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Dissertations / Theses on the topic 'Ricostruzione storica'

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1

Serra, Mattia, and Maddalena Scaruffi. "La ricostruzione della citta." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
Il progetto propone un intervento di trasformazione e riqualificazione dell’area Ex Caserma Prandina di Padova. Un intervento pensato per ricucire questa frattura evidente all’interno della città contemporanea. Si tratta di un’area in passato utilizzata come caserma ad oggi dismessa che ha quindi perso il suo uso e la sua importanza passata diventando un luogo isolato e totalmente staccato dalla realtà cittadina. Un’area dimenticata, a margine della città vecchia, da riconfigurare e riallacciare all’interno del tessuto urbano esistente. Una occasione di trasformazione attraverso nuovi e organizzati complessi residenziali, universitari e luoghi di aggregazione che potessero restituire questa grande area alla viva città.
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2

Sforzato, Marco. "Dall’analisi storica alla ricostruzione digitale della Rocca Brancaleone di Ravenna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Il caso studio della Rocca Brancaleone ha permesso di poter applicare ad un edificio di grande importanza storica e architettonica tecniche di modellazione tridimensionale, basate su applicazioni di modellazione geometrica, con l’obiettivo di creare un modello 3D digitale polifunzionale. Nel caso specifico della Rocca Brancaleone, un modello tridimensionale di questo tipo risulta molto utile per scopi informativi e documentativi, e nello stesso tempo può essere utilizzato anche come strumento per eventuali interventi di restauro. Inoltre lo studio ha potuto analizzare le possibili criticità nei metodi di acquisizione, modellazione e foto-modellazione tridimensionale, procedimenti applicati frequentemente anche in altri ambiti quali l’architettura e il design industriale, ma usati perfino in settori come il cinema seppure con obiettivi diversi. Nel caso studio sono state effettuate acquisizioni tridimensionali effettuate tramite applicazioni Structure from Motion. I modelli 3D ottenuti tramite il Reverse Modeling sono caratterizzati da un elevato grado di dettaglio che però di contro li rende molto pesanti e difficili da gestire se non con workstation professionali. Un’altra importante fase della modellazione risulta l’attribuzione del colore al modello 3D attraverso l’inserimento di una texture, realizzata sia con la tecnica dello Structure from Motion che con l’elaborazione digitale di alcune immagini tramite l’uso di Adobe Photoshop: è stata inoltre applicata una tecnica di rimozione delle ombre e correzione dell’illuminazione che ha permesso di migliorare la qualità della texture.
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3

Aresu, Mattia <1989&gt. "La ricostruzione storica della biblioteca dei Carmelitani Scalzi di Padova." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7939.

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Abstract:
In questo elaborato ho ricostruito la storica della biblioteca dei Carmelitani scalzi di Padova. Il catalogo originario, da me trascritto, è il documento principale della tesi, attraverso una serie di documenti d'archivio e cataloghi generali contenenti gli elenchi dei libri scelti dalle biblioteche delle corporazioni religiose, ho cercato di ricostruire dove, a seguito della soppressione della biblioteca, sia stato portato il patrimonio librario.
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4

Osanna, Massimo. "Chorai coloniali da Taranto a Locri : documentazione archeologica e ricostruzione storica /." Roma : Istituto poligrafico e zecca dello stato : Libreria dello stato, 1992. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb37419368v.

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5

Civitelli, Silvia <1986&gt. "Il costume teatrale barocco: ricostruzione storica e rivisitazioni in epoca contemporanea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/11994.

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Abstract:
Questa tesi nasce dall’esigenza di riconoscere la dovuta importanza all’aspetto costumistico nell’ambito degli studi sul teatro. La prima parte presenta una definizione di costume teatrale, analizzando le dinamiche riguardanti la sua realizzazione ed il rapporto con l’attore. Affronta quindi la questione delle fonti documentarie e iconografiche ed analizza infine le caratteristiche e le differenze tra abito e costume teatrale. La parte centrale vuole essere una ricostruzione storica del costume teatrale barocco e si articola nella disamina dei fenomeni più caratterizzanti dell’epoca, quali le feste di corte, i tornei, il melodramma. Analizza inoltre altri aspetti quali la teatralità nella vita quotidiana e nella moda coeva, la trattatistica riguardante l’aspetto costumistico e le questioni inerenti al corredo dell’attore, le spese e il noleggio dei costumi. La terza ed ultima parte evidenzia, attraverso una serie di esempi e relativa analisi, come alcuni noti costumisti in epoca contemporanea abbiano rivisitato il costume teatrale barocco e si conclude con la presentazione del lavoro costumistico di Giuseppe Palella per l’Orlando Furioso di Vivaldi, realizzato dalla sartoria del Teatro La Fenice in coproduzione con il Festival della Valle d’Itria del 2017. La realizzazione è stata seguita e documentata in prima persona dall’autrice della tesi.
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Toro, Pietro. "La cartografia storica per la ricostruzione del paesaggio antico del Peloponneso." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2010. http://hdl.handle.net/10556/225.

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Abstract:
VIII n.s.
La scelta della regione del Peloponneso come oggetto di questo studio nasce dalla possibilità, offerta da tale contesto agli studiosi contemporanei, di potersi confrontare con un territorio ricco di tracce materiali, testimonianze storiche e monumentali di un passato nel quale essa è stata al centro del mondo antico. La proposta di tentare una ricostruzione storica dei paesaggi attraverso le fonti documentarie e la Cartografia storica si inserisce in un filone europeo di studi, che pone le basi nel metodo regressivo di matrice storica, e nell’individuazione ed interpretazione di tracce quali segni residuali del passato nei paesaggi contemporanei. I paesaggi sono elementi pluristatificati dove “le opere durature dell’uomo ovvero le strutture e le infrastrutture necessarie alla sua vita, al suo agire economico, culturale e spirituale, si sovrappongono al substrato naturale e si inseriscono in una eredità storica in via di progressivo arricchimento”. Il “paesaggio storico” è il risultato delle mutate culture, dell’approccio diverso che i vari gruppi umani hanno con l’ambiente che li ospita, e, fattore da non sottovalutare, delle caratteristiche geomorfologiche che hanno determinato l’evoluzione dei luoghi, come le tipologie di occupazione e di sfruttamento. Gli aspetti fisici di un territorio, come i fiumi, i monti, le vallate, determinano la forma degli spazi e rappresentano gli elementi di lunga durata su cui si impostano i paesaggi, che a loro volta vivono e mutano a seconda delle sollecitazioni dell’uomo. Il metodo archeologico per la ricostruzione del paesaggio storico, come notato già da Rizakis nel 1992, è stato elemento di discussione fra i sostenitori di un’archeologia estensiva, che procede all’esplorazione di vaste zone e quanti sono a favore di un approccio intensivo ed esaustivo, che predilige campioni ridotti con il risultato di una maggiore completezza dell’indagine. Il primo approccio traccia su una buona base di dati le linee generali della storia del popolamento, ma dà risposte deboli sui cambiamenti e sulle problematiche relative alla ... [a cura dell'autore]
2008 - 2009
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Ferretti, Andrea. "Public History e reenactment: prospettive per una nuova storia applicata." Thesis, A. Ferretti, "Public History e reenactment: prospettive per una nuova storia applicata", Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Studi linguistici e culturali, 2015 [tesi di laurea], 2015. http://elea.unisa.it:8080/xmlui/handle/10556/5367.

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Abstract:
2014-2015
Nel presente lavoro si è cercato di analizzare il ruolo che Public History e reenactment possono ricoprire nella produzione e nella divulgazione di narrative storiche. Nell’epoca della globalizzazione è compito degli storici riuscire ad adattare il proprio lavoro ai cambiamenti in corso nella società e incrementare la rilevanza pubblica della loro materia. Ciò può avvenire attraverso la produzione di narrative storiche che riescano a dimostrare appeal nella comunicazione di massa, senza incorrere nella banalizzazione dei propri contenuti. Nel perseguire tale obiettivo, la Public History è uno degli strumenti più efficaci a disposizione dello storico per la sua capacità di rendere la storia più accessibile al grande pubblico. Tra le attività pratiche della Public History, una di quelle che offre maggiori prospettive per nuove forme di storia applicata è il reenactment. Il suo approccio esperienziale costituisce una forma di indagine della storia che ha molteplici ricadute nei confronti di numerosi soggetti del mondo pubblico e privato. Esso ha la capacità trasversale di avere rilevanza sia per il pubblico che coinvolge, che per coloro che lo praticano. I suoi progetti di rappresentazione possono essere occasioni di formazione culturale, socializzazione, promozione e valorizzazione di un territorio e del suo patrimonio. All’interno degli strumenti della Public History, il reenactment è quello che richiede un maggior impegno nel compito di mediazione tra educazione e intrattenimento. Tuttavia, le sue potenzialità come forma di edutainment sono tra le più rilevanti: le forme di produzione storica e il coinvolgimento del pubblico che tale fenomeno riesce ad attivare, se padroneggiati e diretti da un mediatore per eccellenza quale è il public historian, accrescono il ruolo che la conoscenza del passato ricopre nella società e nella vita degli individui, contribuendo allo sviluppo di nuove prospettive per l’applicazione della storia.
The topic of the thesis is the analysis of the reenactment, one of the forms of applied history of the Public History, discipline born in the late seventies in the US, which has the objective of bringing history outside of the universities, communicating it to a nonN academic audience. In this sense, the reenactment ("rievocazione storica" in italian) is among the most effective tools to reach a wide and diverse audience, which generally would not have had the opportunity to approach such historical issues. The aim of this paper is to analyze the methods and purposes by which it is realized the historical reenactment by considering qualitative and quantitative surveys elaborate on this phenomenon by foreign authors. First, it will provide a theoretical framework to the reenactment phenomenon within the Public History, exposing the most recent work on this discipline. Secondly, it will be proposed a definition of the reenactment and its various practical applications such as, for example, the experimental and reconstructive archeology, living history, storytelling and more. The analysis will continue on the "places" of the historical reenactment, or where it is made, and who are those who practice this activity, citing data provided by anthropological research done on the reenactment. We will later define a series of case studies, bringing the experience of the writer in the organization of the historical reenactment "Mutina Boica". In conclusion, the existing connections between the world of the universities and the reenactment will be defined, going to envisage some future scenarios of development of the reenactment and new forms of applied history.
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Folin, Enrico <1955&gt. "PIETRO MONTANI Ricostruzione storica e biografica della figura del musicista alla luce di nuove fonti documentali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4190.

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Abstract:
Pietro Montani dedica la sua intera vita alla musica, dai precocissimi studi musicali intrapresi in famiglia, all’ultimo impegno, mantenuto fino alla morte, di Direttore dell’Accademia Filarmonica di Bologna. Concertista, compositore e insegnante di pianoforte al Conservatorio per oltre quarant’anni, prima a Firenze e poi a Milano, collabora a lungo con l’editore Ricordi attraverso un’intensa attività di revisore, curatore e trascrittore di opere pianistiche e con l’assunzione, per l’intera durata delle pubblicazioni, della direzione del mensile «Ricordiana». Appassionato polemista, negli scritti si occupa principalmente di temi legati alla didattica pianistica, argomento a cui dedica un saggio e tutti i più importanti articoli. Questo studio si propone di recuperare e riorganizzare la documentazione, oggi sparsa tra biblioteche e archivi, necessaria a ridelineare la figura del musicista e a ricostruire, anche attraverso fonti documentali inedite, il significato e la contestualizzazione della sua multiforme opera. E’ anche proposta una riedizione aggiornata del catalogo delle composizioni, degli scritti e delle revisioni, in ordine cronologico.
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Masina, Elena. "Ricostruzione digitale e analisi storica: il progetto di Giuliano da Sangallo per il Mausoleo di Giulio II." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13226/.

