Journal articles on the topic 'Ricerca Nucleare'

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Sterbinski, M. J., F. Zappoli, C. Tamburlini, and J. P. Ognon. "Risonanza neutrinica digitale." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 4 (August 1994): 627–35. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700409.

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Abstract:
Le indagini ormai tradizionali come la Tomografia Computerizzata (TC), la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) e la Risonanza Magnetica (RM), sono attualmente e drammaticamente superate dall'invenzione della Risonanza Neutrinica Digitale (RND), frutto di innovative ricerche nel campo della Cronoscopia e della Fisica Nucleare. La scoperta del neutrino neuropatico (VAINR), minuscola particella sub-atomica che disubbidisce sistematicamente a qualsiasi legge della Fisica tradizionale, ha rivoluzionato le precedenti conoscenze sull'argomento, rendendo in parte possibile uno dei più antichi desideri dell'uomo: «percorrere il tempo nelle due direzioni» anche se solo alla ricerca di patologia del Sistema Nervoso Centrale. Questo lavoro si propone di divulgare i più recenti sviluppi di questa straordinaria metodica ed ipotizza inoltre la nascita di una nuova disciplina neuroradiologica: oltre alla diagnostica, terapeutica e pediatrica anche la Neuroradiologia Cronobiologica.
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2

Mangia, S., MA Macrì, G. Garreffa, and B. Maraviglia. "Prospettive e limiti dei metodi RM nello studio della funzionalità cerebrale." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 1 (February 2000): 85–92. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300115.

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Abstract:
In questo lavoro vengono affrontati alcuni argomenti che sono al centro della più recente indagine scientifica nel campo delle neuroscienze, in relazione alle metodologie che utilizzano la risonanza magnetica nucleare nello studio della funzionalita cerebrale. Soprattutto grazie alle sue caratteristiche di non invasività, la risonanza magnetica funzionale non soltanto si presenta come un formidabile strumento di ricerca finalizzato alla comprensione delle relazioni che intercorrono tra la struttura cerebrale, la funzionalità cerebrale e le patologie neurologiche, ma si prospetta anche come un'importante tecnica diagnostica di routine clinica. Tuttavia le problematiche legate a tale metodologia sono molteplici, e riguardano da una parte l'interpretazione stessa del segnale rivelato in condizioni di attivazione neuronale, dall'altra la definizione della risoluzione spazio-temporale, della specificità spaziale e della significatività statistica delle mappe di attivazione ottenute.
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Brambilla, Paolo, Francesco Barale, Edgardo Caverzasi, and Jair Constante Soares. "Anatomical MRI findings in mood and anxiety disorders." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 11, no. 2 (June 2002): 88–99. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005558.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Gli studi con Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) hanno permesso la valutazione in vivo dell'anatomia cerebrale di vari disturbi psichiatrici e l'approfondimento degli ipotetici circuiti cerebrali disfunzionali coinvolti nella patofisiologia di queste malattie. In questo articolo abbiamo revisionato la letteratura comprendente gli studi con RMN condotti nei disturbi dell'umore e d'ansia. Metodi – Tutti gli studi in Inglese con RMN condotti in pazienti con disturbo dell'umore o d'ansia pubblicati tra il 1966 ed il gennaio 2002 sono stati identificati attraverso una ricerca Medline, completata dall'analisi manuale delle referenze bibliografiche. Risultati – Differenti aree anatomiche cerebrali sembrano essere coinvolte nei diversi sottotipi di disturbo dell'umore. Infatti, l'ippocampo ed i gangli della base sembrano essere anormali nei disturbo unipolare, mentre l'amigdala ed il cervelletto in quello bipolare. Questo suggerisce che le due malattie abbiano un substrata biologico distinto. Per quanto riguarda i disturbi d'ansia, le regioni orbito-frontali ed i gangli della base sembrano avere un'anatomia anormale nei disturbo ossessivo-compulsivo, i lobi temporali nei disturbo da attacchi di panico e l'ippocampo nei disturbo post-traumatico da stress. Conclusioni – I dati della letteratura riassunti in questo articolo suggeriscono che specifiche aree cerebrali siano coinvolte nella patofisiologia dei disturbi dell'umore e d'ansia. Tuttavia, gli studi a tutt'oggi a disposizione sono stati condotti su campioni relativamente piccoli di soggetti, spesso sottoposti a medicamenti psicotropi, e sono in gran parte studi trasversali. Per tale motivo gli studi con RMN in futuro dovranno avere un disegno di tipo longitudinale ed arruolare campioni più ampi di soggetti, possibilmente senza trattamento psicofarmacologico, al primo episodio di malattia o ad alto rischio di sviluppare un disturbo dell'umore o d'ansia. Inoltre, l'associazione di questo tipo di ricerche con studi di tipo genetico potranno essere estremamente utili per separare anomalie anatomiche cerebrali di stato da quelle di tratto e per ulteriormente caratterizzare la patofisiologia di questi disturbi.
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CANDELA, ANDREA. "THE EARLY STAGES OF URANIUM GEOLOGY IN POST-WWII ITALY." Earth Sciences History 38, no. 1 (April 1, 2019): 137–49. http://dx.doi.org/10.17704/1944-6178-38.1.137.

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Abstract:
ABSTRACT At the beginning of the industrial atomic age, launched by President Dwight Eisenhower's speech on the peaceful uses of nuclear energy (“Atoms for Peace”, addressed to the United Nations General Assembly, New York, 8 December 1953), and after the birth of the first atomic agencies in France (Commissariat a l'Énergie Atomique, 1945) and the United States (the U.S. Atomic Energy Commission, 1946), the Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari (National Committee for Nuclear Research–CNRN) was also established in Italy (1952). The new institution, in 1960 became a self-governing organization with a modified name, Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare (National Committee for Nuclear Energy–CNEN). Its mission was to promote and develop Italian research in nuclear science and technology. Mining and mineral exploration were among the early activities that the National Committee undertook beginning in 1954, when the Divisione Geomineraria (Geology and Mining Division) was established. A regional-scale geochemical and geophysical prospecting survey for U-Th bearing ores involved different Italian regions both in northern and in southern Italy. Geological surveys, for instance, were systematically carried out in the Alps beginning in 1954. They were run by three main teams of geologists. The paper aims to analyze the key factors that contributed to fostering the emergence of a new field of research about uranium and nuclear geology in Italy during the years immediately after WWII.
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Dal Piaz, Giorgio Vittorio. "Felice Ippolito, il Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari e la ricerca di minerali radioattivi nel basamento cristallino delle Alpi." Rendiconti Online della Società Geologica Italiana 44 (March 2018): 30–36. http://dx.doi.org/10.3301/rol.2018.05.

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Carella, A., C. F. Andreula, M. Camicia, E. A. Alloro, and L. Garofalo. "La Risonanza Magnetica nella patologia non tumorale del rachide." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1_suppl (April 1988): 47–57. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s106.

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Abstract:
Nello studio della patologia non tumorale del rachide la Risonanza Magnetica svolge un ruolo fondamentale non solo nel rilievo diagnostico ma anche nel seguire la sequenza dei normali processi d'invecchiamento della colonna vertebrale. Nelle malformazioni la R.M. restituirà la visione unitaria di sistema multicompartimentale alle strutture ossee e nervose, svincolandolo da uno studio singolo di struttura con successivo meccanismo di integrazione artificiale. Nei traumi permetterà il rilievo non solo della patologia in atto, ma anche di una ipotesi in prospettiva delle chances di recupero. Nelle malattie flogistiche e infiammatorie la R.M. permetterà uno studio accurato dell'estensione del processo e della progressione con coinvolgimento delle strutture vicine. Nei processi degenerativi infine la R.M. permetterà di ipotizzare il limite tra i normali processi di invecchiamento e la patologia e seguirà le situazioni potenzialmente patogene nel loro aggravamento nella loro fase di suscettibilità chirurgica. Per tutti questi obiettivi l'utilizzo di impianti affidabili, di studio dei tempi di rilassamento dei tessuti in prospettiva di opportune sequenze di impulsi, di applicazioni di tecniche di fast scanning, importanti non solo per il risparmio di tempo ma anche per la capacità diagnostica tutta in costruzione, sono e saranno campi di ricerca. Inoltre l'introduzione dei mezzi di contrasto paramagnetici in RM ha ulteriormente amplificato la sfida nelle ricerche.
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Otera, Rossana, Bianca Aragona, Giuliana Figoli, Lorena Montesano, Silvia Pucci, Francesco Mancini, and Barbara Basile. "Efficacia dell'Imagery Rescripting nel ridurre le convinzioni disfunzionali: uno studio pilota." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 49 (January 2022): 5–19. http://dx.doi.org/10.3280/qpc49-2021oa13210.

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Abstract:
L'Imagery Rescripting (IR) è una tecnica emotivo-esperienziale, particolarmente applicata nella Schema Therapy, che collega problematiche affettive attuali a memorie infantili dolorose, ri-scrivendo, tramite l'appagamento di bisogni emotivi frustrati nel passato, il loro contenuto doloroso. Diversi studi evidenziano che a seguito dell'applicazione dell'IR in popolazioni cliniche si osserva anche una riduzione dell'intensità delle convinzioni nucleari disfunzionali associate al ricordo traumatico. Scopo dell'attuale ricerca è indagare l'efficacia dell'IR nel ridurre l'intensità di alcune delle principali convinzioni nucleari disfunzionali in un campione non-clinico. Quarantatré psicologi specializzandi in psicoterapia hanno indicato l'intensità con cui si identificavano in venti credenze negative. Quindi, una parte del campione è stata sottoposta a una sessione di IR, mentre l'altra metà rientrava nella condizione di controllo, senza IR. A distanza di uno (t1) e 40 giorni (t2) sono state raccolte ulteriori misurazioni circa l'intensità delle loro credenze. I risultati mostrano una riduzione significativa dell'intensità di metà delle convinzioni nucleari disfunzionali misurate, in t1 e in t2, nel gruppo sottoposto ad IR, a differenza del gruppo di controllo. È emerso, inoltre, un effetto di interazione significativo (gruppo × tempo) per alcune credenze specifiche. I dati evidenziano come l'IR riduca, a breve e a lungo termine, l'intensità di convinzioni nucleari disfunzionali in una popolazione non clinica.
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Muzzalupo, Innocenzo, Giuseppe Giovanni Vendramin, and Adriana Chiappetta. "Genetic Biodiversity of Italian Olives (Olea europaea) Germplasm Analyzed by SSR Markers." Scientific World Journal 2014 (2014): 1–12. http://dx.doi.org/10.1155/2014/296590.

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Abstract:
The olive is an important fruit species cultivated for oil and table olives in Italy and the Mediterranean basin. The conservation of cultivated plants inex situcollections is essential for the optimal management and use of their genetic resources. The largestex situolive germplasm collection consists of approximately 500 Italian olive varieties and corresponding to 85% of the total Italian olive germplasm is maintained at theConsiglio per la Ricerca e sperimentazione per l’Agricoltura,Centro di Ricerca per l’Olivicoltura e l’Industria Olearia (CRA-OLI), in Italy. In this work, eleven preselected nuclear microsatellite markers were used to assess genetic diversity, population structure, and gene flows with the aim of assembling a core collection. The dendrogram obtained utilizing the unweighted pair group method highlights the presence of homonymy and synonymy in olive tree datasets analyzed in this study. 439 different unique genotype profiles were obtained with this combination of 11 loci nSSR, representing 89.8% of the varieties analyzed. The remaining 10.2% comprises different variety pairs in which both accessions are genetically indistinguishable. Clustering analysis performed using BAPS software detected seven groups in Italian olive germplasm and gene flows were determined among identified clusters. We proposed an Italian core collection of 23 olive varieties capturing all detected alleles at microsatellites. The information collected in this study regarding the CRA-OLIex situcollection can be used for breeding programs, for germplasm conservation, and for optimizing a strategy for the management of olive gene pools.
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Dietemann, J. L. "Diagnostica neuroradiologica delle facomatosi del sistema nervoso." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 2 (May 1993): 139–53. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600204.

