto del terzo integrerebbe invece un’obbligazione di risultato, richiedendosi al promittente non un mero sforzo di diligenza, bensì di procurare esattamente il risultato promesso, non potendo lo stesso promittente addurre alcun tipo di prova liberatoria se non quella dell’impossibilità sopravvenuta della prestazione per causa a lui non imputabile. La più recente giurisprudenza ritiene invece possibile scindere il contenuto della promessa del fatto del terzo in una doppia obbligazione: la prima di facere, consistente nell’adoperarsi diligente presso il terzo affinché questi adotti il comportamento promesso, soddisfando così l’immediato interesse del promissario; la seconda obbligazione avente contenuto di dare, consistendo nella corresponsione dell’indennizzo nell’ipotesi in cui, nonostante il promittente si sia adoperato, il terzo rifiuti di impegnarsi. Da tale ricostruzione consegue che, ove il promittente non adempisse all’obbligazione di facere, il promissario potrebbe avvalersi degli ordinari rimedi per l’inadempimento, tra i quali l’azione di risoluzione del contratto ed il risarcimento del danno. La prevalente dottrina riconosce invece nell’oggetto dell’obbligazione del promittente una prestazione di garanzia, una prestazione cioè di protezione dell’interesse del promissario attraverso il vincolo del patrimonio del promittente alla sopportazione del rischio che il terzo non realizzi quanto previsto. Tale concezione di garanzia è però differente da quella tradizionale, accolta tipicamente nella figura della fideiussione, in quanto è priva della caratteristica dell’accessorietà. In tal senso, la prestazione di garanzia oggetto della promessa si avvicinerebbe più a quella riscontrabile nel contratto di assicurazione o nel contratto autonomo di garanzia (Garantievertrag).
Article 1381 of the Italian Civil Code provides the jurists with a rule that disciplines only a part of the total effects that arise from the promise of an obligation or act of a third person, thus posing serious problems for the systematic framing of it. The present article finds its origin in the corresponding dispositions of the Code Napoléon and of the 1865 Italian Civil Code. The promise of an obligation or act of a third person, has contractual nature and does not follow any pre defined form . It, is normally a “fragment of legal fact”, in form of a part of a wider contract where the promise is inserted as a single clause, or in form of a contractual link with the a further contract. In those cases the promise is characterized by the absence of an independent contractual cause. The promise of an obligation or act of a third person is normally structured as a contract with mutual obligations; in case of a lack of mutuality it takes the structure of the unilateral contract ex article 1333 of the Italian Civil Code. According to the past theories of jurisprudence and court cases, to the legal nature and the width of the promissor’s obligation, was of to a means’ obligation, since it was considered as a diligent facere aimed to the third party’s acceptance of the obligation or execution of it. According to a different opinion, the promise of an obligation or act of a third person should be intended as a result obligation because the promissor is requested not only to do a diligent effort but also to obtain the promised result, having the possibility to invoke as excusing fact only the intervened impossibility of the performance for a reason not ascribable to him. On the contrary, according to the most recent jurisprudence consider it is possible to split the third party’s promise content in a double obligation: the first one being a facere, consisting in the diligent aiming to assure the third person to adopt the promised action, thus satisfying the promissor’s primary interest; the second obligation being a dare, consisting in the payment of a compensation when, despite the promissor’s efforts, the third party refused to act as requested. The aforesaid analysis points out that if the promissor’s does not carry out his obligation of facere, the promissee could activate the normal default actions such as the contract early termination and the compensation for damages action. Main jurisprudence defines the promissor obligation’s object as a form of warranty that protects the promissee’s interests through a promissor’s goods use in the event of the third would not carry out the promised obligation. The features of the warranty as envisaged by the modern theory is different from the traditional one, according to which the the protection of the promissee’s interests was similar the fidejussione mechanism, because according the modern theory this warranty has not independent feature but is strictly linked to the principal obligation. In this sense the promise warranty is more similar to the insurance contract warranties or to the independent contract warranty (Garantievertrag).
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Coviello, Alessandro <1990&gt. "La riforma del settore elettrico in Giappone e l'opposizione del Genshiryokumura." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5959.

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Abstract:
La riforma del settore elettrico in Giappone, iniziata dal governo Kan e portata avanti dal governo Abe, è la ripresa di un lungo trend di liberalizzazione iniziato nel 1995. Essa prevede la separazione della generazione dalla distribuzione di energia elettrica, finora monopolizzate da nove compagnie regionali. Il motivo del suo continuo arresto è dovuto alla presenza del Genshiryokumura o “villaggio nucleare”: questi sono i termini utilizzati dalla critica per definire la rete di interessi pro nucleari istituzionali e individuali sostenuti dai monopoli regionali delle compagnie elettriche, funzionari, deputati, associazioni commerciali, media e ricercatori accademici. Questa riforma, infatti, costituisce una minaccia, in quanto andrebbe a interferire con i loro piani di espansione del nucleare per uso domestico e internazionale a favore delle energie rinnovabili, sempre più sostenute dall’opinione pubblica in seguito alla sfiducia nelle istituzioni per come è stata gestita la crisi nucleare provocata dall’incidente di Fukushima dell’11 marzo 2011. Tuttavia, questa riforma ha tempistiche di attuazione molto lunghe, tempo che il “villaggio” sfrutterà al meglio per ostacolare la sua efficacia.
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REGGIARDO, ANNA. "L’IBRIDAZIONE DEL TERZO SETTORE E LE IMPLICAZIONI SULLA SOLIDARIETÀ SOCIALE." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1009534.

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Abstract:
Il Terzo settore viene spesso individuato quale risposta alle nuove sfide sociali grazie alla propria capacità di creare relazione. Ciò ha comportato la progressiva commistione fra quest’ultimo con la sfera economica e quella politica. Obiettivo di questa tesi è usare il Terzo settore come referente empirico per comprendere le implicazioni dei suoi mutamenti sulla solidarietà sociale. In particolare, differenti letterature riportano dinamiche di mutamento verso una individualizzazione della partecipazione, la crescente mercatizzazione, professionalizzazione e burocratizzazione del Terzo settore e lo sviluppo di sfiducia da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica nei suoi confronti. La tesi si apre dunque descrivendo la solidarietà in crisi e la risposta individuata nel sociale ed in particolare nel Terzo settore. In seguito, sviluppo i concetti di solidarietà sociale e di Terzo settore. Solidarietà è un termine polisemico e ricco di dualismi interni, e ciò si evince a partire dalla sua la storia. La letteratura sul Terzo settore pone in evidenza che se in origine la sua definizione si fondava su una caratterizzazione in negativo – la mancanza di profitto –, successivamente si è differenziato da Stato e mercato e si è qualificato per sue qualità creative e costruttive di solidarietà e relazione. Eppure, se il processo di differenziazione ha fatto emergere la natura relazionale del Terzo settore, questa specificità è oggi in discussione. L’indagine empirica riguarda il campo delle associazioni di advocacy e tutela dei diritti in Italia. La ricerca, che ha investigato la dimensione del volontariato e della raccolta fondi, ha posto particolare attenzione al cambiamento degli stili di volontariato, da collettivo a individuale, e alla figura del dialogatore, quale incontro fra sociale ed economico. L’orientamento metodologico è di tenere insieme la dimensione del soggetto e quella della struttura. I mutamenti del Terzo settore, e nello specifico delle associazioni di tutela dei diritti e advocacy, comportano sia la rielaborazione della relazione fra soggetto e struttura, sia l’ibridazione del Terzo settore con le altre sfere sociali, riscontrabile anche dall’ibridarsi dei modi di agire dei soggetti che lo compongono. L’individualizzazione mette in discussione l’agire collettivo così come tradizionalmente rappresentato, ma non esclude differenti modi per rielaborare il sociale. L’ibridazione comporta rischi di strumentalizzazione e di riduzione degli aspetti partecipativi e sociali del Terzo settore. Contemporaneamente l’agire ibrido, dove riflessivamente rielaborato, permette di sposare insieme logiche dell’agire sociale con quelle dell’agire strumentale del mercato e legale-formale delle burocrazie. In un contesto in cui il Terzo settore perde la sua vocazione puramente relazionale e solidale, si presta a perdere l’incondizionata fiducia, sia delle persone sia delle istituzioni. Questa sfiducia è parte di un processo di rielaborazione riflessiva di cosa è il Terzo settore. Contemporaneamente queste dinamiche di mutamento non implicano solo diminuita relazionalità e depoliticizzazione del Terzo settore, ma segnano anche a fenomeni di ripoliticizzazione: è infatti evidente che la natura neutrale e imparziale delle ONG, del volontariato, del Terzo settore, dei diritti umani lascia sempre più spazio al conflitto. In conclusione, si definisce il mutamento della solidarietà in chiave di affermazione di una solidarietà individualizzata, ripoliticizzata e ibrida.
The Third sector is often identified as the response to the new societal challenges thanks to its ability to create relation. This implied the progressive mixture between the Third sector and economic and political sphere. The aim of this thesis is to use the Third sector as empirical referent in order to comprehend the implications of its changes on social solidarity. Several literatures and statistical data today report Third sector changes: towards and individualization of participation; an increasing marketization and professionalization, bureaucratization and a growth in the number of organizations; and the development of distrust. The thesis start describing the crisis of solidarity and the solution found in a re-affirmation of more social paradigms, starting with the development of the Third sector. Subsequently the work proceeds with the concepts of social solidarity and of Third sector. Solidarity is a polysemic concept, full of dualisms. The literature about Third sector highlights that if originally its definition was based on a negative characterization – the lack of profitness – subsequently it became more and more different from the State and the market, thus it qualified itself for its ability to create solidarity and social relation. Yet, these qualities are now challenged. The empirical analysis takes place in the field of advocacy and human rights associations in Italy. The research focused on volunteering and fundraising activities. In particular, the analysis is about the changing styles of volunteering, from collective to individual, and the face-to-face fundraising, as encounter between social and economic sphere. The methodological perspective is intended to hold together the subject with the structure. The changes of the Third sector, and specifically of the human rights and advocacy associations, imply the re-elaboration of the relationship between subject and structure and the hybridization of the Third sector with the others social spheres. That also means the hybridization of the ways of actions of the subjects. Individualization challenges collective action as has usually been represented, but it does not exclude different ways to re-elaborate the social sphere. Hybridization implies risks of instrumentalization and reduction of participative and social aspects of the Third sector. Simultaneously hybrid action, if reflexively re-elaborated, allows to combine different logic of action: social, instrumental and bureaucratic. In a context where the Third sector is losing its purely relational nature it opens to lose unconditional trust from the public and the institutions. This distrust is part of a process of reflexive re-elaboration of the concept of Third sector. At the same time, these dynamics do not imply just diminished relationality and depoliticization of the Third sector, but they also define phenomena of re-politicization. It is clear that NGOs, volunteering, Third sector and even human rights now are more conflictual than before, losing their neutral and impartial nature. In conclusion, the change of solidarity is defined as the affirmation of an individualized, re-politicized and hybrid solidarity.
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MANCA, BITTI FEDERICO. "La riforma dell'abuso del diritto in ambito tributario." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2018. http://hdl.handle.net/11584/256008.

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Abstract:
This thesis concerns the reform of the discipline of the abuse of right in the Italian tax law. The work starts from the history of the subject and, especially, of the discipline development and the different opinions of the jurisprudence, both Italian and European, through the years. The research, then, focuses on the new art. 10-bis of the law n. 212/2000 ("Statuto dei Diritti del Contribuente), introduced by d.lgs. n. 158/2015, which contains a general anti-abuse of tax law clause and provides substantial and procedural rules in order to prevent this kind of behavior and to regulate the relationship between taxpayers and the tax administration in similar situations. The goal of the reform was to solve the multitude of problems that afflicted the previous system of protection against tax-abusive conducts: especially the art. 37-bis of the D.P.R. n. 600/1973 and the general principle of anti-abuse shaped by the Supreme Court but not codified until the 2015 reform. Specifically, the European Court of Justice in the case Halifax and other of 2006 affirmed for harmonized taxes, like the VAT, the existence of a general anti-abuse clause "in accordance with the general principle of Community law preventing abuse of rights". In 2008 also the Italian Supreme Court, even if formally no law prohibited the abusive behavior of taxpayers, recognized the subsistence of a general anti-abuse principle based on art. 53 of the Constitution, which first clause decrees: "Every person shall contribute to public expenditure in accordance with his/her tax-payer capacity". Nevertheless, the new art. 10-bis does not overcome criticism and doubts that characterize the previous anti-abuse system. In fact, despite of some improvement - like, for example, the prevision of a specific and obligatory form of consultation between tax administration and taxpayer - most of the problems that afflicted the previous regulation are still current, because of the strong link between new and old rules. The new art. 10-bis is, clearly inspired by the prevailing jurisprudence developed in the previous system, inheriting difficulties and criticism moved to it by the prevailing doctrine, which, therefore, considers the reform unsatisfying. The last part of the work is dedicated to the relationship between the abuse of tax law and close conducts like tax evasion and tax planning. Indeed, even if tax evasion, abuse and elusion are all unlawful and, therefore, subject to sanction by the administration. The new art. 10-bis, par. 13, declares that abusive and elusive conducts are not a crime (anymore) despite of tax evasion, always punished by the Italian tax fraud criminal legislation. So, it is easy to see how important is nowadays to distinguish those cases, although in concrete It is often difficult due to the complexity that typifies both this events.
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BRUSCO, LUCIA. "Neuroetica e Neuroscienze: prospettive di riforma morale." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/929093.

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Dalla, Valeria Lisa. "Il principio del "terzo escluso" nella «Metafisica» di Aristotele." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426599.

