Academic literature on the topic 'Relazioni di potere'

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Journal articles on the topic "Relazioni di potere"

1

Premoli De Marchi, Paola. "L’etica del potere come fondamento della fiducia nelle relazioni di cura / Power ethics founds trust in care relationships." Medicina e Morale 66, no. 3 (July 3, 2017): 325–43. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.495.

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Abstract:
L’articolo parte dal presupposto che la fiducia sia una componente irrinunciabile delle relazioni umane, e questo emerge in modo esemplare nelle relazioni tipiche delle professioni di cura, perché queste sono per loro natura asimmetriche e hanno un destinatario che si trova in una situazione di vulnerabilità. Lo scopo del saggio è quello di analizzare le relazioni di potere e i suoi presupposti etici, così da individuare le forme corrette e scorrette di potere. Si analizza dunque il potere dal punto di vista del suo oggetto, delle sue motivazioni e delle sue intenzioni. Per quanto riguarda l’oggetto dell’azione di potere, esso può avere come scopo quello di migliorare o far crescere, quello di conservare e proteggere, e quello di distruggere. Per quanto riguarda le motivazioni, chi ha potere può voler migliorare le cose, affermare se stesso, godere dei benefici del potere, esprimere amore o esprimere odio. Per quanto riguarda, infine, le intenzioni, il potere può essere esercitato in modo strumentale, servendosi di qualcosa o qualcuno, oppure con la volontà di asservire a sé l’altro, oppure perché si vuole servire l’altro. Considerare tutti questi aspetti permette di individuare un modo buono di esercitare il potere, ma anche le patologie nelle relazioni di potere, e dunque in che modo l’abuso di potere può minare la relazione di fiducia nelle professioni della cura. ---------- The paper assumes that trust is an essential component in human relationships, and we can see this especially in the relationships of the caring professions: they are by their nature asymmetric and their recipient is in a vulnerable situation. The purpose of the essay is to analyze the essence of power and its ethical requirements, so as to identify right and wrong forms of power relationships. I therefore examine power as to its object, motives and intentions. As regards the object of the power action, this can have the purpose of a) improvement or growth, of b) preservation and protection, and of c) distruction. As concerns motivation, those with power may want to make the world better than it is, to affirm themselves, to enjoy the benefits of power, to express love or hatred. As regards, finally, the intentions, the power can be exercised in an instrumental way, making use of something or someone, or with the aim to enslave another, or because you want to serve others. If we consider all these aspects, we can find the morally good way of exercising power, but also the diseases in the power relationships, and thus see how the abuse of power can undermine trust in the professions of care.
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Migone, Paolo. "Una critica all'articolo di Manfred Pohlen "Il potere d'influenzamento dell'analista e la veritŕ del suo metodo"." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2010): 515–25. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-004005.

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Abstract:
Viene criticato l'articolo di Manfred Pohlen (2005) "Il potere d'influenzamento dell'analista e la veritŕ del suo metodo", pubblicato nel numero scorso di Psicoterapia e Scienze Umane (2010, XLIV, 3: 345-364). Alcune critiche sono le seguenti: il potere suggestivo della psicoanalisi, dimostrato anche empiricamente, era giŕ discusso da Freud e da autori successivi (si pensi ai fattori relazionali e identificatori, o al "transfert positivo irreprensibile"); una dicotomizzazione netta tra scienze naturali e scienze umane puň considerarsi datata; l'influenza del terapeuta nel guidare il paziente in senso prospettico era presente in Jung ed č stata ripresa dall'ermeneutica; la psicoanalisi come capace di attivare potenzialitŕ inespresse si sovrappone al concetto di autorealizzazione (self-actualizazion) di Rogers e in generale della psicoterapia umanistica; nella teoria dell'attaccamento di Bowlby non vi č un riduzionismo biologico ma un'enfasi sulle relazioni oggettuali; e cosě via.
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Cancila, Rossella. "La corte vicereale di Sicilia tra pubblico e privato: dinamiche cortigiane, ruoli, poteri." Librosdelacorte.es, no. 23 (December 23, 2021): 164–97. http://dx.doi.org/10.15366/ldc2021.13.23.007.