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Abstract:
Questa tesi si pone l’obiettivo di proporre una ricostruzione digitale relativa al mausoleo commissionato nel 1505 da Papa Giulio II all’architetto Giuliano da Sangallo e di sviluppare una metodologia capace di restituire sia i caratteri del progetto Sangallesco sia i dubbi, le incertezze, le criticità che emergono dalla ricostruzione tridimensionale di un progetto di cui rimangono solo una pianta e un alzato. l progetto è infatti relativo ad un manufatto mai realizzato, e l’oggetto della presente tesi di laurea è stato quindi duplice: 1) Ricostruire tridimensionalmente il progetto 2) Sviluppare una metodologia capace di permettere una lettura critica della ricostruzione realizzata a partire dai documenti originali e con l’ausilio del maggiore studioso di Giuliano da Sangallo oggi vivente, che è anche correlatore della tesi.
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Bezzi, Chiara. "Anastilosi e geomatica: ricostruzione fotogrammetrica del tempio di Baalshamin." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
Il tempio di Baalshamin si trovava nell’antica città di Palmira, in Siria. Risalente al II secolo d.C. era l’edificio meglio conservato dell’intero sito archeologico. Il 23 agosto 2015 i miliziani dell’Isis, dopo averlo dichiarato profano, lo hanno fatto esplodere. Questa tesi tratta di geomatica e anastilosi applicate al caso del tempio di Baalshamin. L’obiettivo è ricostruire fotogrammetricamente il tempio di Baalshamin utilizzando foto turistiche trovate sul web. Si partirà da un inquadramento storico della città di Palmira, per poi passare ai nostri giorni e toccare argomenti di attualità. Dopodiché saranno illustrate brevemente le nozioni fondamentali della geomatica e si parlerà di anastilosi. Nella parte sperimentale della tesi verranno analizzati i prodotti ottenuti dal raddrizzamento fotografico e dalla ricostruzione fotogrammetrica. Si vuole dimostrare che anche da foto di bassa qualità è possibile ottenere risultati apprezzabili dal punto di vista geometrico. Si vuole inoltre sottolineare l’importanza del turismo e del mondo del web, senza i quali questa tesi non sarebbe stata realizzata.
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Cancilla, Alice. "Dall'analisi storica alla ricostruzione digitale e musealizzazione del progetto di Giuliano da Sangallo per il Mausoleo di Giulio II." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15319/.

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Abstract:
A conclusione di un più vasto progetto di ricerca mirato alla conoscenza storica e architettonica dell’opera di Giuliano da Sangallo,la tesi di propone lo studio, attraverso i metodi della modellazione digitale e del rilievo,della Rotonda presente sul Codice Barberiniano (f.59v,f.74r), verosimilmente progetto per un Mausoleo di Giulio II. Dopo un’analisi dettagliata dello stato dell’arte,esplicitata con lo studio dei testi di riferimento per le discipline coinvolte nel lavoro di tesi l’allieva si è cimentata nel progetto delle attività di analisi delle proporzioni dei disegni originali,caratterizzati da un contesto di acquisizione informativa particolarmente impegnativo,in ragione della non realizzazione del complesso architettonico. I risultati delle analisi stilistiche proprie del Sangallo hanno restituito un processo di valutazione rigoroso,atto giustificare le scelte costruttive operate per la ricostruzione dell’edificio nel dominio digitale. L’originalità del lavoro dell’allieva,che solo nella raccolta dei dati si configura già come progetto di gestione informativa del patrimonio architettonico,consiste nell’elaborazione dei dati,raccolti in modelli progettati per ospitare e rappresentare contenuti eterogenei.Anche le difformità con i disegni originali e le conseguenti varianti proposte sono state considerate nel raggiungimento dell’obiettivo finale della restituzione:la costruzione del modello geometrico regolato da parametri,generato a partire da dati originali e completato da informazioni pertinenti il monumento,potenzialmente si rende garante di una documentazione completa e analitica delle condizioni nelle quali si sarebbe potuto trovare l’edificio se realizzato.Il lavoro di tesi,che ha richiesto oltre 7 mesi di preparazione, si candida ad essere parte di una serie di indagini sull’opera di Sangallo e ha prodotto,tra gli altri risultati,la formalizzazione di un metodo operativo specifico per la documentazione dello stile architettonico.
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IBBA, ROBERTO. "Luoghi e identità: ricostruzione storica dello spazio agrario, sociale e politico della baronia di Monreale nella Sardegna dell’età moderna." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2013. http://hdl.handle.net/11584/266239.

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Abstract:
This study undertakes an analytical, historical reconstruction of the rural, social and political space of Baronia di Monreale, currently part of the Medio Campidano province of Sardinia, Italy. The expression “reconstruction of the rural, social and political space” entails an investigation into the various means by which the territory is exploited, the formation and development of economic and political élites in the villages, the various forms of property ownership (conveyancing of land and property), the urban demographic patterns of villages as well as the various typologies of dwellings . The investigation starts off with a historical exploration of the main events in Sardinia in modern times, focusing on those concerning the Monreale area. The central part of the present study is devoted to an in-­‐‑depth analysis of practices of the use of rural, agricultural space from the late Medieval period up to early contemporary times. The research has focused in particular on the creation and development of the estates of large landowners: records and maps in the Land Registry Office have been essential and fundamental research tools, thanks to which a graphic representation of the larger estates was made possible. The following section focuses on the social and political relations within and among the several communities. It was possible to reconstruct the dense network of family relations which linked the Monreale élite to people in the cities and in the rest of the region. In order to do this, both genealogical and the micro-­‐‑historical approaches have been employed, with the purpose of retracing the trajectories and the interconnections which enabled some of the representatives of Monreale families to occupy significant political and military roles in the national arena. The last part of the research has been devoted to the impacts and effects that human intervention had on the rural landscape. Land use, the testamentary dispositions, the conflicts between barons and communities have produced far-­‐‑reaching effects overtime, which have profoundly transformed the modern and contemporary landscape. The main objective of the study is to provide an overview of the several aspects that have contributed to shaping the places which are the subject of this research. The outcomes will have some practical applications in such areas as integrated planning, landscape conservation and development as well as in structured planning in sectors such as agriculture and handicrafts. Archive research was undertaken at Cagliari State Archives, Turin State Archives, Historical Diocesan Archives in Ales and the historical archives in Guspini, San Gavino and Sardara municipalities. The private archives of the Orrù and Diana families were consulted, as was that of the ecclesiastic Lorenzo Tuveri from Sardara.
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Filippin, Sara. "La riproduzione fotografica delle opere d'arte a Venezia tra la metà del sec. XIX e il 1920 ca. Materiali per una ricostruzione storica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423882.

