Journal articles on the topic 'Relazioni nazionali e internazionali'

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Porta, Donatella della, and Hanspeter Kriesi. "MOVIMENTI SOCIALI E GLOBALIZZAZIONE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, no. 3 (December 1998): 451–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026241.

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Abstract:
IntroduzioneNel corso dell'ultimo decennio, gli studiosi dei movimenti sociali negli Stati Uniti ed in Europa hanno prestato sempre più attenzione al contesto politico nel quale essi si mobilitano. In questo processo, la ricerca non solo ha fatto sempre più riferimento alla scienza politica per completare le sue concezioni originali (principalmente fornite dalla sociologia, dalla storia e dalla economia), ma è divenuta anche più comparata, focalizzandosi sull'impatto dei contesti politici nazionali, regionali e locali sulla mobilitazione e sulle sue conseguenze in vari paesi. Con la comparazione cross-nazionale, l'attenzione si è diretta agli effetti del cambiamento nel contesto internazionale sui sistemi sociali e sulla politica a livello nazionale. In altre parole, la ricerca sui movimenti sociali è divenuta lentamente consapevole che la divisione tra la politica comparata e le relazioni internazionali è sempre più anacronistica. Anche nello studio dei movimenti sociali, la sfida «è combinare i risultati di ambedue le prospettive senza perdere di vista i loro singoli contributi» (Garrett e Lange 1995, 654). É quello che cercheremo di fare nel corso di questo articolo, concentrandoci sull'impatto delle crescenti interazioni tra contesti politici nazionali ed internazionali e movimenti sociali in un mondo sempre più globale.
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Keohane, Robert O. "LO STUDIO DEI REGIMI INTERNAZIONALI E LA TRADIZIONE CLASSICA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, no. 3 (December 1987): 349–76. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016956.

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Abstract:
IntroduzioneGli studiosi moderni di politica internazionale hanno cercato di individuare le cause della guerra e le condizioni della pace: essi si sono chiesti in che modo gli interessi di Stati sovrani in competizione reciproca e non soggetti ad alcun potere comune possano essere conciliati gli uni con gli altri. I più importanti tentativi di comprensione delle problematiche della pace e della guerra, da parte di studiosi occidentali, sono partiti da tre premesse comuni, che definiscono ciò che Holsti chiama «la tradizione classica» nello studio delle relazioni internazionali: 1) l'oggetto di analisi più appropriato è costituito, appunto, dalle cause della guerra e dalle condizioni della pace/sicurezza/ordine; 2) le principali unità d'analisi sono i comportamenti diplomatici e militari degli unici attori essenziali, gli Stati nazionali; 3) gli Stati operano in un sistema caratterizzato dall'anarchia, ovvero dalla mancanza di una autorità centrale.
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Morganti, Adolfo. "I Piccoli e i Grossi. La dimensione internazionale della Repubblica di San Marino." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 3 (September 2011): 15–35. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-003003.

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Abstract:
Le recenti difficoltŕ nelle relazioni bilaterali fra la Repubblica di San Marino e l'Italia, giunte ad innescare alcuni prodromi di un diffuso conflitto sociale, obbligano e riprendere in mano ildelle relazioni internazionali della Repubblica di San Marino nell'attuale contesto di crisi dello Stato nazionale e diffusa globalizzazione politico-finanziaria. Partendo dall'analisi di alcuni dati storici l'articolo inquadra l'ampiezza delle relazioni internazionali della RSM sia rimandando a quelle propriamente istituzionali che datano dal 1862 fino all'opera delle reti parallele, nello specifico dell'. Assistendo quindi ad una diffusione in Europa del modello del Piccolo Stato, si affronta il tema delle prospettive che i Piccoli Stati Europei in generale, e la Repubblica di San Marino in particolare, possono aprirsi sia nella relazione con le grandi aggregazioni sovranazionali - prima fra le quali l'Unione Europea - sia con il vicino Stato Italiano.
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Aiello, Gaetano, and Simone Guercini. "Relazioni tra brand e punto vendita per lo sviluppo di nuovi mercati per le imprese italiane della moda." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 2 (June 2010): 15–49. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-002002.

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Abstract:
Questo articolo ha per scopo verificare la consistenza e le caratteristiche del processo di sviluppo internazionale delle marche italiane del sistema moda attraverso operazioni compiute su punti vendita nei mercati esteri ed in particolare in quelli emergenti. Sono presi in esame i principali fattori di specificitÀ delle imprese italiane della moda e l'evoluzione della situazione competitiva attraverso l'analisi di dati aggregati e l'andamento dei prezzi dei prodotti e della posizione competitiva delle imprese nazionali. I risultati di ricerca presentati mettono in evidenza il mutamento della posizione competitiva del sistema moda italiano e la risposta delle imprese attraverso un potenziamento del ruolo del canale diretto a sostegno della marca e per una gestione diretta della sua presenza sui mercati internazionali. Viene offerta evidenza di come i paesi emergenti risultino oggetto di attenzione come mercato di sbocco e non solo come luogo di produzione. La diffusione delle politiche di investimento nei punti vendita diretti interessa un ampio numero di marche e risulta essere una modalitÀ di crescita internazionale che integra le forme piů tradizionali di esportazione.
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Lorenzo Zichi, Gian. "Tra diplomazia e cultura. La dimensione culturale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (May 2021): 381–97. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002019.

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Abstract:
La rilevanza della cultura nelle relazioni internazionali durante la Guerra Fredda fu riconosciuta, ma politicamente ben presto accantonata, dai 35 paesi che il 1° agosto del 1975 firmarono l'Atto Finale di Helsinki, documento istitutivo della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE) e acme multilaterale della Détente. Il presente saggio - basato principalmente su fonti documentarie degli archivi CSCE, Nato e dei National Archives del Regno Unito - intende far luce su una delle dimensioni meno studiate del "cesto umanitari" della Conferenza per comprendere se gli aspetti culturali furono elementi facilitatori oppure ostativi nelle discussioni tra i paesi membri, dei quali si ripercorrerà la condotta. Una particolare sottolineatura sarà dedicata al ruolo avuto dalle «cultural personalities» dei due blocchi che, al seguito dei diplomatici, presero parte agli specifici appuntamenti destinati alla cooperazione culturale. Un'analisi dunque volta al passato, ma utile anche per interpretare attuali dinamiche della diplomazia culturale e riflettere su quale può essere oggi, dinnanzi al risorgere degli egoismi nazionali, il ruolo della cultura nelle relazioni internazionali.
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Cesa, Marco. "SICUREZZA E RELAZIONI INTERNAZIONALI: IL PARADIGMA REALISTA RIVISITATO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 2 (August 1991): 223–54. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200013265.

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Abstract:
IntroduzioneAnche se quello di sicurezza è un termine impiegato molto frequentemente negli studi di relazioni internazionali, in particolar modo negli ultimi decenni, la sua elaborazione concettuale è lungi dall'aver raggiunto un livello soddisfacente. Eppure, alcuni dei molti studi dedicati specificamente a tematiche contemporanee, come il controllo degli armamenti e la politica di difesa degli stati occidentali, e in primo luogo degli Stati Uniti, hanno fornito definizioni piò o meno esplicite e articolate. Così, ad esempio, Donald Brennan (1961, 8) sostiene che la sicurezza è composta, in proporzioni variabili, tanto dalla protezione della sopravvivenza nazionale, intesa questa nei suoi significati fisici, politici e degli standard di vita, quanto dal perseguimento dei fini di politica estera. Secondo Morton Berkowitz e P.G. Bock (1968, 40), invece, la sicurezza sarebbe una piò generica «capacità di una nazione di proteggere i suoi valori interni da minacce esterne».
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Cesa, Marco. "SICUREZZA E RELAZIONI INTERNAZIONALI: IL PARADIGMA REALISTA RIVISITATO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 2 (August 1991): 223–54. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020002181x.