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Abstract:
Il saggio delinea alcuni caratteri della corte del viceré in Sicilia in età asburgica: la sua famiglia, la cerchia dei confidenti, composizione e articolazione dei ruoli istituzionali, costi, forme del coinvolgimento. Ne emerge un contesto articolato, uno scenario in cui si confrontavano poteri di diversa intensità e in competizione sul territorio, si determinavano scontri giurisdizionali, dispute patrimoniali e accordi matrimoniali, liti e vendette private: elementi che evidenziano la complessità del rapporto fra nobiltà periferica e potere centrale, relazioni interpersonali e reti di livello internazionale, pratiche negoziali diffuse, che confermano la rappresentazione di un regno niente affatto passivo alla volontà di Madrid.
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Mazzara, Bruno, and Lorenzo Montali. "Il genere in psicologia sociale: questioni epistemologiche e metodologiche." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (February 2011): 21–29. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002003.

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Abstract:
Nella ricerca sul genere, la proposta di una prospettiva teorica innovativa - centrata sulla critica al riduzionismo biologista e all'essenzialismo - si č accompagnata a una riflessione critica sull'approccio cognitivoe sulla sua caratterizzazione di genere, il. Tale riflessione viene discussa nell'articolo in relazione a temi epistemologici - il realismo e la svolta linguistica - e metodologici, relativi al confronto tra metodi qualitativi e quantitativi. Dall'analisi emerge come alcune delle questioni poste, in particolare dalla psicologia femminista, quali la soggettività del ricercatore, il ruolo del contesto, il tema del potere nelle relazioni ricercatori-ricercati, costituiscano dimensioni problematiche tuttora rilevanti per chi fa ricerca psicosociale.
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Eiguer, Alberto. "Paura della libertŕ e violenza familiare." INTERAZIONI, no. 1 (May 2010): 11–25. http://dx.doi.org/10.3280/int2010-001002.

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Abstract:
Per 250 anni, la societŕ si č impegnata ad allentare i legami familiari affinchč divenissero piů tolleranti ed ugualitari rispetto al passato. La famiglia si č in effetti trasformata ed č diventata piů aperta. Malgrado ciň, la violenza non cessa di aumentare, tanto quella manifesta, quanto quella occulta, quella che si fonda sulla sottomissione e l'asservimento dell'Altro. Nella famiglia contemporanea, i membri si sentono meno sicuri, i genitori meno ascoltati, gli ideali sembrano meno saldi. Questo lavoro si prefigge di dimostrare come questi diversi elementi siano in relazione tra loro: la violenza familiare puň essere considerata un tentativo di invertire la tendenza alla liberalizzazione delle relazioni fra generi e fra generazioni all'interno della famiglia. Č come se i vecchi padroni cercassero di recuperare un potere che credono di aver perduto. Un padre incestuoso, ad esempio, č un padre che tenta di imporsi sul proprio bambino e sulla propria compagna usando il potere della sua sessualitŕ. L'indifferenza, la trascuratezza o le punizioni possono avere la stessa origine: riaffermare un potere su dei bambini considerati idealmente forti e quindi "pericolosi". Verrŕ approfondito anche il posto del sentimento di essere in debito, oltre al ruolo della fiducia nei legami perversi. I casi clinici di coppia e della famiglia illustreranno queste prospettive. Parole chiave: violenza familiare e di coppia, perversione dei legami, sentimento di essere in debito, fiducia.
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Marcocci, Giuseppe. "Tra cristianesimo e Islam: le vite parallele degli schiavi abissini in India (secolo XVI)." SOCIETÀ E STORIA, no. 138 (November 2012): 807–22. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138007.

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Abstract:
L'articolo prende in esame le storie connesse di due schiavi abissini vissuti nelle regioni dell'India nord-occidentale a cavallo fra il tardo Cinquecento e il primo Seicento. Esso intende riflettere sulle diverse opportunitÀ che si offrivano ai membri di questo specifico gruppo sociale dalla religiositÀ incerta, a seconda che si trovassero a vivere sotto un potere musulmano, o sotto un potere cristiano, con particolare riguardo per l'impero portoghese, dove contro i convertiti era attiva l'Inquisizione. Lo studio ravvicinato di due vite parallele permette di approfondire relazioni e conoscenze che si trovavano alla base degli spostamenti e dei destini degli schiavi abissini.
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Castellana, Riccardo. "Mille esempi di relazioni di potere: la narrativa di Daniela Ranieri." Narrativa, no. 44 (November 30, 2022): 159–71. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.2414.