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Abstract:
Lisa Dalla Valeria The principle of "excluded middle" in Aristotle's «Metaphysics» The subject of my dissertation concerns the principle of the excluded middle in Aristotle’s Metaphysics. As it is known, in this work he formulates the following concept: “For neither can there be anything intermediate in a contradiction (a)lla_ mh_n ou)de_ metacu_ a)ntifa/sewv e)nde/xetai ei]nai ou)qe/n), but of one thing we must either affirm or deny one thing, whatever it is” (a)ll’a)na/gkh h2 fa/nai h2 a)pofa/nai e4n kaq’e9no_v o9tiou=n)» (Metaph. ? 7, 1011 b 23-24). Since the designation “terzo escluso (third excluded)”, as it is named in Italian, does not belong to Aristotle, but to Baumgarten, it has been chosen to put it in inverted commas. Indeed, Aristotle formulates it rather as the exclusion of a middle. Immediately after this renowned formulation, Aristotle dedicates to this principle a series of argumentations aimed to demonstrate its validity by confutation. Subsequently, he indicates the philosophers who supported doctrines adverse to such a principle, and he refutes the thesis drawn from these doctrines. It is true that the treatment of this principle can be considered as the main one contained in the Metaphysics. However, it is also true that it has almost always been considered as a sort of appendix to the much more substantial argumentation dedicated by Aristotle to the principle of non contradiction. Moreover, there are other passages in the Metaphysics that, more or less explicitly can be referred to the principle of excluded middle. In fact, if we consider the Metaphysics on its whole, the principle is mentioned for the first time in the book B. Precisely it is mentioned in the context of the second aporia, which indeed deals with the axioms, but has always been considered only for the principle of non contradiction. On the other side, the concepts involved in Metaphysics ? 7-8, sections related to the principle, such as for instance metacu/ (Metaph. I 7), a0nti/fasij (Metaph. I 4), kata/fasij and a0po/fasij, true and false (Metaph. E 4, ? 10), change (Metaph. ?), opposition (Metaph. I), are someway themed by Aristotle in the Metaphysics itself, which constitutes an exquisitely philosophic context. It is from this point of view that Aristotle looked at the extremely well known argumentations concerning the principle in the Metaphysics. With that, it has not been eluded what Aristotle himself observe in Metaphysics ? 3 (1005 b 2-5), that if one intends to conduct a treatment on axioms in a philosophic context, he cannot ignore the Analytics (and, as far as my dissertation is concerned, Categories and De interpretatione should be also considered). However, I do not intend to propose another reading of the argumentations from a logic-analytic point of view (such as J. ?ukasiewicz, L.E.J. Brower e A. Heyting), nor from a logic-philosophic perspective (such as G. Calogero, C.A. Viano, E. Riondato, I. Didileuscu, T.V. Upton, M. Mignucci, W. Cavini), as it was done for other interpretative purposes. Indeed, considering the existing studies conducted from a purely philosophical point of view (for instance E. Severino, G. Cenacchi, E. Berti), a particular interest for this principle is not found. As already underlined above, this research proposes an exquisitely philosophical perspective, as it is in Aristotle Metafisica ? 7-8. The structure of the research maintains therefore the argumentative sequence proposed by the philosopher himself. In this sense, the research is composed by three parts. The first one coincides with the real formulation of the principle. The second one consists of the analysis of the proofs aimed to demonstrate by confutation the principle. The third one is the analysis of the doctrines supported by some philosophers adverse to the principle and the confutation of the theses drawn by these doctrines, in particular “everything is true” “everything is false” and “ everything is at rest” “everything is in motion”. Lisa Dalla Valeria Le principe du “tiers exclu” dans la «Métaphysique» d’Aristote Le sujet de ma dissertation concerne le principe du tiers exclu dans la Métaphysique d’Aristote. Comme chacun sait, le principe dont je traite est formulé, pour la première fois, dans cette œuvre et de cette façon: «Mais il n’est pas possible non plus qu’il y ait aucun intermédiaire entre des énoncés contradictoires (a)lla_ mh_n ou)de_ metacu_ a)ntifa/sewv e)nde/xetai ei]nai ou)qe/n), il faut nécessairement ou affirmer, ou nier un seul prédicat, quel qu’il soit, d’un seul sujet (a)ll’a)na/gkh h2 fa/nai h2 a)pofa/nai e4n kaq’e9no_v o9tiou=n)» (Metaph. ? 7, 1011 b 23-24). Étant donné que la dénomination avec laquelle on dénote ce principe n’est pas attribuable à Aristote, mais à Baumgarten, ici on a décidé de mettre entre guillemet la dénomination “tiers exclu”. En effet, Aristote, quand le formule, parle plutôt de l’exclusion d’un moyen. En plus de cette formulation très connue, Aristote dédie au principe, tout de suite, une série d’argumentations, qui visent à démontrer sa validité par réfutation (Metaph. ? 7, 1011 b 25 - 1012 a 17) et, par la suite, il indique les philosophes qui ont soutenu des doctrines contraires à un tel principe et il réfute les thèses qui se déduisent de ces doctrines (Metaph. ? 7, 1012 a 17 - 8, 1012 b 31). Cette manière de traiter le principe peut être considérée la principale de la Métaphysique et cependant, presque tout le monde la considère une sorte d’appendice aux argumentations que Aristote dédie au principe de contradiction. De plus, il y a plusieurs passages de la Métaphysique qui peuvent se rapporter, d’une façon plus ou moins explicite, au principe du tiers exclu. Au contraire, si on considère la Métaphysique dans son ensemble, on peut remarquer que le principe du tiers exclu est nommé, pour la première fois, dans le libre B, et notamment dans le contexte de la deuxième aporie, qui traite les axiomes, de même si on les rapporte toujours au principe de contradiction. D’ailleurs, les concepts qui sont impliqués en Métaphysique ? 7-8, section qui concerne le principe, ? comme par exemple metacu/ (Metaph. I 7), a0nti/fasij (Metaph. I 4), kata/fasij et a0po/fasij, vrai et faux (Metaph. E 4, ? 10), changement (Metaph. ?), opposition (Metaph. I)?, sont thématisés par Aristote dans la Métaphysique, c’est à dire dans un contexte absolument philosophique. Voici la perspective selon laquelle on a considéré les argumentations relatives au principe, qui sont très connues et qui ont été traités par Aristote en Métaphysique ? 7-8. Néanmoins on a considéré les argumentations aristotéliciennes de Métaphysique ? 3 (1005 b 2-5) aussi: cela veut dire que, si on veut traiter les axiomes dans le domaine philosophique, on ne peut pas ignorer les Analitici (et, pour ce qui concerne ma thèse, on peut ajouter les Catégorie et le De interpretatione). Néanmoins on ne veut pas proposer de nouveau une lecture des argumentations sur le principe d’un point de vue juste logique-analytique (comme, par exemple J. ?ukasiewicz, L.E.J. Brower e A. Heyting) ou logique-philosophique (par exemple G. Calogero, C.A. Viano, E. Riondato, I. Didileuscu, T.V. Upton, M. Mignucci, W. Cavini), comme a été réalisé par qui visait justement à l’interprétation. Pour le reste et pour ce qui concerne les études qui ont un caractère purement philosophique et qui ont déjà été réalisés (par exemple, E. Severino, G. Cenacchi, E. Berti), on ne peut pas relever un intérêt par rapport à ce principe. La structure de cette recherche, qui vise à des résultats purement philosophiques, comme on a déjà dit, ? selon le point de vue de Métaphysique ? 7-8 –, maintient la même séquence que Aristote propose dans son œuvre. Selon ce point de vue, la recherche est partagée en trois parties. La première coïncide avec l’analyse vrai e propre du principe. La deuxième corresponde à l’analyse des preuves qui visent à démontrer par réfutation le principe. La troisième consiste en l’analyse des doctrines soutenue par des philosophes qui sont contraires au principe et à la réfutation des thèses relatives, in particulier “tout est vrai” “tout est faux” et “tout est en mouvement” “tout est en repose”.
Lisa Dalla Valeria Il principio del “terzo escluso” nella «Metafisica» di Aristotele L’argomento della dissertazione riguarda il principio del terzo escluso nella Metafisica di Aristotele, opera in cui esso, come è noto, è per la prima volta così formulato: «Ma neppure può esserci nulla di intermedio di una contraddizione (a)lla_ mh_n ou)de_ metacu_ a)ntifa/sewv e)nde/xetai ei]nai ou)qe/n), bensì è necessario o affermare o negare una sola cosa di una sola cosa, qualunque essa sia (a)ll’a)na/gkh h2 fa/nai h2 a)pofa/nai e4n kaq’e9no_v o9tiou=n)» (Metaph. ? 7, 1011 b 23-24). Poiché la denominazione con cui tale principio viene indicato, non risale ad Aristotele, ma a Baumgarten, è stato scelto di mettere fra virgolette la denominazione “terzo escluso”. In effetti, nella formulazione aristotelica si parla piuttosto dell’esclusione di un medio. Oltre a questa notissima formulazione, Aristotele dedica al principio, subito in sequenza, una serie di argomentazioni volte a dimostrarne la validità per confutazione (Metaph. ? 7, 1011 b 25 - 1012 a 17), in seguito indica quali filosofi hanno sostenuto dottrine contrarie a tale principio e confuta le tesi che da esse se ne ricavano(Metaph. ? 7, 1012 a 17 - 8, 1012 b 31). Se è vero, però, che questa trattazione del principio può essere considerata quella principale contenuta nella Metafisica, è anche vero che quasi sempre essa è stata ritenuta una sorta di appendice alle molto più consistenti argomentazioni dedicate da Aristotele al principio di non contraddizione. Inoltre, vi sono altri passi nella Metafisica che possono essere riferiti in modo più o meno esplicito al principio del terzo escluso. Anzi, se si considera la Metafisica nel suo complesso, il principio viene citato esplicitamente per la prima volta nel libro B, e precisamente nell’ambito della seconda aporia, la quale tratta appunto degli assiomi, ma viene sempre ricordata solo per il principio di non contraddizione. D’altra parte, i concetti che sono coinvolti in Metafisica ? 7-8, sezione relativa al principio, quali per esempio metacu/ (Metaph. I 7), a0nti/fasij (Metaph. I 4), kata/fasij e a0po/fasij, vero e falso (Metaph. E 4, ? 10), mutamento (Metaph. ?), opposizione (Metaph. I), sono in qualche modo tematizzati da Aristotele nella Metafisica stessa, vale a dire in un contesto strettamente filosofico. Tale è del resto la prospettiva nella quale sono state affrontate, in questa sede, le argomentazioni relative al principio, peraltro estremamente note, svolte da Aristotele in Metafisica ? 7-8. Con ciò non si è eluso quanto Aristotele stesso osserva in Metafisica ? 3 (1005 b 2-5), ossia che se si vuole condurre una trattazione sugli assiomi in ambito filosofico, non si possono comunque ignorare gli Analitici (e, per quanto riguarda la mia dissertazione, si possono aggiungere le Categorie e il De interpretatione); ma nemmeno si vuole riproporre una lettura delle argomentazioni sul principio da un punto di vista logico-analitico (come per esempio J. ?ukasiewicz, L.E.J. Brower e A. Heyting) o logico-filosofico (per esempio G. Calogero, C.A. Viano, E. Riondato, I. Didileuscu, T.V. Upton, M. Mignucci, W. Cavini), come è stato fatto per altre finalità interpretative. Del resto, per quanto riguarda gli studi di carattere prettamente filosofico già svolti (si vedano per esempio E. Severino, G. Cenacchi, E. Berti), non si riscontra un particolare interesse per questo principio. La struttura della presente ricerca, che intende porsi, come già si è sottolineato, in una prospettiva di tipo strettamente filosofico – come è del resto quella in cui si situa Aristotele in Metafisica ? 7-8 –, mantiene per essa la sequenza argomentativa che lo stesso filosofo propone. In tal senso la ricerca è articolata in tre parti. La prima coincide con l’analisi della formulazione vera e propria del principio. La seconda con l’analisi delle prove tese a dimostrare per confutazione il principio. La terza con l’analisi delle dottrine sostenute da alcuni filosofi che sono contrarie al principio e alla confutazione delle tesi da esse ricavabili, in particolare le tesi “tutto è vero” “tutto è falso” e “tutto è in quiete” “tutto è in moto”.
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Pegoraro, Adriana <1989&gt. "IL FINANZIAMENTO DEL TERZO SETTORE ATTRAVERSO LE BANCHE ETICHE. IL CASO BANCA ITALIA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3639.

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Abstract:
L’elaborato illustra che cosa si intenda oggi per finanza etica, finanza che mette al centro la persona nella sua dimensione economica e anche sociale, come espressione di bisogni ma anche opportunità. Racconta la nascita di questo tipo di finanza, che non è una finanza “altra”, non è una finanza “alternativa”. È una finanza classica con tutte le sue regole. La diversità sta nel suo scopo. Il denaro come mezzo e non come fine della realizzazione dell’uomo. Porterò ad esempio il caso italiano di Banca Etica, primo istituto che ha fondato interamente la propria mission e la propria attività sui principi della finanza etica. Verranno analizzati e illustrati i valori, gli obiettivi e gli strumenti della banca. Particolare attenzione viene riservata a quello che è chiamato il Sistema di Banca Etica, che prevede la cooperazione tra diverse organizzazioni che hanno lo scopo di armonizzare le attività economiche finanziarie con una visone di sviluppo basata sulla centralità della persona e sul rispetto dell’ambiente.
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Toso, Sara <1994&gt. "Il regime fiscale degli enti del Terzo Settore nel D.Lgs. n. 117/2017." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13411.

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Abstract:
Il 3 agosto 2017, con il D.Lgs n. 117 del 3 luglio, entra in vigore il nuovo Codice del Terzo Settore. Esso risponde essenzialmente ad una duplice esigenza: a. riconoscere l'importanza, in costante crescita, del ruolo ricoperto dal Terzo Settore nel nostro Paese; b. rendere, in virtù di ciò, omogenea la normativa che lo riguarda. La storia del fenomeno non profit ha origini lontane e si intreccia con quella degli interventi solidali e umanitari occorsi nei secoli; la forza motrice del suo sviluppo va però ricercata nei mutamenti intervenuti nell'architettura sociale. Il coinvolgimento a tempo pieno delle donne nel mondo del lavoro fa sì che molte delle attività di assistenza e cura dei membri più fragili della società (quali anziani, bambini, malati e portatori di handicap) prima svolte direttamente dalla famiglia, debbano oggi essere esternalizzate. La difficoltà di Stato e Mercato nel soddisfare l'incalzante domanda di servizi di assistenza alla persona ha favorito il sorgere di una terza via, la quale si pone talvolta come supporto talvolta come sostituta della Pubblica Amministrazione. Si è pertanto reso necessario un intervento normativo volto a superare la disorganicità della legislazione previgente: gli enti del Terzo Settore sono stati fino a questo momento disciplinati in parte dal Libro I del Codice Civile (associazioni e fondazioni), in parte da leggi speciali (ONLUS, APS, ODV, imprese sociali). L'elaborato, partendo da un'analisi delle caratteristiche che dovrebbe avere un sistema impositivo che tenga conto della specificità dell'operato del Terzo Settore, si propone di analizzare quali siano le ragioni all'origine della citata Riforma e le sue peculiarità, con particolare attenzione al nuovo regime fiscale dedicato agli enti intermedi.
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ZANOTTO, Monica. "La riforma dell'apprendistato: ruolo del consulente del lavoro nella promozione dell'istituto." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77223.

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Abstract:
During the last years the topics regarding economic growth and employment’s increase have been at the center of political and institutional discussion. In that contest, all the new laws that has been issued from different governments was concentrated on the apprenticeship contract that has been defined, more times, as the main instrument for young people to access the labour market. With the purpose of relaunch that institute, in 2011 it has been issued the new “Testo Unico dell’Apprendistato” (D.lgs. n. 167/2011), with the aim of improve the complexity on reference legislations and the excessive bureaucracy that had oppressed that institute in the last years. It is necessary to consider that the diffusion of apprenticeship is not only linked to legal instruments, but mostly to the commitment of all those who daily work in the labor market. This document deals with the contribution that a labor consultant could make as link between labour market, companies and their workers. This document shows the instruments that a labor consultant has in order to manage the training aspect of the apprenticeship contract. The analysis is both normative (temporal criteria reconstruction and benchmarking criteria of the current law apprenticeship professionalized and higher education and research, labor cost analysis) and empirical (through an analysis aimed at aimed at understanding as the apprenticeship contract is perceived by labor consultants, companies and apprentices). The thesis shows the role of the labor consultant on the promotion and diffusion of the apprenticeship as contract made to enter professional figures that meet companies requests and drivers of innovation and competitiveness.
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Mazzonetto, Lucrezia <1995&gt. "Il Codice del Terzo Settore (D.lgs 117/2017): il nuovo regime fiscale delle fondazioni." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15355.

