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Dissertations / Theses on the topic 'Restauro e Valorizzazione'

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1

Fabbretti, Serena. "Restauro e valorizzazione del castello di Zocco." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2424/.

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Abstract:
La tesi di laurea che verrà qui di seguito presentata, ha l’obiettivo di far vedere come interventi di consolidamento attuati al fine di mettere in sicurezza una struttura esistente possano essere utilizzati come presidi per il riuso, occasioni in cui far fondere in progetto architettonico di recupero di un manufatto con interventi tecnologici-strutturali atti a salvaguardarlo. Si cercherà perciò di far andare di pari passo questi due elementi evitando che uno di essi prevalga sull’altro e considerandoli in modo unitario e non come due progetti separati. L’edificio preso in esame è il Castello di Zocco. Risalente al XII secolo, è situato su una piccola collina lungo le sponde del Lago Trasimeno in Provincia di Perugia. Esso è costituito da una cinta muraria al cui interno sono presenti pochi edifici in pessimo stato di conservazione, è attualmente in disuso e presenta notevoli dissesti strutturali. Il castello è stato studiato da tutti i punti di vista al fine di formulare un’ipotesi di riutilizzo. Ne è stata inizialmente analizzata la posizione geografica-territoriale elemento significativo sia per la sua storia che per la sua organizzazione insediativa. Successivamente, dallo studio storico, si è intrapresa un’analisi dei sistemi costruttivi e della consistenza indispensabili per una migliore comprensione del complesso. Uno studio approfondito di tutto ciò, unito ad un’analisi dettagliata dei dissesti statici e dei meccanismi di danno e collasso, è stato il punto di partenza per l’elaborazione di un progetto architettonico che andasse di pari passo con il consolidamento strutturale compatibile con l’edificio stesso.
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2

Bartoli, Veronica. "Restauro e valorizzazione dell'ex Palazzo Magi, Saludecio (RN)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5228/.

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Abstract:
L'ex Palazzo Magi è opera databile attorno al 1773 ed attribuibile al progetto di due importanti architetti di Pesaro, ovvero Gian Andrea Lazzarini e il suo allievo Tommaso Bicciaglia. Quest'ultimo sembra al momento esserne il vero artefice. Commissionato da Francesco Magi sorse su quello che precedentemente era uno spazio pubblico e per questo probabilmente reca lo stemma del Comune di Saludecio nel concio di chiave del portale d'accesso. Negli anni, il Palazzo è stato soggetto a numerosi interventi che ne hanno alterato la percezione e ne hanno occultato parte delle decorazioni. Tramite il progetto, si è intervenuto concettualmente e concretamente in due maniere differenti sul Palazzo e sui due giardini. Per il Palazzo e per il giardino ad esso adiacente, si assumerà un atteggiamento di restauro e conservazione, mentre per il secondo giardino di valorizzazione entrambe volte a rendere possibile la lettura dell’opera nel suo complesso. La galleria del piano nobile, con la sua bellezza e ricchezza, assumerà insieme al giardino adiacente al prospetto secondario, un carattere di rappresentanza differente dal giardino frutteto. Tutti gli interventi di progetto saranno minimi e localizzati contribuendo a far riemergere lo splendore che ha reso il Palazzo degno di esser tutelato. L’intento progettuale è stato quello di inserire i tre nuovi volumi all’interno di un progetto unitario rispettoso della valenza storica dell’edificio preesistente. Per questo si è cercato di stabilire un dialogo tra i nuovi volumi tramite l’utilizzo dei medesimi materiali e del medesimo linguaggio architettonico. Inoltre le nuove costruzioni non alterano in alcun modo l’identità del palazzo cercando piuttosto di diventarne parte integrante.
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3

Lugli, Elena, Marina Balacca, and Alexa Severini. "Restauro e valorizzazione dei ruderi di Monte Sole." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14756/.

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Abstract:
Il progetto prevede la valorizzazione e messa a sistema dei manufatti simbolo della strage nazi-fascista avvenuta a Marzabotto nel 1944. Tramite l’ausilio di un drone sono stati condotti rilievi fotogrammetrici a partire dai quali è stato possibile elaborare una proposta progettuale per la conservazione dei ruderi, alla quale sono seguite quella di consolidamento e quella paesaggistica. Infine è stato redatto un piano di manutenzione e conservazione programmata con l’intento di tramandare alle future generazioni la memoria di questi luoghi.
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Pietroni, Camilla, and Margherita Memè. "Sentinum: conservazione, restauro e valorizzazione del parco archeologico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15838/.

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Abstract:
La tesi "Sentinum: conservazione, restauro e valorizzazione del parco archeologico" ha come oggetto lo studio del sito archeologico romano situato all'interno del comune di Sassoferrato (AN). In seguito ad una ricerca storica/bibliografica, si è proceduto con un rilievo in sito e con una successiva analisi del materiale reperito riguardante i due manufatti principali: le Terme Urbane e le Terme Extra - urbane. Parallelamente è stato condotto uno studio a scala territoriale riguardante il contesto paesaggistico. Alla fase di analisi ha fatto seguito l'elaborazione progettuale che si è concentrata sulla conservazione e valorizzazione dei due complessi termali, sulla risistemazione e integrazione del sistema dei percorsi e sulla progettazione di un deposito per i resti archeologici in vista di scavi futuri.
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Parlapiano, Antonella. "Il palazzo del Podestà in Bologna: restauro e valorizzazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La presente tesi si propone un duplice obiettivo: rendere omaggio alla grandezza di un’opera così prestigiosa, riportando nella sua legittima dimora gli affreschi che ne adornavano il grande Salone, e farla dialogare con le più recenti problematiche legate alla fruizione e accessibilità, nel pieno rispetto di quella che è sempre stata la sua indole, tra glorioso passato e futuro ambizioso. Il primo argomento trattato è la naturale conseguenza di una ampia ricerca condotta sul complesso formato dal Palazzo del Podestà, di Re Enzo e del Capitano. Il primo, grande edificio votato alle assemblee cittadine e all’amministrazione della giustizia, è stato privato, ingiustamente, della sua veste più preziosa, delle rappresentazioni delicate e vibranti delle sue vicende più importanti e dei suoi uomini più illustri. Un’amministrazione poco ponderata e attenta all’universo dell’arte ha strappato il suo decoro al Salotto di Bologna per antonomasia, lasciando dietro di se’ un soffitto spoglio, un capolavoro mutilato. Quello che si intende operare è un’attenta analisi della decorazione, della sua storia, delle sue tecniche e della sua decaduta, affinché, come un mitologico eroe, questa possa tornare dal mondo dell’oblio, facendo mostra di sé in quella che è sempre stata la sua casa, vittoriosa su un tempo che le è stato troppo a lungo avverso. In secondo luogo, un ciclo decorativo-narrativo di tale levatura merita non solo un posto dove alloggiare, ma anche un pubblico. Si apre così la vasta tematica riguardante l’accessibilità, legata a problematiche e variabili sempre attuali, cui ci si approccia in senso architettonico, normativo, bibliografico, con il fine di trasformare la difficoltà in possibilità. Solo così l’operazione di restauro può considerarsi davvero completa: la cultura e l’arte non sono più solo appannaggio di pochi “eletti”, ma beni irrinunciabili tenuti in vita dalla divulgazione.
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6

Galeotti, Claudia. "Il "Palatium Novum" in Imola: Valorizzazione, restauro e miglioramento sismico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
L’oggetto della tesi è la parte del Palazzo Comunale di Imola detta Palazzo Nuovo. L’intendo è quello di promuovere una serie di interventi volti alla valorizzazione del palazzo, all'adeguamento normativo e al miglioramento sismico della struttura. Nella produzione della tesi si sono quindi succedute varie fasi partendo dalla ricerca storica che ha interessato l’intero Palazzo Comunale. Si è poi proseguito con analisi tematiche mirate a determinare le caratteristiche meccaniche, geometriche e tipologiche della fabbrica. Sono stati valutati gli orizzontamenti, gli allineamenti murari, l’IQM, l’IQCM. Parallelamente è stato individuato il quadro fessurativo delle strutture e il degrado delle superfici. È stato poi elaborato un progetto delle campagna di indagini diagnostiche prima di svolgere l’analisi del comportamento sismico e la valutazione dei cinematismi attivabili. In conclusione è stata elaborata una proposta di progetto che permette l’adeguamento dell’edificio alla normativa vigente e gli interventi per migliorarne il comportamento sismico.
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Grande, Ramona, Giovanna Turchi, and Vittoria Pio Della. "Restauro e valorizzazione del Convento di San Domenico a Pietracuta." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14760/.

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Abstract:
Di origine seicentesca, il complesso di San Domenico a Pietracuta, composto da chiesa e convento, rappresenta uno dei casi di abbandono di un edificio monastico dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi. E’ stata condotta un’analisi circa il paesaggio del Monte di Pietracuta, presso il quale è sito il complesso in questione; in seguito, è stato effettuato un rilievo architettonico in quasi totale assenza di documentazione storica. Attualmente sono assenti il braccio nord e parte del braccio est del convento dove, originariamente, erano presenti le celle dei monaci e i locali di servizio. Il progetto prevedrà il riuso di tale struttura come scuola di musica con il completamento della parte mancante del convento. Caratteristica pregnante di tale intervento, un’analisi sulla ricostruzione del chiostro come unica entità fra preesistenza e nuova edificazione. Fra gli interventi progettuali, si sottolinea la riqualificazione e manutenzione della massa boscata e del paesaggio.
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Togni, Gian Luca. "Restauro e valorizzazione delle mura adiacenti all'anfiteatro romano di Rimini." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3642/.

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9

Baronio, Eleonora, and Sara Sapucci. "Restauro del complesso di villa Cavalli tra conservazione e valorizzazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/4900/.

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Abstract:
L’attenzione dei pochi automobilisti che oggi passano velocemente per via Cavalli, nella frazione di Santa Maria Nuova, sotto il comune di Bertinoro (FC), non viene attirata dal palazzo settecentesco seminascosto dalla vegetazione che cresce incolta. L’edificio potrebbe passare per un casolare di campagna abbandonato, senza alcuna pretesa di bellezza, mutilato dei suoi terreni. Solo salendo lo scalone dissestato si può scoprire la ricchezza delle decorazione interne, stucchi baroccheggianti con maschere di volti provenienti da terre lontane e abbondanti cornucopie che circondano lo stemma della famiglia Cavalli. La piccola cappella della villa, in perfetto stato di conservazione, mostra, con un trionfo di stucchi, l’assunzione della Vergine al cielo, osservata dai santi Pietro e Paolo. Le quattro stanze centrali del piano nobile sono finemente dipinte con paesaggi marini e lacustri, stanze sepolcrali egizie e atrii di templi antichi. La ravennate famiglia dei marchesi Cavalli, una delle più ricche della zona nel XVIII e XIX secolo, utilizzava la villa come luogo di villeggiatura e come casino per la caccia. Testimonianze della loro presenza sono conservate nelle mappe storiche all’Archivio del Comune di Bertinoro e nell’Archivio parrocchiale di Santa Maria Nuova, dove si trovano descrizioni della ricchezza sia dell’edificio che delle terre possedute dai marchesi. Il complesso di villa Cavalli ha subito numerosi passaggi di proprietà dal 1900 ad oggi, è stato utilizzato come magazzino, pollaio, essiccatoio per il tabacco e le sue proprietà sono state frazionate fino a ridursi al piccolo parco presente oggi. Poiché gli attuali proprietari non possono garantire né la manutenzione ordinaria né quella straordinaria e il complesso è tutelato dal D. Lgs. 42/2004 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio è stato messo all’asta per tre volte, l’ultima nel dicembre 2011, senza risultato. La tesi sviluppa un’analisi dello stato di fatto della villa e del parco, partendo dal suo inserimento nel territorio fino allo studio dei dettagli costruttivi, per giungere ad un’ipotesi di progetto che vede il complesso strettamente legato a Santa Maria Nuova e alla sua gente. L’edificio fungerà da centro culturale, con mostre permanenti e temporanee, laboratori didattici, ludoteca per bambini e ospiterà la sede distaccata della biblioteca del comune di Bertinoro, ora inserita in un edificio di Santa Maria Nuova ma con dimensioni estremamente limitate. Si intendono effettuare interventi di consolidamento strutturale su tutti i solai della villa, su volte e copertura, con un atteggiamento di delicatezza verso il piano nobile, agendo dal piano inferiore e da quello superiore. Capitoli specifici trattano il restauro delle finiture e delle superfici dipinte e stuccate, per finire con l’intervento di adeguamento impiantistico e di valorizzazione del parco.
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Parisi, Letizia, Giulia Zazzi, and Valentina Milanesi. "Proposta di Restauro, Conservazione e Valorizzazione del Complesso Birarelli ad Ancona." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23071/.

