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Dissertations / Theses on the topic 'Relazioni organizzative'

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1

Za, Stefano. "Fiducia e tecnologia nelle relazioni elettroniche inter-organizzative." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2009. http://hdl.handle.net/11385/200794.

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2

Bernardi, Stefano <1996&gt. "Organizzazione aziendale e innovazione: il ruolo chiave delle relazioni inter-organizzative." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18873.

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Abstract:
Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le principali variabili organizzative e gestionali che, combinate tra loro, permettono alle imprese di raggiungere performance elevate ed una maggiore capacità innovativa, con particolare attenzione alle relazioni inter-organizzative. L’elaborato risulta suddiviso in tre capitoli. 1. Nel primo capitolo verranno approfondite le variabili dimensionali e le principali variabili di struttura che più si adattano ai processi innovativi. Inoltre, saranno chiariti i concetti di exploratory innovation, exploitative innovation, di organizzazioni ambidestre e verrà sottolineata l’importanza della modularità e delle strutture loosely coupled per lo sviluppo di innovazioni di successo. 2. Il secondo capitolo riguarderà, invece, il rapporto che le organizzazioni instaurano con i propri partner. Partendo da un’analisi generale in merito alla collaborazione tra imprese, si andranno poi ad individuarne le forme e le modalità più diffuse e l’apporto che ognuna di queste può fornire alla performance e al grado di innovazione delle parti coinvolte. Infine, all’interno di una strategia di outsourcing, verrà approfondita la questione della gestione dei fornitori, identificando due approcci diametralmente opposti: relazioni arm’s lenght e rapporti di collaborazione fondati sulla fiducia reciproca. Saranno successivamente analizzati i sistemi exit-based e voice-based, utilizzati dalle imprese per la risoluzione delle problematiche che si generano tra cliente e fornitore. 3. Nel terzo capitolo verrà presentata l’industria di riferimento, fornendo un quadro generale sull’andamento del settore motociclistico nei principali paesi produttori e individuando i trend da monitorare con più attenzione. . Verrà, poi, analizzato il caso pratico in cui saranno riprese le basi teoriche affrontate in precedenza per cercare un riscontro al successo o al fallimento di determinate strategie gestionali e organizzative, nonché il loro impatto sulla performance e sulle capacità innovative dell’impresa, focalizzandosi principalmente sull’innovazione collaborativa.
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3

Maffini, Lorenzo <1993&gt. "L'Open Innovation nel settore automobilistico: una prospettiva delle relazioni inter-organizzative nei produttori di componentistica automotive italiani." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13725.

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Abstract:
Lo scopo di questo elaborato è quello di andare ad analizzare il concetto di Open Innovation presentato da Chesbrough, che sottolinea la necessità per le imprese di fare affidamento a fonti esterne di innovazione per mantenere la propria competitività. Nel settore automotive è possibile osservare come tale concetto di innovazione collaborativa abbia già caratterizzato l’industria nel corso dell’ultimo secolo: si passa, infatti, da imprese completamente integrate all’inizio del Novecento, a una rete di fornitori gerarchizzata e multilivello che caratterizza i giorni nostri. Tuttavia è possibile osservare come senza lo sviluppo di competenze interne e pratiche inter-organizzative, il processo di esternalizzazione dell'innovazione non presenti caratteri di efficienza ed efficacia. La gestione delle relazioni, quindi, si rivela di fondamentale importanza: nonostante la scarsa propensione alla collaborazione da parte degli attori operanti nella filiera, le dinamiche di innovazione collaborativa sviluppate all’interno della filiera stessa, influenzano le performance innovative delle imprese e, di conseguenza, le performance economiche.
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4

Agliata, Nicola <1996&gt. "Il settore automotive italiano: lo sviluppo e l’efficacia di relazioni inter-organizzative e i loro effetti sulla performance innovativa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18435.

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Abstract:
Attraverso un’analisi della letteratura, di dati qualitativi e quantitativi, e grazie all'utilizzo di un questionario specifico, è stata avviata un’indagine per capire se esiste una relazione positiva tra lo sviluppo di relazioni inter-organizzative e la capacità di innovazione delle imprese automotive italiane; quindi i loro effetti sulla performance produttiva, sui processi di R&S e sulla capacità di mantenere il vantaggio competitivo d'impresa. Dopo un inquadramento teorico nel quale si descrivono i principali obiettivi, vantaggi e limiti dei network inter-organizzativi, si è presentata la situazione globale del settore auto, con un focus particolare sulla filiera italiana. Ciò che emerge è che i network sono forme organizzative indipendenti dai mercati e dalle gerarchie in quanto funzionano con meccanismi propri, distinguendosi per la caratteristica sociale delle relazioni. Tali reti di imprese, se governate diligentemente, evitando abusi di potere e comportamenti opportunistici, possono essere fonte di innovazione e di accesso a competenze diversificate, fondamentali per affrontare l’evoluzione dell’industria automobilistica in atto, in un contesto di incertezza e transizione elettrica. Dall'analisi del settore si evince che sta lentamente cambiando il concetto di mobilità: intesa non più come meramente privata ma piuttosto come un servizio condiviso, in grado di cambiare abitudini ed esigenze dei consumatori, favorendo nuovi modelli di business e lo sviluppo di tecnologie innovative. Il quadro numerico del settore, proposto nel terzo Capitolo, mostra una significativa ripresa dell’industria globale a seguito della crisi economica del 2008 e l’affermarsi della Cina come il maggiore produttore di batterie elettriche, in grado di esercitare un ruolo significativo nel futuro della mobilità sostenibile. L’analisi sulla filiera italiana evidenzia un ritardo tecnologico significativo rispetto ai rivali americani e asiatici, causato soprattutto dalla mancanza di infrastrutture capaci di sviluppare e abilitare le innovazioni e da processi di internazionalizzazione poco efficaci. L’elaborato termina con l’analisi analitica dei dati raccolti a livello nazionale attraverso il questionario 2020 fornito da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) in collaborazione con il CAMI (Center for Automotive and Mobility Innovation Cà Foscari) e con l’Osservatorio sulla Componentistica Automotive Italiana.
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5

Palumbo, Rocco. "L'imperativo della collaborazione: la prospettiva inter-organizzativa per una nuova lettura dell'integrazione socio-sanitaria." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1760.