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Abstract:
The earliest researches regarding the history of photography in Venice date back to the late 1970s, when for the first time, an overview of the dealings related to the advent and development of photography was outlined, and the names of some photographers were put in evidence. These studies, conducted mainly by Alberto Prandi, were continued in the 1980s and 1990s by Paolo Costantini and Italo Zannier who focused their attention primarily on urban views and architecture photography, analyzing historical aspects and proposing a first insight from a critical point of view. Those subjects and interpretations heavily influenced the subsequent studies, while the interest toward other applications of photography has been very poor, if not absent. Among them, the reproduction of works of art, that was very important in Venice, thanks to the worldwide reputation of the city and of its great master painters of the past. This work stands as the first research in this field of studies. It pays attention mainly to paintings, and proposes a first summary of the evolution of photographic reproduction of works of art from the middle of the nineteenth century until the First World War. It is essentially based on archival research. The archive of the Academy of Fine Arts in Venice was the main reference, in view of the role played by this Body in the second half of the nineteenth century, role that brought it in close contact with the photographic world. Other researches have been conducted at the Fondazione Musei Civici Venezia, especially in relation to the Correr Museum, as well as at the State Archives in Venice. Some other documents at the Biblioteca Marciana, the Procuratoria di San Marco, the archive of the Frari Church, the Public Libraries of Padua and Treviso, the Archives of the Uffizi Gallery, were also useful for specific topics, as well as the documents in the archive of the photographer Tomaso Filippi, now in the care of IRE, Istituzioni di Ricover ed Educazione in Venice. Filippi was also very involved in the reproduction of works of Venetian art, both in museums and in various exhibits, as well as with commissioned works. Images’ researches have mainly been conducted in the Venetian collections at the Fondazione Musei Civici Venezia, the Archivio Tomaso Filippi, the Archivio Turio Böhm, and finally the Academy of Fine Arts, but in part also at the Kunsthistorisches Institut in Florence, the Hertziana Library and the Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione - ICCD, in Rome. The documents that have emerged are very numerous, and allow to distinguish some major chronological phases and identify some names as related to this photographic field. Approximately between the 1850s and 1865s reports are mostly occasional and due to specific identified occasions. After the unification of the Veneto region to Italy (1866), and especially from 1867-1868 onward, the situation became more dynamic, with some photographers very actively engaged, among which we can name Giovanni Battista Brusa, Pietro Bertoja, Paolo Salviati, and especially Carlo Naya. A different situation characterizes again the period starting from the first half of the 1890s, both because of the technical developments in the field of photography that led to the spread of orthochromatic plates, and the beginning of large photographic campaigns conducted by Fratelli Alinari and Domenico Anderson, who were actively involved in the documentation of the works of art in venetian museums and churches. The documents found at the Academy of Fine Arts are related to the period till the end of the 1870s, after which they become limited in number, and then absent, since some law provisions put the Ministry of Public Education in charge of the regulation and management in the field of photography of art that first pertained to the Academy. For the following period, some important documents concerning the activity of the Studio Naya, the Fratelli Alinari and Domenico Anderson have been found at the Museum Correr. The structure of this thesis is strictly connected with the documents taken as bases for the analysis. The first part is devoted to the early evidences of the use of photography in the reproduction of works of art. A chapter deals with the photograph of the drawing titled Apollo and Marsyas (1857), at that time attributed to Raphael, and sheds light on this well known story (see F. Haskell, A Martyr of Attributionism), on which there used to be many obscure points. A second chapter focuses on a requested photography of the Pala d'oro in the Basilica of San Marco (1860). Although not made because of technical difficulties, this event is very significant to the history of photography because of the network of relations and issues it involved. A third chapter is devoted to the first photographic reproduction of the Grimani Breviary (1861-1862) which was a very demanding task for the author, Antonio Perini, who was concerned also with the before said subjects. A key junction point between the two chronological phases mentioned above is represented by the photographic reproduction of the drawings of the “great masters” (1864-1876), at that time in the collections of the Academy of Fine Arts, which was carried out by some photographers, the first of whom was again Perini. This theme shows the importance and interest that drawings enjoyed in that period in Venice as well as in other European countries, and involves some connections with the Raphael Project of the English Prince Consort, Albert. The period when photographic campaigns were conducted on a large scale is introduced by the fifth chapter which is devoted to the regulations of the photographic reproduction of works of art, first on a local, then on a national basis. The role of the Academy in safeguarding cultural heritage and art is described, as it involved also the photographic industry. Attention is drawn to the issue related to the activity of many copyists who frequently worked in the Accademia Gallery and in Venetian churches, in comparison with the presence in those same places of photographers. There is evidence of several complaints toward painters for their misbehavior toward paintings while no problems at all seems to have caused photographers. The last chapter deals with the photographic campaigns conducted between the end of the 1860s until the beginning of the XX century, and discusses the points that are worth noting in the documents. The thesis contains about 220 documents divided into two appendices: - Appendix A contains those relating to chapters 1-3 and 5; - Appendix B contains documents analyzed in Chapters 4 and 6, - Appendix C consists of tables, schemes and lists which can be useful for a better understanding of the text, and in some cases as a very telling synthesis of it. The three appendices are to be considered an integral part of this work which can be fully appreciated only in close connection with the documents. Besides proposing a first historical reconstruction of this photographic genre in Venice, this thesis provides further insight on some Venetians photographers, especially on Antonio Perini and Carlo Naya, and compares the work of the last with that of the Fratelli Alinari and Domenico Anderson. Through the analysis of some case studies, it also shows the important role played by photography not only for the dissemination of knowledge of the works of art, but also as an effective tool capable to create autonomous images which in many cases stood independent from the originals, and which were linked to the intimate sphere of human feelings, an aspect that greatly influenced the work of photographers.
I primi studi sulla storia della fotografia a Venezia risalgono alla fine degli anni anni ’70 del Novecento quando fu per la prima volta ricostruito un panorama generale delle vicende fotografiche legate alla città e furono messe in evidenza le personalità di alcuni fotografi. Tali studi, condotti essenzialmente da Alberto Prandi, furono proseguiti negli anni ’80 e ’90 da Paolo Costantini e Italo Zannier che focalizzarono la loro attenzione soprattutto sulla fotografia vedutistica e d’architettura, analizzandola sia sotto l’aspetto storico che proponendo le prime approfondimenti critici. Quella linea tematica e interpretativa ha improntato di se gli studi successivi, mentre l’interesse verso altri campi di applicazione è stato molto scarso se non assente. Tra di essi, l’attività di riproduzione delle opere d’arte, che fu molto importante a Venezia, grazie alla fama di Venezia e degli artisti che nel tempo ne hanno illustrato il nome. Questo lavoro si pone come prima ricerca in questo settore. Esso riguarda soprattutto le opere pittoriche, e ne propone una prima ricostruzione evolutiva a partire dalla metà del secolo XIX e fino agli anni a ridosso della prima guerra mondiale. Esso si fonda essenzialmente sulla ricerca d’archivio presso alcuni organismi cittadini. L’archivio dell’Accademia di Belle Arti di Venezia è stato il riferimento principale, in considerazione del ruolo svolto dall’Ente nella seconda metà dell’Ottocento, che lo portò a stretto contatto con l’attività fotografica. Altre ricerche sono state condotte presso la Fondazione Musei Civici Venezia, soprattutto in relazione al Museo Correr, oltre che presso l’Archivio di Stato di Venezia. Per alcuni casi specifici sono stati inoltre utili alcuni documenti presenti presso la Biblioteca Marciana di Venezia, la Procuratoria di San Marco, l’archivio della Basilica dei Frari, presso le Biblioteche Civiche di Padova e Treviso, presso l’Archivio della Galleria degli Uffizi, e infine presso le Istituzioni di Ricovero ed Educazione - IRE di Venezia, dove è conservato l’archivio di Tomaso Filippi, anch’egli attivamente impegnato nella riproduzione delle opere d’arte veneziane, sia nei musei che in occasione di mostre, che su commissione di vari studiosi. Per le ricerche iconografiche sono state fondamentali le raccolte veneziane presenti presso la Fondazione Musei Civici, presso l’archivio Filippi, l’Archivio Turio Böhm e infine il Fondo storico dell’Accademia di Belle Arti. Altre ricerche sono state condotte anche presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze, la Biblioteca Hertziana e l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma. La documentazione emersa è molto consistente e consente di identificare, sul piano cronologico, alcune principali fasi evolutive. Nel primo quindicennio circa della seconda metà dell’Ottocento le testimonianze furono per lo più occasionali e riconducibili a specifiche motivazioni o sollecitazioni ben individuate. Dopo l’unità d’Italia, soprattutto a partire dal 1867-1868, la situazione si fece più vivace e vide impegnati molto attivamente alcuni importanti fotografi veneziani tra i quali Giovanni Battista Brusa, Pietro Bertoja, Paolo Salviati, e soprattutto Carlo Naya. Una fase ancora diversa si verificò a partire dalla prima metà degli anni ’90, sia a motivo degli sviluppi tecnici in campo fotografico che portarono alla diffusione delle lastre ortocromatiche, sia per l’avvio a Venezia di vaste campagne di ripresa da parte dei due grandi studi fotografici dei Fratelli Alinari e di Domenico Anderson che si impegnarono attivamente sia nella documentazione dell’architettura e del paesaggio, sia anche delle opere d’arte presenti nei musei e nelle chiese della città. I documenti emersi presso l’Accademia di Belle Arti riguardano soprattutto il periodo fino alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento. A partire da quella data essi diventano molto scarsi, fino a scomparire del tutto, dal momento che alcune disposizioni di legge trasferirono la competenza sulla disciplina in campo fotografico al Ministero della Istruzione Pubblica. Per il periodo successivo, sono invece importanti i documenti presenti al Museo Correr che riguardano l’attività dello Studio Naya, dei Fratelli Alinari e di Domenico Anderson. La tesi è organizzata in modo aderente all’andamento della documentazione. Una prima parte è dedicata ai momenti di avvio della riproduzione fotografica delle opere d’arte veneziane. Un capitolo riguarda la fotografia del disegno allora ritenuto di Raffaello, Apollo e Marsia (1857), e fa luce su una vicenda nota da tempo (cfr. F. Haskell, Un martire dell’attribuzionismo), ma sulla quale permanevano parecchi punti oscuri. Un secondo capitolo riguarda la vicenda della riproduzione fotografica della Pala d’oro della Basilica di San Marco (1860). Pur allora non realizzata a causa delle notevoli difficoltà tecniche, essa è molto significativa perché rivela una rete di relazioni e di problematiche di grande interesse per la storia della fotografia. Segue poi un capitolo dedicato alla prima riproduzione fotografica del Breviario Grimani (1861-1862) che fu un’impresa laboriosa e molto impegnativa, e che come nei due casi precedenti, vede ancora protagonista Antonio Perini. La vicenda della riproduzione fotografica dei disegni dei grandi maestri allora conservati all’Accademia di Belle Arti (1864-1876), e realizzata in tempi diversi da alcuni fotografi, il primo dei quali fu Perini, costituisce uno snodo fondamentale tra la prima e la seconda fase storica che ho sopra indicato. Essa evidenzia, anche in ambito veneziano, l’importanza e l’interesse verso il disegno già attivi da tempo in altri paesi europei e ne descrive le probabili connessioni con il “Raphael Project” del principe consorte inglese Alberto. Il periodo delle campagne fotografiche su ampia scala viene introdotto da un capitolo dedicato alle normative - prima locali, e poi nazionali - sulla riproduzione fotografica delle opere d’arte. In esso viene descritto anche il ruolo dell’Accademia in relazione alla tutela dei beni artistici che coinvolse l’ente anche nel settore fotografico. Nel capitolo vengono anche messe in luce le problematiche legate all’attività dei molti pittori copisti che frequentemente lavoravano alle Gallerie dell’Accademia e nelle chiese veneziane, in rapporto all’attività dei fotografi, mostrando come l’attività dei primi presentasse molti più problemi che nel caso dei secondi. L’ultimo capitolo riguarda le campagne fotografiche condotte tra la fine d egli anni ’60 e l’inizio del XX secolo, e analizza i documenti nei loro punti principali. La tesi pubblica ca. 220 documenti suddivisi in due appendici: - l’Appendice A raccoglie quelli relativi ai capitoli 1-3 e 5; - nell’Appendice B sono invece raccolti i documenti analizzati nei capitoli 4 e 6; - l’Appendice C raccoglie tabelle ed elenchi che possono essere utili alla migliore comprensione del testo, e ne costituiscono in alcuni casi un’efficace sintesi. Tali appendici costituiscono parte integrante del testo che può quindi essere pienamente compreso solo nel costante riferimento con i documenti. Oltre a proporre una prima ricostruzione storica di questo genere fotografico a Venezia, questa tesi fornisce ulteriori elementi di conoscenza su alcuni fotografi veneziani, soprattutto su Antonio Perini e Carlo Naya, e confronta il lavoro di quest’ultimo con quello dei Fratelli Alinari e Domenico Anderson. Attraverso l’analisi di alcuni casi di studio, essa mette altresì in evidenza l’importante ruolo avuto dalla fotografia non solo per la diffusione della conoscenza delle opere d’arte, ma come strumento efficace capace di creare immagini autonome, che in molti casi diventarono indipendenti dagli originali, e che erano molto legate alla sfera intima e personale del pubblico, un aspetto che influenzò notevolmente l’attività dei fotografi.
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Panduri, Tiziana. ""Como acqua de mola" : mulini ad acqua nel territorio di Calci in età medievale : ricostruzione storica, analisi topografica, studio della gestione economica (secoli X-XIII) /." Pisa : Ed. PLUS-Università di Pisa, 2001. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb38839063j.

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Fenocchio, Marco Antonio. "Il momento genetico e l'evoluzione del concetto di furtum in diritto romano. 'Detrahere alteri aliquid'. Per una ricostruzione storica del delitto di furto: genesi, sviluppi, vicende." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425050.

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Abstract:
The work analyzes the original notion of theft in Roman law at the time of twelve tables (450 B.C.) and its subsequent extentions (in a phase of this development several facts were submitted to the punishment provided for theft, such as damage, receiving of stolen goods, fraud, robbery and many others). The author deals also with the principal facets related to juristic elaboration of furtum until the 3rd century.
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Fasson, Elisabetta. "Il contributo della cartografia di epoca veneziana e di XIX secolo alla ricostruzione del paesaggio antico di Montegrotto Terme e del bacino termale euganeo." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423729.