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Abstract:
Alla luce della nuova Riforma del Terzo Settore, la presente tesi si propone di approfondire le motivazioni che hanno legittimato negli anni il legislatore a disporre un diverso trattamento giuridico e tributario tra gli enti commerciali e le organizzazioni non profit. A tal fine, si analizzerà il D.lgs 460/1997 confermando il trattamento tributario speciale, riservato ad una particolare categoria di enti. In seguito si esaminerà il nuovo Codice del Terzo Settore che ha riformulato l'intero paradigma fiscale ed economico delle organizzazioni non lucrative, ponendo particolare attenzione alle fondazioni di cui si presenterà un caso pratico.
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GALEOTTI, Laura Rachele. "Il pensiero islamico tra riforma e tradizione: il particolare caso del giadidismo." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2015. http://hdl.handle.net/10446/32649.

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Macchi, R. "Materiali ibridi cristallini inorganici-organici ad elevata risposta NLO del secondo o terzo ordine." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2007. http://hdl.handle.net/2434/59188.

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GIACHELLO, MARTA. "La riforma del Sistema Sanitario Ligure: alcuni strumenti per la misurazione dell'impatto economico." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1008475.

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Abstract:
Ligurian healthcare policies have an essential rule in the Italian background: indeed, Ligurian median age is higher than the Italian median age (49 years vs 45,4 years, according to Istat January 1st, 20219). Moreover, the Ligurian share of the elderly population (people aged over 65 years) is one of the most elevated (28,5% vs 22,8% in Italy, according to Istat 2019). Compare with the other Italian regions, Ligurian healthcare system faced ageing population problem in advanced, with all the implication concerning the increasing healthcare needs. These characteristics make Liguria a sort of pioneer in the adoption of some reforms; for this reason, results interesting to study some peculiar aspects. Three chapters compose this work. The first chapter aims to analyse the recent reform of the Ligurian Regional Health Service. The new organisational structure is based on a network model in order to cope with the complex patients' needs and their paths of care. The reform has maintained the previous Local Health Authorities (LHA), but their activity is now coordinated by a new holding organisation, A.Li.Sa. and by the Regional Departments (DIAR). The goal of the research is twofold. Firstly it is described how A.Li.Sa and the University have cooperated in facilitating the change through an extended training activity. Secondly, the aim is to evaluate the first impact of the reforms concerning a specific case involving the cardiovascular surgical area. The second chapter studies the Ligurian Breast Units' network, given that Liguria is one of the first Italian regions to have realised it. This network is specialised in the prevention, diagnosis, and care of breast cancer with a methodology based on an integrated approach to the disease (Disease management), which has the aim to improve clinical outcomes and services' quality. The objective of this study is to evaluate the Breast Unit network impact in terms of some indicators: appropriateness, quality, efficiency, costs of diagnosis path, and healthcare spending. In closing, the third chapter analysed Patients' mobility, that is a critical issue for universalistic healthcare systems, which are organised by decentralised institutional structure and are financed by general taxation. In Italy, healthcare mobility is a right for the patient who is free to choose the healthcare provider (dlgs. 502/92) with the purpose to guarantee the equity of access. The principles of equity of access and financial sustainability generate a trade-off which characterises the patients' mobility. The healthcare mobility is a debt toward the other regions that have provided the healthcare services. This study aims to analyse the main drivers of interregional patients' mobility for surgical procedures of hip and knee substitution and to define homogeneous mobility risk groups.
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Lessi, Giada <1995&gt. "Il regime fiscale degli enti del Terzo Settore alla luce del Decreto Legislativo 3 luglio 2017, n. 117." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18020.

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Abstract:
Il presente elaborato si pone l'obiettivo di fornire un'analisi degli aspetti rilevanti in ambito fiscale a seguito della Riforma del Terzo Settore. L'iter legislativo per quanto concerne il Terzo Settore non è ancora stato completato, nonostante vi siano stati numerosi decreti per poter rendere la Riforma completa ed operativa. Partendo dall'analisi del motivo per cui il Terzo Settore abbia un trattamento agevolato in ambito fiscale, si illustreranno poi i requisiti che gli enti dovranno possedere per poter acquisire la qualifica di ente del Terzo Settore, con particolare riferimento all'introduzione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore. Successivamente verranno illustrate le agevolazioni fiscali riservate a tali enti, ma anche alla categoria delle imprese sociali, disciplinate dal Decreto Legislativo 3 luglio 2017, n. 112.
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GUADAGNUOLO, Claudio. "IL RUOLO DEL TERZO SETTORE NELL’ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA. TRA EFFICIENZA PUBBLICA ED EFFETTIVITÀ DEI DIRITTI SOCIALI." Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2022. https://hdl.handle.net/11580/90579.

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Abstract:
The thesis deals with the complex issue of the diachronic evolution of the role of the Third Sector in the context of development of the public and administrative organization of social services, in thematic adherence to the directives of recognition of the role they have assumed in the effectiveness of the broad category of rights. social. The research work is focused on the analytical and critical evaluation of the modifications of some typical institutes of administrative law, such as the administrative function, the administrative organization, the effectiveness of social rights and the principle of efficiency) due to the increasingly important presence, on the scene of rights and social services, of third sector entities, which, in the various eras and in the various welfare policies that flourished in our country, have assumed the role of rebalancing the efficiency / effectiveness ratio, to the point of assuming a publicistic connotation and in support of the P.A. in the provision of social services.
La tesi affronta il complesso tema dell’evoluzione diacronica del ruolo del Terzo Settore nel contesto di sviluppo dell'organizzazione pubblica ed amministrativa dei servizi sociali, in aderenza tematica rispetto alle direttive di riconoscimento al ruolo dagli stessi assunto di effettività dell'ampia categoria dei diritti sociali. Il lavoro di ricerca è incentrato sulla valutazione analitica e critica delle modifiche di alcuni istituti tipici del diritto amministrativo, quali la funzione amministrativa, l’organizzazione amministrativa, l’effettività dei diritti sociali ed il principio di efficienza) dovuti alla sempre più importante presenza, sulla scena dei diritti e dei servizi sociali, degli enti del terzo Settore, i quali, nelle varie epoche e nelle diverse politiche di welfare fiorite nel nostro paese, hanno assunto il ruolo di riequilibratori del rapporto efficienza/effettività, fino ad assumere una connotazione pubblicistica e di sostegno della P.A. nell’erogazione dei servizi sociali.
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Fania, Ilaria <1996&gt. "I CONTRATTI DI LAVORO AD ORARIO RIDOTTO E FLESSIBILE: LA FLESSIBILITÀ DEL TERZO SETTORE IN VENETO." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20839.

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Abstract:
Negli ultimi anni il concetto di flessibilità del lavoro è diventato protagonista all’interno dei dibattiti politici, economici e sociali. La flessibilità può essere definita come: «quei lavori o meglio le occupazioni che richiedono alla persona di adattare l’organizzazione della propria esistenza […] alle esigenze mutevoli della o delle organizzazioni produttive che la occupano o si offrono di occuparla, private o pubbliche che siano. Tali modi di lavorare o di essere occupati impongono alla gran maggioranza di coloro che vi sono esposti per lunghi periodi un rilevante costo umano, poiché sono capaci di modificare o sconvolgere, seppur in varia misura, oltre alle condizioni della prestazione lavorativa, il complesso dell’esistenza personale e familiare» Si possono distinguere diverse forme di flessibilità, quali (Reyneri, 2005): • Flessibilità numerica: indica una variazione del numero dei dipendenti in entrata e in uscita ed ha lo scopo di contenere il costo del lavoro per l'Azienda; • Flessibilità temporale: comporta la variazione dell'orario di lavoro standard sulla base delle esigenze dell'azienda; • Flessibilità salariale: relativa alla capacità di utilizzare politiche di moderazione salariale a livello nazionale, locale o aziendale; • Flessibilità organizzativa: si tratta della variazione delle mansioni e dei compiti affidati ai dipendenti e comporta, per tale ragione, investimenti nella formazione dei dipendenti; • Flessibilità spaziale: si riferisce a diversi luoghi in cui è possibile svolgere il lavoro. Il presente lavoro si concentra sulla flessibilità di tipo temporale che può realizzarsi attraverso un’ampia varietà di contratti di lavoro atipici. Tra questi, il terzo capitolo prende in esame i contratti a tempo parziale, il lavoro intermittente ed il lavoro ripartito. Prima di procedere con l’analisi di queste tipologie di contratti, si è esposta la disciplina normativa, la quale è stata caratterizzata da una profonda revisione e dalla tendenza a favorire forme di lavoro non standard, passando in rassegna le principali riforme, quali quella relativa al Pacchetto Treu, la Riforma Biagi, la Riforma Fornero e il Jobs Act. Infine, nell’ultimo capitolo, è stato preso in analisi il Terzo Settore, all’interno del quale si è verificata l’incidenza di tale tipologia di contratti prima in generale per l’Italia e poi specificatamente per il Veneto. 1. Luciano Gallino (2008), Il lavoro non è una merce. Contro la flessibilità, Laterza, Roma
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Cappellini, Laura <1989&gt. "Tessendo legami. Esperimenti di partecip-azione nel Terzo Settore: il caso del Progetto Scuola Avis Veneto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9597.

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Abstract:
L’Associazione Volontari Italiani Sangue è una delle associazioni di volontariato più diffuse in Italia e il sistema sangue in cui è calata risulta essere un ambito esemplare di osservazione di dinamiche di interazione tra attori istituzionali, privati e non profit. In questo lavoro, si cerca di porre lo sguardo su Avis nel suo essere portavoce di istanze di solidarietà e cittadinanza attiva. Nello specifico ci si focalizza su Avis Veneto, sulle dimensioni e la geografia dell'associazione, sui legami che questa instaura con il territorio tramite le attività che propone. Si introduce così il Teatro dell'Oppresso nel suo essere un potente strumento per l'attivazione di percorsi partecipati e di cambiamento. La storia, la pedagogia e il significato di questo metodo teatrale possono essere considerati dei fili rossi che percorrono il Progetto Scuola Avis Veneto. L’invito è quello di mettere testa e occhi dentro e fuori le classi coinvolte nel progetto, accanto agli spett-attori che lo animano, per osservare gli strumenti utilizzati, coglierne la fisionomia e alcune criticità. Si cerca infatti di descrivere alcuni aspetti organizzativi per analizzare la proposta di Avis all’interno di quella cornice in movimento e in tensione che è il Terzo Settore. L’obiettivo è di mostrare come il progetto possa rappresentare un valido esempio di innovazione nelle pratiche di welfare, ma allo stesso tempo costituisca un laboratorio in cui si palesano e problematizzano dilemmi organizzativi.
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BARZANTI, MARCO. "Progetti di riforma delle garanzie finanziarie del settore assicurativo: valutazione del rischio finanziario in una compagnia ramo vita." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/129.

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Abstract:
Il sistema delle garanzie finanziarie del mercato assicurativo è, allo stato attuale, oggetto di processi di riforma comunitari (c.d. progetto Solvency II). Le ipotesi fino ad ora elaborate, nonostante siano lontane dal potersi definire conclusive, prevedono l'apprezzamento del margine di solvibilità relativo al rischio di tasso d'interesse (IRR) assumendo che la struttura per scadenza sia oggetto di shift paralleli della curva. Noti i limiti dell'approccio deterministico ed in forza dei principi fino ad ora consolidati, il presente elaborato si propone l'obiettivo di quantificare il requisito di capitale di una compagnia operante nel ramo vita, a fronte dell'IRR, ipotizzando che la dinamica dei tassi sia governata da un processo stocastico nella forma del modello Cox Ingersoll e Ross (CIR). Le simulazioni sono state sviluppate sugli equilibri patrimoniali di una teorica compagnia, al fine di apprezzare in maniera asettica il contributo dell'impostazione promossa.
Nowadays, the financial guarantees system of insurance market is being interested by a Community reform process (Solvency II project). Even if the current hypothesis are far to be definitive, the present guidelines state that the Solvency Capital Requirement (SCR) related to Interest Rate Risk (IRR) has to be quantified assuming deterministic shocks to the yield curve. The aim of the thesis is to improve the assessment of SCR connected to IRR, calculating interest rates according to Cox, Ingersoll and Ross (cir) stochastic model. Simulations are developed on the asset liability equilibria of a theoretical life insurance company, in order to better appreciate the SCR algebra sensitivity to changes in CIR model parameters.
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BARZANTI, MARCO. "Progetti di riforma delle garanzie finanziarie del settore assicurativo: valutazione del rischio finanziario in una compagnia ramo vita." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/129.

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Abstract:
Il sistema delle garanzie finanziarie del mercato assicurativo è, allo stato attuale, oggetto di processi di riforma comunitari (c.d. progetto Solvency II). Le ipotesi fino ad ora elaborate, nonostante siano lontane dal potersi definire conclusive, prevedono l'apprezzamento del margine di solvibilità relativo al rischio di tasso d'interesse (IRR) assumendo che la struttura per scadenza sia oggetto di shift paralleli della curva. Noti i limiti dell'approccio deterministico ed in forza dei principi fino ad ora consolidati, il presente elaborato si propone l'obiettivo di quantificare il requisito di capitale di una compagnia operante nel ramo vita, a fronte dell'IRR, ipotizzando che la dinamica dei tassi sia governata da un processo stocastico nella forma del modello Cox Ingersoll e Ross (CIR). Le simulazioni sono state sviluppate sugli equilibri patrimoniali di una teorica compagnia, al fine di apprezzare in maniera asettica il contributo dell'impostazione promossa.
Nowadays, the financial guarantees system of insurance market is being interested by a Community reform process (Solvency II project). Even if the current hypothesis are far to be definitive, the present guidelines state that the Solvency Capital Requirement (SCR) related to Interest Rate Risk (IRR) has to be quantified assuming deterministic shocks to the yield curve. The aim of the thesis is to improve the assessment of SCR connected to IRR, calculating interest rates according to Cox, Ingersoll and Ross (cir) stochastic model. Simulations are developed on the asset liability equilibria of a theoretical life insurance company, in order to better appreciate the SCR algebra sensitivity to changes in CIR model parameters.
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CARTA, ROSSELLA. "La riforma del sistema comune di asilo europeo tra principio di solidarietà e rinascita dei nazionalismi." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2021. http://hdl.handle.net/11584/313090.