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Abstract:
2012 - 2013
Il lavoro di tesi propone una sistematizzazione dei contributi scientifici in materia di “relazioni inter-organizzative” (inter-organizational relationships, secondo la definizione anglosassone), nell’intento di pervenire alla formulazione di un framework teorico unitario da impiegare per lo studio – sia in chiave concettuale che empirica – delle dinamiche di cooperazione e collaborazione che si innescano tra le aziende del settore pubblico. Sebbene il quadro teorico proposto possa trovare applicazione in tutte le sfere di azione in cui sono impegnate entità di natura pubblica, l’Autore concentra la sua attenzione sul caso dell’integrazione socio-sanitaria, da intendersi quale complesso processo di ricomposizione della condizione di frammentazione istituzionale, professionale, culturale, organizzativa e operativa che si riscontra all’interno del sistema dei servizi di assistenza alla persona in stato di bisogno. Alla luce del graduale processo di evoluzione che si riscontra nei modelli di gestione tipicamente adottati in ambito pubblico, l’elaborato evidenzia la tensione in seno al sistema socio-sanitario verso l’implementazione di un approccio sistemico, evocativamente definito di New Health Governance, inteso a enfatizzare l’importanza assunta dalle relazioni inter-organizzative ai fini dell’efficace ed efficiente perseguimento delle finalità istituzionalmente assegnate alle aziende sanitarie e sociali. D’altro canto, malgrado comunemente descritte come parti di un “sistema a legami deboli”, queste ultime si dimostrano il più delle volte non in grado di valorizzare in maniera appropriata le sinergie latenti che le caratterizzano, con profonde ripercussioni sia sulla loro capacità di rispondere in maniera appropriata alle complesse istanze dell’utenza che sulle loro condizioni di sostenibilità economica e gestionale. A partire da tali riflessioni, le relazioni inter-organizzative sono presentate quale fattore critico per il successo delle aziende pubbliche in generale e delle organizzazioni sanitarie e sociali in particolare. In considerazione, da un lato, della condizione di frammentazione che è possibile riscontrare nella letteratura in materia di relazioni inter-organizzative e, dall’altro, della rilevanza di queste ultime sotto il profilo strategico, organizzativo e gestionale, è stata condotta una minuziosa literature review “a doppio strato” dei principali contributi scientifici di rilievo nazionale e internazionale sull’argomento, nel precipuo intento di pervenire a una sistematizzazione di quanto argomentato e dibattuto in dottrina. In primo luogo, l’analisi della letteratura è stata finalizzata alla raccolta di argomentazioni teoriche e di evidenze empiriche in merito ai determinanti delle strategie collaborative tra due o più organizzazioni, alle dinamiche di nascita e governo delle relazioni inter-organizzative a esse sottese, ai benefici e ai costi associati a queste ultime, nonché ai modelli di governo e agli approcci di gestione delle interazioni sistemiche. Le locuzioni “inter-organizational relation”, “inter-organizational relationship”, “interorganizational relation” e “interorganizational relationship” sono state impiegate come query ai fini della ricerca per “parole chiave, titolo e abstract” all’interno del database “Scopus-Elsevier”, senza assumere vincoli temporali o criteri di esclusione basati sulla tipologia della pubblicazione. Un totale di 1.333 fonti bibliografiche è stato raccolto; queste ultime sono state successivamente catalogate in appositi fogli di lavoro elettronici e sistematizzate, nell’intento di scremare le ridondanze – vale a dire i contributi considerati più volte in ragione della loro rispondenza a più chiavi di ricerca – e pervenire alla redazione di un elenco finale delle opere da sottoporre a scrutinio per l’inclusione all’interno della literature review. Tale attività di filtraggio ha determinato l’eliminazione di ben 603 item, consentendo di focalizzare l’attenzione sui restanti 730 contributi, sottoposti a una minuziosa analisi del contenuto dei rispettivi abstract. Sulla base di opportuni criteri di selezione, diretti a rimuovere dall’elenco il materiale bibliografico non coerente alle finalità perseguite nel presente lavoro di tesi, sono stati identificati 157 contributi rilevanti – rappresentati per tre quarti da articoli in rivista e, per la restante parte, da capitoli in volumi collettanei e monografie. In secondo luogo, il quadro teorico in materia di relazioni inter-organizzative è stato tradotto nella prospettiva dell’integrazione socio-sanitaria. Utilizzando in maniera congiunta le banche dati “Scopus Elsevier”, “PubMed” ed “Emeroteca Virtuale”, è stata avviata un’ulteriore attività di reperimento del materiale bibliografico, focalizzando l’attenzione sugli studi aventi ad oggetto l’organizzazione e/o la gestione integrata delle prestazioni socio-assistenziali. I termini “integrated care”, “health and social care integration”, “healthcare and social care integration” e “social care and healthcare integration” – per il reperimento dei contributi internazionali – e le locuzioni “integrazione socio-sanitaria”, “assistenza integrata”, “sistema socio-sanitario” e “sistema integrato di assistenza” – per il reperimento della letteratura italiana – sono stati impiegati quale parametro di ricerca principale all’interno del campo “parole chiave, titolo e abstract”. Il loro utilizzo è stato affiancato da termini di ricerca secondari, ricavati dai risultati della revisione della letteratura condotta durante lo step precedente, tra cui – a titolo esemplificativo, ma non esaustivo – “inter-organizational relation”, “alliance”, “collaboration” e “cooperation” per le pubblicazioni internazionali e “sinergie”, “interazioni organizzative” e “interdipendenze organizzative” per i contributi nazionali. Anche in tal caso, nessun vincolo temporale e nessun criterio di esclusione sono stati impiegati in sede di configurazione dei parametri della ricerca. La query ha condotto alla raccolta di un numero complessivo di circa 600 contributi scientifici, tra cui articoli in rivista, contributi in atti di convegno, monografie e capitoli in volumi collettanei; in seguito all’eliminazione dei documenti ridondanti, il numero originario si è ridotto a 472 documenti, su cui è stata condotta un’analisi di significatività e di rilevanza ai fini degli obiettivi della presente ricerca, attraverso la lettura dei relativi abstract. Ad esito di tale attività di scrematura, sono state selezionate poco più di 200 pubblicazioni, che hanno rappresentato la base per l’inquadramento dell’integrazione socio-sanitaria nella prospettiva delle relazioni inter-organizzative. Più dell’85% di questi ultimi rientra nella categoria degli articoli su rivista; la parte residua si compone prevalentemente di rapporti istituzionali, capitoli in volumi collettanei e, in via residuale, monografie. All’inquadramento concettuale dell’integrazione socio-sanitaria nella prospettiva delle relazioni inter-organizzative segue la descrizione sistematica dei determinanti che contribuiscono a spiegare la nascita e lo sviluppo di queste ultime. Particolare attenzione è dedicata alle motivazioni che spingono le aziende sanitarie e sociali a ricorrere a strategie collaborative piuttosto che competitive. In questa prospettiva, i benefici associati alle interazioni sono confrontati ai sacrifici che emergono a seguito della loro istituzione, soprattutto in termini di restrizione della discrezionalità organizzativa e di perdita di autonomia strategica e gestionale. In aggiunta, si propone a una sistematizzazione dei modelli più comuni di governo e gestione delle relazioni inter-organizzative, cui si congiunge un’approfondita discussione in merito agli approcci di valutazione più appropriati per la misurazione delle performance interorganizzative. Nella parte conclusiva, l’integrazione socio-sanitaria è indagata precipuamente in relazione ai suoi caratteri di stabilità e di intensità. Coerentemente, alcune “regole empiriche” per l’implementazione dell’integrazione socio-sanitaria sono esposte, identificando i fattori abilitanti e ostativi a essa. Diversi casi internazionali, tra cui il “Budget di salute” nella regione Campania, sono impiegati quali esperienze empiriche protese a tradurre in termini teorici il costrutto teorico proposto nello sviluppo del lavoro di tesi. Dalle evidenze riportate, le relazioni inter-organizzative emergono quale strumento indispensabile, ma di difficile implementazione ai fini del recupero di efficienza, efficacia ed economicità nelle attività di assistenza alle persone in stato di bisogno. [a cura dell'autore]
XII n.s.
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6

Brunello, Cinzia <1974&gt. "Le relazioni tra assetto istituzionale, struttura organizzativa e sistemi operativi nelle cooperative sociali." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2003. http://hdl.handle.net/10579/139.

