Academic literature on the topic 'Ricerca non accademica'

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Journal articles on the topic "Ricerca non accademica"

1

Serafina, Pastore. "Valutazione e formazione alla ricerca: la via della riflessivitŕ." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 48 (January 2012): 79–86. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-048006.

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Abstract:
La diffusione di nuove pratiche di valutazione, strettamente correlate alle recenti riforme istituzionali, sembra caratterizzare l'attuale sistema universitario italiano. L'effetto di privatizzazione dell'istruzione e della ricerca, indotto da una distorta interpretazione del principio della libertŕ accademica, ha incentivato la produzione di modelli e di approcci valutativi che non sempre paiono pertinenti. A partire da tale presupposto l'articolo si sofferma sulle forme di valutazione previste per la valutazione del dottorato di ricerca. Dall'analisi emerge come in questo caso la valutazione finisca, e spesso, con l'apparire una mera pratica burocratica; una valutazione apparente, incapace di produrre alcun effetto di apprendimento e di cambiamento.
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2

Mansi, Adriano. "Nascita e sviluppo della Conferenza permanente dei rettori delle università italiane (1957-1973)." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 300 (November 2022): 153–79. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-300020.

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Abstract:
La Conferenza permanente dei Rettori delle università italiane (Crui) fu uno degli attori principali sulla scena universitaria negli anni Sessanta. I rettori divennero presto la componente con più possibilità di influire sulla politica accademica, anche grazie agli intrecci con la politica e le istituzioni. Non erano solo professori ordinari, ma figure ai vertici della propria disciplina, spesso parte dell'amministrazione centrale. Ciò conferiva loro grande capacità di influenza, soprattutto se organizzati in una struttura stabile. L'autore chiarisce quali furono i primi sviluppi della Conferenza; come si pose di fronte alle trasformazioni negli atenei; il grado di influenza sulle decisioni politiche; le relazioni con le altre componenti accademiche. L'autore ha svolto la ricerca presso gli archivi di alcuni atenei, non esistendo un fondo Crui. Sono stati inoltre utilizzati alcuni fondi personali: quello dell'ex-ministro della Pubblica istruzione Luigi Gui (Dc) e quello di Tristano Codignola, allora responsabile scuola del Psi.
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3

Dezio, Catherine, and Antonio Longo. "Bioregione come spazio di ricerca e progetto." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 13–20. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093002.

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Abstract:
Il servizio propone una riflessione sulla natura esplorativa e progettuale del termine ‘bioregione'. Il campo d'indagine è la metropoli milanese, centro di un sistema di luoghi e paesaggi, relazioni tra produzioni e consumi, gestione di scarti ed energia. La prospettiva bioregionale, spesso legata a nuove ideologie e scuole, affinché non risulti una semplice modalità di identificazione accademica, richiede approcci pragmatici basati su azioni concrete; qui si parla di azioni rivolte al miglioramento della qualità agronomica e ambientale e della relazione tra produzioni, consumi e scarti. La lettura territoriale e paesaggistica del sistema bioregionale si offre come una prospettiva di lavoro e di ricerca imperfetta, ma utile alla comprensione di relazioni complesse, che permette di affrontare sfide ambientali e paesaggistiche riguardanti i territori contemporanei, nella valorizzazione delle risorse locali.
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4

Moreno, Cesare. "La ricerca-azione nel contesto di un intervento sociale ed educativo: il progetto chance a Napoli dal 1998 al 2008." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (February 2011): 197–217. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003012.