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Abstract:
Il progetto nasce dall’esigenza di riscoprire il valore di un luogo, oggi in disuso, dotato di un notevole potenziale panoramico, paesaggistico nonché storico; l’obiettivo è quello di restituirgli un’identità persa progressivamente nel tempo e riconsegnarlo alla città. L’approccio progettuale ha visto come punto di partenza l’analisi storica e inventiva dell’area e del contesto, questo ha permesso di intervenire in maniera consapevole nella realizzazione del progetto di restauro, conservazione e valorizzazione del Complesso Birarelli. “PoDiO” (Polo Direzionale Organizzativo del MiBACT) nasce dalla collaborazione con il Segretariato Regionale delle Marche, con l’obiettivo di creare un polo culturale del MiBACT ad Ancona. All’interno del Complesso è prevista la presenza di tre enti: l’Archivio di Stato, la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica e la Direzione Regionale dei Musei delle Marche. Nell’ottica di progettare, dal latino proiectare “gettare avanti” oltre il presente, consapevoli che: “non esiste restauro che non implichi una trasformazione” si è cercato di intervenire nell’assoluto rispetto dell’area e del manufatto, operando attraverso le logiche del restauro conservativo, considerando la fabbrica come palinsesto storico e mirando ad un mantenimento attivo nell’uso quotidiano. Un’ulteriore attenzione è stata posta al superamento delle barriere architettoniche; il tema dell’accessibilità è stato per noi una linea guida che ci ha accompagnato fin dall’inizio nel processo di progettazione. Ci siamo trovate di fronte a un’area ricca di dislivelli e salti di quota, esterni ed interni alla fabbrica, che aveva l’ambizione di diventare un luogo pubblico; abbiamo cercato di garantire una completa e fluida fruizione degli edifici e degli spazi esterni, fermandoci laddove rendere accessibile il luogo significava stravolgere la natura dell’area, cercando di trasformare le svariate situazioni di limite presenti in opportunità di scoperta per il visitatore di oggi.
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Castellari, Giulia, and Francesca Morsiani. "Il luogo nella memoria conservazione e valorizzazione della rocca di Modigliana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8688/.

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Abstract:
Nella valle del Marzeno, posta su un’altura che domina e protegge la città, si trova la rocca di Modigliana, una costruzione antica, che si configura come una preziosa occasione per poter leggere e comprendere la storia di un luogo. È infatti un delicato palinsesto, una testimonianza fisica di complesse trasformazioni storiche e sociali, accumulate nel tempo. La cittadina di Modigliana sorge in una posizione geografica di natura strategica, vicina all’attuale confine tra Emilia Romagna e Toscana, teatro di numerosi conflitti e contese politiche nel corso della storia. La rocca viene costruita alla fine del IX secolo, come torre residenziale dei Conti Guidi, una potente famiglia a cui va attribuito un ruolo politico decisivo nell’Italia centrale del medioevo. Sotto il dominio dei Guidi,durato circa quattro secoli, Modigliana diventa capitale del feudo romagnolo e la rocca un palatium, emblema del forte potere politico e militare che i conti detenevano sul territorio. Nel 1377 il Comune di Modigliana viene annesso alla Repubblica Fiorentina e la rocca subisce importanti trasformazioni, perdendo la propria funzione palaziale e acquistando quella militare difensiva, fino ad un definitivo abbondono nel XVI secolo. La rocca, definita ‘Roccaccia’ per la propria imponenza, è divenuta simbolo e identità della cittadina nella percezione collettiva locale. In seguito al crollo di una parte del mastio, la rocca presenta un suggestivo spaccato, visibile da tutto il paese, che permette di osservare l’interno dell’antica costruzione. Purtroppo la mancata attuazione di un progetto di conservazione della rocca, ha lasciato la rovina in uno stato di totale degrado, pericolosità e inaccessibilità, portandola ad un lento declino. Il progetto si pone innanzitutto l’obiettivo di conservare e valorizzare il manufatto, permettendo l’accessibilità e la fruizione della rocca, senza stravolgerne i caratteri naturali e accettando i limiti imposti dal luogo. Sfruttando i percorsi storici e gli spazi esistenti, il progetto è pensato con l’intento di rendere conoscibile la composizione delle parti del manufatto e il suo funzionamento. Queste volontà progettuali hanno portato a maturare l’idea di voler restituire alla città di Modigliana un luogo, che il degrado e l’incuria stanno rubando al tempo.
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Brini, Beatrice, and Filippo Brini. "Santa Maria Assunta della Cappella. Progetto di restauro e valorizzazione di un complesso abbandonato." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9432/.

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Abstract:
Questa Tesi di Laurea si occupa del Progetto di Restauro Architettonico e di Riqualificazione Agricola e Paesaggistica della chiesa sconsacrata di Santa Maria Assunta della Cappella e dei terreni annessi alla proprietà. L'area di progetto consiste in 24 ettari di terreno, sulla cima di un altura in cui, in epoca medievale, venne eretta la chiesa di Santa Maria Assunta della Cappella e successivamente vennero costruiti gli edifici annessi: la sagrestia, la canonica, il cimitero, il fienile, che poi divenne casa colonica, e infine il nuovo fienile. La sconsacrazione della chiesa nel 1986 e l'abbandono della casa colonica da parte del contadino,hanno fatto si che l'intero complesso cadesse rapidamente in rovina. L'obiettivo di questo progetto è quello di recuperare l'intera area realizzando un'azienda agrituristica: ripristinando le coltivazioni, che le testimonianze storiche tanto decantano,convertendo la canonica in ambienti destinati alla ristorazione e all'ospitalità e la chiesa in uno spazio multifunzionale destinato ad ospitare eventi.
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Fantini, Eleonora, and Silvia Iosca. "La fortezza di Castrocaro: restauro, progetto e valorizzazione della rocca e del suo contesto." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12524/.

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Abstract:
La presente tesi si è posta l'obbiettivo di elaborare un progetto di restauro e valorizzazione non solo del manufatto, ma anche del suo contesto e della vegetazione che lo contraddistingue: un disegno progettuale che possa restituire alla comunità e ai turisti i valori e il potenziale che la rocca possiede e fare in modo che questi non vengano persi, ma recuperati e trasmessi alle generazioni a venire.
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Corcelli, Luca, and Andrea Zanzini. "Architettura e Restauro. Proposta di riuso e valorizzazione per la vecchia fornace di Bellaria." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3791/.

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Abstract:
Nel momento in cui si pone il problema del recupero di un qualsivoglia edificio, si dichiarano il riconoscimento e l’accettazione di valori ad esso attribuiti oltre che dalle memorie individuali, anche da istanze culturali attente alle categorie della monumentalità (valore artistico/storico) o della semplice oggettualità del documento materiale (valore storico/documentale) ed infine da quelle economiche, orientate allo sfruttamento del valore utilitaristico del bene. Il progetto di recupero dell'ex fornace Verni - Vannoni si inserisce in una più vasta proposta di riassetto dell’area circostante, con l’obiettivo di recuperare l’identità che il complesso produttivo rivestiva all’interno del contesto urbano bellariese. La rifunzionalizzazione integrata della fabbrica si concretizza a conclusione della ricerca condotta sulle reali esigenze della città e sull’oggetto architettonico: il tentativo è quello di ricercare il “codice genetico” dell’edificio, analizzando la sua natura a partire dalla sua storia, per poi giungere fino alla comprensione delle sue qualità, sia tipologico-compositive, sia materiche che costruttive.
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Bassi, Valeria, and Elisabetta Pradella. "Conservare il contemporaneo: Progetto di restauro per la valorizzazione del Woodpecker di Milano Marittima." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8124/.

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Abstract:
Il Woodpecker di Milano Marittima, discoteca degli anni sessanta realizzata dall'Architetto Filippo Monti sotto commissione di Aurelio De Maria, la discoteca è stata in funzione solo per due stagioni. Ora l'edificio si trova in uno stato di completo abbandono ricoperto da una fiorente vegetazione spontanea. La tesi parte dall'analisi del manufatto, del suo stato di conservazione e delle problematiche riscontate nel luogo, prima tra tutte la presenza d'acqua. Questa tesi ha lo scopo di ridare vita a questo luogo tenendo conto della presenza di vegetazione spontanea presente. Nella prima parte della tesi vengono affrontati i problemi e gli interventi legati alla conservazione, nella seconda viene fatta una proposta di progetto comprendente: un nuovo ingresso al parco, un ristorante, un percorso, e un nuovo accesso al Woodpecker, sfruttando un crollo presente al centro del vano servizi. In questo progetto le problematiche inizialmente riscontrate, quali la presenza di acqua e di vegetazione, diventano le potenzialità principali dell'area.
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Volpato, Emmanuele <1994&gt. "Valorizzazione di un bene culturale architettonico: il caso di studio della Chiesa di S. Margherita a Treviso." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15278.

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Abstract:
Abstract La tesi intende prendere in esame gli aspetti storici e gestionali della chiesa di Santa Margherita a Treviso, edificio di culto dalla storia travagliata, in stato di completo abbandono dal 1997 al 2011, anno in cui il Ministero dei beni culturali e del turismo si prese carico della struttura intraprendendo una serie di lavori destinati al restauro e consolidamento strutturale dell’immobile, nonché ad ospitare la collezione Salce e offrire alla cittadinanza e agli studiosi spazi e opportunità per poter fruire di questo insigne patrimonio. Nell’analisi di questo caso, dopo aver ripercorso il passato e le vicende storiche più significative, ci si è concentrati sulla descrizione dei lavori già completati e di quelli in corso, da presentarsi presumibilmente entro il 2020. In primis verranno analizzati i vari interventi, realizzati per stralci, da un punto di vista tecnico-descrittivo e successivamente secondo una prospettiva economico gestionale. Verrà poi analizzato il percorso attraverso il quale il Ministero dei beni culturali e gli addetti ai lavori hanno deciso di investire nella valorizzazione della chiesa di Santa Margherita esplicando le motivazioni e i criteri che hanno portato alla scelta di un determinato progetto in funzione degli obiettivi preposti. Da ultimo si discuteranno le ricadute che il progetto di valorizzazione della chiesa potrà avere in termini di affluenza turistica e di entrate economiche per la città, e di vantaggi per i cittadini di Treviso.
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Amati, Elisa. "Sant'Arduino. Conservazione, recupero e valorizzazione dell'antico borgo del Montefeltro." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1783/.

