Academic literature on the topic 'Regolamento (UE) 2015'

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Journal articles on the topic "Regolamento (UE) 2015"

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Tassoni, Giorgia. "Aggiornamenti 2017 su pagamenti pecuniari e contratti turistici." RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no. 20 (October 2018): 207–23. http://dx.doi.org/10.3280/dt2017-020002.

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Abstract:
Il d.lgs. 25 maggio 2017, n. 90 ha modificato la normativa in materia di riciclaggio, pur mantenendo il limite massimo di tremila euro per i pagamenti in contanti, in assenza di tracciabilità. Tale decreto ha tuttavia modificato la cosiddetta soglia antiriciclaggio, riducendo l'importo da 15.000,00 a 10.000,00 euro. Con riferimento ai pagamenti elettronici non rifiutabili, i decreti - previsti dal co. 5 dell'art. 15 d.l. n. 179/2012 così come modificato dalla l. 208/2015 - non sono stati emanati, nonostante ciò fosse previsto. Il d.lgs. n. 218/2017 attua la Direttiva (UE) 2015/2366 relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno e il rispetto delle norme interne al Regolamento (UE) 2015/751 relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate su carte. La mancata approvazione, nel 2017, dei decreti interministeriali contenenti le sanzioni applicabili in caso di diniego dell'operatore, unitamente alla percezione sociale della disuguaglianza implicita nella norma, rappresenta un chiaro indice della mancanza di efficacia della norma stessa. Ciò merita una riflessione seria, dato che una determinata modalità di pagamento può essere imposta dal legislatore solo se corrisponde a un comportamento sociale consuetudinario che è significativamente e ampiamente riconosciuto. Al contrario, i progetti legislativi in corso sembrano andare nella direzione opposta, dato che includono alcune proposte legislative volte a costruire, in caso di rifiuto dei pagamenti elettronici, una tipologia di reato analoga a quella prevista dall'art. 693 cod pen. ovvero il rifiuto di accettazione della moneta avente corso legale.
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Aquironi, Ilaria. "L’addebito della separazione nel diritto internazionale privato dell’Unione Europea= Judicial decisions as to the causes of separation under EU private international law." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 9, no. 2 (October 5, 2017): 76. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2017.3865.

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Abstract:
Riassunto: Lo scritto affronta le questioni che circondano la pronuncia dell’addebito della separazione nel diritto internazionale privato dell’Unione europea, segnatamente alla luce dell’autonomo concetto di “causa” del divorzio e della separazione personale accolto nel regolamento (CE) n. 2201/2003 e nel regolamento (UE) n. 1259/2010. Su questa base, lo studio indica per quali ragioni, malgrado la dichiarata intenzione del legislatore europeo di non volersi occupare delle cause della crisi, si debba ritenere che la pronuncia relativa all’addebito soggiaccia alla disciplina internazionalprivatistica racchiusa nei regolamenti in questione.Parole chiave: Addebito della separazione, cause del divorzio e della separazione, Regolamento (CE) n. 2201/2003; Regolamento (UE) n. 1259/2010.Abstract: The essay tackles the distinctive features of the autonomous concept of “grounds”for divorce and legal separation contained in Regulation (EC) n. 2201/2003 and Regulation (EU) n. 1259/2010. Relying on this basis, the analysis indicates the reasons why, although the asserted intention of the European legislator not to deal with the grounds for the matrimonial crisis, judicial decisions as to the causes of separation should be submitted to the rules set forth by the abovementioned regulations.Keywords: causes of divorce and legal separation, Regulation (EC) n. 2201/2003, Regulation (EU) n. 1259/2010.
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Marongiu Buonaiuti, Fabrizio. "La disciplina della giurisdizione nel Regolamento (UE) n. 2016/679 concernente il trattamento dei dati personali e il suo coordinamento con la disciplina contenuta nel regolamento “Bruxelles i-bis” = Jurisdiction under Regulation (EU) no. 2016/679 concerning the processing of personal data and its coordination with the “Brussels i-bis” regulation." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 9, no. 2 (October 5, 2017): 448. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2017.3881.