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Abstract:
L'obiettivo della ricerca consiste nell'enucleazione delle dinamiche intercorrenti fra l'assetto istituzionale, la struttura organizzativa e i sistemi operativi delle cooperative sociali, con particolare riguardo alle dinamiche endogene ed ai cicli di auto-alimentazione della gestione, nonché alle interazioni con gli attori sociali determinanti. Il punto di partenza sul quale poggia l'intero costrutto è la visione dell'azienda in chiave unitaria: tale concezione assume rilevanza cruciale nelle imprese sociali, caratterizzate dalla necessità di ricercare un continuo equilibrio dinamico tra economicità e socialità al fine di garantire, oltre al raggiungimento degli scopi istituzionali, la sopravvivenza e lo sviluppo dell'ente nel tempo. Il lavoro è composto da due parti: la prima riferita alla analisi della letteratura di riferimento, la seconda all'indagine empirica che ha consentito lo studio di sette casi di cooperative sociali. Le cooperative analizzate sono state raggruppate in quattro insiemi in base alla loro maggiore o minore propensione a generare utilità sociale secondo tre fattori: la presenza di altri concorrenti, l'acquisto di fattori produttivi a condizioni di mercato ed il livello di correlazione dei prezzi di vendita ai costi sostenuti. Le ipotesi assunte a base della ricerca sono le seguenti: 1) l'esistenza di un legame tra la partecipazione diffusa dei soci alle politiche aziendali e una struttura organizzativa snella e contenuta; 2) la presenza di strumenti manageriali più sofisticati e la disponibilità di maggiori informazioni gestionali nelle cooperative caratterizzate da una partecipazione democratica dei soci e da strutture organizzative contenute; 3) la partecipazione attiva a reti inter-organizzative da parte di cooperative fondate sul principio di partecipazione democratica e con organizzazioni medio-piccole; 4) la gestione maggiormente equilibrata delle tensioni contrapposte tra la spinta economica e quella verso la massimizzazione dell'utilità sociale da parte delle cooperative che verificano la seconda ipotesi. Rispetto ai quattro insiemi indicati il terzo è quello che risponde in modo maggiormente positivo alle ipotesi di partenza. E' emerso che le cooperative che vi appartengono si caratterizzano per i seguenti aspetti: 1) ampia partecipazione dei soci alle politiche aziendali, imprenditorialità diffusa e struttura organizzativa contenuta e dinamica. Organizzazioni snelle sembrano favorire la partecipazione democratica dei soci, la quale, a sua volta, incide positivamente sulla loro assunzione di responsabilità e la loro imprenditorialità. Questi elementi contribuiscono a determinare una maggiore soddisfazione dei soci e un moderato tasso di turn-over; 2) disponibilità di maggiori informazioni interne e di strumenti di programmazione e controllo più sofisticati. Tutto questo si giustifica con la necessità dei soci-imprenditori di disporre di tempestive informazioni per poter intervenire direttamente nei processi aziendali; 3) politica di sviluppo per vie esterne, con partecipazione attiva a diverse reti inter-organizzative, in particolare ai consorzi. Tale scelta sembra essere motivata dalla volontà di mantenere le dimensioni dell'ente medio-piccole al fine di facilitare la partecipazione dei soci alla vita aziendale e di salvaguardare il principio di democraticità; 4) gestione maggiormente equilibrata delle tensioni economiche e sociali generata grazie all'attivarsi di un circolo virtuoso tra l'assetto istituzionale (fondato sulla partecipazione democratica dei soci), la struttura organizzativa (contenuta, snella, dinamica) e gli strumenti operativi (che favoriscono la diffusione delle informazioni). La partecipazione allargata e democratica dei soci alle decisioni dell'impresa rappresenta la vera spinta propulsiva verso un sistema ad imprenditorialità diffusa e di condivisione delle politiche aziendali. Non sembra casuale il fatto che dove v'è la presenza di questi elementi si riscontrino risultati positivi in termini sia economicopatrimoniali sia di efficacia sociale e di consenso esterno.
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7

Romano, Federica. "Sostenibilità del lavoro e nuovi modelli organizzativi: una prospettiva giuslavoristica e di relazioni industriali." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2018. http://hdl.handle.net/10446/105303.

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Abstract:
La tesi di dottorato affronta il tema della sostenibilità del lavoro, intesa come lo sviluppo di condizioni personali e lavorative che, a fronte del crescente invecchiamento della forza lavoro, favoriscano la permanenza nel mercato del lavoro fino ad età avanzate, attraverso il miglioramento della qualità del lavoro lungo tutto l’arco della vita professionale e l’adattamento dell’organizzazione del lavoro ai bisogni e alle competenze del lavoratore. Il lavoro di tesi è caratterizzato da un approccio multi ed interdisciplinare ed ha avuto inizio dalla lettura e dall’analisi di testi internazionali che affrontano il tema in chiave prevalentemente sociologica e manageriale. Tale approccio si è rivelato essenziale ai fini della comprensione del tema ed ha rappresentato la base di partenza per lo sviluppo di una prospettiva giuridica e di relazioni industriali. La literature review è suddivisa in tre capitoli: -il primo approfondisce la nascita del cd. pensiero sostenibile e la letteratura sul tema; -il secondo capitolo analizza la letteratura in tema di nuovi modelli di organizzazione del lavoro e di flessibilità organizzativa ; -il terzo capitolo approfondisce, invece, la letteratura in tema di tutela della professionalità dei lavoratori lungo tutto l’arco della vita lavorativa. Il lavoro di tesi è, invece, suddiviso nei seguenti capitoli: - il primo capitolo analizza il quadro definitorio e lo scenario europeo in tema di sostenibilità del lavoro , al fine di individuare le buone pratiche esistenti nei diversi Paesi e di comprendere il livello di interazione tra legge, contrattazione collettiva e pratiche aziendali; - il secondo capitolo affronta il tema dei nuovi modelli di organizzazione del lavoro a seguito del superamento del modello di impresa fordista a struttura gerarchica e verticalizzata e come questi abbiano influito sulla flessibilizzazione del rapporto di lavoro, sulla tutela dei lavoratori e sui sistemi di valutazione della prestazione; - il terzo capitolo è focalizzato sulla sostenibilità del lavoro in una specifica realtà aziendale: Randstad Italia.
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8

Scaletti, Anna <1995&gt. "Cultura e mondo imprenditoriale: relazioni possibili per uno sviluppo della creatività e del benessere organizzativo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17984.

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Abstract:
In questo lavoro di ricerca vengono individuate e definite alcune possibili collaborazioni tra il mondo imprenditoriale e il mondo culturale. Le imprese sono sempre più predisposte a contaminazioni che vadano al di la dei meri interessi economici ma anzi amplino e modifichino la prospettiva dell’azienda e dei dipendenti. Nella prima parte del lavoro viene tracciata una panoramica sul connubio cultura, salute e benessere psicofisico. Nella seconda parte viene indagato il rapporto tra cultura, creatività, innovazione e competitività aziendale. La cultura e l’arte creano e trasmettono la creatività che vengono utilizzate dall’impresa per riflettere su concetti profondi e articolati per generare innovazione da veicolare su nuovi prodotti e processi. Nella terza parte si mettono in luce le strategie che l’impresa persegue quando decide di inserire iniziative artistiche e culturali all’interno di piani di welfare aziendale. Sopratutto nel panorama imprenditoriale italiano, costituito per la maggior parte da piccole e medie imprese, un incontro culturale accessibile e vantaggioso può avvenire attraverso iniziative sviluppate in piani di welfare aziendale, che permettono di raggiungere capillarmente il territorio e rispondere alle necessità di imprese e dipendenti che appartengono a contesti sociali e condizioni economiche disomogenee. Successivamente l’analisi si sofferma sull’individuazione di casi studio caratterizzati da un connubio tra arte, cultura, creatività, innovazione, benessere e mondo imprenditoriale.
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9