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Abstract:
Chance č un progetto di ricerca-azione, promosso dal Ministero della Istruzione, dell'Universitŕ e della Ricerca alla fine degli anni '80, che ha affrontato il problema degli adolescenti in situazione di esclusione sociale, non affrontato dall'istituzione scolastica. Per il suo carattere sperimentale il progetto si č dotato di forti apparati di riflessione presidiati da professionisti di diversa estrazione culturale. Ciň ha premesso di esperire diversi cicli sperimentali, attingendo anche al livello teorico e di farlo a partire da punti di vista diversi. L'interazione con la ricerca scientifica teorica ed accademica ha prodotto una consapevolezza maggiore riguardo al ruolo della teoria e ha consentito di approfondire importanti temi derivati dalla riflessione sulle pratiche. Inoltre, l'attivitŕ di ricerca ha consentito di delineare diversi profili di competenze per i diversi operatori e un percorso per il loro sviluppo. L'acquisizione piů importante riguarda il ruolo dei conflitti in un particolare processo educativo: l'esistenza di conflitti e contraddizioni č la molla principale per lo sviluppo di una attivitŕ autentica di ricerca. Assumere la dimensione del conflitto nel progetto, sviluppare continue attivitŕ negoziali, č una dimensione isomorfa a quella della ricerca-azione e stabilisce un punto di contatto significativo tra ricerca-azione sul campo, intesa come ricerca di costrutti pedagogici operativi, e ricerca-azione di tipo teorico intesa come ricerca di costrutti di pensiero necessari a tenere insieme la complessitŕ delle attivitŕ messe in campo. L'approccio, fondato su diversi punti di vista, ha provocato emozioni e relazioni che possono trovare una espressione metaforica condivisa in quello che viene chiamato ‘mito di fondazione'. Questo ha un ruolo centrale per costruire una narrazione che rappresenti il punto di incontro tra le metodologie sperimentate e le storie professionali degli operatori.
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5

Buganza, Gianni. "Zorzi Marenzi e lo Studium. Un avvocato penale nella Padova scientifico-forense (1751-1757)." SOCIETÀ E STORIA, no. 130 (February 2011): 689–720. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-130002.

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Abstract:
L'autore intende presentare all'attenzione degli studiosi un primissimo spaccato del mondo giudiziario penale padovano in relazione alla questioni scientifico forensi. La base di ricerca č quella dell'archivio del Maleficio del rettorato di Padova e il corpus enucleato fa riferimento al lavoro dell'avvocato Zorzi Marenzi tra il 1751 e il 1757. In particolare si mettono in evidenza le opzioni difensive di questo avvocato quando la sua attivitÀ incontra il problema del reato di aborto, e la strada che sembrano aprire in relazione all'utilizzo della consulenza scientifica di estrazione accademica nel processo. La cittÀ in oggetto č la sede tradizionale di una delle piů prestigiose universitÀ occidentali, ma l'incontro con l'amministrazione del diritto delle istituzioni della Repubblica di Venezia č controverso e non lineare. Anche la elaborazione delle difese risentirÀ, in positivo e in negativo, delle difficoltÀ di questo incontro, e Marenzi, figura magistrale del foro di Padova per trentotto anni, conoscerÀ la sconfitta.
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6

Pallonetto, Lucia, Rosanna Perrone, and Carmen Palumbo. "Valutazione degli atteggiamenti disfunzionali: verso una pedagogia del corpo in chiave inclusiva." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (December 2021): 195–210. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12949.

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Abstract:
Il 2020 si è presentato come l'anno dei cambiamenti e dell'adattamento dell'uomo ad una "vita sospesa", un anno scandito da paure, sacrifici, distanze e nuove abitudini. Da questi cambiamenti, nasce il bisogno di nuove sfide, sia dal punto di vista sociale che pedagogico. La pandemia da COVID-19 ha costretto scuole e università, in tempi brevi e con numerose difficoltà, a escogitare nuove strategie per fronteggiare le nuove esigenze. Il processo di insegnamento-apprendimento è un processo che necessita di tempi e modalità variabili a seconda delle esigenze del discente, e questo periodo ha visto di sicuro il potenziale del digitale come mezzo supportivo e di mediatore di conoscenze. In particolare, l'ambito universitario ha visto nella maggior parte delle università, la quasi totalità delle attività didattiche in modalità on-line. In questa ricerca si considerano gli effetti prodotti dalle condizioni pandemiche, di concilio con i consueti e disparati stimoli derivanti dalla vita accademica, dallo studio, dall'interazione che non è più diretta, ma mediata fra studenti e docenti. A questo proposito, è stata condotta una valutazione su un gruppo di 405 studenti universitari utilizzando il test Idea Inventory (Kessinove, 1977) per valutare il sorgere di determinati comportamenti in relazione agli altri o a delle problematiche in un tempo che ha visto diverse privazioni su tutti i livelli, specie in quello sociale. Da ciò è scaturita la necessità di considerare e tendere verso una pedagogia del corpo (Gamelli, 2011): un approccio didattico e formativo che ha l'obiettivo di valorizzare e potenziare il ruolo della corporeità nei contesti di apprendimento (Sibilio, 2011).
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Pasquino, Gianfranco. "TRENT'ANNI DI SCIENZA POLITICA: TEMI E LIBRI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, no. 1 (April 2001): 5–29. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029531.