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Abstract:
Riassunto: Lo scritto esamina le regole di giurisdizione contenute nel regolamento (UE) n.2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, le quali si presentano come strumentali all’obiettivo di garantire una tutela giurisdizionale effettiva dei diritti riconosciuti dal regolamento a favore degli individui titolari dei dati nei confronti dei soggetti responsabili del trattamento dei dati stessi. Tali regole, pur apprezzabili nel loro intento di fornire una disciplina specifica della giurisdizione relativamente alle controversie prese in considerazione, pongono nondimeno alcuni problemi di coordinamento con la disciplina della giurisdizione nelle controversie civil e commerciali come attualmente contenuta nel regolamento (UE) n. 1215/2012 o “Bruxelles I-bis”, i quali non sono adeguatamente affrontati nelle disposizioni del nuovo regolamento.Parole chiave: Giurisdizione; Regolamento (UE) n. 2016/679; Trattamento dei dati personali; Tutela giurisdizionale effettiva; Regolamento (UE) n. 1215/2012 (“Bruxelles I-bis”).Abstract: The present paper addresses the rules on jurisdiction contained in Regulation (EU) No. 2016/679 concerning the protection of natural persons with regard to the processing of personal data. These rules appear instrumental to the pursuit of the fundamental goal of guaranteeing an effective judicial protection of the rights granted to individuals as concerns the processing of their personal data against those subjects who are responsible for the said processing. These rules, welcome as they are in their purpose of providing special fora expressly tailored in respect of the eculiarities of the litigation concerned, fall short of addressing adequately the problems of coordination which they raise in respect of the rules on jurisdiction in civil and commercial matters as currently set out under Regulation (EU) No. 1215/2012 (s.c. “Brussels Ia” Regulation).Keywords: Jurisdiction; Regulation (EU) No. 2016/679; Processing of Personal Data; Right to an Effective Judicial Remedy; Regulation (EU) No. 1215/2012 (“Brussels Ia”).
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Marongiu Buonaiuti, Fabrizio. "Il diritto internazionale privato delle successioni in casi collegati al Regno Unito: riflessioni sulla sentenza <i>Pescatore</i>." Trusts, no. 4 (August 4, 2022): 696–709. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.156.

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Abstract:
Tesi Il caso Pescatore mette a confronto il sistema europeo di diritto internazionale privato in materia di successioni, contenuto nel regolamento UE 4 luglio 2012, n. 650, e il sistema inglese. Il primo è ispirato al principio dell’unitarietà della successione dal punto di vista della legge regolatrice, mentre il secondo all’opposto principio della scissione. Ciò dà luogo al rinvio, nei termini contemplati, per un verso, dall’art. 34 del regolamento UE citato, e, per altro verso, dal diritto internazionale privato inglese. L’autore ritiene che il rinvio accolto nell’art. 34 del regolamento debba essere interpretato come rinvio doppio o integrale, in quanto maggiormente idoneo a perseguire l’obiettivo dell’armonia internazionale delle soluzioni. &nbsp; The author’s view The case of Pescatore brings the European system of private international law in succession matters, as embodied in EU Regulation No. 650/2012, into confrontation with the English conflict-of-laws rules. The former is inspired to unity of succession as concerns the applicable law, whereas the latter are inspired to scission. This gives rise to a problem of renvoi, as contemplated, on the one side, under Article 34 of the said EU Regulation, and, on the other side, as provided for under the English conflict-of-laws rules. The author proposes that renvoi as admitted by Article 34 of the EU Regulation shall be construed in terms of double renvoi, in order to pursue more effectively the goal of international consistency.
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Falconi, Federica. "Il Regolamento (UE) n. 1259/2010 sulla legge applicabile al divorzio e alla separazione personale nella recente prassi giurisprudenziale italiana = Recent Italian case-law concerning EU Regulation on the law applicable to divorce and legal separation." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 10, no. 1 (March 8, 2018): 568. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2018.4138.