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Abstract:
L’evolvere del sistema insediativo nelle Marche, dal dopoguerra ad oggi, ha condotto ad un diffuso sottoutilizzo dei piccoli centri storici ed all’abbandono, ormai definitivo, di quei borghi minori, privi di funzioni di pregio, privi ormai anche delle dotazioni minime funzionali all’abitare. Il piccolo nucleo di Sant’Arduino si inserisce in quel lungo elenco di borghi che, con il graduale abbandono dell’agricoltura, hanno subito un progressivo processo di spopolamento. Lungo la strada che da Macerata Feltria conduce verso il monte Carpegna, il complesso monumentale è quasi sospeso su un dirupo: un campanile senza campane, una chiesa sconsacrata e pochi edifici rustici da alcuni anni completamente abbandonati. E' tutto quello che rimane dell'antico castello e della Chiesa parrocchiale di Sant’Arduino, che oggi ha perso la propria autonomia amministrativa e si colloca nel Comune di Pietrarubbia. Questo lavoro vuole offrire un contributo al processo di valorizzazione dei nuclei minori di antico impianto, intento promosso dalla stessa Regione all’interno del progetto “Borghi delle Marche”. La sensibilizzazione per un recupero urbanistico e architettonico del patrimonio tradizionale minore si coniuga con la scelta di inserire l’intervento nel suo contesto culturale e geografico, cercando di impostare, non un isolato intervento di recupero, ma un anello di connessione in termini sociali, culturali e funzionali con le politiche di sviluppo del territorio. Il percorso individuato si è articolato su una prima fase di indagine volta ad ottenere una conoscenza del tema dei borghi abbandonati e del sistema dei borghi delle Marche, successivamente l’analisi storica e la lettura e l’indagine dell’oggetto, fasi propedeutiche all’elaborazione di un’ipotesi di intervento, per giungere all’individuazione della modalità di riuso compatibile con il rispetto dei valori storico, formali e culturali del luogo. Per questo la scelta del riuso turistico del complesso, trovando nella funzione di albergo diffuso la possibile e concreta conversione dei manufatti. Il tutto basandosi su un’approfondita ricerca storica e su un’analisi dei sistemi costruttivi tradizionali, inserendo gli interventi di restauro dell’esistente e di integrazione delle nuove strutture nel totale rispetto della fabbrica. L’idea che ha mosso l’intero lavoro parte dall’analisi della cultura rurale locale, che ha generato il patrimonio dell’architettura minore. L’alta valle del Foglia può rappresentare un territorio nuovamente appetibile se non perde le sue ricchezze; la valorizzazione e il recupero di quest’architettura diffusa può rappresentare un buon trampolino di lancio per riappropriarsi della storia e della tradizione del luogo.
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Biolo, Chiara <1993&gt. "Expo e valorizzazione del territorio: il caso Astana 2017." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13409.

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Abstract:
I profondi cambiamenti che, negli ultimi decenni, hanno interessato l'economia globale hanno originato nuovi e complessi scenari competitivi, i cui protagonisti non sono più solamente imprese o organizzazioni, ma anche città, regioni e nazioni che concorrono per attrarre risorse, investitori e visitatori capaci di garantire vantaggi di lungo periodo. In tale contesto di diretta competizione, gli Expo si configurano come importanti strumenti di marketing utilizzati dai territori per catalizzare finanziamenti e per generare benefici futuri e duraturi. In particolare, le Esposizioni riconosciute - che si caratterizzano per durata, dimensioni e costi di organizzazione minori - producono spesso le performance migliori in termini di legacy e si affermano come espedienti per attivare processi di sviluppo e per rafforzare l'immagine positiva percepita dai fruitori del luogo, non da ultimi i turisti. Il presente lavoro indaga il fenomeno degli Expo riconosciuti quali mezzi per la creazione di valore per il territorio. Dopo averne analizzato gli aspetti concettuali, le caratteristiche e i casi di best practice, tali eventi verranno osservati in qualità di strumenti capaci di migliorare o riposizionare l’immagine dei territori, d'innescare processi di sviluppo e di attrarre flussi turistici. Prendendo come caso studio l'Expo di Astana 2017, si tenterà di misurare il successo della manifestazione esaminandone gli impatti di breve termine e le aspettative lungo periodo; si analizzeranno, poi, le ricadute positive sull'immagine del territorio per valutare, infine, il possibile sviluppo turistico nazionale.
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Zampini, Alessia, Chiara Bezzi, and Valentina Gotti. "La valorizzazione del castello di Sorrivoli: un percorso tra conservazione e innovazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2867/.

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Abstract:
Chiunque visiti il Castello di Sorrivoli, può percepire lo straordinario valore testimoniale di questo monumento, dall’aspetto “venerando e pittoresco”, che racchiude in sé quasi mille anni di storia. Il continuo utilizzo del castello, le piccole opere di manutenzione e le campagne di restauro hanno garantito la trasmissione al presente di apparati tipici dell’architettura bellica medievale e del palatium residenziale, ma soprattutto hanno reso possibile leggere parte di questi mille anni direttamente sulla fabbrica. Quello che invece colpisce negativamente è come il castello abbia dovuto adattarsi alle nuove funzioni, imposte aprioristicamente negli ultimi decenni e non viceversa. Spazi straordinari sono stati compromessi, gran parte delle sale sono utilizzate come deposito e le ali del castello, che non possono essere ragionevolmente sfruttate dalla comunità religiosa, si trovano in uno stato di conservazione pessimo, mettendo così a repentaglio la possibilità di continuare questa traditio, intesa col significato latino di tradere ai posteri la memoria del castello. L’approccio alla fabbrica richiedeva dunque, oltre agli interventi sui paramenti, una nuova destinazione d’uso che, coinvolgendo tutto il castello, ne valorizzasse le spazialità e soprattutto permettesse la conservazione di tutte le sue parti costitutive. In secondo luogo, la nuova ipotesi aspirava a confrontarsi con una situazione realistica e sostenibile dal punto di vista della gestione del complesso. Dopo aver valutato quelle che erano le opportunità offerte dal territorio e le vocazioni d’uso del castello stesso, è quindi emersa la necessità di avere due livelli di fruizione, uno che permettesse a tutti di conoscere e visitare il castello e le sue parti più significative e il secondo più materiale, legato alla presenza di tutti quei servizi che rendono confortevole la permanenza delle persone. Per queste ragioni il percorso ha inizio nel parco, con una lettura complessiva del monumento; prosegue, attraverso la postierla, nel piano interrato, dove è allestito un museo virtuale che narra, in maniera interattiva, la storia del castello e termina sulla corte, dove il nuovo volume, che ripropone la spazialità dell’ala crollata, permette di comprendere i legami intrinseci col territorio circostante. La torre centrale assume infine il ruolo di punto culminante di questa ascesa verso la conoscenza del castello, diventando un luogo metaforico di meditazione e osservazione del paesaggio. Il piano terra e il piano primo dell’antico palatium ospitano invece una struttura ricettiva, che aspirando ad un’elevata qualità di servizi offerti, è dotata di punto vendita e degustazione di prodotti tipici e sala conferenze. La scelta di ricostruire l’ala crollata invece, non vuol essere un gesto autografo, ma deriva dall’esigenza di far funzionare al meglio il complesso sistema del castello; sono stati destinati al volume di nuova edificazione quei servizi necessari che però non erano compatibili con la fabbrica antica e soprattutto si è cercato di dar conclusione al racconto iniziato nel giardino. In tal senso la valorizzazione del castello si articola come un percorso di conoscenza che si pone come scopo primario la conservazione del monumento, senza però negare l’innovazione legata alla contemporaneità dell’intervento e alla volontà di volerlo includere in una più ampia dinamica territoriale.
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Vita, Prisco Riccardo. "Le Fonti Pubbliche Medioevali a Fermo Restauro e Valorizzazione della Fonte San Francesco di Paola." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2849/.

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Abstract:
La tesi inizia con lo studio degli antichi sistemi di adduzione delle acque a Fermo (nel periodo compreso tra l'età romana e l'età medioevale), per poi trattare il tema delle fonti pubbliche medioevali presenti nella città e quelle monumentali esistenti nella regione Marche. Infine si arriva al tema specifico della trattazione, andando ad analizzare la Fonte San Francesco di Paola fino a pervenire al progetto di restauro e di valorizzazione.
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Zauli, Maria Laura. "Il giardino ritrovato. Progetto di restauro e valorizzazione del giardino di palazzo Milzetti a Faenza." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1674/.

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Abstract:
Data la forte prolificazione culturale, sbocciata a Faenza all’inizio del XIX secolo, nasce intorno al 1830, nel pieno centro storico della città, un giardino di stampo romantico. Si affacciano a questo piccolo parco due edifici: uno è il convento di Santa Caterina, l’altro è il palazzo più importante per il neoclassicismo in Romagna, palazzo Milzetti. La sua forte caratteristica è un nucleo centrale costituito da ponticelli, vasche e una particolarissima piccola costruzione di legno con tetto in paglia, affrescata all’interno con tempere di Romolo Liverani, risalente al 1851. Nel passare degli anni il parco subirà notevoli modifiche e nel 1947 sarà incautamente diviso a metà, tramite una recinzione. In questo modo il complesso romantico rimarrà di proprietà non più di palazzo Milzetti, ma del circolo del Dopo Lavoro Ferroviario. Attorno a questo nucleo all’inglese verranno nel tempo costruiti molte strutture a servizio del circolo, e demolite le aiuole e il verde che un tempo caratterizzavano questo luogo. Anche il capanno di legno rimarrà per anni abbandonato e senza la manutenzione necessaria per la sua sopravvivenza. Solo nel 1981 saranno condotti i primi lavori di restauro, con l’intento di recuperare il manufatto e il suo intorno. Ma solo un decennio dopo, una grossa nevicata crea grossi danni alla copertura del capanno, il quale verrà poi protetto da una struttura in tubi metallici, esteticamente poco congrua al carattere del sito. Il progetto di restauro, che viene qui presentato, riguarda in primo luogo il recupero dell’assetto originario del giardino, eliminando quindi la barriera che separa le due parti, per far acquisire una ritrovata spazialità e una originaria interezza. Dopo un rilievo dell’area, sono state quindi esaminate, una ad una, le piante del giardino e catalogate per capirne l’importanza estetica, storica o progettuale. In questo modo è stata scelta la vegetazione che dovrà essere rimossa per creare un ambiente più lineare, pulito e organizzato. Anche per gli elementi artificiali che sono stati incautamente aggiunti, è stata pensata la rimozione: pavimentazioni, palco, campo coperto da bocce, servizi igienici. L’area è stata risarcita tenendo in considerazione il tessuto originario dell’Ottocento, caratterizzato da aiuole verdi sinuose e sentieri in ghiaia. Sono stati utilizzati materiali conformi e già presenti nel parco, come la ghiaia, pavimentazione in ciottolato e aiuole erbose, ma al tempo stesso gli elementi di nuova costruzione non si vogliono del tutto mimetizzare con il resto ma denunciare, anche se sottovoce, la loro contemporaneità. Come secondo passo, si è pensato al restauro del capanno rustico. La prima necessaria operazione è stata quella di compiere il rilievo del manufatto e capire così in che modo fosse possibile intervenire. Il lavoro è stato quindi condotto su due registri: il primo quello dell’analisi dello stato di conservazione dei materiali, l’altro per capire la sua resistenza strutturale. Grazie ad un restauratore del legno, si è compreso quali trattamenti fossero più idonei, a seconda dell’essenza, dell’età e della collocazione. Per quanto riguarda la verifica strutturale si è giunti alla conclusione che l’edificio non è in uno stato di rischio e che quindi è necessaria la sola sostituzione degli elementi della copertura, ormai deteriorata. Proprio lo stato terminale del tetto, in paglia, è in condizioni precarie ed è necessario sostituirlo. Per quel che riguarda il complesso romantico, vengono ristuccate e impermeabilizzate le vasche e vengono poi sostituiti i parapetti lignei con altri che si avvicinano maggiormente alle forme riprodotte nella tela di Tancredi Liverani (1851) dove immortala l’edificio subito dopo la sua costruzione. Il nuovo progetto non vuole essere un intervento invasivo, ma desidera invece riprendere le linee e i punti di vista di un parco in stile romantico. Come infatti è noto, sono gli scorci, le pause e i percorsi le fondamenta del progetto, che vuole ridare a Faenza un’ area verde nel suo pieno centro storico.
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Tenace, Laura <1993&gt. "Mura storiche, elemento di competitività turistica. Casi e prospettive di valorizzazione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13367.