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Forgacs, David. "The words of the migrant: tales of contemporary Italy." Papers of the British School at Rome 76 (November 2008): 277–97. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000507.

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Abstract:
L'articolo fornisce un quadro breve del progetto di ricerca ‘Linguaggio/lingua, spazio e potere in Italia sin dal 1800’ che sto conducendo alla British School at Rome dal 2006 al 2009, e fornisce esempi tratti da uno dei più completi case studies. Nell'insieme, con questi case studies si esaminano gli intrecci del linguaggio/lingua, dello spazio e del potere in un certo numero di istituzioni e agenzie, inclusi l'esercito, i tribunali e gli ospedali psichiatrici, e in ricerche etnografiche e antropologiche. Il caso qui illustrato è quello della recente immigrazione in Italia e in particolare la verbalizzazione delle relazioni di potere tra ospiti e immigrati, e le rappresentazioni verbali e visive degli immigrati. I due esempi costituiscono eventi che hanno avuto luogo nel campo di detenzione di Regina Pacis in Puglia e le rappresentazioni degli immigrati rumeni a Roma, incluse le giovani donne che lavorano come prostitute.
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Tesauro, Tiziana, and Tiziana Tarsia. "Le pratiche teatrali nella formazione degli operatori sociali per costruire relazioni di ben-essere." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (February 2022): 65–76. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-002005.

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Abstract:
Il contributo descrive e analizza un'esperienza di teatro dell'oppresso organizzata in ambito universitario e la usa come pretesto per ragionare sullo stretto legame che esiste tra il benessere psico-sociale degli operatori sociali, la loro formazione come professionisti e le tecniche del teatro sociale. Nel testo viene valorizzata la circolarità tra il sapere dell'esperienza e quello teorico in un frame che promuove il teatro come spazio di potenzialità e di consapevolezza. In questo spazio i social workers possono sperimentare la possibilità di gestire il proprio potere ed esplorare i conflitti che emergono nella relazione di aiuto per restituire benessere a se stessi e alle persone accolte nei servizi. Le conclusioni, infine, sollecitano domande e riflessioni che mirano a sottolineare l'importanza della formazione degli operatori sociali nella costruzione di politiche sociali che partono dalle comunità e veicolano relazioni di interdipendenza e, allo stesso tempo, tendono all'emancipazione delle persone.
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Lettori, Laura. "Conflitti affettivi nelle relazioni primarie. Omosessualitŕ e coming-out in famiglia." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 18 (September 2012): 80–93. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018009.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca che ho realizzato riguarda la tematica dell'omosessualitŕ e del coming out in famiglia, affrontata a partire da diversi aspetti psicosociali presenti nella vita di tutti giorni: la comunicazione, il conflitto, il potere, l'identitŕ di genere. Ampia parte del lavoro č costituita dall'analisi di alcuni racconti di vita e articoli della stampa quotidiana, nei quali si possono ritrovare dei fili conduttori tipici di coloro che affrontano la prima comunicazione di questo diverso orientamento sessuale. Le relazioni primarie sono al centro di questa ricerca la quale viene arricchita da articoli della stampa quotidiana che, suddivisi per temi, evidenziano nel tempo le costanti di come questa tematica č stata trattata socialmente
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Dissertations / Theses on the topic "Relazioni di potere"

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JABER, LEMA ABDULMUTTALEB YOUSEF. "THE ROLE OF IMAGINARIES IN SHAPING POWER RELATIONS IN URBAN PLANNING PROCESSES." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/378152.

