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Journal articles on the topic 'Relazioni distribuzione'

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Nadin, Giancarlo. "La segmentazione della distribuzione tradizionale nel settore fashion: esperienze nel comparto del capospalla." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 1 (March 2011): 115–38. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-001007.

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Abstract:
Il presente contributo intende approfondire il tema della utilitÀ di impiego delle logiche di segmentazione nei contesti di gestione dei canali distributivi tradizionali, ove si verifica una considerevole frammentazione del numero di operatori, e non sempre si assiste ad una continuitÀ relazionale nel tempo. Delineati i tratti fondamentali teorici come emergenti dalla letteratura in tema di segmentazione e gestione dei canali distributivi, viene proposto un modello applicativo finalizzato a facilitare l'adozione delle logiche di segmentazione nell'ampio contesto delle relazioni distributive. La disamina di un progetto realizzato in un'azienda che produce capo-spalla (giacche e giubbotti) aiuta ad analizzare e confermare alcune ipotesi sottese al modello.
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Blake, Emma. "The Mycenaeans in Italy: a minimalist position." Papers of the British School at Rome 76 (November 2008): 1–34. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000398.

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Abstract:
Gli ultimi cinque decenni hanno visto un forte incremento del numero dei siti che in Italia hanno restituito frammenti di ceramica micenea. L'elevata presenza attribuita ai Micenei ha incoraggiato la teoria che furono loro ad innescare gli sviluppi sociali sperimentati in Italia alla fine dell'età del Bronzo. Concentrandosi sull'evidenza ceramica, questo contributo assume una posizione minimalista, sostenendo che le relazioni tra i Micenei e le genti d'Italia erano infrequenti, di piccola scala e avevano, al massimo, un impatto circoscritto in aree limitate. Comunque, esiste una marcata variabilità nella distribuzione della ceramica micenea in Italia, sia geografica sia cronologica, con nessuna chiara coerenza nelle azioni e risposte micenee e italiche.L'evidenza suggerisce che i Micenei non trassero molto giovamento dalle visite, che per questo divennero meno frequenti. In aggiunta i Micenei non ebbero la capacità di fare più che commerci di oggetti e prodotti con l'Italia, e così ebbero scarsa influenza su altri settori della vita.
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Reyneri, Emilio. "Come trovare un lavoro. Una storia italiana." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 157 (August 2020): 33–52. http://dx.doi.org/10.3280/sl2020-157002.

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Abstract:
Dopo aver sinteticamente illustrato come è cambiata la regolazione normativa delle assunzioni in Italia dall'inizio del secolo scorso, l'articolo presenta come sono cambiati i modi di trovare lavoro negli ultimi 50 anni grazie a un'indagine longitudinale retrospettiva Istat. Con scarse relazioni con i mutamenti normativi, i principali cambiamenti sono stati: una lenta riduzione dei lavori trovati grazie a parenti, amici e conoscenti e per contro un aumento del ricorso ad annunci su giornali e internet, ad agenzie del lavoro private e al supporto di strutture formative (scuole e stage), mentre sono rimasti costanti i rapporti con datori di lavoro e hanno avuto un andamento curvilineo i concorsi pubblici e il ricorso a uffici pubblici. Tuttavia, questi mutamenti sono stati dovuti a un effetto di composizione, poiché per gli stessi livelli di istruzione e per gli stessi settori la distribuzione dei modi con cui è stato trovato il lavoro non è cambiata granché. L'ultimo paragrafo confronta alcuni esiti dei tre tipi di regolazione dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro: mercato, reti e organizzazioni.
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Riley, D. N. "New aerial reconnaissance in Apulia." Papers of the British School at Rome 60 (November 1992): 291–307. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009843.

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Abstract:
NUOVE RICOGNIZIONI AEREE IN PUGLIAGrazie alle fotografie scattate dalla Royal Air Force durante la Seconda Guerra Mondiale nell'area del Tavoliere, in Puglia, fu registrata la presenza di tracce nelle piante coltivate dalle quali sono state ottenute un gran numero di informazioni di tipo archeologico. Ulteriori voli compiuti nel 1987 e nel 1989 dal Oberstleutnant O. Braasch, accompagnato sia dall'Autore che da altri, hanno dimostrato come ancora sia possibile utilizzare tale tecnica per l'individuazione di antiche tracce nelle piante coltivate, sempre in Puglia, nonostante i danni procurati fino ad oggi dai lavori agricoli eseguiti a partire dal periodo successivo alla guerra. Quest'articolo fornisce una serie di brevi informazioni circa 70 villaggi trincerati di tipo Neolitico osservati nel Tavoliere e nelle sue vicinanze, oltre che di altri 11 villaggi trincerati individuati più a Sud, vicino ad Altamura e a Matera. I siti di epoca romana individuati nel Tavoliere comprendono i resti di centuriazione oltre che dettagliate tracce appartenenti ad una villa e di trincee vicine a questa, scavate quasi sicuramente quando furono piantate delle viti. L'articolo considera la frequenza delle tracce nelle piante coltivate nell'Italia meridionale orientale e le loro relazioni con i terreni locali. Poiché tali tracce compaiono quasi esclusivamente su terreni particolarmente favorevoli, viene enfatizzata la necessità di prendere in considerazione anche le evidenze di carattere geologico e pedologico di una regione nei casi in cui venga studiata la distribuzione di siti individuati unicamente attraverso tracce nelle piante coltivate.
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Woolf, Greg. "Food, poverty and patronage: the significance of the epigraphy of the Roman alimentary schemes in early imperial Italy." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 197–228. http://dx.doi.org/10.1017/s006824620001165x.