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Abstract:
Nella maggior parte dei luoghi urbani salta all’occhio uno stesso elemento. Le mura sono un elemento fondamentale dei centri urbani già dagli albori della storia. La cinta muraria è elemento fondamentale anche della famosissima Guerra di Troia. Oggi le mura hanno chiaramente perso la loro funzione di protezione e il loro ruolo di simbolo identitario. Così, dove sopravvissute alla furia progressista a cavallo tra XIX° e XX° secolo che ha interessato anche Milano e Bologna, sono diventate patrimonio storico, che ricorda le fasi evolutive più significative della città, o della società, che abbracciano. Nel mondo e in Italia esistono mura così significative che nella percezione comune sono direttamente associate con l’immagine stessa del luogo in cui si trovano, come nel noto caso della muraglia cinese. A testimoniare il valore attribuito alle mura ed alle fortificazioni storiche, è il fatto che la lista del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO ne conta numerosissimi esempi. Vista l’importanza che risiede nelle mura e nelle fortificazioni storiche quale elemento identitario del luogo, la loro valorizzazione e gestione curata, può avere degli effetti estremamente positivi per il turismo locale. Questo può avvenire in termini di immagine come nel caso della cittadina di Carcassone in Francia. Come pure attraverso eventi aventi come scenario e/o tema principale la suggestiva cornice delle mura, come avviene con successo nella cittadina bretone di Dinan. O ancora le mura e le fortificazioni, nella suggestione della loro autenticità, possono offrire l’ambiente ideale per attività di attrazione turistica come alberghi, ristoranti, concerti e spettacoli. Potrebbe anche Padova beneficiare di una tale valorizzazione delle sue mura?
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Acciarri, Gianmarco <1996&gt. "Interventi di restauro e proposta di valorizzazione della Concattedrale di S. Maria Assunta e S. Vito di Montalto delle Marche (AP)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18309.

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Abstract:
La dissertazione comprende al capitolo I un excursus storico-artistico sulla figura di papa Sisto V, committente della costruzione della Concattedrale di Montalto delle Marche, suo paese d'origine, per poi concentrarsi sulle vicende costruttive della Fabbrica, dal 1589 sino al 1939. Si dedica inoltre un breve sotto capitolo agli interventi di restauro subiti dall'edificio dal 1959 fino al 2008. Il capitolo II analizza la struttura architettonica e l'impianto decorativo, danneggiati entrambi dal terremoto del Centro Italia del 2016; tali danni si rendono protagonisti di un intervento di restauro promosso dal SABAP Marche, che dovrebbe essere intrapreso per il 2021 e che è discusso nella tesi nei suoi punti fondamentali. L'ultimo capitolo si concentra in prima battuta sul concetto di valorizzazione del patrimonio culturale, in particolare del patrimonio ecclesiastico e periferico, facendo emergere come, in casi come la Concattedrale ed in generale il piccolo borgo di Montalto delle Marche, sia auspicabile attuare un processo di valorizzazione che includa il territorio nella sua interezza piuttosto che promuovere il singolo bene culturale. Per questo si procede con una proposta di valorizzazione della Concattedrale e del territorio comunale, citando sia gli interventi che si stanno eseguendo per la promozione del patrimonio culturale, sia quelli proposti in via ipotetica dal sottoscritto al fine di migliorare la tutela e la fruizione del comune di Montalto delle Marche.
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Battini, Francesca, and Giorgia Sgroi. "Cardo et decumanus: un progetto per Veleia Romana. Conservazione programmata, restauro e valorizzazione di un sito archeologico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20641/.

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Abstract:
Studiare, comprendere, avere cura. Rileggere un luogo dimenticato e valorizzarne i caratteri. Avere coscienza di ciò che è stato, di ciò che è per scrutarvi nuove possibilità. Questi gli obiettivi che ci siamo posti nel progetto di conservazione programmata, restauro e valorizzazione del sito archeologico di Veleia Romana. Il sito, oggi, è il risultato di scavi e restauri, di scelte che hanno privilegiato solo alcune zone e di poca manutenzione. Il progetto intende proteggere e restituire ai visitatori l’antico municipio romano
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Proia, Federica. "Porta Adriana in Ravenna e le sue adiacenze storiche: valorizzazione e restauro di un'eredità da preservare." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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L’area oggetto di studio e’ collocata all’interno del comune di Ravenna, piu’ precisamente sul tratto settentrionale del perimetro dell’antica cinta muraria, e comprende una porta urbica, denominata porta adriana, con i due torrioni prospicienti ed un tratto di mura storiche con l’adiacente giardino pubblico. La tesi inizia con una fase conoscitiva costituita da una ricerca storico-documentale sui principali eventi che hanno interessato la città di ravenna. il periodo storico analizzato prende avvio dall’origine della citta’ romagnola e si protrae fino ai giorni d’oggi. L’indagine si sofferma principalmente sulla cinta muraria e sui corsi d’acqua limitrofi al fine di ottenere maggiori informazioni circa l’area oggetto del progetto. Il progetto di restauro prende avvio dalla valutazione della costituzione materiale, per poi analizzare lo stato di conservazione dei manufatti che saranno caratterizzati da aspetti conservativi, di riutilizzo e di riqualificazione. Gli interventi sono mirati a salvaguardare, restaurandole, le strutture esistenti ripristinando le parti che presentano degrado ed eliminando le cause di alcuni fenomeni dannosi. Al fine di individuare potenziali nuove destinazioni d’uso per i vari volumi, e’ stato analizzato il rapporto delle varie strutture con il territorio limitrofo, evidenziandone sistemi di connessione stradale, peculiarita’ e necessita’. In conseguenza di quanto riscontrato nella fase conoscitiva, sono stati delineati gli obiettivi e le linee di progetto che hanno portato alla definizione di alcuni interventi caratterizzati da una forte reversibilità e tesi al recupero di spazi abbandonati. Con l’introduzione di nuove destinazioni d’uso compatibili con le preesistenze sotto il profilo tipologico e storico-artistico, si ha lo scopo di arrestare lo stato di degrado incombente per mezzo di valorizzazione e manutenzione ordinaria. Il progetto garantisce la totale accessibilità agli spazi di uso pubblico per ogni tipo di fruitore.
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Vesentini, Marco. "Ritorno al castello: Progetto di restauro e valorizzazione del complesso fortificato di Castelnuovo del Garda, Verona." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4612/.

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Abstract:
Ad un progetto architettonico, sia che si parli di composizione che di restauro, si dovrebbe assegnare un motto il quale, insito direttamente nell'idea progettuale , abbia la capacità di dare forza al lavoro stesso sia, simultaneamente, di motivare il progettista nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. "Ritorno al castello" diviene quindi il motto più consono per il progetto (che ci si appresta a sviluppare) di recupero dell'edificio monumentale noto come "castello" di Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona. Come motto "Ritorno al castello" racchiude in se tre fondamentali chiavi di lettura: innanzitutto fa riferimento al ritorno, dopo adeguato restauro conservativo, del manufatto storico architettonico come fulcro urbanistico monumentale principale del paese. Tale significativa architettura infatti nel tempo ha mutato forma e funzione andando a perdere il suo ruolo nella vita del paese "scadendo" nel dimenticatoio degli abitanti stessi tanto da passare quasi inosservata. In secondo luogo il ritornare è riferito agli abitanti stessi che, nel voler riscoprire il loro castello attraverso la futura destinazione ad uso pubblico, saranno spinti, come antichi pellegrini a raggiungere la rocca. In ultimo nel motto vi è insita la nuova destinazione d'uso. Un tempo i castelli non rappresentavano soltanto baluardi difensivi, dimore del Signore e della sua corte ma al contempo erano luoghi dove venivano coltivate arte, musica e poesia, ospitando talvolta i grandi illuminati dell'epoca. In un certo qual modo i castelli potevano definirsi roccaforti della cultura e del sapere ed il "ritono" sta appunto nel portare il castello di Castelnuovo a diventare un edificio pubblico per la cultura.
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ZAPPIA, GIULIA. "Tutela, valorizzazione e recupero delle imbarcazioni del patrimonio: Linee guida per il processo di restauro nautico." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2019. http://hdl.handle.net/11567/943856.

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Pierantognetti, Enrico, Luca Sebastianelli, and Alessandro Simoncelli. "Un luogo sospeso nel tempo - progetto di restauro e valorizzazione per Villa Cesarini e il suo parco." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9430/.

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Abstract:
Situata nel comune di Corinaldo (AN), questa dimora signorile viene edificata su precedenti resti dal botanico Paolo Spadoni attorno alla metà del Settecento. Passata poi in mano a diversi proprietari, di cui l’ultimo risulta essere il Conte Giacomo Cesarini Romaldi, assume attorno agli inizi del novecento l’attuale aspetto. L’intero sistema si compone di diverse parti: la residenza del signore, la chiesa, la limonaia, la stalla, la rimessa delle carrozze e la casa del custode, connessi tra loro dal grande parco di circa due ettari di superficie, all’interno del quale sono disseminati innumerevoli manufatti, grotte e reperti archeologici. La presente tesi si pone come obiettivo quello di proporre un progetto di restauro che risponda alla richiesta del luogo di essere salvato; in esso sono stati riconosciuti dei valori che vanno necessariamente recuperati e trasmessi.
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Bazzani, Marco. "Conoscenza e applicazione dell'HBIM al restauro. Valorizzazione culturale e attualizzazione funzionale di palazzo Rangoni in Castevetro (MO)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Ci si trova a Castelvetro di Modena, un borgo collinare confinante con gli i appennini e la pianura padana, colmo di storia e di tradizione. Si studia un edificio custodito all’interno del suo centro storico che ha influenzato il paese fin dal XIV secolo: il Palazzo Rangoni. La grande complessità compositiva dell’opera spinge il compilatore ad effettuare inedite ricerche storiche per riuscire ad interpretare correttamente l’edificio e proporre un progetto di attualizzazione funzionale coerente. La proposta di restauro deve essere preceduta da una completa conoscenza del bene: dalla storia alla morfologia, dalla normativa ai particolari costruttivi. Tutte le informazioni raccolte durante la prima fase di ricerca devono essere interpretate e sintetizzate per operare scelte progettuali appropriate, lo strumento utilizzato per contenere questa conoscenza è il software BIM. Si costruisce un modello digitale di palazzo Rangoni basato sui dati diretti ed indiretti misurati nella fase di rilievo. Successivamente si comincia ad arricchire la rappresentazione inserendo conoscenze relative alle superfici architettoniche di pregio contenute all’interno dell’opera ottenendo un completo stato di fatto. Il progetto di restauro diventa una semplice interpretazione delle conoscenze racchiuse dal modello BIM esaltando e valorizzando quelle porzioni caratteristiche dell’opera, come l’ambiente di rappresentanza della Gran Sala. Altro tema importante del lavoro compilativo rimane quello dell’interoperabilità delle figure interessate al progetto permessa dall’utilizzo del software BIM. Tale proposito si sviluppa per risparmiare i tempi ed i costi burocratici molto rilevanti nell’intervenire sul costruito sottoposto a vincolo. Il risultato finale è la realizzazione di un modello HBIM contenente: la conoscenza desunta durante lo studio iniziale, il progetto di recupero funzionale e le lavorazioni pratiche da eseguirsi sulle superfici per conservarle consapevolmente.
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Magnanini, Giulia. "Urbino, valorizzazione di un paesaggio che scompare. Il restauro del Mercatale e il progetto di camminamenti lungo le mura." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15345/.