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Abstract:
This research is part of the extensive and structured project “Aquae Patavinae”, which over recent years focused on the Euganean thermal basin. The project uses a multidisciplinary approach that includes archaeological excavations, landscape studies, geo-morphological investigations, aerial photographs and remote-sensing-LIDAR analysis. The research, inserted in this more ample organic frame, is based on cartographic documents, spanning from the XVI to the XIX centuries, that represent, in different scales, various portions of the Euganean territory. The documents have been scrutinized to identify any toponymy and topographic information, often signs of a oldest anthropization, to contribute, throughout a diachronic analysis, to the reconstruction of the historical landscape transformation that invested the overall thermal area and Montegrotto in particular. Written and drawn documents allowed, for example, perceiving the real distribution and concentration of the Montegrotto thermal springs. They were spontaneous, numerous and diffused in the region between Castello mountain, the Prete mountain and the Bortolone hill until to the more southerly belt, near the Terme Neroniane Hotel, where the most monumental roman structures, not only thermal, are preserved. Extensive swamps belonging to the Carrara family occupied the area between the Castello and the Prete mountains, the area of the sacred protohistoric lake, during the XIV century. This swamp area nearly corresponds to a drained land illustrated in the XIX century cadastral map. This operation may date back to the XV century and could probably be Venetian; it appears more recent than the others. All these data seem supported by a 1835 map; the eleven springs indicated in this area characterize it as sunken and hydrological unstable. Finally the GIS acquisition of a portion of Montegrotto Napoleon cadastral map (1810) and data contained in attached records have shown the instructive potentiality of XIX funds; they seem to be the best cartographic base for reconstructing the historical landscape according to a 3D model that is being developed at the CNR of Rome. It started in 2001 with the excavation campaigns in via Neroniana at Montegrotto Terme promoted by the School of Specialization in Archaeology of the University of Padua. Through a diachronic and comparative study of the available cartographic documents and drawings, spanning the late Fifteenth to the Nineteenth century, this research attempts to offer a key to the understanding of the territorial changes occurred within the Euganean thermal basin and to give an answer to those questions - centrals in the history of thermalism - which have not yet been fully answered by official historiography. The cartographic documents that will be considered are mainly drawn annexes to drafts, appraisals and various other activities included in the funds provided by the central government of Venice, which ruled over the region. Therefore, for the complete understanding, these documents can’t be separated neither from the descriptive material they belong to, nor from their primary technical function, which gives a full contextualization. Nevertheless, they are often very accurate cartographic surveys and in some cases of considerable aesthetic distinction. The goal of this research is to gather, organise in an proper database and diachronically compare the available drawn material in order to reconstruct, through the centuries, the evolution of some anthropogenic elements (roads, waterways, settlements) and to analyse their relationship with the natural environment, trying if possible to identify signs of an oldest anthropization, with particular attention to the seven historical thermal springs and to the area currently interested by the archaeological excavations. At the same time, it is hoped the investigation on Venetian funds can return precise historical data about in the relationship between the government of Venice and its mainland colonies for the management and the use of thermal waters. The contribution to the reconstruction of the ancient landscape, through analyses and evaluations to be shared through a comparison with other research disciplines, will also fulfil a goal of methodological order linked to the utilisation modalities of the historical cartographic material for the elaboration of the "Preliminary assessments of the archaeological interest "( in compliance with the requirements of Decree Law 109/2005 and with the Code on Public Contracts, Italian Law nr. 163/2006, articles 95 and 96)
Questa ricerca si inserisce in un ampio ed articolato ambito di studi, il progetto “Aquae Patavinae”, che da alcuni anno si occupa di indagare il bacino termale euganeo attraverso attività di scavo archeologico, studi sul territorio, ricognizioni di superficie, studi geomorfologici, indagini da foto aeree e da remote sensing – LIDAR. In tale organico quadro, si inserisce la presente ricerca che ha utilizzato documenti cartografici prodotti dalla metà del XVI secolo al XIX, che rappresentano a diversa scala porzioni del territorio euganeo – come una ulteriore categoria di materiali funzionali alla comprensione dell’occupazione antropica antica e moderna - con lo scopo di individuare alcuni dei segni e delle informazioni topografiche e toponomastiche, spesso spia di epoche più o meno remote rispetto alla loro stesura, e per contribuire, attraverso un’analisi diacronica, alla ricostruzione delle trasformazioni del paesaggio storico dell’area termale in generale e di Montegrotto Terme in particolare. I documenti scritti e disegnati hanno permesso ad esempio di percepire l’effettiva distribuzione e concentrazione delle fonti termali a Montegrotto, che sgorgavano spontaneamente ed erano molto numerose e diffuse nella fascia di territorio compresa tra il monte Castello, il monte del Prete e il colle Bortolone fino ad arrivare, a sud, presso l’attuale hotel Terme Neroniane, fascia lungo la quale sono concentrati i più monumentali resti di strutture termali e non di epoca romana. L’area tra il monte Castello e il monte del Prete, individuata come l’area del lago sacro protostorico, era occupata nel XIV secolo da estese paludes di proprietà dei signori da Carrara, e, pressappoco nella stessa area, il particellario di XIX secolo ha evidenziato una bonifica, probabilmente di epoca veneziana (XV secolo) più recente di quelle circostanti; dati, questi, confermati da una mappa del 1835 che, nel rappresentare solo in questa zona undici polle, sottolinea la natura depressa e idrologicamente instabile dell’area. La digitalizzazione in ambiente GIS di una porzione della mappa catastale Napoleonica (1810) di Montegrotto e l’inserimento in database collegati dei dati contenuti nei registri allegati hanno evidenziato le potenzialità informative dei fondi fiscali di XIX secolo, facendoli ritenere la base cartografica di partenza più adatta alla ricostruzione del paesaggio storico secondo un modello 3D che è in corso di elaborazione da parte del CNR di Roma
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Andrani, Ilario. "La modellazione informativa per lo studio e l'analisi delle architetture storiche - La ricostruzione digitale di Santa Maria delle Carceri di Giuliano da Sangallo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12542/.

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Abstract:
L’elaborato ha come tema principale la modellazione informativa per lo studio e l’analisi delle architetture storiche, cioè una metodologia che ci permette, partendo da un’analisi approfondita, di comprendere il modo di operare degli architetti delle varie epoche e le loro opere. Questo processo si conclude con la realizzazione di un modello 3D documentale nel quale sono insite tutte le informazioni ricavate dallo studio dell’opera e una ricostruzione digitale della stessa nel suo stato originario. Al fine di raggiungere questo obbiettivo abbiamo studiato le opere di Giuliano da Sangallo in particolare la Basilica di Santa Maria delle Carceri, e la sua facciata incompiuta, proponendo un' attendibile ricostruzione di quest’ultima.
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Compagni, Giuliana. "Analisi del piano di laminazione e simulazione del bilancio idrico dell'invaso di Bilancino (FI)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
In questo elaborato si sono dapprima raccolti i dati disponibili e svolte le elaborazioni necessarie per la ricostruzione del bilancio d'invaso a passo giornaliero per la diga di Bilancino (FI). Si è poi svolta la simulazione di uno scenario che includesse il rispetto delle regole previste dal nuovo Piano di Laminazione, al momento in fase sperimentale. Si sono infine analizzate le simulazioni del livello d'invaso e dei volumi persi per sfioro in tale scenario.
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Abel, Federico. "Ricostruzione virtuale del velivolo storico Caproni Ca5." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Modellazione CAD e studio preliminare delle caratteristiche di un velivolo storico, il Ca5. L’obbiettivo di questo lavoro è analizzare in dettaglio la geometria del velivolo attraverso le fonti bibliografiche a disposizione e modellarlo poi in 3D in ambiente CAD SolidWorks. Una volta completata la fase di modellazione, è stata svolta una stima delle caratteristiche aerodinamiche ed inerziali del velivolo, ottenendo così una prima valutazione delle principali derivate aerodinamiche e dei parametri necessari a valutare le prestazioni del velivolo. Infine, utilizzando l’ambiente Aerosim, sviluppato per il modulo Simulink del software di calcolo Matlab, è stato implementato un modello dinamico del velivolo per rendere possibile la simulazione del volo. In questo modo è stato possibile cercare di comprendere quali fossero le prestazioni e le caratteristiche di stabilità e di manovrabilità del velivolo. Sono state descritte le modalità e le fasi di lavoro attraverso cui è stato possibile studiare questo velivolo e sono state anche messe in evidenza le maggiori difficoltà affrontate, dovute largamente alla mancanza di dati precisi sul velivolo; sono anche state riportate le assunzioni poste per ottenere ugualmente dei dati per quanto possibile significativi. Sono presenti una descrizione delle fasi attraverso cui è stato modellato al CAD il velivolo Ca5 e le formule utilizzate per stimare la sua aerodinamica ed i principali dati relativi a pesi, inerzie, dimensioni. Sono inoltre incluse alcune simulazioni del volo che dimostrano come il modello di velivolo implementato utilizzando i dati calcolati in questa tesi sia “volabile” e presenti caratteristiche di volo che lo rendono pilotabile, anche se in virtuale utilizzando un joystick al posto dei comandi di volo originali.
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Bartolacci, Francesca <1967&gt. "Per una ricostruzione topografica di cingoli nel Medioevo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/2242/1/Bartolacci_Francesca_tesi.pdf.

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Bartolacci, Francesca <1967&gt. "Per una ricostruzione topografica di cingoli nel Medioevo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/2242/.

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Dal, Santo Sofia <1995&gt. "La politica marittima di Israele nel Mediterraneo: una ricostruzione storico politica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20412.

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Abstract:
In questo elaborato viene analizzata la figura dello Stato di Israele in funzione del mare, in questo caso il Mar Mediterraneo, attraverso un percorso logico e temporale: che significato ha avuto il mare per Israele nel passato, nel presente e quale significato potrà avere nel futuro. Il primo passo è stato di tipo storico: quando in Europa dilagava il pensiero sionista, dalla metà del 900, gli ebrei sognavano di raggiungere la Terra di Sion e l’unico modo per farlo era attraverso il mare, verso cui quindi ponevano le loro speranze. Dopo la Prima Guerra Mondiale questo sogno venne esaudito grazie all’accordo del Mandato Britannico tra gli inglesi e i maggiori esponenti del movimento sionista: i cancelli di Sion quindi si aprirono per gli ebrei che così poterono tornare in Eretz Israel. Le prime ondate migratorie si registrarono proprio in quegli anni e le navi zeppe di immigrati salpavano dai principali porti europei con destinazione la Palestina. Qui vi trovarono, oltre agli inglesi, gli arabi e gli yishuv, gli ebrei già presenti in quel territorio. Gli immigrati insieme agli yishuv prendono sempre più consapevolezza delle risorse che il mare può offrire, anche per la creazione di un futuro Stato completamente ebraico, a partire dalla funzione che svolgevano i porti di Haifa e Ashdod, ma soprattutto il porto di Tel Aviv inaugurato per la prima volta a metà degli anni 30 come porto interamente ebraico. Le prime comunità ebraiche quindi puntarono tutto sull’attività portuale commerciale e anche sull’immigrazione dall’Europa, portandole ad avere qualche screzio sia con gli arabi(rivolte e boicottaggi) sia con i britannici: soprattutto durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale gli inglesi impedirono agli ebrei europei di entrare in Palestina e sequestrarono le navi agli yishuv per poterle usare in battaglia. Questi episodi diedero vita all’inizio dell’immigrazione clandestina ebraica, con le poche navi rimaste disponibili, resa possibile grazie all’aiuto della Pal-yam, il reparto marittimo delle forze di difesa ebraiche del Mandato. Con la nascita e la proclamazione dello Stato di Israele nel 1948, le forze della Pal-Yam vennero riprese e trasformate nelle forze di difesa marittime israeliane, che durante il periodo delle guerre arabo-israeliane accompagnarono le forze di difesa israeliane via terra e aeree nella difesa del paese. Oltre a ciò la marina svolse un ruolo fondamentale nella difesa dei confini marittimi durante gli attacchi delle cellule terroristiche arabe di Hezbollah e Hamas tra gli anni 70 e 80, che per attaccare Israele arrivavano dalle coste confinanti con il Libano e penetravano poi nell’entroterra. Dagli anni 90 il mare per Israele, oltre che la funzione di difesa e per la grande attività portuale, ha iniziato ad offrire nuove possibilità dal punto di vista economico: la scoperta di grandi giacimenti di gas naturale ha permesso allo Stato Israeliano di imporsi nel Mediterraneo come nuovo attore regionale in grado di competere le risorse degli stati arabi vicini, non senza qualche screzio, come il problema della delimitazione dei confini marittimi e le controversie sulla divisione delle risorse energetiche, soprattutto con il Libano e la Palestina. Per quanto riguarda il futuro, le sfide che Israele ha in serbo sono la costruzione del gasdotto Eastmed, in partnership con gli altri paesi del Mediterraneo e la sfida con l’Iran per il nucleare.
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Giannone, Fabrizio <1971&gt. "Ricostruzione virtuale della Mostra della Rivoluzione Fascista (Roma, 1932)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2002/1/dottGiannone.pdf.

