Academic literature on the topic 'Ricerca situata'

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Journal articles on the topic "Ricerca situata"

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Ceccim, Ricardo Burg. "Alla ricerca di dispositivi socio organizzativi per qualificazione dei servizi sanitari e sociali: un contributo riflessivo sull’esperienza osservata." Saúde em Redes 8, no. 1 (May 10, 2022): 295–303. http://dx.doi.org/10.18310/2446-4813.2022v8n1p295-303.

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Abstract:
Questo testo contempla la riflessione presentata alla fine della “Fiera degli strumenti: metodologie per la qualificazione dei servizi e delle organizzazioni sanitarie e sociali”, realizzata in febbraio 2018, all’interno del Laboratorio Italo-Brasiliano di Formazione, Ricerca e Pratiche in Salute Collettiva, avvenuto nello spazio formativo dell’ex ospedale psichiatrico "Francesco Roncati", oggi sede dell’Azienda Unità Sanitaria Locale di Bologna, Servizio Sanitario Regionale Emilia-Romagna, Bologna/Italia. La “Fiera degli Strumenti” pretendeva mettere in gioco diversi strumenti di “formazione situata”. I presentatori portavano una strategia tra quelle usate nei loro propri progetti di formazione in servizio, e le avrebbero offerto a partecipanti “esploratori” delle loro possibilità, cioè, userebbero la strategia, non come una “lezione frontale”, ma come “azione sperimentale”.
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Cirillo, Vincenzo, and Ornella Zerlenga. "Entre arquitectura y geometría. Un ejemplo de escalera oval en la toba napolitana." EGA Revista de Expresión Gráfica Arquitectónica 25, no. 39 (July 22, 2020): 196. http://dx.doi.org/10.4995/ega.2020.11962.

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Abstract:
<p>Questa ricerca è dedicata allo studio della configurazione geometrica della scala come spazio rappresentativo dell’architettura. Questo contributo analizza una sorprendente scala, situata a Napoli (Italia) a Capodimonte, costruita in tufo (con sistema a sbalzo) e con sviluppo spaziale su una pianta a forma di cono rovescio. I metodi di indagine adottati sono stati il rilievo architettonico (diretto e con scanner laser) e l’analisi geometrica delle forme. I dati raccolti hanno permesso di riconoscere in questa scala la presenza di un grande pensiero progettuale capace di costruire una scala ovata a sbalzo nel tufo, adattando il suo sviluppo a un’elica conica invertita. Il modello della scala ovata è stato analizzato anche nei trattati di architettura italiana dal XVI al XVIII secolo.</p>
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Arrighetti, Andrea. "Materiali e tecniche costruttive del Mugello tra basso Medioevo e prima Età Moderna." Arqueología de la Arquitectura, no. 13 (January 17, 2017): 037. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2016.001.

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Abstract:
[it] Il Mugello è un’area a medio-alto rischio sismico situata sulla catena montuosa appenninica a confine fra la Toscana e l’Emilia Romagna. Il territorio si caratterizza per una nutrita presenza di insediamenti di lunga durata caratterizzata da edifici storici ben conservati, dei quali la maggior parte risultano strutture religiose. Una zona del Mugello, tra il 2010 ed il 2014, è stata interessata dal progetto “Archeologia dell’architettura e rischio sismico in Mugello”, una ricerca incentrata sulla sperimentazione del potenziale informativo del processo di analisi archeologica come forma di conoscenza, prevenzione e tutela dell’edilizia medievale dal rischio sismico. Fra i risultati che sono emersi dalle indagini archeologiche hanno svolto un ruolo centrale le considerazioni inerenti l’approvvigionamento ed utilizzo dei materiali costruttivi per l’edificazione e la modifica delle strutture architettoniche, in un periodo compreso fra il Basso Medioevo e l’Età Moderna.
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Tizzoni, Elisa. "Tourism will tear us apart. Turismo e ambiente nell'Italia del boom attraverso un caso di studio nel Levante ligure." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 297 (January 2022): 95–116. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297005.

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Abstract:
Nonostante il crescente interesse per il turismo da parte degli storici ambientali, l'impatto sull'ambiente della diffusione della vacanza balneare lungo le coste mediterranee nella seconda metà del XX secolo ha riscosso un'attenzione limitata sino a oggi. Al fine di contribuire a colmare questa lacuna nell'attuale panorama di studi, l'articolo indaga i conflitti ambientali causati dal tentativo di sviluppare il turismo di massa nel Levante ligure, un'area costiera situata nel Nord-Ovest dell'Italia. L'articolo applica una duplice prospettiva, analizzando sia gli aspetti materiali che quelli immateriali dei conflitti ambientali; inoltre, la ricerca ricostruisce il ruolo giocato dai diversi attori coinvolti nello scontro per la protezione / lo sfruttamento del patrimonio naturale. L'articolo tiene conto delle più recenti acquisizioni della storia ambientale e offre una prospettiva multi-disciplinare sulle conseguenze ambientali del turismo di massa lungo le coste del Mediterraneo.
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Bolzoni, Magda. "Reti sociali e contesti di interazione. Rifugiati somali e congolesi a Torino e Cape Town." MONDI MIGRANTI, no. 3 (March 2010): 113–25. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-003007.