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Abstract:
Questa ricerca ha l'obiettivo di esplorare il ruolo degli immaginari sociali in un contesto urbano con un obiettivo strategico per contribuire alla teoria della pianificazione urbana, specialmente con i suoi attuali sforzi dedicati ad affrontare le sfide urbane esistenti. Il significato delle relazioni di potere nel processo di pianificazione, che sono ancora ambigue, è un elemento chiave quando si interpreta l'impatto dei processi di pianificazione urbana. Si sostiene che il luogo in cui un processo di pianificazione viene attuato sia un potente fattore di stabilizzazione per quanto riguarda le pratiche sociali e l'identità del luogo. Quindi, i luoghi non sono volumi fisici; essi portano caratteristiche intangibili attraverso la stabilizzazione dell'identità e dell'attività sociale. In altre parole, hanno un immaginario collettivo. L'urbanistica si occupa del luogo come oggetto di pianificazione escludendo alcune delle sue caratteristiche particolari come le sue specifiche, il suo tipo, la sua identità, le pratiche sociali che si svolgono in un luogo e i suoi regolamenti. Questa ricerca mira a mappare e comprendere gli immaginari sottostanti di un luogo sottoposto a un processo di pianificazione urbana nel contesto urbano del Sud globale. Sostiene che un fenomeno come quello dei venditori ambulanti può essere meglio spiegato e analizzato quando gli immaginari del luogo sono in gioco per spiegare i cambiamenti nelle relazioni di potere.
This research has an objective of exploring the role of social imaginaries in an urban context with a strategic goal to contribute to the urban planning theory especially with its current dedicated efforts to facing the existing urban challenges. The significance of power relations in the planning process, which are still ambiguous is a key element when interpreting the impact of urban planning processes. The place where a planning process is implemented is claimed to be a powerful stabilizing factor with regards to social practices and place identity. Therefore, places are not physical volumes; they carry intangible characteristics through stabilizing the identity and social activity. In other words, they have collective imaginary. Urban planning deals with place as a planning object excluding some of its particular characteristics such as its specifications, its type, its identity, the social practices that are held in a place and its regulations. This research aims for mapping and understanding the underlying imaginaries of a place undergoing an urban planning process in the Global South urban context. It argues that a phenomenon such as street vending can be better explained and analyzed when place imaginaries are at play to explain the changes in power relations.
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Catto, Arianna <1989&gt. "La violenza maschile su donne e minori. Storica relazione di potere tra dominante e dominati." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4895.

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Abstract:
I contenuti dell'elaborato presentano una panoramica generale della violenza di genere su donne e minori. Si parte da una riflessione sulla condizione della donna durante i secoli, per comprendere come la sottovalutazione e il rapporto subalterno tra i generi, siano un qualcosa di ben più antico e socialmente condiviso. Si passa poi ad analizzare il contesto legislativo nazionale e internazionale nel quale la violenza come problema di rilevanza pubblica trae le proprie considerazioni e tutele. Aver chiaro il contesto legislativo è importante per capire come le istituzioni si stanno muovendo per un cambiamento sociale più profondo sul tema dei rapporti di potere tra uomo e donna. Conclusi i capitoli di introduzione al tema della violenza, il terzo capitolo presenta la violenza di genere nelle sue differenti forme, le tecniche messe in atto dalla maggior parte delle persone per occultare la violenza e le risposte istituzionali finora date. Il quarto e quinto capitolo trattano rispettivamente la violenza domestica o di coppia e la violenza su minori. Nell'ultimo capitolo si analizza il tema, spesso poco affrontato e preso in considerazione, della violenza intrafamiliare assistita da minori. Con il presente testo la scrivente si augura che il lettore possa aver acquisito maggior conoscenza sulla cornice entro cui si dispiega la violenza su donne e minori, nonchè sollecitarlo ad una riflessione più costruttiva sulla tematica.
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RONCACE', SCILLA. "Relazione fra impronte e trackmaker: validazione del potere di discriminazione di una sequenza di impronte." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/937195.