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Abstract:
CIBO, POVERTÀ E PROTEZIONE SOCIALEIn quest'articolo si vuole analizzare il carattere dell'azione imperiale attraverso un riesame degli alimenta in Italia. Si ipotizza che queste distribuzioni alimentari non venivano organizzate per risollevare dalle difficoltà economiche particolari regioni o particolari gruppi sociali dell'Italia romana. La distribuzione di alimenti, epigraficamente attestata, è in relazione alla distribuzione generale delle iscrizioni all'interno dell'Italia: le iscrizioni stesse non suggeriscono che i fruitori fossero una parte impoverita della popolazione, ma piuttosto fossero persone relativamente privilegiate, certo come italici, cittadini e residenti in centri urbani e forse anche come abitanti in una determinata città dell'Italia. Il significato di questi schemi è poi definito dalla loro collocazione all'interno di contesti ideologici suggeriti dalla concezione romana sulla distribuzione del cibo e del potere, sulla protezione e sul ruolo dell'imperatore. Testimonianze iconografiche, numismatiche e letterarie sugli alimenta, assieme a confronti con simili istituzioni, consentono di comprendere questa forma di approvvigionamento alimentare all'interno di familiari modelli di discorso romani; esse indicano i modi all'interno dei quali questi schemi possono essere stati concepiti e valutati. Si ipotizza che l'affermazione e l'elaborazione degli alimenta va vista come un elemento di quegli scambi simbolici fra gli imperatori e l'Italia, in un periodo in cui i primi sempre in minor numero avevano origini italiche o non vi erano residenti.
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Lasio, Diego. "Differenze di genere e distribuzione del carico familiare nelle famiglie eterosessuali." RICERCA PSICOANALITICA, no. 2 (May 2011): 69–82. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-002006.

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Abstract:
La ricerca sulla divisione del carico familiare nelle famiglie eterosessuali evidenzia che sono ancora le donne a farsi maggiormente carico del lavoro domestico e della cura dei figli. Perdura la convinzione che gli uomini e le donne siano essenzialmente differenti rispetto alle loro predisposizioni e, quindi, ai ruoli che possono assumere. I partner distribuiscono il carico familiare sulla base del proprio genere, come se questo fosse un aspetto fisso dell'identitŕ, ancorato al dato biologico, e non suscettibile di cambiare in relazione alle diverse condizioni storiche, sociali e culturali. Il presente lavoro, dopo aver analizzato l'approccio biologico e quello socio culturale, esamina le principali utilizzate per la spiegazione di tale iniqua distribuzione. Comprendere i motivi del forte sbilanciamento tra donne e uomini nella distribuzione del carico familiare č importante per gli effetti che tale iniquitŕ puň avere sul benessere dei partner e sulla qualitŕ della relazione.
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De Nicola, C., G. Fanelli, G. Potena, L. Sammarone, M. Posillico, and A. Testi. "Distribution model of understory vegetation in beech forests from Central Apennines (Italy) in relation to edaphic parameters." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 4, no. 4 (December 20, 2007): 439–49. http://dx.doi.org/10.3832/efor0496-0040439.

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Crawford, Michael H., Lawrence Keppie, John Patterson, and Michael L. Vercnocke. "Excavations at Fregellae, 1978–1984." Papers of the British School at Rome 54 (November 1986): 40–68. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200008849.

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Abstract:
SCAVI A FREGELLAE: RELAZIONE PRELIMINARE SUL LAVORO DEL GRUPPO BRITANNICOL'articolo contiene la terza parte della relazione preliminare. In esso si tratta delle prospezioni di superficie svoltesi nel territorio della città. Le conclusioni principali sono cinque: che l'identificazione del kardo maximus della colonia di Fregellae proposta nella seconda parte puo considerarsi sostanzialmente confirmata; che gli insediamenti rurali dei cittadini di Fregellae furono in gran misura distrutti nello stesso momento che la colonia; che la distribuzione degli insediamenti posteriori a quel momento non corrisponde alle divisioni della centuriazione del 124 a.C; che durante l'lmpero le presenze umane nel territorio di Fabrateria erano piuttosto scarse; e che ci sono alcune indicazione del raggruppamento degli insediamenti finora identificati in piccoli villaggi.
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Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Abstract:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Laino, Giovanni. "Immigrazione straniera e attività commerciali a Napoli." TERRITORIO, no. 100 (November 2022): 104–6. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100012.

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Abstract:
I tre contributi che compongono questo servizio restituiscono gli esiti di un'indagine sul rapporto tra attività commerciali e popolazione straniera a Napoli, in un contesto nel quale questa relazione si dà con caratteri di originalità. Dopo questa introduzione, il primo testo fornisce un quadro sistematico costruito su base statistica e quantitativa, circa entità del fenomeno e distribuzione dei commercianti stranieri nella città. Il secondo declina invece l'indagine con gli strumenti dell'analisi qualitativa. L'articolo conclusivo riassume gli esiti dello studio e ne sviluppa alcune ipotesi interpretative.
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Coccia, S., D. J. Mattingly, B. Brehm, H. Elton, P. Foss, I. George, T. Leggio, H. Patterson, P. Roberts, and T. Sudell. "Settlement history, environment and human exploitation of an intermontane basin in the central Apennines: the Rieti survey 1988–1991, Part II. Land-use patterns and gazetteer." Papers of the British School at Rome 63 (November 1995): 105–58. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010217.

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Abstract:
STORIA DELL'INSEDIAMENTO, DELL'AMBIENTE E DELLO SFRUTTAMENTO UMANO DI UN BACINO INTERMONTANO NELL'APPENNINO CENTRALE: LA RICOGNIZIONE 1988–91 A RIETI, PARTE II. MODELLI DI SFRUTTAMENTO DEL TERRITORIO ED ELENCO DEI SITIQuesta seconda parte della relazione finale sulla ricognizione a Rieti (cf. Papers of the British School at Rome 60 (1992), 213–89, per Parte I) presenta ulteriori informazioni ed interpretazioni sui modelli di trasformazione degli insediamenti e di uso del territorio nel tempo, insieme al completo elenco dei siti. La discussione sull'insediamento e sull'uso del territorio è basata su una dettagliata analisi della distribuzione spaziale del materiale ceramico di diverse fasi all'interno del transetto interessato dalla ricognizione. Comunque, la maggior parte di questa relazione riguarda l'elenco dei siti, con descrizioni di tutti i siti registrati e liste riassuntive, per ogni singolo sito, della ceramica e dei laterizi raccolti nonchè delle fasi di attività attestate.
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Navarra, F., B. Orlandi, A. Bozzao, C. Micheli, A. Costanzi, A. Bottone, and M. Gallucci. "Analisi di 120 casi di metastasi spinali: Revisione critica delle teorie di prevalenza, distribuzione e linee di accrescimento." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 251–58. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800217.

