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Journal articles on the topic 'Ricorrenza quant'

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Carfora, Vincenzo, and Agostino Lopizzo. "Dissezione coronarica spontanea, quanto conta la familiarità?" Cardiologia Ambulatoriale 30, no. 3 (December 9, 2022): 184–89. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-3-7.

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Abstract:
La dissezione coronarica spontanea (SCAD) rappresenta una causa importante di sindrome coronarica acuta (SCA) nelle giovani donne senza classici fattori di rischio cardiovascolare. La coronarografia non sempre riesce a riconoscere le diverse tipologie di dissezioni coronariche spontanee dovendo pertanto ricorrere all’imaging intracoronarico per poterla diagnosticare. Il trattamento prevede l’approccio non invasivo con terapia farmacologica ricorrendo all’angioplastica coronarica solo nelle forme instabili. Viene descritto il caso di una donna di 55 anni, ipertesa in buon controllo farmacologico e senza altri fattori di rischio cardiovascolare che durante angioplastica coronarica su arteria interventricolare anteriore va incontro a dissezione retrograda dell’arteria interventricolare anteriore prossimale e del tronco comune trattata con approccio multistent. La modalità con cui si è verificata la dissezione retrograda, il sesso, l’età della paziente, la rivalutazione dell’angioplastica primaria praticata due mesi prima sull’asse arteria circonflessa-ramo marginale ottuso e l’anamnesi familiare hanno indotto a prendere in considerazione la SCAD come diagnosi più probabile ed il fenomeno dello “squeezing” come causa della dissezione retrograda a seguito della pre-dilatazionedella lesione coronarica. L’imaging intracoronarico sarebbe stata l’unica metodica in grado di diagnosticare la SCAD consentendo quindi di ricorrere all’approccio farmacologico piuttosto che l’angioplastica coronarica.
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Malusa, Luciano. "UN CONFRONTO RICORRENTE NELLA CULTURA CATTOLICA: IL CASO GALILEI ED IL CASO ROSMINI." Trans/Form/Ação 37, spe (2014): 117–34. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-3173201400ne00008.

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Abstract:
Le espressioni "caso Galilei" e "questione galileiana" inducono gli studiosi a riflettere su un'analoga condanna, emessa dagli organismi repressivi della Chiesa cattolica, circa duecentocinquant'anni dopo la condanna di Galilei, contro un sacerdote il quale aveva cercato una conciliazione tra l'avanzamento nella riflessione filosofico-scientifica e la via della tradizione. Antonio Rosmini-Serbati fu condannato nel 1887 con il Decreto Post obitum del Santo Uffizio. A tale sentenza egli non poté sottomettersi come Galilei, in quanto era morto da ormai trentadue anni. Rosmini, prima della sua dipartita (1855), aveva avuto dalla Chiesa il dispiacere di una condanna all'Indice di due sue opere (1849); aveva tuttavia ricevuto l'assoluzione su tutta la linea circa la sua produzione filosofico-teologica (1854). Dopo la morte i suoi avversari impugnarono questa decisione ufficiale della Chiesa, riuscendo a farlo condannare. Anche per Rosmini gli storici parlano di "questione rosminiana", e di "caso Rosmini". Nel presente articolo si confrontano le dimensioni delle due "questioni", e si rileva che la "riabilitazione" di Rosmini è passata attraverso una Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede (2001), mentre nessun pronunciamento ufficiale ha "riabilitato" Galilei, verso il quale la cultura cattolica è stata largamente favorevole.
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3

Calafŕ, Laura. "Tribunale di Milano, sez. I civile - ordinanza 20 dicembre 2010, giud. Bichi, B. e altri contro Comune Milano e altri." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 1 (April 2011): 141–48. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-001012.

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Abstract:
Discriminazione fondata su razza e origine etnica - art. 1 d.lgs 215/2003 - Mancato adempimento obblighi assunti dalla Pubblica amministrazione - Sussistenza Ha natura discriminatoria la scelta di rivedere l'assegnazione degli alloggi destinati ai residenti presso il campo nomadi autorizzato di Triboniano nell'ambito dei singoli accordi denominati "Progetto di autonomia abitativa", legati a una precedente convenzione sottoscritta tra il Commissario della emergenza nomadi in Lombardia, Comune di Milano e dalla Casa della caritŕ Angelo Ambriani. Il mancato adempimento degli obblighi assunti dalle parti firmatarie costituisce comportamento discriminatorio in quanto esclusivamente legato all'appartenenza etnica dei ricorrenti in questo modo trattati meno favorevolmente rispetto alla genericitŕ dei cittadini nei confronti dei quali la Pubblica amministrazione tiene fede ai patti sottoscritti.
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Tedeschi, Antonella. "Clodia, Celio e la retorica dell’abbandono (A proposito di Cic. Cael. 61)." Cuadernos de Filología Clásica. Estudios Latinos 42, no. 2 (January 20, 2023): 187–95. http://dx.doi.org/10.5209/cfcl.85040.

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Abstract:
La ‘retorica dell’abbandono’ si basa su elementi ricorrenti e meccanismi comportamentali divenuti topici, come attestato dalla poesia e dal teatro. Anche l’oratoria vi ricorre. Cicerone, ad esempio, fa rientrare nella topica di un crudelissimum discidium le accuse che Clodia aveva rivolto al suo assistito, Celio (Cic. Cael. 30-31). Il termine discidium diventa, pertanto, funzionale a rendere persuasive le argomentazioni difensive, in quanto vettore dell’idea della violenza della separazione: una violenza in grado di produrre risentimento e devastanti conseguenze emotive che si traducono in parole e azioni mirate a colpire un ex innamorato. La trasformazione dell’affettuosa consuetudo in astiosa simultas, descritta in Cic. Cael. 61, dunque, viene indicata come causa delle azioni intraprese da Clodia contro Celio: un efficace modo per attenuare i crimina attribuiti al giovane e per minare l’attendibilità della teste.
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Farinella, Romeo, and Edoardo Seconi. "Il delta del Po ferrarese. Racconto di una fragilità ambientale e politica." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (February 2021): 51–62. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-003004.

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Abstract:
La storica mutevolezza del paesaggio è paradossalmente il carattere più permanente del Delta del Po. Si parla di un territorio di valli e lagune che è sempre stato povero, ma che fu al centro di una delle operazioni più importanti di colonizzazione nel territorio italiano. Il Delta nel do-poguerra fu oggetto di ipotesi progettuali che, se realizzate, lo avrebbero devastato, ben oltre quanto successo con le urbanizzazioni costiere anche perché negli anni del boom economico si puntava alla "modernizzazione" ma si iniziò anche a parlare di Parco del Delta del Po. Altra fragilità ricorrente è certamente quella ambientale associata ai temi del rischio idraulico, dell'ingressione salina, dell'urbanizzazione turistica diffusa e senza qualità, dell'innalzamento del livello del mare. Il Delta costituisce uno straordinario laboratorio di ricerca progettuale sui temi posti dai cambiamenti climatici, necessario per definire strategie centrate su conflitti, con-traddizioni e opportunità.
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Lattanzi, Rosaria. "Problemi anestesiologici con il paziente gravemente disabile." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 29–32. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003005.