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Abstract:
La Neuroradiologia moderna ha profondamente modificato lo studio delle facomatosi del sistema nervoso. La radiologia convenzionale mantiene qualche indicazione nel bilancio delle lesioni displasiche ossee craniche e rachidee nella neurofibromatosi tipo 1. La tomografia computerizzata è efficace per la ricerca dei neurofibromi dei plessi cervicale e lombosacrale, per la diagnosi della sclerosi tuberosa di Bourneville e dell'angiomatosi encefalo-trigeminale di Sturge-Weber (salvo nel caso d'angioma non calcifico). La risonanza magnetica in TI dopo contrasto è il mezzo più efficace per il bilancio delle lesioni intra-durali della neurofibromatosi di tipo 1 e 2, per la ricerca dei tuberi degenerati della sclerosi tuberosa di Bourneville e per il bilancio della malattia di von Hippel Lindau. La mielografia non mantiene praticamente più indicazioni salvo per la conferma di certi meningoceli di difficile diagnosi, soprattutto nel quadro della neurofibromatosi di tipo 1 associate a delle importanti scoliosi. L'angiografia, diagnostica e terapeutica, è utile nel caso di emangioblastoma.
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Cecchini, A., and F. Zappoli. "Mielografia e Mielo-TC nelle metastasi spinali." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 175–80. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800207.

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Abstract:
La mielografia e la mielo-TC sono indagini di rapida ed immediata esecuzione, dotate di bassa invasività, indenni da rischi e senza importanti effetti collaterali (ad eccezione della cefalea post-mielograflca) e, con un elevato apporto diagnostico. La RM con mdc è indubbiamente la metodica di scelta nella ricerca e nella dimostrazione di metastasi spinali, ma l'accoppiamento mielografia/mielo-TC consente una rapida esplorazione dell'intero asse spinale ed un bilancio spaziale della lesione metastatica, sufficienti per gli obbiettivi terapeutici. Data per scontata una decisa prevalenza della RM, la mielografia conserva alcune limitate indicazioni: — sintomatologia mielo-radicolare acuta in paziente con primitività nota; — ricerca di metastasi leptomeningee, in mancanza di RM, o con rilievi RM incerti; — mancanza di RM o controindicazioni al suo uso (protesi metallica, pace-maker, ecc…); — bilancio pre-operatorio rapido in paziente con lesioni vertebrali multiple (scelta del livello trattabile). L'accoppiamento mielografia / mielo-TC mantiene quindi valore nello studio, in particolare, delle lesioni intracanalari.
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Andreula, C. F., and A. Carella. "Malattie metastatiche dell'encefalo." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 101–13. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s320.

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Abstract:
La ricerca di metastasi cerebrali in pazienti con anamnesi oncologica positiva avviene mediante l'utilizzo di metodiche avanzate quali la TC e la RM. Il confronto tra le due metodiche si impone per la scelta dell'esame da eseguire, per la valutazione di eventuali falsi negativi preferendo una tecnica, per le considerazioni economiche del rapporto costi- benefici. Tale confronto però dev'essere eseguito ottimizzando al massimo le tecniche per evitare dati tendenziosi e facilmente correggibili. L'utilizzo della tecnica speciale TC con doppia dose di mezzo di contrasto e scansioni ritardate permette un'incremento del 67% di sensibilità della tecnica e il rilievo di circa il 12% di falsi negativi al confronto con la abituale tecnica TC. La RM di base ha una sensibilità sovrapponibile alla TC con tecnica speciale, mediante lo sfruttamento diagnostico della elevata sensibilità delle sequenze a lungo TR e TE per immagini appesantite in T2. L'avvento dei mdc paramagnetici (Gadolinio DTPA) ha permesso un ulteriore incremento di sensibilità della metodica ottenendo un aumento percentuale del 37% su dati di metastasi unica o dubbio di metastasi svelate dalla TC con tecnica speciale. Tali dati apparsi in letteratura concordano con la nostra esperienza personale, con minime variazioni percentuali. In conclusione è nostra opinione prospettare la necessità di adottare nel protocollo diagnostico della ricerca di metastasi la RM con mezzo di contrasto per le sue maggiori percentuali di sensibilità ed anche di specificità. Solo nei casi di difficile accesso agli impianti di RM si farà ricordo alla TC con tecnica speciale di doppia dose di mdc e scansioni ritardata; a sospetto molto fondato di presenza di metastasi e quadro TC negativo bisognerà ricorrere comunque alla RM con gadolinio DTPA. Tale ricerca meticolosa di un numero di metastasi diverso da uno risiede nella differente possibilità terapeutica chirurgica delle metastasi solitarie, con incremento della qualità e della quantità di vita.
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Milella, D., A. Tarantino, C. F. Andreula, and A. Carella. "Metastasi del midollo spinale: Studio RM." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 235–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800215.

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Abstract:
Le metastasi intramidollari, con l'utilizzo della RM, stanno acquisendo sempre più una loro identità nosologica anche per il neuroradiologo, perdendo così la connotazione di patologia di interesse prevalentemente dell'anatomo patologo. La loro frequenza fra le complicanze di un processo neoplastico, è comunque sempre molto rara con un'incidenza infatti che varia dallo 0,9 all'8,5%. Questa rarità di riscontri neuroradiologici è in parte dovuto anche al mezzo tecnico «RM», che deve essere utilizzato sfruttando al massimo le sue potenzialità alla ricerca di queste lesione sovente molto piccole. La neoplasia che più frequentemente realizza lesioni secondarie a livello del midollo spinale è il cancro polmonare, segue poi il cancro mammario, il melanoma, il linfoma, cancro del colon etc. Il nostro studio è stato condotto con un'analisi retrospettiva di 165 esami RM spinali e midollari effettuati a pazienti con una neoplasia primitiva già diagnosticata o la cui diagnosi è scaturita proprio successivamente al riscontro neuradiologico. La sintomatologia di avvio all'esame era quasi sempre aspecifica, priva cioè di un indicazione precisa di sofferenza midollare, ma caratterizzata solitamente da dolore radicolare. Il nostro riscontro è stato di 6 metastasi intramidollari con una percentuale quindi di incidenza di lesioni intramidollari nella nostra casistica del 3,8%. I nostri rilievi neuroradiologici sono stati caratterizzati da alterazione morfologica del midollo spinale, alterazione di segnale, o evidenziazione diretta della lesione dopo somministrazione di mdc. La semeiotica neuroradiologica della lesione midollare sicuramente non patognomonica, ma ugualmente particolare, è comunque elemento indispensabile nell'ambito della diagnosi differenziale, con tutte le altre lesioni intramidollari, che bisogna sempre operare. Tale patologia quindi deve sempre essere tenuta sempre in cosiderazione dal neuroradiologo ogni qual volta viene eseguita una RM del rachide e midollo per la ricerca di metastasi. RM che è da considerare senza alcun dubbio come esame di scelta nella ricerca di possibili lesioni secondarie intramidollari, ma che deve essere eseguita sempre con la massima accortezza e completata con somministrazione ev di mdc paramagnetico, in relazione alle dimensioni solitamente piccole di queste lesioni.
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Nelson, Barnaby, and Andrea Raballo. "I disturbi nucleari del sè e gli stati mentali a rischio: uno sguardo fenomenologico al paradigma della ricerca Ultra-High Risk." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 3 (December 2013): 97–129. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2013-003006.

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Tomà, P., and G. Lucigrai. "L'ecotomografia spinale nello studio del midollo ancorato." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 6 (December 1996): 679–83. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900609.

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Abstract:
Scopo del presente lavoro è puntualizzare il ruolo dell'ecografia nello studio del midollo ancorato che rappresenta un'aspetto comune a molta della patologia spinale infantile e può prestarsi ad un'analisi globale dello stato dell'arte dello studio ecografico del midollo spinale, alla luce dell'esperienza acquisita negli anni e del continuo progresso tecnologico. Dopo qualche cenno storico e alcune puntualizzazioni di carattere tecnico e di anatomia ecografica e stabilita la principale indicazione all'ecografia spinale nel neonato-lattante consistente nella ricerca delle spine bifide occulte, sospettate nel caso di masse posteriori ricoperte dalla cute o di fossette/seni dorsali, spesso associate a midollo ancorato, abbiamo illustrato i segni generici ecografici di midollo ancorato ed i differenti rilievi e potenzialità della metodica nel bilancio delle varie masse caudali responsabili dell'ancoraggio del midollo. L'eco non presenta alcun interesse nello studio diagnostico dei disrafismi spinali aperti mentre potrebbe rivelarsi utile nella ricerca postoperatoria di un eventuale riancoraggio midollare, valutato in base all'assenza della fisiologica pulsatilità del midollo. A tal proposito abbiamo recentemente effettuato una comparazione tra presenza o meno di motilità spinale valutata ecograficamente e presenza di segni clinici in pazienti precedentemente operati per disrafismo spinale. In conclusione, lo studio ecografico del midollo spinale del neonato-lattante, pur presentando grossi limiti, trova giustificazione nella innocuità, nella facilità d'uso e nella possibilità di ottenere immagini in tempo reale. La presenza o il solo sospetto clinico di patologia disrafica impongono comunque sempre il completamento del bilancio diagnostico mediante RM/TC.
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Cassata, Francesco. "Campo gamma. Energia nucleare, Guerra fredda e circolazione transnazionale dei saperi scientifici in Italia (1955-1960)." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 294 (December 2020): 235–68. http://dx.doi.org/10.3280/ic294-oa2.

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Abstract:
L'articolo prende in esame il programma di mutagenesi in agricoltura, realizzato dal Comitato nazionale per le ricerche nucleari, a partire dal 1955, attraverso la costituzione di uno specifico sistema tecnologico e sperimentale: il cosiddetto "campo gamma", un campo circolare con al centro un radioisotopo di Cobalto-60. Emettendo raggi gamma, il Cobalto-60 produceva mutazioni genetiche nelle piante collocate in cerchi concentrici attorno alla sorgente. Il campo gamma venne inaugurato nel gennaio 1960 all'interno del Centro studi nucleari della Casaccia, grazie a una fonte radioattiva resa disponibile dal governo statunitense nell'ambito del programma Atoms for Peace. L'articolo analizza, in primo luogo, come la circolazione transnazionale del modello statunitense di mutation breeding sia stata fondamentale nel processo di istituzionalizzazione della genetica agraria in Italia; in secondo luogo, l'articolo dimostra come la costruzione di un immaginario sociotecnologico incentrato sul campo gamma sia stata parte integrante di tale processo di demarcazione scientifico-disciplinare.
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Daidone, R., P. Visconti, R. Agati, and P. Giovanardi Rossi. "Studio clinico-neuroradiologico di un caso di patologia della sostanza bianca individuabile come malattia di Alexander." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 75–78. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s114.

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Abstract:
Viene presentato il caso di una paziente di 4 anni, giunta ad osservazione per ritardo psico-motorio ed arresto dello sviluppo del linguaggio. Figurava nell'anamnesi la comparsa di irrequietezza, insonnia e pianto frequente; la deambulazione senza appoggio, iniziata a 3 anni, era condotta su base allargata. Le indagini di routine, la ricerca di mucopolisaccaridi ed enzimi lisosomiali, EMG, potenziali evocati del tronco encefalico e cariotipo risultarono nella norma; l'EEG mostrò anomalie non specifiche. L'obiettività rivelò macrocrania, ipertelorismo, iper-refles- sia osteo-tendinea. La TC evidenziò grave riduzione di densità della sostanza bianca e discreta dilatazione ventricolare. La RM rivelò parimenti gravi segni di sofferenza della sostanza bianca cerebrale e cerebellare, con integrit della capsula interna e dello splenio del corpo calloso.
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Giuffrida, S., F. Le Pira, R. Saponara, V. La Spina, P. Milone, and G. Politi. "Epilessia, calcificazioni occipitali bilaterali e morbo celiaco." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 3 (June 1996): 345–48. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900313.