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Abstract:
Riassunto: Il presente contributo propone una breve analisi della prassi applicativa italiana in relazione al regolamento (UE) n. 1259/2010 in tema di legge applicabile al divorzio e alla separazione personale. Solo in un ristretto numero di casi le parti si sono avvalse della facoltà di optio legis loro concessa dall’art. 5 del regolamento, accordando preferenza alla legge nazionale comune. Più spesso, in mancanza di un accordo delle parti, la legge applicabile è individuata in applicazione dell’art. 8: ciò conduce nella maggior parte delle ipotesi all’applicazione della legge dello Stato di residenza abituale dei coniugi, con il risultato di favorire l’integrazione sociale e ripristinando altresì la corrispondenza tra forum e jus.Parole chiave: Regolamento (UE) n. 1259/2010, divorzio e separazione personale, conflitti di leggi, diritto internazionale privato dell’Unione europea, optio legis, legge applicabile in mancanza di scelta.Abstract: This article offers a brief analysis of the Italian case-law concerning Regulation (EU) No 1259/2010 on the law applicable to divorce and legal separation. Only in a few cases, spouses have chosen the applicable law according to Article 5, by designating the law of their State of nationality. More frequently, absent a valid choice by the spouses, the law applicable to divorce or legal separation has been determined in accordance with Article 8: this usually leads to the application of the law of the country where the spouses are habitually resident, thereby promoting social integration and also restoring the correspondence between forum and jus.Keywords: Regulation (EU) No 1259/2010, divorce and legal separation, conflict-of-laws rules; private international law of the European Union, choice of law agreement, applicable law in the absence of a choice by the parties.
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Germanň, Alberto. "Vino e controversie internazionali." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 1 (June 2011): 11–23. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-001002.

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Abstract:
L'autore analizza quattro casi sul vino che offrono l'occasione per un esame della normativa in materia. Nel dirimere la controversia concernente il vino friulano "Tocai", nel 2005 la Corte di giustizia ha confermato il divieto di utilizzare il suddetto nome oltre il 31 marzo 2007 respingendo ogni contestazione basata sull'omonimia tra il segno "Tocai" (per un vino bianco secco del Friuli) e quello "Tokaj" (per un vino dolce dell'Ungheria), dato che questa non puň esistere tra nomi che sono espressione di entitŕ differenti: vitigno nel caso italiano, vino nel caso ungherese. Il Panel Wto del 15 marzo 2005 ha affrontato la questione sorta nel 2003 sul rapporto tra un marchio geografico extracomunitario anteriore e una indicazione geografica comunitaria successiva, riconoscendo la legittimitŕ della normativa comunitaria rispetto all'Accordo Trips e, pertanto, ammettendo la coesistenza di indicazioni geografiche comunitarie con marchi geografici precedentemente registrati, purché non vi sia induzione in errore. L'Accordo del 10 marzo 2006 tra Usa e Ue sul mercato dei vini, nel confermare l'Accordo Trips che esclude la protezione dei segni (anche geografici) divenuti generici, precisa che gli Usa ritengono generiche le indicazioni Chianti e Marsala. Con sentenza dell'11 maggio 2010, il Tribunale di I grado ha rigettato l'istanza di registrazione come marchio comunitario del nome "Cuvče Palomar", per la presenza della doc Valencia comprensiva, nella tutela, del comune "el Palomar". Il Tribunale ha fondato la decisione sulla tutela assoluta che viene riconosciuta sia dall'art. 23 dell'Accordo Trips che dall'art. 7, par. 1, lett. j) del regolamento n. 40/1994 e, quindi, sul divieto di utilizzare anche l'indicazione geografica del luogo in cui viene realmente prodotto il vino che si voleva marcare con il nome "Cuvče Palomar" che č uguale al nome dell'indicazione geografica protetta identificatrice dei vini prodotti nella differente regione di Valencia.
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Rimedio, Antonio. "I soggetti vulnerabili nella ricerca clinica europea: dalla Convenzione di Oviedo al Regolamento (UE) N. 536/2014 / Vulnerable subjects in European clinical research: from the Oviedo Convention to Regulation (EU) No 536/2014." Medicina e Morale 66, no. 6 (January 25, 2018): 793–809. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.521.