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Abstract:
Questo articolo si basa su una ricerca condotta a Torino e Cape Town e analizza i vincoli e le opportunitŕ che caratterizzano la realtŕ di rifugiati somali e congolesi nonché le risorse da essi attivate per inserirsi nella societŕ di arrivo. Vengono qui presentati spunti teorici ed empirici che sottolineano l'importanza di un'analisi situata che consideri il migrante forzato come attore sociale in grado di agire strategicamente. Le caratteristiche del contesto specifico, strutturato da decisioni e interventi internazionali, nazionali e locali, risultano centrali: sebbene la questione delle migrazioni forzate sia di portata globale, l'incontro tra il rifugiato e la societŕ avviene in precisi contesti locali. Inoltre, i rifugiati si dimostrano attori con strategie e risorse eterogenee che costruiscono il proprio percorso con esiti spesso profondamente differenti. Pertanto, tenere in considerazione le reti sociali e i contesti di interazione puň consentire una migliore comprensione della loro situazione.
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Pietrzak-Thébault, Joanna. "Universale o particolare?" Tabula, no. 17 (November 16, 2020): 293–314. http://dx.doi.org/10.32728/tab.17.2020.11.

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Abstract:
La Polonia nei tempi del Rinascimento si situava su un territorio ben diverso rispetto a quello di oggi: molto più esteso e rivolto molto di più verso l’oriente. Un territorio polonizzato, a volte perfino trattato come colonizzato (secondo un punto di vista), dove pochi centri culturali, anche se alcuni di un grande rilievo, furono sparsi attraverso un vasto territorio. Essi non rispecchiavano la realtà delle etnie presenti entro i confini della Repubblica Nobiliare ma influivano fortemente il mescolarsi ulteriore e lo sviluppo dei paradigmi culturali del vasto paese. Tracciare la storia del pensiero umanistico nonché quello della diffusione della filosofia e della retorica pare facilitato da un panorama delle istituzioni d’insegnamento, a cominciare dall’Accademia di Cracovia, la futura Università Jagellonica, fondata nel 1364. Il centro accademico concorreva con la corte reale che continuava a costituire un luogo particolarmente vivace della vita intellettuale. L’influsso degli studi intensi dello Stagirita si facevano sentire perfino nel centro di studi rabbinici nella città di Kazimierz nelle vicinanze del castello e dell’ateneo. Se l’insegnamento della filosofia nel corso del Cinquecento attraversa fasi diverse, per chiudersi finalmente verso la fine del secolo in un nominalismo eclettico e rigido, appare comunque una nuova forma dell’ateneo ideata su modello del Collegio Regio parigino, apparentemente capace di rinnovare non soltanto l’insegnamento ma anche la ricerca filosofica. L’Accademia di Jan Zamoysk situata nella sua città di Zamość ne costituisce, soprattutto durante il primo Seicento, il centro più vivace. Una svolta verso l’insegnamento pragmatico, al servizio degli affari pubblici è ormai visibile. Le stesse tendenze prevalgono nei programmi di collegi accademici di stampo protestante, situati soprattutto nella Pomerania e nelle città baltiche, anche se le basi ideologiche e religiose del loro insegnamento furono ben diverse. Finalmente saranno i collegi gesuiti, a partire perfino dagli anni sessanta del Cinquecento, seminati in tutto il paese, a diffondere (soprattutto presso i giovani nobili cattolici, ma anche allievi venuti da altri ambienti, siccome l’insegnamento fu gratuito e aperto a tutti coloro che volevano studiare) una conoscenza del latino, della retorica, della cultura antica al servizio di un’identità particolare, radicata nella tradizione antica, volta però al presente – verso il servizio pubblico e quello cittadino.
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Francis, Karen, Oliver J. Gilkes, Richard Hodges, and David Tyler. "Santa Scolastica: survey and trial excavations of a Samnite site near San Vincenzo al Volturno." Papers of the British School at Rome 70 (November 2002): 347–57. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002208.