Morselli, Luca. "Analisi e implementazione di un sistema di Data Visualization in relazione al modello organizzativo aziendale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Le aziende oggi sono sopraffatte dall'enorme quantitativo di dati con cui hanno a che fare: una corretta archiviazione di questi è presupposto fondamentale per consentire un'accurata rappresentazione dei dati per poter poi essere analizzati da parte dei diversi attori aziendali. Per fare ciò si ricorre all'utilizzo di sistemi di Business Intelligence in grado di fornire un supporto fondamentale lungo tutto il processo decisionale a diversi livelli. L'elaborato ha dunque come scopo principale la presentazione delle tecniche di Data Visualization a supporto di tale processo in funzione del ruolo organizzativo dell'utente di riferimento. Nell'elaborato sono presentate una serie di proposte di Data Visualization per ogni ruolo e diverse possibili applicazioni. Particolare attenzione viene posta alle potenzialità che le dashboard possono presentare nell'analisi delle diverse aree aziendali e l'impatto che queste hanno sul processo decisionale a livello economico, strategico e operativo.
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10

Masotti, Silvia. "La gestione della relazione con i clienti: aspetti organizzativi e sistemi informativi a supporto. Il progetto Customer Interaction Management in Datalogic S.p.A." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La sempre maggiore complessità dei mercati, l’abbondanza di informazioni disponibili e la crescente globalizzazione hanno reso la gestione della conoscenza un fattore critico di successo per le aziende e, per questo motivo, negli ultimi decenni il Knowledge Management si è rivelato un argomento di sempre maggiore interesse. Il Knowledge Management si pone come disciplina di sviluppo e gestione delle risorse relative alle conoscenze tangibili e intangibili che caratterizzano l’azienda, con l’obiettivo di raccogliere e rendere disponibile a chi ne abbia bisogno il patrimonio informativo e conoscitivo dell’impresa. Per fare ciò ci si può avvalere di un sistema centralizzato: una Knowledge Base. Il presente elaborato è il risultato di un’esperienza di tirocinio svolta presso l’azienda Datalogic S.p.A. e rivolta all’implementazione di una Knowledge Base e di un sistema di Document Management, con l’obiettivo di concentrare in un’unica piattaforma tutta la conoscenza rivolta al customer service e conseguentemente aumentare il livello di servizio fornito alla clientela tramite l’uso di queste nuove consolidate risorse. L’elaborato si articola in due sezioni principali. La prima si propone di dare un contesto teorico agli argomenti successivamente trattati: verranno analizzate le tematiche del Knowledge Management, del Project Management e del Customer Relationship Management, in quanto contesto in cui è stato implementato il sistema. La seconda parte presenta invece un’applicazione dei principi precedentemente descritti, attraverso l’analisi del caso aziendale di implementazione della Knowledge Base intesa come strumento di gestione della conoscenza per il miglioramento del servizio al cliente. Verrà quindi inizialmente introdotta l’azienda in cui il progetto è stato svolto, descrivendone lo scenario di riferimento, osservandone la struttura economica, l’organizzazione e la cultura per entrare poi nel merito del progetto e della sua esecuzione.
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BARBERA, CARMELA. "Public sector accounting in tempo di austerity. Strategie finanziarie, resilienza e ruoli dell'accounting nelle relazioni tra Stato ed enti locali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35757.

Full text
Abstract:
Molti studi hanno evidenziato come le riforme legate al NPM abbiano favorito l’adozione di logiche di mercato nelle amministrazioni pubbliche, basate sul rafforzamento dell’efficienza e dell’efficacia, e l’introduzione di innovazioni manageriali nell’erogazione dei servizi pubblici. In ciò, i meccanismi contabili pubblici hanno giocato un ruolo importante. Alcuni hanno enfatizzato che sono poche le evidenze sulla relazione tra logiche di NPM e maggiore performance, sottolineando che l’efficienza e l’orientamento ai risultati non sono sufficienti a evitare le conseguenze di shock. Altri affermano che le recenti misure di austerity hanno portato ad un rinnovato interesse sia in approcci di tipo privatistico, che a logiche neo-weberiane, ma sono anche emersi nuovi paradigmi. Date queste considerazioni, la mia ricerca mira a contribuire (i) alla letteratura di pubblica amministrazione e a quella di financial management investigando come le risposte organizzative a eventi negativi sono legate alle precedenti strategie finanziarie e condizioni e capacità organizzative, e come la resilienza organizzativa sia influenzata da condizioni interne ed esterne; (ii) alla letteratura di public sector accounting, esplorando come l’accounting inficia sulle relazioni tra stato ed enti locali nell’ambito delle politiche di austerity, e le relative conseguenze su come i servizi pubblici sono organizzati, erogati e a chi.
Many studies have emphasized how NPM reforms have led to the adoption of market logics within public sector organizations, based on enhancing efficiency and effectiveness, and to the introduction of managerial innovations to public service delivery. In this, public accounting mechanisms have played a relevant role. Some have emphasized that there are scant evidences of the relation between NPM logics and increased performance, with “efficiency” and “result-orientation” being not sufficient to avoid the consequences of shocks. Others claim that the recent austerity measures has led to a renewed interest on both private-like approaches and neo-weberian logics, but also to the emergence of post-NPM paradigms. Based on these considerations, my research aims (i) to contribute to public administration and public sector financial management literature by investigating how organizational responses to negative events are rooted in past financial strategies and organizational conditions and capacities, and how organizational resilience is affected both by internal and external conditions; (ii) to contribute to public sector accounting literature by exploring how accounting is implicated in the (re)shaping of the relationship between central and local governments under the emergence of austerity policies, and how this affects how public services are organized, provided, and to whom.
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BARBERA, CARMELA. "Public sector accounting in tempo di austerity. Strategie finanziarie, resilienza e ruoli dell'accounting nelle relazioni tra Stato ed enti locali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35757.

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Abstract:
Molti studi hanno evidenziato come le riforme legate al NPM abbiano favorito l’adozione di logiche di mercato nelle amministrazioni pubbliche, basate sul rafforzamento dell’efficienza e dell’efficacia, e l’introduzione di innovazioni manageriali nell’erogazione dei servizi pubblici. In ciò, i meccanismi contabili pubblici hanno giocato un ruolo importante. Alcuni hanno enfatizzato che sono poche le evidenze sulla relazione tra logiche di NPM e maggiore performance, sottolineando che l’efficienza e l’orientamento ai risultati non sono sufficienti a evitare le conseguenze di shock. Altri affermano che le recenti misure di austerity hanno portato ad un rinnovato interesse sia in approcci di tipo privatistico, che a logiche neo-weberiane, ma sono anche emersi nuovi paradigmi. Date queste considerazioni, la mia ricerca mira a contribuire (i) alla letteratura di pubblica amministrazione e a quella di financial management investigando come le risposte organizzative a eventi negativi sono legate alle precedenti strategie finanziarie e condizioni e capacità organizzative, e come la resilienza organizzativa sia influenzata da condizioni interne ed esterne; (ii) alla letteratura di public sector accounting, esplorando come l’accounting inficia sulle relazioni tra stato ed enti locali nell’ambito delle politiche di austerity, e le relative conseguenze su come i servizi pubblici sono organizzati, erogati e a chi.
Many studies have emphasized how NPM reforms have led to the adoption of market logics within public sector organizations, based on enhancing efficiency and effectiveness, and to the introduction of managerial innovations to public service delivery. In this, public accounting mechanisms have played a relevant role. Some have emphasized that there are scant evidences of the relation between NPM logics and increased performance, with “efficiency” and “result-orientation” being not sufficient to avoid the consequences of shocks. Others claim that the recent austerity measures has led to a renewed interest on both private-like approaches and neo-weberian logics, but also to the emergence of post-NPM paradigms. Based on these considerations, my research aims (i) to contribute to public administration and public sector financial management literature by investigating how organizational responses to negative events are rooted in past financial strategies and organizational conditions and capacities, and how organizational resilience is affected both by internal and external conditions; (ii) to contribute to public sector accounting literature by exploring how accounting is implicated in the (re)shaping of the relationship between central and local governments under the emergence of austerity policies, and how this affects how public services are organized, provided, and to whom.
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MOSCATELLI, MATTEO. "La valutazione della qualità relazionale:come cambiano le organizzazioni che investono sulle relazioni. Il caso di un centro disabilità neuromotorie infantili." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1511.