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Abstract:
In questo lavoro si è cercato di massimizzare le potenzialità dell'Icnologia cercando di risolvere alcune problematiche esistenti. La prima problematica affrontata era legata all’inesistenza di una metodologia standardizzata per la misurazione dei parametri relativi a un’impronta di dinosauro. È stato definito un insieme di parametri codificato in forma geometrica, tramite il quale è stato redatto e proposto un manuale in cui è stata illustrata la metodologia di misurazione, sia in forma letterale sia grafica. Il potere descrittivo dell’insieme di parametri è stato verificato e validato con un’analisi dei gruppi, nonostante il processo di “geometrizzazione” faccia pensare a un’eccessiva semplificazione della morfologia delle orme. Successivamente si è cercato di comprendere in che misura le impronte di dinosauro siano legate all’organismo che le ha impresse. Lo strumento di indagine utilizzato è l’analisi filogenetica che ha permesso di mettere in parallelo e confrontare i risultati ottenuti con un albero filogenetico basato sui body fossils. Nonostante le orme fossili in esame siano diverse dai resti scheletrici, è stata seguita la prassi delle più comuni analisi filogenetiche. È stato, quindi, individuato un ingroup, definito un set di caratteri (suddiviso in stati evolutivi) e scelto un outgroup. Inoltre, per analizzare in maniera approfondita questa tematica, è stato necessario considerare anche le sequenze di impronte (piste o trackways), le quali rappresentano il movimento del trackmaker nel tempo e nello spazio. Ritenendo il presente la chiave per comprendere il passato, per valutare il grado di relazione che c’è fra una sequenza di impronte e le diverse modalità di deambulazione è stato condotto un esperimento, in cui è stato scelto come trackmaker l’uomo. La sperimentazione, oltre ad aver risolto il problema “paleoicnologico”, dati i materiali e i metodi utilizzati ha fornito lo spunto per intraprendere lo sviluppo di una nuova metodologia dell’Icnologia in un contesto diverso da quello paleontologico ovvero l’ambito forense. È stata quindi esaminata l’applicazione della nuova metodologia nell’ambito delle Geoscienze Forensi. L’applicazione di un approccio di tipo icnologico per lo studio di una sequenza di impronte rinvenute su una potenziale scena del crimine è stata vagliata in diverse situazioni operative, definendone, come per le impronte fossili, la procedura di caratterizzazione basata su un insieme di parametri definiti. L’analisi di una sequenza di impronte di calzature può essere di fatto considerato come un secondo caso studio. Questo ha ulteriormente messo in evidenza il “potere descrittivo” di un insieme di parametri e ha suggerito la possibilità di proporre un approccio di tipo icnologico per lo studio di piste trovate su una scena del crimine. Questa metodologia può rappresentare un nuovo orizzonte per l’Icnologia dei vertebrati permettendogli di avere un’identità propria all’interno delle Geoscienze Forensi.
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MANARINI, EDOARDO. "Gli Hucpoldingi. Poteri, relazioni e consapevolezza di un gruppo parentale ai vertici del regno italico (secc. IX-XII)." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2318/154775.

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Abstract:
La ricerca si occupa dello studio del gruppo parentale degli Hucpoldingi, così denominato dal capostipite Hucpold, membro della Reichsadel carolingia e conte di palazzo durante il regno di Ludovico II. Esaminando una delle principali parentele dell’aristocrazia italica di origine carolingia, lo studio riflette tre specifiche – per quanto semplici – domande: chi furono e cosa fecero gli Hucpoldingi; dove svolsero le loro attività e dove concentrarono le loro basi patrimoniali; e infine con che qualità e peculiarità essi agirono nel territorio italico per circa tre secoli. Per rispondere a questi interrogativi si è scelto l’ambito cronologico compreso fra la metà del secolo IX, con le prime attestazioni di Hucpold in Italia, e il XII secolo, quando, dopo tredici generazioni, i vari rami parentali discendenti seguivano percorsi completamente autonomi fra loro. Per quanto riguarda l’area geografica presa in considerazione, essa comprende tre diversi blocchi regionali della penisola: la Romagna, con particolare riferimento alla città di Ravenna; l’area emiliana tra Modenese e Bolognese, frontiera fra regno ed Esarcato; la Toscana, in particolare il Fiorentino e il settore appenninico settentrionale e orientale. Concepita nelle prime due sezioni come una «classica» storia familiare, la prima parte del lavoro è stata dedicata alla ricostruzione prosopografica del gruppo parentale, sviluppata contestualmente alle vicende politiche del regno italico, nelle quali i membri hucpoldingi giocarono per lungo tempo ruoli di primo piano. Seconda fase imprescindibile è stata quella dell’inquadramento patrimoniale della parentela nel corso del suo sviluppo storico, cioè dall’acquisizione di una notevole ricchezza fondiaria tra IX e X secolo, alla gestione e infine all’inevitabile ridimensionamento nel corso dei secoli XI e XII. La ricostruzione, complicata dalla notevole dispersione patrimoniale, è stata desunta in base alla geografia conservativa realizzata sui fondi archivistici degli enti che ebbero rapporti con il gruppo. La terza parte, invece, costituisce un tentativo di definizione per temi degli elementi peculiari connotanti la parentela, segnatamente individuati nella qualità dei poteri conseguiti, nelle tipologie e nelle modalità relazionali e, infine, nella consapevolezza di sé e nella capacità di memoria collettiva. Quest’analisi di tipo tematico è stata concepita sulle acquisizioni storiografiche ottenute nel fruttuoso dialogo tra storici e antropologi. Essa ha permesso cioè di cogliere con chiarezza come questo tipo di ampi e preminenti gruppi parentali non si organizzasse unicamente attraverso la trasmissione del patrimonio fondiario. Benché il possesso di terre costituisse il fondamento della potenza, le aristocrazie altomedievali preservavano, accrescevano e trasmettevano a tutti i loro membri l’onore parentale e il prestigio del gruppo, che costituivano un vero e proprio capitale simbolico da accostare all’elemento reale del possesso fondiario. Di conseguenza, erano questi due elementi, insieme, a definire i cardini della consapevolezza e della coscienza proprie di ogni membro del gruppo.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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BOUSSOUS, Nabil. "Beni culturali e valore d’uso: conoscenza tacita, creatività e innovazione." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251082.