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Abstract:
Introduzione Qualsiasi bilancio è sempre problematico, soprattutto quando è il bilancio di una disciplina nella quale la ricerca continua e per la quale gli oggetti cambiano anche grazie alla ricerca, alle risultanze, agli interventi che ne derivano. Tuttavia, esistono occasioni nelle quali la necessità di un bilancio si impone. Trent'anni di vita, per una rivista accademica, non sono pochi. Meritano di essere analizzati e collocati nel più ampio territorio della scienza politica. Il primo fascicolo della «Rivista Italiana di Scienza Politica» fu pubblicato nell'aprile del 1971. Dal punto di vista della nascita e della professionalizzazione della scienza politica in Italia, la nascita della Risp costituì il logico sviluppo dell'attività di un piccolo gruppo di studiosi che pochi mesi prima sotto la guida di Giovanni Sartori aveva collaborato alla Antologia di Scienza Politica con sezioni curate nell'ordine da Giuliano Urbani (Metodi, approcci e teorie); Stefano Passigli (Potere ed élites politiche); Giacomo Sani (Cultura politica e comportamento politico); Domenico Fisichella (Partiti politici e gruppi di pressione); Vittorio Mortara (La pubblica amministrazione) e Gianfranco Pasquino (Lo sviluppo politico). Quanto alla Rivista, quel primo fascicolo era deliberatamente e opportunamente dedicato alla politica comparata per segnalare l'importanza di quella prospettiva e del metodo che vi era sotteso. Sulla comparazione conteneva articoli di Sartori, La politica comparata: premesse e problemi, di Arend Lijphart, Il metodo della comparazione e di George J. Graham Jr., Consenso e opposizione: una tipologia, conteneva anche un articolo di Fisichella, Conseguenze politiche della legge elettorale regionale in Italia e uno di Pasquino, Le crisi di sviluppo nell'esperienza giapponese. In entrambi i casi, quegli articoli erano la prosecuzione di un interesse scientifico che si era già tradotto nella pubblicazione di due volumi, rispettivamente Fisichella (1970, e poi 1982) e Pasquino (1970). Tuttavia, mentre nel caso dei sistemi elettorali stava per aprirsi una intensa, ma tuttora incompiuta, stagione di dibattito e di riforme, che la Rivista ha monitorato standone a opportuna distanza (ad esempio, AA.VV. 1984 e 1987), nel caso dello sviluppo politico, il tema stava giungendo ad esaurimento. A riprova, sulla Rivista, se ne scrisse in seguito relativamente, forse troppo, poco. Peraltro, l'analisi dello sviluppo politico si era incrociata spesso, opportunamente e fruttuosamente con la politica comparata. Proprio per questo «incrocio», mi sembra che qualsiasi ricognizione su quanto è avvenuto, in termini di temi e di libri, in questi trent'anni debba ripartire congiuntamente dagli studi di politica comparata e di sviluppo politico.
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Lovergine, Saverio. "Due navi che si incrociano nella notte." Sinappsi 12, no. 1 (2022): 26–39. http://dx.doi.org/10.53223/sinappsi_2022-01-3.

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Abstract:
Il processo decisionale basato sull’evidenza (evidence-based decision making) è uno sforzo contemporaneo per riformare le politiche al fine di dare priorità al processo decisionale basato sui dati (databased decision-making). Policy maker e accademici nel dibattito internazionale sono percepiti come appartenenti a comunità separate, con linguaggi, valori e sistemi di ricompensa distinti. L’analisi evidenzia sia alcuni segnali positivi di superamento del divario ricerca-prassi, sia quali università, accademie e istituzioni di ricerca influenzano le decisioni dei dirigenti pubblici italiani. EN: Evidence-based decision-making is a contemporary effort to reform policies in order to prioritise data-based decision-making. Policymakers and academics in many countries are perceived as belonging to separate communities, with distinct languages, values, and reward systems. This article aims to add construct in an empirical context by exploring the validity of the two communities. The analysis highlights some positive signs of overcoming the research-practice gap, and which universities, academic and non-academic institutions have an impact on public officials’ decisions.
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Argentin, Gianluca, Gabriele Ballarino, and Sabrina Colombo. "Accesso ed esiti occupazionali a breve del dottorato di ricerca in Italia. Un'analisi dei dati Istat e Stella." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 126 (May 2012): 165–81. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-126011.