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Abstract:
SANTA SCOLASTICA: RICOGNIZIONE E SAGGI DI SCAVO DI UN SITO SANNITA PRESSO SAN VINCENZO AL VOLTURNOUn sito sulla parte bassa del pendio orientale di Monte Santa Croce venne esaminato come parte del programma di ricerca sugli insediamenti dipendenti dal monastero altomedievale di San Vincenzo al Volturno. Monte Santa Croce era stato precedentemente identificato come un centra sannita fortificato da mura poligonali dai resti consistenti visibili in cima. Ricognizioni passate avevano permesso il ritrovamento di materiale ceramico di età sannita ed altomedievale, mentre la tradizione orale locale associava il sito ad un convento dedicato a Santa Scolastica. Gli scavi hanno rivelato la presenza di una serie di strutture consistenti, probabilmente di quinto o quarto secolo AC, forse appartenenti ad un insediamento gerarchico situato a meta del pendio della montagna, intorno alia sommita fortificata e da essa dipendente. Siti di occupazioni successive sono noti grazie ad una ricognizione del 1993 a nord della montagna. La presenza di ceramica altomedievale rimane inspiegabile, e resta ancora da ricercare siti di insediamento altomedievale.
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Iannaccone, Antonio, and Beatrice Ligorio. "La Situated Cognition in Italia: stato dell’arte." Swiss Journal of Educational Research 23, no. 3 (December 1, 2001): 439–52. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.23.3.4613.

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Abstract:
L’articolo esamina i contributi teorico-metodologici ed empirici che caratterizzano la presenza della Situated Cognition in Italia. Muovendo dagli spunti culturali che ne hanno agevolato la diffusione nel panorama della psicologia italiana, la rassegna individua tre principali campi applicativi nei quali poter collocare le ricerche ispirate alla prospettiva situata. Si tratta dei contesti educativi, dei contesti sociali e comunicativi ed infine dei contesti tecnologici. Dall’analisi complessiva delle ricerche emergono alcuni elementi comuni alle diverse opzioni metodologiche ed empiriche e, contemporaneamente, la notevole potenzialità euristica ed applicativa di tale pros-pettiva.
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Messina, Patrizia, and Lorenza Perini. "Ripensare l'italia a partire dalle periferie: il caso del conselvano alla luce della pandemia di covid-19." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (February 2021): 39–50. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-003003.

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Abstract:
La ricerca ha come scenario alcune municipalità situate nella zona Sud di Padova, chiamata comunemente Bassa Padovana. Un territorio liminale, ritagliato negli interstizi tra zone di influenza urbane e vie di transito tra entroterra e mare. Un'area non tanto fragile, quanto piuttosto "non vista" e in parte dimenticata. L'obiettivo iniziale del nostro lavoro era co-costruire con gli attori locali una mappa generativa di comunità in vista di un futuro piano di sviluppo in termini di aumento dell'attrattiva dell'area in chiave turistica. Sfida complessa portare avanti durante il lockdown un progetto di questo tipo, ma questo nuovo scenario ha condotto la ri-cerca ad una svolta imprevista, permettendoci di individuare alcune chiavi di lettura interes-santi per inquadrare questo territorio in un nuovo scenario negli anni a venire. La nostra ricerca si è quindi spostata e concentrata nel far prendere coscienza alla comunità locale delle proprie potenzialità in termini di capacità di "fare rete", guardando anche alle prospettive tracciate dal recente Manifesto per riabitare l'Italia.
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Carmona Patiño, Juan Esteban. "Fonolítico." Ricercare, no. 11 (2019): 115–25. http://dx.doi.org/10.17230/ricercare.2019.11.7.

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Abstract:
El monte Musa , también conocido como la Mujer Muerta, es un promontorio de 839 metros, situado en el norte de Marruecos junto a la costa del estrecho de Gibraltar. Se considera una de las Columnas de Hércules junto con el peñón de Gibraltar, en la península ibérica. La Mujer Muerta, un apodo quizá, demasiado incisivo, como ocurre con los nombres populares, porque si entornas los ojos y la contemplas, más bien parece dormida. Y si además de mirarla fijamente, la escuchas, podrás notar que respira con un sonido metálico (fonolítico) provocado por sus piedras calizas sueltas.Sin embargo, esta mujer de piedra, tiene dos caras, ya que desde Marruecos, su silueta pierde la apariencia humana. Sólo en Ceuta (España) puede ser mirada así, como una bella durmiente. Cuenta la leyenda que Hércules, el semidiós griego, se enfureció tras una infidelidad de su amada, así que tomó en una mano el peñón de Gibraltar y en la otra el monte Hacho y con fuerza, consiguió separar ambos continentes y creando el estrecho. A su amada la convirtió en piedra y es lo que hoy forma ese característico monte. Fonolita:Es una rara roca ígnea volcánica de composición intermedia (entre félsicos y máficos), con texturas entre afaníticas y porfídicas. El nombre "fonolita" proviene del griego y significa "piedra sonora" por el sonido metálico que produce si golpea una placa.
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Dissertations / Theses on the topic "Ricerca situata"

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PIROVANO, ANITA. "Da paesi lontani a vicini di casa: una ricerca etnografica sulle pratiche di convivenza in un quartiere periferico di Milano." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/29396.