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Abstract:
Diversi autori hanno descritto l'associazione di epilessia, calcificazioni occipitali bilaterali e malattia celiaca come entità clinica autonoma ben distinta dalla sindrome di Sturge-Weber. Viene riportato il caso di un giovane paziente di 14 anni affetto da epilessia in cui la TC ha evidenziato la presenza di calcificazioni occipitali bilaterali; in considerazione dell'assenza di stigmate cutanee di malattia di Sturge-Weber è stata eseguita la ricerca di anticorpi anti-gliadina e biopsia intestinale, che hanno consentito di porre la diagnosi di malattia celiaca. Riteniamo che, anche in assenza di anamnesi positiva per malassorbimento, in pazienti affetti da epilessia e calcificazioni occipitali bilaterali, sia necessario valutare l'eventuale presenza di malattia celiaca al fine di poter prontamente instaurare un corretto trattamento dietetico.
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Dicuonzo, F. "Fattori di rischio e profilassi." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 165–68. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100207.

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Abstract:
La somministrazione di mezzi di contrasto comporta «Fattori di rischio» che possiamo considerare «relativi al paziente» e, quindi, connessi alla sua condizione clinica e «relativi all'esame» e, quindi, dipendenti dalle modalità di somministrazione del mezzo di contrasto e, soprattutto, dal tipo di mezzo di contrasto. Il perfezionamento della ricerca farmacologica negli ultimi quindici anni, soprattutto nel campo dei mezzi di contrasto, ha permesso di attuare una «profilassi» dei cosiddetti «fattori di rischio». Momento fondamentale di tale profilassi è proprio la scelta del m.d.c. I mezzi di contrasto a bassa osmolarità non ionici consentono una minore tossicità ed una maggiore maneggevolezza. Non indicate in assoluto, tali sostanze sono altresì consigliabili nei «pazienti a rischio» e negli «esami a rischio», intendendo per essi anche quelli con ampia dose di mezzo di contrasto.
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Popolizio, T., G. Calabrese, T. Scarabino, M. Germano, R. Mingarelli, P. L. Ciritella, and U. Salvolini. "Spettroscopia protonica RM a volume singolo con programma automatico “Probe”." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 1 (February 1997): 29–39. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000103.

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Abstract:
La Spettroscopia Protonica a Risonanza Magnetica (MRS) è una tecnica non invasiva che permette di misurare in vivo i livelli di sostanze chimiche differenti fornendo informazioni chimico-metaboliche sulla struttura tissutale. La recente diffusione di tale tecnica e la disponibilità ed il perfezionamento di programmi computerizzati di facile impiego ne rendono possibile l'applicazione su ampia scala permettendo l'attuazione di sofisticati studi di ricerca. L'impiego nella pratica clinica è tuttavia ancora piuttosto scarso sia per limiti tecnici legati alla difficoltà di ottenere risoluzione spaziale e rapporto segnale-rumore ottimali, sia per i lunghi tempi di esame che la maggior parte dei programmi in uso impongono al paziente. Nel nostro studio abbiamo utilizzato il programma PROBE (Single-voxel Proton Brain Exam), con cui è possibile acquisire spettri da singoli volumi di interesse in modo automatico, cosicché il tempo complessivo dell'esame di MRS è di circa 9 minuti, con massima tollerabilità anche da parte di piccoli pazienti sottoposti a studio in narcosi.
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Crasto, S., S. Duca, I. Gomes Pavanello, L. Rizzo, and R. Soffietti. "Carcinomatosi meningea cranica e spinale: Studio con RM." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 5 (October 1997): 585–95. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000515.

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Abstract:
In accordo con i dati della letteratura la risonanza magnetica si è dimostrata il gold standard nell'individuazione delle localizzazioni metastatiche meningee; inoltre, la RM dovrebbe essere considerata l'indagine di scelta, anche nei confronti dell'esame citologico del liquor, non solo nella ricerca della disseminazione meningea, ma anche nel controllo nel tempo. Nella nostra casistica i tumori più rappresentati sono i medulloblastomi, i carcinomi della mammella, del polmone e i linfomi. Dopo somministrazione e.v. di mdc in RM abbiamo osservato diversi quadri topografici (disseminazione durale, leptomeningea oppure mista) e morfologici (lineare focale, lineare diffuso, nodulare oppure misto) della carcinomatosi meningea. Volendo tentare di fornire un quadro sintetico delle carcinomatosi meningee, si può concludere che nei pazienti con tumore primitivo intra-SNC la disseminazione meningea è prevalentemente di tipo durale e leptomeningea, con morfologia mista (lineare e nodulare), mentre nei pazienti con tumore primitivo extra-SNC si presenta soprattutto di tipo durale e con morfologia lineare diffusa.
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Rossi, A., M. P. Fondelli, R. Mattei, D. Leone, and P. Tortori Donati. "Le metastasi spinali in età pediatrica." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 223–34. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800214.

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Abstract:
Il rachide e il suo contenuto costituiscono in età pediatrica sede infrequente di localizzazione metastatica di neoplasie primitive del Sistema Nervoso Centrale o di altri organi. La classificazione delle metastasi spinali si basa attualmente sulla loro localizzazione in rapporto ai diversi compartimenti interessati: si distinguono pertanto metastasi extradurali, intradurali-extramidollari e intramidollari. A partire dal 1989, anno di introduzione della RM nel nostro Istituto, 123 bambini affetti da neoplasie primitive del Sistema Nervoso Centrale o di altri organi sono stati sottoposti a esame RM per la valutazione del rachide e del suo contenuto; in 13 di essi sono state riscontrate localizzazioni secondarie a tale livello. Si è messo in luce il comportamento neuroradiologico relativamente aspecifico delle metastasi stesse, che pone problemi talvolta complessi nella diagnosi differenziale sia con le neoplasie primitive che con processi patologici non neoplastici. Si ribadisce come la RM costituisca oggi la metodica elettiva per la ricerca e lo studio delle metastasi spinali, da eseguire anche all'esordio, anche se, a tutt'oggi, un ruolo di primo piano spetta ancora a indagini complementari, quali la citologia liquorale.
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Ruggiero, G., A. Bacci, and R. Ricci. "Identificazione della natura istologica deigliomi cerebrali con tomografia computerizzata." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 3 (October 1989): 267–71. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200308.

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Abstract:
Gli autori si propongono di verificare l'utilità rispettiva della biopsia e della radiologia per identificare il grado di malignità dei gliomi cerebrali. L'esame critico della letteratura dimostra che la biopsia effettuata su materiale chirurgico è più affidabile di quella sterotassica, ma che comunque essa non è esente da errori tecnici o diagnostici e da pericoli. La TC è utile e non inferiore, anzi non raramente superiore, alla RM. In una ricerca personale condotta su 123 casi verificati istologicamente, la TC, riesaminata dallo stesso neuroradiologo senza conoscenza della diagnosi, senza e con conoscenza della sintomatologia cliniCa, ha permesso l'identificazione precisa (gradi I-IV della scala di Kernohan) nel 42,8% e l'indicazione più generica di «benignità» (gradi I e II) e malignity (grado III e IV) nell'83%. Questi risultati sono stati ottenuti con esami eseguiti con vari tipi di apparecchi e miglioreranno sicuramente con l'utilizzo di macchine moderne e di una tecnica corretta: ricostruzione su tre piani, sezioni sottili; analisi densitometrica; proiezione extracranica38. Per conseguenza gli Autori propongono di eliminare la biopsia e classificare i gliomi cerebrali soltanto neuroradiologicamente (TC), in due tipi: Tipo B («benigno»), Tipo M (maligno).
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Brown, Gillian K., Catherine Clowes, Daniel J. Murphy, and Pauline Y. Ladiges. "Phylogenetic analysis based on nuclear DNA and morphology defines a clade of eastern Australian species of Acacia s.s. (section Juliflorae): the 'Acacia longifolia group'." Australian Systematic Botany 23, no. 3 (2010): 162. http://dx.doi.org/10.1071/sb09037.

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Abstract:
Seventeen Australian, phyllodinous species of Acacia s.s. (from sections Juliflorae and Phyllodineae) were analysed to test the monophyly and relationships of ‘the Acacia longifolia group’, an informal group recognised in the Flora of Australia. Analyses were based on both morphological and molecular data, with A. triptera as an outgroup. A total of 92 herbarium specimens was investigated, with 15 phyllode, inflorescence, flower, pod and seed characters scored. The ITS and ETS regions of nuclear rDNA were sequenced and combined with a larger dataset sampled from species of all major clades of Acacia, totalling 65 accessions. Cladistic analyses provided evidence of a clade that defines the A. longifolia group as follows: A. alpina, A. axillaris, A. courtii, A. dallachiana, A. derwentiana, A. floribunda, A. longifolia subsp. longifolia and A. longifolia subsp. sophorae, A. longissima, A. maidenii, A. mucronata, A. obtusifolia, A. orites, A. oxycedrus, A. phlebophylla, A. rhigiophylla and A. riceana (all sect. Juliflorae), but excluding A. verticillata (section Juliflorae) and A. genistifolia (section Phyllodineae). The A. longifolia group is recognised as including south-eastern Australian species with cylindrically spiked inflorescences and phyllodes with prominent anastomosing venation.
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Cotroneo, E., R. Gigli, I. Onofri, M. Kropp, G. Simonetti, and F. Chiappetta. "Embolizzazione preoperatoria dei meningiomi intracranici." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 5 (October 1996): 551–63. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900506.

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Abstract:
Sono state messe a confronto due serie di meningiomi intracranici (78 pazienti in totale) omogenei per sede, dimensioni, istotipo, sesso ed età dei pazienti. Una serie è stata sottoposta ad embolizzazione preoperatoria, dal febbraio 1992 al maggio 1996, con successiva eradicazione chirurgica da parte della stessa équipe. La serie di confronto è stata individuata attraverso una ricerca retrospettiva che, per ottenere omogeneità di sede, dimensioni ed istotipo, si è spinta dal febbraio 1992 al marzo 1987. Le due serie di meningiomi, quella sottoposta ad embolizzazione e quella non embolizzata, sono state confrontate in rapporto al dato quantitativo delle sacche di sangue infuse durante l'intervento. Questi dati sono stati sottoposti ad elaborazione statistica. Gli autori presentano i risultati, discutono la metodica di embolizzazione, la morbilità e l'efficacia della stessa. Gli autori discutono inoltre la valutazione dell'efficienza della metodica, intesa come capacità di far giungere gli emboli all'interno del parenchima tumorale ottenendo una devascolarizzazione ed una necrosi intratumorale. Sono discusse le tecniche di embolizzazione e le complicanze. Gli autori concludono sottolineando la necessità di un ulteriore studio, possibilmente multicentrico, per valutare statisticamente il rapporto costo-beneficio dell'embolizzazione preoperatoria dei meningiomi intracranici. La valutazione della necrosi e della diminuita perfusione è stata affidata allo studio con RM pre o post embolizzazione (SE 400/20 prima e dopo contrasto paramagnetico e.v.), in tutti i 39 meningiomi. In casi selettivi si è ricorsi allo studio istologico del pezzo operatorio.
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Battistella, P. A., P. Bertoli, F. Rossetti, L. Zanesco, G. Audino, and A. Peserico. "Rilievo RM di dismielinizzazione in una rara sindrome neurocutanea PIBI(D)S." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 71–74. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s113.