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Abstract:
Negli anni recenti il numero di dottori di ricerca č cresciuto molto. Si mostra che tale processo non ha ridotto le disuguaglianze sociali e di genere nell'accesso al dottorato; le evidenze empiriche portate supportano poi l'ipotesi di un eccesso di offerta di dottori di ricerca nel mercato accademico.
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Sisto, Alessandra, Maria Assunta Zanetti, Marco Bartolucci, and Federico Batini. "La validazione della versione italiana delle GRS-S (Pfeiffer-Jarosewich, 2003) - Scale di Valutazione della Plusdotazione (modulo per l'età scolare) - Dati Umbria 2019 - Università di Perugia." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (September 2022): 1–49. http://dx.doi.org/10.3280/rip2022oa14577.

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Abstract:
La plusdotazione in Italia è un argomento ancora scarsamente affrontato. Nonostante il 5% circa della popolazione sia plusdotato, non esiste una formazione obbligatoria specifica per gli insegnanti, sebbene sia auspicabile un'individuazione precoce della plusdotazione. Tra gli strumenti più utilizzati a questo scopo, dopo il test del QI, troviamo le Gifted Rating Scales (GRS), ovvero le Scale di Valutazione della Plusdotazione, di Pfeiffer-Jarosewich (2003). Si tratta di uno strumento di screening diagnosticamente appropriato e concepito per essere utilizzato con semplicità ed efficacia dagli insegnanti. È disponibile in due versioni, GRS-P (fascia d'età prescolare 4-6 anni) e GRS-S (fascia d'età scolare 6-13 anni), tese a valutare la percezione dell'insegnante rispetto al livello di abilità dello studente in confronto ai pari, in differenti aree: abilità intellettiva, abilità accademica, talento artistico, creatività, motivazione e leadership (quest'ultima è presente soltanto nelle GRS-S). Data la loro elevata solidità psicometrica, sono state tradotte e validate in molte lingue. La validazione della versione italiana delle GRS-S è stata avviata da uno studio di Beretta-Zanetti su un campione di 449 soggetti, provenienti dalla Lombardia, cui si sono aggiunti successivamente altri 142 soggetti provenienti da Roma. Nel presente lavoro, che si inserisce nel medesimo filone, sono state somministrate le GRS-S, dopo opportuna formazione degli insegnanti, ad un campione di 204 bambini tra i 6 ed i 14 anni provenienti dal Centro Italia (Regione Umbria), ampliando quindi la numerosità del campione proveniente dall'Italia centrale. Sono state quindi indagate le seguenti proprietà: asimmetria, curtosi, affettività e correlazione item-totale corretta. La coerenza interna delle scale è stata valutata attraverso il coefficiente alfa di Cronbach e l'errore standard di misurazione. La validità è stata analizzata mediante correlazione tra scale e attraverso un'analisi fattoriale esplorativa. I risultati hanno mostrato adeguate proprietà psicometriche ed una consistenza interna soddisfacente, tuttavia sono emerse criticità (valori molto elevati dell'indice alfa di Cronbach e soluzione a 5 fattori nell'analisi fattoriale esplorativa) che sono state ampiamente discusse e per le quali sono state avanzate alcune ipotesi (ad esempio ridondanza di item e bias interpretativo degli insegnanti) pur considerando la scarsa ampiezza campionaria di questa ricerca e riconoscendo il valore degli studi sul medesimo strumento che l'hanno preceduta. Si conferma pertanto la attendibilità della versione italiana delle GRS-S, tuttavia, per maggiore completezza dei dati ed omogeneità del campione, si segnala la necessità di rilevare dati da un campione più ampio, auspicabilmente proveniente dalle scuole del Sud Italia.
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Dissertations / Theses on the topic "Ricerca non accademica"

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Spattini, Silvia. "PIANIFICAZIONE STRATEGICA NELLA RICERCA NON ACCADEMICA: IL CASO ADAPT." Doctoral thesis, Università di Siena, 2023. https://hdl.handle.net/11365/1226734.