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Abstract:
Le relazioni tra gruppi etnici, l’integrazione degli immigrati nei paesi di accoglienza, la convivenza tra neo-arrivati e autoctoni, le derive razziste sono temi a cui la psicologia sociale, attribuisce sempre maggiore centralità. In questo filone di studi è andata delineandosi la prospettiva interculturale (Mantovani, 2004, 2008b). Essa si contrappone all’approccio “multiculturale”, cui viene attribuito una concezione reificante di cultura per cui le culture sarebbero delle “proprietà” degli individui e dei gruppi (Mantovani, 2004).L’attenzione al territorio e le ricerche situate in contesti reali e specifici possono essere pensate come un modo di costruire un particolare “oggetto” di ricerca in risposta ai suggerimenti della prospettiva interculturale. Fare ricerca sul “territorio”, infatti, permette di rinunciare all’utilizzo di categorie culturali determinate e definite, per focalizzarsi piuttosto sulle situazioni di contatto e di interazione culturale ed analizzare i processi di negoziazione di significati e di trasformazione delle pratiche sociali che così si innescano (Schiavinato, Soru, 2008). In questa prospettiva il territorio non è pensato quale luogo circoscritto e statico delle cristallizzazioni culturali (come nella tradizione antropologica della ricerca sul campo), né come una semplice declinazione dell’abitare e dell’appartenere (come nelle retoriche dei movimenti politici localisti), ma corrisponde piuttosto ad una geografia dai confini mobili, che vengono continuamente attraversati e ridefiniti. Attraverso una ricerca etnografica abbiamo deciso di concentrarci su una specifica “zona di contatto”, intesa come un territorio, un luogo fisico di interazione tra autoctoni e immigrati. La scelta è caduta su un quartiere della periferia sud di Milano, caratterizzato da una forte densità di edilizia residenziale pubblica, socialmente popolare e con una storia di immigrazione prima dal Sud Italia ora dal Sud del Mondo. Diverse questioni analitiche e metodologiche vanno affrontate per garantire la rilevanza sociale di una ricerca che si concentra su un oggetto di ricerca e su un setting così specifici e contemporaneamente tanto compositi e articolati. E’ infatti fondamentale la scelta degli indicatori attraverso i quali sia possibile cogliere analiticamente cosa avvenga in queste “zone di contatto”, in cui le frontiere e i confini etnici sono confusi e dove i processi di ibridazione sono inevitabilmente diffusi, quando individui e gruppi di provenienze differenti non possono che entrare in relazione gli uni con gli altri (Manzo, 2009). Nel nostro caso si è deciso di suddividere la rilevazione in differenti fasi e livelli. I principali dei quali sono: la rappresentazione mediatica, i testimoni privilegiati, le narrazioni degli abitanti, l’osservazione di scenari di vita quotidiana. Importante è anche, quando si scelgono setting di ricerca situati in un tempo e in un luogo ben preciso, approfondire come poi le esperienze interindividuali vengano condivise e replicate all’interno della comunità e/o come costruiscano un sapere comune (Arcidiacono, 2010); e come tali esperienze specifiche e quotidiane contribuiscano poi alla costruzione di capitale sociale e coesione all'interno del quartiere e nel contesto urbano più complessivo (Camussi, Grosso Gonçalves, Pirovano, 2010).
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Lorenzi, Olga <1992&gt. "Una nuova prospettiva di turismo sostenibile: la ricerca del concetto di paesaggio fluviale attraverso l'esplorazione dell'area umida situata tra le sponde del Rio Uruguay." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16352.

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Abstract:
El Parque Nacional de Esteros de Farrapos, è il parco naturale situato lungo le rive del Rio Uruguay, uno dei fiumi più grandi del Sudamerica che marca il confine tra Argentina e Uruguay. Quest’area verde di notevoli dimensioni, insieme a numerose isolette sparse per il Rio Uruguay, costituiscono una zona umida riconosciuta a livello internazionale, e come tale, contribuiscono al mantenimento dell’equilibrio ambientale e climatico dell’intero ecosistema qui presente. Dato il suo valore ecologico, ho deciso di considerare questo spazio come risposta e/o alternativa al turismo di massa che si sta diffondendo sempre più, spostando l’attenzione verso una realtà geografica, a cui tra l’altro ne sono molto appassionata, per presentare un contesto che possa invece avvicinarsi di più ad un concetto molto attuale, quello di turismo sostenibile.
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TERRENGHI, ILARIA. "Episodi di Apprendimento Situati: la didattica EAS per incrementare l’Engagement e favorire l’apprendimento profondo. Una ricerca multi-metodo nella scuola secondaria di secondo grado." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241115.