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Abstract:
Moving from the m the proposals for the reform of the current Common European Asylum System (CEAS) and in particular of the Dublin Regulation, the thesis analyses the concrete possibility of overcoming and modifying the current system, questioning in particular the role that Member States play and can play in this process. The focus of the research is on the difficult coexistence of two elements that seem to be fundamental at the European level: on the one hand, the principle of Art. 80 TFEU that imposes an obligation of solidarity and shared responsibility among Member States and, on the other hand, the resurgence of nationalist and restrictive policies in some European countries. Specifically, as far as the content of the thesis is concerned, chapter I analyses three general theories on asylum: the open borders thesis, which sees the right to migrate as a fundamental right; the restrictive thesis, which sees immigration control as a necessary tool to preserve national identity; and finally, a third thesis, summarised in the expression "controlled borders and open doors", which balances the regulation of flows with the protection of fundamental rights. This last thesis seems to be clearly expressed by the constitutional provisions in art. 10, paragraph 3. The second chapter, therefore, deals with the analysis of art. 10, par. 2, 3 of the Constitution, i.e. the legal condition of the foreigner in the Italian system and the constitutional right of asylum as a perfect subjective right. The third chapter deepens the analysis of the discipline of international protection by examining both the European and national contexts. The fourth chapter focuses on the crisis of the CEAS, and of the Dublin system in particular, which show their weakness and ineffectiveness especially during the refugee emergency of the 2015. In the light of the CEAS crisis, the fifth chapter analyses the projects of reform of this system, starting from the proposals of 2016 and ending with the European Pact on Immigration and Asylum of September 2020, which seem to highlight the tendency towards policies of control of the migratory phenomenon and external borders, with a compression of the fundamental rights of applicants for international protection. In conclusion, the work shows that despite the fact that there is, both at national and European level, a noble legal framework, aimed at balancing the need to manage flows and the protection of fundamental rights, in practice the policies implemented often seem to be marked by restrictive aims, aimed more at controlling flows than balancing their regulation and the right to asylum.
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CHESSA, PIETRO. "Tra l’umano e il divino: la divinazione in Giamblico. Un commentario al terzo libro del De mysteriis." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266497.

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Abstract:
Divination is the leitmotif of this essay. I tried to analyze this subjet that the main thinkers and philosophers point out as the key-subject of the neoplatonic sage Giambilico's Treatise On the Mysteries of Egyptians. It is a ten books work and the third one was totally focused on Divination by the Author. Here he refutes and debates Porfirio's objections about the nature, the shapes and the teurgic aims the divination art can have. This essay follows the studying method already used in the Comment of the Book III of the Treatise On the Mysteries of Egyptians: in this way i tried to show up and present a fresco about the wide variety of theories, doctrines and contradictions about this subject and describe an original complete critic structure, that you cannot find in other essays about this theme. The core-subject of this debate is the dissertation of Portirio's theory that we can read in the Letter to Anebo: here the philosopher describes the divination origin as a complete natural origin, based on psyco-physiological mood and inclinations of a typical soothsayer. Giambilico opposes his idea to Portirios's, and he elevates the role of the medium from the soothsayer attitude to the Supernatural, far from a mixture based on the human level and existence.
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Michelotti, C. "La potesta' regolamentare comunale in materia edilizia dopo la riforma del titolo V della costituzione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2006. http://hdl.handle.net/2434/64425.

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CHERUBINI, Sabrina. "Mercato e strumenti del welfare: prospettive di riforma degli ammortizzatori sociali al tempo della crisi economica." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388917.

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Abstract:
The economic crisis is forcing governments to undertake structural reforms in social security systems. The thesis examines the relationship between market and welfare systems, in the light of recent socio-economic theories, which maintain that a convergence of objectives between social and economic policies is possible, in order to enhance the competitiveness of businesses and increase employment. Based on the comparison with the anti-crisis policies adopted by other Member States and bearing in mind the guidelines of European social policy, in particular as outlined in the Lisbon Strategy for 2020, the research identifies the most important critical points in the existing system of social safety valves in Italy. Taking into account the changes introduced by Act 92 of 2012, the findings indicate a persistent imbalance in Italian welfare policies towards mere subsidy policies , having a character predominantly aid-orientated, notwithstanding the introduction of more stringent qualification parameters- and this as a system of active labour market policies continues to manifests significant shortcomings.
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MARZANO, Marianna. "L’autonomia museale a seguito della Riforma del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: tra implicazioni manageriali e gestione del cambiamento. Evidenze dai musei italiani." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2019. http://hdl.handle.net/11392/2487970.

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Abstract:
Il presente lavoro analizza gli effetti della riforma del Ministero dei Beni e delle Attività culturali sul comparto museale, focalizzandosi sulle implicazioni gestionali della Riforma sui musei interessati e adottando la prospettiva del change management per valutare le modalità di gestione della stessa. Ne deriva un’articolazione del lavoro su due livelli: da un lato si evidenziano gli elementi definiti di “novità” che la riforma introduce e le conseguenze che comportano nella modifica dell’assetto organizzativo, dall’altro la tipologia di cambiamento che interviene, le modalità di gestione, le determinanti delle condizioni di successo della gestione del cambiamento nei musei ad autonomia speciale. Questi fattori sono stati riscontrati all’interno di un’analisi che ha tenuto conto del contesto di attuazione della riforma, del contenuto della stessa e delle variabili di resistenza al cambiamento e capacità di leadership da parte dei direttori dei musei. I risultati cui si perviene sono altrettanto duplici: il primo evidenzia uno scarso allineamento tra le richieste di trasformazione e lo scenario in cui il cambiamento viene introdotto, con la conseguenza che gli intenti della riforma non sono stati supportati da adeguate risorse e strumenti per poter gestire il cambiamento; il secondo evidenzia che, nonostante le criticità dovute ad un contesto non preparato ad essere riformato, si sono sviluppati all’interno dei musei coinvolti dei meccanismi per cui, anche se in regime scarso di risorse, vi è un notevole perseguimento di obiettivi.
The research analyses the effects of the reform of the Italian Ministry of Cultural Heritage on public museums, through the perspective of change management. The objective is analyse within the museums with “special autonomy”: the type of the change; the methods of managing change; the elements of the successful conditions of change management. These factors have been explained in relation to the context and the content of the reform: in addition other variables have been taken into as: the resistance to change and leadership skills. The analysis shows how the conditions for managing change have been implemented and what are, instead, the factors that hinder effective implementation. The results highlight that these museums are managing to achieve significant goals, despite the critical issues due to a context not prepared to be reformed and even if in a poor state of resources. However, it emerges a low alignment between the conditions of change and the scenario in which change is introduced, above all the intent of the reform are not supported by adequate resources and tools to manage change.
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NESPOLI, Francesco. "La comunicazione dei leader politici e sindacali nel processo di riforma del mercato del lavoro e nelle relazioni industriali." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77195.

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Abstract:
Il presente studio analizza le strategie e le tecniche della comunicazione politica adottate dai leader politici e sindacali per comunicare il temi del lavoro nel contesto italiano. Il framework teorico è ottenuto da una rivisitazione della teoria del framing in chiave neoretorica. Attraverso questa prospettiva la tesi analizza due casi di studio: la comunicazione politica dell’ultima riforma del mercato del lavoro italiano, conosciuta con il nome di Jobs Act,e il caso della comunicazione durante la negoziazione avvenuta attorno al cosiddetto Caso Fiat Pomigliano, nel 2010. Lo studio si occupa inoltre del caso della contrattazione nel settore dell’auto in America svoltasi tra l'estate e l'autunno del 2015. Nelle conclusioni lo studio ipotizza che per la comunicazione dei temi del lavoro, la strategia polemica frequente in comunicazione politica non sia efficace nel costruire un consenso duraturo.
This study analyzes the strategies and techniques of political communication adopted by politicians and union leaders to communicate labor and work in Italy. The theoretical framework is obtained by revisiting the framing theory from the perspective of the new rhetoric. The thesis provides the analysis of two case studies: the political communication of the last reform of the Italian labor market, known as the Jobs Act, and the public communication during the negotiation that took place around the so-called “Fiat Pomigliano” case in 2010. The study also analyzes collective bargaining in the US automotive sector during autumn 2015. The findings suggest that in communicating labor and work, the controversial strategy adopted in political communication may not be considered effective in building a lasting consensus.
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Zanardi, Alfredo <1991&gt. "Unconventional Social Advertising. Le nuove forme di comunicazione del Terzo Settore - un focus sulle pratiche di raccolta fondi grazie a campagne non convenzionali -." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7677.

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Abstract:
La tesi prevede un'analisi delle relazioni esistenti tra le nuove tecniche di marketing non convenzionale con il mondo del terzo settore. in particolare si prefigge di valutare la preferibilità di campagne di marketing non convenzionale per promuovere la raccolta di fondi delle organizzazioni non profit e social enterprises.
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NAPOLEONE, ANDREA. "Gli appalti di grandi opere infrastrutturali: dalla legge obiettivo (L. 443/2001) al terzo decreto correttivo del nuovo codice dei contratti pubblici (D.lgs. 163/2006 e ss.mm.ii.)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1150.

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Abstract:
Analizzando i peculiari profili normativi della disciplina in materia di opere di preminente interesse nazionale, la tesi giunge alla conclusione di ritenere la normativa sugli appalti di infrastrutture strategiche, non una legislazione "speciale", ma un sottoinsieme settoriale di disposizioni normative, volta per volta utilizzabile dall'interprete, al fine di risolvere problemi ermeneutici e applicativi in tema di appalti di opere pubbliche tout court.
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DE, VITA Marialuisa. "Flat tax: un'alternativa possibile alla crisi dell'IRPEF? La rivisitazione del mito della progressività per un sistema fiscale più equo." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2022. https://hdl.handle.net/11695/114428.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca mira a indagare se l’implementazione della flat tax in Italia possa costituire un valido rimedio alla crisi che da tempo affligge l’IRPEF, rivelatasi incapace di assicurare una tassazione dei redditi equa ed efficiente. Il lavoro muove dall’analisi delle ragioni storiche, economiche e giuridiche sottostanti alla transizione dall’imposta proporzionale sui singoli cespiti reddituali all’imposta progressiva sul reddito complessivo. L’analisi rivela come la preferenza per un prelievo progressivo sia legata da un lato, all’ideologia politico-sociale insita nel modello di Stato sociale; dall’altro, all’accettazione generalizzata del principio di capacità contributiva quale fondamento del dovere tributario. A partire dagli anni ’70 del secolo scorso, l’imposta sul reddito complessivo ha assunto in Italia, come in altri ordinamenti, una conformazione tale da non rispettare più non solo il canone dell’equità orizzontale e verticale, ma anche quello dell’efficienza per gli effetti distorsivi derivanti, da un lato, dalla proliferazione di trattamenti tributari differenziati, che hanno accentuato la complessità e l’opacità del sistema tributario e, dall’altro, dalla diffusione di fenomeni evasivi ed elusivi. In tale contesto, hanno preso vigore orientamenti di ispirazione liberista di origine nordamericana che hanno spinto gli Stati ad abbandonare i progetti redistributivi da attuare per mezzo di imposte fortemente progressive sul reddito e a ripiegare su schemi di tassazione conformi a modelli “attenuati” di progressività. Tra essi si inserisce il modello della flat tax, di cui il lavoro analizza, dopo un esame comparato dei sistemi flat vigenti in Europa, i benefici, i limiti nonché la fattibilità concreta in Italia. La riforma dell’IRPEF secondo il modello della flat tax ha da sempre incontrato in Italia un ostacolo nell’art. 53, comma 2 Cost. Tuttavia per la Corte costituzionale il dettato costituzionale non preclude l’introduzione di imposte piatte purché sia salvaguardato il carattere progressivo del sistema fiscale complessivamente considerato. In questa prospettiva, se sono certamente censurabili sul piano della legittimità costituzionale le attenuazioni macroscopiche della progressività derivanti dall’introduzione di un’imposta sul reddito ad aliquota unica senza esenzione alla base, non altrettanto censurabili sono quelle attenuazioni della progressività derivanti da un’imposta con aliquota unica, corredata di un sistema più o meno articolato di deduzioni. Il vero ostacolo all’implementazione della flat tax in Italia ha, in realtà, natura economica ed è legato alla sua insostenibilità finanziaria. Il lavoro, quindi, esamina la possibile implementazione di modelli alternativi come quello duale, richiamato nella versione iniziale della bozza di legge delega approvata dal Consiglio dei Ministri ad ottobre 2021. L’esame rileva come il passaggio al sistema duale, pur presentando non poche criticità sia sul piano pratico, sia sul piano giuridico ha il merito di assicurare, tanto un’imposizione comprehensive dei redditi, quanto una maggiore uniformità nel trattamento dei redditi rientranti nella medesima base imponibile. Tuttavia, la volontà politica di confermare, più per ragioni elettorali che di sistema, le numerose flat taxes esistenti costituisce il principale limite alla sua implementazione e, in generale, ad una riforma organica dell’IRPEF.
The present research aims to investigate whether the introduction of a flat tax in Italy can constitute a valid remedy to the crisis that has long afflicted the Italian personal income tax (IRPEF), which has failed to ensure a fair and efficient income tax system. The work starts with the analysis of the historical, economic and legal reasons underlying the transition from the proportional tax levied on income coming from separate sources to the progressive tax on total income (so-called comprehensive income tax). The analysis highlights how the preference for a progressive system is linked, on the one hand, to the sociopolitical ideology regarding the model of the welfare state and, on the other hand, to the general acceptance of the principle of ability to pay as the basis of taxation. Since the 1970s, the progressive tax on total income has taken in Italy, as in other legal systems, such a form that it no longer respects not only the canon of horizontal and vertical equity but also that of efficiency due to the distorting effects deriving, from the proliferation of differentiated tax treatments, which have accentuated the complexity and opacity of the tax system on the one hand and the spread of tax avoidance and tax evasion on the other. In this context, liberal-inspired tendencies of North American origin took effect. That has pushed states to abandon redistributive projects, which were supposed to be implemented by means of highly progressive income taxes and fall back on taxation schemes compliant with “attenuated” models of progressivity, including the flat tax model. Its advantages and disadvantages, as well as its feasibility in Italy, emerge from a comparative analysis of flat tax systems in Europe. In Italy, the idea of modelling the IRPEF reform on the flat tax concept has always encountered an obstacle in art. 53, paragraph 2 of the Italian Constitution. Its interpretation provided by the Constitutional Court demonstrates that the constitutional provision does not preclude the introduction of a flat taxation as long as the progressive nature on the tax system considered as a whole is safeguarded. In this perspective, a major reduction of progressivity such as that deriving from the introduction of a single rate income tax without basic exemption is certainly censurable at the constitutional legitimacy level, but the softer models of progressivity deriving from a tax with a single rate, accompanied by a more or less articulated system of deductions may be acceptable. However, the real obstacle to introducing flat tax in Italy is of economic nature and is linked to its not being financially feasible. Thus, the introduction of alternative models has been taken into consideration. For example, the dual system was referred to in the initial version of the enabling law draft approved by the Council of Ministers in October 2021. The transition to the dual system, while presenting a critical issues both on a practical level and on a legal one, could ensure both comprehensive taxation of income and greater uniformity in the treatmnet of income falling within the same tax base. Nevertheless, due to electoral reasons, politicians are willing to uphold the numerous existing flat taxation regimes. That constitutes the primary obstacle to introducing the dual system, and, more generally, to the organic reform of the Italian personal income tax.
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ANSELMO, MARIAIDA. "Profili comunitari del regime tributario degli enti non profit." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/29833.