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Abstract:
IntroduzioneAnche se quello di sicurezza è un termine impiegato molto frequentemente negli studi di relazioni internazionali, in particolar modo negli ultimi decenni, la sua elaborazione concettuale è lungi dall'aver raggiunto un livello soddisfacente. Eppure, alcuni dei molti studi dedicati specificamente a tematiche contemporanee, come il controllo degli armamenti e la politica di difesa degli stati occidentali, e in primo luogo degli Stati Uniti, hanno fornito definizioni piò o meno esplicite e articolate. Così, ad esempio, Donald Brennan (1961, 8) sostiene che la sicurezza è composta, in proporzioni variabili, tanto dalla protezione della sopravvivenza nazionale, intesa questa nei suoi significati fisici, politici e degli standard di vita, quanto dal perseguimento dei fini di politica estera. Secondo Morton Berkowitz e P.G. Bock (1968, 40), invece, la sicurezza sarebbe una piò generica «capacità di una nazione di proteggere i suoi valori interni da minacce esterne».
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De Nisco, Alessandro, Statia Elliot, Nicolas Papadopoulos, Giada Mainolfi, Vittoria Marino, and Maria Rosaria Napolitano. "Turismo internazionale ed effetto "made in". L'influenza dell'immagine paese sulla soddisfazione turistica e le intenzioni post-visita." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 3 (October 2012): 131–51. http://dx.doi.org/10.3280/mc2012-003007.

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Abstract:
Questo studio propone un modello di ricerca finalizzato ad indagare la relazione esistente tra le diverse componenti dell'immagine Paese - valutate a livello generale (general country image) e con riferimento agli attributi turistici (tourism destination image) e alle produzioni nazionali (product-country image) - la soddisfazione turistica e le intenzioni post-visita in termini di fedeltÀ attesa e propensione all'acquisto delle produzioni nazionali. Il framework analitico č stato testato su un campione di turisti internazionali intercettati al termine della propria visita in Italia. Sulla base dei risultati, vengono discusse le principali implicazioni di ricerca e fornite indicazioni utili per la gestione dell'immagine Paese da parte degli enti pubblici che si occupano di promozione turistica e delle imprese del made in.
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Chiodi, Giovanni. "Oltre la sovranità nazionale: Filippo Vassalli in missione a Londra (1945)." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 22, 2022): 401–31. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19451.

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Abstract:
Nel novembre-dicembre 1945, il civilista Filippo Vassalli intraprese una missione a Londra, a capo di una delegazione di giuristi invitati dal British Council ad osservare il funzionamento delle istituzioni inglesi, attraverso un “legal sightseeing” fatto di “talks” e “meetings” con illustri esponenti della politica e della cultura giuridica britannica. Alcuni documenti dell’archivio Vassalli consentono ora di approfondire i risvolti di questo viaggio, di cui il giurista stilò un resoconto in alcuni suoi scritti. La ricerca, in particolare, intende dimostrare che Vassalli, durante la missione, maturò l’idea del superamento del mito della sovranità nazionale in ambito internazionale, visione successivamente estesa nel campo del diritto civile. Vassalli supportò l’orientamento favorevole alla creazione di un’organizzazione superiore ai singoli Stati, che assicurasse la pace nel mondo e offrisse una tutela sovranazionale dei diritti dell’uomo. La missione ebbe anche conseguenze sull’ordinamento della giustizia, della polizia e della vita economica italiana, alla vigilia della Costituente, di cui pure Vassalli non fu chiamato a prendere parte. Come capo della missione, infatti, egli portò in Italia a De Gasperi, titolare del dicastero degli Esteri, un messaggio del Ministro degli Esteri Bevin, personalità eminente della politica anglosassone, che aveva già influenzato Vassalli sul terreno del futuro assetto delle relazioni internazionali in tempo di pace. La missione a Londra, di conseguenza, rappresenta una vicenda centrale per comprendere il pensiero di Vassalli nel decennio repubblicano.
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Pasticci, Franca, and Antonio Selvi. "L'esperienza Di Un Sito Web Per La Dieta Nelle Malattie Renali." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 1 (November 2, 2014): 29–32. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.856.

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Abstract:
Introduzione. La sensibilizzazione alle cause della malattia renale cronica e la diffusione delle conoscenze nutrizionali possono contrastare l’andamento cronico e progressivo della stessa. L’utilizzo del web è sempre più frequente come possibile mezzo di reperimento di risposte alle limitazioni imposte dalla malattia. Metodi. Sono stati esaminati altri siti web dedicati alla MRC e, sulla base delle esperienze nazionali e internazionali, è stato creato un sito web dedicato alla nutrizione in nefrologia. Risultati. A un anno di distanza dall’apertura del sito, le visite giornaliere medie sono circa 20, con picchi fino a 60-140 persone in relazione con gli inserimenti di nuove pagine. I visitatori sono per la maggior parte persone con MRC in fase conservativa oppure che hanno fatto il trapianto. Conclusioni. Nel trattamento delle nefropatie, la figura del dietista è centrale. A tutt’oggi, pochi sono i dietisti disponibili nei centri di nefrologia; il sito, oltre a fornire informazioni nutrizionali, potrebbe aumentare la sensibilità dell’opinione pubblica e delle istituzioni verso questo professionista.
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Adorno, Salvatore. "Una lettura e alcune notazioni a margine dell'edizione inglese della Storia dell'ambiente in Italia di Gabriella Corona." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 294 (December 2020): 185–93. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-294008.

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Abstract:
Si tratta della lettura critica della Breve storia dell'ambiente in Italia di Gabriella Corona, in relazione alla edizione inglese. La nota analizza il volume nell'attuale contesto nazionale e internazionale. legge inoltre le relazioni e tra la storiografia italiana e quella mondiale, individuandone gli apporti e i limiti.
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Giorgi, Chiara. "Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0005.

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Abstract:
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico piu recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto piu complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo e teso a mettere in evidenza la centralita dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto piu distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riusci a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralita dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale - in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione - riguardo per lo piu gli aspetti gestionali. Invariata resto una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplico forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualita e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre e cosi inserita in un piu ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Giorgi, Chiara. "Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (March 5, 2018): 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0005.

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Abstract:
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico più recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto più complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo è teso a mettere in evidenza la centralità dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto più distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riuscì a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralità dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale – in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione – riguardò per lo più gli aspetti gestionali. Invariata restò una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplicò forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualità e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre è così inserita in un più ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Barra, Maria Angela, Rosa Alba A. Moretti, Giovanna La Rocca, Rosa Linda Ricci, and Marianna Romano. "Dipendenze a confronto: gioco d'azzardo patologico e dipendenza da sostanze." S & P SALUTE E PREVENZIONE, no. 52 (July 2009): 19–32. http://dx.doi.org/10.3280/sap2009-052002.