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Abstract:
Il progetto di tesi ha l’obiettivo di valorizzare l’immagine di Urbino e gli elementi della città Rinascimentale, proponendo nuovi collegamenti e il restauro urbano della piazza del Mercatale, realizzata dagli architetti della corte come piazza di ingresso alla città. Vengono completati i camminamenti lungo le mura che dalla rampa di Francesco di Giorgio Martini conducono al parco della Resistenza, sito in cui è collocata la fortezza Albornoz, con lo scopo di ricucire i percorsi rinascimentali e recuperare quel rapporto tra città e paesaggio che si è consolidato nella storia di Urbino.
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Pompili, Nicolò. "Conservazione e valorizzazione della chiesa di Santa Maria Nuova in Orciano (PU): eccellenza di scuola rinascimentale Toscana nelle Marche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La tesi tratta la conservazione, il recupero e la valorizzazione della chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano, una eccellenza di epoca rinascimentale toscana nelle Marche. Il portale attribuito al grande Raffaello, la chiesa opera dell’architetto fiorentino Baccio Pontelli e la torre malatestiana completata dal Terzi, senza dimenticare i pregevoli stucchi del Brandani all’interno di essa, fanno di questa opera un gioiello di inestimabile valore. Per questo il lavoro mira alla conservazione di tutte le parti della chiesa, sia esterne che interne, e al recupero e consolidamento della copertura, della torre e della vela campanaria al fine di salvaguardare la vita dell’opera e l’incolumità di chi ne usufruisce. L’attento lavoro di rilievo architettonico, la grande ricerca storica e lo studio metrologico e dimensionale del manufatto sono le basi fondamentali per procedere alla corretta progettazione tecnica che ha come scopo, appunto, la conservazione e la valorizzazione di un monumento storico tanto importante.
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Verdier, Nicolas. "Conservazione e Valorizzazione dell'area archeologica di Santa Croce a Ravenna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
L’area archeologica della chiesa di Santa Croce a Ravenna, risulta essere una diretta testimonianza del passare del tempo. Ha una densa storia e una serie di stratificazioni e, trasformazioni architettoniche che si possono distinguere in cinque sequenze di cui la prima è rappresentata dalla presenza sottostante la chiesa di alcuni ambienti di una domus romana databile al III sec d.C., di cui alcuni reperti - essenzialmente pavimenti musivi - sono stati riportati alla luce durante le molteplici e successive campagne di scavo del XX sec. La seconda fase corrisponde alle origini proprie del complesso della chiesa dedicata alla S. Croce, fatta edificare dall’imperatrice Galla Placidia, circa nel 425 d.C. Originariamente la chiesa era composta da una aula unica orientata seconda l’asse Ovest/Est, presentava un nartece, l’abside era di forma quadrata e comprendeva due bracci orientati secondo l’asse Nord/Sud. Poi, circa nel 450 d.C. un ampiamento delle dimensioni della chiesa venne realizzato, con due portici colonnati aggiunti a Nord e Sud dell’aula unica. Appartengono sempre a questa fase anche due sacelli ad ogni estremità del nartece - tra cui il mausoleo Galla Placidia -.In seguito, la chiesa di S. Croce subirà ulteriori modifiche, in primo luogo, durante il XII sec., una cripta sarà costruitta e nel XVI sec., la facciata principale fu arretrata per lasciare spazio alla via G. Placidia. Fu anche realizzato durante il XVI sec., un abside semicircolare ed un campanile. Durante il XX sec., numerose campagne di scavo si sono succedute per provare ad identificare meglio qual’era la storia di questo complesso. Una condizione idraulica singolare molto vincolante, ha contribuito a rendere questa area archeologica sempre più soggetta ad invasioni di moltiplici speci vegetali. In questa tesi proveremo ad affrontare le problematiche esistenti nell’intenzione di valorizzare il complesso, cercando di renderlo parte integrante di un unico sistema storico conoscitivo.
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Alessi, Laura, Stefano Minotti, and Sara Navacchia. "Il Palazzo delle Cento Finestre: Conservazione e valorizzazione del manufatto e del suo contesto paesaggistico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6479/.

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Abstract:
Il Palazzo delle Cento Finestre è situato nel comune di Sarsina, sulla sommità del colle prospiciente la città, in una posizione strategica da cui si domina gran parte della valle. E' sorto come presidio militare in età medievale (è già citato nella "Descriptio Romandiole" del 1371 con il nome "Castrum Casalecli"), ma ha visto nel corso della storia il succedersi di numerose trasformazioni. Nel Cinquecento, con l'avvento dei nuovi signori, i Conti Bernardini della Massa, è stato trasformato in palazzo e residenza nobiliare e, nell'Ottocento, a seguito della morte dell'ultima erede della famiglia Bernardini, il palazzo è stato convertito in casa colonica e negli anni è diventato residenza di più nuclei familiari. Nonostante le numerose trasformazioni subite, il manufatto conserva il proprio fascino storico a partire dall'androne di ingresso, coperto da una volta a botte su cui sono ancora visibili tracce di alcuni affreschi, da qui è possibile accedere al cortile interno o entrare nella piccola chiesa, nella quale è visibile la tomba del conte Achille Bernardini. All'interno si sono conservati preziosi ambienti, tra cui stanze voltate su tutti i piani, un nobile scalone in pietra ed un ampio salone contenente un camino su cui è scolpito lo stemma dei Conti Bernardini. Il progetto di conservazione e valorizzazione prevede l'inserimento di un ristorante al piano terra, un B&B al primo piano e di una cantina-enoteca al piano seminterrato. In questo modo vengono rispettate le destinazioni d'uso originarie del palazzo, permettendo di limitare il più possibile l'invasività degli interventi previsti. Sono stati approfonditi il tema impiantistico, tramite un accurato rilievo degli impianti esistenti e il progetto di nuove soluzioni integrate, e paesaggistico, con la riorganizzazione dell'area circostante il manufatto e il progetto di percorsi nel bosco limitrofo.
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Tamerlani, Silvia. "Il valore unitario dei portici nelle trasformazioni urbane di Bologna: "Avvertenze d'arte" per la loro valorizzazione e restauro." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19675/.

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Abstract:
La tesi si pone l’obiettivo di indagare il ruolo del portico nella città, non come singolo episodio architettonico, bensì come bene culturale diffuso in maniera capillare. Si vuole sottolineare l’importanza del binomio portici e tessuto urbano, poiché spesso ci si limita a studiarne solo l’evoluzione dei metodi costruttivi e del linguaggio. Il susseguirsi di episodi porticati, indistintamente dalla propria ricchezza architettonica, definisce la forma della città ed eleva il tessuto edilizio a monumento, pertanto una distinzione tra emergenze architettoniche ed edilizia minore, in termini di valore, non risulta soltanto superflua, ma bensì fuorviante. Il valore del portico è intrinseco alla sua presenza e si incorrerebbe in una serie di disguidi ad affermare che sono gli edifici monumentali a dare valore alla città: Portici monumentali e seriali dialogano nel continuum dando vita ad un unicum che assume valore in quanto intero, non totale, come più volte affermato da Cesare Brandi. La ricerca in parallelo sull’evoluzione urbanistica della città e sull’origine e lo sviluppo dei portici, intrecciata con i dati relativi ai rilievi diretti delle sezioni stradali e dei casi studio, ha permesso la ricostruzione dello sviluppo del portico in relazione all’evoluzione del tessuto urbano nel corso dei secoli, individuando tre momenti ritenuti fondamentali: la diffusione dell’elemento porticato nelle città medievali, la risposta politica di bologna e il portico come elemento determinante l’evoluzione del linguaggio della città. Si è così dimostrato come la città, in ogni epoca storica, abbia identificato nei portici un mezzo tramite il quale rinascere senza perdere la propria storicità e continuità architettonica. In conclusione, si è elaborata una “carta del restauro dei portici”, che possa indirizzare l’intervento di restauro verso un approccio culturale, al fine di garantire la salvaguardia dell’intero sistema porticato, a prescindere dal linguaggio del singolo manufatto.
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Serrau, Andrea. "Arte e architettura : progetti di restauro e valorizzazione delle pitture murali a Rimini tra XIII e XIV secolo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1284/.

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Abstract:
Il progetto di percorso urbano ‘S’intende per restauro qualsiasi intervento volto a conservare e a trasmettere al futuro, facilitandone la lettura e senza cancellarne le tracce del passaggio nel tempo, le opere d’interesse storico, artistico e ambientale; esso si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche costituite da tali opere, proponendosi, inoltre, come atto d’interpretazione critica non verbale ma espressa nel concreto operare’ (G.Carbonara) Celate all’interno di edifici privati, ritrovate quasi sempre fortuitamente, ai più sconosciute, le pitture murali del Trecento riminese necessitano un processo di valorizzazione. Si tratta di portarle alla luce una seconda volta creando un percorso di riscoperta di queste opere nascoste, di cui raramente si è più sentito parlare dopo il clamore sollevato dalla mostra del 1935 organizzata da Brandi. Si parla quindi di un percorso conoscitivo. Un percorso urbano che tocchi i luoghi dove queste sono ancora conservate: l’antica chiesa di San Michelino in foro (oggi divisa tra più proprietari privati), la chiesa di Sant’Agostino, la cappella del campanile della chiesa di Santa Maria in Corte, la cappella del Crocifisso in San Nicolò al porto. Le chiese costituiranno le tappe di un percorso che si articolerà attraverso le strade medievali della città. Si verrà a creare quindi un percorso non solo alla scoperta delle pitture murali del XIII e XIV secolo, ma alla scoperta della Rimini del Trecento, delle sue vie, del suo sviluppo urbano. Si affronterà il problema del restauro delle pitture murali, ma sempre preoccupandosi della buona conservazione e del mantenimento del monumento nel suo insieme. Pittura murale e architettura sono, come sostiene Philippot, inscindibili: trattando una pittura murale, il restauratore tratta sempre e solo una parte di un insieme più vasto, che costituisce il tutto al quale egli si dovrà riferire, tanto dal punto di vista estetico e storico, quanto dal punto di vista tecnico . Per ogni chiesa si prevederà quindi, oltre al progetto di restauro della pittura, anche un progetto di fruizione dello spazio architettonico e di riconfigurazione dello stesso, quando necessario, ragionando caso per caso. Si è deciso di porre come origine del percorso l’antica chiesa di San Michelino. La motivazione di questa scelta risiede nel fatto che in questo edificio si è individuato il luogo adatto ad ospitare uno spazio espositivo dove raccontare la Rimini del Trecento. Uno spazio espositivo al servizio della città, con la progettazione del quale si cercherà di restituire unità agli ambienti dell’antica chiesa, oggi così frazionati tra troppi proprietari. Da San Michelino si continuerà verso la chiesa di Sant’Agostino, dove si trovano affreschi del Trecento riminese già molto noti e studiati. Ciò che si rende necessario in questo caso è la riconfigurazione architettonica e spaziale degli affreschi della parte bassa della cappella del campanile, staccati e trasferiti su pannelli negli anni ’70, oltre alla previsione di un sistema di monitoraggio degli affreschi stessi. La terza tappa del percorso sarà la chiesa di Santa Maria in Corte. Il ciclo di affreschi si trova all’interno della cappella del campanile, oggi chiusa al pubblico ed esclusa dallo spazio della chiesa dopo gli interventi barocchi. Abbiamo quindi pensato di proporre una soluzione che permetta una più agevole fruizione della cappella, progettando un’illuminazione e un percorso d’accesso adeguati. Più complesso è il caso di San Nicolò al porto, individuata come ultima tappa del percorso. Si tratta in questo caso della riconfigurazione di un intero isolato, che nel tempo ha perso totalmente il suo significato urbano riducendosi ad una sorta di spartitraffico. Qui si rendeva necessaria inoltre la progettazione di una nuova chiesa, presentando quella attuale seri problemi statici.
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Lazzarini, Giulia. "Arte e Architettura : progetti di restauro e valorizzazione delle pitture murali a Rimini tra XIII e XIV secolo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1287/.