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Abstract:
Il ruolo che il non profit assume all’interno della collettività ha destato e continua a destare l’attenzione dell’Unione europea sotto diversi punti di vista: nella prospettiva di promuoverne lo sviluppo e la diffusione vista la sua utilità, nella prospettiva di impedirne e prevenirne l’uso per finalità diverse da quelle proprie, quali l’attività di terrorismo internazionale e, più in generale, nella prospettiva di valutarne l’incidenza sullo sviluppo del mercato interno. Proprio quest’ultimo aspetto ha indotto a compiere alcune riflessioni sui più vantaggiosi regimi fiscali che di norma gli Stati membri adottano per il non profit. Due sono, infatti, le conseguenze che possono discendere da questi peculiari regimi e che incidono sul mercato: la prima attiene al rischio che tale disciplina abbia effetti negativi sulla concorrenza, potendo qualificarsi come aiuto di Stato ai sensi dell’art. 107 del T.F.U.E.; la seconda riguarda, invece, l’incidenza della stessa disciplina sulle libertà fondamentali tutelate dal Trattato, potendo essa operare solo a favore dei soggetti residenti con l’effetto di attuare una discriminazione vera e propria a danno dei soggetti non residenti o comunque di restringere le libertà di circolazione. La ricerca si è dunque orientata su questi due profili, andando a indagare in particolare il rapporto esistente tra le disposizioni nazionali relative alle imposte sui redditi e la disciplina comunitaria. Più esattamente la ricerca è stata compiuta nel seguente modo. Nella Parte Prima si è tracciato il quadro del regime fiscale degli enti non profit residenti e non residenti, la cui base è costituita dal d.p.r. 917/1986, ma che è arricchito da leggi specifiche adottate per determinati enti. Nella Parte Seconda si è delineata la nozione degli aiuti di Stato ai sensi dell’art. 107 del T.F.U.E. così come risultante in special modo dalla copiosa giurisprudenza comunitaria, soffermandosi solo su alcuni e più interessanti elementi: la nozione di impresa, la nozione di selettività e di vantaggio e le giustificazioni che consentono di “salvare” certe norme apparentemente di favore dalla disciplina degli aiuti. In base a questo studio è stato possibile nel contempo valutare se anche la disciplina fiscale del non profit possa essere tacciata di illegittimità o se, invece, sussistano delle ragioni idonee ad escluderla dall’inquadramento negli aiuti di Stato. La Parte Terza, infine, è stata dedicata a verificare gli effetti della diversità di disciplina tra enti residenti e non residenti sulle libertà di circolazione, muovendo dall’analisi della giurisprudenza esistente su questo punto, e seppure riguardante perlopiù l’imposizione delle liberalità a favore degli enti non profit e non la sola imposizione diretta.
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Rossetti, Edoardo. "Visioni di riforma. Il cardinale spagnolo Bernardino López de Carvajal e le élite milanesi nella crisi religiosa di primo Cinquecento (1492-1521)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3426317.

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Abstract:
Visioni di riforma, or visions of reform, is my Ph.D. research project. Its focus are the religious discussions that took place during the period of the Italian political crises (1495-1535), and, in this context, the relationship between Milanese society and Bernardino López de Carvajal (1456-1523). Carvajal, a native of Plasencia, in Estremadura, became cardinal of Santa Croce in Gerusalemme in 1495. He sojourned in Milan for the first time in 1496-97, as papal legate to the Sforza court. Subsequently, he returned to the Lombard capital for the schismatic council sponsored by the King of France, Luis XII, in 1510-11. Carvajal assumed a leading role in the organization that preceded the council itself. In both 1496-97 and 1510-11 the cardinal established a close relationship with some milanesi; especially with people that were deeply involved with the promotion of the Amadeites and Jesuati congregations. His two stays in Milan offered Carvajal also the opportunity to come into contact with with some local artists: the wood carvers de’ Donati, and the painters Bernardino de’ Conti and Bartolomeo Suardi, called Bramantino. In 1496, Carvajal probably met Bramante, and it is possible that was involved with architect's moving to Rome. As the protector of the Amadeites, the Spanish cardinal commissioned Bramante to work in their Roman church of San Pietro in Montorio on behalf of the king of Spain. My dissertation is structured into four sections. I will start with, an overview of the situation before the schismatic council. The first chapter will be dedicated to the cultural circle centered around Gaspare Ambrogio Visconti, poet and main patron of Bramante in Milan. Documents connect him to the trial for heresy of a Balkan friar that was preaching in Milan during the Lent of 1492. Anti-friars discussions, calls for reform of the Roman court, interest for the ancient languages ​​of the Bible, appeals to translate of sacred texts in vernacular languages to facilitate the understanding of the lay, eschatological anxiety for an imminent end of the world, are all element of this cultural context. As some writings composed just after the death of Visconti reveal, between the discussion's topics was the discovery of the New World and the condition of its inhabitants in relation to the redemption bought by Christ. If Visconti and his circle are mostly known for their relationship with Bramante, and for the famous Uomini d’armi painted in the former's house, it is necessary to connect to this social word 'popular' religious imagines (for exemple of the Antichrist and of the Apocalypse) that were printed in the printing press sponsored by Visconti. Expanding the material discussed in the first section, the second will be aimed at reconstructing sacred spaces (often unfortunately destroyed) built by observant friars, and will focus on the social relationship between Milanese people and mendicant reformed friars. Most of this part is based on a new archival research on Lombard last wills and testaments from the fifteenth and sixteenth centuries. I will then move to the pre-council works and the actual counciliar sessions of the ecclesiastics that met with the support of King Louis XII of France and Emperor Maximilian I to reform the Church. The council originally assembled in Pisa, but was forced to relocate, first to Milan, then to Asti, and finally to Lyons, because of the reaction of Pope Julius II. The main protagonist of the third section of my dissertation will be of course Cardinal Bernardino Lopez de Carvajal. A large part of this chapter will be dedicated to his persona and the role he played during the council Pisa-Milan. His partecipation culminated in his election as Antipope Martin VI, the ideal successor of Martin V, the pope elected by the Council of Constance in 1417. Carvajal felt the need of reforming the church, an eschatological anxiety and was supportive of the reconquest of the Holy Land. All themes were discussed by some of Milanese that participated in meetings at home Visconti, by ex ducal secretaries, and Amadeites supporters. I will therefore discuss how these interest interlaced and overlapped. Carvajal patronage in Milan will be then taken into consideration. He was involved in decoration of the Amadeites and Jesuati churches in Milan and Pavia, and also in the renovation of the monastery of Chiaravalle. In particular Carvajal ordered a depiction of the Last Judgment in San Girolamo in Milan that probably completed by an altarpiece, the Crucifixion of Bramantino now in Brera. The same painter realized a Lamentation over the Dead Christ for the Hierusalem’s chapel in Santa Croce in Rome. Considering these works of art in an overview of Carvajal's patronage reveals the political intent and religious ideas of the cardinal. As a conclusion, I will examine post-counciliar events, and will focus on the second French domination of Milan (1515-21). I will argue that the experience of the council left a deep impression on Lombard society, especially on the Dominicans observant of Santa Maria delle Grazie, the Jesuati, the brotherhood of Santa Corona, and the Augustinian nuns of Santa Marta and San Lazzaro. The reading of the Apocalypsis Nova, probably left in Milan by Carvajal, characterizes this group that titled its meetings to the Divina Sapientia, and the personification of the godly wisdom that was an emblem of the Spanish cardinal. The deep mark left by the prospect of ecclesiastical reform promised in the council is visually revealed in some of work Bernardo Zenale, Bernardino Luini (who was especially connected with this group) and Bramantino. But also the later reuse of blocks for printing the images that decorated the acts of the council is a strong testimony of shared ideals and intent of this part of the Milan society with the councilar’s fathers. A review of the contemporary work of Isidoro Isolani and Matteo Bandello (that were published years later) allows to create a lively environment. The conclusive symbolic event of this period is the Milanese edition (the only Italian edition) of the Iulius exlusus e coelis by Erasmus that traces in the satiric tone of the council events. The leader of the publishing operation is Andrea Calvi, who was soon to be involved in the dissemination of Lutheran texts.
Il progetto di ricerca si incentra sulle discussioni religiose lombarde tra la fine del XV e i primi anni del XVI secolo, in un periodo che corrisponde all’ultima fase del governo sforzesco e alle due dominazioni francesi del ducato di Milano. Ampio spazio è riservato all’analisi delle relazione culturali e delle devozioni personali di aristocratici letterati, editori mercanti, cancellieri e segretari ducali milanesi. Ne emerge un quadro di anticlericalismo marcato, di attese escatologiche, di una forte tensione alla riforma della chiesa mediata dalle osservanze degli ordini mendicanti, in parte simile a quello di altre realtà europee contemporanee che sembrava del tutto estraneo alla realtà lombarda. In questo contesto uno spazio particolare è riservata alla figura del cardinale castigliano Bernardino Carvajal. L’alto prelato fu più volte presente sulla scena milanese come legato pontificio prima (1496-1497) e come animatore del concilio promosso da Luigi XII per destituire Giulio II (1510-1512). Divenuto inviso al re d’Aragona, ma favorito dal re di Francia dopo la morte di Georges d’Amboise per una possibile successione pontificia, il cardinale fu al centro di ambienti velati di un certo grado di eterodossia e promotore di una serie di controverse iniziative. Il suo nome è legato alla diffusione dell’Apocalypsis Nova e può essere ora messo in relazione con il cenacolo spirituale della Divina Sapienza legato al monastero milanese di Santa Marta. Il forte legame stretto con una parte dell’élite culturale lombarda può essere letto come il detonatore della vivace situazione religiosa della Milano della seconda dominazione francese. Le fonti utilizzate per la ricerca includono una disamina dei legati devozionali dei testamenti milanesi, un’analisi delle committenze artistiche del cardinal Carvajal (da Roma, a Milano, alla nativa Plasencia) della congregazione dei gesuati di San Girolamo, nonché dell’intero etourage lombardo del cardinale.
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Crisafulli, Cristina. "Economia monetaria in Italia alla vigilia del IV secolo d.C. Il ruolo dell'antoniniano e dei suoi omologhi gallici alla luce delle fonti numismatiche e storico-letterarie." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425130.

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Abstract:
The starting point of this work has been a recording of the finds of coins dated between 238 and 275 A.D. and found in the territories of the ancient Italy and of the roman provinces of Sicily and of Sardinia et Corsica. So we have considered not only all the coin hoards closing in this period and those ones later that have a large percentage of coins of this period, but also the stray finds. For best classifying the coins it was necessary update the most important catalogue today in use (The Roman Imperial Coinage, V) tanks to the most recent bibliography, i.e. for example the works about the hoards of Cunetio and of La Venera. The data recorded have been used for trying to define the development of the monetary system and the mint organisation in this age and for analysing the dynamics of the coin circulation in Italy in this period so critical for the Roman Empire, not only for what concerning the political aspects, but also for the monetary situation. In that way we have tried to understand the role of the most characteristic and important coin of this period: the antoninianus.
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Terragin, Enrico <1992&gt. "Welfare di comunità e programmazione partecipata - Il rapporto tra servizi sociali, enti del terzo settore e società civile nel sistema integrato di interventi e servizi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15545.

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Abstract:
Il sistema di welfare in Italia ha subito negli ultimi vent'anni una radicale trasformazione, in parte dovuta al ridimensionamento delle risorse economiche destinate alla protezione sociale, in parte alla riforma delle modalità di programmazione e gestione delle prestazioni. Al fine di migliorare il funzionamento dei servizi sociali, di realizzare pienamente i principi espressi dalle legge quadro 328/2000 e di riavvicinare le istituzioni alle comunità, la programmazione e l'erogazione dei servizi sono state aperte a nuovi attori del sociale come gli enti del terzo settore. Questi attori, forti della conoscenza dei territori nei quali operano, hanno favorito la transizione dal vecchio modello di welfare state, al nuovo modello di welfare mix caratterizzato da una co-partecipazione nei processi di implementazione delle politiche sociali (tanto a livello decisionale quanto a livello attuativo), tra le istituzioni territoriali, gli enti del terzo settore e l'insieme degli individui facenti parte delle comunità locali. In questo nuovo paradigma di welfare, che ha preso la denominazione di welfare community, si vuole ripensare alle modalità di progettazione degli interventi nei territori mettendo al centro la comunità, un soggetto ricco di potenzialità e capace, tramite l'aiuto del terzo settore e la supervisione dei servizi sociali, di trovare al proprio interno le risorse per fronteggiare i problemi.
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CHICHIRICCO', EMANUELA. "Il Teatro comico all'osteria del Pellegrino di Carlo Gozzi. Introduzione, edizione critica e commento." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2015. http://hdl.handle.net/11567/1082172.

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Abstract:
The thesis proposes a complete critical study on Il Teatro comico all'osteria del Pellegrino di Carlo Gozzi, including introduction, critical edition and commentary in view of the publication in the National Edition of Carlo Gozzi's work (scheduled for Venice, Marsilio, 2023).
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Sgro', F. "ASPETTI E PROBLEMI ATTUALI DEL BICAMERALISMO ITALIANO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2010. http://hdl.handle.net/2434/150214.

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Abstract:
Aspects and current problems of the Italian bicameralism. The research focus on analysis of the Italian bicameralism and the most important proposals to reform the Senate of the Republic in order to verify the current requirement for the revision of Parliament and asses – through a legal evaluation – the most appropriate solutions. The research starts from the theory of separation of the public powers and deepens the two prototypes of bicameralism (European model and North American type). Then it analyzes the Italian system, that is a very rare example of perfect bicameralism covering both the legislative and the political functions. Following the course of Republican history, the study appreciates the possibility of revision of perfect bicameralism, focusing on the most organic projects that are currently under investigation in Parliament. The research proposes, at this point, an overview of the main experiences of bicameralism in the contemporary democracies. Finally it checks the impact of a possible reform of the Italian bicameralism on the institutional balance and the connotation of the form of government.
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COPPOLA, Mariarosaria. "SULLA GESTIONE PATRIMONIALE DELLE FONDAZIONI BANCARIE E SUI SISTEMI DI CONTROLLO. NUOVE PROSPETTIVE DI TUTELA DEGLI STACKEHOLDERS." Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2021. http://hdl.handle.net/11580/84123.

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Abstract:
This paper aims to provide a comprehensive re-reading of the banking foundation phenomenon in the light of the most important reforms in recent years concerning ETS and public companies. In this perspective, the analysis of governance and its impact on the management of (public) assets entrusted to banking foundations allows us to build new paths of control.
Il presente lavoro intende fornire una rilettura complessiva del fenomeno delle fondazioni bancarie alla luce delle più importanti riforme intervenute negli ultimi anni in materia di ETS e società pubbliche. In questa prospettiva, l'analisi della governance e del suo impatto sulla gestione dei patrimoni (pubblici) affidati alle fondazioni bancarie consente di costruire percorsi inediti in tema di controllo.
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DE, BARDI CHIARA. "Il Riparto di competenze tra Stato e Regioni in materia di pubblico impiego." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/625.