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Giannone, Fabrizio <1971&gt. "Ricostruzione virtuale della Mostra della Rivoluzione Fascista (Roma, 1932)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2002/.

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SCAMARDO, Giovanna Maurilia Aurora. "LA CRITICAL RACE THEORY RICOSTRUZIONE STORICO CRITICA E ANALISI INTERSEZIONALE DELLA DISCRIMINAZIONE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91292.

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Pagliari, Cristina <1991&gt. "Pezzi di San Domenico - Un tentativo di ricostruzione mentale della basilica cremonese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10858.

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Abstract:
Gli obbiettivi principali della presente tesi di laurea prevedono la ricostruzione della storia della chiesa di San Domenico, dalle origini fino al periodo di massimo splendore raggiunto nel corso del XVI secolo. Si descrivono in seguito architettonicamente ed artisticamente la facciata e gli interni della basilica per capirne la pregevolezza storico-artistica. Due capitoli prevedono un breve riassunto della storia dell'Inquisizione e del ruolo che i domenicani cremonesi hanno avuto in città per comprendere i reali motivi che hanno portato nell'Ottocento al vivace dibattito sulla demolizione del monumento. A tal proposito si è deciso di parlare delle dispute che hanno diviso la città di Cremona tra chi era favorevole alla demolizione della chiesa da tempo in disuso e chi invece avrebbe voluto la sua salvaguardia riconoscendole un forte valore storico, artistico e culturale. In seguito si è parlato dei lavori di demolizione dell'edificio e della nascita dei giardini pubblici di Piazza Roma tutt'oggi presenti. Si è proseguito elencando la dispersione delle opere salvate dai lavori di demolizione della basilica. Poiché numerosi libri e saggi sono stati scritti al riguardo della storia della chiesa di San Domenico, ma non vi sono studi recenti su molte delle opere reperite della basilica, si è concluso il lavoro cercando di dare una nuova e più moderna lettura critico-artistica alle opere ancora presenti nel territorio cremonese o in città vicino a Cremona. Il capitolo è stato arricchito con le foto del materiale analizzato.
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Finetti, Claudia <1968&gt. "La "responsabilità sociale" dell'imprenditore negli ambienti cattolici lombardi dagli anni Trenta alla Ricostruzione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1102/1/Tesi_Finetti_Claudia.pdf.

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Abstract:
My research focuses on the mentality of catholic entrepreneurs and managers in Italy between the 1930's and the 1950's. The main source of my study is the archive of an organization called Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti [Christian Entrepreneurs and Managers Association], which was founded in Milan in 1945 with the pedagogic intent to foster higher moral standards and social responsibility in the milieux of catholic entrepreneurs, in the spirit of the Social Doctrine of the Church. This experience was set in the social and political context of the Italian post-war years, but it was also rooted in the debate – started during the 1930s - on the rise of a new catholic leadership in society.
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Finetti, Claudia <1968&gt. "La "responsabilità sociale" dell'imprenditore negli ambienti cattolici lombardi dagli anni Trenta alla Ricostruzione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1102/.

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Abstract:
My research focuses on the mentality of catholic entrepreneurs and managers in Italy between the 1930's and the 1950's. The main source of my study is the archive of an organization called Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti [Christian Entrepreneurs and Managers Association], which was founded in Milan in 1945 with the pedagogic intent to foster higher moral standards and social responsibility in the milieux of catholic entrepreneurs, in the spirit of the Social Doctrine of the Church. This experience was set in the social and political context of the Italian post-war years, but it was also rooted in the debate – started during the 1930s - on the rise of a new catholic leadership in society.
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Bruzzesi, Marco <1977&gt. "La ricostruzione dell'assetto topografico della VI regio augustea di Roma dal periodo repubblicano all'età tardoantica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6070/1/Bruzzesi_Marco_tesi.pdf.

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Abstract:
La VI regio augustea di Roma rappresenta uno dei settori urbani maggiormente investiti dalle modifiche radicali compiute dall’uomo nel processo di urbanizzazione della città che ne hanno modificato profondamente la situazione altimetrica e la conformazione originaria. Questi notevoli cambiamenti ebbero origine sin dall’età antica, ma si intensificarono profondamente soprattutto nel periodo rinascimentale quando a partire da Pio IV e soprattutto con Sisto V, attivo in tante altre zone della città, si svilupparono numerose opere di rinnovamento urbanistico che incisero notevolmente sul volto e sulle caratteristiche della zona in esame. A partire dal Rinascimento fino ad arrivare ai grandi scavi della fine del 1800 tutto il quartiere incominciò a “popolarsi” di numerosi edifici di grande mole che andarono ad intaccare completamente le vestigia del periodo antico: la costruzione del Palazzo del Quirinale e dei vari palazzi nobiliari ma soprattutto la costruzione dei numerosi ministeri e della prima stazione Termini alla fine dell’800 comportarono numerosi sventramenti senza la produzione di una adeguata documentazione delle indagini di scavo. Questa ricerca intende ricostruire, in un’ottica diacronica, la topografia di uno dei quartieri centrali della Roma antica attraverso l’analisi dei principali fenomeni che contraddistinguono l’evoluzione del tessuto urbano sia per quanto riguarda le strutture pubbliche che in particolar modo quelle private. Infatti, il dato principale che emerge da questa ricerca è che questa regio si configura, a partire già dal periodo tardo-repubblicano, come un quartiere a vocazione prevalentemente residenziale, abitato soprattutto dall’alta aristocrazia appartenente alle più alte cariche dello Stato romano; oltre a domus ed insulae, sul Quirinale, vennero costruiti lungo il corso di tutta l’età repubblicana alcuni tra i più antichi templi della città che con la loro mole occuparono parte dello spazio collinare fino all’età tardoantica, rappresentando così una macroscopica e costante presenza nell’ingombro dello spazio edificato.
The Augustan VI Regio of Rome is one of the most urban areas hit by man-made radical changes in the process of urbanization of the city that have fundamentally altered the situation altitude and the original conformation. These remarkable changes originated from the age old but deeply intensified especially during the Renaissance when starting Pius IV and above with Sixtus V, active in many other areas of the city, developed numerous works of urban renewal that they recorded significantly on face and on the characteristics of the area. Since the Renaissance up to the large-scale excavations in the late 1800s around the neighborhood began to "populate" to many buildings of great size that went to undermine completely the vestiges of the ancient period: the construction of the Palazzo del Quirinale and the various palaces but especially the construction of numerous ministries and the first station Termini to the 800 behaved numerous eventrations without the production of a proper documentation of investigations of excavation. This research aims to reconstruct, in a diachronic way, the topography of one of the central districts of ancient Rome through the analysis of the main phenomena that characterize the evolution of the urban fabric both in terms of public buildings especially private ones. In fact, the main result that emerges from this research is that regional configuring, starting as early as the late Republican period, as a vocation mainly residential district, inhabited mainly by the high aristocracy belonging to the highest offices of the Roman state; as well domus and insulae, on the Quirinal, were built along the course of the republican age some of the oldest temples of the city with their size of the space occupied hill until Late Antiquity, representing a macroscopic and constant presence overall size of the space center.
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Camaccioli, Giorgia <1994&gt. "Disaster recovery in Giappone e in Italia: politiche di ricostruzione a confronto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15674.

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Abstract:
Il crescente numero di disastri naturali che si sono verificati in Giappone e in Italia negli ultimi decenni, anche a causa dei cambiamenti climatici, spinge a interrogarsi sull’efficacia delle strategie attuate dai governi nazionali durante queste situazioni critiche. Il settore disciplinare che a livello nazionale e internazionale si sviluppa da tale quesito, noto come disaster management, indaga sulle conoscenze, gli strumenti e le attività di sostegno necessarie nelle aree vulnerabili ai disastri, per la prevenzione, la reazione e per la ripresa economica e sociale. In particolare, tra le attività che caratterizzano il ciclo di gestione del disastro, questo elaborato analizza la fase del ripristino e della ricostruzione successiva all’evento catastrofico. Introducendo nel primo capitolo le definizioni proposte dai principali esperti di disaster management, nel secondo e nel terzo capitolo si approfondiranno i metodi proposti per la ricostruzione di comunità colpite da disastri rispettivamente in Giappone e in Italia, analizzando pro e contro delle principali fonti legislative e delle derivanti politiche strategiche applicate ai case studies più significativi.
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LAVISTA, FABIO DARIO. "Innovazione e persistenze nelle pratiche e nella cultura manageriale italiana tra ricostruzione e miracolo economico." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2004. http://hdl.handle.net/11565/4050967.

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TROVATO, Valentina. "La tradizione dello "Jephte" di Carissimi (1650-1950). Una ricostruzione storiografica." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2021. http://hdl.handle.net/10446/181645.

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Cavallini, Vittoria <1994&gt. "Tra modernità e tradizione: gli edifici della ricostruzione postbellica nel centro storico di Treviso. Catalogazione, analisi e interpretazione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14227.

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Abstract:
L'elaborato finale verte sullo studio della ricostruzione di Treviso in seguito ai danni causati dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. L'argomento centrale è preceduto da un excursus sulla situazione storico-sociale dell'epoca riguardante il territorio comunale; si procede con lo studio delle personalità e dei ruoli degli architetti che hanno contribuito alla ricostruzione. Gli edifici sono capillarmente catalogati per zona, anno e decade di costruzione, architetto, materiali caratterizzanti la composizione e l'estetica degli stessi.
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Grompi, Alessandra <1965&gt. "Le radici etiche del diritto: una ricostruzione genetica e una giustificazione filosofica in prospettiva post-habermasiana." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/135.

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Berretta, Michele <1980&gt. "L'area dei Lungarni di Pisa nel tardo Medioevo (XIV-XV secolo). un tentativo di ricostruzione in 3D." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4618/1/berretta_michele_tesi.pdf.