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Abstract:
- La seguente ricerca nasce con lo scopo di valutare se le persone con problemi di dipendenza da sostanze psicotrope abbiano anche una dipendenza dal gioco d'azzardo o una tendenza a svilupparla. Per condurre l'indagine, presso il Ser.T. in cui operiamo, č stata utilizzata la versione modificata del SOGS (South Oaks Gambling Screen) di Lesieur H.R. e Blume S.B. In base al punteggio ottenuto č stato possibile individuare un tipo di giocatore sociale, un giocatore eccessivo o problematico e uno patologico. Ai fini del nostro lavoro abbiamo considerato i giocatori eccessivi e patologici come appartenenti ad un unico gruppo di soggetti aventi con il gioco un rapporto problematico. Il questionario č stato somministrato a tre campioni. Il primo č costituito da utenti del Ser.T., il secondo da studenti universitari e il terzo, infine, da clienti assidui di Bingo e Punto Snai. Dall'analisi dei dati č emerso che all'interno del campione degli utenti del Ser.T. una quota consistente di soggetti rientra nel gruppo dei giocatori eccessivi o patologici (26%). I risultati, in linea con altre ricerche nazionali ed internazionali, sembrerebbero confermare, dunque, l'ipotesi iniziale che vi sia una relazione tra abuso di sostanze e gioco d'azzardo.
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Marcuccio, Massimo, and Vanessa Lo Turco. "Università, Imprese e Soggetti Intermediari nei Processi di Innovazione Didattica nelle Scuole di Dottorato. Uno Studio di Caso M." EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, no. 2 (December 2022): 91–108. http://dx.doi.org/10.3280/exioa2-2022oa15083.

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Abstract:
Nell'ambito del dottorato di ricerca in Italia, negli ultimi vent'anni si registra un incremento degli iscritti così come dei dottori di ricerca inseritisi nel mondo del lavoro. Tuttavia, confrontando i dati nazionali con quelli internazionali, la percentuale dei dottori di ricerca occupati risulta inferiore in relazione al totale della forza lavoro. Inoltre, molti dei dottori di ricerca ritengono di non utilizzare nel loro lavoro le competenze sviluppate durante il dottorato mentre altri trovano migliori opportunità di lavoro all'estero. Questa situazione problematica sembra trovare una possibile soluzione nell'introduzione di curricula innovativi nei dottorati. Il contributo presenta gli esiti di uno studio di caso multiplo realizzato nel 2021 relativo a un percorso innovativo di educazione non formale sui temi dell'Open innovation promosso da un soggetto intermediario dell'Emilia-Romagna e rivolto ad aziende e dottorandi degli atenei emiliano-romagnoli. L'impianto della ricerca empirica è stato messo a punto a partire da una cornice teorica che ha integrato tre diversi modelli: la Comunità di Pratica, l'apprendimento basato sulla sfida e l'hackathon. L'obiettivo principale è stato quello di descrivere la sostenibilità, l'efficienza e l'efficacia del percorso innovativo. Sono stati coinvolti 14 dottorandi, 8 rappresentanti di quattro imprese, 4 referenti di un soggetto intermediario e 4 consulenti aziendali. I dati sono stati rilevati attraverso l'analisi di documenti, interviste e questionari. Dai principali esiti emerge che il percorso indagato risulta sostenibile, sebbene richieda alcuni adattamenti per migliorarne l'efficienza, e in grado di favorire la costituzione di comunità di pratica capaci di promuovere apprendimenti.
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Pizzorni, Maria, Ombretta Caldarice, and Nicola Tollin. "A methodological framework to assess the urban content in climate change policies." Valori e Valutazioni 29 (January 2022): 123–32. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212909.

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Abstract:
By 2050, people in urbanized areas will account for 68% of the world’s population, 80% of which will be concentrated in Asia and Africa. The United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) introduced in 2011 the National Adaptation Plan (NAP) under the Cancun Adaptation Framework (CAF). Countries of the non-Annex I, described by the UN-General Assembly as especially vulnerable to the impacts of climate change, are invited to develop NAPs to identify adaptation challenges and devise appropriate climate adaptation responses. Recognizing the increasing vulnerability of urban systems to the effects of climate change, in 2019, UN-Habitat defined the supplement of the NAP process's technical guidelines for addressing urban and human settlement issues in NAPs. This paper aims to propose a methodology to assess the urban content of the NAPs after ten years from that the CAF comes into force. The evaluation is based, adapting and expanding, on the methodology used to assess the urban content of Nationally Determined Contributions (NDC) published by UN-Habitat in 2017. The methodology aims to analyse both key adaptation challenges and responses explicitly or implicitly related to urban systems. Moreover, it aims at understanding the interlinkage of urban content in NAP in relation to other key policies, such as NDCs and National Urban Policies (NUPs). In this perspective, 172 indicators were selected and clustered into nine groups: (i) Geographic Indicators; (ii) General Indicators; (iii) NAPs General Indicators; (iv) NAPs Urban Indicators; (v) NDCs Indicators; (vi) NUPs Indicators; (vii) Urban content in National Policies Indicators; (viii) International policy linkages (including SDGs, Sendai Framework for Disaster Risk Reduction, Paris Agreement and New Urban agenda); (ix) National plans/policy/strategies/reports linkages. The methodology was tested on Brazil’s NAP, trying to find general considerations to apply to the countries that officially submitted their NAPs between 2014 to 2020. The test showed that: there is a stronger focus on defining climate adaptation challenges more than responses; climate adaptation challenges and responses are predominantly identified at the national scale, with a focus on policies and strategies at the national level; among the Brazilian NAP, there is "cities strategy", and it means that the NAP has a high urban content. In conclusion, the paper will highlight critical issues and improvements for each of the nine indices analysed. Entro il 2050, la popolazione urbana rappresenterà il 68% della popolazione mondiale. Di questa, l'80% sarà concentrata in Asia e in Africa. A partire da questo scenario di incrementale urbanizzazione, nel 2011 la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ha introdotto, nell'ambito del Cancún Adaptation Framework (CAF), i Piani Nazionali di Adattamento (NAP). I NAP sono concepiti come strumento a supporto dei Paesi inclusi nel Non-Annex I, descritti dall'Assemblea generale dell'ONU come particolarmente vulnerabili alle transizioni in atto, per identificare le sfide e progettare le risposte più appropriate verso l’adattamento in risposta al cambiamento climatico. Riconoscendo la crescente vulnerabilità dei sistemi urbani, UN-Habitat nel 2019 ha predisposto delle linee guida per supportare la redazione dei NAP, in particolare per includere le questioni urbane e gli insediamenti umani. A dieci anni dall'entrata in vigore del CAF, il presente articolo presenta una proposta metodologica per valutare il contenuto urbano dei NAP. L’approccio valutativo proposto è un aggiornamento dalla metodologia utilizzata per analizzare il contenuto urbano dei Nationally Determined Contributions (NDCs), pubblicata da UN-Habitat nel 2017, e qui adattata ai NAP. La metodologia mira ad analizzare sia le sfide chiave per l’adattamento, ma anche le risposte esplicitamente o implicitamente connesse ai sistemi urbani e l'interconnessione del contenuto urbano dei NAP in relazione ad altre politiche chiave, quali NDCs e NUP (Politiche Urbane Nazionali). In questa prospettiva, la metodologia si compone di 172 indicatori, raggruppati in nove gruppi: (i) Indicatori geografici; (ii) Indicatori generali; (iii) Indicatori generali dei NAP; (iv) Indicatori che leggono il contenuto urbano dei NAP; (v) Indicatori degli NDC; (vi) Indicatori dei NUP; (vii) Indicatori che analizzano il contenuto urbano delle politiche nazionali; (viii) Collegamenti con le politiche internazionali (inclusi SDGs, Sendai Framework for Disaster Risk Reduction, Accordo di Parigi e New Urban Agenda); e (ix) Collegamenti nazionali tra piani/politiche/strategie/report. La metodologia è stata testata sul NAP del Brasile, al fine di individuare considerazioni generali da adottare anche per gli altri Paesi del sud del mondo che hanno presentato i loro NAP tra il 2014 e il 2020. In sintesi, questa sperimentazione ha mostrato che: (i) vi è una maggiore attenzione alla definizione delle sfide di adattamento al clima più che all’individuazione di risposte; (ii) le sfide e le risposte di adattamento al cambiamento climatico sono prevalentemente identificate su scala nazionale; (iii) il NAP del Brasile si caratterizza per un alto contenuto urbano. In conclusione, il paper mette in luce punti di forza e criticità della metodologia, identificando alcuni miglioramenti per ciascuno dei nove gruppi di indicatori, nella prospettiva di applicare questo approccio di valutazione anche in altri contesti territoriali.
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Grion, V., S. Roberts, and G. Casanova. "Valutare gli insegnanti italiani? Uno sguardo alle esperienze europee." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 49 (May 2012): 119–35. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-049008.