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Abstract:
Il lavoro di tesi ha come oggetto la valutazione della qualità relazionale dei servizi offerti dal Centro disabilità neuromotorie infantili della Fondazione Ariel e ha come obiettivi l’approfondimento teorico e metodologico dell’approccio relazionale riflessivo alla valutazione, con attenzione alle connessioni tra valutazione e dimensioni organizzative dei servizi alla persona e alla famiglia. Questo approccio multidimensionale e multivision della qualità fa riferimento ad alcune macro-dimensioni organizzative del benessere relazionale generato da un servizio sociale: l’efficienza, l’efficacia, la qualità integrativa, la qualità etica dei fini. Questa prospettiva riflessiva e partecipata di valutazione costituisce un’opportunità per cogliere, descrivere e giudicare il bene comune relazionale generato da un servizio alla persona e alla famiglia in un contesto di bisogni sociali in mutamento, dove strategiche sono personalizzazione e alla familiarizzazione dei servizi. Oltre al potenziale conoscitivo, la valutazione della qualità relazionale dedica particolare attenzione al potenziale trasformativo e morfogenetico della leva valutativa. Metodologicamente l’analisi condotta è stata di tipo quanto-qualitativo. Sono state realizzate interviste semi-strutturate con gli operatori del Centro e una dettagliata analisi della documentazione. Il lavoro partecipato ha condotto alla costruzione di questionario di 35 variabili che è stato esitato da 167 famiglie beneficiarie. Oltre ad un’analisi monovariata dei risultati del questionario sono stati costruiti alcuni indici sintetici su alcune dimensioni critiche della qualità relazionale.
The work relates to evaluation of relational quality of the services offered by Foundation Ariel’s childhood neuromotor disabilities Center . The objectives are the methodological and theoretical study of the relational reflexive evaluation approach, with attention to the connections between evaluation and organizational dimensions services to individuals and families. This multidimensional and multi-vision quality model refers to some macro-organizational dimensions of relational well-being generated by social services: efficiency, effectiveness, quality integration, the quality of ethical purposes. This reflective and participatory evaluation perspective is an opportunity to capture, describe and assess the common good relationship generated by a service to individuals and families, which are strategic to the familiarization and customization in a context of changing social needs. In addition, relational quality evaluation pays particular attention to the transformative and morphogenetic potential of evaluation. Methodologically, the analysis was quanto-qualitative. Semi-structured interviews were conducted with operators of the Centre and a detailed analysis of the documentation was done. The work led to the construction of a questionnaire of 35 variables, which 167 beneficiary families have responded to. Besides monovariata analysis of the results of the questionnaire, some synthetic indexes of some critical dimensions of relational quality were constructed.
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MOSCATELLI, MATTEO. "La valutazione della qualità relazionale:come cambiano le organizzazioni che investono sulle relazioni. Il caso di un centro disabilità neuromotorie infantili." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1511.

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Abstract:
Il lavoro di tesi ha come oggetto la valutazione della qualità relazionale dei servizi offerti dal Centro disabilità neuromotorie infantili della Fondazione Ariel e ha come obiettivi l’approfondimento teorico e metodologico dell’approccio relazionale riflessivo alla valutazione, con attenzione alle connessioni tra valutazione e dimensioni organizzative dei servizi alla persona e alla famiglia. Questo approccio multidimensionale e multivision della qualità fa riferimento ad alcune macro-dimensioni organizzative del benessere relazionale generato da un servizio sociale: l’efficienza, l’efficacia, la qualità integrativa, la qualità etica dei fini. Questa prospettiva riflessiva e partecipata di valutazione costituisce un’opportunità per cogliere, descrivere e giudicare il bene comune relazionale generato da un servizio alla persona e alla famiglia in un contesto di bisogni sociali in mutamento, dove strategiche sono personalizzazione e alla familiarizzazione dei servizi. Oltre al potenziale conoscitivo, la valutazione della qualità relazionale dedica particolare attenzione al potenziale trasformativo e morfogenetico della leva valutativa. Metodologicamente l’analisi condotta è stata di tipo quanto-qualitativo. Sono state realizzate interviste semi-strutturate con gli operatori del Centro e una dettagliata analisi della documentazione. Il lavoro partecipato ha condotto alla costruzione di questionario di 35 variabili che è stato esitato da 167 famiglie beneficiarie. Oltre ad un’analisi monovariata dei risultati del questionario sono stati costruiti alcuni indici sintetici su alcune dimensioni critiche della qualità relazionale.
The work relates to evaluation of relational quality of the services offered by Foundation Ariel’s childhood neuromotor disabilities Center . The objectives are the methodological and theoretical study of the relational reflexive evaluation approach, with attention to the connections between evaluation and organizational dimensions services to individuals and families. This multidimensional and multi-vision quality model refers to some macro-organizational dimensions of relational well-being generated by social services: efficiency, effectiveness, quality integration, the quality of ethical purposes. This reflective and participatory evaluation perspective is an opportunity to capture, describe and assess the common good relationship generated by a service to individuals and families, which are strategic to the familiarization and customization in a context of changing social needs. In addition, relational quality evaluation pays particular attention to the transformative and morphogenetic potential of evaluation. Methodologically, the analysis was quanto-qualitative. Semi-structured interviews were conducted with operators of the Centre and a detailed analysis of the documentation was done. The work led to the construction of a questionnaire of 35 variables, which 167 beneficiary families have responded to. Besides monovariata analysis of the results of the questionnaire, some synthetic indexes of some critical dimensions of relational quality were constructed.
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Ricco', R. "La gestione delle diversità come micro-fondazione della relazione fra organizzazione e persona : analisi empirica su un campione di imprese operanti in Italia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/60037.

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BONFANTI, Angelo. "L’impatto della sfiducia nelle relazioni organizzative aziendali." Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/11562/309888.