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Abstract:
Nel capitolo delle tricotiodistrofie è inclusa la PIBI(D)S, rara sindrome ereditaria autosomico-recessiva caratterizzata da fotosensibilità (P), ittiosi non congenita (I), capelli fragili e con ridotto contenuto di aminoacidi solforati (B), deficit intellettivo (I), fertilità incostantemente ridotta (D) e bassa statura (S). Riportiamo il caso di una giovane paziente con diagnosi clinica di PIBI(D)S posta all'età di 12 anni e rilievo RM di dismielinizzazione del SNC. Nei pazienti con tricotiodistrofia vanno quindi ricercate possibili alterazioni a carico di organi che derivano dall'ectoderma ed in particolare nel SNC, attualmente bene analizzabile con le nuove tecniche di immagine quali la RM.
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Nella, A., P. Ladisa, T. Popolizio, C. G. Lasalandra, and A. Calace. "Ernie operate: Tipo di intervento chirurgico e quadro clinico." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 3 (August 1993): 291–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600306.

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Abstract:
Nel tentativo di evidenziare una correlazione clinica in rapporto al tipo di intervento chirurgico, sono stati riesaminati 182 pazienti operati di ernia discale lombo-sacrale, sottoposti a valutazione RM negli ultimi 2 anni per recidiva della sintomatologia dolorosa. L'approccio chirurgico è stato sia di «tipo tradizionale» che di «tipo microchirurgico». La cicatrice epidurale è stata la situazione più frequentemente riscontrata, mentre la recidiva di ernia discale si è evidenziata maggiormente negli interventi di tipo tradizionale. Sulla scorta dei dati rilevati si è ricercata, in questo lavoro, una possibile correlazione tra situazione sintomatologica e trattamento chirurgico, sulla base, soprattutto, di alcuni rilievi statistici.
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Rega, L., and M. Santoni. "Ruolo dell'Angiografia digitale." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2_suppl (November 1996): 27–34. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s204.

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Abstract:
Una corretta metodologia di esame ed un'equilibrata collocazione nell'iter diagnostico rendono ancora l'angiografia digitale strumento per lo più utilissimo nella diagnosi e nella programmazione terapeutica della patologia della carotide extracranica. Per le lesioni aterosclerotiche l'angiografia è soprattutto impiegata nel chiarire casi non ben esplorabili e mal valutabili con le tecniche non invasive e per fornire una valutazione precisa del circolo prossimale e distale alla lesione. Per le lesioni di tipo displastico, flogistico o nel caso delle dissecazioni i reperti da ricercare sono spesso così fini e variamente distribuiti che solo l'esame angiografico è in grado con accuratezza di focalizzarne l'esatta natura ed estensione.
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Marina, R., S. Iurlaro, and G. Pero. "Rapporto su una serie di STENT-PTA di carotide." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 2 (April 2002): 191–96. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500203.

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Abstract:
Si presenta una serie di STENT-PTA della biforcazione cervicale di carotide, raccolta consecutivamente in 5 anni. Si analizzano i dati di 121 pazienti. L'intervento è stato completato in 118 e in 4 è rimasto “intenzione di trattamento” per difficoltà tecniche. Nei pazienti trattati si osserva completa ricanalizzazione (ricostruzione anatomica) nel 90% del numero totale con un tasso di morbilità/mortalità del 3.4%. Si discutono i risultati di 2 sottogruppi distinti per il tipo di STENT utilizzato, cobalto-tantalio versus nitinolo. Si ricercano correlazioni statistiche secondo il metodo di regressione lineare fra la condizione demografica e clinica della popolazione e l'efficacia del risultato e la frequenza di complicanze.
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Caramia, F., P. Pantano, and L. Bozzao. "Risonanza magnetica di diffusione e perfusione." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 2 (April 2000): 207–15. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300208.

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Abstract:
Negli ultimi anni, grazie allo sviluppo nel campo della tecnologia ultraveloce e ad una migliore comprensione dei principi fisici che regolano l'azione dei mezzi di contrasto per RM, è stata introdotta una modalità di imaging funzionale completamente nuova, la RM funzionale. Le tecniche funzionali permettono l'acquisizione di mappe dei principali parametri emodinamici (RM di perfusione o PWI), la valutazione della mobilità delle molecole d'acqua (RM di diffusione o DWI) e lo studio delle attivazioni neuronali (fMRI). La combinazione delle diverse tecniche funzionali permette di valutare nello stesso esame aspetti diversi e complementari della fisiopatologia cerebrale e di combinarli con le informazioni fornite dall'acquisizione di immagini convenzionali. Per questo motivo per la disponibilità commerciale delle tecniche ultraveloci, le tecniche di RM funzionale, in un primo momento applicate prevalentemente a scopo di ricerca, sono state gradualmente introdotte nella pratica clinica. In questo lavoro illustreremo brevemente i principi fisici alla base delle tecniche di diffusione e perfusione e le loro principali applicazioni cliniche. In recent years, advances in ultrafast technology and a better understanding of the physical principles underlying the effect of MR contrast media have given rise to a new functional imaging technique, functional magnetic resonance. Functional techniques allow the acquisition of maps of the main haemodynamic parameters (perfusion MR or PWI), evaluation of the mobility of water molecules (diffusion MR or DWI) and the study of neuronal activation (fMRI). The combination of different functional techniques allows assessment of different complementary aspects of brain pathophysiology during the same examination so that they can be combined with information provided by conventional scans. Following the advent of ultrafast techniques, functional MR imaging initially confined to research has gradually been introduced into clinical practice. This paper briefly described the physical principles underlying the diffusion and perfusion techniques and their main clinical applications.
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Andreula, C. F., A. N. M. Recchia-Luciani, I. Kambas, and A. Carella. "Ipotesi di correlazione tra istopatologia e neuroradiologia in risonanza magnetica nelle neoplasie endocraniche primitive: Gli astrocitomi." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 2 (May 1992): 247–64. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500213.

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Abstract:
Obiettivo del lavoro è il tentativo di produrre informazioni sia sulla anatomia macroscopica che sulla intima struttura delle neoplasie, in virtù della capacità della RM di studiare la correlazione tra dimensioni molecolari, movimenti molecolari, tempo di correlazione (parametri fisici tissutali) e tempi di rilassamento attraverso lo studio della intensità di segnale in T1, T2, Densità Protonica. È stato affrontato in particolare il problema degli astrocitomi a causa della loro elevata incidenza, valutabile nel 25–30% dei gliomi cerebrali (a loro volta circa la metà dei tumori cerebrali adulti). Vengono analizzate le diverse classificazioni adottate, su basi e con obiettivi diversi, tutte portatrici di contributi conoscitivi, a causa della non omogeneità «pacchetto» di queste neoplasie, per cui diverse aree del tumore possono presentare diversa malignità; e la accertata evoluzione verso gradi di maggiore malignità (‘dedifferenziazione») in circa il 10% delle forme più benigne. A ciò va aggiunta la evenienza di forme multicentriche. Viene affrontato anche il problema della prognosi nei vari gradi, dipendente anche dalla localizzazione e dal volume raggiunti, fattori non introducibili in «pacchetto» su base istologica: localizzazione della neoplasia, unicita o molteplicità delle lesioni, peso assunto dalleffetto massa tumorale. La seconda fase dello studio prevede il controllo stereotassico in doppio cieco, con il calcolo dei coefficienti di correlazione che misurano il grado di accordo tra diagnosi neuroradiologica e diagnosi istologica. Particolare attenzione viene posta al tema dell'utilizzo di mdc paramagnetico, in particolare Gadolinio, ed alio studio della funzione della barriera ematoencefalica. Nella seconda parte si focalizza il tema della comprensione specifica dei vari tipi di astrocitomi, forzando la possibilità di attribuire un certo comportamento RM ad un tipo istologico. ‘Idea guida» è la ricerca del «perché» del segnale», per attribuirlo all'evento anatomopatologico con l'uso costante di semplici parametri per cercare di identificare il grado di benignità» o di malignità» di un astrocitoma con ricadute prognostiche ‘plausibili».
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Manfrè, L., M. Accardi, G. Vaccaro, R. Raineri, E. Giarratano, and R. Lagalla. "Valutazione dello spettro di alterazioni ischemiche cerebrali in pazienti asintomatici affetti da talassemia e talasso-drepanocitosi: Valore della RM nel protocollo terapeutico." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 221. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s299.

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Abstract:
La patologia ischemica rappresenta la causa principale di lesione cerebrale nei pazienti affetti da drepanocitosi, ed è stata documentata mediante RM nei pazienti affetti da stroke. Alterazioni ischemiche possono tuttavia avere luogo anche in assenza di una obbiettività clinica. Recentemente è stato dimostrato il ruolo della RM nella valutazione delle ischemie cerebrali in pazienti affetti da talasso-drepanocitosi e da talassemia. Scopo del lavoro è stato quello di analizzare le alterazioni presenti in una coorte di pazienti affetti da tali alterazioni. 20 pazienti al di sotto di 50 anni di età, affetti da talasso-drepanocitosi (età media 29.5) e 20 affetti da talassemia (età media 31.7), previo consenso informato, sono stati sottoposti ad una valutazione T1- e T2-ponderata a livello encefalico, mediante apparecchiatura operante a medio campo e bobina in quadratura. Due centri di ricerca per la talassemia sono stati coinvolti (Palermo, Caltanissetta), selezionando unicamente i pazienti con anamnesi negativa per pregressa sindrome neurologica acuta. Le lesioni ischemiche sono state valutate soggettivamente e classificate in piccole (<0.5 cm), medie (0.5 − 1.5 cm) e ampie (>1.5 cm) ed in singole o multiple. Il 30% (6/20) dei pazienti affetti da talasso-drepanocitosi presentava multiple lesioni ischemiche con una prevalenza di lesioni medie o grandi 5/20 (25%). In un paziente veniva dimostrata la presenza di multiple malformazioni artero-venose leptomeningee, confermate al bilancio angiografico. Il 20% (4/20) dei pazienti affetti da talassemia presentava lesioni ischemiche piccole, singole in 2 casi (50%). Il trattamento trasfusionale, per quanto non scevro di rischi, viene proposto oggi nei pazienti affetti da drepanocitosi colpiti da episodio ischemico cerebrale. Il trattamento dei pazienti asintomatici affetti da talasso-drepanocitosi non è al momento codificato: una valutazione sequenziale mediante RM potrebbe identificare i pazienti “a rischio” per incidenti vascolari, indirizzandoli alla terapia adeguata (idrossiurea, trapianto di midollo, trasfusione).
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Agati, R., R. D'Alessandro, L. Fiorani, A. Righini, and M. Leonardi. "Valutazione quantitativa dell'atrofia cerebrale in tomografia computerizzata." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 2 (May 1992): 185–93. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500206.

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Abstract:
L'impiego in TC di misure oggettive del grado di dilatazione degli spazi subaracnoidei e ventricolari è stato sempre ricercato, ma raramente con successo, per la difficoltà di riprodurre le misure non solo fra diversi autori ma anche nell'esperienza del singolo. Scopo di questo lavoro è operare una revisione degli articoli pubblicati dal 1982 ad oggi per valutare se sia possibile proporre una metodica di ampia e semplice applicazione. Se l'indice dei corni frontali è diffusamente impiegato per valutare la dilatazione ventricolare e mostra una buona correlazione con l'atrofia cerebrale, non sembra esistere un indice altrettanto affidabile che possa essere utilizzato per la valutazione della dilatazione degli spazi subaracnoidei. Abbiamo pensato di proporre un indice di area basato sul rapporto fra superficie degli spazi subaracnoidei e superficie dell'area interna del cranio. L'indice descritto è attualmente in uso e ci riserviamo di riferire più avanti su una sua eventuale validazione statistica.
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Bedont, P., O. Grillo, and A. F. Massardo. "Off-Design Performance Analysis of a Hybrid System Based on an Existing Molten Fuel Cell Stack." Journal of Engineering for Gas Turbines and Power 125, no. 4 (October 1, 2003): 986–93. http://dx.doi.org/10.1115/1.1587742.