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Abstract:
La problematica della valutazione degli insegnanti italiani risulta oggi al centro di un emergente dibattito sia all'interno delle scuole, sia in ambito di politica scolastica. L'evoluzione del ruolo e dei compiti dell'insegnante nel contesto dei processi di autonomia delle scuole e i richiami, provenienti dall'Europa comunitaria, alla ricerca di una migliore qualitŕ dei sistemi scolastici nazionali rendono sempre piů urgente la necessitŕ di fornire alle scuole e ai decisori politici, strumenti per valutare la professionalitŕ del personale scolastico. L'Italia, in effetti, rappresenta in tal senso il fanalino di coda dei paesi europei, non disponendo di alcun sistema di valutazione degli insegnanti. In questo contesto, il contributo qui presentato, frutto di un lavoro di ricerca teorica comparativa, svolta su documenti di ricerca relativi alla valutazione degli insegnanti in ambito internazionale, intende mettere in luce vantaggi e limiti di diversi sistemi e strumenti di valutazione dei docenti, abbozzando una proposta per la messa in atto di un sistema valutativo nazionale. I risultati ottenuti sono discussi in relazione allo specifico punto di vista pedagogico assunto dalle ricercatrici.
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Clementi, Marco. "“IL POLITICO” E LE RELAZIONI INTERNAZIONALI." Il Politico 252, no. 2 (January 15, 2021): 96–108. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.510.

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Abstract:
nel primo numero de “Il Politico”, con cui la Facoltà di ScienzePolitiche dell’Università di Pavia dà seguito nel 1950 agli “Annali”che aveva preso a pubblicare dal 1928, bruno leoni inaugura il suomandato di direttore specificando gli obbiettivi che la rivista si poneva.In poche pagine dal taglio più consono a un breve saggio scientificoche a un pezzo editoriale, leoni chiama la rivista all’analisi scientificadei fenomeni politici e al confronto con il mondo non scientifico. Così,mentre auspica che la rivista sappia porsi come punto di riferimentoanche all’esterno dell’accademia e sappia contribuire a risolvere i problemipiù urgenti del paese, rimanendo però “al di fuori e al di sopradegli interessi” delle fazioni politiche1, leoni analizza i rapporti fra alcunedelle discipline che concorrono alla conoscenza scientifica di ciòche è politico. In tal modo, egli teorizza ancora prima che annunciarequelli che saranno i tratti imprescindibili de “Il Politico” degli anni avenire: l’impegno a promuovere e valorizzare il confronto e l’interazionefra discipline e metodi differenti e la tensione a includere temi ecompetenze di confine, o trasversali.
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Colombo, Alessandro. "ORDINE E MUTAMENTO NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, no. 2 (August 1997): 373–401. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024862.

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Abstract:
IntroduzioneSe è vero che i silenzi e le omissioni di una disciplina dicono, a volte, più di quanto dicano le sue parole, la riflessione post-bellica delle relazioni internazionali ha meno da dire sul mutamento internazionale di quanto questo abbia da dire sulle relazioni internazionali.Quando si tireranno le somme della storia della politica internazionale del nostro secolo, infatti, essa apparirà come una successione di mutamenti colossali: dalla fine degli imperi asburgico, ottomano e germanico all'indomani della prima guerra mondiale, a quella degli imperi coloniali dopo la seconda, fino a quella dell'impero russo-sovietico che ha chiuso anche simbolicamente il Novecento. Tanto più sorprendente, quindi, è il fatto che di questi processi non sia rimasta quasi traccia nell'analisi scientifica della politica internazionale. Con alcune lodevoli eccezioni, fino alla fine degli anni settanta la gran parte dell'analisi della politica internazionale si concentrò su elementi statici, quando non finì per essere pura e semplice teoria del bipolarismo. Diversi elementi giocarono a favore di questa scelta (Gilpin 1989, 4-6): la priorità, consueta nelle scienze sociali, dell'analisi statica rispetto all'analisi dinamica (Schumpeter 1979), resa ancora più pervasiva dal successo della teoria dei sistemi; il progressivo declino di quella che K.J. Holsti definì la «grande teoria» (Holsti 1971), cioè dei tentativi di costruire una teoria generale delle relazioni internazionali; la contraddizione tra i colossali mutamenti che avvenivano nel Terzo Mondo e la matrice euro-occidentale della disciplina; la mancanza, soprattutto, di una «domanda» di teorie del mutamento, annullata anch'essa nel «lungo presente» del confronto bipolare.
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Romano, Alessandra, and Rubina Petruccioli. "Gender diversity management, culture inclusive e sfide dell'attualità. Una review sistematica della letteratura." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 1 (June 2020): 213–40. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9477.

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Abstract:
L'articolo esplora i dispositivi di gender equity e le azioni per il sostegno alle carriere femminili a partire dalla review sistematica degli studi empirici sul tema dell'ultimo ventennio (2000-2020). Sono stati analizzati centodieci contributi nazionali e internazionali. Le finalità della review sono contribuire a ricostruire lo stato dell'arte degli studi nazionali e internazionali su gender equity nei workplace, segregazioni di genere e work-life balance e offrire un quadro di sintesi rispetto alle proposte di intervento e ai dispositivi di supporto alle carriere femminili. L'obiettivo è individuare traiettorie di intervento utili a sviluppare modelli culturali ed educativi validi per coltivare processi di inclusione di genere nelle organizzazioni e nei contesti di lavoro
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Trupiano, Gaetana. "Strategia europea per le relazioni culturali internazionali." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2016): 129–32. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2016-001007.

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Bigliazzi, Lucia, and Luciana Bigliazzi. "I Georgofili per le esposizioni nazionali e internazionali." a. LII, n. 2. dicembre 2012, no. 2 (April 20, 2013): 23–74. http://dx.doi.org/10.35948/0557-1359/2013.1585.