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Il lavoro di tesi indaga la definizione di bene culturale secondo una interpretazione estensiva del termine "cultura", data dalla sovrapposizione del concetto di cultura a quello di civiltà. In chiave di lettura antropologica, cultura e civiltà si presentano come sinonimi. Sicché, la nozione di beni culturali giunge a costituire un insieme aperto e suscettibile di continuo ampliamento, talché, ossequio al relativismo culturale, il concetto di cultura, meglio ingloba anche quelle pratiche ed usanze tradizionali che altre accezioni del termine lo sogliono contrapporre a "barbarie". Si è voluto così porre enfasi sulla pari meritevolezza di tutte quelle culture a lungo classificate come "altre". In altra istanza s’è colto il nesso trapelante tra il concetto di cultura e quello di conoscenza affinché l’analisi potesse essere convogliata verso l’altrettanta sua fondamentale variante tacita. L’intersezione col nuovo paradigma dell’economia della conoscenza ne ha fatto punto di riflessione e spunto di ricerca. In vero, la relazione esistente tra fruizione del beni culturali e lo sviluppo della conoscenza tacita ne ha ulteriormente suffragato l’impatto in termini di creatività e innovazione. Elementi, entrambi, necessari per l’acquisizione di un vantaggio competitivo nell’economia della globalizzazione. Successivamente, il "valore d’uso" associato alla fruizione del patrimonio culturale è stato analizzato. Dopo una sua prima scomposizione nelle due componenti, educativa ed edonistica, si è proceduto all’analisi della loro stretta interdipendenza funzionale. Il fine ultimo è stato quello di comprendere il loro contributo in termini di creatività e innovazione intese quale forma tangibile dell’espressione culturale. Si è cercato di dimostrare come la fruizione dei beni culturali, resa possibile mediante tecniche aggiornate di marketing sensoriale (o esperienziale), capaci di intercettare il mutamento dei benefici attesi dai consumatori, consente il raggiungiumento di uno stadio relativamente superiore di acculturazione tale da configurare un ricco bagaglio di conoscenza tacita. Addotta, poi, a fattore produttivo immateriale indispensabile per la creazione di prodotti place-specific forti degli attributi distintivi tradotti in termini di non replicabilità, inimitabilità e della difficile riproducibilità in altri contesti. Infine, il concetto di "Industrie Culturali e Creative" si è rivelato quello meglio atto ad inglobarne gli attributi, di modo che ci si è assunti l’onere di indagare le politiche finanziarie dell’UE all’uopo adottate in sua tutela.
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FORMICONI, Cristina. "LÈD: Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online delle persone con disabilità." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251119.