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Abstract:
La ricerca ha inteso verificare l’ipotesi per cui le organizzazioni di ricerca non accademica possano necessitare di sviluppare processi di pianificazione strategica per riuscire a crescere e strutturarsi oltre le fasi iniziali caratterizzate dall’entusiasmo e della spinta propulsiva dei fondatori. I dati disponibili dimostrano, infatti, come tali organizzazioni abbiano dimensioni molto contenute (il numero medio di addetti alla ricerca e sviluppo risulta essere di 14 unità, mentre quello dei ricercatori è 10 unità (2018)) e, pertanto, è verosimile che siano assenti figure manageriali dedicate espressamente all’organizzazione, alla programmazione e al controllo. Peraltro, gli studi dimostrano come per le organizzazioni non profit le criticità inizino proprio dalla definizione degli obiettivi che tendono a rimanere vaghi. La ricerca è stata condotta su un caso di studio rappresentato da ADAPT, per cui si sono analizzate la natura dell’ente, la sua struttura, le principali attività, il suo sviluppo e crescita per arrivare a comprendere l’evoluzione dello stile di direzione e della modalità di formazione delle scelte strategiche, nonché verificare se e in quale misura siano applicati i principi della teoria della pianificazione strategica. È emerso che la crescita delle dimensioni di ADAPT ha reso necessario progressivamente un cambiamento della strutturazione dell’organizzazione, dello stile di gestione e coordinamento delle persone, strumenti adeguati a supporto dell’organizzazione e delle attività, fino alla necessità di una modifica del processo decisionale. ADAPT ha gradualmente adottato una modalità di formazione delle decisioni partecipata e condivisa e il relativo processo decisionale si è parzialmente strutturato e formalizzato. È stato un processo graduale, emerso in modo induttivo dalla sperimentazione, non si è proceduto decidendo di applicare sistematicamente i principi e la teoria della pianificazione strategica. Proprio il fatto che si sviluppino tali dinamiche che cercano di dare risposte all’esigenza di modificare il metodo di coordinamento, di gestione delle persone e di formazione delle decisioni potrebbe dimostrare la necessità di maggiore formalizzazione del processo di pianificazione strategica. Queste dinamiche spontanee e nate dall’intuizione hanno, tuttavia, introdotto alcuni elementi di strutturazione e formalizzazione dei processi di pianificazione. Pertanto, per dare una risposta completa alle esigenze emerse, pare opportuno e necessario completare il percorso verso una maggiore codificazione della pianificazione strategica e la definizione di un piano strategico che espliciti gli obiettivi (che tendenzialmente sono “intuiti” o anche individuati, ma non chiaramente espressi e definiti) e i progetti per la realizzazione degli stessi entro specifici termini con la verifica del raggiungimento dei relativi valori-obiettivo degli indicatori definiti. Anche se ADAPT non ha completato il processo verso una piena codificazione della pianificazione strategica, è tuttavia possibile affermare che allo stato attuale i passi verso tale formalizzazione abbiano portato benefici e consentito di superare punti di svolta e di crescita. Tuttavia, poiché il caso di studio è costituito da ADAPT e ADAPT non ha ancora portato a compimento il processo di formalizzazione, non è, invero, possibile rispondere completamente alla domanda di ricerca. Soltanto una verifica successiva alla implementazione di un piano strategico formalizzato secondo i principi e le teorie della pianificazione strategica potrebbe definitivamente confermare che una pianificazione strategica formalizzata possa contribuire a supportare una adeguata crescita di una organizzazione di ricerca non accademica.
This research aimed to verify the hypothesis that non-academic research centres may need to develop strategic planning to grow and establish following the initial phases – which draw on the founders’ enthusiasm and driving force – and to evolve and survive beyond their input. Available data show that these organizations are very small (the average number of R&D personnel is 14 units, while the average number of researchers is 10 units (2018, in FTE units)). For this reason, the absence of managerial figures expressly dedicated to organization, planning and control is likely. Furthermore, studies show for non-profit organizations that critical issues begin precisely when objectives are loosely defined. The research was based on a case study represented by ADAPT, for which the nature of the institution, its structure, the main activities, its evolution and growth in terms of collaborators and activities were analysed to understand the evolution of the management approach and the way strategic choices are made and verify whether and to what extent the principles of strategic planning theory were applied. It emerged that ADAPT’s growth has made it necessary to change the structure of the organization and the style of management and coordination of people, of adequate tools to support the organization and activities, up to the need for a change in the decision-making process. ADAPT has progressively adopted a participatory and shared decision-making approach and the related decision-making process has been partially structured and formalized. It was a process that gradually emerged inductively from experimentation. ADAPT did not proceed by deciding to systematically apply the principles and theory of strategic planning. The fact that these dynamics are developed in order to respond to the need to change the method of coordination, people management and decision making could demonstrate the need for greater formalization of the strategic planning process. These spontaneous dynamics born from intuition have, however, introduced some elements and fragments of formal strategic planning. Therefore, to give a complete response to the needs that have emerged, it seems appropriate and necessary to complete the path towards wider codification of strategic planning and the definition of a strategic plan that define strategic objectives (which tend to be the result of brainchild or even identified, but not clearly expressed and defined), relevant projects, deadlines with the control of the achievement of the relative target values of the defined indicators. As the case study focuses on ADAPT and the latter has not completed the process towards a full codification of strategic planning, it is not possible to provide a definitive answer to the research question put forward. Only a verification following the implementation of a strategic plan formalized according to the principles and theories of strategic planning could definitively confirm that a formalized strategic planning can contribute to supporting an adequate growth of a non-academic research institutions.
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ANGELETTI, Laura (ORCID:0000-0001-8598-8561). "L'inquadramento contrattuale del lavoro di ricerca non accademico. Il caso della Fondazione Edmund Mach." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2021. http://hdl.handle.net/10446/181272.