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Abstract:
La mancanza di collaborazione del paziente disabile rappresenta uno dei principali problemi per l'anestesista, che si trova nell'impossibilitŕ di informare e preparare il soggetto alla procedura chirurgica e alle manovre ad essa correlate. In questi casi č fondamentale rendere consapevoli i genitori e assicurarsi il loro assenso. I problemi di natura clinica sono relativamente modesti per quanto concerne l'anestesia, grazie agli strumenti sofisticati di cui oggi disponiamo; sorgono invece difficoltŕ maggiori nel postoperatorio: queste difficoltŕ si possono superare mantenendo il paziente intubato e in anestesia per le 24-48 ore successive all'intervento, allo scopo di controllare efficacemente il dolore. Un altro tipo di provvedimento a cui si deve spesso ricorrere con il disabile grave č la tracheotomia postoperatoria, per la mancanza di un sufficiente controllo della respirazione che predispone a polmoniti ricorrenti. A questo proposito non di rado si incontrano resistenze dei genitori, ma č opportuno superarle perché l'alternativa della ventilazione non invasiva si č dimostrata di difficile applicazione. Infine, un ulteriore problema in ambito anestesiologico č rappresentato dalla presenza di comizialitŕ, molto frequente in questi pazienti.
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Boero, Pino. "Per un Rodari “ecologico”." Italica Wratislaviensia 13, no. 1 (June 30, 2022): 29–51. http://dx.doi.org/10.15804/iw.2022.13.1.02.

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Abstract:
Nelle sue opere Gianni Rodari ha avuto sempre uno sguardo attento all’ambiente e alle parole che lo caratterizzano e in anni in cui ancora dominava una visione sempre bella e positiva della natura ha saputo creare testi capaci di divertire ma anche far riflettere il lettore. Scopo di questo lavoro è dimostrare quanto lo scrittore abbia anticipato temi che oggi appartengono all’emergenza ambientale. Rodari dedica all’ambiente e alla natura poesie, favole e articoli; a livello di metodo la ricerca parte dalla schedatura completa di tutti i testi rodariani presenti su volumi e riviste e si sviluppa sia attraverso la valutazione dei temi più ricorrenti (la scarsa attenzione degli adulti alle esigenze dei bambini, la speculazione edilizia, le stagioni che cambiano, gli animali che non riescono più ad orientarsi nelle città soffocate dall’inquinamento), sia attraverso la valutazione dello stile di Rodari, mai didascalico e sempre teso alla leggerezza del sorriso. I risultati confermano che lo scrittore attraverso la dimensione fantastica riesce a far emergere l’importanza del rispetto dell’ambiente e il ruolo che l’infanzia può avere nello sviluppo di idee positive verso l’ambiente. Le conclusioni ribadiscono l’attualità dei testi di Rodari in ambito ecologico e la loro validità in campo educativo.
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De Corso, E., G. Bastanza, V. Di Donfrancesco, M. L. Guidi, G. Morelli Sbarra, G. Passali, A. Poscia, C. de Waure, G. Paludetti, and J. Galli. "Riduzione volumetrica dei turbinati inferiori con radiofrequenze: risultati clinici a lungo termine." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 199–205. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-964.

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Abstract:
Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare i risultati a lungo termine della procedura di riduzione volumetrica dei turbinati inferiori mediante radiofrequenze (RVTR). Abbiamo eseguito una valutazione prospettica longitudinale a lungo termine di 305 pazienti affetti da rinite (114 allergici e 191 non allergici) refrattari alla terapia medica e sottoposti a intervento di RVTR (gennaio 2004 - dicembre 2010). I pazienti sono stati seguiti per un Follow-up medio di 39,70±19,41 mesi (minimo-24, massimo-60 mesi) e sono stati valutati mediante la somministrazione del questionario NOSE-scale prima e dopo l’intervento a distanza di un mese e successivamente ogni anno per 5 anni. I pazienti sono stati considerati affetti da recidiva durante il periodo di follow-up in caso di ricomparsa dei sintomi con un aumento del punteggio totale del NOSE scale di almeno il 75% e necessità di riassumere trattamenti medici. La ricorrenza è stata valutata mediante analisi di sopravvivenza con il metodo di Kaplan-Meyer. Complessivamente abbiamo documentato una buona soddisfazione dei pazienti per quanto riguarda la procedura, con un elevato controllo del dolore e poche complicanze. Nel post-operatorio abbiamo avuto un significativo miglioramento di ostruzione nasale e respirazione orale vicariante (p < 0,05). Dopo 36 mesi abbiamo osservato un peggioramento dei sintomi, in particolare, dopo 36 mesi con un progressivo crescente tasso di recidive significativamente più elevato nei pazienti allergici rispetto a quelli non-allergici (p < 0,05). Abbiamo anche osservato una leggera diminuizione della soddisfazione generale dei pazienti. Il nostro studio conferma la buona tollerabilità da parte dei pazienti della procedura di decongestione dei turbinati inferiori con radiofrequenze con un basso rischio di complicanze. I nostri dati confermano inoltre una buona efficacia a lungo termine nella maggior parte dei pazienti per almeno 36 mesi dopo l’intervento con una probabilità di rimanere liberi da recidiva in questo periodo sempre superiore a 0,8. Nei mesi successivi si assiste a una progressiva riduzione del beneficio clinico in particolare nei pazienti allergici, con una differenza statisticamente significativa rispetto ai pazienti non allergici (p < 0,05).
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Battistella, P. A., D. L. Fiore, M. Pellone, and K. Pardatscher. "Il trattamento endovascolare dell'aneurisma della vena di Galeno." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 4 (August 1994): 671–81. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700416.

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Abstract:
L'aneurisma della vena di Galeno (AVG) è una rara condizione malformativa artero-venosa cerebrale: essa è caratterizzata dalla presenza di shunts artero-venosi unici o multipli a livello della parete della vena mediana del prosencefalo. L'espressione clinica dell'AVG è età dipendente: in età neontale si manifesta con scompenso cardiaco, nell'infanzia con macrocefalia, idrocefalo sopratentoriale ostruttivo da compressione dell'acquedotto ed eventuali manifestazioni convulsive secondarie ad emorragie. Può rimanere, peraltro, anche a lungo silente, determinando solo in età giovanile-adulta cefalea, sintomi neurologici focali o manifestazioni convulsive causate da sanguinamenti. La mortalità per tale patologia non trattata è elevata, specie nelle forme ad esordio neontatale. Viene presentato un paziente di 8 anni con riscontro di AVG di tipo murale alla RM eseguita per cefalea ricorrente e macrocefalia, uniche manifestazioni cliniche della malformazione vasculare. Nel corso di 3 sedute di terapia endovascolare per via arteriosa vengono esclusi i 5 peduncoli afferent all'AVG (4 a partenza dall'arteria cerebrale posteriore destra ed 1 a partenza dalla arteria cerebrale posteriore sinistra), ottenendo sia la guarigione angiografica della lesione vascolare, sia la completa remissione della sintomatologia cefalalgica, senza alcuna complicanza. Vengono quindi discussi: a) i differenti quadri anatomo-patologici dell'AVG secondo le più recenti classificazioni; b) le diverse tecniche diagnostiche utilizzabili a seconda dell'età; c) i diversi approcci del trattamento chirurgico ed endovascolare (arterioso e venoso), confrontando rischi e risultati; d) i rischi della derivazione liquorale rispetto all'approccio diretto sull'AVG. L'embolizzazione rappresenta attualmente la metodica terapeutica più valida nella cura di questa patologia, grazie soprattutto ai progressi tecnici per quanto riguarda sia i materiali impiegati per il cateterismo superselettivo dei vasi cerebrali, sia i diversi agenti embolizzanti (NBCA, «Coils»). Tale trattamento è in grado di dare risultati eccellenti quali l'esclusione morfologica completa dell'AVG e percentuali di miglioramento in oltre il 50% dei casi, con trascurabile morbilità e drastica riduzione della mortalità rispetto ai soggetti operati o non trattati.
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Masina, Filippo. "Wutausbrüche und Bittgesuche." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 24–43. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0004.