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Abstract:
Le trasformazioni del contesto socio-culturale, il protagonismo dei media digitali e i nuovi stili di apprendimento evidenziano una nuova centralità didattica e suggeriscono un’idea di scuola in grado di predisporre un autentico contesto di apprendimento, dove i soggetti in formazione possano allenare competenze in un clima attivo (Freinet, 1978), promuovendo un apprendimento profondo (Ausubel, 1968). Tali riflessioni trovano spazio nei più recenti paradigmi didattici: ne è un esempio la Didattica per Episodi di Apprendimento Situati. (Rivoltella, 2013). L’EAS può essere considerato una rielaborazione italiana della “didattica Flipped”, la cui struttura inverte il tradizionale ciclo di insegnamento/apprendimento (Mazur, 1991), con risultati positivi dal punto di vista del coinvolgimento e dell’apprendimento stesso (Lage, Platt & Treglia, 2000; Enfield, 2013). Il progetto di ricerca intende perseguire un obiettivo esplorativo, descrivendo in che modo la didattica EAS si differenzi dalla didattica agita abitualmente dagli insegnanti, per quanto riguarda la gestione d’aula e le azioni didattiche e prossemiche. La ricerca si propone inoltre di indagare se e come la didattica EAS sia una metodologia in linea con le evidenze teoriche afferenti alla Flipped Class e, quindi, efficace dal punto di vista dell’Engagement scolastico nelle sue componenti comportamentali, emotive e cognitive. In particolare, si ipotizza che la didattica EAS favorisca nell’insegnante livelli più alti di autoefficacia e di emozioni positive e, negli studenti, livelli più alti di Engagement scolastico in ciascuna delle tre componenti. In linea con gli obiettivi e le ipotesi presentati, la metodologia scelta è quella mista (Greene & Caracelli, 1997), in grado di offrire una chiave di lettura olistica che permetta di indagare costrutti multicomponenziali (come l’engagement) in contesti complessi come quello scolastico (Camerino, Castañer & Anguera, 2014). Nello specifico, si è utilizzato un disegno quasi-sperimentale annidato, con pre-test e post-test entro i soggetti (Creswell and Plano Clark, 2007). La ricerca ha previsto la raccolta e l’analisi di dati quantitativi (codifica sistematica delle videoregistrazioni, questionari) e qualitativi (osservazioni carta-matita, questionari ad hoc e focus group). La sperimentazione ha avuto luogo in una scuola secondaria di II grado di Milano e ha compreso 15 insegnanti e 102 studenti delle classi terze e quarte che volontariamente hanno acconsentito di partecipare al progetto. Il primo studio pilota ha avuto come obiettivi la definizione del setting sperimentale, la messa a punto degli strumenti di osservazione e la familiarizzazione dei partecipanti. Lo studio quasi-sperimentale ha previsto: una fase pre-test, in cui gli insegnanti hanno condotto le lezioni secondo il proprio stile didattico abituale; un corso di formazione agli insegnanti sulla didattica EAS; una fase post-test, in cui gli stessi docenti hanno proposto, a ciascuna classe di riferimento, le lezioni EAS progettate durante il corso. I risultati hanno evidenziato un cambiamento rilevante nella gestione d’aula da parte del docente, il quale ha espresso maggiori azioni didattiche e un diverso uso della prossemica. È altresì emerso un miglioramento significativo dei livelli di Engagement percepiti dagli studenti. La ricerca, oltre alle ricadute dirette sui partecipanti coinvolti, presenta potenziali benefici a livello sociale: alcuni studi internazionali (es. Fall, 2012) associano positivamente bassi livelli di coinvolgimento ad alti tassi di dispersione scolastica, delineando quindi l’Engagement come una co-variabile incidente l’abbandono del ciclo di studi. La ricerca sulle buone pratiche didattiche e un’efficace misurazione dell’engagement potrebbero quindi favorire lo sviluppo di un apprendimento profondo e, nello stesso tempo, contribuire a contrastare l’abbandono scolastico.
Teaching and learning are now experiencing a new centrality. The fast socio-cultural transformations, the vertical growth of digital media and, therefore, the new ways children and young people learn suggest that changes and innovation are essential. School, today, can be improved towards an authentic learning environment, in which students can work in a laboratory school (Freinet, 1978), promoting significant and deep learning (Ausubel, 1968). New paradigms and teaching methodologies are emerging to meet the new educational needs; among them, the “Episodes of Situated Learning” approach, EAS in Italian (Rivoltella, 2013), was chosen for this study. This approach broadly refers to the “Flipped Class” model (Mazur, 1991), in which the lesson structure reverses the traditional teaching/learning cycle with a positive outcome on engagement and learning (Lage, Platt & Treglia, 2000; Enfield, 2013). The present study aims to explore and describe the differences between EAS teaching methodology and the usual style of teaching, taking into consideration class management, teachers’ actions and their proxemic transitions. Moreover, this study aims to verify whether the EAS, according to literature about the Flipped Class model, has a positive outcome on student engagement, focusing on its emotional, cognitive and behavioral components. In particular, we hypothesize that the EAS teaching methodology changes teachers’ behavior in classroom, increasing perceived self-efficacy and positive emotions, thus improving students’ level of engagement. We chose a quasi-experimental nested design (Creswell and Plano Clark, 2007), with a pre-post test within subjects. Both qualitative and quantitative data collection and analysis were performed (Greene & Caracelli, 1997), in order to reach, as far as possible, a holistic, effective and exhaustive representation of the studied phenomenon (Camerino, Castañer & Anguera, 2014). The research was conducted in a secondary school, in Milan, and included 15 teachers and 102 students attending third and fourth year that voluntarily took part in the study. Pre-post measures, including video-recording, systematic observation and questionnaires, of both students and teachers, were collected during the eight months of experimentation. A pilot study aimed to define the experimental setting, calibrate the observation instruments and guarantee the participants’ familiarization. The quasi-experimental study included a pre-test, in which teachers gave lessons according to their usual style; a training about EAS methodology for the teachers; a post-test, in which the same teachers gave their students the EAS lessons designed during the training. Results showed a major change in the classroom management: in particular, during EAS lessons, teachers made use of more didactic actions and different proxemics transitions. Moreover, students showed higher levels of engagement in EAS lessons than in the usual ones. This research project could foster positive outcomes, for its participants as well as the broader society, in which school dropout is increasing. In fact, many authors (e.g. Fall, 2012) positively associate low levels of students’ engagement to high rates of school dropout. For this reason, research on improving teaching methodologies, and effectively measure students’ engagement, could enhance deep learning and, at the same time, opposing school dropout.
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Romano, Enrica. "Le comunità di pratica online per l’apprendimento linguistico: una proposta applicativa per il progetto CALL ER – Context-Aware Language Learning in Emilia-Romagna - turismo esperienziale e apprendimento nelle città del Multicampus UNIBO." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/22911/.