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Stocchetti, Matteo. "Le Metafore e La Teoria Delle Relazioni Internazionali." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 2 (August 2002): 305–41. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030161.

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Abstract:
Fino a tempi relativamente recenti – più o meno fino alla fine della guerra fredda – la triade realismo, pluralismo, strutturalismo ha espresso un ruolo analogo a quello di una sorta di limes disciplinare e, come tale, ambiguo nei riguardi dello spazio cognitivo oggetto di indagine. Espressione della forza di programmi di ricerca ormai istituzionalizzati da una presenza accademica pluridecennale, la stessa triade ha delimitato anche la frontiera dell'identità disciplinare, i limiti all'interno del quale la riflessione sistematica sui problemi della politica internazionale poteva veder riconosciuto il proprio diritto di cittadinanza nell'ambito della teoria delle R.I.
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Lerche, Jens. "Questioni agrarie o questioni del lavoro? La questione agraria e la sua irrilevanza per il lavoro rurale nell'India neo-liberista." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 128 (December 2012): 76–105. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128006.

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Abstract:
Fra gli economisti politici classici, Terry Byres sostiene che una transizione agraria di successo conduce a uno sviluppo capitalista nazionale dinamico e che tali transizioni sono il risultato di specifiche lotte agrarie di classe. Decenni di sviluppo neo-liberista hanno mosso varie sfide a questa posizione, tra cui la visione che oggi la lotta č tra il "regime alimentare internazionale" e i contadini "come gruppo unificato". Un'altra posizione č quella di Henry Bernstein il quale sostiene che, per il capitale, una transizione agraria a livello nazionale non č piů necessaria né possibile. Il saggio indaga questa discussione in relazione all'India, attraverso l'analisi sia del dibattito riguardante l'economia politica agraria in India sia lo sviluppo agrario del paese oggi. La conclusione č che, mentre lo sviluppo capitalista ha avuto luogo nell'agricoltura indiana, a questo non si č aggiunta una transizione agraria di successo che č effettivamente stata superata in molte parti del paese, almeno nell'immediato futuro.
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Vitali, Massimiliano, and Cristina Volpi. "Tutti in casa! Il racconto del tempo vissuto durante la pandemia nei disegni delle bambine e dei bambini." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (June 2021): 37–50. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-004004.

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Abstract:
A partire dagli elaborati grafici raccolti nell'ambito del concorso nazionale di disegno Tutti in casa!, indetto nel maggio 2020 da Fondazione PInAC - Pinacoteca Internazionale dell'età evolutiva Aldo Cibaldi di Rezzato (BS), gli autori presentano le loro riflessioni su come minori di diverse fasce d'età abbiano scelto di rappresentare la loro personale esperienza del lockdown durante l'emergenza sanitaria Covid-19 e, nello specifico, i vissuti legati alla permanenza a casa. Le considerazioni raccolte si basano su elementi di analisi sociologica dei contesti di produzione, sulla valutazione degli specifici bisogni evolutivi degli autori dei disegni in relazione alle loro diverse età, sulla riflessione circa l'esposizione collettiva alle retoriche diffuse dai principali media nel periodo storico della pandemia.
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Petruccioli, Rubina. "Ricerche empiriche sulla percezione di insegnanti di sostegno nei confronti dell'educazione inclusiva: una review sistematica." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (December 2021): 121–37. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12917.

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Abstract:
Il contributo riporta i primi risultati di una review sistematica in corso che fa parte di uno studio più ampio che indaga come e a quali condizioni cambia il senso di autoefficacia professionale di insegnanti di sostegno dopo aver partecipato ad un corso di specializzazione. L'indagine si inserisce all'interno di un filone di studi internazionale che ritiene rilevante indagare le percezioni, le rappresentazioni e gli atteggiamenti di insegnanti di sostegno verso l'inclusione quali condizioni che possono facilitare o meno l'inclusione scolastica (solo a titolo esemplificativo e non esaustivo: Aiello et al., 2019; Forlin, Earle, Loreman, & Sharma, 2011; Sharma, Loreman & Forlin, 2012; Sharma, Aiello, Pace, Round, & Subban, 2018). È stata condotta una review sistematica che intercetti gli studi empirici nazionali e internazionali che indagano gli atteggiamenti, le percezioni, le rappresentazioni di docenti nei confronti dell'inclusione. Viene, qui, descritta la procedura utilizzata per la revisione e presentati i risultati del primo step di analisi di 99 articoli empirici nazionali e internazionali.
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Sanavio, Ezio. "Una Consensus Conference sulle terapie psicologiche per ansia e depressione." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (February 2022): 11–20. http://dx.doi.org/10.3280/pu2022-001002.

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Abstract:
È appena terminato il lavoro di una Consensus Conference sulle terapie psicologiche per ansia e depressione rivolta ai pazienti e ai loro famigliari, al mondo dell'istruzione universitaria, alle isti-tuzioni preposte all'aggiornamento professionale, al Sistema Sanitario Nazionale, al mondo della ricerca scientifica e degli enti finanziatori. Gruppi di esperti hanno analizzato la letteratura e steso un'ampia relazione che è stata sottoposta al giudizio di una Giuria, presieduta da Silvio Garattini, composta da esponenti della società civile. Queste sono alcune delle conclusioni: (1) non tutte le terapie sono da considerare di prima scelta, (2) alcune psicoterapie sono cost-effective e più effica-ci dei farmaci, e (3) sono raccomandate dalle più autorevoli Linee-Guida internazionali. Le psico-terapie sono sottoutilizzate nel Sistema Sanitario Nazionale, e i pazienti devono ricorrere al merca-to privato con una discriminazione di censo intollerabile in tema di salute. Spesso vengono utiliz-zati metodi terapeutici di non provata efficacia, e manca una adeguata informazione sui progressi recenti. Vi è bisogno di interventi informativi, formativi, organizzativi e di trasparenza, con impli-cazioni anche deontologiche.
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Casini, Marina. "La Famiglia." IUS: Revista de investigación de la Facultad de Derecho 2, no. 1 (December 7, 2020): 43–50. http://dx.doi.org/10.35383/ius-usat.v2i1.520.

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Abstract:
L’idea che la famiglia sia la primordiale e fondamentale cellula della società e dello Stato, emerge con forza sia in numerosi documenti internazionali in tema di diritti umani, sia in molte Costituzioni nazionali. Si tratta, evidentemente, di un concetto ritenuto tra i Investigación pilastri che sorreggono la complessa architettura dello Stato.
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Lucarelli, Sonia, and Roberto Menotti. "LE RELAZIONI INTERNAZIONALI NELLA TERRA DEL PRINCIPE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 1 (April 2002): 31–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029920.