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DE, LUCA Federica (ORCID:0000-0001-9347-8115). "Problemi e prospettive per la costruzione di un regime giuridico del lavoro di ricerca non accademico. Il caso della Fondazione Bruno Kessler." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2021. http://hdl.handle.net/10446/181277.

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Abstract:
La presente tesi si propone di indagare le possibilità di regolamentazione del lavoro di ricerca non accademico, inquadrandolo nella grande trasformazione del lavoro in corso. A tal fine vengono quindi presentate le principali caratteristiche della transizione organizzativa nell'era della Quarta Rivoluzione Industriale, per poi procedere ad una ricostruzione dottrinale in relazione alle categorie giuridiche dell'autonomia e della subordinazione, direttamente impattate dalla transizione organizzativa stessa e che presentano a loro volta un punto di caduta diretto su forme contrattuali e condizioni di impiego utilizzabili. Tra queste ultime spicca l'orario, che assume un'importanza peculiare data la crescente frammentazione spazio - temporale della prestazione, tanto più in un settore come quello della ricerca che si caratterizza per fluidità e lavoro per obiettivi. L’orario inoltre si pone al centro di un dibattito crescente relativo al tema della conciliazione vita - lavoro, direttamente connesso ai profili di parità di trattamento uomo - donna. La questione di genere si presenta particolarmente urgente per quanto riguarda la ricerca, poiché la predominanza maschile in ambito STEM e l'alto tasso di 'overwork' caratteristico della professione costituiscono fattori che tendono a minare il raggiungimento dell'uguaglianza sostanziale. Una volta ricostruito il quadro generale ed individuati i nodi critici della regolamentazione del lavoro oggi, nonché i possibili profili di applicabilità a ricercatori e ricercatrici operanti in ambito non accademico, viene riportato quanto realizzato nel contesto della Fondazione Bruno Kessler, case study della ricerca empirica effettuata. La Fondazione infatti si configura come un esempio di best practice all’interno del panorama italiano degli enti di ricerca soggetti alla disciplina privatistica. Tramite il ricorso alla progettazione giuridica e alla contrattazione collettiva di secondo livello, infatti, sono state individuate numerose soluzioni per la gestione del capitale umano dell’ente: dalla mappatura delle forme contrattuali (tipiche ed atipiche) e di inserimento, all’introduzione di un regime di timbratura unica per il comparto ricerca, all’istituzione della Banca ore solidale e dello smart working, alla pianificazione strategica di politiche interne volte alla lotta contro le discriminazioni. Il tutto passando attraverso alcune trasformazioni organizzative che hanno connotato la crescente esigenza di FBK di procedere ad una flessibilizzazione del lavoro che precorre quella di ogni settore produttivo del mercato. Proprio per questo motivo lo studio delle soluzioni di regolamentazione adottabili per la ricerca non accademica si pone come occasione per delineare il nuovo paradigma del lavoro di oggi, nell’ottica di fornire quella spinta propulsiva all’evoluzione dei modelli organizzativi e giuridici che ancora tarda ad arrivare nel nostro Paese.
This thesis aims to investigate the possibilities of regulation of non-academic research work, framing it into the current great transformation of work. To this end, the main characteristics of the organizational transition in the era of the Fourth Industrial Revolution are presented, after which a doctrinal reconstruction in relation to the juridical categories of autonomy and subordination is given, since they are directly affected by the organizational transition itself and themselves produce a direct impact on contractual forms and employment conditions. Among the latter, working hours acquire a particular relevance given the growing space-time fragmentation of the performance, even more in a sector such as that of research which is characterized by fluidity and goal – based work. Working hours are also at the center of an increasing debate related to the issue of work-life balance, directly connected to equal treatment for men and women. The gender issue is particularly urgent for research, since the predominance of men in the STEM field and the high rate of 'overwork' characterizing the profession are factors that tend to undermine the achievement of substantial equality. Once the general framework has been reconstructed and the critical issues of labour regulation today have been identified, as well as the possible applicable profiles to researchers working in the non-academic field, achievements in the context of the Foundation Bruno Kessler, the case study of the empirical research carried out, are reported. In fact, the Foundation figures out as an example of best practice within the Italian landscape of research institutions subjected to private law. Through the use of legal planning and second-level collective bargaining, in fact, numerous solutions have been identified in order to manage the human capital: from the mapping of contractual forms (typical and atypical) and other means of attraction, up to the introduction of a single clock-in system for the research sector, the establishment of the solidarity hour Bank and smart working, the strategic planning of internal policies aimed at combating discrimination. All of this passing through some organizational transformations that have characterized the growing need of FBK to proceed with a flexibilisation of work that precedes that of every productive sector of the market. Precisely for this reason, the study of the regulatory solutions that can be adopted for non-academic research arises as an opportunity to outline the new paradigm of today's work, in order to push forward the evolution of organizational and legal models that are still late to come in our country.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