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Abstract:
I dispositivi mobili possono favorire l’apprendimento delle lingue straniere, in particolare se integrati con i sistemi context-aware e di Web 2.0, i quali rendono possibile l’apprendimento situato e collaborativo: si adattano al contesto in cui si trova il discente e gli permettono di interagire con altre persone. Il progetto Call-ER - Context-Aware Language Learning in Emilia-Romagna - turismo esperienziale e apprendimento nelle città del Multicampus UNIBO intende sviluppare un’applicazione mobile che coniughi l’apprendimento dell’italiano con la scoperta del territorio della provincia di Forlì-Cesena. Secondo il metodo del participatory design, è stata effettuata un’analisi dei bisogni dei possibili futuri utilizzatori dell’app Call-ER. Sono stati sottoposti un questionario online a 21 studenti stranieri a Forlì, un questionario online a due enti turistici della provincia e un’intervista telefonica a due associazioni del settore. La ricerca ha permesso di conoscere il rapporto delle associazioni turistiche con la tecnologia e le lingue straniere e il loro punto di vista su presente e futuro del turismo in Romagna; inoltre, il questionario sottoposto agli studenti ha messo in luce le loro principali difficoltà con l’italiano, la loro conoscenza del territorio e il loro desiderio di sentirsi parte di una comunità con gli studenti italiani per praticare la lingua e chiedere aiuto o supporto. Questi risultati hanno suscitato l’interesse per le comunità di pratica e di apprendimento virtuali, di cui si propongono degli esempi tratti da sperimentazioni condotte sull’insegnamento delle lingue straniere tramite le tecnologie di Web 2.0. A partire da questi esempi, vengono avanzate alcune proposte applicative per l’app Call-ER.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

Full text
Abstract:
Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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SERRATORE, FRANCESCO. "Milano-Wencheng andata e ritorno. Musiche e dinamiche transnazionali della comunità cinese di Milano." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1160965.