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Abstract:
Il progetto di percorso urbano ‘S’intende per restauro qualsiasi intervento volto a conservare e a trasmettere al futuro, facilitandone la lettura e senza cancellarne le tracce del passaggio nel tempo, le opere d’interesse storico, artistico e ambientale; esso si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche costituite da tali opere, proponendosi, inoltre, come atto d’interpretazione critica non verbale ma espressa nel concreto operare’ (G.Carbonara) Celate all’interno di edifici privati, ritrovate quasi sempre fortuitamente, ai più sconosciute, le pitture murali del Trecento riminese necessitano un processo di valorizzazione. Si tratta di portarle alla luce una seconda volta creando un percorso di riscoperta di queste opere nascoste, di cui raramente si è più sentito parlare dopo il clamore sollevato dalla mostra del 1935 organizzata da Brandi. Si parla quindi di un percorso conoscitivo. Un percorso urbano che tocchi i luoghi dove queste sono ancora conservate: l’antica chiesa di San Michelino in foro (oggi divisa tra più proprietari privati), la chiesa di Sant’Agostino, la cappella del campanile della chiesa di Santa Maria in Corte, la cappella del Crocifisso in San Nicolò al porto. Le chiese costituiranno le tappe di un percorso che si articolerà attraverso le strade medievali della città. Si verrà a creare quindi un percorso non solo alla scoperta delle pitture murali del XIII e XIV secolo, ma alla scoperta della Rimini del Trecento, delle sue vie, del suo sviluppo urbano. Si affronterà il problema del restauro delle pitture murali, ma sempre preoccupandosi della buona conservazione e del mantenimento del monumento nel suo insieme. Pittura murale e architettura sono, come sostiene Philippot, inscindibili: trattando una pittura murale, il restauratore tratta sempre e solo una parte di un insieme più vasto, che costituisce il tutto al quale egli si dovrà riferire, tanto dal punto di vista estetico e storico, quanto dal punto di vista tecnico . Per ogni chiesa si prevederà quindi, oltre al progetto di restauro della pittura, anche un progetto di fruizione dello spazio architettonico e di riconfigurazione dello stesso, quando necessario, ragionando caso per caso. Si è deciso di porre come origine del percorso l’antica chiesa di San Michelino. La motivazione di questa scelta risiede nel fatto che in questo edificio si è individuato il luogo adatto ad ospitare uno spazio espositivo dove raccontare la Rimini del Trecento. Uno spazio espositivo al servizio della città, con la progettazione del quale si cercherà di restituire unità agli ambienti dell’antica chiesa, oggi così frazionati tra troppi proprietari. Da San Michelino si continuerà verso la chiesa di Sant’Agostino, dove si trovano affreschi del Trecento riminese già molto noti e studiati. Ciò che si rende necessario in questo caso è la riconfigurazione architettonica e spaziale degli affreschi della parte bassa della cappella del campanile, staccati e trasferiti su pannelli negli anni ’70, oltre alla previsione di un sistema di monitoraggio degli affreschi stessi. La terza tappa del percorso sarà la chiesa di Santa Maria in Corte. Il ciclo di affreschi si trova all’interno della cappella del campanile, oggi chiusa al pubblico ed esclusa dallo spazio della chiesa dopo gli interventi barocchi. Abbiamo quindi pensato di proporre una soluzione che permetta una più agevole fruizione della cappella, progettando un’illuminazione e un percorso d’accesso adeguati. Più complesso è il caso di San Nicolò al porto, individuata come ultima tappa del percorso. Si tratta in questo caso della riconfigurazione di un intero isolato, che nel tempo ha perso totalmente il suo significato urbano riducendosi ad una sorta di spartitraffico. Qui si rendeva necessaria inoltre la progettazione di una nuova chiesa, presentando quella attuale seri problemi statici.
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Misirolli, Michela. "Arte e architettura : progetti di restauro e valorizzazione delle pitture murali a Rimini tra XIII e XIV secolo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1288/.

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Abstract:
Il progetto di percorso urbano ‘S’intende per restauro qualsiasi intervento volto a conservare e a trasmettere al futuro, facilitandone la lettura e senza cancellarne le tracce del passaggio nel tempo, le opere d’interesse storico, artistico e ambientale; esso si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche costituite da tali opere, proponendosi, inoltre, come atto d’interpretazione critica non verbale ma espressa nel concreto operare’ (G.Carbonara) Celate all’interno di edifici privati, ritrovate quasi sempre fortuitamente, ai più sconosciute, le pitture murali del Trecento riminese necessitano un processo di valorizzazione. Si tratta di portarle alla luce una seconda volta creando un percorso di riscoperta di queste opere nascoste, di cui raramente si è più sentito parlare dopo il clamore sollevato dalla mostra del 1935 organizzata da Brandi. Si parla quindi di un percorso conoscitivo. Un percorso urbano che tocchi i luoghi dove queste sono ancora conservate: l’antica chiesa di San Michelino in foro (oggi divisa tra più proprietari privati), la chiesa di Sant’Agostino, la cappella del campanile della chiesa di Santa Maria in Corte, la cappella del Crocifisso in San Nicolò al porto. Le chiese costituiranno le tappe di un percorso che si articolerà attraverso le strade medievali della città. Si verrà a creare quindi un percorso non solo alla scoperta delle pitture murali del XIII e XIV secolo, ma alla scoperta della Rimini del Trecento, delle sue vie, del suo sviluppo urbano. Si affronterà il problema del restauro delle pitture murali, ma sempre preoccupandosi della buona conservazione e del mantenimento del monumento nel suo insieme. Pittura murale e architettura sono, come sostiene Philippot, inscindibili: trattando una pittura murale, il restauratore tratta sempre e solo una parte di un insieme più vasto, che costituisce il tutto al quale egli si dovrà riferire, tanto dal punto di vista estetico e storico, quanto dal punto di vista tecnico . Per ogni chiesa si prevederà quindi, oltre al progetto di restauro della pittura, anche un progetto di fruizione dello spazio architettonico e di riconfigurazione dello stesso, quando necessario, ragionando caso per caso. Si è deciso di porre come origine del percorso l’antica chiesa di San Michelino. La motivazione di questa scelta risiede nel fatto che in questo edificio si è individuato il luogo adatto ad ospitare uno spazio espositivo dove raccontare la Rimini del Trecento. Uno spazio espositivo al servizio della città, con la progettazione del quale si cercherà di restituire unità agli ambienti dell’antica chiesa, oggi così frazionati tra troppi proprietari. Da San Michelino si continuerà verso la chiesa di Sant’Agostino, dove si trovano affreschi del Trecento riminese già molto noti e studiati. Ciò che si rende necessario in questo caso è la riconfigurazione architettonica e spaziale degli affreschi della parte bassa della cappella del campanile, staccati e trasferiti su pannelli negli anni ’70, oltre alla previsione di un sistema di monitoraggio degli affreschi stessi. La terza tappa del percorso sarà la chiesa di Santa Maria in Corte. Il ciclo di affreschi si trova all’interno della cappella del campanile, oggi chiusa al pubblico ed esclusa dallo spazio della chiesa dopo gli interventi barocchi. Abbiamo quindi pensato di proporre una soluzione che permetta una più agevole fruizione della cappella, progettando un’illuminazione e un percorso d’accesso adeguati. Più complesso è il caso di San Nicolò al porto, individuata come ultima tappa del percorso. Si tratta in questo caso della riconfigurazione di un intero isolato, che nel tempo ha perso totalmente il suo significato urbano riducendosi ad una sorta di spartitraffico. Qui si rendeva necessaria inoltre la progettazione di una nuova chiesa, presentando quella attuale seri problemi statici.
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Emanuelli, Beatrice, Giovanni Pulcinelli, and Claudia Zavalloni. "La rocca di Fossombrone. Progetto di conservazione e valorizzazione della rovina." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3602/.

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Abstract:
L'oggetto della tesi è la rocca feltresca di Fossombrone, cittadina in provincia di Pesaro-Urbino, in parte attribuita a Francesco di Giorgio Martini. Dopo un'approfondita analisi storica ed evolutiva dell'oggetto, si sono studiati attentamente i suoi sistemi costruttivi, al fine di delineare un progetto di restauro principalmente conservativo. Il progetto propone anche la realizzazione di una copertura che abbia lo scopo sia di contribuire alla conservazione e protezione dei resti di murature antiche, sia di consentire un'accesso protetto in una ritrovata fruibilità della rocca.
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Forni, Maria Elena. ""Quietis et deliciarum locus" restauro e rifunzionalizzazione della dimora padronale di "Villa Cappello-Mora"." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1277/.