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Abstract:
Lo scopo di questa ricerca è la ricostruzione dei Lungarni di Pisa nel Tardo Medioevo (XIV-XV secolo); lo studio intende sottolineare le trasformazioni urbanistiche che hanno cambiato il volto di Pisa nel corso del tempo e ricordare che l’area fluviale ebbe un ruolo di primo piano come baricentro commerciale ed economico della città, vocazione che si è in gran parte persa con l’età moderna e contemporanea. La metodologia seguita, affinata e perfezionata durante la partecipazione al progetto Nu.M.E. (Nuovo Museo Elettronico della Città di Bologna), si basa sull’analisi e il confronto di fonti eterogenee ma complementari, che includono precedenti studi di storia dell’urbanistica, un corpus di documentazione di epoca medievale (provvedimenti amministrativi come gli Statuti del Comune di Pisa, ma anche descrizioni di cronisti e viaggiatori), fonti iconografiche, tra cui vedute e mappe cinquecentesche o successive, e fonti materiali, come le persistenze medievali ancora osservabili all’interno degli edifici ed i reperti rinvenuti durante alcune campagne di scavo archeologiche. Il modello 3D non è concepito come statico e “chiuso”, ma è liberamente esplorabile all’interno di un engine tridimensionale; tale prodotto può essere destinato a livelli di utenza diversi, che includono sia studiosi e specialisti interessati a conoscere un maggior numero di informazioni e ad approfondire la ricerca, sia semplici cittadini appassionati di storia o utenti più giovani, come studenti di scuole medie superiori e inferiori.
The purpose of this research is the reconstruction of the Lungarni (banks of the River Arno) in Pisa in the Late Middle Age (XIV-XV century). The study aims to emphasize the urban transformation that changed the face of Pisa over time and to remember that the banks of the river had a very important role as commercial and economic center of gravity of the city, a vocation which has largely lost in the modern and contemporary times. The methodology, refined and perfected during the participation to the project Nu.M.E. (New Electronic Museum of the city of Bologna), is based on the analysis and comparison of diverse but complementary sources, including previous essays in urban history, collection of medieval documentation (administrative measures as the Charters of the town of Pisa, but also descriptions of chroniclers and travelers), iconographic sources, including maps and views produced in XVI century and later, and material sources, such as persistences still observable within the medieval buildings and artefacts found during some archaeological excavations. The 3D model is not conceived as static and "closed", but it is a free roaming 3D environment; this product can be allocated to different levels of users, including both scholars and specialists interested in learning more about the subject and in further research, both ordinary citizens interested in history and younger users, as students of high and middle schools.
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Berretta, Michele <1980&gt. "L'area dei Lungarni di Pisa nel tardo Medioevo (XIV-XV secolo). un tentativo di ricostruzione in 3D." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4618/.

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Abstract:
Lo scopo di questa ricerca è la ricostruzione dei Lungarni di Pisa nel Tardo Medioevo (XIV-XV secolo); lo studio intende sottolineare le trasformazioni urbanistiche che hanno cambiato il volto di Pisa nel corso del tempo e ricordare che l’area fluviale ebbe un ruolo di primo piano come baricentro commerciale ed economico della città, vocazione che si è in gran parte persa con l’età moderna e contemporanea. La metodologia seguita, affinata e perfezionata durante la partecipazione al progetto Nu.M.E. (Nuovo Museo Elettronico della Città di Bologna), si basa sull’analisi e il confronto di fonti eterogenee ma complementari, che includono precedenti studi di storia dell’urbanistica, un corpus di documentazione di epoca medievale (provvedimenti amministrativi come gli Statuti del Comune di Pisa, ma anche descrizioni di cronisti e viaggiatori), fonti iconografiche, tra cui vedute e mappe cinquecentesche o successive, e fonti materiali, come le persistenze medievali ancora osservabili all’interno degli edifici ed i reperti rinvenuti durante alcune campagne di scavo archeologiche. Il modello 3D non è concepito come statico e “chiuso”, ma è liberamente esplorabile all’interno di un engine tridimensionale; tale prodotto può essere destinato a livelli di utenza diversi, che includono sia studiosi e specialisti interessati a conoscere un maggior numero di informazioni e ad approfondire la ricerca, sia semplici cittadini appassionati di storia o utenti più giovani, come studenti di scuole medie superiori e inferiori.
The purpose of this research is the reconstruction of the Lungarni (banks of the River Arno) in Pisa in the Late Middle Age (XIV-XV century). The study aims to emphasize the urban transformation that changed the face of Pisa over time and to remember that the banks of the river had a very important role as commercial and economic center of gravity of the city, a vocation which has largely lost in the modern and contemporary times. The methodology, refined and perfected during the participation to the project Nu.M.E. (New Electronic Museum of the city of Bologna), is based on the analysis and comparison of diverse but complementary sources, including previous essays in urban history, collection of medieval documentation (administrative measures as the Charters of the town of Pisa, but also descriptions of chroniclers and travelers), iconographic sources, including maps and views produced in XVI century and later, and material sources, such as persistences still observable within the medieval buildings and artefacts found during some archaeological excavations. The 3D model is not conceived as static and "closed", but it is a free roaming 3D environment; this product can be allocated to different levels of users, including both scholars and specialists interested in learning more about the subject and in further research, both ordinary citizens interested in history and younger users, as students of high and middle schools.
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Attardo, Ezio Ciro <1956&gt. "Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6073/1/Attardo_EzioCiro_Tesi.pdf.

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Abstract:
La Tesi Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. si propone di illustrare i complessi rapporti instauratisi tra i vari popoli che si affacciarono sulle rive del Mediterraneo e nelle sue vicinanze, tra il 1200 e il 500 a.C. circa, quali emergono dalle iscrizioni disponibili, principalmente greche e semitiche (soprattutto fenicie, ebraiche, aramaiche e assire), prendendo tuttavia in esame anche iscrizioni ittite, egiziane, frigie, etrusche e celtiche. Le date suddette riguardano due eventi cruciali, che sconvolsero il Mediterraneo: gli attacchi dei Popoli del Mare, che distrussero l'Impero Ittita e indebolirono l'Egitto, e le guerre Persiane. Le iscrizioni riportate sono 1546, quasi sempre traslitterate, tradotte, e accompagnate da un'immagine, da riferimenti bibliografici essenziali e da una breve motivazione del collegamento proposto. Il quadro che si delinea ben testimonia la complessità dei rapporti che si intrecciarono in quel periodo: si pensi alle centinaia di graffiti greci trovati a Naucrati, in Egitto, o alle decine di iscrizioni greche trovate a Gravisca. Anche le iscrizioni aramaiche e assire attestano gli stretti rapporti che si formarono tra Siria e Mesopotamia; ugualmente Iran e Arabia sono, direttamente o indirettamente, collegati a Etruria e Grecia; così troviamo un'iscrizione greca nel cuore dell'Impero Persiano, e un cratere laconico nel centro della Gallia. In realtà lo scopo di questo lavoro è anche quello di mettere in contatto due mondi sostanzialmente separati, ossia quello dei Semitisti e quello dei Grecisti, che solo apparentemente si conoscono e collaborano. Inoltre vorrei soavemente insinuare l'idea che la tesi di Joseph Naveh, che ipotizzò che gli alfabeti greci abbiano tratto origine in prima istanza dalle iscrizioni protocananaiche, nel XII sec. a.C., è valida, e che solo in un secondo tempo i Fenici abbiano dato il loro apporto.
My Degree Thesis Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. intends to illustrate the complex relations, established among the various peoples settled in the Mediterranean sea-shores and in their vicinity, between 1200 B.C. and 500 B.C., which can be seen in the available inscriptions, above all the Greek and Semitic ones (Phoenician, Hebrew, Aramaic and Assyrian); but in this Degree Thesis I consider also the Hittite, Egyptian, Phrygian, Etrusk, and Celtic inscriptions, et cetera. The above mentioned dates concern two crucial events, which perturbed the Mediterranean Sea: the attacks of the Sea Peoples, which destroyed the Hittite Empire and weakened the Egypt, and the so-called Persian wars. The considered inscriptions are 1546, almost always transliterated, translated, with a photo or a drawing, essential bibliography and a very little comment. The drawn picture well attests the complexity of the relations in that period: we must consider the hundreds of Greek graffiti found in Naukratis, in Egypt, or the tens of Greek inscriptions discovered at Gravisca. Also the Aramaic and Assyrian inscriptions attest intense relations between Syria and Mesopotamia. Also Iran and Arabia show, directly or indirectly, connections with Greece and Etruria. With my work I hope to suggest the idea that it is necessary the scholars of Greek and Semitic things cooperate to the reconstruction of four centuries of the History of the Near Eastern, and that the theory of Joseph Naveh, who hypothesized the Greek alphabets originated in the 12th century in the Canaanite coast, is valid.
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Attardo, Ezio Ciro <1956&gt. "Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6073/.

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Abstract:
La Tesi Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. si propone di illustrare i complessi rapporti instauratisi tra i vari popoli che si affacciarono sulle rive del Mediterraneo e nelle sue vicinanze, tra il 1200 e il 500 a.C. circa, quali emergono dalle iscrizioni disponibili, principalmente greche e semitiche (soprattutto fenicie, ebraiche, aramaiche e assire), prendendo tuttavia in esame anche iscrizioni ittite, egiziane, frigie, etrusche e celtiche. Le date suddette riguardano due eventi cruciali, che sconvolsero il Mediterraneo: gli attacchi dei Popoli del Mare, che distrussero l'Impero Ittita e indebolirono l'Egitto, e le guerre Persiane. Le iscrizioni riportate sono 1546, quasi sempre traslitterate, tradotte, e accompagnate da un'immagine, da riferimenti bibliografici essenziali e da una breve motivazione del collegamento proposto. Il quadro che si delinea ben testimonia la complessità dei rapporti che si intrecciarono in quel periodo: si pensi alle centinaia di graffiti greci trovati a Naucrati, in Egitto, o alle decine di iscrizioni greche trovate a Gravisca. Anche le iscrizioni aramaiche e assire attestano gli stretti rapporti che si formarono tra Siria e Mesopotamia; ugualmente Iran e Arabia sono, direttamente o indirettamente, collegati a Etruria e Grecia; così troviamo un'iscrizione greca nel cuore dell'Impero Persiano, e un cratere laconico nel centro della Gallia. In realtà lo scopo di questo lavoro è anche quello di mettere in contatto due mondi sostanzialmente separati, ossia quello dei Semitisti e quello dei Grecisti, che solo apparentemente si conoscono e collaborano. Inoltre vorrei soavemente insinuare l'idea che la tesi di Joseph Naveh, che ipotizzò che gli alfabeti greci abbiano tratto origine in prima istanza dalle iscrizioni protocananaiche, nel XII sec. a.C., è valida, e che solo in un secondo tempo i Fenici abbiano dato il loro apporto.
My Degree Thesis Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. intends to illustrate the complex relations, established among the various peoples settled in the Mediterranean sea-shores and in their vicinity, between 1200 B.C. and 500 B.C., which can be seen in the available inscriptions, above all the Greek and Semitic ones (Phoenician, Hebrew, Aramaic and Assyrian); but in this Degree Thesis I consider also the Hittite, Egyptian, Phrygian, Etrusk, and Celtic inscriptions, et cetera. The above mentioned dates concern two crucial events, which perturbed the Mediterranean Sea: the attacks of the Sea Peoples, which destroyed the Hittite Empire and weakened the Egypt, and the so-called Persian wars. The considered inscriptions are 1546, almost always transliterated, translated, with a photo or a drawing, essential bibliography and a very little comment. The drawn picture well attests the complexity of the relations in that period: we must consider the hundreds of Greek graffiti found in Naukratis, in Egypt, or the tens of Greek inscriptions discovered at Gravisca. Also the Aramaic and Assyrian inscriptions attest intense relations between Syria and Mesopotamia. Also Iran and Arabia show, directly or indirectly, connections with Greece and Etruria. With my work I hope to suggest the idea that it is necessary the scholars of Greek and Semitic things cooperate to the reconstruction of four centuries of the History of the Near Eastern, and that the theory of Joseph Naveh, who hypothesized the Greek alphabets originated in the 12th century in the Canaanite coast, is valid.
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Costa, Jacopo. "Dense image matching per la ricostruzione tridimensionale di monumenti storici da immagini acquisite con camere non metriche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Lo sviluppo tecnologico degli ultimi anni ha permesso di incrementare notevolmente le prestazioni dei personal computer e la qualità delle fotocamere digitali, consentendo la possibilità di acquistare tali prodotti a prezzi sempre più contenuti. Le attuali e rilevanti capacità computazionali dei processori e la possibilità di acquisire sempre più facilmente immagini digitali ad alta risoluzione hanno favorito l’incontro delle tecniche proprie della Computer Vision con quelle della fotogrammetria digitale terrestre (close range photogrammetry). Sotto queste premesse negli ultimi anni si è registrato un notevole sviluppo degli algoritmi di ricostruzione tridimensionale a partire da immagini digitali (algoritmi image-based), che al giorno d’oggi permettono elaborazioni automatiche in tempo reale senza sacrificare l’accuratezza metrica, rendendo possibile ottenere prodotti sempre più analoghi a quelli derivabili da scansioni laser con costi decisamente inferiori. Si è quindi voluto indagare quale fosse la validità dei prodotti restituiti con tali algoritmi eseguendo un rilievo fotogrammetrico e una scansione laser della facciata della basilica di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. Per ogni prodotto ottenuto sono state effettuate analisi qualitative e quantitative per poter giungere a un giudizio critico sull’efficacia di tali algoritmi, in relazione ad un loro reciproco confronto e al paragone con la consolidata tecnica del rilievo laser scanner.
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De, Munari Francesca <1979&gt. "La collezione Nonis: una prima ricostruzione della raccolta e proposte per la sua valorizzazione nel Museo Diocesano di Vicenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3110.