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Abstract:
La tesi di dottorato ‘Milano-Wencheng andata e ritorno. Musiche e dinamiche transnazionali della comunità cinese di Milano’, presenta uno studio sulle pratiche musicali della comunità cinese di Milano, considerando come esse possano costituire un punto di osservazione privilegiato per studiare i processi di migrazione e le peculiari dinamiche transnazionali di questa comunità. La ricerca, supportata da un lungo lavoro sul campo multi-situato fra l’Italia e la Cina si propone di suggerire nuove metodologie di studio che potrebbero trovare applicazione sulle più recenti diaspore musicali, soprattutto quelle di tipo commerciale. Il lavoro nasce come estensione di un precedente progetto di ricerca sul quale ho realizzato la tesi di laurea magistrale ‘Pratiche musicali della comunità cinese di Milano’ e ho pubblicato l’articolo ‘Musiche e dinamiche transnazionali: un viaggio nella comunità cinese di Milano’. Da questi primi studi è emersa la presenza, tra i cinesi residenti a Milano, di un ampio panorama di pratiche e attività (feste, cerimonie, momenti conviviali e riunioni private) che comprendono la musica. Inoltre, una delle caratteristiche che sono emerse era il comune luogo di provenienza della maggior parte dei migranti, ovvero la contea di Wencheng nella provincia di Wenzhou. Fra le pratiche musicali riscontrate a Milano però nessuna faceva riferimento specifico a Wencheng o più in generale all’area di Wenzhou. Venivano invece utilizzate pratiche musicali che fanno riferimento alla scena musicale popular Cinese, o a musiche tradizionali cinesi ormai diffuse in Cina in tutta la nazione. Al contrario, dai dialoghi e dalle interviste che ho posto ai wenchennesi di Milano il rapporto fra loro è Wencheng risultava molto forte. Ho deciso quindi di studiare questa comunità e le loro abitudini musicali a partire dal loro luogo di provenienza. Considerato che diversi studiosi, sia antropologi (Portes; Sayad), sia etnomusicologi (Qureshi; Giuriati) hanno dimostrato che in molti casi studiare una comunità di immigrati a partire dal loro luogo di origine può rappresentare una metodologia proficua per la comprensione degli stili di vita e delle abitudini musicali di una comunità, ho deciso di utilizzare questa metodologia di ricerca multi-situata nel caso dei migranti di Wencheng a Milano. La ricerca ha rivelato che, grazie agli spostamenti sempre più facili, veloci ed economici fra il luogo di origine e quello di approdo, le connessioni fra luogo di emigrazione e madrepatria non sono solo virtuali, (cosa molto comune nelle diaspore odierne grazia a internet e alla tv) ma sono soprattutto reali. I migranti wenchennesi si spostano molto frequentemente in aereo fra Wencheng e Milano creando di fatto una vera e propria vita transnazionale. L’utilizzo delle pratiche musicali come prospettiva di osservazione e di analisi ha messo in luce come la comunità wenchennese di Milano sia effettivamente transnazionale, e ha evidenziato come nella loro vita vi siano pratiche e repertori musicali vissuti solo nella madrepatria, altri effettivamente transnazionali ed altre ancora esperite solo a Milano. Ciò mette in luce comportato dei veri e propri cambiamenti nell’utilizzo della musica rispetto alle diaspore di più antico insediamento. Le comunità cinesi di più antico insediamento, quali quelle negli Stati Uniti e nel Sud-Est Asiatico portavano con sé le pratiche musicali relative alla sfera rituale, quale per esempio quelle dei funerali, mentre oggi di fatto, a Milano non esistono formazioni musicali come quelle che si esibiscono ai funerali di Wencheng. Di fatto i wenchennesi di Milano relegano le pratiche musicali locali (musica dei funerali, teatro delle marionette e cantastorie) soprattutto quelle con funzione rituale, a Wencheng, mentre portano con loro le pratiche musicali più nazionalizzate come forma di rappresentazione identitaria. Tra queste ultime le musiche relative ai matrimoni e al ktv (Karaoke Cinese) sono condivise, mentre altre occasioni vedono delle produzioni musicali specifiche o adattate al contesto diasporico. Così, focalizzandosi su come la produzione e la fruizione musicale può mettere in luce una serie di processi sociali e culturali che hanno luogo fra i migranti cinesi di Milano lo studio delle pratiche musicali a partire da Wencheng ci consente di analizzare tre livelli di utilizzo della musica, quello locale, quello nazionale e quello globale. Questi livelli vengono messi in evidenza dalla struttura stessa della tesi che in una prima parte presenta le tradizioni musicali di Wencheng (Wenzhou guci, muouxi, e zanli yinyue) e in una seconda parte gli eventi musicali che vengono realizzati a Milano, quali il festival del capodanno cinese e le serate di ktv e un festival organizzato dall’ambasciata cinese. Fra le due parti vi è un capitolo di snodo riguardante i matrimoni, per i quali le musiche utilizzate e le modalità di celebrazione sono del tutto simili fra Milano e Wencheng.
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Book chapters on the topic "Ricerca situata"

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Giglio, Rossella. "Lilibeo e i suoi culti: Nuovi esempi dalla ricerca archeologica." In Religious Convergence in the Ancient Mediterranean, 43–57. Lockwood Press, 2019. http://dx.doi.org/10.5913/2019167.ch02.