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Abstract:
Sono stati valutati retrospettivamente 120 casi di metastasi spinali esaminati mediante RM presso il nostro Centro. Le tre sedi primitive con maggior tendenza metastatica spinale sono risultate essere il polmone, la mammella e la prostata, confermando la tendenza della letteratura classica. La localizzazione delle forme intra-vertebrali con diametro inferiore ai 2,5 cm mostra tendenza di distribuzione priva di differenze significative tra localizzazioni centro-vertebrali o localizzazioni periferiche in relazione al tumore di origine. Questi ultimi dati contrastano con l'ipotesi di una via metastatica differente tra tumori polmonari (via arteriosa) e da altre sedi (via venosa retrograda). Infine la tendenza di crescita posteriore delle metastasi sembra rispettare la linea mediana.
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Bordoni, Stefano, and Gianluca Marchi. "ComunitÀ virtuali di marca e innovazione di prodotto: un modello di classificazione degli user basato su analisi testuale." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 1 (March 2011): 53–71. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-001004.

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Abstract:
Il paper analizza la conoscenza del prodotto come fattore di classificazione e selezione dei membri piů innovatori nelle comunitÀ virtuali di marca. Con un approccio multi-metodo, il lavoro, che ha come ambito applicativo il blog Ducati Hypermotard, analizza i contenuti e i temi ricorrenti nei messaggi degli user e la loro distribuzione in relazione al grado di potenziale collaborativo del consumatore. La possibilitÀ di stabilire un legame tra conoscenza dello user, linguaggio utilizzato e grado di innovativitÀ dello user č confermata. Infine, č proposto un modello per la classificazione di testi postati sul blog in grado di assegnare automaticamente il profilo didel mittente e di selezionare i commenti degli utenti piů competenti in termini di prodotto e piů innovativi.
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Maxim, Nicolae. "Il Diritto Ai Dividendi-Gli Associati Possono Comunque Ottenerli in Caso Di Scioglimento Giudiziale Della Società?" INFLUENCE : International Journal of Science Review 2, no. 1 (April 25, 2020): 16–20. http://dx.doi.org/10.54783/influence.v2i1.98.

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Abstract:
La questione della distribuzione dei dividendi, se riferita solo a ciò che rappresentano, non dovrebbe presentare incertezze. Tuttavia, i dividendi, definiti come una parte dell'utile di una società che appartiene a ciascun socio alla fine di ogni esercizio sociale, in relazione alle azioni da lui possedute, possono sollevare nuovi interrogativi sotto molti aspetti, non solo riguardo al momento cui possono essere richiesti, o la persona di appartenenza in caso di trasferimento di azioni (aspetti ai quali la dottrina ha già dato risposta), ma anche in merito alla loro situazione in caso di scioglimento della società. In quanto tale, ciò a cui si fa riferimento nel presente studio è la possibilità o meno per gli azionisti di esercitare il diritto ai dividendi in caso di scioglimento giudiziale della società.
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Spagnoli, Alberto, and Ennio Cocco. "Some thoughts on the care needs of demented patients. Part I." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 3, no. 3 (December 1994): 171–79. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003675.

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Abstract:
RiassuntoScopo - Data la mancanza di una tradizione e di studi o riflessioni sistematiche sul problema dell'assistenza ai pazienti dementi, ed in considerazione delle numerose esperienze avviate anche in Italia per esplorare modi innovativi di assistenza agli anziani affetti da demenza, abbiamo ritenuto interessante formulare alcune riflessioni sull'argomento. Il vero obiettivo di queste riflessioni è in realtà quello di iniziare, e sollecitare, un discorso sulla valutazione dei servizi psicogeriatrici. Metodo - È stata condotta una ricerca su MEDLINE a partire dal 1980, utilizzando le parole chiave qui riportate. Data la necessità di affrontare (o, se non altro, elencare) un ampio spettro di argomenti, che va dal ruolo giocato dalla distribuzione degli spazi interni nelle istituzioni, agli aspetti relazionali o agli psicofarmaci, abbiamo integrato la ricerca bibliografica attingendo da altre fonti molto diversificate. Risultati e conclusioni - La riflessione sui bisogni assistenziali degli anziani dementi suggerisce prima di tutto la necessità di impiegare il metodo epidemiologico anche per la descrizione e la valutazione dei servizi, e degli «stili assistenziali», dove il termine assistenza è da intendersi nell'accezione più comprensiva di health care. In secondo luogo, emerge l'importanza degli aspetti relazionali, di accoglimento e, per i pazienti istituzionalizzati, della distribuzione degli spazi interni e, ancora, la necessità che argomenti tanto (apparentemente) disparati trovino sintesi ed ospitalita in riviste lette da chi si occupa di assistenza. Infine, è evidente che la preziosa cultura anti-istituzionale prodotta dalla psichiatria sociale richiede, in psicogeriatria, una revisione che individui i punti di adesione e di distanza da strategic fondate sull'affermazione dell'autonomia del paziente (vs la dignità della disabilita), sul suo coinvolgimento in una vita più attiva (vs il «rispetto dell'apatia») e sul suo recupero alia vita sociale (vs nuove forme di equilibrio tra stimolazione e protezione).
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Spagnoli, Alberto, and Ennio Cocco. "Some thoughts on the care needs of demented patients. Part II." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 3, no. 3 (December 1994): 181–85. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003687.

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Abstract:
RiassuntoScopo - Data la mancanza di una tradizione e di studi o riflessioni sistematiche sul problema dell'assistenza ai pazienti dementi, ed in considerazione delle numerose esperienze avviate anche in Italia per esplorare modi innovativi di assistenza agli anziani affetti da demenza, abbiamo ritenuto interessante formulare alcune riflessioni sull'argomento. Il vero obiettivo di queste riflessioni è in realtà quello di iniziare, e sollecitare, un discorso sulla valutazione dei servizi psicogeriatrici. Metodo - È stata condotta una ricerca su MEDLINE a partire dal 1980, utilizzando le parole chiave qui riportate. Data la necessità di affrontare (o, se non altro, elencare) un ampio spettro di argomenti, che va dal ruolo giocato dalla distribuzione degli spazi interni nelle istituzioni, agli aspetti relazionali o agli psicofarmaci, abbiamo integrato la ricerca bibliografica attingendo da altre fonti molto diversificate. Risultati e conclusioni - La riflessione sui bisogni assistenziali degli anziani dementi suggerisce prima di tutto la necessità di impiegare il metodo epidemiologico anche per la descrizione e la valutazione dei servizi, e degli «stili assistenziali», dove il termine assistenza e da intendersi nell'accezione più comprensiva di health care. In secondo luogo, emerge l'importanza degli aspetti relazionali, di accoglimento e, per i pazienti istituzionalizzati, della distribuzione degli spazi interni e, ancora, la necessità che argomenti tanto (apparentemente) disparati trovino sintesi ed ospitalità in riviste lette da chi si occupa di assistenza. Infine, è evidente che la preziosa cultura anti-istituzionale prodotta dalla psichiatria sociale richiede, in psicogeriatria, una revisione che individui i punti di adesione e di distanza da strategic fondate sull'affermazione deU'autonomia del paziente (vs la dignità della disabilità), sul suo coinvolgimento in una vita più attiva (vs il «rispetto dell'apatia») e sul suo recupero alia vita sociale (vs nuove forme di equilibrio tra stimolazione e protezione).
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Spagnoli, Alberto, and Ennio Cocco. "Some thoughts on the care needs of demented patients. Part III." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 3, no. 3 (December 1994): 187–94. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003699.