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Abstract:
Riassunto L’articolo tratta delle misure assistenziali in pro dei sinistrati di guerra nell’Italia repubblicana, ma nell’ottica di inquadrare tali provvedimenti nel piu ampio contesto dei nuovi diritti di cittadinanza sanciti con la Carta costituzionale del 1947. Andando oltre il gia noto nesso tra warfare e welfare, l’articolo ricostruisce l’esercizio di tali nuovi diritti (un vero e proprio „diritto al benessere“ che, preso a „fondamento della nuova cittadinanza“, e stato giudicato come uno dei punti cardine della transizione tra guerra e dopoguerra) da parte di una categoria sovente giudicata dallo Stato meritevole delle piu ampie attenzioni, ma che lamento molto spesso la trascuratezza da parte delle istituzioni nel garantirle quanto stabilito dalla legge. L’ipotesi di partenza e, pertanto, che tali difficolta abbiano contribuito a minare l’affezione di una porzione non piccola della cittadinanza rispetto alle nuove istituzioni democratiche, molto fragili nei primi anni del dopoguerra. L’articolo analizza nello specifico alcuni casi di pratiche pensionistiche, relative a diverse categorie di beneficiari, afflitte pero dai medesimi problemi: in particolare, la lentezza talvolta sconcertante con cui il Dipartimento Generale delle Pensioni di Guerra - che pure era, in effetti, letteralmente inondata di domande di pensione - gestiva l’iter delle pratiche, tanto che alcune si sono trascinate sino agli anni ’90. Il cittadino che faceva richiesta di pensione di guerra (che spettava agli invalidi per cause di guerra con almeno il 30 per cento di capacita lavorativa perduta) doveva spesso attendere anni anche soltanto per avere una prima risposta. Cio provocava un fenomeno ricorrente, cioe quello di rivolgersi alle piu diverse personalita ed autorita politiche auspicando la loro intercessione: non percependo la forza del diritto, ci si rifugiava nella speranza di una generosita paternalistica. Talvolta, queste lettere - di rabbia, e di supplica - addirittura precedevano i gravi ritardi dell’espletamento delle pratiche, segnalando dunque l’esistenza di una consuetudine predemocratica nei suoi stessi presupposti. Uno dei segnali di una condizione di cittadinanza rimasta incompiuta.
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Masina, Filippo. "Wutausbrüche und Bittgesuche." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (March 5, 2018): 24–43. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0004.

Full text
Abstract:
Riassunto L’articolo tratta delle misure assistenziali in pro dei sinistrati di guerra nell’Italia repubblicana, ma nell’ottica di inquadrare tali provvedimenti nel più ampio contesto dei nuovi diritti di cittadinanza sanciti con la Carta costituzionale del 1947. Andando oltre il già noto nesso tra warfare e welfare, l’articolo ricostruisce l’esercizio di tali nuovi diritti (un vero e proprio „diritto al benessere“ che, preso a „fondamento della nuova cittadinanza“, è stato giudicato come uno dei punti cardine della transizione tra guerra e dopoguerra) da parte di una categoria sovente giudicata dallo Stato meritevole delle più ampie attenzioni, ma che lamentò molto spesso la trascuratezza da parte delle istituzioni nel garantirle quanto stabilito dalla legge. L’ipotesi di partenza è, pertanto, che tali difficoltà abbiano contribuito a minare l’affezione di una porzione non piccola della cittadinanza rispetto alle nuove istituzioni democratiche, molto fragili nei primi anni del dopoguerra. L’articolo analizza nello specifico alcuni casi di pratiche pensionistiche, relative a diverse categorie di beneficiari, afflitte però dai medesimi problemi: in particolare, la lentezza talvolta sconcertante con cui il Dipartimento Generale delle Pensioni di Guerra – che pure era, in effetti, letteralmente inondata di domande di pensione – gestiva l’iter delle pratiche, tanto che alcune si sono trascinate sino agli anni ’90. Il cittadino che faceva richiesta di pensione di guerra (che spettava agli invalidi per cause di guerra con almeno il 30 per cento di capacità lavorativa perduta) doveva spesso attendere anni anche soltanto per avere una prima risposta. Ciò provocava un fenomeno ricorrente, cioè quello di rivolgersi alle più diverse personalità ed autorità politiche auspicando la loro intercessione: non percependo la forza del diritto, ci si rifugiava nella speranza di una generosità paternalistica. Talvolta, queste lettere – di rabbia, e di supplica – addirittura precedevano i gravi ritardi dell’espletamento delle pratiche, segnalando dunque l’esistenza di una consuetudine predemocratica nei suoi stessi presupposti. Uno dei segnali di una condizione di cittadinanza rimasta incompiuta.
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Nykiel, Krzysztof. "Przyczyny i procedury wydalania duchownych według norm i praktyki Kongregacji Nauki Wiary." Prawo Kanoniczne 54, no. 3-4 (December 10, 2011): 31–52. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2011.54.3-4.01.

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Abstract:
La conferenza intende illustrare le cause e la procedura per le quali un chierico possa essere colpito con la pena di dimissione dallo stato clericale. Le cause sono la commissione da parte dello stesso di delitti gravi, descritti nel motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela di Giovanni Paolo II del 30 aprile 2001, in cui sono state, a distanza di nove anni, apportate delle modifiche sia per quanto riguarda le norme sostanziali, che procedurali. Tali modifiche vengono descritte nella prima parte della Conferenza. Queste nuove Norme sui “Delitti Riservati”, approvate da Papa Benedetto XVI il 21 maggio 2010, sono state pubblicate il 15 luglio 2010. Il testo in parola, che tratta dei delitti riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede, contiene le Norme Sostanziali (artt. 1-7) e quelle Processuali (artt. 8-31) ed è stato il punto di riferimento per presentare le cause e la procedura che il predetto Dicastero osserva nel giudicare i casi di delicta reservata. A queste Norme si aggiunge anche una lunga prassi del Dicastero nel trattare simili casi. Per la commissione di questi gravi delitti (ad esempio: contro la fede, i Sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza, nonché contro la morale, specialmente l’abuso sessuale di minori), i chierici colpevoli, secondo la gravità del crimine da loro commesso, possono essere puniti anche con il massimo della pena, ovvero con la dimissione dallo stato clericale o la deposizione. Nella seconda parte della Conferenza viene esposta la procedura seguita dalla Congregazione nei casi di delicta reservata e le relative possibili soluzioni, esaminando i singoli casi. Il chierico accusato di aver commesso un grave delitto come, ad esempio, l’abusosessuale di minore, può, una volta accertatane la colpevolezza e ricorrendo gli estremidi cui all’art. 21 delle Normae, essere dimesso dallo stato clericale sia tramite la viagiudiziale sia anche percorrendo le vie alternative del processo amministrativo o dellapresentazione diretta delcaso al Romano Pontefice. In quest’ultima ipotesi il casoviene presentato al Santo Padre con il previo voto favorevole della Congregazione,motivando la richiesta dell’inflizione della succitata pena con la dicitura “pro bono Ecclesiae“ oppure, per i casi particolarmente gravi, “in poenam”. In via graziosa è contemplata anche la dispensa dagli obblighi che derivano dall’Ordine Sacro, inclusoil celibato, a seguito di supplice istanza dell’oratore-reo. La Conferenza si conclude con il richiamo ai due canoni 292-293 CIC che determinano la situazione canonica dei chierici che hanno perso lo stato clericale.
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Stentella, Danilo. "Azienda pubblica e finanziamento pubblico dei partiti politici." ECONOMIA PUBBLICA, no. 2 (June 2022): 233–53. http://dx.doi.org/10.3280/ep2022-002002.