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Abstract:
IntroduzioneA distanza di molti anni, è tuttora difficile contestare la famosa affermazione di Stanley Hoffmann secondo la quale le Relazioni Internazionali (Ri) sono una disciplina americana (Hoffmann 1977). Basti notare che larghissima parte degli articoli pubblicati su riviste di Ri americane o europee oggi sul mercato sono scritti da autori americani (Wæver 1998, 696-701), che la storia degli sviluppi teorici della disciplina è raccontata soprattutto in riferimento a dibattiti teorici (i Great Debates) che solo raramente si svolgono in Europa continentale (J⊘rgensen 2000), e infine che le tendenze quanto a citazioni e adozione di teorie prodotte altrove rivelano un rapporto fortemente sbilanciato tra le Ri americane e quelle europee continentali.
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Novarino, Marco. "“Internazionale evangelica” e la scissione del Rito Scozzese Antico ed Accettato in Italia nel 1908." Revista de Estudios Históricos de la Masonería Latinoamericana y Caribeña 14, no. 2 (July 1, 2022): 91–111. http://dx.doi.org/10.15517/rehmlac.v14i2.50802.

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Abstract:
Nel 1908 si produsse la più grave scissione all’interno del Rito Scozzese Antico ed Accettato italiano e di conseguenza del Grande Oriente d’Italia, che ebbe come protagonisti principali dei pastori protestanti. La scissione non fu il frutto di una congiura “protestante”, ma le relazioni evangelmassoniche internazionali degli scissionisti permisero sopravvivere grazie anche ai prestigiosi riconoscimenti internazionali ottenuti. In buona parte il merito può essere attribuito alle grandi doti di abilità politica e allo spasmodico lavoro prodotto dal pastore Saverio Fera e dai suoi più stretti collaboratori, anche se le Chiese a cui appartenevano furono del tutto estranee alla vicenda.
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De Coro, Alessandra, and Luisa Zoppi. "IV International Joint Conference IAAP/LUMSA University Roma : 22-23 Aprile 2022." STUDI JUNGHIANI, no. 55 (August 2022): 107–13. http://dx.doi.org/10.3280/jun55-2022oa14078.

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Abstract:
Questo articolo presenta una sintesi della conferenza internazionale patrocinata dalla IAAP e dall'AIPA e ospitata a Roma dalla Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA). Il tema "Le narrative nella Psicologia Analitica contemporanea. Studi sulle relazioni mente-corpo ha attratto l'interesse di molte colleghe e colleghi internazionali, che hanno partecipato a distanza ai lavori del convegno. In grandi linee sono qui riassunti i contenuti delle relazioni presentate nelle due mattinate da accademici senior italiani e stranieri, nonché i contributi di ricerca empirica presentati nei pomeriggi da giovani ricercatrici e ricercatori della LUMSA e dell'Università "La Sapienza" di Roma.
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Natalizia, Gabriele. "Lo scoppio della Grande Guerra nella teoria delle relazioni internazionali." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 3 (October 2014): 51–63. http://dx.doi.org/10.3280/sa2014-003004.

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Casolari, Marzia. "EQUILIBRI MUTEVOLI NELLA POLITICA ESTERA DELL'INDIA: FATTORI INTERNAZIONALI E INTERNI IN GIOCO." Il Politico 254, no. 1 (June 7, 2021): 22–46. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.559.

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Abstract:
Dalla seconda vittoria elettorale di Narendra Modi, nel maggio 2019, le relazioni bilaterali USA-India sono state segnate da una cordialità senza precedenti toni. "Howdy, Modi!" è stato lo slogan usato alla cerimonia di ricevimento tenuta dal presidente Trump al Houston Strong Stadium il 22 settembre 2019, per accogliere il primo ministro indiano Narendra Modi, in visita negli Stati Uniti. In questa occasione, per la prima volta nelle relazioni bilaterali USA-India un presidente degli Stati Uniti ha elogiato sontuosamente un primo ministro indiano. Trump ha descritto Modi come un "amico leale" e ha celebrato i suoi risultati, in particolare "l'incredibile numero" di quasi 300 milioni di persone sollevate dalla povertà e 140 milioni di indiani elevati al rango di classe media. Trump ha sottolineato il processo elettorale democratico dell'India e i suoi tratti comuni comuni con la democrazia americana.
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Toso, Mario. "DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA: GUERRA DI INVASIONE DELLA RUSSIA IN UCRAINA." Społeczeństwo 160, no. 4 (January 17, 2023): 79–102. http://dx.doi.org/10.58324/s.299.

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Abstract:
prolusione con cui l’Autore ripercorre l’insegnamento magisteriale ed evangelico sui temi della violenza, della dottrina della cosiddetta “guerra giusta”, sulla legittima difesa in caso di attacco militare, di diritto all’uso delle armi. Nella conclusione, l’Autore propone alcune riforme dei sistemi di governo nazionali e internazionali al fine di poter creare una società più giusta e di ristrutturare istituzioni antiche, fondandoli sui principi della pace e del bene comune
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Cobalti, Antonio. "NASCITA ED ISTITUZIONALIZZAZIONE DI UNA NUOVA DISCIPLINA. IL CASO DELL'INTERNATIONAL POLITICAL ECONOMY (IPE)1." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 3 (December 2002): 493–551. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030392.

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Abstract:
Questo articolo si propone tre finalità. La prima e la più importante è presentare l'«evoluzione teorica» dell'Ipe, per usare un'espressione di Crane e Amawi (1997) che non implica un processo lineare e continuo. Inizialmente ispirato a Realismo, Liberalismo e Marxismo nelle Relazioni Internazionali, il dibattito ha via via acquistato caratteristiche proprie e si è collegato alle discussioni contemporanee sulle scienze sociali.
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Vicenza, Giordano. "Multiculturalismo Specifico in Svizzera." INFLUENCE : International Journal of Science Review 1, no. 2 (August 25, 2019): 1–9. http://dx.doi.org/10.54783/influence.v1i2.87.

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Abstract:
Ci sono numerose aree, culture e lingue in Svizzera. In Svizzera, le minoranze sono per lo più minoranze etno-linguistiche la cui lingua comune è unificata. Lo Stato elvetico è stato quindi considerato uno Stato multilingue sin dalla costituzione della Confederazione nel 1848. La Confederazione ei Cantoni devono preservare le minoranze linguistiche. I fondamenti della struttura sociale svizzera sono due principi: libertà linguistica (Sprachenfreiheit) e territorialità con multiculturalismo storico e quattro lingue nazionali (Territorialitätsprinzip). Non esiste una religione di stato ufficiale in Svizzera. La religione predominante è il cristianesimo, l'islam è la più grande minoranza religiosa. Le maggiori confessioni cristiane sono quella cattolica (37,7%) e la CRS (25,5 per cento). La Svizzera ha iniziato l'afflusso di nuove minoranze culturali dopo la seconda guerra mondiale ed era fortemente legata alla migrazione economica e al massiccio numero di lavoratori ospiti dal Terzo mondo e dall'ex Jugoslavia nell'Europa meridionale. La tutela delle minoranze nazionali, ma non delle minoranze culturali, coinvolge il diritto internazionale. La tutela delle minoranze nazionali in Svizzera si basa anche su norme internazionali.
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Andreatta, Filippo, and Mathias Koenig-Archibugi. "L'ORIZZONTE DELLA COOPERAZIONE. LA CONTROVERSIA SUI VANTAGGI RELATIVI NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, no. 2 (August 2001): 235–75. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030586.