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Abstract:
RiassuntoScopo - Data la mancanza di una tradizione e di studi o riflessioni sistematiche sul problema dell'assistenza ai pazienti dementi, ed in considerazione delle numerose esperienze avviate anche in Italia per esplorare modi innovativi di assistenza agli anziani affetti da demenza, abbiamo ritenuto interessante formulare alcune riflessioni sull'argomento. Il vero obiettivo di queste riflessioni è in realtà quello di iniziare, e sollecitare, un discorso sulla valutazione dei servizi psicogeriatrici. Metodo - È stata condotta una ricerca su MEDLINE a partire dal 1980, utilizzando le parole chiave qui riportate. Data la necessità di affrontare (o, se non altro, elencare) un ampio spettro di argomenti, che va dal ruolo giocato dalla distribuzione degli spazi interni nelle istituzioni, agli aspetti relazionali o agli psicofarmaci, abbiamo integrato la ricerca bibliografica attingendo da altre fonti molto diversificate. Risultati e conclusioni - La riflessione sui bisogni assistenziali degli anziani dementi suggerisce prima di tutto la necessità di impiegare il metodo epidemiologico anche per la descrizione e la valutazione dei servizi, e degli «stili assistenziali», dove il termine assistenza è da intendersi nell'accezione più comprensiva di health care. In secondo luogo, emerge l'importanza degli aspetti relazionali, di accoglimento e, per i pazienti istituzionalizzati, della distribuzione degli spazi interni e, ancora, la necessità che argomenti tanto (apparentemente) disparati trovino sintesi ed ospitalità in riviste lette da chi si occupa di assistenza. Infine, è evidente che la preziosa cultura anti-istituzionale prodotta dalla psichiatria sociale richiede, in psicogeriatria, una revisione che individui i punti di adesione e di distanza da strategic fondate sull'affermazione delFautonomia del paziente (vs la dignità della disabilità), sul suo coinvolgimento in una vita più attiva (vs il «rispetto dell'apatia») e sul suo recupero alia vita sociale (vs nuove forme di equilibrio tra stimolazione e protezione).
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Perkins, Philip, and Lucy Walker. "Survey of an Etruscan City at Doganella, in the Albegna valley." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 1–143. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011624.

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Abstract:
RICOGNIZIONE TOPOGRAFICA DI UNA CITTA' ETRUSCA A DOGANELLA NELLA VALLE DELL'ALBEGNAQuesta città etrusca della Toscana meridionale, di enormi dimensioni, e munita di una cinta muraria, si trova coperta, per la maggior parte, da terreno attualmento adibito ad uso agricolo. Negli anni tra il 1982 e il 1984, nell'ambito di tre campagne di ricognizione topografica condotte nella Valle dell'Albegna, è stata condotta una esplorazionc sistematica dell'area. La relazione che qui si presenta contiene: la storia degli studi relativi al sito, la descrizione dei resti archeologici osservabili sul terreno, l'esposizione della metodologia impiegata nella ricognizione, l'analisi dei campioni di materiali raccolti, ed una discussione dei vari aspetti generali del sito. A ciò segue un catalogo delle distribuzioni in superficie dei vari materiali ed una appendice sui risultati di due carotaggi del suolo.
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De las Rivas Sanz, Juan Luis. "Dificultades del urbanismo comercial: El plan general de equipamiento comercial de Castilla y León." Ciudades, no. 10 (February 1, 2018): 109. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.10.2007.109-142.

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Abstract:
La rete commerciale in Castilla y Léon evidenzia con chiararezza la relazione con il sistema insediativo regionale, con le sue debolezze e peculiarità. Lo sviluppo di nuove grandi strutture commerciali e di malls, benché nettamente minore di quello che si è registrato in altre regioni della Spagna, aumenta la dipendenza del territorio extraurbano dai centri maggiori e determina un rilevante impatto sulla rete distributiva tradizionale. Le aree rurali ed i centri o i sobborghi storici rischiano di vedere diminuita la propria vitalità. La pianificazione delle attività commerciali, gestita dalle Regioni, cerca di trovare un punto di equilibrio tra le strutture commerciali tradizionali e quelle nuove, e comunque la legislazione di settore impone in Spagna una specifica autorizzazione per i centri commerciali, i malls e in genere per i grandi formati della distribuzione moderna. Ma le azioni sono in ogni caso orientate dagli attori che intervengono nel processo decisionale, in un contesto di conflittualità tra gli interessi dei diversi operatori del settore. E’ risultata evidente la sottovalutazione dell’ impatto del commercio sui sistemi urbani e ambientali.
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Conti, Emanuela. "L'orientamento al marketing dei teatri lirici italiani: un'indagine esplorativa sugli spettatori del Rossini Opera Festival." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 1 (October 2011): 133–64. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-001007.