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Abstract:
La reintroduzione in Italia di un meccanismo di finanziamento pubblico dei partiti politici, la cui entità venisse collegata direttamente e in via almeno prevalente a una percentuale significativa degli utili generati dalle partecipazioni statali, potrebbe determinare da parte dei leader politici una maggiore propensione alla scelta di management capace e l'adozione di un efficace sistema di verifica delle procedure di gestione di questo patrimonio pubblico. Si potrebbe ridimensionare drasticamente per questa via la piaga apparentemente endemica e cronica del clientelismo dei colletti bianchi di alto livello e realizzare contestualmente una gestione della proprietà pubblica più efficiente, di tipo finalmente privatistico, se proprio vogliamo assegnare a questa categoria una valenza cogente. Le riforme di politica economica introdotte negli ultimi decenni dai governi dei paesi più industrializzati sono state fortemente condizionate dalla dottrina del New Public Management, un approccio radicale, capace di compromettere l'integrità strutturale ed etica del settore pubblico subordinando la giustizia sociale all'efficienza economica, una trasformazione caratterizzata dal taglio della spesa pubblica che ha travolto anche un fondamentale istituto del sistema democratico, i partiti politici. Purtroppo i trascorsi delle imprese pubbliche hanno fortemente agevolato quelle riforme, in quanto per un certo periodo storico queste hanno mostrato una tendenza cronica alla bassa produttività, rispetto alle imprese private, anche a causa delle politiche clientelari e dell'uso intensivo del fattore lavoro. Poiché elementi di servizio pubblico ed elementi di business convivono soprattutto nel settore delle public utilities, potenzialmente capace di generare reddito, le imprese pubbliche possono rappresentare un'utile e prudente forma di diversificazione dei ricavi per la finanza pubblica, in grado di ridurre sensibilmente i rischi di liquidità, ancor di più in un contesto storico di crisi finanziarie ed economiche internazionali ricorrenti. Il finanziamento pubblico dei partiti politici è stato introdotto nel 1974 con la L. 195/1974 per contrastare le collusioni con i grandi poteri economici, già sorte negli anni precedenti. È stato completamente abolito con D.L. 149/2013, convertito in L. 13/2014, lasciando spazio ad una crescente attività di lobbying e finanziamento indiretto ai partiti. La domanda a cui questo elaborato cerca di rispondere è: può l'azienda pubblica essere gestita in modo efficiente dallo Stato, produrre entrate e servizi per la comunità, senza dare luogo a risultati di gestione cronicamente negativi e contribuire a finanziare il diritto costituzionalmente garantito di organizzarsi in partiti politici, finanziando il loro meccanismo?
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Pasquino, Gianfranco. "Il Modello Westminster." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 3 (December 2002): 553–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030409.

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Abstract:
L'espressione «Modello Westminster» è stata variamente utilizzata negli anni ruggenti delle (non)riforme istituzionali in Italia. La quantità e la qualità delle imprecisioni nelle caratteristiche attribuite ad un modello inevitabilmente quasi ignoto in Italia sono state e rimangono notevoli. Al di là della semplice manipolazione politica, le imprecisioni non possono stupire. Da un lato, infatti, non esiste praticamente nessuno studio recente in italiano dedicato al sistema politico della Gran Bretagna (fa ottima eccezione la ricerca di Massari (1994)), mentre, al contrario, sono moltissime le analisi e le ricerche opera degli studiosi inglesi e americani (nessuna delle quali tradotte in italiano). Dall'altro, il sistema politico inglese viene considerato poco interessante, poco problematico e, fra alti e bassi, poco comparabile con gli altri sistemi politici né, tanto meno, con quello italiano. Ricorrendo ad un'espressione spesso utilizzata in Spagna per spiegare i conflitti, le tensioni e la confusione della politica prima del ritorno alla democrazia: «non siamo inglesi». Qualcuno potrebbe credere che esista un solo sistema politico «eccezionale», per la sua storia, per la sua cultura politica, per la sua società multietnica, per le sue istituzioni, vale a dire gli Stati Uniti d'America. Invece, a ben guardare, se un sistema politico merita la qualifica di eccezionale, cioè che fa eccezione rispetto, ad esempio, alle democrazie parlamentari, che nella sua configurazione specifica non si ritrova da nessun'altra parte che, di conseguenza, è difficilmente comparabile e ancor più difficilmente imitabile, è proprio il sistema politico della Gran Bretagna. Ciascuna delle componenti del sistema politico inglese (legge elettorale, sistema bipartitico, strutturazione del parlamento, governo del Primo ministro) può trovarsi, singolarmente presa e considerata, in qualche altro sistema politico, in particolare, nei sistemi politici che chiamerò della diaspora anglosassone: Australia, Canada, Nuova Zelanda. Nessuno di questi sistemi presenta, però, quel complesso di interazioni che caratterizza il sistema politico inglese e che è, in buona sostanza, unico. D'altronde, a riprova di quanto ho appena sostenuto, nessuno dei volumi in esame, scritti da eminenti specialisti, che pure conoscono molto bene anche altri sistemi politici, si affida ad una comparazione per spiegare né la dinamica delle istituzioni, in particolare, il governo del Primo Ministro, e dell'elettorato inglese, né il ruolo mutevole del Parlamento e dei parlamentari (anche se Russell (2000) va proprio alla ricerca di insegnamenti comparati per capire in quale direzione e con quali modalità debba essere riformata la Camera dei Lords). Cionostante, ciascuno di questi libri è, comunque, di per sé molto interessante e molto istruttivo non soltanto per le analisi specifiche che contiene, ma anche perché consente di riflettere in generale sulla trasformazione della politica, sulla sua situazione attuale in Gran Bretagna e sul suo futuro con riferimento sia al modello Westminster sia, nonostante le reali e profonde differenze, alle altre democrazie parlamentari.
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Leon-Carlyle, Rawb. "Wild Red: Synesthesia, Deuteranomaly, and Euclidean Color Space." Chiasmi International 21 (2019): 355–68. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20192132.