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Abstract:
La tesi di dottorato si concentra su un costrutto relativamente poco esplorato in letteratura, ma di grande rilievo operativo all’interno delle relazioni organizzative: la sfiducia. Solo ad un primo sguardo la sfiducia può essere ritenuta il semplice opposto della fiducia, argomento invece al centro di numerosi lavori. In realtà, come si vedrà, il concetto di sfiducia possiede una specificità tale da renderlo interessante non solo “in negativo” (come contrario della fiducia), ma anche “in positivo” come peculiare ed autonomo oggetto di indagine. Il lavoro segue un approccio di tipo descrittivo e successivamente procede con il tentativo di individuare un modello di misurazione, per finire con una parte dedicata all’indicazione dei comportamenti manageriali più opportuni secondo un approccio di tipo prescrittivo.
The thesis focuses on a construct relatively little explored in the literature, but important within the organizational relationships: the mistrust. Only at first glance the distrust can be regarded as the simple opposite of trust, subject however to the center of numerous works. In fact, the concept of distrust has a specificity that makes it interesting not only as opposed to trust, but also as unique and autonomous object investigated. The thesis follows a descriptive approach and then it proceeds with trying to locate a measurement model. Finally, it proposes managerial behaviors more suitable in a prescriptive approach.
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BACOCCO, BARBARA. "Caratteristiche organizzative e relazionali dei contesti educativi e leadership democratica nei giovani di 18 e 19 anni." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1134487.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca svolto nel corso degli anni di dottorato ha avuto come oggetto lo studio dello sviluppo di atteggiamenti, valori e capacità di leadership in adolescenti di 18 e 19 anni, coinvolti in due esperienze educative diverse quali quella proposta dalla scuola e quella proposta dallo scoutismo. L’obiettivo dell’indagine è stato analizzare le caratteristiche di questi due contesti educativi, attraverso la percezione di adolescenti studenti e scout, e verificarne l’impatto sullo sviluppo negli adolescenti stessi di una leadership socialmente responsabile ispirata a valori democratici. Il confronto tra questi due contesti ci ha permesso di esaminare quale modello di leadership sviluppano gli studenti al termine della scuola secondaria superiore e parallelamente quale modello di leadership sviluppano i coetanei scout. La ricerca si ricollega strettamente all’indagine condotta da Rubat du Mérac sull’influenza che la classe e il gruppo scout, in quanto contesti educativi, esercitano sui modelli di leadership sviluppati da ragazzi di 15-16 anni (Rubat du Mérac, 2013; 2014-b; 2017-a). Poiché abilità come la leadership si acquisiscono proprio durante l’adolescenza, risulta fondamentale studiare le condizioni che promuovono l’acquisizione di tali capacità durante gli anni della scuola secondaria superiore. Per questo, abbiamo ritenuto interessante proseguire il lavoro di Rubat du Mérac, raccogliendo informazioni sullo sviluppo di un modello di leadership su soggetti in uscita dalla scuola secondaria superiore al fine di raccogliere dati sul livello raggiunto in questo ambito al termine di un ciclo di studi che si propone di promuovere, tra le altre cose, «la crescita della persona in tutte le sue dimensioni» (D.P.R 249/1998, mod. dal D.P.R. 235/2007), garantendo la formazione alla cittadinanza, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno, della personalità, del senso di responsabilità e dell’autonomia individuale dei giovani (cfr. D.P.R 249/1998, mod. dal D.P.R. 235/2007). Inoltre, replicando la ricerca di Rubat du Mérac su soggetti di età superiore da una parte abbiamo potuto vedere come cambia la percezione del contesto tra studenti in entrata (I-II anno) alla scuola secondaria superiore e studenti in uscita (IV-V anno); dall’altra, abbiamo potuto raccogliere indicazioni sull’evoluzione dell’orientamento alla leadership nei due gruppi, studenti e scout. Infine, poiché i risultati della precedente indagine, ma anche i primi dati relativi alla presente, delineavano un quadro piuttosto negativo in termini di percezione del contesto educativo da parte degli studenti, abbiamo ritenuto interessante analizzare una particolare sperimentazione in ambito scolastico, chiamata D.A.D.A (Didattiche per ambienti di apprendimento), allo scopo di verificare se una riorganizzazione dell’ambiente fisico e delle metodologie didattiche, operata attraverso tale sperimentazione, potesse avere degli effetti sulla percezione del contesto educativo.
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FEDUCCI, MATTEO. "Relazioni fra parametri climatico-ambientali e stato fitosanitario di cerro e pino nero in Toscana organizzate in un SIT (Sistema Informativo Territoriali)." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/534471.

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Cardellicchio, Elisa. "Le relazioni tra lavoratore, carriera ed organizzazione: esiti ed implicazioni. Un contributo di ricerca sui nuovi rapporti di lavoro." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11562/349128.