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Abstract:
Il confronto tra la Convenzione di Oviedo e il Regolamento (UE) N. 536/2014 ha consentito di strutturare lo “standard etico-giuridico” europeo relativo alle misure di protezione dei soggetti vulnerabili coinvolti nelle sperimentazioni cliniche. Tale standard è stato analizzato seguendo il filo conduttore dei tre principi fondamentali della ricerca, enunciati dal Belmont Report: rispetto per la persona, beneficialità e giustizia. Le discrepanze riscontrate al suo interno hanno fatto emergere le criticità di talune categorie di base, ad esempio la distinzione tra beneficio diretto o beneficio sul gruppo e la nozione del rischio minimo. A 20 anni di distanza dalla Convenzione di Oviedo, documento di riferimento della bioetica europea ed internazionale, viene argomentata la necessità di ripensare criticamente quella dimensione “difensiva” della vulnerabilità, che prevale nella normativa europea e occidentale. ---------- The comparison between the Oviedo Convention and the Regulation (EU) No. 536/2014 has allowed to discover and structure the European “ethical-legal standard” on the protection measures for vulnerable subjects involved in clinical trials. This standard was analyzed following the three fundamental principles of research, as outlined by the Belmont Report: respect for persons, beneficence and justice. The discrepancies found inside have highlighted the criticalities of some basic categories, such as the distinction between direct benefit or benefit on the group and the notion of minimal risk. Twenty years after the Oviedo Convention, a reference document for European and international bioethics, there is a need to rethink critically the “defensive” dimension of vulnerability, that prevails in European and Western legislation.
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Serrano Martín, Jesús María. "El Regolamento (UE) 1215/2012. Marco jurídico comunitario para la resolución de conflictos de competencia y la libre circulación de decisiones en el àmbito de la exportación de productos agroalimentarios." Przegląd Prawa Rolnego, no. 1(22) (June 1, 2018): 143–61. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.22.1.10.

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Abstract:
Regulation (EU) No 1215/2012 applies in civil and commercial matters, with the exception of criminal law, family law, insolvency law, succession law and other matters specified in that Regulation, such as social security or arbitration. Under the new law, the so-called exequatur procedure under Brussels I Regulation has been abolished. This means that a judicial decision issued in one of the EU Member States is recognised in other EU Member States without the need for a special procedure. If it is enforceable in the State in which the judgment was given, there is no need for a declaration of enforceability. There must be a link between the proceedings falling within the scope of this Regulation and the territory of EU Member States. Common rules on jurisdiction should in principle apply when the defendant is domiciled in one of the EU Member States. A defendant who is not domiciled in any of the EU Member States (whose habitual residence is outside the EU) should in principle be subject to the national rules of jurisdiction applicable in the territory of the EU Member State where the action has been brought. However, irrespective of the defendant’s residence, certain rules on jurisdiction apply in order to ensure the protection of consumers and workers, and to protect the jurisdiction of EU courts in situations where they have exclusive jurisdiction (e.g. in the case of real estate), and to respect the autonomy of the parties. The author addressed these issues to trade in agri-food products in the European Union.
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Torino, Raffaele. "Il diritto di opposizione al trattamento dei dati personali e il diritto a non essere sottoposti a decisioni basate su trattamenti automatizzati e alla profilazione nel Regolamento (UE) 2016/679." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 2 (January 2019): 45–71. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2018-002003.

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"Osservatorio europeo: Documenti ; Segnalazioni." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 2 (July 2010): 239–52. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-002018.

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Abstract:
1. Regolamento (UE) n. 265/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25.3.2010, che modifica la Convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen e il Regolamento (CE) n. 562/2006 - Circolazione dei titolari di visto per soggiorni di lunga durata2. Decisione (UE) n. 252/2010 del Consiglio, del 26.4.2010, che integra il codice frontiere Schengen - Sorveglianza delle frontiere marittime esterneSegnalazioni
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Dissertations / Theses on the topic "Regolamento (UE) 2015"

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LUNETTI, CHIARA TERESA MARIA. "ACTIONS DERIVING DIRECTLY FROM INSOLVENCY PROCEEDINGS AND CLOSELY LINKED WITH THEM UNDER REGULATION EU 848/2015 ON INSOLVENCY PROCEEDINGS." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/710018.