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Abstract:
In a promising working note to the Visible and Invisible, Merleau-Ponty proposes that we understand Being according to topological space – relations of proximity, distance, and envelopment – and move away from an image of Being based on homogeneous, inert Euclidean space. With reference to treatments of cross-sensory perception, color-blindness, and the concept of quale or qualia, I seek to rehearse this shift from Euclidean to topological Being by illustrating how modern science confines color itself to a Euclidean model of color space. I discuss “being as Object” in Merleau-Ponty’s later work before showing how color, and indeed all perception, is reduced to being as Object in the form of “quale”. Next, I address discussions in Merleau-Ponty’s work and contemporary research to illustrate how synesthesia and so-called color-blindness are rendered abnormal by this objectified being of color. Merleau-Ponty’s reading of synesthesia follows directly from his rejection of quale, and his use of color perception serves as a rejection of solipsism. With appeal to his proposed topological model of Being, I conclude by recognizing the problematic nature of synesthesia and color-blindness as being ontological, not psychological.Dans une note de travail, à mon sens décisive, du Visible et l’Invisible, Merleau-Ponty propose que l’on comprenne l’Être à partir de l’espace topologique – relations de proximité, distance et enveloppement – allant à l’encontre d’une l’image de l’Être fondée sur un espace euclidien homogène et inerte. En faisant référence aux traitements de la perception synesthésique, au daltonisme et au concept de quale ou qualia, j’essayerai de décrire ce passage de l’Être euclidien à l’Être topologique en montrant que la science moderne finit par confiner la couleur dans un modèle euclidien d’espace-couleur. J’examinerai « l’Être-objet » dans les derniers écrits de Merleau-Ponty avant de montrer comment la couleur, et plus en général la perception, est réduite à être comme un Objet dans la forme d’un « quale ». Ensuite, en examinant les analyses merleau-pontiennes et les recherches contemporaines, je montrerai comment la synesthésie et le daltonisme sont donc considérés comme anormaux à partir de cette objectivation de la couleur. La lecture que Merleau-Ponty donne de la synesthésie est la conséquence directe de son refus du quale, et l’utilisation qu’il fait de la perception des couleurs sert comme un refus du solipsisme. En faisant appel au modèle topologique de l’Être qu’il propose, je conclurai en constatant que la nature problématique de la synesthésie et du daltonisme est ontologique et non pas psychologique.In una nota di lavoro al Visibile e l’invisibile, Merleau-Ponty propone di comprendere l’Essere a partire da uno spazio topologico – secondo le relazioni di prossimità, distanza e avvolgimento – e abbandona l’immagine di un Essere fondato su uno spazio omogeneo, inerte, euclideo. Facendo riferimento ai trattamenti per le percezioni sinestetiche, al daltonismo e al concetto di quale o qualia, si cercherà di provare questo passaggio da un Essere euclideo a uno topologico, illustrando quanto la scienza moderna tenda a ridurre il concetto stesso di colore a un modello euclideo di spazio-colore. Si esaminerà l’“Essere-oggetto” degli ultimi lavori di Merleau-Ponty, mostrando come il colore, e in realtà la percezione tout court, vengano ridotti a oggetto nella forma di “quale”. Infine, si esaminerà l’opera merleau-pontiana e la ricerca contemporanea al fine di illustrare quanto la sinestesia e il daltonismo siano resi anormali da questa oggettivazione dell’essere del colore. L’interpretazione merleau-pontiana della sinestesia deriva proprio dal suo rifiuto del quale, e il suo uso della percezione del colore funge da rifiuto del solipsismo. Ricorrendo al modello topologico di Essere elaborato da Merleau-Ponty, si conclude riconoscendo che il problema della sinestesia e del daltonismo è, a tutti gli effetti, ontologico e non psicologico.
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Gelardi, M., L. Iannuzzi, M. De Giosa, S. Taliente, N. De Candia, N. Quaranta, E. De Corso, V. Seccia, and G. Ciprandi. "Non-surgical management of chronic rhinosinusitis with nasal polyps based on clinical-cytological grading: a precision medicine-based approach." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 38–45. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1417.

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Abstract:
La rinosinusite cronica con polipi nasali (CRSwNP) è una malattia cronica nasosinusale, a eziologia infiammatoria, con significativo impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti. La CRSwNP rappresenta ancora oggi una sfida terapeutica per lo specialista ORL, sia per la comprensione della sua eziopatogenesi, sia per il suo controllo clinico ed è questo è testimoniato dalla alta incidenza di recidiva dopo trattamento. Abbiamo voluto verificare l’ipotesi che un approccio terapeutico nuovo, standardizzato, e individualizzato sul grading clinico-citologico (clinical-cytological grading – CCG) consentisse un miglior controllo dei sintomi della malattia, e di ridurre la necessità di ricorrere alla chirurgia. Abbiamo pertanto reclutato 204 pazienti affetti da CRSwNP, di cui 145 hanno regolarmente assunto la terapia rispettando il protocollo proposto, e 59 pazienti, invece, che non hanno assunto la terapia in modo sistematico e sono stati quindi inclusi come controlli. Dopo 5 anni di trattamento standardizzato, abbiamo notato che 15 pazienti su 145 (10,3%) del gruppo con terapia standardizzata avevano avuto un miglioramento dello staging endoscopico, 61 su 145 (42%) si erano mantenuti costanti, mentre 69/145 (47,5%) erano andati incontro a un peggioramento. Nel gruppo di controllo, invece, i pazienti peggiorati erano ben 49 su 59 (83%), con un peggioramento significativo in termini di grading endoscopico di almeno due classi (p < 0,05). I pazienti e i controlli sono stati successivamente stratificati sulla base del CCG in 3 sottogruppi: pazienti con CCG lieve, moderata e grave. Dopo tale suddivisione in classi, è stato possibile evidenziare che nel gruppo con CCG lieve (n = 27), il 92% dei pazienti manteneva negli anni un trend costante, in assenza di peggioramenti e senza necessità di ricorrere alla chirurgia nei 5 anni di osservazione, mentre nel gruppo di controllo, 1 paziente su 59 (1,6%; p = <0,05) ricorreva a chirurgia. Nel gruppo con CCG moderato (n = 83), invece, il 44% dei pazienti “standardizzati” non aveva avuto un peggioramento di grading endoscopico, con un 3,6% di pazienti che aveva avuto necessità di ricorrere alla chirurgia, contro il 13,6% del gruppo controllo (p < 0,05). Nel gruppo dei pazienti con CCG grave (n = 35), anche se nessun paziente riusciva a ottenere un miglioramento del grading endoscopico, il 40% dei pazienti veniva comunque giudicato “controllato” da un punto di vista clinico. Nel gruppo dei pazienti con CCG grave, ben il 5,7% dei pazienti necessitava di trattamento chirurgico, ma anche in questo caso, la percentuale dei pazienti operati era significativamente maggiore (p = 0,0000) nel gruppo di controllo (49%). Infine, l’analisi statistica effettuata ha dimostrato chiaramente che, da un punto di vista obiettivo, le dimensioni dei polipi nasali tendevano ad aumentare a una velocità maggiore nel gruppo controllo che nel gruppo “standardizzato”, con incrementi proporzionali nelle tre classi di CCG (lieve, moderato e grave). Lo studio attuale fornisce le basi per lo sviluppo e l’adozione di un nuovo approccio per la gestione della CRSwNP sulla base di uno score clinico e citologico (CCG) che permetta di stimare con accuratezza la gravità della CRSwNP e di adattarne il trattamento. Tale approccio limita l’uso degli steroidi sistemici alle sole classi CCG di entità moderata-grave con dosi di steroidi inferiori rispetto a quanto precedentemente suggerito in letteratura. Il nostro protocollo può migliorare pertanto l’aderenza terapeutica dei pazienti, il tasso di controllo della malattia e può ridurre il ricorso alla chirurgia nel corso degli anni.
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Lambiase, Emiliano, Cristina Torraca, and Bianca Lagioia. "Differenze sessuali nelle principali dimensioni di personalità." MODELLI DELLA MENTE, no. 2 (July 2018). http://dx.doi.org/10.3280/mdm2-2017oa6494.