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Abstract:
Oggi i teatri lirico-sinfonici sono chiamati, come le imprese, ad adottare un approccio di marketing per veicolare con successo la propria offerta agli utenti finali. In questo lavoro sosteniamo che la definizione di marketing culturale di Colbert (2000) integrata con la concezione di "prodotto" artistico come "sistema di offerta" costituisca un utile schema teorico per analizzare e sviluppare l'orientamento al mercato dei teatri lirici italiani. Come nei settori for profit il "prodotto" lirico dovrebbe essere progettato per specifici target-groups di spettatori ed indirizzato ad essi facendo leva su coerenti politiche di prezzo, comunicazione e distribuzione. Per validare lo schema concettuale č stata condotta un'indagine esplorativa su un campione di spettatori del Rossini Opera Festival (ROF) di Pesaro, ai quali si č chiesto di esprimere opinioni e suggerire miglioramenti in relazione all'attivitŕ di marketing dei teatri lirici italiani e del ROF. La ricerca empirica ha evidenziato le debolezze di gran parte delle nostre istituzioni liriche nell'approcciare il mercato, in particolare la scarsa attenzione agli elementi modificabili del "sistema di offerta" (soprattutto regia, guide all'ascolto e bookshop), la mancanza di strategie di pricing differenziate per i vari segmenti di fruitori ed un carente utilizzo di Internet e della televisione per comunicare l'opera lirica.
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Gallo, Manuela, and Valeria Vannoni. "Credito bancario e sviluppo economico nelle regioni italiane." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (July 2012): 407–20. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-003001.

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Abstract:
Il lavoro propone un'analisi del contributo offerto dal sistema bancario allo sviluppo economico nelle diverse regioni italiane; il presupposto č che la distribuzione e la qualitŕ del credito bancario riflettano le differenze in termini di sviluppo economico delle diverse regioni. L'analisi si concentra, in particolare, sulla qualitŕ del credito, in base alla considerazione per cui la disponibilitŕ delle banche nel concedere prestiti sia influenzata, secondo una relazione inversa, dalla dimensione dei crediti non-performing. Un ulteriore elemento incluso nell'analisi č la presenza delle banche sul territorio, valutata in base al numero degli sportelli per regione. Oltre a questi aspetti, sono oggetto di valutazione anche gli investimenti in ricerca e sviluppo, per i quali l'aspettativa č quella di un'influenza positiva sullo sviluppo economico della regione. La verifica empirica, condotta mediante un'analisi di regressione lineare multivariata, ha evidenziato come a livelli piů alti di qualitŕ del credito bancario corrispondano anche maggiori livelli del pil: un deterioramento del merito creditizio delle controparti bancarie si traduce, pertanto, in minore crescita economica e, quindi, in una stretta del credito, che a sua volta contrae i margini di aumento del prodotto interno lordo. La spesa per ricerca e sviluppo risulta premiare le regioni che credono sia necessario investire in tal senso.
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Grandi, Silvia. "Cooperazione decentrata tra la Regione Emilia-Romagna e Stato Del Paranà per lo sviluppo del cooperativismo e delle filiere agroalimentari di qualità: Il caso del Programma Brasil Próximo." Revista Movimentos Sociais e Dinâmicas Espaciais 6, no. 2 (November 27, 2017): 73. http://dx.doi.org/10.51359/2238-8052.2017.231109.

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Abstract:
La cooperazione tra aree subnazionali, comunemente chiamata cooperazione decentrata o più recentemente “partenariato territoriale” nella nuova legge italiana per la cooperazione allo sviluppo (L. 125/14), assume di solito un ruolo marginale in termini finanziari ma può risultare molto rilevante in termini di efficacia ed influenza nelle policy per lo sviluppo locale. È quanto emerge del programma Brasil Próximo in cui cinque Regioni italiane (Umbria, Marche, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria) hanno creato, tra il 2004 e il 2015, un articolato sistema di relazione e di progettualità in un’ottica di cooperazione di transizione post-aid. L’obiettivo si è concretizzato con l’attivazione di un vasto network, di rafforzamento e sviluppo di politiche e strumenti, di creazione di reciproche opportunità - anche commerciali - e di interventi tesi ad accompagnare processi endogeni di sviluppo locale sostenibili capaci di intervenire sui problemi socio-economici derivanti da una squilibrata distribuzione della ricchezza. In particolare questo paper pone l’attenzione sul rapporto della Regione Emilia-Romagna con lo Stato del Paranà analizzando le attività svolte per il rafforzamento di politiche e di progetti pilota volti a sostenere i piccoli produttori nelle filiere agroalimentari attraverso la crescita delle microimprese, delle PMI, del sistema fieristico locale specialistico e del cooperativismo. Un approccio sostanzialmente basato sulle persone, sulla condivisione delle buone prassi maturate nel territorio regionale e sulla mise en reseau. I dilemmi sempre aperti dopo la conclusione anche dei progetti di cooperazione considerati di successo sono: è stato veramente sostenibile? Cosa significa sostenibile per le parti in gioco? Quanto la politica influisce nella sostenibilità di questi processi?
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Cavalli, A., and G. Pontoriero. "Qual è il contributo dello studio DOPPS nel caratterizzare il concetto di dose di dialisi?" Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no. 2 (January 24, 2018): 70–76. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1444.

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Abstract:
La necessità di misurare oggettivamente la dose di dialisi somministrata ai pazienti ha determinato lo sviluppo di parametri utilizzabili per la valutazione dell'adeguatezza della terapia dialitica, di cui il principale è il Kt/V dell'urea (che mette in relazione la quantità di clearance dell'urea fornita al paziente nel tempo t di trattamento dialitico, con il volume di distribuzione dell'urea). Due importanti trial randomizzati (il “National Cooperative Dialysis Study” e l'Hemo Study) hanno valutato la dose di dialisi al fine di stabilire il livello minimo da garantire ai pazienti per evitare un aumento di morbilità e mortalità. Ad essi, si sono aggiunti numerosi studi osservazionali che hanno contribuito a definire molti degli aspetti correlati alla dose e all'adeguatezza dialitica. Anche il Dialysis Outcomes and Practice Patterns Study (DOPPS) - studio internazionale, prospettico, osservazionale iniziato nel 1996 per raccogliere dati riguardanti le pratiche cliniche di gestione di problematiche attinenti all'emodialisi - ha fornito rilevanti informazioni attinenti a tale argomento. Nel corso degli anni, il DOPPS ha evidenziato una crescente aderenza nei confronti di quanto raccomandato dalle linee guida internazionali, come dimostrato dall'aumento dei valori medi di Kt/V e da una percentuale sempre minore di pazienti che presentano una dose di dialisi inadeguata. Inoltre, sono stati raccolti e valutati periodicamente quei parametri della prescrizione dialitica in grado di influire sul raggiungimento del valore di Kt/V desiderato e suggerire le possibili modalità di intervento per ottenere i target raccomandati. I dati DOPPS, in accordo con un'analisi secondaria dell'HEMO Study, suggeriscono la possibilità che una più alta dose di dialisi possa associarsi a una miglior sopravvivenza nelle donne. Pertanto, oggigiorno, il DOPPS rappresenta, anche in fatto di adeguatezza dialitica, un importante riferimento scientifico e un credibile strumento informativo capace di suggerire nuove ipotesi da testare in successivi studi clinici controllati.
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Piazza, Antonella. "Community mental health service's monitoring by the local informative system. The results of first year implementation." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no. 1 (April 1996): 46–58. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003936.