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Abstract:
The reform of Title V, second part of the Italian Constitution has involved a deep change concerning the division of the legislative power between State and Regions, thus implying delicate and complex interpretative issues, that also invest labour law. In this thesis, the analysis will be focused on the impact of the constitutional reform on the legislative competence for the regulation of the employer-employee relationships in the Civil Service. To this extent, it will be necessary to preliminary understand the positioning of the labour law in the new constitutional system, and this in particular as a result of the privatization of the Civil Service. Once these knotty interpretative problems are solved, it will be necessay to analyze the normative aspects, regarding the topic of the allocation of competences to State and Regions, which are peculiar for the public employment. First of all, the newly approved privatization of the Civil Service has involved a change of the system of the sources. Second, the article n. 117 of the Italian Constitution, at letter g), assigns to the exclusive legislation of the State the single matter of “regulating and organizing the State and the national public agencies”, leaving out the same matter with regard to the Regions and to the other public agencies. Finally, a further aspect that has to be taken into account is the attitude of the regional legislator with respect to the new competences that are recognized by the constitutional reform.
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VACCARI, Giulia. "Gli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro: evoluzione normativa, disciplina e prospettive." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2023. https://hdl.handle.net/11380/1298347.

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Abstract:
L’obiettivo di questo studio è quello di esaminare, dopo aver passato in rassegna i principali provvedimenti in materia di ammortizzatori sociali che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi, prima la normativa del D.Lgs. n.148/2015, che è stata modificata da ultimo, dalla L. n. 234/2021, passando attraverso le disposizioni contenute nei vari decreti-legge che si sono succeduti a ritmo serrato durante la pandemia da Covid-19 negli anni 2020-2021. Infatti dapprima la legge delega n. 183/2014 (c.d. “Jobs Act”) ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi finalizzati al riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali, tenuto conto della peculiarità dei diversi settori produttivi. L’intervento normativo, in attuazione di tale disegno, ha comportato, sul versante delle politiche passive, la riscrittura della disciplina degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto, ad opera del D.Lgs. n.148/2015. Ciò per razionalizzare la normativa in materia al momento disseminata in molteplici testi normativi, nonché le disposizioni concernenti gli strumenti di tutela del reddito in costanza di lavoro, con contestuale abrogazione di tutte le disposizioni che fino a prima regolavano la materia. Al fine di fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19 e la conseguente sospensione dell’attività lavorativa allo scopo di contenere e contrastare la diffusione del virus, sono stati realizzati diversi interventi normativi e introdotte molteplici misure. Dal punto di vista lavoristico, le predette misure sono state indirizzate, tra l'altro, alla tutela dei lavoratori, con l'obiettivo, in particolare, di favorire lo svolgimento dell'attività lavorativa in modalità agile e di predisporre strumenti di sostegno al reddito in conseguenza della riduzione o sospensione del lavoro conseguente all'emergenza. L’ impulso per la riforma organica di tutto il sistema degli ammortizzatori sociali si è reso necessario e urgente, anche per via degli effetti socio-economici determinati dalla pandemia da COVID-19, che hanno inizialmente spinto l’Esecutivo a mettere in atto interventi emergenziali susseguitisi con soluzione di continuità, diretti a sostenere imprese e mercato del lavoro, per evitare conseguenze ancora più drammatiche dal punto di vista sociale. Le misure hanno riguardato il blocco dei licenziamenti e l’estensione degli schemi di protezione sociale, oltre a misure di sostegno settoriali specifiche, contro il rischio di disoccupazione. Ciò anche e soprattutto con l’ausilio degli strumenti finanziari europei che, sia con il meccanismo SURE, che con il Next Generation EU, hanno consentito, seppure in una situazione emergenziale, la tutela del mercato del lavoro. Con la ripresa delle attività produttive e il miglioramento dei principali indicatori occupazionali, il legislatore con la L. n.234/2021 “c.d. Legge di Bilancio 2022” ha previsto la realizzazione di un sistema maggiormente universale ed inclusivo, affinché tutti i lavoratori, compresi quelli momentaneamente privi di impiego, non risultino esclusi dal sistema di protezione sociale. Tra gli obiettivi vi è quello di garantire tutele adeguate non più attraverso misure assistenziali, ma dirette a favorire maggiori garanzie del lavoro e politiche attive attraverso la ricollocazione e la mobilità professionale verso le reali esigenze del mercato del lavoro, garantendo un impianto capace di adattarsi alle dinamiche in corso, consentendo così un adeguamento dei trattamenti, secondo le caratteristiche settoriali e dimensionali delle aziende. In tale contesto, sono stati trattati i controlli ispettivi in materia di ammortizzatori sociali, secondo le disposizioni legislative e le circolari esplicative, per contrastare l’uso distorto degli stessi da parte delle aziende.
L’obiettivo di questo studio è quello di esaminare, dopo aver passato in rassegna i principali provvedimenti in materia di ammortizzatori sociali che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi, prima la normativa del D.Lgs. n.148/2015, che è stata modificata da ultimo, dalla L. n. 234/2021, passando attraverso le disposizioni contenute nei vari decreti-legge che si sono succeduti a ritmo serrato durante la pandemia da Covid-19 negli anni 2020-2021. Infatti dapprima la legge delega n. 183/2014 (c.d. “Jobs Act”) ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi finalizzati al riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali, tenuto conto della peculiarità dei diversi settori produttivi. L’intervento normativo, in attuazione di tale disegno, ha comportato, sul versante delle politiche passive, la riscrittura della disciplina degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto, ad opera del D.Lgs. n.148/2015. Ciò per razionalizzare la normativa in materia al momento disseminata in molteplici testi normativi, nonché le disposizioni concernenti gli strumenti di tutela del reddito in costanza di lavoro, con contestuale abrogazione di tutte le disposizioni che fino a prima regolavano la materia. Al fine di fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19 e la conseguente sospensione dell’attività lavorativa allo scopo di contenere e contrastare la diffusione del virus, sono stati realizzati diversi interventi normativi e introdotte molteplici misure. Dal punto di vista lavoristico, le predette misure sono state indirizzate, tra l'altro, alla tutela dei lavoratori, con l'obiettivo, in particolare, di favorire lo svolgimento dell'attività lavorativa in modalità agile e di predisporre strumenti di sostegno al reddito in conseguenza della riduzione o sospensione del lavoro conseguente all'emergenza. L’ impulso per la riforma organica di tutto il sistema degli ammortizzatori sociali si è reso necessario e urgente, anche per via degli effetti socio-economici determinati dalla pandemia da COVID-19, che hanno inizialmente spinto l’Esecutivo a mettere in atto interventi emergenziali susseguitisi con soluzione di continuità, diretti a sostenere imprese e mercato del lavoro, per evitare conseguenze ancora più drammatiche dal punto di vista sociale. Le misure hanno riguardato il blocco dei licenziamenti e l’estensione degli schemi di protezione sociale, oltre a misure di sostegno settoriali specifiche, contro il rischio di disoccupazione. Ciò anche e soprattutto con l’ausilio degli strumenti finanziari europei che, sia con il meccanismo SURE, che con il Next Generation EU, hanno consentito, seppure in una situazione emergenziale, la tutela del mercato del lavoro. Con la ripresa delle attività produttive e il miglioramento dei principali indicatori occupazionali, il legislatore con la L. n.234/2021 “c.d. Legge di Bilancio 2022” ha previsto la realizzazione di un sistema maggiormente universale ed inclusivo, affinché tutti i lavoratori, compresi quelli momentaneamente privi di impiego, non risultino esclusi dal sistema di protezione sociale. Tra gli obiettivi vi è quello di garantire tutele adeguate non più attraverso misure assistenziali, ma dirette a favorire maggiori garanzie del lavoro e politiche attive attraverso la ricollocazione e la mobilità professionale verso le reali esigenze del mercato del lavoro, garantendo un impianto capace di adattarsi alle dinamiche in corso, consentendo così un adeguamento dei trattamenti, secondo le caratteristiche settoriali e dimensionali delle aziende. In tale contesto, sono stati trattati i controlli ispettivi in materia di ammortizzatori sociali, secondo le disposizioni legislative e le circolari esplicative, per contrastare l’uso distorto degli stessi da parte delle aziende.
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ROCCHI, FRANCESCA. "La risposta sanzionatoria e il potere discrezionale del giudice: con particolare riferimento al ruolo e al significato della recidiva nella teoria della pena." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1090.

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Abstract:
Nonostante la maggior parte degli interpreti e delle Commissioni ministeriali istituite negli ultimi decenni per riformare il codice penale abbiano rintracciato nell’eccessivo potere discrezionale del giudice nella commisurazione della pena la principale ragione dell’ineffettività del sistema sanzionatorio italiano, la ricerca sviluppata in questa tesi, anche a livello comparatistico, ha invece individuato due diverse ragioni di tipo tecnico giuridico alla base della crisi della certezza della pena e dell’eccessivo divario tra pena in astratto e pena in concreto. La prima consiste nell’inadeguatezza delle pene edittali, sia a livello qualitativo che quantitativo. La struttura carcerocentrica del sistema punitivo italiano sembra, infatti, ormai anacronistica e contrastante con le attuali tendenze dei più moderni sistemi penali, promosse anche dalla comunità scientifica internazionale, per evitare gli effetti negativi e controproducenti della pena detentiva, soprattutto se di breve durata. Dal punto di vista quantitativo, inoltre, il minimo ed il massimo edittale, sono spesso così sproporzionati rispetto all’attuale disvalore astratto del reato, che il giudice è costretto ad un ruolo di supplenza per adeguare la determinazione legale della pena ai principi costituzionali di uguaglianza, rieducazione e proporzione, così come gli viene ormai costantemente richiesto anche dalla stessa Corte Costituzionale. La seconda causa, invece, risiede nell’abuso e nell’ipertrofia del sistema delle circostanze del reato che, a seguito delle numerose novelle riformatrici che ne hanno stravolto complessivamente la disciplina e la fisionomia, hanno mutato la loro originaria funzione di cause di modificazione legale della pena, finalizzate appunto a restringere la discrezionalità commisurativa giudiziale. Emblematica perciò appare la vicenda normativa dell’istituto della recidiva, che, pur essendo stata riformata di recente dal legislatore in senso particolarmente repressivo, sull’esempio di altri ordinamenti europei e delle leggi americane dei “three strikes”, avendo mantenuto la sua veste giuridica di circostanza aggravante del reato ha comportato paradossalmente un ampliamento del potere discrezionale del giudice, rendendo di fatto ancor meno effettiva la risposta sanzionatoria. La recente riforma del sistema sanzionatorio operata dalla l. del 251 del 2005, viene perciò criticata perché, al di là del valore repressivo simbolico che ha voluto attribuire alla recidiva, non ha realmente inciso sul fondamento di questo istituto lasciando quindi sempre ai giudici la decisione sulla sua applicabilità concreta, senza tentare altre soluzioni politico criminali, nel quadro di un sistema sanzionatorio maggiormente differenziato, sia per tipologia di reati che di autori, di per sé dunque incompatibile con una recidiva fondata sul solo innalzamento della pena in astratto, in senso ancora generico e perpetuo.
While most authors and ministerial committees, established in recent decades to reform the penal code, have found in the wide discretionary power of the judge over criminal sentencing the main reason of the penalties ineffectiveness of Italian system, the research, developed in this dissertation, through also a comparative analysis, has identified two legal basis of the current crisis of the punishment ‘s certainty and of the excessive gap between penalty and punishment in abstract and in concrete. The first reason consists in the inadequacy of statutory penalties, both qualitatively and quantitatively. The structure of the Italian penal system, based only on custodial sanctions, seems nowadays, in fact, anachronistic and contrary to current trends in modern criminal justice systems, also promoted by the international scientific community to avoid the negative and counterproductive effects of imprisonment, especially if short-lived. From a quantitative point of view, moreover, the minimum and maximum of statutory penalties, are often so disproportionate compared to the abstract value of the offense, that the court is constrained to a role of the substitute of the legislator to adjust the legal determination of the statutory penalties to the constitutional principles of equality, rehabilitation and proportion, as he is now constantly required by the Constitutional Court. The second reason, however, lies in the overgrowth of the circumstances of the offense, as a result of the many legislative reforms that have distorted the overall discipline and character, changing their original function as legal causes of statutory penalties’ amendment, designed specifically to restrict judicial discretionary sentencing power. Emblematic it appears the story of the legislation against persistent offenders, which, despite having been recently reformed by the legislature in a particularly repressive sense, on the example of other European legal systems and of North-American laws of the "three strikes", maintaining it’s legal aggravating circumstance nature of the offense, has paradoxically produced an extension of the discretionary sentencing power of the judge, making even less effective the repressive response. The recent reform of the sanctions made by the l. 251 of 2005, therefore, is criticized because, despite the symbolic repressive value who wanted to give, has not really affected the foundation of this institution of recidivism, leaving its application to the court’s decision, without trying other solutions of criminal-political nature, as part of a more differentiated system of penalties, both by type of crime and perpetrators, that is, in itself, therefore, incompatible with a recidivism’s discipline based solely on increasing the penalty in the abstract, without distinction of seriousness of the current and previous offence(s) and of the time of previous offence (so called “wash-out period”).
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Lima, Alessandro. "La responsabilità disciplinare nel rapporto di lavoro con la Pubblica Amministrazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422620.