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Abstract:
In questo articolo analizzeremo come maschi e femmine differiscano per quanto riguarda le caratteristiche di personalit&agrave;, cos&igrave; come state studiate attraverso i principali questionari di personalit&agrave; come quelli fondati sui cosiddetti Big Five (anche conosciuti come Five Factors Model, FFM; Goldberg, 1993) e i sedici fattori di personalit&agrave; di Cattell (1946), al fine di contribuire al dibattito in corso sulle differenze tra uomo e donna, con particolare riferimento al panorama scientifico e culturale italiano.A questo scopo abbiamo effettuato una rassegna e una sintesi delle principali ricerche svolte sulle differenze di personalit&agrave;, per individuare i risultati pi&ugrave; ricorrenti, significativi dal punto di vista statistico e importanti per delle caratteristiche precipue (ad es. la ricorrenza in periodi storici o in culture differenti).Da questa rassegna &egrave; emerso che, indubbiamente, esistono delle differenze tra maschi e femmine, con una sovrapposizione tra i profili di personalit&agrave; tipici che oscilla tra il 10% e il 24% (Del Giudice, 2012).Queste differenze sono presenti in varie epoche e aree culturali e, in particolare, si amplificano in zone del mondo dove le persone hanno maggiore libert&agrave; di comportamento rispetto ai tipici ruoli di genere e dove c'&egrave; maggior benessere.Utilizzando come dimensioni di riferimento i Big Five, le caratteristiche che sembrano differenziare maggiormente gli uomini e le donne sono il Nevroticismo e l'Amicalit&agrave;, in modo costante in differenti periodi storici e aree culturali e, quindi, rispetto alle altre caratteristiche, hanno una maggiore probabilit&agrave; di essere influenzate dalla biologia. Importanti differenze sono emerse anche per una serie di sottodimensioni degli altri fattori di personalit&agrave; del Big Five o in dimensioni misurate con altri strumenti di valutazione.
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Diocesano, Kamila Bezerra Fernandes, Aurélio Antonio Ribeiro Costa, and Glauber Moreira Leitão. "Cancro al seno multifocale/multicentro: profilo clinico/epidemiologico e modelli immunohistochimici tra i foci: studio trasversale." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, June 16, 2020, 73–94. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/multifocale-multicentrico.

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Abstract:
Il cancro al seno multifocale/multicentro (MF/MC) è una malattia che comprende molti paradigmi nell'attuale pratica del cancro al seno. Per combattere la morbilità e la mortalità di questo l'opzione migliore è una strategia terapeutica razionale, che dovrebbe iniziare con una chiara comprensione biologica della multicentricità e della multifocalità, poiché questo è noto, il trattamento corretto può essere seguito. Il nostro obiettivo era quello di definire il profilo dei pazienti con cancro al seno multifocale e multicentro e valutare se c'è disaccordo tra i foci tumorali per quanto riguarda il recettore ormonale e Her-2. Abbiamo analizzato retrospettivamente 89 pazienti con carcinoma mammario invasivo multifocale e multicentrico in due istituzioni terziarie nel nord-est del Brasile, valutando il recettore ormonale, Her-2 e ki67 in ogni focus tumorale di 25 di questi pazienti, evidenziando il disaccordo o meno tra di loro, e il tipo e il grado istologico, la metastasi dei linfonodi e la distanza e l'età. Di questi pazienti, il 9% presentava eterogeneità tra i foci tumorali. La percentuale di metastasi nel linfonodo ascellare era del 42% e solo del 10% per metastasi distanti. Il 45% delle donne nello studio aveva un grado istologico II o III. Abbiamo trovato una prevalenza di 40.5% di Her-2 negativo e 45% del recettore estrogeno positivo. Non c'era alcuna differenza statisticamente significativa tra il cancro multifocale e quello multicentrico. Concludiamo che il cancro al seno MF/MC mostra eterogeneità tra i foci tumorali in relazione ai parametri biologici, che svolge un ruolo cruciale nel prendere decisioni sul trattamento e di conseguenza sulla ricorrenza del tumore, la prognosi e la metastasi lontana.
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Vignati, Rinaldo. "Roberto Roversi e il cinema: documentari, articoli e progetti." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies, June 14, 2022, 001458582210859. http://dx.doi.org/10.1177/00145858221085987.

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Abstract:
L’articolo è uno studio sui lavori per il cinema (soggetti e sceneggiature) e sui testi di argomenti cinematografico del poeta Roberto Roversi. L’articolo esamina anzitutto i film realizzati: tre lungometraggi di finzione e vari documentari (diretti soprattutto da Carlo Di Carlo). Successivamente prende in considerazione gli articoli sul cinema che Roversi ha scritto per quotidiani e riviste. La terza sezione dell’articolo è dedicata a Il frate, progetto di sceneggiatura per un film su san Francesco che avrebbe dovuto essere diretto da Michelangelo Antonioni. Infine, grazie alle ricerche compiute in vari archivi (Centro sperimentale di cinematografia, Museo del cinema di Torino), vengono riportati alla luce diversi altri progetti di film a cui Roversi ha partecipato: in particolare risultano significativi I trenta passi di Angela, scritto assieme a Tonino Guerra, e Area di rigore, curioso soggetto di ambientazione calcistica. Roberto Roversi resta – a dispetto delle “formule sbrigative e liquidatorie” (Moliterni, 2008: 563) in cui viene spesso rinchiusa la sua opera – una figura complessa, non facilmente inquadrabile entro le abituali categorie critiche e quindi non studiata quanto meriterebbe. L'esame dei suoi lavori per il cinema evidenzia aspetti poco noti e conferma la complessità della sua personalità. Sebbene si tratti in prevalenza di lavori su commissione, dall’esame di questi testi emergono alcuni interessi tematici ricorrenti, a cominciare dalla sottolineatura dell’importanza della memoria, intesa non come ricordo statico ma come forza che si traduce in azione nel presente e in progetto rivolto al futuro. Nella trasformazione dei luoghi, e in particolare della città di Bologna, si può osservare come memoria del passato e progetto per il futuro interagiscono nel presente. Nei film a cui Roversi ha collaborato si avverte spesso lo sforzo di rappresentare gli esseri umani e i luoghi in costante “divenire”.
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Mele, Vincenza, and Simona Giardina. "Testi della medicina narrativa nel Caso clinico di Anton Cechov." Medicina e Morale 56, no. 4 (August 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.313.