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Abstract:
L'episcopato del vescovo Pietro Giacomo Nonis ha inciso notevolmente sulla vita della Diocesi di Vicenza, anche dal punto di vista culturale. Significativa, all’interno di una politica di conservazione e valorizzazione dei beni storico - artistici ecclesiastici, è stata la scelta di mons. Nonis di dar vita al Museo Diocesano di Vicenza. La storia di questa istituzione è doppiamente legata a quella del suo fondatore, dal momento che costui ha deciso di lasciarvi in deposito, tramite la “Fondazione Culturale Etnografica Nonis”, anche parte della sua collezione privata. Oggetto della mia tesi sarà ricostruire, dal punto di vista quantitativo e tipologico, la collezione Nonis tramite gli oggetti donati o in deposito presso diverse istituzioni vicentine, non solo nel Museo Diocesano, al fine di delineare la figura del collezionista e capire la portata a livello pubblico e culturale di una raccolta che nasce come privata. La ricostruzione della collezione Nonis, dal carattere eterogeneo e con una predilezione per l’arte africana, andrà considerata all’interno di un tipo di collezionismo che, dalle Wunderkammer alle esposizioni universali dell’Ottocento e al riaccendersi dell’interesse per le Arts Nègres d’inizio Novecento, privilegia oggetti, artigianali, artistici e naturali, meravigliosi e curiosi provenienti da terre lontane. Le proposte per la valorizzazione della raccolta Nonis attualmente in deposito presso il Museo Diocesano di Vicenza, ossia la parte più significativa della collezione per tipologia di oggetti e fruibilità, prenderanno spunto da un confronto con realtà museali simili, come il Museo Africano di Verona, tenendo presente le peculiarità di questa raccolta e le lezioni più interessanti dei grandi musei, come il Musée du quai Branly.
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Mazzotta, A. C. "UNA RICOSTRUZIONE DELLA QUADRERIA DI PALAZZO LITTA VISCONTI ARESE A MILANO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/266805.

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Abstract:
This research focuses on the picture gallery that was in Palazzo Litta Visconti Arese in Milan until the end of the nineteenth century. It has been possible to research the collection of paintings through a series of unpublished inventories, dating from the seventeenth to the nineteenth century. It has been attempted to build a proper catalogue of the collection before its dispersion.
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ALBERTI, ALESSIA. "L'INDICE DI ANTONIO LAFRERY: ORIGINI E RICOSTRUZIONE DI UN REPERTORIO DI IMMAGINI A STAMPA NELL'ETA' DELLA CONTRORIFORMA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/749.

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Abstract:
L’Indice di Antonio Lafrery (1512-1577) è il catalogo della sua produzione editoriale fino alla metà degli anni settanta del Cinquecento. In questo studio vengono identificate le opere in esso citate. Le novità che emergono riguardano soprattutto le corrispondenze tra le sezioni in cui l’Indice è strutturato e le raccolte in volume pubblicate da Lafrery, portandone a conoscenza di nuove rispetto ai noti “Speculum Romanae Magnificentiae” e “Tavole Moderne di Geografia”. Sono poi indagati i contatti dell’editore con umanisti, collezionisti e mecenati.
The Antonio Lafrery ‘s “Indice” (1512-1577) is the catalog of his editorial production until the mid-seventies of the sixteenth century. In this study the works cited therein are identified. The news that emerge mainly concern the correspondence between the sections in which the index is structured and collected in a volume published by Lafrery, leading to new knowledge in relation to known "Speculum Romanae Magnificentiae" and " Tavole Moderne di Geografia ". Then are studied the editor’s contact with humanists, collectors and patrons.
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ALBERTI, ALESSIA. "L'INDICE DI ANTONIO LAFRERY: ORIGINI E RICOSTRUZIONE DI UN REPERTORIO DI IMMAGINI A STAMPA NELL'ETA' DELLA CONTRORIFORMA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/749.

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Abstract:
L’Indice di Antonio Lafrery (1512-1577) è il catalogo della sua produzione editoriale fino alla metà degli anni settanta del Cinquecento. In questo studio vengono identificate le opere in esso citate. Le novità che emergono riguardano soprattutto le corrispondenze tra le sezioni in cui l’Indice è strutturato e le raccolte in volume pubblicate da Lafrery, portandone a conoscenza di nuove rispetto ai noti “Speculum Romanae Magnificentiae” e “Tavole Moderne di Geografia”. Sono poi indagati i contatti dell’editore con umanisti, collezionisti e mecenati.
The Antonio Lafrery ‘s “Indice” (1512-1577) is the catalog of his editorial production until the mid-seventies of the sixteenth century. In this study the works cited therein are identified. The news that emerge mainly concern the correspondence between the sections in which the index is structured and collected in a volume published by Lafrery, leading to new knowledge in relation to known "Speculum Romanae Magnificentiae" and " Tavole Moderne di Geografia ". Then are studied the editor’s contact with humanists, collectors and patrons.
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Ammetto, Fabrizio <1965&gt. "I concerti per due violini di Vivaldi (con edizione di RV 513, 521, 528, 764 e ricostruzione di RV 520, 526)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2373/1/Ammetto_Fabrizio_tesi_I_concerti_per_due_violini_di_Vivaldi.pdf.

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Abstract:
In the whole of Europe the most important composer of concertos for two violins is indubitably Vivaldi (1678-1741), who produced almost thirty works of this type during almost the full length of his creative career. The dissertation examines this particular side of Vivaldi’s activity, starting with an examination of the concerto in Rome, Bologna, and Venice at the turn of the seventeenth and eighteenth centuries. The aspects investigated include the ‘conceptual’ origins of the double concerto for two violins in Vivaldi, the nature, distribution and interrelationship of their sources (particular attention being given to compositional revisions in the autograph manuscripts) and an analysis of the works themselves that takes in form, tonal structure, technical-instrumental character and performance practice. The concertos that have come down in particularly problematic non-autograph sources are discussed in detail and presented in critical editions. A reconstruction is offered of the two works (RV 520 and 526) that have survived only in incomplete form, lacking the part of the first soloist. The concertos for two violins composed in Germany by Telemann and J. S. Bach, the contemporaries of Vivaldi who paid greatest attention to the double concerto genre, are then described and analysed. The thesis ends with a complete list of modern editions of Vivaldi’s concertos for two violins and a select discography.
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Ammetto, Fabrizio <1965&gt. "I concerti per due violini di Vivaldi (con edizione di RV 513, 521, 528, 764 e ricostruzione di RV 520, 526)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2373/.

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Abstract:
In the whole of Europe the most important composer of concertos for two violins is indubitably Vivaldi (1678-1741), who produced almost thirty works of this type during almost the full length of his creative career. The dissertation examines this particular side of Vivaldi’s activity, starting with an examination of the concerto in Rome, Bologna, and Venice at the turn of the seventeenth and eighteenth centuries. The aspects investigated include the ‘conceptual’ origins of the double concerto for two violins in Vivaldi, the nature, distribution and interrelationship of their sources (particular attention being given to compositional revisions in the autograph manuscripts) and an analysis of the works themselves that takes in form, tonal structure, technical-instrumental character and performance practice. The concertos that have come down in particularly problematic non-autograph sources are discussed in detail and presented in critical editions. A reconstruction is offered of the two works (RV 520 and 526) that have survived only in incomplete form, lacking the part of the first soloist. The concertos for two violins composed in Germany by Telemann and J. S. Bach, the contemporaries of Vivaldi who paid greatest attention to the double concerto genre, are then described and analysed. The thesis ends with a complete list of modern editions of Vivaldi’s concertos for two violins and a select discography.
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Bernabei, Letizia. "La valutazione della vulnerabilità come strategia per la ricostruzione postsismica del Centro Italia. Il caso studio del centro storico di Caldarola." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Come ormai noto, il sisma del centro Italia del 2016 ha dimostrato che l’approccio alla fase post-sismica sia ancora basato su una impostazione di tipo emergenziale, mentre stentano a farsi strada azioni di prevenzione e riduzione del rischio sismico. Il presente elaborato di tesi nasce con l’obiettivo di fornire una nuova strategia di intervento nel processo di ricostruzione proponendo una linea di indagine che aiuta a definire le problematicità da risolvere prioritariamente nella fase di ricostruzione, ma, al tempo stesso, avanza una proposta di azioni volte ad inserire strumenti di prevenzione e riduzione del rischio anche all’interno della pianificazione ordinaria. Per raggiungere questi obiettivi occorre cambiare l’approccio con cui si interviene all’interno di un insediamento urbano, il quale deve essere concepito in chiave sistemica con il supporto di approfondite analisi delle sue componenti e delle interazioni tra i sottosistemi funzionali che ne determinano la risposta ai disastri naturali. Sulla base di queste considerazioni è nata l’idea di approfondire la condizione postsismica di un comune dell’entroterra marchigiano della Provincia di Macerata, Caldarola. Sul caso studio è stata effettuata una ricognizione degli effetti sul sistema urbano e dei danni sul tessuto costruito attraverso: un’analisi alla scala urbanistica per individuare i deficit prestazionali che hanno causato la perdita di funzionalità dell’intero sistema; un’analisi della vulnerabilità alla scala edilizia, con un metodo di valutazione speditivo per individuare le criticità dei fronti edilizi interagenti con il sistema della viabilità strategica e con un metodo analitico per verificare la corrispondenza tra la propensione al danno, rappresentata dalla vulnerabilità, e il danno effettivo a seguito del sisma. I risultati ottenuti hanno permesso di introdurre nel calcolo il fattore di qualità muraria ed effettuare ulteriori considerazioni sul debito manutentivo.
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RAIMONDO, VALENTINA. "L'ARCHIVIO NINO FRANCHINA. DOCUMENTI E IMMAGINI PER LA RICOSTRUZIONE CRITICA DI UNA VICENDA ARTISTICA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172666.