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Abstract:
Sicily’s harbors were points of convergence open to populations arriving from the sea. The town of Lilibeo developed on the promontory of Capo Boeo (after the destruction of Mozia, 397 BCE), where today is situated the town of Marsala. Information about the cults, provided until recently primarily by epigraphic sources, today has been increased thanks to archaeological research (since 1994). Various examples of public and private rituals are presented here. The complex dedicated to the cult of Isis (second century BCE–late second century CE) is documented by architectural structures, votive deposits, an inscription and a fragmentary marble statue. The cult of Venus has been documented, thanks to research in the Church of St. John on Cape Boeo, by the hypogean structures that incorporate a spring, a marble statue, and an inscription (first century CE) with a dedication to the god- dess. Noteworthy is the discovery of two tombs, perhaps venerated, connected to an apsidal building that date to the Byzantine period (sixth–seventh centuries CE): Called the Tomb of Hope (tomb A) and the Tomb of Life (tomb B), they are important for the presence of a series of epigraphs classified in Greek language, on the internal walls of each burial, painted in red and delimited by crosses, with references to the theme of the Constantine cross.
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Conference papers on the topic "Ricerca situata"

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Ragosta, Annamaria, and Bianca Gioia Marino. "Close to the volcan. Knowledge, conservation and enhancement of a Vesuvian vernacular heritage." In HERITAGE2022 International Conference on Vernacular Heritage: Culture, People and Sustainability. Valencia: Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/heritage2022.2022.15377.

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Abstract:
Nell'area circostante le pendici del vulcano è individuabile un reticolo storico di architettura rurale creato dalla nota fertilità del suolo vesuviano. Il terreno, ricco di minerali per la natura piroclastica del sito, ha favorito fin dall'epoca romana la costruzione di strutture agricole, più o meno concentrate in aree dove la natura impervia del suolo consentiva un proficuo insediamento per la coltivazione. La rete di tali esempi di architettura vernacolare, situata entro i confini del Parco Nazionale del Vesuvio, è ancora oggi visibile, seppur frammentata e in stato di abbandono. Una ricerca in corso ha permesso di effettuare una prima rigorosa indagine. Tali edifici sono espressione di criteri distributivi coerenti con la loro funzione e rappresentano lo stretto rapporto tra tipologia insediativa e territorio. Questa particolarità si riflette fortemente nelle tecniche costruttive e rappresenta anche la testimonianza materiale di un particolare savoir-faire edilizio tramandato nei secoli. Vengono utilizzati materiali prelevati dal sito (es. lave, schiuma lavica, lapilli, pomice, ecc.) e sebbene non vi sia un'esatta estrazione della pietra, esiste la tecnica 'a cantieri' con una malta forte come legante. La tipologia è diversificata: dal piccolo presidio all'edificio disposto su due livelli, talvolta turriti, a seconda dell'impegno produttivo e colturale. A differenza delle masserie tradizionali poste più a valle, già oggetto di una notevole storiografia, questi casi di architettura rurale posti più a monte non sono mai stati oggetto di indagine sistematica. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli.
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Zucchi, Giovanni. "Nuovi dispositivi spaziali per la rigenerazione urbana: il caso studio delle caserme Caretto e Boscariello di Secondigliano a Napoli." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7909.

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Abstract:
Le aree dimesse, veri propri buchi neri nei tessuti urbani, rappresentano un’importante occasione per lo sviluppo delle città da contrapporre ai modelli dello sprawl, intervenendo come nodo centrale del dibattito e della ricerca urbana contemporanea. Bisogna però interrogarsi sulle possibilità del progetto di tali aree, le cui trasformazioni possono avere ricadute enormi sull’assetto della città stravolgendone la geografia e gli stessi rapporti posizionali. Considerare la rigenerazione un modello da contrapporre allo sprawl, necessita innanzitutto un’analisi di quei caratteri che hanno favorito i modelli di diffusione urbana, rendendoli appetibili sia agli investimenti che alle pratiche insediative. Bisogna quindi capire cosa porta una persona a preferire l’outlet alle vie del centro o la villetta suburbana all’appartamento in città. Si delinea così un nuovo modello di spazi per la città, che ibrida le tipologie tipicamente urbane con quelle più contemporanee dello spawl, secondo i dispositivi dinamici e flessibili della rigenerazione urbana. In questo senso si intende proporre il caso studio delle caserme Caretto e Boscariello situate a Napoli nel quartiere di Secondigliano ed oggetto della sperimentazione progettuale da me svolta nell’ambito della tesi di laurea in Ingegneria Edile-Architettura presso l’Università Federico II di Napoli. In questa vasta area militare sottoposta a dismissione dalla Variante al piano regolatore,si pensa di collocare un nuovo tessuto urbano che, in un territorio altamente complesso, vuole rappresentare una nuova forma di centralità urbana capace di riattivare l’intera periferia Nord di Napoli.
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