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Abstract:
Il termine medicina narrativa, oggi ricorrente nella letteratura medica, evoca immediatamente l’importanza della storia clinica raccontata dal paziente come criterio irrinunciabile per formulare la diagnosi e definire l’opportuna terapia. In questa ottica, l’iter diagnostico è un atto ermeneutico “di racconti”. Molte pubblicazioni apparse su riviste mediche internazionali fanno riferimento al concetto del paziente come testo, inteso secondo diverse accezioni: the physical text, i segni fisici della malattia così come sono obiettivamente esaminabili; the experential text, il vissuto esistenziale della malattia; the instrumental text, i dati di laboratorio nonché i risultati degli esami strumentali; the narrative text, la storia clinica raccontata dal paziente. In questo articolo, un racconto di Cˇ echov, Caso clinico, viene utilizzato per illustrare diversi momenti “testuali” che raccontano l’agire medico. Il racconto evidenzia quanto sia importante passare dalla oggettività della lettura fisica del testo-paziente (the physical text e the instrumental text) alla soggettività della lettura esistenziale (the experential text e the narrative text) per avere una comprensione della causa della malattia. Il medico, protagonista del racconto di Cˇ echov, riuscirà a cogliere oltre il dato oggettivo, visivofattuale, della patologia (segnali della malattia) il significato soggettivo (segnali dell’anima) ponendosi in ascolto non solo della malattia ma della malata, superando il limitante rapporto I-It (relazione impersonale dell’esame clinico), per consentire quello più dedicato e compassionevole dell’I-Thou (relazione personale). I segnali dell’anima, spie di un disagio esistenziale che affonda le radici nel vissuto, diventano chiavi di accesso al testo esperienziale. ---------- The term narrative medicine, today recurring in medical literature, immediately recalls the importance of clinical history told by patients as an indispensable criterion for formulating the diagnosis and defining the appropriate therapy. From this point of view, the diagnostic iter is an hermeneutical action “of stories”, in some way similar to the reading of literature texts. Several articles published in international medical reviews refer to patient as a text, according to various meanings: the physical text, the physical signs of illness as they could objectively be examined; the experiential text, the existential experience of illness; the instrumental text, the laboratory data as well as the results of instrumental texts; the narrative text, the clinical history told by the patient. In this article, a story by Cˇ echov, Case History, is used to show various “textual” moments explaining medical acting. This story underlies the importance of passing from the objectivity of the physical reading of the textpatient (the physical text and the instrumental text) to the subjectivity of the existential reading (the experiential text and the narrative text) in order to understand the cause of illness. The doctor, protagonist of theCˇ echov’s story, will be able to seize besides the objective, visual-factual data of the pathology (signals of illness) the subjective meaning (signals of the soul), listening not only the illness but also the ill woman. He will overcome the IIt limiting relationship (impersonal relationship of clinical text) for allowing the more dedicated and pitiable I-Thou relationship (personal relationship). The signals of the soul, signs of an existential discomfort rooted in life, become the access keys to the experiential text.
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Casini, Carlo, and Marina Casini. "Diritto di proprietà vs diritto alla vita? Una nuova questione dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo." Medicina e Morale 62, no. 6 (December 30, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.75.

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Abstract:
Il recente ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (n. n. 46470/11) nasce dalla pretesa di usare gli embrioni umani per la ricerca scientifica sul presupposto che si tratti di “cose”. Infatti, la ricorrente invoca il suo diritto di proprietà sugli embrioni appellandosi all’art. 1 del Protocollo n. 1 addizionale alla Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali. L’attacco è diretto contro la legge italiana sulla procreazione medicalmente assistita (Legge 40 del 19 febbraio 2004) il cui art. 13/1 vieta “qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano”. Gli Autori, ritengono che sia infondata scientificamente e giuridicamente la pretesa di considerare l’embrione umano una cosa; mostrano come il riconoscimento del il concepito soggetto titolare di diritti (art.1), sia supportato da un importante complesso normativo; contestano la pretesa contraddizione tra la Legge 40 del 2004 con la legge 194 del 1978; sostengono la ragionevolezza scientifica, etica e giuridica di orientare la scienza verso la ricerca sulle staminali adulte, anziché su quelle embrionali. L’indagine viene condotta passando in rassegna numerose disposizioni a partire dall’art. 18 della Convenzione di Oviedo. Ampio spazio è dato alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di bioetica in relazione alla dottrina del margine di apprezzamento che dovrebbe essere applicata anche in senso favorevole all’Italia nel caso in esame. Il contributo auspica che i giudici tengano conto di quanto scritto nell’articolo 2 del Trattato di Oviedo che sotto il titolo “Primato dell’essere umano”, dichiara “l’interesse ed il bene dell’essere umano devono prevalere sul solo interesse della società e della scienza”. ---------- The recent appeal to the European Court of Human Rights (Application n. 46470/11) originates from the demand to use human embryos for scientific research on the ground that they are “things”. Indeed the appellant claims her right to property of the embryos pleading to the art. 1 of the Additional Protocol n. 1 of the European Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms. The attack is directed against the Italian Law on medically assisted procreation (Law n. 40 of 19 February 2004) which bans any experimentation on human embryo. The Authors argue that the demanded evaluation of the human embryo as a “thing” is scientifically and legally baseless. They also show how the Italian Law n. 40/2004, which recognizes the embryo as a subject holder of rights (art.1), is backed by an important normative complex. In this article the thesis on the inconsistency between Law n. 40/2004 and Law n. 194/178 is rejected and it is claimed the scientific, ethical and legal reasonableness to lead the science to adult stem cells instead embryonic stem cells. The analysis is conducted reviewing numerous dispositions from art. 18 of the Oviedo Convention on Human Rights and Biomedicine. In this article a wide space is allowed to the Bioethics case-law of the European Court of Human Rights as for the doctrine of the margin of appreciation which should be applied also to defend Italy in the examined case. The article hope that the Court set great store by what is written in art. 2 (“Primacy of the Human Being”): “The interests and welfare of the human being shall prevail over the sole interest of society or science”.
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Suaudeau, Jacques. "Le cellule staminali: dall’applicazione clinica al parere etico. Parte III. Riflessioni etiche." Medicina e Morale 55, no. 6 (December 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.335.