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Abstract:
Introduzione Gli studiosi di politica internazionale evocano spesso l'immagine dello «Stato di natura» per descrivere sinteticamente i rapporti tra gli Statio Per i pili pessimisti, descrivere i rapporti internazionali in questo modo equivale a postulare uno stato di guerra permanente, attuale o potenziale. Thomas Hobbes, che pose l'idea dello stato di natura tra le basi della sua dottrina dell' autorita politica, riconosceva che esso probabilmente non era altro che un'utile costruzione euristica se riferito ai rapporti tra singoli individui, rna ne difendeva il carattere di descrizione realistica se applicato ai rapporti tra i sovrani del suo tempo e non solo. Per Hobbes, anche se «non vi e mai stata un'epoca nella quale ogni uomo era in guerra contro un altro uomo», i re e gli altri sovrani, a causa della loro indipendenza, permanentemente «si trovano nella posizione di gladiatori, con Ie armi puntate, con i loro forti, Ie loro guarnigioni ed i loro fucili alle frontiere: la quale e una posizione guerresca» (Hobbes [1651] 1911, XIII, 103).
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Armao, Fabio. "LA GUERRA: PROBLEMI DI METODO E DEFINIZIONE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 1 (April 1991): 145–60. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009862.

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Abstract:
IntroduzionePiò che di giustificazioni pratiche — relative cioè all'utilità a fini conoscitivi — o ideali — relative alla creazione di un'alternativa non violenta ad essa — lo studio scientifico della guerra necessita di giustificazioni teoriche. è tutt'altro che scontato, infatti, che la guerra non sia un mero fatto di cui ci si può e deve accontentare di offrire una descrizione, bensì un concetto rilevante e realmente discriminante all'interno di una teoria generale delle relazioni internazionali.
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Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Abstract:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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M. Caldarera, Angela, Chiara Baietto, Alessandro Zangari, and Damiana Massara. "La disforia di genere in età evolutiva: la presa in carico a sostegno del benessere psicologico." MINORIGIUSTIZIA, no. 3 (January 2021): 153–65. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003016.

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Abstract:
La Legge 164 del 1982 regola la transizione di genere in Italia, e riconosce il diritto alla presa in carico presso il Ssn. A partire dagli anni Duemila, presso i centri specializzati è iniziata la richiesta di presa in carico dei soggetti minorenni e delle loro famiglie. L'Osservatorio Nazionale sull'Identità di Genere (Onig1) ha costituito un coordinamento dei Centri dedicati a bambini e adolescenti, e ha definito i principi di base della presa in carico sulla base dell'esperienza maturata, delle linee guida internazionali della World Professional Association for Transgender Health (Wpath, 2012) e dell'Endocrine Society (Hembree, 2011). La presa in carico prevede un percorso multidisciplinare integrato in fasi successive (psicologico, neuropsichiatrico, endocrinologico) che riguarda i minorenni e le loro famiglie; può comportare, in casi accuratamente selezionati, l'utilizzo di bloccanti dello sviluppo ormonale puberale, e, dopo i 16 anni, di ormoni sessuali che possano trasformare il corpo nella direzione del genere percepito. La natura degli interventi medici solleva delicate questioni di carattere bioetico, in relazione, per esempio, alla competenza dei ragazzi a dare il consenso/assenso in ambiti tanto complessi.
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Ferla, Alcindo Antônio, Maria Augusta Nicoli, Mirian Ribeiro Conceição, Vanessa Vivoli, Brigida Lilia Marta, Francesco Sintoni, Gabriel Calazans Baptista, Ardigò Martino, and Ricardo Burg Ceccim. "Un laboratorio come il rizoma: conoscenza della salute e del fare in connessioni italo-brasiliane." Saúde em Redes 5, no. 1Suplem (July 15, 2020): 12–22. http://dx.doi.org/10.18310/2446-4813.2019v5n1suplemp12-22.

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Abstract:
La cooperazione internazionale è spesso presentata come un'area di conoscenza in cui alcuni approcci metodologici misurano i flussi e le relazioni di potere per classificarli in tipologie che li descrivono e generano modelli di analisi. Diventa così parte di un'istituzionalità dove la conoscenza e le pratiche delle relazioni internazionali sono predominanti e ad esse subordinate. Si lasciano attraversare da interessi che fissano i confini dei paesi e assegnano valori gerarchici ai cittadini, secondo il loro inserimento nei sistemi produttivi di ogni paese e nella gerarchia dei paesi. In questa pubblicazione e nell'esperienza che ne deriva, questo approccio non è efficace. Al centro della riflessione non vi è assolutamente la divergenza con le conoscenze accumulate nel campo delle relazioni internazionali. Il focus è piuttosto di tipo metodologico. Invece di flussi geografici ed emisferici (nord-sud, sud-sud), abbiamo qui flussi mossi dalla solidarietà, dal lavoro collaborativo e da un concetto di globalità dove le persone (il popolo, ci ha detto Paulo Freire) sono centraliii. I flussi di cooperazione, in questa modalità di esperienze, hanno molteplici direzioni e si muovono continuamente. Non c'è uno schema di direzione fisso. Quando parliamo di questo lavoro e della collaborazione stessa, parliamo del Laboratorio italo-brasiliano di formazione, ricerca e pratiche in materia di salute collettiva. Il nome inizia con "laboratorio" per evidenziare il modo di produrre, che è alchemico, mescolando i componenti di qui, di là e “tra”. I nostri incontri devono essere inventati ogni anno, in quanto ciò che è stato fatto l'anno precedente non risponde più nello stesso modo e si perseguono altre modalità. Così, incorporiamo l’altro in noi.
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Andreatta, Filippo. "Effetti sistemici e politica internazionale." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, no. 1 (April 1999): 157–71. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026526.

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Abstract:
Questi due recenti lavori di importanti studiosi statunitensi dimostrano ancora una volta la vitalità e la creatività della disciplina delle relazioni internazionali. Si tratta infatti di opere di grande respiro e rigore teorico che introducono nel dibattito accademico ipotesi ed analisi alquanto avvincenti. Il libro di Snyder si concentra su uno degli aspetti essenziali della politica internazionale – le alleanze – e riesce nell'intento di affrontare approfonditamente un argomento che, paradossalmente, è invece rimasto piuttosto trascurato nella letteratura specializzata. A parte la letteratura politologica sulle coalizioni ed i beni pubblici, e la letteratura più classica sulle relazioni internazionali, non ci sono infatti analisi recenti in materia. Il volume di Jervis è invece meno ambizioso in quanto non si presenta come un'analisi compiuta su uno degli aspetti principali della disciplina. Ciò nonostante, l'autore cerca di proporre una chiave di lettura sistemica di tutta la politica internazionale risultando così non meno rilevante del libro di Snyder. La ricchezza del background culturale di Jervis e la sua capacità di sintesi – che già si erano espresse in campi diversi quali la teoria della deterrenza nucleare, l'importanza delle variabili tecnologiche, l'analisi psicologica delle decisioni e le grandi metafore strategiche della diplomazia contemporanea – assumono in questo caso una forma matura che permette all'autore di attingere proficuamente da altre discipline quali la biologia e l'ingegneria ambientale senza mai perdere di vista l'intento di spiegare fenomeni sociali complessi.
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Niglia, Federico. "La specializzazione mancata. La diplomazia italiana e la tecnicizzazione delle relazioni internazionali." VENTUNESIMO SECOLO, no. 40 (November 2017): 16–29. http://dx.doi.org/10.3280/xxi2017-040002.

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Vaquero Piñeiro, Manuel, and Sara Tavani. "Food e relazioni internazionali: il caso del Milan Urban Food Policy Pact." Mélanges de l'École française de Rome. Italie et Méditerranée, no. 132-1 (December 30, 2020): 237–48. http://dx.doi.org/10.4000/mefrim.7262.