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Abstract:
La recente ristrutturazione del mercato del lavoro ha ridisegnato il rapporto tra individuo ed esperienza lavorativa erodendo, di conseguenza, il significato e la centralità del lavoro nella propria vita. Di fatto, al mito del lavoro stabile e a tempo indeterminato si è progressivamente sostituita un’esperienza lavorativa dai contorni sempre meno definiti e certi (Tanucci, Manuti, Cortini & Mininni, 2010). L’incontro tra la tradizionale concezione del significato di lavoro e la nuova struttura del mercato lavorativo ha provocato un ‘uragano di cambiamenti’ da un punto di vista sociale, economico e culturale. L’obiettivo di questo lavoro è proprio quello di tratteggiare i contorni dell’esperienza dei lavoratori flessibili mettendo in evidenza le strategie adottate per affrontare, da un lato, l’evoluzione del proprio percorso di carriera e, dall’altro, i rapporti con le diverse organizzazioni e con i differenti ambienti lavorativi in cui è inserito. Il lavoro consta di tre differenti studi. Il primo studio si pone l’obiettivo di verificare e valutare se un modello teorico validato che mette in relazione commitment, carriera e intenzioni di turnover, possa adattarsi anche ad una diversa tipologia di lavoratori che, per loro natura, sono caratterizzati da flessibilità e da incertezza futura. In generale, si vuole constatare se in presenza di un contratto di lavoro a tempo determinato, i lavoratori flessibili presentino atteggiamenti e comportamenti simili a quelli dei lavoratori tradizionali. In particolare, gli obiettivi sono quelli di studiare ed indagare quali sono le variabili organizzative che predicono e modificano i comportamenti dei lavoratori flessibili. Lo studio si propone di verificare se, conformemente ai lavoratori tradizionali, la variabile Career Commitment modera l’effetto della relazione tra la variabile Percezione di Supporto Organizzativo (POS) e la variabile Organizational Commitment. Dai risultati emerge che i lavoratori flessibili sembrano distinguersi parzialmente dai comportamenti messi in atto dai colleghi con contratto di lavoro tradizionale. I risultati del primo studio confermano ciò la letteratura ha evidenziato in più occasioni: la percezione di Supporto Organizzativo predice il Commitment Organizzativo dei lavoratori flessibili (Connely, Gallagher & Gilley, 2007) ed il Commitment Organizzativo è un predittore delle Intenzioni di Turnover non solo in uno scenario tradizionale di lavoro ma anche nel caso dei lavoratori flessibili (Horn & Griffeth, 1995). Per ciò che riguarda la funzione moderatrice del Career Commitment nelle relazioni tra le variabili sopra esposte, i risultati mettono in luce che solo la dimensione del Career Identity modera la relazione tra POS e Normative Commitment. Risulta, così, che in presenza di un’elevata identificazione con la carriera, al crescere delle percezioni di supporto da parte dell’organizzazione aumenta anche il significato attribuito dal lavoratore al rimanere nell’organizzazione, agli obblighi ed ai doveri che lo legano a quella realtà lavorativa. Il secondo studio ha ipotizzato un ulteriore modello di ricerca che, da un lato, ha proposto una parziale replica del precedente studio e dall’altro, ha introdotto elementi nuovi. La relazione tra Percezione Di Supporto Organizzativo e Commitment Organizzativo, infatti, rimane un punto fermo della ricerca al quale si è aggiunta un’ulteriore variabile predittrice: il Work Engagement. Il Career Commitment, avendo dimostrato scarse influenze di moderazione, è analizzato, da un lato come esito e dall’altro come predittore di Comportamenti attivi di ricerca del lavoro che sostituisce la variabile Intenzioni di Turnover. I risultati confermano il ruolo predittore del Supporto Organizzativo che viene affiancato dal Work Engagement. Così, il comportamento dei lavoratori nei confronti dell’organizzazione viene condizionato, da una parte, dalle politiche e dalle attività messe in pratica dall’organizzazione per supportare e sostenere i bisogni del soggetto e, dall’altro lato, dall’atteggiamento positivo e dallo stato d’animo con cui il lavoratore si pone nei confronti dell’esperienza lavorativa. L’energia che il lavoratore investe nello svolgere le sue mansioni ed il coinvolgimento, l’entusiasmo e la dedizione che mostra verso l’attività lavorativa producono un forte senso di coinvolgimento nei confronti della stessa organizzazione soprattutto per quanto riguarda le dimensioni affettive e normative dell’atteggiamento di coinvolgimento nei confronti dell’organizzazione. Da questo quadro è escluso, invece, il ruolo giocato dall’identificazione con la carriera e dal coinvolgimento con la professione: se, da un lato, il supporto organizzativo e l’impegno nei confronti dell’esperienza lavorativa producono atteggiamenti positivi di coinvolgimento organizzativo, dall’altro non si evidenzia alcuna relazione positiva o negativa con l’identificazione del lavoratore con la propria professione e con la volontà di procedere in un percorso di carriera ben definito e preciso. Infine, il modello evidenzia un importante ruolo giocato dai comportamenti attivi di ricerca del lavoro. Se, infatti, nel primo studio il Turnover Intention non ha mostrato alcuna evidenza particolare così da poter evincere che le intenzioni di abbandonare il lavoro non fossero caratteristiche dei comportamenti dei lavoratori flessibili, lo stesso non si può dire per i comportamenti attivi di ricerca del lavoro. I lavoratori flessibili che vivono delle esperienze positive all’interno delle organizzazioni, supportate da atteggiamenti propositivi nei confronti dell’esperienza lavorativa, mostrano atteggiamenti proattivi soprattutto in riferimento alla messa in pratica di strategie adatte per la ricerca di un nuovo lavoro. Infine, il terzo studio ha concentrato l’attenzione su una specifica tipologia contrattuale: il lavoro somministrato in quanto rappresenta una delle forme di lavoro che meglio si avvicina all’idea di flessibilità Il lavoro somministrato, infatti, raffigura una rivoluzione nel mercato del lavoro in quanto ribalta il tradizionale legame che si instaura tra dipendente ed organizzazione; il lavoratore si trova coinvolto in una relazione a tre fattori: lavoratore, agenzia di lavoro ed azienda utilizzatrice. In virtù di questa considerazione si è reso necessario analizzare, da un lato, come i lavoratori percepiscono il supporto da parte delle due organizzazioni e, dall’altro, verificare il grado di coinvolgimento sia nei confronti dell’agenzia sia in relazione all’organizzazione utilizzatrice. I risultati emersi sono alquanto interessanti. I lavoratori somministrati percepiscono un maggiore supporto e sostegno da parte dell’organizzazione presso cui lavorano. Nonostante questo, i lavoratori sono affettivamente e normativamente più coinvolti nella relazione con l’agenzia di lavoro che retribuisce i lavoratori e garantisce loro i diritti previdenziali. Infine, la dimensione di Continuance Commitment è significativa in riferimento all’organizzazione utilizzatrice: i lavoratori percepiscono una maggiore difficoltà nel lasciare l’organizzazione presso cui lavorano avvertendo la necessità di rimanere nella stessa azienda anche a causa della scarsità delle alternative possibili. I risultati dell’intera ricerca lasciano spazio a riflessioni e favoriscono le ricerche indirizzate verso questo filone di indagine.
The recent restructuring of the labor market has changed the relationship between individual and work experience eroding, therefore, the significance and centrality of work in their lives. In fact, the myth of permanent employment and permanent work experience has been gradually replaced by the increasingly blurred boundaries (Tanucci, Manuti, Cortini & Mininni, 2010). The meeting between the traditional conception of the meaning of work and the new structure of the labor market has caused a 'storm of change' from a social, economic and cultural point of view. The objective of this work is to outline the contours of the experience of flexible workers, highlighting the strategies adopted to deal with, firstly, the evolution of their career path and, secondly, the relationship with different organizations and with different working environments in which it is inserted. The work consists of three different studies. The first study aims to test and to evaluate whether a valid theoretical model that relates commitment, career intentions and turnover, can also adapt to a different type of workers who, by their nature, are characterized by flexibility and uncertain future. The general aim is to investigate if fixed-term workers exhibit attitudes and behaviors similar to those of traditional workers. In particular, the objectives are to study and to investigate what are the organizational variables that predict and modify the behavior of flexible workers. The study aims to determine whether, in accordance with traditional workers, the Career Commitment moderates the effect of the relationship between the Perceived Organizational Support (POS) and the Organizational Commitment. The results show that flexible workers seem to stand out in part by the behavior implemented by their colleagues with traditional employment contract. The results of the first study confirms what the literature has highlighted on several occasions: the perception of organizational support predict the Organizational Commitment of flexible workers (Connely, Gallagher & Gilley, 2007) and the Organizational Commitment is a predictor of turnover intentions not only working in a traditional setting but also in the case of flexible workers (Horn & Griffeth, 1995). As for the moderator role of the Career Commitment in relationships between the variables above, the results reveal that only the dimension of Career Identity moderates the relationship between POS and Normative Commitment. It is thus that in the presence of a high identification with their careers, to increase perceptions of support from the organization also increases the meaning given by the employee to remain in the organization, duties and obligations that bind him to that working reality. The second study suggested a model for further research on the one hand, proposed a partial replica of the previous study and the other, has introduced new elements. The relationship between Perceived Organizational Support and Organizational Commitment, in fact, remains a cornerstone of research to which is added an additional predictor variable: the Work Engagement. The Career Commitment, having little influence of moderation, is analyzed first as a predictor of outcome and the other side as active job-seeking behaviors that replaces the variable Turnover Intentions. The results confirm the predictive role of Organizational Support that is flanked by Work Engagement. Thus, the behavior of employees towards the organization is conditioned on the one hand, policies and activities implemented by the organization to support and sustain the needs of the subject and, second, by the positive attitude mood with whom the employee stands in relation to work experience. The energy that the employee invests in performing his duties and involvement, enthusiasm and dedication to showing the work have a strong sense of engagement with the same organization, especially with regard to the dimensions of affective and normative attitude of engagement with the organization. This framework showed the role played by the identification with the career and by involvement with the profession: if, on the one hand, the organizational support work experience and commitment to produce positive attitudes of organizational involvement, by another side does not show any positive or negative identification with the worker with his profession and his willingness to carry on a career path well-defined and precise. Finally, the model highlights an important role played by the behavior of active job search. In fact, if the Turnover Intention in the first study did not show any particular evidence so as to indicate that the intentions were not to leave the job characteristics in the behavior of flexible workers, the same can not be said for the behavior of active job search . The flexible workers who live on the positive experiences within organizations, supported by proactive attitudes towards work experience, show proactive especially with regard to the implementation of appropriate strategies for finding a new job. Finally, the third study focused on a specific type of contract: the temp work because it represents one of the forms of labor should be close to the idea of flexibility given the job, in fact, represents a revolution in the labor market limelight as the traditional bond established between employee and organization, the employee is involved in a relationship of three factors: the worker, employment agency and organization user. Under this view it was necessary to analyze, first, as the workers receive the support from the two organizations and, second, to verify the degree of involvement in both the agency or organization in connection with the user. The results are quite interesting. The workers receive greater support and given support by the organization where they work. Despite this, workers are more involved emotionally and normatively in relation to the employment agency that pays workers and ensure their social security rights. Finally, the size of Continuance Commitment is significant in reference to the organization use: workers receive a greater difficulty in leaving the organization where they work feeling the need to remain in the same company also due to the lack of alternatives. The results promote research directed toward this line of investigation.
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Bellini, Diego. "JOB DEMANDS, PHYSICAL AND SOCIAL ENVIRONMENT: THE POSITIVE EFFECT OF RESTORATIVE QUALITY OF THE WORK ENVIRONMENT ON PEOPLE’S WORKING LIFE, AND ITS RELATIONSHIP WITH WORK ENGAGEMENT, ORGANIZATIONAL SUPPORT, ORGANIZATIONAL CYNICISM AND JOB SATISFACTION. RICHIESTE LAVORATIVE, AMBIENTE FISICO E SOCIALE: L’EFFETTO POSITIVO DELLE QUALITA’ RIGENERATIVE DELL’AMBIENTE DI LAVORO SULLA VITA LAVORATIVA DELLE PERSONE, E LA SUA RELAZIONE CON IL WORK ENGAGEMENT, IL SUPPORTO ORGANIZZATIVO, IL CINISMO ORGANIZZATIVO E LA SODDISFAZIONE LAVORATIVA." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11562/904982.