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Abstract:
This paper addresses the off-design analysis of a hybrid system (HS) based on the coupling of an existing Ansaldo Fuel Cells (formerly Ansaldo Ricerche) molten carbonate fuel cell (MCFC) stack (100 kW) and a micro gas turbine. The MCFC stack model at fixed design conditions has previously been presented by the authors. The present work refers to an off-design stack model, taking into account the influence of the reactor layout, current density, air and fuel utilization factor, CO2 recycle loop, cell operating temperature, etc. Finally, the design and off-design model of the whole hybrid system is presented. Efficiency at part load condition is presented and discussed, taking into account all the constraints for the stack and the micro gas turbine, with particular emphasis on CO2 recycle control.
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Beltramello, A., G. Mansueto, G. Taddei, R. Cerini, M. Pregarz, G. Mazzilli, A. Scuro, and G. Morana. "Circoli collaterali da occlusione dell'arteria carotide comune." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 1 (February 1993): 35–42. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600105.

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Abstract:
L'occlusione spontanea dell'arteria carotide comune è rara; lo sviluppo della circolazione collaterale recluta vasi intra- od extra-cranici. A livello extra-cranico la rivascolarizzazione avviene sfruttando i rami dell'arteria carotide esterna (aa. occipitale e tiroidea superiore) percorsi in via retrograda dal flusso ematico proveniente dai principali tronchi dell'a. succlavia: aa. vertebrale, cervicale ascendente e profonda, tiroidea inferiore. L'Angio-RM, pur dotata di minor risoluzione rispetto all'angiografia digitale, consente una buona visualizzazione del tipo e dell'entità dei circoli collaterali, talora invece non ben rilevabili – se non adeguatamente ricercati – con angiografia convenzionale. La RM, accoppiata all'Angio-RM, è esame fondamentale nel paziente affetto da insufficienza cerebro-vascolare ischemica; essa si colloca tra l'ecotomografia/Doppler e l'angiografia digitale; quest'ultima è da considerarsi esame pre-operatorio nei pazienti giudicati possibilmente chirurgici alla luce degli esami incruenti prima espletati; avvalendosi dei reperti Angio-RM, lo studio angiografico può essere eseguito in maniera mirata, più rapidamente e con maggior efficacia diagnostica.
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Zanotti, B., C. Bruseghini, and M. Leonardi. "La diagnostica neuroradiologica TC nelle demenze." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 4 (August 1995): 535–56. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800409.

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Abstract:
Viene analizzato il ruolo della neuroradiologia nello studio del deterioramento mentale ed inoltre vengono descritti i quadri TC in alcune malattie degenerative encefaliche. L'invecchiamento cerebrale si accompagna alla TC a dilatazione progressiva del III ventricolo e di quelli laterali ed, in minor modo, ad allargamento dei solchi corticali e della parte anteriore della scissura di Silvio. Appare inoltre diminuito il coefficiente di attenuazione della sostanza bianca. Col progredire dell'età si ha cioè un quadro TC di atrofia prevalentemente sottocorticale che è via via più evidente dai 50–60 anni in poi. Tale atrofia «fisiologica» può essere difficilmente differenziabile da quella patologica. Infatti, le demenze sono caratterizzate, almeno nelle fasi iniziali, da quadri TC ed RM del tutto sovrapponibili a quelli che si hanno nel normale processo d'invecchiamento. Per tentare di risolvere questo problema vari autori si sono cimentati nella ricerca di metodiche di misurazione e si sono impegnati nel definire il range di normalità délle dimensioni cerebrali. Le misurazioni attualmente usate sono divisibili in lineari, planimetriche, volumetriche e densitometriche. Quelle volumetriche appaiono oggi preferibili rispetto agli altri tipi in quanto sono tridimensionali e quindi più veritiere. Esse abbisognano però di particolari programmi di calcolo computerizzati non sempre disponibili. Per alcuni autori l'utilità délle misurazioni di atrofia cerebrale appare indubbia e necessaria nel tentare di distinguere la normalità dalla patologia. Per evitare falsi negativi è comunque consigliata la ripetizione dell'esame dopo un intervallo relativamente breve di tempo. Infatti, in caso di atrofia patologica vi sarà un'accentuazione délle dimensioni ventricolari nettamente maggiore rispetto a quella che ci si aspetterebbe in un soggetto sano délla stessa età in cui le variazioni, nello stesso periodo, sono nulle o minime. Altri autori negano invece un'effettiva utilità nel misurare l'atrofia cerebrale. Infatti, si è riscontrata sovrapposizione compléta o quasi fra la definizione soggettiva ( «ad occhio») di atrofia cerebrale patologica e quella obiettiva conseguente a tecniche sofisticate di misurazione delle dimensioni delle varie componenti cerebrali. Inoltre, alcuni sostengono che la diagnosi di demenza deve essere sempre e comunque clinica e che le indagini neuroradiologiche possono essere solo un ausilio. Infatti, le correlazioni fra atrofia cerebrale e misurazioni psicometriche sono, nei vari studi, deboli o del tutto inesistenti. A questo proposito vi sono esempi di pazienti affetti da demenza che presentano alla TC sistema ventricolare e solchi di dimensioni normali ed esempi di persone normali con ventricoli e solchi dilatati.
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Febi, G., G. Arcidiacono, P. Marchesi, M. Tosetti, and R. Battini. "L'impiego della maschera laringea in anestesia pediatrica per RM." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 2 (April 2000): 197–202. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300206.

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Abstract:
Per eseguire un esame di risonanza magnetica (RM) in età pediatrica è necessario “sedare” in sicurezza il bambino per garantirne durante le scansioni I'immobilità e l'omeostasi delle funzioni vitali. Nella ricerca di una metodica che riassumesse caratteristiche di invasività minima, scarsa produzione di inquinamento ambientale e che consentisse un esatto e costante controllo del livello di anestesia e della pervietà delle vie aeree, siamo giunti all'utilizzo della maschera laringea (LMA) abbinato ad anestesia generale inalatoria in respiro spontaneo. In un periodo di 18 mesi 482 bambini non premedicati di classe ASA I-III (5,5 + 4,3 aa; range 1 giorno − 18 aa) affetti da patologie del SNC sono stati sottoposti in sequenza ad anestesia inalatoria con LMA per eseguire una RM cerebrale. Utilizzando un circuito Mapleson “F” modificato allungando le branche inspiratoria ed espiratoria e collegando quest'ultima ad un sistema di aspirazione “Venturi”, l'anestesia veniva indotta, in presenza di un genitore, facendo respirare al bambino alotano a concentrazioni rapidamente crescenti in una miscela gassosa di ossigeno e protossido d'azoto al 50%. Alla scomparsa del riflesso ciliare il. genitore poteva allontanarsi, si provvedeva ad incannulare una vena periferica e quindi si introduceva una maschera laringea di misura appropriata. Utilizzando un monitor amagnetico compatibile con gli alti campi magnetici presenti, si provvedeva quindi a monitorare la saturazione trans-cutanea dell'ossigeno (Sa02), l'ECG, la PA non invasiva, la pressione parziale della C02 di fine espirazione (EtPC02) e la concentrazione sia dell'alogenato che dei gas respirati. Si posizionava poi il bambino all'interno del magnete continuando l'anestesia in respiro spontaneo con alotano a 1,5 della sua concentrazione minima alveolare inibente (MAC) in miscela gassosa di ossigeno ed aria, con un flusso respiratorio minimo di 300 ml/Kg/min. Circa alla metà della durata dell'esame la concentrazione dell'alogenato veniva diminuita a circa 1,0 MAC. Al termine dell'esame si sospendeva l'erogazione dell'alogenato togliendo la maschera laringea alla comparsa dei primi riflessi delle vie aeree superiori. Il piccolo veniva poi adagiato su un lettino di un'altra stanza dove si risvegliava accanto allo stesso genitore che aveva precedentemente assistito all'induzione. In tutta l'esperienza descritta, sia durante l'induzione, che nel periodo intraesame, come al risveglio, non sono stati registrati casi rilevanti di desaturazione, ipotensione, bradicardie, aritmie, convulsioni o altri incidenti clinicamente significativi. Non si è mai constatato rigurgito gastro-esofageo. Questo lavoro durato quasi due anni ci porta senz'altro a concludere che l'utilizzo della LMA con anestesia inalatoria in respiro spontaneo per il paziente in età pediatrica in risonanza magnetica, comporta ottimi risultati in fatto di sicurezza ed efficacia anestesiologica.
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Bosone, D., G. Micieli, F. Zappoli, A. Argenteri, S. Marcheselli, M. G. Egitto, and G. Nappi. "Risposta vasomotoria cerebrale alla stimolazione con CO2 e L-Arginina." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2_suppl (November 1996): 143–51. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s219.

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Abstract:
È stato dimostrato che le modificazioni di velocità ematica valutabili con Doppler Transcranico indotte nella arteria cerebrale media dalla stimolazione con CO2, possono essere considerate un indicatore attendibile della riserva vasomotoria cerebrale. Tale risposta alla CO2 è significativamente ridotta in pazienti con occlusione della carotide interna e scarsa attivazione dei meccanismi di compenso emodinamico. È stato recentemente dimostrato che anche l'aminoacido L-Arginina è in grado di indurre una vasodilatazione dei vasi di resistenza. Obiettivo della ricerca è valutare le modificazioni emodinamiche indotte a livello intracranico dalla CO2 e dalla L-Arginina in fase pre e post-operatoria ad almeno tre mesi dall'intervento di TEA, per verificare l'utilità della terapia chirurgica nel favorire il recupero della capacità vasomotoria cereberale endotelio-mediata. Abbiamo incluso ad oggi 8 soggetti (età media 65,5 ± 6,26) con un stenosi non occlusiva almeno pari al 70% del lume della CI. Tutti i soggetti sono stati sottoposti in fase pre-operatoria a TC encefalo, Doppler Color Flow dei tronchi sovraortici, Angiografia Digitale Arteriosa, Doppler Transcranico basale e monitoraggio bilaterale delle modificazioni della velocità media di flusso indotte dalla inalazione di CO2 (RVM-CO2) e dalla infusione di L-Arginina (150 mg/Kg/i.v./30′) (RVM-Arg). Nella fase post-operatoria, ad almeno tre mesi dall'intervento, i pazienti sono stati di nuovo sottoposti al monitoraggio con le stesse modalità seguite durante la fase pre-operatoria. Sia la RVM-CO2 che la RVM-Arg non si sono significativamente modificate nella fase pre e post-operatoria sia considerando tutti gli emisferi (M ± DS RVM-CO2 48,25 ± 23,5% e 44,6 ± 20,2%; RVM-Arg 24,2 ± 6,33% e 21,5 ± 9,7%) sia considerando solo il lato stenotico (RVM-CO2 47,7 ± 26,9% e 46,2 ± 23,5%; RVM-Arg 22,7 ± 5,64 e 21,1 ± 9,01%). Considerando il lato stenotico versus quello non stenotico nella fase pre-operatoria la RVM-CO2 non mostrava significative differenze (M ± DS 42 (23,4 e 55,6 ± 23) pur evidenziando una tendenza alla migliore riserva sul lato non stenotico; la RVM-Arg era invece significativamente migliore nel lato non stenotico (M ± DS 21,8 ± 7% e 28,3 ± 4% p=0,05). Tale debole significatività scompariva nella fase post operatoria (19,9 ± 10,5% e 22,07 ± 9,2%). Non esiste correlazione significativa fra la reattività vamotoria indotta da CO2 e quella indotta da L-Arginina. Nei casi finora studiati, i risultati, seppur preliminari, non sembrano evidenziare con sicurezza a distanza di 3 mesi dall'intervento un significativo miglioramento della riserva vasomotoria cerebrale, suggerendo che l'endarteriectomia in questo tipo di pazienti riduce il rischio trombo-embolico ma probabilmente non modifica sostanzialmente la situazione emodinamica antecedente.
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Rosa, M. L., M. A. Canevari, N. Mavilio, S. Ballerini, D. Capello, A. Dorcaratto, and E. Marinaro. "Tumori cerebrali primitivi." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 4 (November 1993): 455–88. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600411.