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Pegoraro, Lucio. "Ruolo della dottrina, comparazione e “legal tourism¨"." Diálogos de saberes, no. 43 (June 30, 2017): 219–36. http://dx.doi.org/10.18041/0124-0021/dialogos.43.2015.2586.

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Abstract:
Muovendo dai risultati di un’ampia ricerca sull’uso della dottrina da parte delle corti di vertice (costituzionali e supreme), l’articolo denuncia i rischi generati dall’esportazione acritica delle soluzioni “nazionali” e dalla recezione delle stesse, non supportata da un’analisi del contesto in cui si calano. In particolare, si sofferma sulla prassi delle “relazioni nazionali” nei congressi e nell’accettazione supina dei loro risultati da parte di uditori non attrezzati con le categorie della comparazione. Segnala che la rinuncia alla comparazione (in particolare, la mancata considerazione per il milieu dell’ordinamento recettore) riverbera conseguenze anche sui formanti dinamici (legislazione e giurisprudenza). Evidenzia che, ciò nonostante, le corti citano spesso autori (come quelli statunitensi) che assegnano valenza universale a teorie “locali” o “regionali” del diritto costituzionale, contribuendo a un’uniformazione giuridica formale, che non sempre riesce a mascherare profonde fratture tra i formanti.
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Zanazzi, Silvia, and Silvia Coppola. "Experiencing art from a distance. Digital technologies for museums during and beyond the pandemic." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no. 3 (December 31, 2021): 118–32. http://dx.doi.org/10.36253/form-11617.

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Abstract:
This article proposes a reflection on the role of digital technologies in emergency museum education during the Sars-Cov-2 pandemic, starting from some relevant experiences at national and international level. In particular, it explores the use of serious games and storytelling as tools to realize the idea of a participatory, accessible, interactive and inclusive museum: a museum that doesn’t go into quarantine, but tries its best to keep the relationship with the audience. Vivere l’arte a distanza. Le tecnologie digitali per i musei durante e oltre la pandemia. Questo articolo propone una riflessione sul ruolo delle tecnologie digitali nella didattica museale di emergenza durante la pandemia da Sars-Cov-2, a partire da alcune esperienze di rilievo in ambito nazionale e internazionale. In particolare, si approfondisce l’uso dei serious games e dello storytelling come strumenti per realizzare l’idea di un museo partecipato, accessibile, interattivo e inclusivo: un museo che non va in quarantena, ma fa di tutto per mantenere viva la relazione con il suo pubblico.
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Viviana Casano, Lilli. "Il ruolo delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva nella costruzione di un mercato del lavoro di cura." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE 40, no. 3 (December 2022): 79–100. http://dx.doi.org/10.3280/es2022-003008.

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Abstract:
Il contributo indaga alcuni nodi problematici che oggi si frappongono alla emersione e alla costruzione di un mercato del lavoro di cura dignitoso, con specifico riferimento al ruolo dei sistemi di relazioni industriali e della contrattazione collettiva. L'analisi ha riguardato 54 Con-tratti Collettivi Nazionali concentrandosi su norme e istituti centrali per lo studio della contrat-tazione collettiva nella sua funzione istituzionale (e preliminare) di costruzione, appunto, dei mercati di riferimento (sistemi di classificazione e inquadramento del personale, retribuzione, formazione e sviluppo professionale).
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Agliata, Francesco, and Danilo Tuccillo. "L'evoluzione del Progetto Insurance dello IASB e i possibili riflessi nel bilancio delle imprese assicuratrici." FINANCIAL REPORTING, no. 3 (October 2011): 75–105. http://dx.doi.org/10.3280/fr2011-003004.

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Abstract:
Il presente lavoro esamina le tendenze evolutive in atto nel procedimento di rendicontazione economico-finanziaria delle imprese di assicurazione conseguenti all'applicazione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS. L'obiettivo della ricerca, condotta con taglio prevalentemente deduttivo, è verificare/dimostrare come alcuni postulati del modello di bilancio promossi dalpossano ritenersi applicati o disattesi - a seguito della disciplina dettata daldello IASB - nello specifico ambito pertinente l'industria assicurativa. L'indagine, pertanto, si rivolge inizialmente e brevemente ad esaminare da un punto di vista economico-aziendale gli aspetti caratteristici dell'attività assicurativa e l'impostazione della prassi contabile nazionale riguardante le componenti economiche/ patrimoniali tipiche delle imprese di assicurazione. Dopo di che, è posta attenzione alle problematiche ed agli aspetti evolutivi dell', anche alla luce dei contenuti dellericevute dallo IASB a seguito della emanazione dell'ED/2010/8; infine, nell'ultimo paragrafo, in relazione a quanto discusso in precedenza, si compie un'analisi su come e se possano reputarsi applicati quei postulati del modello IASB anzidetti; si tenta altresì una comparazione, unicamente ove possibile, tra i probabili riflessi desumibili a seguito dell'adozione di un sistema di(previsto nella Fase I) o di(prescelto nella Fase II).
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Bassi, Jacopo. "La periferia ecclesiastica ortodossa nel Sud-Est europeo negli anni Venti e Trenta. Il caso dell'Epiro e dell'Albania." MONDO CONTEMPORANEO, no. 3 (April 2011): 5–24. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-003001.

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Abstract:
La caduta dell'Impero ottomano comportň un mutamento anche nelle relazioni interne al mondo cristiano ortodosso. La creazione e il consolidamento degli Stati nazionali balcanici e delle Chiese ortodosse autocefale posero le basi per la ridefinizione dei confini giurisdizionali delle Chiese nazionali. Negli anni Venti e Trenta l'Albania e la Grecia cercarono di manovrare le istituzioni religiose ortodosse per esercitare pressione sul Patriarcato ecumenico: obiettivo delle azioni diplomatiche greche e albanesi era quello di spostare l'influenza culturale esercitata dalle istituzioni religiose sulle popolazioni dell'area dell'odierna Albania meridionale, abitata in prevalenza da fedeli ortodossi. Lo Stato greco era desideroso di poter avanzare rivendicazioni su questi territori: la difesa della popolazione ortodossa rappresentava una giustificazione ideale. La zona oggetto della disputa divenne cosě una, contesa tra la tradizionale giurisdizione patriarcale, la nascente Chiesa ortodossa albanese e la Chiesa di Grecia, desiderosa di ereditare da Costantinopoli il prestigio e il retaggio storico della cristianitŕ orientale.
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Perna, Ciro. "IDP - Illuminated Dante Project: un archivio e database per la più antica iconografia dantesca (secc. XIV-XV)." DigItalia 15, no. 2 (December 2020): 150–58. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00022.

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Abstract:
Nato nel 2015 e legato al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Napoli "Federico II" e al Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania "Luigi Vanvitelli", nonché a diversi Enti e Istituzioni nazionali e internazionali, IDP-Illuminated Dante Project mira alla creazione di un archivio di codici danteschi miniati tra Trecento e Quattrocento, con relativo database open access, che potrà costituire un utile strumento di comprensione dei complessi meccanismi che regolano il rapporto tra versi danteschi e iconografia. Il contributo presenta la struttura del database IDP a partire dalle articolazioni delle griglie in ambiente back-end.
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