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Abstract:
INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, infatti, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, disabilità, handicap, ma di funzioni, strutture e attività. In quest’ottica, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, con il diritto di poter decidere e, quindi, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, rispetto alle proprie abilità, competenze, risorse, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità; la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, raccogliendo dati, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, la normativa vigente in tema di disabilità, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le competenze, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, test multidimensionale autostima, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, seppur non generalizzabili, in quanto provenienti da un campione esiguo, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, in positivo o in negativo, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, del vissuto corporeo, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, sociale e professionale.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Abstract:
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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Books on the topic "Relazioni di potere"

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Tabacco, Giovanni. La relazione fra i concetti di potere temporale e di potere spirituale nella tradizione cristiana fino al secolo XIV. Edited by Laura Gaffuri. Florence: Firenze University Press, 2011. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-995-3.

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Abstract:
«Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio»: a partire dalla non facile interpretazione del celeberrimo passo del vangelo di Matteo (22,21), la monografia di Giovanni Tabacco qui riproposta percorre le tappe che definirono e plasmarono le relazioni tra potere civile e potere religioso in Occidente lungo tutto il millennio medievale. Pubblicato una prima volta nel 1950 dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Torino, lo studio del grande medievista torinese appartiene ai "classici" mai dimenticati della storiografia medievistica italiana. La monografia è preceduta da tre interventi introduttivi (Laura Gaffuri, Giovanni Miccoli, Gian Maria Varanini) dedicati al significato e all'attualità della riflessione di Giovanni Tabacco, e all'importante stagione di studi che, tra primo Novecento e immediato secondo dopoguerra, si interrogò sulle origini delle relazioni stato-chiesa.
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Merlini, Stefano, ed. Il potere e le libertà. Il percorso di un costituzionalista. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-907-2.

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Abstract:
Il volume raccoglie le relazioni e gli scritti presentati in occasione del Convegno svoltosi a Firenze il 1° dicembre 2017, organizzato dal Centro di studi politici e costituzionali Piero Calamandrei - Paolo Barile nel centenario della nascita di Paolo Barile. Gli interventi raccolti ricostruiscono il percorso della vita e del pensiero di Paolo Barile, dagli anni giovanili della sua formazione culturale e scientifica, all’ingresso nella magistratura, l’adesione al Partito d’Azione, la Resistenza, l’incontro con Piero Calamandrei, gli studi e l’insegnamento universitario. Insegnamento mai disgiunto da un forte impegno civile e culturale, dall’esercizio della sua amata professione di avvocato e da un costante impegno politico che lo portò ad essere Ministro nel Governo Ciampi del 1993.
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Lazzarini, Isabella. Fra un principe e altri stati: Relazioni di potere e forme di servizio a Mantova nell'età di Ludovico Gonzaga. Roma: Istituto storico italiano per il Medio Evo, 1996.

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4

Commisso, Giuliana. Il conflitto invisibile: Forma del potere, relazioni sociali e soggettività operaia alla FIAT di Melfi. Soveria Mannelli, Catanzaro [Italy]: Rubbettino, 1999.

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5

Bartocci, Ugo. Le species nuptiarum nell'esperienza romana arcaica: Relazioni matrimoniali e sistemi di potere nella testimonianza delle fonti. Roma: Il cigno Galileo Galilei, 1999.

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Bartocci, Ugo. Le species nuptiarum nell'esperienza romana arcaica: Relazioni matrimoniali e sistemi di potere nella testimonianza delle fonti. Roma: Il Cigno Galileo Galilei, 1999.

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7

Ancona, Elvio. Reductio ad unum: Il modello gerarchico di ordinamento e le sue rappresentazioni nella controversia sulle relazioni tra potere spirituale e potere temporale all'inizio del XIV sec. Padova: CUSL nuova vita, 1999.

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author, Giordano Serena, ed. L'artista e il potere: Episodi di una relazione equivoca. Bologna: Il mulino, 2014.

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Cagnolati, Antonella, and Sandra Rossetti. Donne e potere: Paradossi e ambiguità di una difficile relazione. Ariccia (RM): Aracne editrice int.le S.r.l., 2015.

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10

Laura, Gaffuri, Miccoli Giovanni 1933-, and Varanini Gian Maria, eds. La relazione fra i concetti di potere temporale e di potere spirituale nella tradizione cristiana fino al secolo XIV. Firenze: Firenze University Press, 2010.