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RIASSUNTOScopo - Sono presentati i dati di monitoraggio di un servizio psichiatrico territoriale, con l'intenzione di documentare le dimensioni e il profilo demografico e clinico dell'utenza, descrivere per le prime visite le modalita di accesso e di contatto, delineare la distribuzione degli interventi in relazione alle diagnosi, i patterns di utilizzazione del servizio e infine le variabili associate al ricorso continuativo e intenso alle cure, verificando l'ipotesi che i pazienti piu seguiti siano socialmente e clinicamente i più svantaggiati. Disegno - Studio osservazionale con i dati forniti dal primo anno di attivita del sistema informativo locale. Setting - Servizio di Salute Mentale dell'ex USL 25 Emilia Romagna, attualmente Distretto San Giorgio di Piano dell'Azienda-USL Bologna Nord. Principali misure utilizzate - È stato calcolato il rischio relativo di diventare un utente lungoassistito e alto utilizzatore per alcune variabili anagrafiche e clini-co-anamnestiche, rispetto alia categoria di riferimento; la possibility di fattori di confondimento o di interazioni tra variabili e stata controllata con l'analisi stratificata. Risultati - Sono presentati i tassi grezzi di prevalenza-un giorno (635.4/100.000 resident! adulti) e di prevalenza nell'anno (1314.1/100.000) per il 1993. Tra i pazienti in contatto al census-day prevalgono le psicosi schizofreniche e simili, tra le prime visite dell'anno invece le psicosi organiche e i disturbi nevrotici. Al termine della prima visita non viene preso in carico il 50% dei pazienti; la decisione sembra basata sulla diagnosi, a prescindere dai precedenti psichiatrici o da caratteristiche socio-demografiche. Il 20% di utenza con psicosi schizofreniche e simili assorbe il 49% degli interventi e usufruisce di un ventaglio di prestazioni più ampio e articolato delle altre categorie diagnostiche. Il ricorso ai ricoveri è scarso anche per le diagnosi più gravi, con un rapporto complessivo tra pazienti non ospedalizzati e ospedalizzati di 12.5 a 1. I fattori di rischio associati con l'esito di lungoassistiti e alti utilizzatori sono l'età inferiore a 55 anni, la condizione di celibe, il vivere soli o non in famiglia, la diagnosi di psicosi funzionale, la lungoassistenza nel 1992 e la lunga durata di presa in carico. Conclusioni - Coerentemente con i propri obiettivi programmatici il servizio destina le risorse soprattutto ai pazienti clinicamente piu gravi e mostra una forte proiezione territoriale; inoltre sembra accumulare una quota di lungoassistiti proporzionalmente maggiore di altri servizi italiani. L'ipotesi che i pazienti lungoassistiti e alti utilizzatori differiscano per maggiore gravita clinica e anamnestica e confermata, mentre tra le variabili demografiche non emergono differenze statisticamente significative a seconda del sesso, della scolarita e della condizione lavorativa.
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Mair, Peter. "IL DESTINO DEI PICCOLI PARTITI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 467–98. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008662.