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Abstract:
L’obiettivo principale di questa tesi di dottorato è investigare, all’interno del modello Job Demand Resource (JD-R; Demerouti, Bakker, Nachreiner e Schaufeli, 2001), la possibilità che le qualità rigenerative dell’ambiente di lavoro possano esercitare un effetto positivo sulla vita lavorativa delle persone. A tal fine sono stati realizzati tre studi: - Il primo studio indaga la relazione tra la restorativeness (le qualità rigenerative dell’ambiente) e la soddisfazione lavorativa (estrinseca ed intrinseca) mediata dal supporto organizzativo percepito e dal work engagement. Un questionario anonimo è stato completato da 123 impiegati che lavorano in ufficio all’interno di un comune di una città Italiana. Un Modello di equazioni strutturali, tra le variabili indagate dalla ricerca, indica una relazione positiva tra restorativeness, il supporto organizzativo, il work engagement e la soddisfazione lavorativa. Inoltre, è stata verificata sia una mediazione completa del work engagement tra la restorativeness e la soddisfazione instrinseca, sia una mediazione parziale del work engagement tra la restorativeness e la soddisfazione estrinseca. Il secondo studio esplora l’effetto della restorativeness sul cinismo organizzativo (definito come un atteggiamento negativo sviluppato dalla persona verso un’organizzazione) e sul work engagement. Un questionario anonimo è stato compilato da 247 impiegati. I risultati supportano, nei luoghi di lavoro, l’effetto positivo della restorativeness nel ridurre il cinismo organizzativo e l’effetto positivo della restorativeness nel promuovere il work engagement. - Infine, il terzo studio affronta la possibilità che il contesto di una mensa aziendale, ovvero le sue qualità rigenerative misurate tramite il costrutto della restorativeness, moderi la relazione tra le richieste del lavoro, operativamente definite come carico di lavoro cognitivo e fisico, e la fatica (o esaurimento delle proprie risorse durante il lavoro), nella misura in cui gli operai percepiscono le qualità rigenerative della mensa. Inoltre, si considera che le qualità rigenerative della mensa correlino positivamente con il supporto organizzativo e indichino un apporto del supporto organizzativo, un’altra risorsa del lavoro che si ipotizza in grado di modererare la relazione tra richieste del lavoro e fatica. Un questionario anonimo è stato completato da 121 operai durante la pausa pranzo all’interno di una mensa di una azienda industriale. Un’analisi di regressione lineare multivariata indica che la relazione tra le richieste lavorative e la fatica era debole quando la mensa era percepita come un contesto “rigenerante”. Le caratteristiche rigenerative, nell’analisi bivariata, erano associate positivamente con il supporto organizzativo, e l’analisi multivariata indica che l’effetto di moderazione del supporto organizzativo, nella relazione tra richeste lavorative e fatica potrebbe essere in grado di favorire l’effetto di moderazione delle qualità rigenerative della mensa. Per concludere, i risultati all’interno di un approccio psicologico positivo al lavoro, sottolineano l’importanza dell’ambiente fisico e delle relazioni sociali nel favorire il benessere e nel ridurre lo stress nei luoghi di lavoro. Inoltre le qualità rigenerative del contesto di lavoro possono fungere da risorse del lavoro fornendo un immediato recupero dalla richieste del lavoro.
The main aim of this doctoral thesis is to investigate, within the Job Demand Resource model (JD-R; Demerouti, Bakker, Nachreiner e Schaufeli, 2001) the possibility that the restorative quality of work environment can exert significant positive effects on people's working life. For this purpouse, three studies within the workplace were carried out. - The first study addressed a positive relationship between restorativeness (restorative quality of work environment) and job satisfaction (estrinsic and intrinsic) via perceived organizational support and work engagement. An anonymous self-report questionnaire was completed by 123 office employees in the municipality of an Italian town. Structural Equation Modelling (SEM) analyses showed a multivariate positive relationship between restorativeness, social support, work engagement, and job satisfaction. Further, both a full mediation effect of work engagement between restorativeness and intrinsic job satisfaction, and a partial mediating effect of work engagement between restorativeness and extrinsic job satisfaction were found. - The second study explored the effect of restorativeness on organizational cynicism (it is defined as negative attitude developed by a person to his organization) and work engagement. An anonymous self-report questionnaire was filled out by 247 employees. Results supported a positive effect of restorativeness in reducing the organizational cynicism and, in the same direction, on work engagement within the organization. - Finally, the third study addressed the possibility that the company canteen, (or its restorative quality, measured by using restorativeness construct), buffers the relationship between work demands, it is defined as cognitive demands and workoverload and fatigue or depletion of own resource during work, to the extent that workers perceive it to hold restorative quality. Further, we considered how the restorative quality of the canteen positively correlated with organizational support and signals the provision of organizational support, another job resource thought to buffer the demands-fatigue relationship. An anonymous self-report questionnaire was completed by 141 blue collar workers during their lunch break in the factory canteen of an Italian industrial organization. Multivariate regression analyses indicated that the relationship between job demands and fatigue was indeed weaker when the canteen was perceived as “restorative” setting. Restorative quality was positively associated with organizational support in a bivariate analysis, and multivariate analyses indicated that the buffering effect of organizational support on the demands-fatigue relationship could be taken into account for the buffering effect of the restorative quality of the canteen. In conclusion, the present results, inside a positive psychological approach at work, underline the importance of the physical environment and the social relations to improve well-being and reduce stress within workplace. Furthermore the restorative quality of rest settings in the workplace may function as a job resource serving the immediate needs of workers for recovery from work demands.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Abstract:
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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