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Abstract:
The thesis concerns «The disciplinary responsibility in the labour relationship with the public administration». Despite the differences with the system of private labour, related to peculiarities of public employment, the legislator is still following the trend of privatization, even after the reform of 2009. The first chapter analyses the legal basis of disciplinary power, its function and sources of law system regulating disciplinary responsibility. After the so-called “Brunetta Reform”, disciplinary power maintains a private nature, grounded on the employment contract. D.Lgs. no. 150/2009 has enlarged the institutions explicitly regulated by legislative provisions and narrowed the role of collective bargaining agreements. Nonetheless it has not caused a return to a public system of regulation. The disciplinary provisions do not directly aim the protection of public interests, but a private one, concerning the contract of employment. Also the direct effect of the “public employees behaviour code”, provided for by L. n. 190/2012, does not demonstrate that the code is aimed to protect public interests, as proved by a comparison with ethical codes of private enterprises. The second chapter concerns disciplinary infringements and sanctions. It starts with considerations about public employees’ contractual obligation, especially about due of loyalty, analysed in relationship with the provisions about incompatibility. The pros and cons of the new regulation on the publication of the disciplinary code on Public administration website are also underlined. The disciplinary infringements introduced by legislative provisions are analyzed in comparison with the ones provided by collective bargaining agreements, trying to give an interpretation with the regulation relevant with the principles of private employment contract. Sanctions provided by the legislator are still to be applied under the proportionality principle. They are aimed to re-establish the regular labour activity. The chapter is concluded by remarks on conservative sanctions and recidivism. The third chapter analyses some aspects of the disciplinary proceeding, with special reference to time limits and active subjects, in relationship with the function of the disciplinary power. On the basis of the new regulation on the time limits of the disciplinary procedure, the legislator has endorsed public managers with the responsibility of granting the effectiveness of the disciplinary system. Moreover, the research analyses the limits of collective bargaining agreements’ competence, and how they have performed these their function. The public administration maintains a discretionary power on sanctions. This is proved by the analysis of the discretionary conciliation on disciplinary sanctions (art. 55, par. 3, D.Lgs. no. 165/2001), facultative conciliation (art. 410 et seq C.P.C.) and arbitration. The last is still provided by legislation but cannot be established and regulated by collective bargaining agreement. Finally the fourth chapter deals with the disciplinary responsibility of the public managers, who have the assignment to wield the power on other public employees with no directive position. Disciplinary action is compulsory by law. However, some exceptions are provided on the basis of certain interpretations of art. 55 sexies, par. 3, D.Lgs. no. 165/2001. According to these ideas, managers are allowed not to apply sanctions under a justified reason, on the basis of their discretional evaluation. Nevertheless, a power whose use is provided as compulsory by law is not necessarily aimed to a public interest. In some cases the compulsory use of powers is provided also in the private sector. In this chapter pros and cons of the new rules on the application of conservative sanctions on public managers are emphasized, and some proposals are formulated in order to improve the effectiveness of the relevant legal regime. The thesis ends with some remarks about the dismissal of public managers, and about the protection in case of unjustified dismissal, considering also the debate about the application to the public employment of the art. 18, L. no. 300/1970, modified by L. no. 92/2012
La ricerca ha ad oggetto «La responsabilità disciplinare nel rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione». L'idea di fondo che sorregge la tesi, con argomenti fondati sul dato legislativo e sull'interpretazione sistematica delle norme pertinenti, è che, malgrado gli elementi distorsivi rispetto all'assetto privatistico, insiti nella specialità del rapporto, la scelta di fondo della privatizzazione permane anche dopo la riforma del 2009. Il primo capitolo analizza il fondamento giuridico del potere disciplinare, la sua funzione e il rapporto tra le fonti. Il potere disciplinare, anche dopo la riforma del 2009, continua ad essere un potere privatistico, fondato sul contratto individuale di lavoro. Il d.lgs. n. 150 del 2009 ha operato una forte ri-legificazione del rapporto, ma non una sua ri-pubblicizzazione. Il potere disciplinare non è direttamente funzionalizzato al perseguimento di finalità pubblicistiche. Anche la diretta efficacia del codice di comportamento, certa dopo l'emanazione della l. n. 190 del 2012, non determina una diretta funzionalizzazione degli obblighi in esso previsti, e per dimostrarlo si opera un accostamento con i codici etici presenti nel settore del lavoro privato. Il secondo capitolo riguarda le infrazioni e le sanzioni disciplinari dei dipendenti pubblici. Si premettono alcune considerazioni sugli obblighi contrattuali dei dipendenti pubblici, in particolare sull'obbligo di fedeltà, esaminato in connessione con le regole sulle incompatibilità. Vengono evidenziati pregi e difetti della nuova regola in tema di pubblicità del codice disciplinare. L'analisi delle infrazioni tipizzate dal legislatore è svolta in costante confronto con quelle previste dai contratti collettivi, dandone un'interpretazione coerente con la disciplina privatistica. La conferma del principio di proporzionalità esclude qualsiasi automatismo nell'applicazione delle sanzioni previste in astratto dal legislatore. La funzione delle singole sanzioni è sempre riconducibile al ristabilimento della regolare attività lavorativa. Si riflette infine sulle sanzioni conservative ai dipendenti pubblici e sulla recidiva. Il terzo capitolo analizza alcuni aspetti del procedimento disciplinare, con riferimento ai termini e ai soggetti attivi, in stretto rapporto con la funzione del potere stesso. L'interpretazione della nuova disciplina dei termini del procedimento, induce a ritenere che il legislatore abbia addossato il rigore sanzionatorio in capo ai soggetti chiamati ad esercitare il potere disciplinare. Vengono inoltre esaminate le competenze rimaste al contratto collettivo, e il modo con cui i contratti le hanno esercitate. Permane una disponibilità della sanzione, come si evince dall'analisi della conciliazione non obbligatoria relativa alle sanzioni disciplinari (art. 55, co. 3, d.lgs. n. 165 del 2001), di quella pre-contenziosa ex art. 410 ss. c.p.c., e dell'arbitrato, che in materia disciplinare non è vietato, anche se non può essere previsto e disciplinato dai contratti collettivi. Il quarto capitolo infine ha ad oggetto la responsabilità disciplinare dei dirigenti, che sono anche titolari del potere disciplinare. Di regola, l'esercizio del potere è obbligatorio. Si ammettono però eccezioni, attraverso un'interpretazione dell'art. 55 sexies, co. 3, d.lgs. n. 165 del 2001, tale da non escludere che ci si possa astenere dall'irrogare la sanzione, anche per motivi di opportunità, in presenza di un giustificato motivo. L'obbligatorietà del potere non implica comunque una sua finalizzazione a fini pubblicistici: anche nel settore privato, ove tali finalità non vi sono, l'esercizio del potere è a volte considerato doveroso. Si evidenziano pregi e difetti della previsione di sanzioni conservative a carico dei dirigenti pubblici, formulando proposte in prospettiva de jure condendo. La tesi si conclude con alcune considerazioni sul licenziamento dei dirigenti pubblici, e sulla tutela in caso di recesso illegittimo, anche alla luce del problema dell'applicazione dell'art. 18 Stat. Lav. riformato dalla l. n. 92 del 2012 al pubblico impiego
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CARTOCETI, GRETA. "EMPLOYEE BENEFIT PLANS E PIANI DI WELFARE AZIENDALE NEI SISTEMI DI SICUREZZA SOCIALE STATUNITENSE E ITALIANO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/551280.

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Abstract:
Il presente studio analizza le componenti pubblicistiche e privatistiche del Sistema di Sicurezza Sociale statunitense, rispettivamente rappresentate dalla Social Security e dai programmi di Medicare e Medicaid, nonché dagli Employment-Based Benefit Plans e dagli Individual Saving Accounts. L’analisi si focalizza in particolare sulla disciplina dettata dalla legge federale (ERISA) in riferimento ai Pension Benefit Plans, Health Care Plans e Welfare Benefit Plans, dei quali vengono analizzate la genesi, le funzioni e le previsioni normative che ne regolano il funzionamento. La seconda parte dello studio, invece, descrive il Sistema di Sicurezza Sociale italiano, con particolare attenzione per i problemi di sostenibilità che oggi affliggono la Previdenza obbligatoria e per il ruolo di “sostengo” che la cd. Previdenza contrattuale è chiamata a svolgere per sopperire alle carenze della prima. Quest’ultima, in particolare, viene analizzata in tutte le sue componenti, rappresentate dalla previdenza complementare, dai fondi sanitari integrativi, dagli enti bilaterali, dagli ammortizzatori contrattuali e dal welfare aziendale. Costituisce, tuttavia, il focus principale dello studio il fenomeno più recente del Welfare Aziendale, del quale vengono messe in luce le potenzialità e gli aspetti controversi, specialmente in ordine alla sua collocazione all’interno del Sistema di Sicurezza Sociale. Non mancano, infine, considerazioni sulle conseguenze derivanti dal progressivo spostamento del baricentro delle tutele previdenziali e assistenziali tradizionalmente erogate dalla Previdenza obbligatoria verso forme di collaborazione “integrata” tra soggetti pubblici e privati, che lascia presagire un progressivo e preoccupante retrenchment dello Stato nella gestione della “cosa pubblica”.
The first part of the study analyzes the public and private components of the U.S. Social Security System, represented respectively by the Social Security and Medicare & Medicaid Programs, as well as the Employment-Based Benefit Plans and the Individual Saving Accounts. The analysis focuses particularly on the discipline provided by the federal law (namely ERISA) regulating the Pension Benefit Plans, the Health Care Plans and the Welfare Benefit Plans. The second part of the study describes the Italian Social Security System in its general features and the problems of sustainability currently affecting the Public Pension Pillar, as well as the role played by the so-called Occupational Schemes to cover the shortcomings of the former. The latter is comprised by complementary pensions schemes and supplementary health care schemes, bilateral bodies, contractual dampers and the so-called Welfare Aziendale. In conclusion, the study highlights the consequences of the gradual shift from the Public Pension Pillar to Occupational Voluntary Schemes in providing pension and health care treatments, which suggests a progressive and worrying retrenchment of the State from the management of public affairs.
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SARACENI, BARBARA. "La revoca dell’amministratore di s.r.l. a confronto con l’ordinamento tedesco." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2011. http://hdl.handle.net/2108/202141.