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IntroduzioneNella abbondante letteratura che prefigura una crisi delle convenzionali forme di politica nelle democrazie dell'Europa occidentale un'enfasi speciale è stata posta sulla presunta sfida rivolta ai più tradizionali e consolidati partiti di massa. La stessa politica tradizionale è vista come passè ed i grandi partiti di massa, che ne rappresentano la più classica incarnazione, sono ritenuti — a torto o a ragione — strumenti sempre più inadeguati all'incanalamento delle forme contemporanee della rappresentanza.La vulnerabilità dei partiti di massa tradizionali pare derivare da due distinti processi. In primo luogo questi partiti sono ritenuti vulnerabili in termini ideologici e di politiche, in quanto rifletterebbero temi e problemi che corrispondono sempre meno agli interessi contemporanei. In secondo luogo, sono visti come vulnerabili sotto il profilo organizzativo, in quanto cittadini più istruiti, articolati e informati non sarebbero più soddisfatti della passività e/o anonimità che caratterizza la partecipazione in questo tipo di partiti e della natura essenzialmente oligarchica attraverso la quale si ritiene venga esercitato il loro controllo. Seguendo con varie intonazioni entrambe queste linee di ragionamento, gran parte della letteratura contemporanea pone conseguentemente l'accen to sulla erosione dei partiti tradizionali e suggerisce un potenziale riallineamento a favore di partiti più recenti e più piccoli, che appaiono allo stesso tempo più sensibili verso le nuove issues e più aperti verso nuove forme di partecipazione. L'emergere di partiti ecologisti in un gran numero di democrazie europee è spesso citato come la prova più evidente della base di un tale riallineamento, ma evidenza dello stesso tipo può anche essere individuata per un gruppo più ampio di partiti che vanno dai Radicali italiani a D'66 nei Paesi Bassi e ai Socialisti di sinistra in Danimarca e Norvegia (Poguntke 1987).Tuttavia, è chiaro che ognuno di questi argomenti ha implicazioni alquanto diverse. Se, per esempio, quello corretto è il primo, allora il motore principale del cambiamento è il grado di insoddisfazione programmatica e se i partiti tradizionali si rivelassero incapaci di adattarsi dovremmo aspettarci che il riallineamento conseguente favorisca i nuovi partiti. Se invece è corretta la seconda ipotesi, allora il cambiamento principale deriva da insoddisfazione organizzativa e potrebbe risultarne un riallineamento a favore dei piccoli partiti. In realtà i due processi possono essere combinati solo nella misura in cui partiti nuovi tendono anche ad essere partiti piccoli e viceversa, un punto su cui dovremo tornare in seguito.L'importanza di distinguere tra partiti nuovi e partiti piccoli emerge anche al semplice livello di definizione. Mentre la definizione di cosa costituisca un «nuovo» partito (rispetto a un partito della «nuova politica») non sembra porre difficoltà molto superiori a quelle di stabilire una data di soglia temporale, la definizione di cosa sia un partito «piccolo» è molto più problematica. In quest'ultimo caso sono disponibili due strategie. In primo luogo possiamo definire la piccola dimensione in termini di nlevanza sistemica, o facendo ricorso ai criteri identificati da Sartori (1976, 121-25) oppure a criteri alternativi anch'essi basati sul ruolo sistemico dei partiti in questione (Smith 1987). Tuttavia, in questo caso si tende inevitabilmente a parlare di partiti rilevanti o irrilevanti piuttosto che di partiti piccoli o grandi per sè. La seconda alternativa è quella più ovvia, secondo cui piccoli e grandi partiti possono essere distinti sulla base della semplice dimensione, sia essa elettorale, parlamentare, organizzativa o altro. Di sicuro i piccoli partiti possono essere partiti rilevanti e quelliirrilevanti · possono essere piccoli. In ultima analisi, tuttavia, nel nostro caso «piccolo» si deve riferire alla dimensione piuttosto che al ruolo.Questo lavoro è parte di un più ampio progetto dedicato alla esperienza dei piccoli partiti nell'Europa occidentale ed altri contributi del progetto tratteranno il ruolo sistemico dei piccoli partiti, le varie soglie di rilevanza nella loro vita e le varie esperienze in un gran numero di diversi contesti nazionali (Mueller, Rommel e Pridham, in via di pubblicazione). L'obiettivo di questo lavoro è semplicemente quello di offrire un quadro di sintesi sull'universo elettorale dei piccoli partiti nell'Europa occidentale del dopoguerra. Attraverso questa analisi spero di mostrare il grado in cui le fortune elettorali di tali partiti sono cambiate nel tempo, di identificare quei paesi e quei periodi in cui tali cambiamenti sono stati più pronunciati e, in particolare, di identificare quali piccoli partiti ne sono stati coinvolti.Va inoltre aggiunto che si tratta di una analisi a carattere largamente induttivo: cercherò prima di definire cosa costituisca un piccolo partito e in seguito di investigare le modalità e le spiegazioni del cambiamento nel sostegno elettorale aggregato di questi partiti. Intuitivamente si ha la sensazione che il sostegno elettorale dei piccoli partiti sia aumentato negli anni del dopoguerra. Per esempio, la recente nascita di piccoli partiti ecologici, così come le numerose analisi che suggeriscono un declino dei cleavages tradizionali di classe e religione e la crisi concomitante affrontata da quei partiti tradizionali e di grandi dimensioni che mobilitano il voto lungo queste linee di cleavage, sembrano implicare che i partiti di piccola taglia siano divenuti sempre più importanti con il tempo. Anche in questo caso, tuttavia, ci vuole cautela nel mettere in relazione prognosi di mutamento con una classificazione di partiti derivata dalla sola taglia. Non tutti i partiti piccoli sono partiti nuovi, né tantomeno partiti della «nuova politica», e molti si mobilitano elettoralmente in riferimento a linee di frattura molto tradizionali. Un esempio pertinente è quello del Partito popolare svedese in Finlandia. Inoltre, non tutti i nuovi partiti sono partiti piccoli, come evidenzia il successo elettorale della nuova Associazione Cristiano-democratica nei Paesi Bassi. Per la verità, si può anche dubitare che una categorizzazione dei partiti in soli termini di taglia abbia un significato teorico; ma questo è un problema diverso, sul quale torneremo in seguito.Nonostante questi caveat rimane incontestabile che una lettura non-critica della letteratura contemporanea suggerirebbe che vi è stato nel tempo un aumento di voti verso i piccoli partiti e questa ipotesi di partenza dirigerà la nostra analisi. Nella prossima sezione opereremo una classificazione dei partiti a seconda della loro taglia e, su questa base, una classificazione dei sistemi di partito a seconda della distribuzione dei diversi tipi di partiti. Successivamente analizzeremo la tendenza temporale del sostegno elettorale ai piccoli partiti e cercheremo di offrire alcune spiegazioni per la variazione di queste tendenze. Infine, esamineremo in che modo il voto per i piccoli partiti si distribuisce nelle diverse famiglie politico-ideologiche e studiere-mo l'andamento elettorale dei diversi sottogruppi di piccoli partiti, inclusi i «nuovi» piccoli partiti e i «vecchi» piccoli partiti.
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Guerrini, Monica, Paolo Maria Politi, Luca Puglisi, and Filippo Barbanera. "Primo dato genetico per il fratino (<em>Charadrius alexandrinus</em>) in Italia e confronto su scala continentale." Rivista Italiana di Ornitologia, July 14, 2022. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2022.577.

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Abstract:
Il fratino (Charadrius alexandrinus, Charadriformes) è una specie con distribuzione ampia che comprende i litorali di tutta la fascia temperata e subtropicale di Europa, Asia ed Africa. Negli ultimi decenni la disponibilità di habitat per la nidificazione della specie è risultata fortemente limitata dalla distruzione diretta o perdita funzionale delle aree dunali ad opera del crescente turismo costiero. Quando non è preclusa la possibilità di insediarsi sul litorale, il successo riproduttivo risulta comunque drasticamente ridotto dal disturbo antropico. In Italia, il fratino è in forte diminuzione ed è classificato “In Pericolo” nella Lista Rossa dei vertebrati italiani. Tre nuclei stabili sono noti in Toscana, di cui uno nel comune di Castagneto Carducci (Livorno). In quest’area, il recupero di un uovo fratturato a seguito di una forte mareggiata (2020) sull’arenile della Zona Speciale di Conservazione/Zona di Protezione Speciale Padule di Bolgheri, ha permesso l’amplificazione tramite PCR di un frammento di 523 pb della Regione di Controllo del DNA mitocondriale. La sequenza è stata allineata con altre 198 scaricate dalla GenBank al fine di ricostruire le relazioni genetiche tra fratini sulla base sia dell’origine geografica che dell’appartenenza a popolazioni continentali o insulari, identificare gruppi geneticamente omogenei, e testare un’ipotesi di espansione demografica attraverso l’intero areale di distribuzione della specie. La diversità genetica è risultata più elevata nelle isole rispetto alle aree continentali. Dei 47 aplotipi (H) totali, 35 sono privati mentre tra i rimanenti, tutti condivisi da più popolazioni, due si sono distinti per elevata frequenza: uno (H3) è stato quasi esclusivamente rinvenuto in Europa mentre l’altro (H14) nell’intera Eurasia (con prevalenza orientale). Il fratino di Bolgheri è stato assegnato all’aplotipo H3 insieme a soggetti originari soprattutto della Penisola Iberica e della Macaronesia. Nel complesso, tre gruppi genetici omogenei sono stati identificati nell’intero areale della specie; tuttavia, a conferma di un elevato flusso genico intraspecifico, nessuno di questi possiede una definita struttura spaziale. Infine, le analisi demografiche hanno evidenziato una significativa espansione demografica su scala continentale nella storia naturale del fratino. Questo studio rappresenta il primo contributo alla conoscenza delle affinità genetiche della popolazione italiana di fratino e sottolinea l’urgenza di investigare la specie su scala nazionale per definire strategie di conservazione più adeguatamente informate.
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Musso, Fabio. "Relazioni di Canale e Strategie di Acquisto delle Imprese Commerciali. Potere e Stabilitt nella Grande Distribuzione Britannica (Channel Relationships and Buying Strategies of Large Retailers)." SSRN Electronic Journal, 1999. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2543162.