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Abstract:
Nino Franchina Archive. Documents and images for a critical reconstruction of an artistic event. PhD thesis by Valentina Raimondo The purpose of the research was to reconstruct the artistic path of the Sicilian sculptor Nino Franchina considering his work from the beginning of his career during the Thirties until 1987 when he died. The author of the text have tried to consider the most relevant events that occurred in the sculptor’s life, the main artworks he have realized and, in the meantime, to show which artists have inspired his work. The fundamental instrument, used by Raimondo, to achieve the aim of the research is the consultation of the materials preserved in Nino Franchina Archive in Rome. Thanks to the numerous documents, drawings, sculptures and photos that the writer has found inside the archive it was possible to evaluate in an appropriate manner the artist’s figure and to unearth it from the oblivion of the past twenty years.
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Talò, Francesca <1978&gt. "Conservazione e ricostruzione dei tessuti storici dal secondo dopoguerra agli anni settanta. Teoria e prassi del restauro nell'opera del soprintendente Alfredo Barbacci." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4725/1/talo_francesca_tesi.pdf.

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Abstract:
Il Soprintendente Alfredo Barbacci fu uomo di poliedrica formazione, perito nell’uso di metodiche innovative di restauro ed esperto delle tecniche di ricomposizione delle forme architettoniche dei complessi monumentali, danneggiati dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Quel che, questo studio ha inteso indagare e comprendere, attraverso un approccio critico, sostanziato dalle carte d’archivio, è fondamentalmente il contributo, da egli ha offerto circa la valenza storica e architettonica del tessuto connettivo di base della città, da cui si originava - negli anni della sua attività - l’idea ancora inedita di un bene culturale e sociale nuovo: il centro storico tutto, con annessi monumenti, complessi architettonici nobili ed edilizia minore, di base. Dando avvio all’analisi sistematica delle teorie e della prassi di Alfredo Barbacci e alla lettura puntuale dei suoi scritti, sono stati razionalizzati il significato, le valenze e le implicazioni del termine edilizia minore all’interno del più ampio contesto del restauro dell’edilizia monumentale e alla luce degli elementi di tendenza, portati all’attenzione dal dibattito delle diverse scuole di pensiero sul restauro, a partire dai primi anni del sec. XX fino agli anni Settanta dello scorso secolo. Concretamente vi si evidenziano interessanti intuizioni e dichiarazioni, afferenti la necessità di un restauro del tipo integrato, da intendersi come strumento privilegiato di intervento sul tessuto nobile e meno nobile della città antica. Al termine della sua carriera, il contributo del Soprintendente Barbacci al dibattito scientifico si documenta da sé, nella compilazione a sua firma di quella parte della Relazione Franceschini, in cui si dava proposta di un corpo normativo alla necessità di guardare alla città storica come a un bene culturale e sociale, insistendo come al suo interno era d’uopo mantenere, nel corso di interventi restaurativi, un razionale equilibrio tra monumento ed edilizia minore già storicizzata e che non escludesse anche l’apparato paesaggistico di contorno.
The research analyzes the studies about Conservation, Reconstruction and research for new architectural values of historical core of the city connective tissue, in the work of Alfredo Barbacci from Post-War era to 1970’s. The research aims to answer, through a critical approach, substantiated by archive documents, an historical question about the kind of leadership that Alfredo Barbacci could boast within the debate on the restoration, although its role and, above all, his thoughts have suffered conflicting opinions. Barbacci was a man of multifaceted training, expert technical and expert in the use of innovative methods of restoration, especially in the recomposition of architectural forms of the monuments damaged during the World War II. He had an important role in the search for historic and architectural value of the connective core tissue of the city.
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Talò, Francesca <1978&gt. "Conservazione e ricostruzione dei tessuti storici dal secondo dopoguerra agli anni settanta. Teoria e prassi del restauro nell'opera del soprintendente Alfredo Barbacci." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4725/.

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Abstract:
Il Soprintendente Alfredo Barbacci fu uomo di poliedrica formazione, perito nell’uso di metodiche innovative di restauro ed esperto delle tecniche di ricomposizione delle forme architettoniche dei complessi monumentali, danneggiati dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Quel che, questo studio ha inteso indagare e comprendere, attraverso un approccio critico, sostanziato dalle carte d’archivio, è fondamentalmente il contributo, da egli ha offerto circa la valenza storica e architettonica del tessuto connettivo di base della città, da cui si originava - negli anni della sua attività - l’idea ancora inedita di un bene culturale e sociale nuovo: il centro storico tutto, con annessi monumenti, complessi architettonici nobili ed edilizia minore, di base. Dando avvio all’analisi sistematica delle teorie e della prassi di Alfredo Barbacci e alla lettura puntuale dei suoi scritti, sono stati razionalizzati il significato, le valenze e le implicazioni del termine edilizia minore all’interno del più ampio contesto del restauro dell’edilizia monumentale e alla luce degli elementi di tendenza, portati all’attenzione dal dibattito delle diverse scuole di pensiero sul restauro, a partire dai primi anni del sec. XX fino agli anni Settanta dello scorso secolo. Concretamente vi si evidenziano interessanti intuizioni e dichiarazioni, afferenti la necessità di un restauro del tipo integrato, da intendersi come strumento privilegiato di intervento sul tessuto nobile e meno nobile della città antica. Al termine della sua carriera, il contributo del Soprintendente Barbacci al dibattito scientifico si documenta da sé, nella compilazione a sua firma di quella parte della Relazione Franceschini, in cui si dava proposta di un corpo normativo alla necessità di guardare alla città storica come a un bene culturale e sociale, insistendo come al suo interno era d’uopo mantenere, nel corso di interventi restaurativi, un razionale equilibrio tra monumento ed edilizia minore già storicizzata e che non escludesse anche l’apparato paesaggistico di contorno.
The research analyzes the studies about Conservation, Reconstruction and research for new architectural values of historical core of the city connective tissue, in the work of Alfredo Barbacci from Post-War era to 1970’s. The research aims to answer, through a critical approach, substantiated by archive documents, an historical question about the kind of leadership that Alfredo Barbacci could boast within the debate on the restoration, although its role and, above all, his thoughts have suffered conflicting opinions. Barbacci was a man of multifaceted training, expert technical and expert in the use of innovative methods of restoration, especially in the recomposition of architectural forms of the monuments damaged during the World War II. He had an important role in the search for historic and architectural value of the connective core tissue of the city.
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TORRI, Paola. "Storia del paesaggio vegetale e dell’impatto antropico nell’area del Gran Sasso d’Italia (Abruzzo) in base a polline, palinomorfi non pollinici e microcarboni (sondaggi di Piano Locce 1225 m slm)." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2011. http://hdl.handle.net/11392/2388754.

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Abstract:
The study presents a palaeoenvironmental reconstruction based on pollen, no-pollen palynomorphs (= NPPs) and microcharcoals analyses on samples of two cores (PL1 e PL2) taken at Piano Locce ( 1225 m a.s.l., Barisciano, L'Aquila - Italy), within a multidisciplinary programme. Piano Locce is a tectono-karstic depression on the southern side of the “Massiccio del Gran Sasso d’Italia” mountain and it is a hollow that trapped the sediments eroded from the soils of the sorrounding mountains and the wind carried pyroclastic ashes. Methods – Core PL1, drilled in 2003, 80 m long without reaching the limestone at the base, was sampled for pollen analysis following the stratigraphy to obtain an ample vegetational/climatic reconstruction. Core PL2, drilled in 2008, 10 m long, was sampled approximately every 5-10 cm to obtain a detailed reconstruction of the floristic-vegetational/climatic events and of human impact during the Late Pleistocene and the Holocene. For this study 91 of the 260 samples taken from the two cores were studied: 10 from PL1 core (from 0 to 5.14 m) and 81 from PL2 core. The finds analysis, the data exposition and the results interpretation principles followed the current standards. For microcharcoals a particle-count method that divides them in 5 classes was carried out. Chronology – Two datings based on chemical analysis of volcanic minerals are available: core PL1 is dated 170.000-200.000 years BP at the bottom and core PL2 is dated 36.000 years BP at 5 m depth. Results, Discussion, Conclusions – Pollen analysis of Piano Locce series (46.150 pollen finds in the two cores) provides the history of vegetal landscape from 36.000 years BP, plus former data. The finding of high percentage of Artemisia pollen, with Chenopodiaceae and Poaceae and low percentage of arboreal plants suggests, for the lower part of the sequence, a steppe vegetation environment referable to the Last Glacial. In this part some zones may be included in the Last Glacial Maximum (minimum of woody plants pollen), in the interstadial Bolling-Allerod (low Artemisia, relative increase and differentiation of trees/shrubs) and in the Younger Dryas (arboreal plants decrease and Artemisia rise). The transit from the Last Glacial to the Holocene is testified by an arboreal plants increase and the affirmation of mixed Oak-wood (at about 1.50 m depth in PL2). Data suggests that in the area a grass-land grazed quite precociously persisted during the time. Wood always remained far from Piano Locce depression and it was formed alternatively by conifers and broadleaves and subsequently by the predominance of Oak-wood broadleaves. Beech-wood is little represented, probably due to local climatic factors. The combination of Cultivated/cultivable plants begins to be significant in the Medium Holocene and it is obvious in the Upper Holocene. This is testified by Castanea, Juglans, Olea, Vitis e cereals. Prunus dulcis was found in the most superficial samples. NPPs (1.797 finds identified in PL2 core) in the Upper Pleistocene show mainly algal microremains (Pediastrum and Botryococcus colonies and Spirogyra spores) attesting a lacustrine sedimentation, while coprophilus fungi spores appears in good percentage during the Holocene, in a terrestrial environment with periodical water puddles. This fungi presence, like Sporormiella-type, Sordiaria-type, Apiosordiaria and Valsaria-type, in levels caracherized by Cichoriodeae, Asteroideae, Cirsium-type, Galium-type, Ranunculaceae, Stellaria-type pollen suggests the hypothesis that Piano Locce depression was exploited as a grazing area, first by wild animals, then by domestic ones. Microcharcoals (analyzed in PL2 core) are less represented in the lower part of the sequence, maybe due to the presence of humans living in caves and shelters settled in areas at lower quotes than Piano Locce. The presence of bigger sized particles testifies nearer fires, natural or caused by the hunter-gatherers that hunted in the area. During the Holocene the sum of microcharcoals increases, according to the evidence of anthropization provided by pollen and no-pollen palynomorphs.
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