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Abstract:
VILLA “CAPELLO - MORA”: PROGETTO DI RESTAURO E RIFUNZIONALIZZAZIONE Il restauro è da intendere come un intervento diretto sull’opera, e anche come sua eventuale modifica, condotta sempre sotto un rigoroso controllo tecnico-scientifico e storico-critico, se parliamo di conservazione, intendiamo l’operare in un intento di salvaguardia e di prevenzione, da attuare proprio per evitare che si debba poi intervenire con il restauro, che comprende un evento traumatico per il manufatto. Un seconda parola chiave in questo discorso è la “materia” il restauro interviene sulla materia di un monumento e questa costituisce il tramite dei valori culturali antichi, la sua conservazione e il suo restauro garantisce la trasmissione anche dei significati estetici, storici simbolici del costruito. Ma certamente influisce il tempo sulle cose per cui il progetto di restauro non può astenersi dall’intervenire, in una logica di minimo intervento, di reversibilità, di facile lettura. Il concetto di nuovo in un opera antica, concetto che a parere personale, pare centrare in pieno il problema. Il nuovo infatti “deve avere carattere di autonomia e di chiara leggibilità: come l’<> di Boito deve essere inequivocabilmente opera nuova, come prodotto figurativo e materiale autonomo, chiara ed inequivocabile espressione <>”. Ne deriva riassumendo che oggi l’obbiettivo deve essere quello di conservare da un lato senza non sotrarre altra materia alla fabbrica e di valorizzare, ossia aggiungere, nuove “presenze” di cultura contemporanea. Per questo si parlerà di progetto di restauro e rifunzionalizzazione. La fabbrica ha subito nel corso dell’ultimo decennio una serie di “rovinose” manomissioni, che a differenza di quelle operate in tempi più antichi (coincidenti con esigenze funzionali corrispondenti alla logica dell’adattare) appaiano ben più gravi, e contribuiscono a peggiorare la lettura del fabbricato. Il Veneto e soprattutto la zona intorno a Bassano del Grappa presenta una infinità di dimore padronali casini di caccia, resti di antiche residenze (colombare, oratori, ecc.) risalenti al periodo di maggior fioritura della residenza di “Villa” della Serenissima. Nel caso specifico di studio , quindi della rifunzionalizzazione dell’edificio, la domanda sorge spontanea; Come ristabilire un senso a questi spazi? E nell’ipotesi di poter realmente intervenire che cosa farne di questi oggetti?. E ultimo ma non ultimo in che modo poter ristabilire un “dialogo” con l’edificio in una lettura corretta del suo significato non solo per quel che riguarda la materia ma anche per ciò che ci trasmette nel “viverlo”, nell’usufruirne nel fatto stesso di poterlo vedere, passandoci davanti. tà. Lidea si forma prima ancora da un esigenza del territorio, il comune di Cassola dove ha sede la Villa,pur avendo un discreto numero di abitanti e collocandosi in posizione nevralgica in quanto molto vicino al centro diBasssano (ne è quasi la promulgazione), non possiede uno spazio espositivo /rappresentativo, un edificio a carattere pubblico, sede di “eventi” culturali locali e non. Villa Capello –Mora, potrebbe rispondere bene a questo tipo di utilizzo. Si è deciso di pensare ad un luogo a carattere espositivo che possa funzionare durante tutto l’anno e nei periodi etsivi includa anche il giardino esterno. Il progetto muove da due principi il principio di “reversibilità” e quello del “minimo intervento” sottolinenando volutamente che siano gli ogetti esposti e lo spazio dei locali a fare da protagonisti, Punti chiave nell’interpretazione degli spazi sono stati i percorsi, la “narrazione” degli oggetti esposti avviene per momenti e viene rimarcata nell’allestimento tramite i materiali i colori e le superfici espositive, perché nel momento in cui visito una mostra o un museo, è come se stessi vivendo la narrazione di un qualcosa, oggetto semplice od opera complessa che sia inteso nell’ambito museale-espositivo esso assume una capacità di trasmissione maggiore rispetto a qundo lo stesso ogetto si trova in un contesto differente, la luce e la sua disposizione nello spazio, fanno sì che il racconto sia narrato, bene o male, ancora più importante è lo sfondo su cui si staglia l’opera, che può essere chiuso, come una serie di scatole dentro la scatola (edificio) oppure aperto, con singole e indipendenti pannellature dove l’edificio riveste il carattere proprio di sfondo. Scelta la seconda delle due ipotesi, si è voluto rimarcare nella composizione degli interni i momenti della narrazione, così ad esempio accedendo dall’ingresso secondario (lato nord-ovest) al quale si è dato l’ingresso alla mostra, -superata la prima Hall- si viene, catapultati in uno spazio porticato in origine aperto e che prevediamo chiuso da una vetrata continua, portata a debita distanza dal colonnato. Questo spazio diventa la prima pagina del testo, una prima pagina bianca, uno spazio libero, di esposizione e non di relax e di presentazione dell’evento, uno spazio distributivo non votato solo a questo scopo, ma passibile di trasformazione. A rimarcare il percorso una pavimentazione in cemento lisciato, che invita l’accesso alle due sale espositive a sinista e a destra dell’edificio. Nell’ala a sinistra (rispetto al nord) si apre la stanza con camino seicentesco forse un tempo ad uso cucina? Sala che ospita dei pannelli a sospesi a muro e delle teche espositive appese a soffitto. L’ala di destra, diametralmente opposta, l’unica che al piano terra mantiene la pavimentazione originale, stabiliva il vero atrio d’entrata, nel XVII sec. riconoscibile da quattro colonne tuscaniche centrali a reggere un solaio ligneo, in questa stanza il percorso segnato a terra torna nella disposizione dei pannelli espositivi che si dispongono in un a formare un vero corridoio, tra uno e l’atro di questi pannelli degli spazi sufficienti a intravedere le colonne centrali, i due lati dello stretto percorso non sono paralleli e aprono in senso opposto a due restanti spazi dell’intero salone, La sala suddivisa così in queste tre parti - una di percorrenza due di esposizione - , risulta modificata nella lettura che ne annulla l’originale funzione. Questa nuova “forma”, non vuole essere permanente infatti i pannelli non sono fissi. la narrazione avviene così per momenti, per parti, , che non devono necessariamente far comprendere il “tutto”, ma suggerirlo. Così come per il percorso che non è obbligato ma suggerito. A terminare il piano altre due sale di minore dimensione e di modesto carattere, nelle quali sono presenti pannellature a parete come nella prima sala. L’allestimento prosegue al piano primo a cui si accede tramite due rampe, trattate nel progetto difformemente, in base al loro stato e al loro significato, la rampa più recente (XIX sec) rompe lo spazio al piano nobile stravolgendo l’ingresso a questo salone, che originariamente avveniva salendo dalla scala principale e oltrepassando un disimpegno. La scala ottocentesca introduce direttamente all’ambiente che ora risulta liberato dalle superfetazioni dello scorso secolo, mostrandosi come era stato previsto in origine. Questa rottura dello spazio viene marcata nel progetto da un volume che “imprigiona” la rampa e segna l’inizio della sala espositiva, la sala delle architetture. Al centro della sala in un gioco di pieni e vuoti i pannelli, espositivi, distaccati di poco gli uni dagli altri questa volta non a incorniciare delle colonne ma a richiamo delle pitture murali che raffiguranti una loggia alludono ad una lettura per “parti” e scandiscono lo spazio in una “processione” di eventi. A seguito del “gioco” sono presenti in senso ortogonale ai pannelli sopradescritti ulteriori pannellature appese ad una struttura metallica indipendente dalle capriate lignee. Tale struttura assume ad una duplice funzione, funge sia da irrigidimento della struttura (edificio) che da supporto alla pannellatura, ad essa infatti è collegata una fune, che entrerà in tensione, quando il pannello verrà ad appendersi. Infine questa fune passante da due puleggie permetterà al pannello di traslare da un lato all’altro dell’edificio, bloccandosi nella posizione desiderata tramite freno interno, azionato manualmente.
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Galli, Francesca, Chiara Magnani, and Daphne Zenoni. "Un castello ed il suo paesaggio: Conservazione e valorizzazione dei resti del Castello di Coriano (RN)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9703/.

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Abstract:
Il castello di Coriano, in provincia di Rimini, per la sua complessità ci ha permesso di confrontarci con diversi temi, dal reinserimento del castello all’interno del contesto urbano alla conservazione e il restauro delle manufatto, dall’aspetto paesaggistico legato alle visuali, all'interazione della vegetazione con le strutture. L'evoluzione delle vicende storiche ha fatto sì che il ruolo del castello sia cambiato nel corso del tempo, attraversando una prima fase di forte importanza pubblica per poi essere rafforzato da opere difensive e infine subire un progressivo abbandono che lo ha privato della sua dimensione sociale, rendendolo un luogo isolato e privo d'identità. L'analisi del manufatto e del suo contesto storico e paesaggistico ha condotto ad un progetto di valorizzazione che mira a rendere nuovamente il castello fulcro di attività sociali e nuovo protagonista della realtà corianese, fornendone al tempo stesso una chiave di lettura.
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Luppi, Giulia. "Un percorso per la valorizzazione del romanico minore nell'Appennino modenese. Edifici di culto lungo la Via Romea Nonantolana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9955/.

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Abstract:
Strategie conoscitive per la valorizzazione di un percorso. Partendo dall'analisi storica, del territorio e del paesaggio, si mettono a sistema quattro edifici di culto lungo la Via Romea Nonantolana, osservando le tecniche costruttive impiegate nella loro realizzazione, ed i fattori ambientali al contorno con una schedatura. Si analizza lo stato di conservazione si propone uno schema di attività ispettive e manutentive, e,prendendo come esempio uno dei quattro edifici, le cause delle patologie sullo stesso e le ipotesi di intervento. Si propone infine un'idea di percorso per poter rendere più fruibili queste fabbriche.
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Bernardi, Silvia <1996&gt. "Festival del cinema e valorizzazione: Lago Film Fest e la contaminazione creativa per lo sviluppo locale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19688.

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Abstract:
I festival culturali costituiscono un network di eventi dal consistente peso economico e socio-culturale. Possono fungere da catalizzatori per lo sviluppo locale o la rigenerazione urbana, suscitando inoltre un'immagine positiva del luogo in cui si svolgono.
 In particolare, i festival cinematografici disseminati sul territorio nazionale ormai da decenni, rappresentano dei significativi generatori di valore artistico, luoghi della (condi)visione e della valorizzazione culturale. Il festival locale si identifica come una realtà unica che, lontana dalla logica dell'industria cinematografica, offre la possibilità di vivere l'esperienza filmica in modo nuovo, stimolando la curiosità, attraverso una proposta di lungometraggi o cortometraggi di autori relativamente sconosciuti. Pertanto, lo scopo di questo elaborato è quello di esaminare la storia e la progettazione strategica degli eventi cinematografici in Italia, nonché l'impatto di questi ultimi sul territorio, con un approfondimento su Lago Film Fest, festival internazionale di cinema indipendente con sede a Revine Lago, in provincia di Treviso.
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Morra, Marco, and Simone Ferraioli. "Rudere e natura: progetto per la valorizzazione dei resti del castello di Cantagallo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12525/.

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Abstract:
Nella valle del Santerno, su un’altura che domina il paesaggio, si trovano i resti del castello di Cantagallo. Abbandonato a sè stesso più di quattro secoli fa, resta come una testimonianza di antichi tumulti, che il degrado e l’incuria stanno facendo lentamente scomparire. Le sue origini restano tutt’ora ignote a causa della carenza di documenti, andati ormai perduti, ma possiamo comunque affermare che ebbe per secoli signori propri e slegati dalle egemonie politiche di Castel del Rio, ad opera dell’allora influente famiglia degli Alidosi. Il castello era considerato come una rocha fortissima, e fu forse per tale motivo che divenne la tana di Ramazzotto de’ Ramazzotti nel 1523, a seguito di una durissima sconfitta. Vi abitò fino al 1534, quando fu costretto a rifugiarsi nell’Appenino Tosco- Romagnolo inseguito dai suoi sudditi, che aveva, per diversi anni, ferocemente sfruttato. Da allora il castello venne abbandonato e fu notato soltanto tre secoli più tardi dal pittore/scenografo Romolo Liverani, il quale ha lasciato le testimonianze più importanti, fonte di domande e ipotesi a cui si è cercato di trovare risposta. Nel corso del tempo si è venuto a formare un profondo legame tra il rudere e la natura circostante, così profondo da essere ormai inscindibile. Il castello non ha subìto alcun intervento di conservazione e risulta in avanzato stato di degrado. Inoltre nessuno, nel corso del tempo, ha mai dedicato uno studio specifico sul manufatto, lasciando il castello avvolto nel mistero e dimenticato dalla collettività. L’obiettivo di questo lavoro, dunque, è proprio quello di ottenere la prima restituzione grafica accurata del manufatto e proporre un progetto di conservazione e valorizzazione dei resti del castello di Cantagallo
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Casa, Alessandro, and Giulia Tomaselli. "Uno sguardo sull'antico. Progetto di conservazione programmata e valorizzazione della villa romana di Russi e del parco annesso." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12521/.