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Abstract:
Nello studio delle neoplasie cerebrali primitive, anche ai fini di una indicazione per quanto riguarda la benignità o malignità delle lesioni, un adeguato inquadramento può essere ottenuto sulla scorta di conoscenze generali che si riferiscono — oltre ovviamente ai dati anamnestici — alla classificazione, al comportamento biologico-grado di malignità, alla localizzazione, ai segni di effetto massa e alla valutazione di elementi più specifici che hanno diretta espressività sulle immagini di TC e di RM quali: gli aspetti istologici, biologici e clinici. Per quanto riguarda gli aspetti istologici bisogna far riferimento alle basi patologiche delle immagini; per gli aspetti biologici alle indicazioni fornite dalle neuroimmagini che si riferiscono al tipo di accrescimento della neoplasia, all'eventuale presenza di metastasi per via liquorale e, più raramente, per via ematogena ed alla comparsa di una recidiva o meglio di una progressione della malattia. Infine è opportuno tenere in debita considerazione l'espressività clinica che comprende, oltre agli aspetti istologici e biologici, anche l'effetto compressivo sulle strutture nervose vitali (effetto massa ed ernie) e sulle vie liquorali ( idrocefalo ostruttivo) che costituiscono un elemento prognostico sfavorevole anche in caso di tumori benigni. Riteniamo quindi che l'espressività-biologica, clinica ed istopatologica in neuroradiologia rappresenti la strada da seguire per un ulteriore miglioramento nella diagnostica dei tumori cerebrali. Nel contempo è necessario ricercare una più approfondita valutazione degli aspetti funzionali mediante RM e PET ai fini di un più completo inquadramento delle lesioni anche sotto questo aspetto.
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Andreula, C., and I. Kambas. "Il dolore lombosacrale da ernie discali lombosacrali e patologia degenerativa correlata." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 4 (August 2002): 421–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500411.

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Abstract:
La patogenesi del dolore lombo-sacrale è ancora motivo di discussione e potrebbe essere sostenuta non solo da fattori meccanici diretti di compressione del disco (protrusione o ernia) sul nervo con conseguente alterazione della guaina mielinica, ma anche da fattori meccanici indiretti generati da stasi venosa e conseguente ischemia delle radici particolarmente sensibili all'ipossia e da fattori infiammatori di tipo immunomediato e di tipo bioumorale legati al disco. La gestione del paziente lombosciatalgico affidata al chirurgo dopo il fallimento della terapia medica, conservativa e fisiatrica ha rivelato che nelle casistiche chirurgiche più equilibrate la percentuale di successo degli interventi per ernia del disco lombosacrale si aggira sul 95–98% a breve termine con un'incidenza di reale recidiva erniaria nel 2–6%, la percentuale di successo scende a distanza fino all' 80–85%, per la comparsa di sintomatologia legata al fallimento chirurgico (Failed Back Surgery Sindrome FBSS), caratterizzata da recidive e/o cicatrici ipertrofiche, con sintomi rilevanti nel 20%, e vera e propria FBSS nel 15%. Tali dati hanno indotto a ricercare sempre nuove tecniche microchirurgiche per ridurre tali risultati indesiderati e contemporaneamente sono state approntate tecniche di trattamento percutaneo secondo procedure intervenzionali (chemiodiscolisi con chimopapaina, con ossigeno-ozono, nucleoaspirazione secondo la tecnica di Onik …) per ridurre al minimo da un lato l' “invasività” chirurgica, e dall'altro le non rare complicazioni di natura infettiva correlate all'intervento. Tutte le tecniche percutanee sono atti medici poco invasivi, con tempi di ospedalizzazione brevi. Il loro approccio extra canale spinale elimina i rischi connessi all'atto chirurgico di cicatrice post-operatoria, spesso responsabile di recidiva di sintomatologia dolorosa. Hanno inoltre il vantaggio di essere ripetibili nello stesso paziente senza precludere in caso di insuccesso il ricorso alla chirurgia tradizionale. Le percentuali di successo riportate da numerose casistiche si aggirano sul 65–75% di risultati ottimi o buoni. Queste procedure interventistiche spinali agirebbero sulla genesi meccanica del dolore riducendo quantitativamente il materiale nucleare, ma non espleterebbero alcuna azione sulla componente infiammatoria di origine radicolare e/o gangliare, talvolta causa autonoma del dolore. Pertanto in corso di trattamento di chemiodiscolisi con miscela di ossigeno-ozono, si è proceduto all'aggiunta di infiltrazione periradicolare e periganglionare con ossigeno-ozono, steroidi e anestetici. Gli autori riportano la loro personale esperienza sull'utilizzo del trattamento di Chemiodiscolisi con nucleoptesi con ossigeno-ozono con infiltrazione periradicolare e periganglionare nelle ernie discali lombosacrali e patologia degenerativa correlata.
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Andreula, C. F., P. Ladisa, A. Nella, R. De Blasi, and A. Carella. "La risonanza magnetica nella Neurosarcoidosi." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 6 (December 1994): 899–907. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700609.

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Abstract:
La sarcoidosi è una malattia infiammatoria granulomatosa poco comune, ad eziologia sconosciuta, caratterizzata da abnorme incremento dell'immunità cellulo mediata nei siti di lesione, sotto forma di noduli sarcoidei. Il sesso più colpito è quello femminile con età di insorgenza compresa fra i 20 e i 40 anni. Sono state formulate diverse ipotesi eziopatogenetiche nel tentativo di identificare l'agente capace di coinvolgere i meccanismi responsabili dell'accumulo di linfociti e di macrofagi nella sede di lesione. Oltre alla teoria similtumorale alcuni autori propongono che alla base del processo vi sia un'anomala risposta immunitaria ereditaria e/o acquisita ad uno stimolo virale. Il maggior numero degli studiosi propende per una terza ipotesi che prevederebbe un antigene specifico, la cui eliminazione risulterebbe difficoltosa, innescando una cronica reazione di risposta immunitaria. La diagnosi di sarcoidosi si basa attualmente sulla positività scintigrafica di Gallio 67 con accumulo in sedi polmonari e delle ghiandole salivari accoppiata alla ricerca del SACE (enzima sierico di conversione dell'angiotensina). Il coinvolgimento del Sistema Nervoso Centrale in corso di Sarcoidosi avviene in una percentuale variabile dal 10 al 20% dei casi, talvolta di solo riscontro autoptico. Una sintomatologia d'esordio di tipo neurologico avviene nel 2,5% dei casi. La neurosarcoidosi isolata è rara e costituisce il 5% dei casi. La diagnosi di neurosarcoidosi isolata è spesso difficile per l'impossibilità di giungere ad una diagnosi di certezza non ricorrendo al dato bioptico. Nel SNC le sedi di localizzazione possono essere molteplici, interessando strutture in rapporto alla presenza del sistema reticolo istiocitario, quali il peduncolo vascolare ipofisario, l'ependima, i plessi corioidei, le leptomeningi. Il nostro studio si basa sull'esperienza personale di 7 casi, esaminati mediante RM prima e dopo somministrazione di Gadolinio DTPA. In 5 casi su 7 è stata rilevata la localizzazione del processo a livello dell'asse ipotalamo ipofisario e di tali pazienti 3 presentavano sintomi riferibili alla sede di lesione (diabete insipido, amenorrea, riduzione della libido, obesità). In 3 pazienti sono state rinvenute lesioni meningee a livello del seno cavernoso e della meninge corticale. In 1 paziente infine erano presenti localizzazioni multiple rilevate in successione temporale: peduncolo ipofisario, meninge corticale, epifisi, VII° e VIII° nervo cranico di sinistra e quindi del II° e VIIP° di destra. I rilievi neuroradiologici non sono patognomonici ma mimano lesioni di diversa eziologia nelle sedi succitate. Nella localizzazione al SNC di malattia sarcoidosica sistemica la RM conferma il dubbio clinico di lesioni in sedi tipiche. D'altro canto in assenza di altre localizzazioni la RM ha infatti solo il ruolo di diagnosi di esistenza di lesione. Solo nei casi di scomparsa o riduzione di lesioni meningee e dell'asse ipotalamo ipofisario dopo terapia steroidea mediante un accurato studio longitudinale di immagini, la RM puo' supportare l'ipotesi diagnostica di neurosarcoidosi isolata.
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Lodde, V., S. Colleoni, F. Franciosi, C. Dieci, I. Tessaro, D. Corbani, G. Lazzari, S. C. Modina, C. Galli, and A. M. Luciano. "184 INTERCELLULAR COUPLING AND CHROMATIN CONFIGURATION STATE IN HORSE OOCYTE - CUMULUS CELL COMPLEXES OF DIFFERENT ORIGINS." Reproduction, Fertility and Development 25, no. 1 (2013): 241. http://dx.doi.org/10.1071/rdv25n1ab184.

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Abstract:
Fewer follicles and of variable size are found at any time on the mare ovary compared with other livestock species, also influenced by seasonal variation. This is reflected on the population of cumulus–oocyte complexes (COC) collected that is characterised by a high heterogeneity. Recovered immature oocytes presumably need different culture conditions. The main factors contributing to this high heterogeneity are the follicle diameter, the status of the cumulus oophorus, and the reproductive seasonality. Therefore, the aim of the present study was to assess the nuclear chromatin configuration and the oocytes–cumulus cell gap junction-mediated communication (GJC) functionality in COC of different origins because these parameters are indicative of the oocyte’s metabolic state and should be taken into account when designing IVM strategies. The COC with compact (Cp) or expanded (Ex) cumulus oophorus were collected from follicles of different diameters (<1, 1–2, and >2 cm) in October–November, January–February, and April–May. The GCJ functionality was assessed by Lucifer Yellow microinjection and chromatin configuration was evaluated by Hoechst and Lacmoid staining, after cumulus cells removal. Data were obtained from a total of 1003 oocytes and were analysed by chi-squared test. Overall, GJC functionality was impaired in the majority of Ex COC in each follicle category, even though a certain proportion of them had open GJC (% of Ex COC with open GJC was 39.7, 29.3, and 39.3 in <1, 1–2, and >2 cm follicles, respectively). Moreover, the proportion of Ex COC with open GJC did not differ significantly between periods (% of Ex COCs with open GJC in October–November, January–February, and April–May was, respectively, 43.3, 28.6, and 41.7 in <1 cm follicles; 45.5, 19.3, and 26.47 in 1–2 cm follicles; 66.7, 50, and 16.7 in >2 follicles). On the contrary, the majority of Cp COC from follicles <1 and 1–2 cm, showed open GCJ in October–November and April–May, whereas they decreased significantly in January–February. This tendency was not maintained in Cp COC from follicles >2 cm, where GJC functionality did not differ significantly between periods (% of Cp COC with open GJC in October–November, January–February, and April–May was, respectively, 74.4, 35.7, and 75 in <1 cm follicles; 73.8, 42.1, and 67.7 in 1–2 cm follicles; 58.3, 58.3, and 68.6 in >2-cm follicles). Chromatin configuration analysis revealed that the highest proportion (23.9%) of oocytes with fibrillar chromatin was found in Cp oocytes from <1 cm follicles, whereas the proportion of oocytes with fibrillar chromatin ranged from 5.4 to 12.5% in the other groups. Moreover, the increase in follicle diameter was generally associated with an increase of chromatin condensation in Cp COC. Interestingly, the chromatin configuration distribution did not differ significantly among seasons. Our data could be useful in setting up new in vitro cultural strategies aimed to improve horse-assisted reproductive technology efficiency as well as in the understanding of horse oocyte biology. Funding: Grant no. 26096200 ‘Ex Ovo Omnia’ from Regione Sardegna & Lombardia and ‘Dote Ricerca Applicata’ (VL and IT).
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Di Raimondo, F., G. A. Palumbo, P. Fiumara, G. Amato, D. Buglio, and R. Giustolisi. "Emangioma, plasmocitoma e mieloma multiplo del rachide." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 4 (August 2002): 445–50. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500414.