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Filippini, Ali. "Smaterializzare lo spazio del negozio. Effetti del digitale negli interni e negli affacci urbani." Storia e Futuro Giugno 2022, no. 55 (September 20, 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5522m.

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Abstract:
Il contributo indaga le ultime istanze del retail design collegate alla vendita omnicanale che ha ricadute anche nel contesto urbano, modificando l’organizzazione ambientale del negozio e la relazione con lo spazio cittadino. Personalizzazione, inclusione, esperienza digitale – lungo un processo definito dalla letteratura sui negozi e i consumi in termini di retailtainment – guidano negli ultimi anni, e sempre di più dopo le vicende pandemiche, il progetto di architettidesigner e sviluppatori di software per la vendita off e on line, confermando la pronosticata convergenza tra mondo fisico e digitale (phygital). In questo scenario in fieri, dove i feedback forniti dai social sono già inclusi tra i fattori cruciali d’acquisto, i colossi dell’on-line sperimentano punti vendita reali con vetrine interattive, uso di fotocamere e sensori per l’acquisto senza cassa, e la grande distribuzione si ridimensiona con concept store nei centri storici cercando l’integrazione con la vita del quartiere. The present paper investigates the latest developments in retail space design related to omnichannel retail. The latter also has an impact on the city, transforming the stores’ layout design and their relationship with the urban context. In recent years, customisation, inclusiveness and digital experience, the key features of the so-called retailtainment – a term coined by the literature on retail spaces and consumption – have inspired the projects of architects, designers and software developers for online and offline retail, and increasingly so after the pandemic, confirming the predicted convergence of physical and digital (phygital) worlds. In this scenario in the making, with social networks influencing purchasing decisions, on-line giants have been using stores to experiment with interactive shop windows, the use of cameras and sensors for checkout-free shopping. Large retailers, on the other hand, are experimenting with smaller store formats such as concept stores, located in city centres and thus seeking integration with the neighbourhood.
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Scorretti, Carlo, and Lorenzo Ventre. "La proposta del nuovo Codice di Deontologia Medica Per quale medico? Per quale medicina?" Medicina e Morale 63, no. 1 (February 28, 2014). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2014.68.

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Abstract:
Nel testo proposto come nuovo rifacimento del Codice deontologico, presentato negli ultimi giorni di giugno 2013 dalla Federazione degli Ordini dei Medici italiani ed ancora in procinto di essere approvato, permane una mancanza di indicazioni su alcuni aspetti non trascurabili della professione medica attuale, quali l’asimmetria del rapporto medico-paziente, la distribuzione delle risorse (sempre più ridotte) ed il loro impiego, e soprattutto la natura morale, non solo tecnica, delle decisioni e dell’operare del medico. La tendenza a ridurre il rapporto con la persona sofferente a semplice prestazione tecnica, anche attraverso l’impiego di nuovi termini definitori del paziente (es. persona assistita), comportano una diversa relazione e suggeriscono una riduzione della autonomia del medico, limitando la possibilità per il sanitario di appellarsi alla sua “coscienza”. Non viene inoltre adeguatamente considerata, nel testo proposto, la particolare responsabilità di chi esercita una professione sanitaria. Responsabilità che nasce dalla peculiarità della relazione medico-paziente (o medico cliente), tanto più sentita quanto più la “relazione” assume una valenza terapeutica, come, ad esempio, in ambito psichiatrico o in particolari situazioni critiche. Le questioni riproposte da questa ulteriore riscrittura del codice italiano meriterebbero perciò una maggiore attenzione da parte dei medici italiani, che dovrebbero cercare di identificare prima i principi sui quali l’intera comunità dei professionisti possa trovare dei punti su cui basare il suo agire, seguendo un comune sentire che, a bene vedere, non potrà non tenere conto di valori di natura etica e di una più generale riflessione sulle basi filosofiche della medicina. ---------- In Italy the rules of professional conduct for doctors are going to change. Over the last decade the “Federazione degli Ordini dei Medici” has approved more than four different editions of the professional code and, last June, a new version was submitted. In spite of the lively debate the text that has been proposed does not give any detail about the asymmetric relationship between doctor and patient, the use of the always limited financial resources and their employment; what is more the moral aspect of the medical conduct is not dealt with. The medical conduct is not only a technical skill as suggested in the code (where the relationship doc/patient seems to get poorer) but something deeper and more complex and, calling patients in a different way (i.e. assisted person) is not enough and doesn’t help. Unfortunately, lately, the trend has been to reduce the relationship between doctor and patient to a simple technical skill. The new code seems to forget that the aim of clinical ethics is to improve the quality of patient care by identifying, analysing and attempting to solve the ethical problems that rise in practise. Medical ethics has not to be analysed only in terms of obligations between a single physician and a single patient because, as a matter of fact, doctors have an obligation to their patients as well as to their community. The new code has completely neglected the moral responsibilities of the profession inside a their moral community, as a group dedicated to a common set of moral precepts. To sum up, in the last submitted edition there are several critical points which are worth of attention. The Italian physicians should identify the obligations, values, rules of their professional conduct and, at the same time, keep in mind the buried roots from which the medical profession conduct has grown. Only in this way the still living philosophy of medicine will be kept in adequate consideration and will help to give a better welfare.
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