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Abstract:
La villa romana di Russi si situa nella pianura ravennate, all'estremità settentrionale del comune da cui prende il nome. Il primo rinvenimento di materiale archeologico ebbe luogo nel 1938 durante le operazioni di scavo effettuate dalla fornace Gattelli all'interno della propria cava di argilla. Nei decenni successivi il terreno venne acquisito dallo Stato e trasformato in un'Area di Riequilibrio Ecologico. Oggi la villa si trova immersa nella vegetazione ad una quota di 11 metri inferiore rispetto a quella della città contemporanea. La presente tesi si è soffermata in particolare sulla ricostruzione, tramite materiale d’archivio, degli interventi di restauro effettuati sui resti archeologici dopo il loro rinvenimento e su come questi influenzino l’odierno stato di conservazione della villa. Dal punto di vista progettuale sono stati affrontati i temi della conservazione e della valorizzazione dell’area archeologica e del suo parco.
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Terenzi, Filippo. "Palazzo ducale di Sassuolo:unicum monumentale e paesaggistico. Prospettive per il restauro dei giardini e la valorizzazione del polo museale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
La tesi si propone l’obbiettivo di esporre una proposta progettuale e di valorizzazione sia monumentale che paesaggistica del complesso Palazzo Ducale di Sassuolo, rispettivamente del prospetto meridionale che si affaccia sul giardino e parco ducale. Il progetto della Delizia di Sassuolo, coordinato dal RUP Emanuela Storchi, Funzionario Architetto presso Soprintendenza, Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, è all’interno di un piano ancora più vasto chiamato ‘’Ducato Estense’’ promosso dal MiBACT e ha come principale obiettivo la valorizzazione del territorio compreso tra Emilia–Romagna e Garfagnana. A seguito della progressiva “erosione” del parco dovuta all’urbanizzazione ed industrializzazione del territorio, dopo una lunga parentesi novecentesca di gestione da parte prima del salumificio Bellentani, e poi da parte dell’Accademia Militare di Modena, che per l’esercizio delle proprie attività evidentemente ne precludeva l’accesso al pubblico, il complesso necessitava di diffusi interventi di restauro conservativo. La proposta, è l’obbiettivo di ampliare il percorso di visita nella manica meridionale del Palazzo e di restituire alla fruizione dei visitatori il fronte Sud, ripristinando il collegamento fisico oltre che visivo, che dal Cortile d’Onore attraverso i fornici, (attualmente tamponati e chiusi con infissi di recente fattura) permetteva di raggiungere la quota del parterre attraverso un sistema di terrazze e percorsi esterni e di traguardare dal palazzo Ducale, la Villa Belvedere mediante la concretizzazione del cannocchiale visivo costituito dal filare di pioppi. Il progetto dell’allestimento museografico si è avvalso dello studio di importanti esperienze analoghe italiane degli anni 50’, che rappresentano la lezione di metodo valida ancora oggi.
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Bazzocchi, Giacomo, and Laura Mancini. "Un percorso urbano ritrovato: restauro e valorizzazione della Portaccia, Porta Fiume e dei ruderi della rocca Vecchia di Cesena." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1709/.

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Abstract:
Obiettivo del progetto di tesi è ritrovare un percorso urbano, riguardante un tratto della città di Cesena, che oggi non è più leggibile nella sua originaria identità. La cinta muraria di Cesena è da sempre motivo di vanto della città. Esso è dovuto anche al fatto che gran parte di tale cinta è stato oggetto di restauri puntuali. Vi è un tratto di esse però dove non risulta più immediata la sua l’appartenenza ad un tutto più ampio e finito che è quello dell’intero perimetro fortificato. Il nostro progetto vuole suggerire nuovamente quale fosse il suo andamento, e il suo rapporto con il resto della città quindi proponiamo il restauro e la valorizzazione degli elementi significativi che s’incontrano percorrendo il suddetto tratto di città. Precisamente si tratta dei manufatti della porta d’accesso del torrente Cesuola detta Portaccia e di porta Fiume, due delle antiche porte delle mura cesenati. Si propone per questi un riuso degli ambienti che saranno adibiti a punto informativo, piuttosto che aree espositive, museali. Saranno aperte al pubblico e rese visibili per portare un esempio le antiche cannoniere. Si è progettata anche la sistemazione dell’area esterna direttamente prospiciente gli edifici in questione, al fine di renderli maggiormente visibili e riconoscibili all’interno del panorama cittadino. Questi due edifici vogliono essere importanti poli per i turisti o per chiunque voglia immergersi nella storia della città di Cesena. S’incontra poi in questa passeggiata, un’area archeologica. La si raggiunge partendo per esempio dalla Portaccia e seguendo quello che era il tracciato delle antiche mura. Tale area testimonia l’esistenza di tratti di antiche fortificazioni e ci racconta i caratteri costruttivi delle abitazioni del tempo e dell’impianto urbano, oltre ad aver riportato alla luce antichi manufatti e reperti archeologici importanti. Questo spazio verrà opportunamente valorizzato e reso noto ai visitatori. Si sceglie di non portare alla luce gli elementi trovati nel sottosuolo per non variare le loro condizioni termo-igrometriche, e di suggerire la dimensione degli stessi attraverso la progettazione fedele fuori terra di elementi in alzato cavi contenenti vegetazione. Il visitatore potrà girovagare fra questi nel “giardino archeologico”. Un altro elemento di fondamentale importanza proseguendo nel percorso è la presenza dei suggestivi ruderi della rocca Vecchia, che hanno resistito allo scorrere inesorabile del tempo e che sono ancora in grado di testimoniare di un passato ormai distante e sfocato. Sarà la vegetazione a fare da protagonista in quest’area poiché attraverso la scelta di alcune piante che, con le loro radici sono in grado di aiutare i ruderi a sopravvivere, verrà dato nuova veste a ciò che resta della rocca Vecchia. Contestualmente a ciò, si è deciso di riproporre nella zona retrostante i ruderi, il sistema degli antichi terrazzamenti di cui il colle è stato dotato in passato. Essi sono importanti a livello strutturale per ovviare alle problematiche conseguenti al dilavamento del terreno verso valle, ma non solo. Si vuole sì riproporre questi terrazzamenti come citazione storica, ma essa vuole essere un’emulazione non un’imitazione, pertanto, verranno trattati come una sorta di “giardino botanico”. La discesa del colle verso porta Fiume sarà certamente più piacevole se si potranno ammirare le specie autoctone presenti in questo luogo ben organizzate lungo la passeggiata. L’obiettivo del progetto è rendere palesi le importanti caratteristiche architettoniche che contraddistinguono l’eccezionale valore dei beni oggetto di analisi, migliorando le condizioni di conservazione ed assicurando una fruizione degli ambienti, ove sia possibile, e donando una nuova destinazione d’uso agli stessi.
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Fratti, Serena, and Giorgia Denicolò. "Castrum Corzani: proposte per la conservazione dei ruderi del castello e la valorizzazione del sito." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12199/.

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Abstract:
La presente tesi ha come obiettivo la conservazione del manufatto e la valorizzazione del sito nel suo insieme di elementi non solamente storici e monumentali, ma anche naturalistici ed ambientali. Il progetto vuole trasmettere il valore artistico e storico del manufatto, spingendo alla sua scoperta un numero sempre maggiore di viaggiatori e di cultori del turismo d’esplorazione. Nel corso della fase conoscitiva si sono affrontate le questioni relativa alle forme di degrado in atto, dell’abbandono e della difficoltà di lettura del luogo progressivamente trasformato, modificato fino alla ruderizzazione, che hanno condotto ad una progettazione accorta e consapevole, ponendo attenzione alle effettive necessità conservative.
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Ferroni, Chiara Micol, and Stefania Visaggi. "Il Parco archeologico di Saturo: proposte per la conservazione e la valorizzazione archeologica e paesaggistica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23108/.

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Questo elaborato di tesi ha in oggetto il Parco Archeologico di Saturo e si compone di due parti: la prima, in cui il sito viene analizzato e compreso in tutte le sue stratificazioni storiche e nella sua composizione paesaggistica; la seconda in cui viene presentato un progetto di restauro, rivalutazione e adeguamento a parco archeologico che propone la realizzazione di un percorso e di due edifici: un volume di ingresso che prevede reception bookshop, visitor center e spazi laboratoriali ed un padiglione che ha lo scopo di tesaurizzare i lacerti di mosaico presenti nel sito.
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Garozzo, Carla <1967&gt. "La valorizzazione del patrimonio delle ville venete attraverso modelli e sistemi di simulazione : il caso di Villa Manin." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11976.

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Abstract:
L’uso delle tecnologie digitali e in particolare delle ICT (Information and Comunication Technologies) è diventato ormai da tempo fondamentale per la riqualificazione e per una migliore fruizione dei beni culturali. Per ICT si intende tutto l’insieme di tecnologie che, sviluppatesi negli ultimi quindici anni a seguito dell’evoluzione dell’informatica e delle reti di telecomunicazione, hanno rivoluzionato, o quanto meno supportato, il settore del patrimonio artistico culturale. Risultano vincenti tutti gli interventi svolti con il loro impiego sia nel campo dei beni materiali, come parchi archeologici, musei, edifici rilevanti, monumenti, chiese, oggetti di valore storico artistico, quadri, mobili, arredi, oggetti di culto, tessuti, ecc., sia che si tratti di beni immateriali, come ad esempio strumenti urbanistici, tradizioni popolari, alimentari, e più in generale per l’ambito, ancora più vasto, della memoria condivisa. Le applicazioni vengono oggi favorite dalla larga diffusione delle ICT (come Web, Multimedia, RFID, GPS, Bluetooth) attraverso l’integrazione nella UCT - Universal Convergence Technology su supporti portatili e molto diffusi, come PDA e SmartPhone, che interagiscono con i beni culturali a seconda dello scopo e del campo a cui questi ultimi si riferiscono. Tali tecnologie possono, ad esempio, essere utilizzate per consentire una gestione del patrimonio, per favorire attività di studio e di ricerca, per la diagnostica dello stato di conservazione, per il restauro, per la tutela, per applicazioni che consentano di comunicare al grande pubblico la rilevanza del patrimonio culturale, ma anche su un registro più divulgativo e turistico. Partendo da questi presupposti nasce la plausibilità di strategie e di interventi volti a valorizzare il patrimonio delle ville venete attraverso le innumerevoli applicazioni delle ICT: è il tema-obiettivo della mia ricerca all’interno della Scuola dottorale in Storia delle Arti Ca’Foscari-IUAV- Università di Verona, ricerca sostenuta da una specifica borsa di studio erogata da Banca FriulAdria-Crédit Agricole .
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Sartini, Francesca. "Il Tempio di San Biagio a Montepulciano: restauri e illuminazione per la valorizzazione culturale e paesaggistica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
Il tempio di San Biagio a Montepulciano è con ogni probabilità la manifestazione più eloquente di Architettura Rinascimentale della Valdichiana e Val D’Orcia. Edificata nel XVI secolo sotto la guida dell'architetto Antonio da Sangallo, si inserisce in un contesto singolare e risponde all'onere di unire il paesaggio architettonico del borgo poliziano a quello naturale delle vallate circostanti. Il presente elaborato intende ricostruire il percorso dei fatti storici che hanno concorso al monumento nella sua materia e nella sua storia, con la volontà di conoscere per preservare e valorizzare. Grazie all'attività di ricerca sostenuta ed indirizzata dall'Architetto Pizzinelli e dall'Archivio Storico Comunale di Montepulciano è stato possibile consultare i documenti originali dell’opera facendo luce su molteplici aspetti. Un elemento di notevole importanza nella produzione del presente lavoro è stato lo studio e l’approfondimento dell’attività di Rilievo cui il Tempio di San Biagio è stato oggetto. La prima fase è stata quella di analizzare le superfici degradate delle facciate in travertino per la quale è stata preziosa la collaborazione con il Prof. Geologo Grillini. Il progetto di illuminotecnica è stato sviluppato dapprima nella direzione di valorizzare puntualmente le porzioni di maggior pregio del Tempio e successivamente sono stati nobilitati e ripensati i corpi illuminanti esterni con l’obiettivo di rendere fruibile e riconoscibile il monumento anche a distanze d’orizzonte. L’analisi del degrado e lo studio della regimentazione delle acque a livello del terreno ha ispirato il progetto redatto in questa Tesi corredandolo anche con un'idea di recupero delle superfici danneggiate dal problema già citato. L’obiettivo generale di questa Tesi è stato quello di sviluppare delle ipotesi di progetto che mirino a preservare il fabbricato prescindendo da interventi invasivi e anzi mirando a soluzioni di dettaglio che rispettino la natura e la storia del Tempio stesso.
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