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Abstract:
Nel mieloma multiplo (MM) le lesioni osteolitiche interessano prevalentemente lo scheletro assiale e la colonna vertebrale è la sede più frequente. Tipicamente la lesione erode l'osso spugnoso lasciando relativamente intatta la corticale. Alle immagini RM sono stati descritti tre pattern che in ordine decrescente sono: focale, diffuso e variegato. La patogenesi delle lesioni osteolitiche è legata ad una azione locale delle plasmacellule e delle cellule midollari non neoplastiche, le quali producono una vasta gamma di citochine che in ultima analisi stimolano gli osteoclasti. Recenti ricerche hanno dimostrato che il rapporto RANKL/OPG è critico per l'attivazione osteoclastica mentre un altro importante fattore osteoclastogenico, il MIP-1α, sembra agire attraverso una via differente. La modalità migliore per valutare le lesioni osteolitiche rimane la semplice radiografia, anche se la RM ha mostrato una maggiore sensibilità e viene usualmente impiegata nei pazienti asintomatici per predire la possibilità di fratture o di progressione di malattia. Sul piano terapeutico, la chirurgia classica non riveste un ruolo importante, mentre la nuova metodica della vertebroplastica si sta facendo strada in tutte le istituzioni. La radioterapia è confinata ad alcuni casi particolari. Il presidio medico più impiegato è costituito dai bisfosfonati, sopratutto quelli di ultima generazione che hanno dato un contributo significativo alla terapia di supporto ed hanno sicuramente migliorato la qualità di vita di questi pazienti. Esistono inoltre rari tumori costituiti da vasi sanguigni aberranti che vanno sotto il nome di emangiomi o emangioteliomi. Sono per la maggior parte benigni, ma se ne conoscono anche di diversi gradi di malignità con tendenza a recidivare. Spesso sono asintomatici e costituiscono un reperto occasionale. Presentano un aspetto radiologico abbastanza tipico. Sono sensibili alla radioterapia e possono anch'essi giovarsi della vertebroplastica.
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Magnaldi, S., and M. Ukmar. "La tomografia computerizzata nella diagnostica delle metastasi spinali." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 167–74. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800206.

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Abstract:
Nella diagnosi delle metastasi spinali la TC presenta alcuni punti deboli, che emergono soprattutto nel caso di un suo impiego scorretto. L' avvocato del diavolo deve individuare le indicazioni più corrette della TC e descriverne i limiti. I protocolli diagnostici si differenziano a seconda che il paziente abbia o meno una neoplasia primitiva nota. La ricerca di metastasi ossee in un paziente con neoplasia primitiva nota inizia con la scintigrafia ossea. Se essa risulta negativa, non occorrono altre indagini, soprattutto se alla negatività scintigrafica si associa quella di altri esami di laboratorio. Se la scintigrafia è positiva, si possono eseguire dei radiogrammi mirati ed eventualmente una tomografia convenzionale nelle aree sospette. Se il risultato di queste indagini è positivo, il paziente viene avviato all'oncologo; solo talora può essere utile una TC per una migliore definizione morfologico-volumetrica delle lesioni. Se l'esame radiologico convenzionale è negativo, si preferisce la RM, più panoramica e sensibile. Nel paziente senza una neoplasia primitiva nota ma con sintomi riferiti al rachide, dopo un esame clinico, vengono in genere eseguiti dei radiogrammi convenzionali. Se essi risultano negativi, il paziente può essere sottoposto ad una visita specialistica, ad esempio neurologica o ortopedica; se anche queste indagini risultassero negative, può essere avviata una terapia medica e ulteriori indagini possono essere programmate solo se la sintomatologia non regredisce. Se l'esame neurologico è positivo, si possono eseguire una TC, se la sede della lesione è clinicamente precisabile, o una RM, se il livello della lesione non è clinicamente precisabile. Se nel radiogramma convenzionale si evidenziano dei reperti patologici, il protocollo si differenzia a seconda del loro numero: nel caso di lesioni multiple con l'aspetto delle metastasi, il paziente può essere avviato all'oncologo senza altre indagini di imaging a livello rachideo. Solo in casi selezionati può essere utile il ricorso ad una RM, per visualizzare compressioni o infiltrazioni del midollo o della cauda. Se il radiogramma convenzionale evidenzia una lesione isolata, l'indagine più utile è la scintigrafia ossea. Dai risultati di quest'ultima indagine dipendono le decisioni successive, tra le quali la TC dovrebbe essere eseguita solo come guida per un'eventuale biopsia. Solo raramente dunque la TC è indicata in prima battuta nello studio delle metastasi vertebrali, ponendosi piuttosto a cavallo tra le indagini di primo livello, con scopi diagnostici, e quelle di secondo livello, con finalità terapeutiche. La TC ha anche alcuni limiti. A causa delle acquisizioni sul piano assiale e della qualità non sempre soddisfacente delle ricostruzioni elettroniche su piani diversi, situazioni parafisiologiche possono essere scambiate con metastasi litiche. La scarsa panoramicità della TC può causare il mancato riconoscimento di lesioni a distanza da quella/e responsabile/i della sintomatologia. La sensibilità della TC, sebbene superiore a quella del radiogramma convenzionale, è inferiore a quelle della scintigrafia ossea e della RM soprattutto per quelle con estensione all'interno dello speco vertebrale. La specificità della TC è sovrapponibile a quella delle altre indagini finora considerate: la diagnosi di metastasi spinali è favorita da un'anamnesi positiva del paziente e dalla molteplicità delle lesioni. Le lesioni vertebrali con l'aspetto TC delle metastasi possono porre problemi diagnostici differenziali con numerose altre condizioni patologiche, come i tumori ossei primitivi, le localizzazioni scheletriche di malattie ematologiche, i processi flogistici ossei, gli esiti di traumi, i crolli vertebrali su base osteopenica, le malformazioni congenite, la malattia di Paget e le malattie metaboliche. Gli aspetti che più spesso si associano a processi patologici non metastatici sono l'unicità delle lesioni, la sede cervicale, la localizzazione all'arco vertebrale, il coinvolgimento congiunto di piatti vertebrali contigui e l'interessamento del disco intervertebrale.
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Di Lascio, Antonio. "Strumenti per l’ottimizzazione della dose nella preparazione e somministrazione dei Radiofarmaci in medicina nucleare." Journal of Advanced Health Care, September 12, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1909-004.

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Abstract:
In medicina nucleare la dose radioattiva incide, non soltanto sul paziente, come avviene nella Radiologia Convenzionale (Rx, TC, etc. ) con l’utilizzo di macchine radiogene, ma anche sull’operatore che la predispone, manipola e la somministra, con ripercussioni e problematiche attinenti alla sicurezza e alla Radioprotezione e in particolare alla contaminazione radioattiva (interna e/o esterna – delle superfici, indumenti, cute e cavità) che hanno imposto una costante attenzione nella ricerca di soluzioni e sistemi per la loro ottimizzazione e razionalizzazione al minimo indispensabile.
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"COMITATO NAZIONALE PER LA RICERCA E PER LO SVILUPPO DELL'ENERGIA NUCLEARE E DELLE ENERGIE ALTERNATIVE, ENEA." A-to-Z Guide to Thermodynamics, Heat and Mass Transfer, and Fluids Engineering c (2006). http://dx.doi.org/10.1615/atoz.c.comnazenea.

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Suaudeau, Jacques. "Le cellule staminali: dall’applicazione clinica al parere etico Parte I. Le cellule staminali embrionali." Medicina e Morale 55, no. 4 (August 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.346.

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Abstract:
Otto anni dopo l'inizio della ricerca sulle cellule staminali umane, sembra essere arrivato il momento di considerare oggettivamente quale possa essere il futuro di tale ricerca, e quali siano i problemi etici collegati. In questo articolo sono considerate le cellule staminali embrionali (ES) a livello tecnico e clinico. L'interesse particolare di tali cellule risiede nella loro capacità di continua proliferazione indifferenziata e di stabile sviluppo potenziale in un’ampia tipologia di cellule, anche dopo una coltura prolungata. Numerosi lavori mostrano, in particolare, che le cellule ES possono essere differenziate in neuroni e glia ed integrarsi nel tessuto neurale in animali riceventi. La differenziazione verso neuroni dopaminergici è stata ottenuta per le cellule staminali embrionali umane (hES) con promesse per il trattamento clinico della malattia di Parkinson. Le cellule ES hanno anche dimostrato la capacità di facilitare il recupero del danno del midollo spinale, nel topo. L'innesto di cellule ES in ratti con infarto miocardico provoca un miglioramento a lungo termine della funzione del cuore ed aumenta la percentuale di sopravvivenza. Tuttavia, ci sono molti ostacoli che devono essere superati prima di pensare ad un uso clinico di tali cellule. Il problema forse più complesso è di poter dirigere in modo efficiente e riproducibile la differenziazione delle cellule ES attraverso percorsi specifici. In secondo luogo, il rischio di difetti o instabilità epigenetiche nelle cellule ES è reale, tenendo conto della loro origine da embrioni ottenuti da fecondazione in vitro e del processo di coltura di tali cellule, una volta individuate. Terzo, le cellule ES allo stato indifferenziato sono cancerogeniche, il che, per un uso clinico, rende necessaria la loro differenziazione e l’attenta eliminazione di cellule ES rimaste indifferenziate. Infine, l'uso clinico delle cellule ES richiede la soluzione del problema immunologico della compatibilità HLA con il ricevente. A tale scopo sono state proposte varie soluzioni, per prima il trasferimento nucleare, detto anche “clonazione terapeutica”. Allo stato attuale essa non è applicabile ai primati ed alla specie umana. Inoltre sarebbe necessaria una quantità enorme ed irrealistica di ovociti umani. Ci si orienta oggi, anche per motivi etici, verso soluzioni "alternative" come il trasferimento nucleare modificato, nel quale si producono embrioni deficitari incapaci di svilupparsi correttamente, la partenogenesi, la raccolta di blastomeri in occasione della diagnosi preimpiantatoria, o la riprogrammazione delle cellule staminali somatiche. Ad oggi, lo studio delle cellule staminali embrionali rappresenta una promettente chiave per futuri progressi in ambito biologico (biologia dello sviluppo, biologia cellulare e biologia molecolare), nella misura in cui permette di capire meglio i processi ed i meccanismi della differenziazione e della rigenerazione dei tessuti. ---------- Eight years after the onset of the investigation on embryonic stem cells (ESCs), it seems that time has come to consider objectively what the future of such research can be, and what are the ethical issues that are involved. In this first part ESCs are considered at the technical and clinical level. The particular interest of such cells resides in their ability for endless undifferentiated proliferation and for potential development in a large array of various types of cells, even after prolonged culture. A large amount of studies show in particular that ESCs can differentiate in neurons and glia and integrate in the neural tissue of recipient animals. The promotion of such differentiation toward dopaminergic neurons has been obtained for human embryonic stem cells (hESCS), which is promising for possible future clinical application to the treatment of Parkinson's disease. The ESCs have also demonstrated their ability to facilitate the recovery of damaged spinal cord in mice. The graft of ESCs in the hearts of rats with myocardial infarction leads to an improvement of heart function and increases survival. Nevertheless, there are many obstacles that must be overcome before thinking to a clinical use of such cells. The problem perhaps more complex is to be able to direct in an efficient and reproducible way the differentiation of the ESCs in culture. Second, the risk of epigenetic defects or instability with ESCs is real, keeping in mind their origin from embryos created by in vitro fertilization, and the fact that they are kept proliferating in culture for a long period of time, once individualized. Third, ESCs in the undifferentiated state generate cancers when injected in tissues, and that makes necessary, for a clinical use, to start their differentiation in vitro and then to eliminate carefully from the end product these ESCs that are still undifferentiated. Finally, the clinical use of ESCs supposes resolved the immunological problem of their HLA compatibility with the patient who will receive them. Various solutions have been proposed for resolving this last problem, with, in first line, nuclear transfer, the so called "therapeutic cloning." Up to now this nuclear transfer has not been successful in primates and humans. Moreover, it would require the availability of unrealistically large amounts of human ovocytes. Today, also for ethical reasons, the tendency is to look after "alternative solutions" such as "altered nuclear transfer", in which are created disabled embryos, unable to develop correctly, parthenogenesis, the harvest of human blastomeres in the course of preimplantation diagnosis or the reprogramming of human somatic stem cells to an "embryonic state". At present time, the study of ESCs represents a promising key to progresses in the knowledge of cellular and molecular aspects of development, healing and tissue regeneration. These progresses may in turn lead to clinical applications, especially in the field of degenerative diseases and for the recovery of damaged tissues and organs.
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Suaudeau, Jacques. "Le cellule staminali: dall’applicazione clinica al parere etico. Parte III. Riflessioni etiche." Medicina e Morale 55, no. 6 (December 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.335.