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Abstract:
Scopo della presente ricerca è quello di esaminare la materia della revoca dell’amministratore di s.r.l., regolata, dopo la riforma societaria del 2003, dall’art. 2476 c.c. Tale norma è stata oggetto di numerose interpretazioni da parte di dottrina e di giurisprudenza, in quanto solleva una serie di problematiche, non ancora risolte. L’art. 2476 c.c., infatti, rappresenta uno dei punti più controversi del diritto societario italiano, ove il legislatore della riforma, a fronte dell’autonomia della s.r.l., ha voluto in una medesima norma concentrare più istituti giuridici, con l’intento di incrementare il rilievo attribuito alla persona del socio nell’ambito del contratto sociale, nonché all’organizzazione e alla gestione dell’impresa societaria. Facendo un parallelismo con la medesima disciplina dell’ordinamento tedesco, più dettagliata e più sistematica di quella italiana, si possono notare alcune differenze fondamentali e, così, trarre possibili spunti per eventuali riforme future. La tesi si compone di sei capitoli. Al primo capitolo (“Contesto storico e normativo”) è dedicata la parte introduttiva della nascita della s.r.l. e della GmbH. Dopo un breve excursus storico, vi è un confronto generale fra i due tipi societari dei diversi ordinamenti, con l’analisi dei caratteri salienti della riforma societaria italiana del 2003 e della riforma societaria tedesca, relativa alla GmbH, del 2008 (la c.d. legge MoMiG), fino ad arrivare al quadro normativo relativo alla responsabilità e alla revoca dell’amministratore in entrambi i sistemi giuridici di riferimento. Oggetto dell’indagine del secondo capitolo (“Doveri e responsabilità degli amministratori”) è il tema della responsabilità gestoria, che gioca un ruolo fondamentale nella governance delle società di capitali, sia italiane che ESTRATTO II tedesche, ed è prodromica alla rimozione dall’incarico dell’organo gestorio, che si sia macchiato di atti di mala gestio. Si passa in rassegna l’art. 2476, comma 1, c.c., per quanto riguarda la s.r.l., e il § 46 GmbHG per l’ordinamento tedesco, analizzando i doveri in capo agli amministratori, la diligenza nell’eseguirli e le conseguenze giuridiche della loro violazione. Il terzo capitolo (“Diritti di controllo del socio”) è dedicato ai diritti di informazione e di consultazione attribuiti ai soci di s.r.l. e di GmbH, rispettivamente dall’art. 2476, comma 2, c.c. e dal § 51a GmbHG. Emblematica per il diritto italiano è la collocazione della disposizione nel quadro normativo della disciplina concernente la responsabilità e la revoca degli amministratori. Per la s.r.l. una novità è rappresentata non solo dalla maggiore incisività di cui si compongono i prefati diritti di controllo, ma soprattutto dalla titolarità attribuita a ciascun socio, indipendentemente dalla quota di capitale posseduta. Si è affidato il nuovo assetto di controlli prevalentemente all’iniziativa individuale del socio, avvicinando la s.r.l. al modello delle società personali. Vengono qui analizzate le modalità di esercizio dei diritti di informazione e di consultazione sia del quotista di s.r.l. che di GmbH, anche tramite professionisti di fiducia. Si esamina, poi, la possibilità per gli amministratori di opporre un rifiuto al rilascio delle informazioni richieste, al fine di salvaguardare l’interesse sociale alla non divulgazione di dati societari ritenuti sensibili. Al quarto capitolo (“L’azione sociale di responsabilità e la revoca dell’amministratore di s.r.l.”) si analizza l’azione di responsabilità nei confronti dell’amministratore, colpevole di cattiva gestione, in rapporto all’azione cautelare di revoca, ai sensi dell’art. 2476, comma 3, c.c. In tale fattispecie il legislatore ha abolito il rinvio prima esistente alle s.p.a. ed ha introdotto “altresì” la possibilità di revocare il singolo amministratore in via cautelare. Ampio esame è dedicato al tema della diligenza dell’amministratore e all’esenzione di responsabilità, specialmente per quanto riguarda la manifestazione del dissenso. Nel medesimo capitolo si valuta la questione, non così pacifica, della sostituzione processuale, ovvero se il singolo socio di s.r.l., nell’esperire l’azione sociale, agisce in nome proprio per conto della società, che, così, diventa litisconsorte necessario nel giudizio di ESTRATTO III responsabilità. Vengono, poi, presi in esame ulteriori aspetti di natura processuale dell’azione di responsabilità, quali la possibilità per la società di rinunziare o transigere l’azione intrapresa, il rimborso delle spese di lite spettanti al singolo socio agente e la prescrizione. Con il quinto capitolo (“La revoca cautelare dell’amministratore di s.r.l.) si vagliano le numerose problematiche riguardanti lo strumento cautelare di revoca dell’amministratore di s.r.l., ex art. 2476, comma 3 c.c. La revoca del manager di s.r.l., in realtà, è stata concepita dalla riforma del 2003 solo per via cautelare, mentre il legislatore è silente sulla possibilità di revocare l’organo gestorio attraverso vie extragiudiziarie, che, comunque, vengono analizzate all’interno della ricerca. Durante la trattazione si nota come l’art. 2476, comma 3, c.c. sia una delle disposizioni più controverse, sulla quale si sono affannate dottrina e giurisprudenza, evidenziando i vuoti legislativi lasciati aperti dalla norma. Nel medesimo capitolo si passano in rassegna i presupposti del cautelare di revoca, ovvero del periculum in mora e del fumus boni iuris. Successivamente si analizza la possibile strumentalità tra il rimedio cautelare della rimozione dell’organo gestorio e l’azione sociale di responsabilità introdotta nel merito, questione che ha generato varie linee di pensiero, fra loro discordanti. Inoltre, si valuta la possibile introduzione del rimedio cautelare ante causam, prima che sia esperita l’azione sociale di responsabilità. Infine, si accenna alla ormai remota possibilità di revocare l’amministratore per via giudiziaria (ai sensi dell’art. 2409 c.c.), dopo la nota pronuncia della Corte Costituzionale n. 481/2005, che ha escluso categoricamente l’applicabilità di detta disposizione alle s.r.l., anche a quelle provviste di organi di controllo. L’ultimo capitolo, il sesto, (“La revoca degli amministratori di GmbH e riscontro con la disciplina italiana) ha ad oggetto la rimozione dell’organo gestorio nell’ordinamento tedesco, così come disciplinato dal § 38 GmbHG, raffrontandola con il diritto italiano. Il principio cardine del legislatore tedesco in tema di revoca è quello della libera revocabilità degli amministratori in via stragiudiziale, salvo restrizioni contenute nello statuto societario. Si analizzano i presupposti e le modalità del procedimento di revoca, ponendo l’accento sui casi pratici di possibile accadimento. Anche l’ordinamento ESTRATTO IV tedesco, come quello italiano, conosce la revoca cautelare, che è regolata dalle disposizioni generali della ZPO riguardanti i provvedimenti cautelari. Per quanto concerne l’arbitrato, si analizza la possibilità direttamente per gli arbitri di revocare per via cautelare l’organo gestorio. Infine, sempre sulla scorta dell’esperienza comparatistica, si evidenziano le lacune del diritto italiano sul tema della revoca dell’amministratore, mettendo in luce analogie e differenze con la corrispondente disciplina tedesca. In conclusione, si richiama l’attenzione, attraverso alcuni esempi, sulle possibili modifiche della legislazione italiana in tema di s.r.l. conformemente alla GmbHG, in modo da rendere effettiva la tutela del socio e dei creditori sociali, attrarre investitori e così evitare la temuta fuga generalizzata verso altri modelli societari, sia italiani che stranieri.
The purpose of this legal research is the examination of the discipline of the director’s revocation of Italian limited Company “s.r.l.”, regulated by art. 2476 Italian Civil Code, after the corporate reform of 2003. Such a matter has been subject of numerous interpretations by the Doctrine and Jurisprudence, as it raises many systematic problems not yet resolved. The Art. 2476 c.c. is one of the most controversial points of Italian corporate law; the legislator of the reform, in order to maintain the s.r.l. autonomy, has joined more legal institutions in the same article, with the intention of emphasizing the partner’s figure in the social contract, the organization and management of company. Making a parallel with the same German rules, more detailed and more systematic than the Italian ones, it is possible to notice some key differences and thus take any possible ideas for future reforms. The thesis consists of six chapters. The first chapter (“Historical and normative context”) is dedicated to the introduction of the birth of “s.r.l.” and the “GmbH”. After a brief history, there is a general comparison between the company types of two different systems, analyzing the salient features of both the company reforms: the Italian one, relative to s.r.l., in 2003; the German one, relative to the GmbH, in 2008 (the so-called Law MoMiG), with particular care of the responsibility in both the legal systems. The topic of the second chapter (“Directors’ duties and responsibilities”) is the issue of legal responsibility management activity, which plays a key role in the governance of Italian and German limited liability company and it is prodromal to remove the director from his office, if he’s soiled himself with acts of mismanagement. There is an overview of the ABSTRACT II Art. 2476, comma 1, c.c. with respect s.r.l. and § 46 GmbHG of the German system, analyzing the directors’ duties, diligence executable and the legal consequences of their violation. The third chapter (“Partner’s control rights”) is dedicated to information and consulting rights granted to the s.r.l. and GmbH partners, respectively by art. 2476, comma 2, c.c. and by § 51a GmbHG. Italian law sets the topic “Partner’s control right” in the rule with regard to the responsibility and to the removal of the director, who is guilty of acts of maladministration. For s.r.l. a novelty is represented not only by the more wideness of the aforesaid control rights, but above all by the title attributed to each member, regardless of the share capital owned. Therefore the new arrangement of controls predominantly is left to the partner’s individual initiative, approaching the s.r.l. to the model of the individual companies. Here the procedures are analyzed to the exercise of the right to information and consultation of both the partners, s.r.l. and GmbH, even by trusted professionals. The directors’ power, then, is examined to withhold the release of the requested informations, in order to protect the social interest from the disclosure of corporate data deemed private. In the fourth chapter (“The action of social responsibility and the removal of the s.r.l. director”) the liability action is analyzed towards the director, guilty of misconduct, in relation to precautionary action of removal, in conformity with the Art. 2476, comma 3, c.c. In this case the legislator has abolished the previous reference to the s.p.a. and he has introduced “also” the possibility to remove the individual director by a preliminary injunction. Extensive review is dedicated to the director’s diligence and to his exemption of liability, especially with regard to the manifestation of dissent. The same chapter examines the not so peaceful question of the procedural substitution, or if the individual s.r.l. partner acts in the proceedings in his own name, but for a right of the company, that becomes necessary joinder in the liability action. Then, other procedural aspects of the liability action are examined, such as the company possibility to disclaimer or to settle the action, the repayment of the costs of litigation due to the individual partner claimant and the limitation of actions. ABSTRACT III The fifth chapter (“The precautionary action of the s.r.l. director’s removal”) examines the many issues surrounding the precautionary action of the s.r.l. director’s removal, in conformity with the Art. 2476, comma 3, c.c. The s.r.l. director’s removal, in fact, has been inserted by the 2003 reform only as a precautionary measure. In fact, the legislator is silent about the possibility of the director’s removal through extra-judicial remedies, which, however, are analyzed in the search. During the essay one notes that the Art. 2476, comma 3, c.c. is a much debated issue by the doctrine and the jurisprudence, which have highlighted the gaps left open by the provision. In the same chapter there is the review of the conditions of the precautionary action of removal, that is periculum in mora and fumus boni iuris. Then one analyzes the possible relationship between the precautionary action of the s.r.l. director’s removal and the subsequent action for liability, an issue that has generated several lines of thought, conflicting with each other. In addition, there is the examination of the possible introduction of the precautionary measure ante causam, before introducing the action for liability. Finally, one mentions the remote possibility of the director’s removal through the Judge (in conformity with the Art. 2409 c.c.), disappeared after the famous judgment of the Constitutional Court n. 481/2005, which has categorically excluded the applicability of that provision to s.r.l., even to those ones supplied with board of auditors. The last chapter, the sixth (“The GmbH directors’ removal and feedback with the Italian legislation”), relates to the director’s removal in the German law, as regulated by § 38 GmbHG, comparing it with the Italian law. The cardinal principle of the German legislature in terms of the company director’s removal is the directors’ extra-judicial free revocability, with the exception of the restrictions contained in the articles of association. One analyzes the assumptions and mode of the removal procedure, with an emphasis on practical cases. Even the German legal system, like the Italian one, knows the precautionary action of the director’s removal, which is governed by the general provisions regarding the precautionary measures of the ZPO. With regard to arbitration, one analyzes the arbitrators’ power to removal the director with a precautionary measure. Finally, completing the ABSTRACT IV comparison with the German legal system, there are the gaps of the Italian law in terms of director’s removal, highlighting analogies and differences with the matching German rules. In conclusion, attention is drawn, through some examples, to possible changes in Italian legislation regarding s.r.l. according to the GmbH, in order to make effective the protection of partner and creditors of the company, to attract investors and to avoid the dreaded generalized drain to other company models, whether Italian ones or foreigner ones.
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ROSSI, LUCREZIA SILVANA. "LA LEGITTIMA DIFESA NEL DOMICILIO (ART. 52 C. 2-4 C.P.) UN¿INDAGINE TRA STORIA, COMPARAZIONE, TEORIA E PRASSI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/852006.

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Abstract:
L’elaborato tratta il delicato tema della legittima difesa esercitata nel domicilio, che è stato oggetto di due riforme negli ultimi quindici anni – prima nel 2006, poi nel 2019 –, suscitando diffuse critiche e contrastanti pareri in ordine alla sua esatta portata. La grande attenzione pubblica per l’istituto e i due interventi legislativi hanno stimolato l’interesse e il desiderio di approfondire l’origine, la ratio e l’evoluzione della scriminante di cui all’art. 52 c.p. Lo scopo della presente indagine è duplice: da una parte, si è cercato di comprendere le esigenze sottostanti alle riforme e, più in generale, il fondamento del bisogno così ben radicato nella società contemporanea di una differenziazione di trattamento per le aggressioni perpetrate all’interno dell’abitazione; dall’altra, invece, partendo dallo studio della disciplina attualmente in vigore e dell’applicazione concreta della medesima ad opera della giurisprudenza, si è provato a trovare un equilibrio più soddisfacente tra le esigenze diffuse e il rispetto della Carta costituzionale e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in sintesi una “contro-riforma sostenibile”. La tesi si articola in tre parti, di cui la prima è dedicata all’analisi storico-comparatistica della causa di giustificazione. In particolare, lo studio ripercorre le origini dell’istituto a partire dal diritto romano sino ai giorni nostri, cercando di evidenziare i precedenti storici atti a spiegare l’attuale predisposizione di una figura speciale di legittima difesa a beneficio di colui che sia aggredito in luoghi privati in ordine ai quali vanti uno ius excludendi alios nei confronti dell’aggressore. La ricerca storica è affiancata da un’indagine comparatistica, anch’essa impostata in prospettiva storica, che allarga lo sguardo alle scelte compiute in argomento dai principali ordinamenti europei – segnatamente quello francese e inglese –, nonché dal sistema federale statunitense. La seconda parte della tesi ha ad oggetto il diritto interno vigente; in particolare l’elaborato affronta prima la legge n. 59 del 13 febbraio 2006 e poi la legge n. 36 del 26 aprile 2019, ossia le riforme che hanno conferito rilievo alla figura speciale della legittima difesa domiciliare. A tal fine, si considera tanto il contesto politico criminale che ne ha segnato l’origine, quanto il contenuto delle riforme alla luce della giurisprudenza di legittimità; è stato infatti svolto uno studio su tutte le pronunce emesse dalla Corte di Cassazione in materia di legittima difesa domiciliare dal 1° gennaio 2000 sino al 1° gennaio 2021. Grazie a tale ricerca è emerso da una parte come la prima riforma risulti sostanzialmente priva di ricadute concrete e, dall’altra, come il secondo intervento legislativo, ove non sottoposto a un’interpretazione correttiva alla luce delle direttrici costituzionali e convenzionali europee, sia pericoloso per la tenuta del sistema. Lungo tale direttrice, l’indagine si sofferma in particolare sul ruolo che dovrebbero assumere il requisito della necessità e le presunzioni normative di legittimità della reazione. Con riferimento al caso dell’eccesso, poi, si prospettano i criteri rilevatori del grave turbamento e delle condizioni di minorata difesa a cui si ricollegano effetti scusanti. La terza ed ultima parte dell’elaborato, infine, tratta l’istituto in una prospettiva de iure condendo; nello specifico, prendendo le mosse dai risultati raggiunti attraverso l’indagine realizzata, si è provato ad avanzare una proposta di risistemazione della causa di giustificazione che si articola in tre passaggi, idealmente collegati tra loro. Secondo tale ipotesi di lavoro, l’art. 52 c.p. guadagnerebbe in razionalità ed efficacia se, anzitutto, fossero eliminati i commi disciplinanti la legittima difesa domiciliare attualmente in vigore; inoltre, alla disposizione di cui al c. 1 dell’art. 52 c.p. dovrebbe affiancarsi una scusante legata allo stato di turbamento emotivo vissuto dall’aggredito, applicabile alla fattispecie generale per i casi di eccesso e di errore sulla legittima difesa; infine, si potrebbe prevedere una presunzione iuris tantum di pericolo attuale per la sola incolumità dei presenti in caso di aggressione perpetrata all’interno del domicilio e dell’esercizio commerciale. La compresenza di tali proposte modificative sembrerebbe in grado di conferire un rinnovato equilibrio alla causa di giustificazione, da una parte dando voce e riconoscimento alle istanze diffuse, dall’altra rispettando i principi e i valori di cui la Costituzione e la Convezione europea dei diritti dell’uomo sono espressione, dall’altra ancora imprimendo una spinta contraria rispetto all’attuale tendenza antistatalista, se non addirittura anticostituzionale, di cui le due recenti riforme in materia si sono rese portavoce.
The thesis deals with the delicate issue of self defence exercised in the home, which has been the subject of two reforms in the last fifteen years – first in 2006, then in 2019 –, arousing widespread criticism and conflicting opinions regarding its exact scope. The great public attention for the institute and the two legislative interventions have stimulated the interest and the desire to investigate the origin, the ratio and the evolution of the justification regulated by art. 52 c.p. The purpose of this survey is twofold: on the one hand, an attempt has been made to understand the needs underlying the reforms and, more generally, the foundation of the need so well rooted in contemporary society for a differentiation of treatment for attacks perpetrated inside the house; on the other hand, starting from the study of the discipline currently in force and the concrete application of the same by jurisprudence, an attempt has been made to find a more satisfactory balance between the widespread needs and compliance with the Constitutional Charter and the European Convention of human rights, in short a "sustainable counter-reform". The thesis is divided into three parts, of which the first is dedicated to the historical-comparative analysis of the justification. In particular, the study traces the origins of the institute starting from Roman law up to the present day, trying to highlight the historical precedents capable of explaining the current predisposition of a special figure of self defence in favour of anyone who is attacked in private places, where individuals boasts an ius excludendi alios against the aggressor. The historical research is accompanied by a comparative survey, also set in a historical perspective, which broadens the gaze to the choices made on the subject by the main European systems – notably the French and English ones –, as well as by the US federal system. The second part of the thesis concerns the internal law in force; in particular, the paper first deals with law no. 59 of 13 February 2006 and then the law n. 36 of 26 April 2019, i.e. the reforms that have given prominence to the special figure of home self defence. To this end, both the criminal political context that marked its origin and the content of the reforms in the light of the jurisprudence of legitimacy are considered; in fact, a study was carried out on all the rulings issued by the Court of Cassation regarding home self defence from 1 January 2000 until 1 January 2021. Thanks to this research, it emerged on the one hand how the first reform is substantially devoid of concrete repercussions and, on the other hand, how the second legislative intervention, if not subjected to a corrective interpretation in the light of constitutional and conventional guidelines, is dangerous for system tightness. Along this line, the investigation focuses in particular on the role that the requirement of necessity and the normative presumptions of legitimacy of the reaction should assume. With reference to the case of excess, then, are presented the criteria for detecting the serious disturbance and the conditions of impaired defence to which excuse effects are linked. Finally, the third and last part of the paper deals with the institution from a de iure condendo perspective; specifically, starting from the results achieved through the survey carried out, an attempt was made to put forward a proposal for reorganization of the justification which is divided into three steps, ideally connected to each other. According to this working hypothesis, art. 52 c.p. would gain rationality and effectiveness if, first of all, the paragraphs governing home self defence currently in force were eliminated; furthermore, beside the provision referred to art. 52 c. 1 c.p., there should be an excuse linked to the state of emotional disturbance experienced by the attacked, applicable in cases of excess and error in self defence; finally, an iuris tantum presumption of current danger could be envisaged for the sole safety of those present in the event of aggression perpetrated within the home and business. The coexistence of these amending proposals would seem capable of giving a renewed balance to the justification, first of all giving voice and recognition to the widespread requests, furthermore respecting the principles and values of which the Constitution and the European Convention of human rights are an expression, and lastly still giving a push contrary to the current anti-statist tendency, if not even anti-constitutional, of which the two recent reforms on the subject have become spokesmen.
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