Full text
Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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Books on the topic "Ricerca non accademica"

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Brettoni, Augusta, Ernestina Pellegrini, Sandro Piazzesi, and Diego Salvadori, eds. Per Enza Biagini. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-404-6.

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Abstract:
In Studi per Enza Biagini sono confluiti saggi di teoria o di comparatistica, affondi in una singola letteratura o in più letterature, traduzioni, poesie, racconti e fumetti che costruiscono un testo di piacevole e agile lettura. Si intersecano generazioni di studiosi, fuori da ogni gerarchia accademica, che hanno condiviso nei decenni la lunga storia e i tanti campi della ricerca di Enza Biagini, rivelando pure il rigore metodologico e l’apertura, quasi senza confini, che ha contraddistinto la sua scuola. Al centro del volume c’è la teoria della letteratura con i suoi concetti e utensili d’analisi appartenenti alla tradizione della retorica, da non intendere qui come tassonomia di tropi e figure, ma quale somma di istanze vive (linguistiche, letterarie, filosofiche, semiotiche, ideologiche) portatrici di interrogativi fondamentali.
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Lobasso, Fabrizio, Igiea Lanza di Scalea, Valeria Tonioli, and Fabio Caon. Between Languages and Cultures. Intercultural Communication between the Italians and Sudanese. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-244-4.

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Abstract:
La collana Comunicazione interculturale, Comint, è l’espressione del Centro di Ricerca sulla Didattica delle Lingue rispetto a questo fondamentale ma trascurato aspetto della padronanza delle lingue.Nella collana Comint trovano spazio ricerche legate all’ambito della comunicazione interculturale. I settori toccati sono quelli: accademico, culturale, politico-diplomatico, aziendale, turistico, socio-sanitario. Più in generale, l’attenzione è rivolta a come l’efficacia della comunicazione tra persone di diverse lingue e culture sia condizionata dall’inconsapevolezza delle differenze tra aspettative e comportamenti. Proprio la consapevolezza diventa invece fondamentale per comunicare efficacemente, sia attraverso il codice verbale, sia attraverso quello non verbale e sviluppare una piena competenza comunicativa interculturale. La collana ospita lavori di studiosi che operano sia a Ca’ Foscari sia in altre istituzioni.
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Corvi, Andrea, Giovanni Frosali, Enio Paris, Giuseppe Pelosi, and Alessandro Viviani, eds. Ingegneri & Ingegneria a Firenze. Florence: Firenze University Press, 2013. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-476-9.