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Abstract:
Un’ampia polemica si è sviluppata attorno alle cellule staminali: alcuni rivendicano una totale libertà di reperire le cellule staminali embrionali umane (hES) dagli embrioni provenienti dalla fecondazione in vitro o dal trasferimento nucleare (clonazione terapeutica), altri insistono sull’impiego di cellule staminali somatiche e di cellule del sangue del cordone ombelicale (UCB). Il fulcro di questa polemica è etica: infatti, il reperimento del primo tipo di cellule, in quanto richiede il sacrificio programmato di embrioni umani, solleva, a differenza del secondo tipo, questioni etiche. Molti tra coloro che reputano la ricerca sulle cellule hES eticamente accettabile ritengono che gli embrioni umani, prima dell’impianto uterino, non possono essere considerati ancora organismi individuali. Essi fondano la loro tesi su due considerazioni: l’elevata percentuale di perdita naturale di embrioni precoci e il verificarsi della gemellarità monozigotica. Recenti studi hanno, tuttavia, messo in crisi simile tesi, mostrando che l’embrione dei mammiferi funziona come unità biologica sia a livello citologico (gap junctions, tight junctions, compaction) sia a livello genetico (zigotic gene activation). Altri si dichiarano a favore della ricerca sulle cellule ES, giustificandola con la seguente argomentazione: un “essere” umano non può essere riconosciuto come tale dal punto di vista antropologico, finché non abbia raggiunto un elevato grado di “umanizzazione”. Tuttavia, l’errore di simile “prospettiva dello sviluppo” proviene dalla mancanza di un’attenta riflessione sul piano ontologico. Altri, pur riconoscendo che l’embrione umano, in quanto persona potenziale, merita grande rispetto, giustificano la distruzione di embrioni umani per reperire le cellule ES, ricorrendo all’argomento del “fine buono”. In questo caso, il principio morale intangibile che deve essere applicato è quello per il quale il fine non giustifica i mezzi. Ne deriva che la distruzione di embrioni umani per ottenere cellule ES è una eliminazione diretta e deliberata di un essere umano innocente, non giustificabile attraverso alcun argomento. Va, infine, posto il seguente quesito: è lecito usare linee di hES fornite da altri ricercatori o disponibili sul mercato? Tuttavia, una simile utilizzazione rientra nella categoria della cooperazione moralmente illecita ad atti ingiusti, sia in termini di cooperazione materiale immediata sia in termini di cooperazione formale. D’altra parte, la proposta di reperire linee di cellule ES da un singolo blastomero, ottenuto attraverso la biopsia di un embrione, sarebbe, senza dubbio, più rispettosa della vita umana nascente, ma comporterebbe altri problemi etici: essa, infatti, implicherebbe il ricorso alla fecondazione in vitro ed esporrebbe l’embrione a un rischio non indifferente. Quanto poi alla “riprogrammazione” di cellule somatiche a livello di cellule ES, pur essendo eticamente lecita, resta, allo stato corrente, un’ipotesi teorica. Il realismo pratico ed il rispetto della vita umana nascente ci spingono, dunque, a considerare come primaria la ricerca sulle cellule staminali adulte e sulle cellule del sangue del cordone ombelicale, che, nel campo della medicina rigenerativa, ha già dato risultati incoraggianti. ---------- A wide polemic has developed around stem cells: some claim a full freedom for deriving human embryonic stem cells (hES) from embryos coming from in vitro fertilization or from nuclear transfer (therapeutic cloning), others insist on the interest of somatic stem cells or stem cells from umbilical cord blood (UCB). The core of this polemic is ethical: in fact, getting the first type of cells, because of it needs the programmed sacrifice of human embryos, raise, unlike the second type, ethical questions. Many among those who think hES research as ethically acceptable consider that human embryos before implantation cannot be considered as individual organisms. They support their opinion on two considerations: the elevated percentage of natural loss of early embryos and the occurrence of monozygotic twinning. But, recent studies have removed a lot of their substance from these arguments, showing in particular that the mammalian embryo works as a biological unity at the cytological level (gap junctions, tight junctions, compaction) as well as at the genetic level (zigotic gene activation). Others pronounced themselves in favor of hES research, with the argument that a biological human “being” cannot be recognized as such from an anthropological standpoint until he has reached a consistent level of “humanization”. But, the error of this “developmental perspective” comes from its ignorance of a careful ontological reflection. Others, although they do recognize that the human embryo, as a possible person, deserves great respect, justify the destruction of human embryos human to get ES cells with the argument of the “good end”. In this case, the intangible moral principle that must be applied is that the goal doesn’t justify the means. It follows that the destruction of human embryos to get hES cells is a direct and deliberate elimination of an innocent human being that no argument can justify. Another question is: is it permissible to use hES cell lines from other researchers or available on the market? But, this use enters into the category of the illegitimate cooperation in evil, both in terms of immediate material cooperation, and in terms of formal cooperation. On the other hand, the proposal to derive hES cell lines from a single blastomere separated mechanically from an embryo while leaving alive this embryo would be more respectful of early human life, but brings in other ethical problems: it implicates the practice of in vitro fertilization in vitro, and exposes the embryo to a substantial risk. Regarding the “reprogramming” of somatic cells to the level of ES cells, although it is ethically permissible, is now more a theoretical hypothesis. Practical realism and respect of early human life invite therefore to give prime attention to research on adult stem cells and on stem cells from umbilical cord blood, that, in the field of the regenerative medicine, have given encouraging results.
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Bellini, Rosetta. "Nuovi scenari di cura nella medicina tecnologica: cronicità della malattia e la sua evoluzione." Medicina e Morale 60, no. 4 (August 30, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.160.

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Abstract:
Il progresso compiuto dalla medicina in tutti i suoi settori fa emergere sempre più questioni che non sono più solo di tipo clinico ma che anche inevitabilmente pongono interrogativi di tipo etico. Attraverso gli strumenti che la scienza offre si è portati a riflettere non solo sulla validità clinica di una scelta circa un percorso di cura e l'iter attraverso cui affrontarlo, ma anche sull'opportunità di intraprenderlo, sulla proporzionalità dell'intervento e sull'effettivo beneficio. La professione medica nell'analisi di un riscontro sociale, è continuamente a confronto con i vari punti di vista per cui non sempre la soluzione felice di un caso appare uguale anche per gli altri. L'etica medica considera l'individuo come un agente morale, come persona in toto i cui diritti devono essere rispettati per quanto riguarda le decisioni sulla propria vita. L'evoluzione della ricerca scientifica ha completamente sconvolto la fase di progressiva transizione verso il termine della vita, portandolo ad un rilevante prolungamento della durata media, di fronte anche ad un male degenerativo, suggerendo l'approccio alla malattia con strumenti atti a conciliare un equilibrio, anche quando la cura non vuol dire per forza guarigione. L'obbiettivo da tutelare e realizzare è l'attenzione per il malato, perseguire il suo migliore interesse di fronte alle più svariate fasi delle patologie croniche, ricorrendo ai più attuali sistemi di cura, per il vantaggio psico-fisico del paziente e per una corretta ed etica gestione delle risorse disponibili offerte. L'approccio con il malato non si traduce solo come cura del corpo ma anche come attenzione agli aspetti psicologici, la cui mancata considerazione rischia di amplificare i sentimenti di disagio, solitudine e dolore. Il rapporto con il malato include molto spesso un'equipe di medici che collaborano con i suoi familiari, portando avanti un ideale di assistenza umanizzata, proprio perchè a volte un paziente desidera empatia e comprensione oltre la semplice terapia medica, favorendo così un percorso di sollievo al suo stato. La valutazione della qualità della vita o della diversa condizione di salute, è del tutto soggettiva: ogni individuo è assolutamente unico ed irripetibile, con i suoi valori e le sue scelte di libertà che rispecchiano la propria dignità e ne esprimono il rispetto, anche quando, spesso, ci si trova di fronte a un punto di non ritorno. ---------- The progress achieved in all fields of medicine does not longer raise clinical issues only, but also ethical ones. The instruments that science offers lead us to think not only about the clinical validity of the choice of therapy and the process to deal with, but also about the opportunity of undertake it, the proportionality of intervention and the actual benefits. Hardly a good solution seems to be good to others, because, in the analysis of a social comparison, the medical profession is always compared with various points of view. Medical ethic considers the individual as a person and a subject whose rights and decisions regarding its life, are binding. The evolution of scientific research has completely unsettled the phase of gradual transition to the end of life, bringing it to a relevant protraction of the average lifespan, even in case of degenerative condition, suggesting the approach to disease with instruments able to strike a balance, even when therapies don’t bring to healing. The goal to achieve is the care for the patient, to pursue his personal interest in all the phases of a chronic pathology resorting to the most up-to-date medical approaches, to take the best of patient’s psychophysical resources but with a correct and ethical resource management too. The approach to the patient does not include the healing only, but the care of patient’s state of mind, because a careless approach would increase patient’s malaise, his feelings of loneliness and pain. The relation with a sick person often includes a team of medics co-operating with patient’s family, pursuing an ideal of humanized medical assistance, because sometimes a patient needs empathy and comprehension beyond medical therapy. The quality-of-life evaluation or the different health condition, is utterly subjective: every single person is absolutely unique, with his value system and his choices reflecting his dignity even when, often, approaching a point of no return.
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