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Abstract:
Un’ampia polemica si è sviluppata attorno alle cellule staminali: alcuni rivendicano una totale libertà di reperire le cellule staminali embrionali umane (hES) dagli embrioni provenienti dalla fecondazione in vitro o dal trasferimento nucleare (clonazione terapeutica), altri insistono sull’impiego di cellule staminali somatiche e di cellule del sangue del cordone ombelicale (UCB). Il fulcro di questa polemica è etica: infatti, il reperimento del primo tipo di cellule, in quanto richiede il sacrificio programmato di embrioni umani, solleva, a differenza del secondo tipo, questioni etiche. Molti tra coloro che reputano la ricerca sulle cellule hES eticamente accettabile ritengono che gli embrioni umani, prima dell’impianto uterino, non possono essere considerati ancora organismi individuali. Essi fondano la loro tesi su due considerazioni: l’elevata percentuale di perdita naturale di embrioni precoci e il verificarsi della gemellarità monozigotica. Recenti studi hanno, tuttavia, messo in crisi simile tesi, mostrando che l’embrione dei mammiferi funziona come unità biologica sia a livello citologico (gap junctions, tight junctions, compaction) sia a livello genetico (zigotic gene activation). Altri si dichiarano a favore della ricerca sulle cellule ES, giustificandola con la seguente argomentazione: un “essere” umano non può essere riconosciuto come tale dal punto di vista antropologico, finché non abbia raggiunto un elevato grado di “umanizzazione”. Tuttavia, l’errore di simile “prospettiva dello sviluppo” proviene dalla mancanza di un’attenta riflessione sul piano ontologico. Altri, pur riconoscendo che l’embrione umano, in quanto persona potenziale, merita grande rispetto, giustificano la distruzione di embrioni umani per reperire le cellule ES, ricorrendo all’argomento del “fine buono”. In questo caso, il principio morale intangibile che deve essere applicato è quello per il quale il fine non giustifica i mezzi. Ne deriva che la distruzione di embrioni umani per ottenere cellule ES è una eliminazione diretta e deliberata di un essere umano innocente, non giustificabile attraverso alcun argomento. Va, infine, posto il seguente quesito: è lecito usare linee di hES fornite da altri ricercatori o disponibili sul mercato? Tuttavia, una simile utilizzazione rientra nella categoria della cooperazione moralmente illecita ad atti ingiusti, sia in termini di cooperazione materiale immediata sia in termini di cooperazione formale. D’altra parte, la proposta di reperire linee di cellule ES da un singolo blastomero, ottenuto attraverso la biopsia di un embrione, sarebbe, senza dubbio, più rispettosa della vita umana nascente, ma comporterebbe altri problemi etici: essa, infatti, implicherebbe il ricorso alla fecondazione in vitro ed esporrebbe l’embrione a un rischio non indifferente. Quanto poi alla “riprogrammazione” di cellule somatiche a livello di cellule ES, pur essendo eticamente lecita, resta, allo stato corrente, un’ipotesi teorica. Il realismo pratico ed il rispetto della vita umana nascente ci spingono, dunque, a considerare come primaria la ricerca sulle cellule staminali adulte e sulle cellule del sangue del cordone ombelicale, che, nel campo della medicina rigenerativa, ha già dato risultati incoraggianti. ---------- A wide polemic has developed around stem cells: some claim a full freedom for deriving human embryonic stem cells (hES) from embryos coming from in vitro fertilization or from nuclear transfer (therapeutic cloning), others insist on the interest of somatic stem cells or stem cells from umbilical cord blood (UCB). The core of this polemic is ethical: in fact, getting the first type of cells, because of it needs the programmed sacrifice of human embryos, raise, unlike the second type, ethical questions. Many among those who think hES research as ethically acceptable consider that human embryos before implantation cannot be considered as individual organisms. They support their opinion on two considerations: the elevated percentage of natural loss of early embryos and the occurrence of monozygotic twinning. But, recent studies have removed a lot of their substance from these arguments, showing in particular that the mammalian embryo works as a biological unity at the cytological level (gap junctions, tight junctions, compaction) as well as at the genetic level (zigotic gene activation). Others pronounced themselves in favor of hES research, with the argument that a biological human “being” cannot be recognized as such from an anthropological standpoint until he has reached a consistent level of “humanization”. But, the error of this “developmental perspective” comes from its ignorance of a careful ontological reflection. Others, although they do recognize that the human embryo, as a possible person, deserves great respect, justify the destruction of human embryos human to get ES cells with the argument of the “good end”. In this case, the intangible moral principle that must be applied is that the goal doesn’t justify the means. It follows that the destruction of human embryos to get hES cells is a direct and deliberate elimination of an innocent human being that no argument can justify. Another question is: is it permissible to use hES cell lines from other researchers or available on the market? But, this use enters into the category of the illegitimate cooperation in evil, both in terms of immediate material cooperation, and in terms of formal cooperation. On the other hand, the proposal to derive hES cell lines from a single blastomere separated mechanically from an embryo while leaving alive this embryo would be more respectful of early human life, but brings in other ethical problems: it implicates the practice of in vitro fertilization in vitro, and exposes the embryo to a substantial risk. Regarding the “reprogramming” of somatic cells to the level of ES cells, although it is ethically permissible, is now more a theoretical hypothesis. Practical realism and respect of early human life invite therefore to give prime attention to research on adult stem cells and on stem cells from umbilical cord blood, that, in the field of the regenerative medicine, have given encouraging results.
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De Silvestri, Sandro. "IL LASER: FULCRO DI GRANDI INFRASTRUTTURE DI RICERCA." Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Rendiconti di Scienze, December 30, 2014. http://dx.doi.org/10.4081/scie.2014.197.

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Abstract:
An important characteristic of the laser sources consists in the ability to generate short and intense radiation pulses. This feature has stimulated the development of large-scale laser infrastructures mainly dedicated to nuclear fusion. This paper presents the realization of a new research infrastructure “Extreme Light Infrastructure” (ELI) which has conceptually different purposes compared to the others. The main feature consists essentially in the production of an extremely high peak power by using pulses of the duration of a few femtoseconds and of high energy. Focusing these pulses over an area of the size of the laser wavelength one can achieve extremely high intensities, which will enable new research in particle physics, gravitational physics, nonlinear field theory, physics of high pressures, astrophysics and cosmology.
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Cappuzzello, Francesco, Clementina Agodi, Luciano Calabretta, Daniela Calvo, Diana Carbone, Manuela Cavallaro, Maria Colonna, et al. "The NUMEN Technical Design Report." International Journal of Modern Physics A 36, no. 30 (October 30, 2021). http://dx.doi.org/10.1142/s0217751x21300180.

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Abstract:
NUMEN proposes an innovative technique to access the nuclear matrix elements entering the expression of the lifetime of the double beta decay by cross-section measurements of heavy-ion induced Double Charge Exchange (DCE) reactions. Despite the fact that the two processes, namely neutrinoless double beta decay and DCE reactions, are triggered by the weak and strong interaction respectively, important analogies are suggested. The basic point is the coincidence of the initial and final state many-body wave functions in the two types of processes and the formal similarity of the transition operators. The main experimental tools for this project are the K800 Superconducting Cyclotron and MAGNEX spectrometer at the INFN-LNS laboratory. However, the tiny values of DCE cross-sections and the resolution requirements demand beam intensities much higher than those manageable with the present facility. The on-going upgrade of the INFN-LNS facilities promoted by the POTLNS a project in this perspective is intimately connected to the NUMEN project. This paper describes the solutions proposed as a result of the R&D activity performed during the recent years. The goal is to develop suitable technologies allowing for the measurements of DCE cross-section under extremely high beam intensities. a PIR01_00005 — potenziamento dell’infrastruttura di ricerca Laboratori Nazionali del Sud per la produzione di fasci di ioni ad alta intensitá.
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Quagliariello, V., A. Bonelli, A. Paccone, S. Buccolo, M. Iovine, G. Botti, and N. Maurea. "Oxidized Low-Density Lipoproteins increases nivolumab-induced cardiotoxicity through TLR4/NF-KB and NLRP3 pathways." European Heart Journal 42, Supplement_1 (October 1, 2021). http://dx.doi.org/10.1093/eurheartj/ehab724.2837.

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Abstract:
Abstract Background Atherosclerosis is now recognized as a chronic inflammatory disease. Oxidized low-density lipoprotein (Ox-LDL) is oxidatively modified form of LDL with a key role in induction and progressio of atherosclerosis. Recent findings reported that cardiovascular events (myocarditis and atherosclerosis) were higher after initiation of immune check-point inhibitors (ICIs), potentially mediated by accelerated progression of atherosclerosis. Purpose We evaluated whether ox-LDL-induced apoptosis through toll-like receptor-4 (TLR4)/Nuclear factor κB (NF-κB) signaling pathway and NLRP3 inflammasome during exposure of human cardiomyocytes to nivolumab turning the light on the mechanisms of cell inflammation induced by OxLDL in cardiotoxicity of ICIs. Methods Human fetal cardiomyocytes (HFC cell line) in co-culture with hPBMC, were exposed to clinically relevant concentration of nivolumab (100 nM) alone or combined to OxLDL at 1, 10 and 50 μg/mL for 24h. After the incubation period, we performed the following tests: determination of cell viability, through analysis of mitochondrial dehydrogenase activity, study of lipid peroxidation (quantifying cellular Malondialdehyde and 4-hydroxynonenal), intracellular Ca2+ homeostasis and apoptosis. Moreover, pro-inflammatory studied were also performed (activation of NLRP3 inflammasome, expression of TLR4 and NF-kB). In order to evaluate the pathways involved in OxLDL damages, TLR4 and NLRP3 inhibitor (TAK-242 and dapansutrile, respectively) were added during cell viability and apoptosis studies. Results Nivolumab exerts cytotoxic and pro-apoptotic effects in co-coltures of cardiomyocytes and hPBMC. OxLDL increases significantly the nivolumab-induced cardiotoxicity in a manner that is sensitive to TLR4 and NLRP3. Incubation of cardiomyocytes with ox-LDL (10 and 50 μg/mL) for 24 hours increased TLR4 and NF-κB expressions. Ox-LDL had pro-apoptotic effects in a concentration-dependent manner with the involvement of lipid peroxidation but not of intracellular calcium. Conclusion Ox-LDL exacerbates cardiotoxicity during exposure to nivolumab through pro-inflammatory mechanisms. These results place the first step to preclinical studies aimed to reduce ox-LDL during treatment with ICIs through pharmacological inhibition or by changing diet and lifestyle. Funding Acknowledgement Type of funding sources: Public grant(s) – National budget only. Main funding source(s): Ministero della Salute, Ricerca Corrente project
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