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Abstract:
L’idea di questo volume nasce al momento di ripensare l’organizzazione dell’Università di Firenze conseguente alla recente riforma, con l’obiettivo di ripercorrere l’evoluzione della Facoltà di Ingegneria nei suoi 40 anni, raccontandone e documentandone la storia, raccogliendo ricordi e documenti di un periodo attraversato da mutamenti significativi. La ricerca effettuata dai curatori e da tanti colleghi ha allargato progressivamente l’orizzonte del lavoro per recuperare non solo i contenuti della storia accademica ma anche quelli della storia “civile” della Facoltà, osservandone il laborioso crescere, affermarsi e consolidarsi nell’Ateneo Fiorentino, e rilevandone anche le relazioni con il contesto sociale ed economico (la città, la regione, il coinvolgimento nazionale ed internazionale) che circonda un soggetto collettivo significativo come la “nostra” Facoltà d’Ingegneria. Questo ha consentito di esplorare e documentare ambiti rilevanti per una conoscenza non banale di quanti attori hanno attraversato lo scenario della Facoltà e di quali fenomeni la Facoltà stessa sia stata osservatrice e protagonista. Così il lavoro si è arricchito di una molteplicità di contenuti che ciascun capitolo declina con piacevole energia e che è difficile sintetizzare in un paradigma solo storico o celebrativo. Se pensiamo ai lettori di questo volume, pensiamo a coloro che vi ritroveranno il percorso della propria vita, a chi troverà qui le radici del presente e chi vi vorrà cercare le motivazioni per il futuro.
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Federighi, Paolo, ed. Educazione in età adulta. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-752-8.

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Abstract:
Il volume presenta l’esito di una serie di incontri e seminari che, a più livelli, hanno contribuito alla costruzione del Convegno Internazionale La ricerca sull’Educazione in età Adulta nelle università italiane tenutosi all’Università di Firenze il 23 e 24 novembre 2017. I vari contributi hanno provato a dare risposta alla domanda sull’origine e lo sviluppo dell’educazione degli adulti in Italia all’interno dei contesti accademici. Cosa significa occuparsi di tale ambito di ricerca? Le direttrici indagate hanno riflettuto su una molteplicità di approcci di ricerca e hanno ricostruito la varietà delle teorie, dei modelli, degli autori che hanno tratteggiato lo sviluppo della disciplina in Italia negli ultimi cinquant’anni. Tra i temi trattati: accrescimento della qualità educativa dei luoghi di lavoro, comprensione dell’educazione incorporata nei luoghi di lavoro, studio delle finalità dell’educazione nei luoghi formali e informali. Si è giunti così a un tema originalmente rilevato, ma non toccato dalla letteratura nazionale, ovvero la questione delle diseguaglianze e la povertà relativa, fenomeni importanti per comprendere lo sviluppo delle società del futuro.
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Lippiello, Tiziana. Discorso inaugurale della Magnifica Rettrice Anno accademico 2020/2021. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2021. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-519-3.

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Abstract:
«È ora tempo di uscire dalla logica dell’emergenza e cogliere il futuro come un’opportunità». A un anno dallo scoppio della pandemia, nel primo discorso inaugurale del suo mandato la rettrice Tiziana Lippiello illustra le scelte politiche fondamentali dell’Ateneo e traccia le linee di sviluppo per un domani mai come in questo momento da ripensare e riprogettare. La ricerca, l’investimento sui giovani e sul merito, l’inclusione, la sostenibilità e il rapporto con il territorio sono i temi principali al centro di questo discorso che, per la sua stessa natura non meno che per le eccezionali circostanze in cui è stato pronunciato, intende gettare le basi per un «nuovo inizio», senza mai perdere di vista il legame con il passato e la storia della nostra università, nella consapevolezza che ogni innovazione, per essere veramente tale, deve sapersi confrontare con quella tradizione dalla quale essa stessa discende.
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