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Book chapters on the topic "Relazioni di potere"

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Della Misericordia, Massimo. "Signorie e relazioni interstatali. Pratiche, legittimazione e contestazione del potere locale lungo la frontiera alpina dello stato di Milano (XV secolo)." In La signoria rurale nell’Italia del tardo medioevo. 3 L’azione politica locale, 67–87. Florence: Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-427-4.05.

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Abstract:
This essay analyzes the ways in which rural lordship was legitimized, maintained and sometimes contested in the late Middle Ages. The focus is not on the local societies and the political competition within the regional state, but rather on the position of seigneurial power in the interstices of international relations. Specifically, the dynamics of the frontier allowed the lords to enforce their power, but produced situations that put their authority in risk, providing opportunities for their subjects to contrast it. Political brokerage is the key to exploring the competition and the relationship between a variety of local actors and the state authorities. The source I selected is the Carteggio sforzesco, consisting of the written correspondence between these protagonists. From this viewpoint and thanks to records rich in narrative and descriptive contents, I will try to reconstruct economic tensions, military instability, the need for diplomatic agreements and for individual protection, that define the relationship between the Duchy of Milan, Valais, Switzerland and Grisons. Finally I will go into depth in the case-study of Val Formazza, where the domination of the lords family was in decline during the 15th Century, while local protagonists of this diversified local world – highlanders of lower social conditions settled in a peripheral valley forming an ethno-cultural minority of German speakers – were capable.
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Maggi, Daniele. "1. L’entità denominata víś- nel contesto sociale complessivo e in relazione ai livelli di titolarità del potere secondo i testi del Rigveda e dell’Atharvaveda." In Re e popolo, 33–116. Göttingen: V&R unipress, 2019. http://dx.doi.org/10.14220/9783737010221.33.

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Conference papers on the topic "Relazioni di potere"

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Andreassi, Fabio, and Ottavia Aristone. "Geografia e storia nei territori sensibili: rischio, emergenza e memoria: prove di dialogo." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7934.

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Abstract:
Si vuole esplorare il significato nella pratica di alcune parole chiave quali cambiamento, collasso, emergenza, memoria, rischio e la loro eventuale capacità di esplicitare i nessi tra geografia e storia nei territori sensibili. Per i sapere non esperti, la nozione di rischio diventa cangiante: declinata al passato in forma di mitografia o respinta e scomoda declinazione del futuro, al presente tende a perdere un significato proprio per scivolare nel campo semantico dell'emergenza. Questa coniugazione produce azioni, nell'unità di spazio-temporale del disastro, che appartengono all'emergenza: depotenziata di un passato irripetibile e di un futuro incerto, si configura quale potente veicolo del potere, avendo liberato le decisioni dalle procedure necessarie per la verifica della opportunità tecnica e del consenso consapevole. Nei "casi di emergenza" si riduce la relazione decisionale con gli abitanti coinvolti; il coordinamento e la gestione assumono forme autoritative e astratte, inconsapevoli della soglia di sopportabilità del rischio da parte delle popolazioni. L'efficienza dell'intervento di prima istanza non corrisponde alla efficacia nella media durata laddove l'azione pubblica non orienta le possibili scelte e non ne supporta i processi attuativi e adattivi. Our intention is to explore the practical meaning of certain key-words such as change, collapse, emergency, memory and risk, and how they may explain the links between the geography and history of sensitive areas. For non-experts, the notion of risk is many-faceted: when declined in a past sense as a myth, or a rejected, inconvenient declination of the future, in the present, it loses its intrinsic meaning and comes to refer to an emergency. This conjugation produces actions, within the space and time of the disaster, which are proper to the emergency: its unrepeatable past weakened and with an uncertain future, it emerges as a forceful vehicle of power, which takes all the decisions and enforces the procedures necessary for assessing technical necessities and conscious consensus. In "cases of emergency", the inhabitants involved are deprived of their part in decision-making, while the management of the emergency takes on an abstract and authoritarian form and seems unable to sense the threshold of tolerance of risk of the population. The immediate intervention is seen to be effective, but not in the mid-term, where public action does not take into account the possible alternatives or sustain the local people in their attempt to adapt.
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