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Abstract:
La questione delle azioni individuali che derivano direttamente dal fallimento e ad esso ineriscono (nel seguito, c.d. “azioni ancillari”) nel contesto europeo è stata storicamente affrontata con riferimento all’ambito di applicazione della Convenzione di Bruxelles del 1968 sulla competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale (la “Convenzione di Bruxelles”). In mancanza (all’epoca) di una disciplina comunitaria sull’insolvenza transfrontaliera, con la nota sentenza Gourdain, la CGE ha interpretato la nozione di azione ancillare sotto il prisma dell’esclusione relativa a “i fallimenti, i concordati e le procedure affini”, prevista dall’articolo 1(2)(2) della Convenzione di Bruxelles. È stato in quell’occasione che la Corte ha ritenuto che le azioni in qualche modo riferibili al fallimento sono escluse dal campo di applicazione della Convenzione di Bruxelles (oggi Regolamento Bruxelles Ibis) a condizione che esse derivino direttamente dal fallimento e si inseriscano stretta¬mente nell'ambito del procedimento concorsuale (così coniando quella che, negli anni, è stata definita la “Formula Gourdain”). Le incertezze interpretative derivanti da una formulazione così ambigua, allora riferita al solo ambito di applicazione della Convenzione di Bruxelles, non venivano rimosse (e, anzi, forse erano acuite) dall’introduzione di una specifica disciplina relativa alle procedure di insolvenza. Ed infatti, il successivo Regolamento (CE) 1346/2000 (il “Regolamento Insolvenza”), da un lato conteneva una grave lacuna normativa, poiché nulla diceva in tema di giurisdizione sulle azioni ancillari e, dall’altro lato, anche laddove le menzionava (per fini diversi dalla giurisdizione), si limitava a riprodurre la Formula Gourdain. Il nebuloso quadro normativo appena descritto è stato in parte chiarito dal Regolamento (UE) 2015/848 (il “Regolamento Recast”), che ha provveduto a rimediare alla predetta omissione, prevedendo espressamente la vis attractiva (dimezzata) europea, ai sensi della quale la competenza giurisdizionale sulle azioni ancillari spetta ai giudici dello Stato membro in cui è aperta la procedura. Se è stato così chiarito l’aspetto “dinamico”, relativo alla giurisdizione, resta, invece, parzialmente immutato il problema di una definizione autonoma di azione ancillare, i cui confini, anche nel Regolamento Recast, continuano ad essere delineati dalla Formula Gourdain. Indicazioni solo parziali possono trarsi dal Considerando 35 Regolamento Recast e, soprattutto, dalle pronunce della CGE, che pur consentendo, in parte, di avanzare una più definita sistematizzazione della nozione di azioni ancillari, rivelano sostanzialmente un orientamento ondivago, che non consente di rintracciare (ancora) un criterio generale, certo e condiviso sul punto. Si può allora ipotizzare che, ai fini della normativa europea, ancillari siano quelle azioni che sottendono una pretesa che sorge ex novo dal fallimento, il cui DNA, potremmo dire, è ontologicamente legato all’insolvenza. Si tratta di un numero assai ridotto di azioni quali (prevedibilmente) la revocatoria; le azioni di responsabilità nei confronti di organi della procedura, e le azioni che derivano dallo scioglimento dei contratti esercitato dal curatore per un’espressa previsione della legge concorsuale. Per contro, non sarebbero ancillari tutte le altre azioni rispetto a cui il fallimento si pone quale evento neutro (es. quelle che presentano con il fallimento un legame solo occasionale e quelle che preesistevano nel patrimonio del fallito). Permangono, tuttavia, notevoli dubbi rispetto a quelle azioni, collocabili in un’incerta twilght-zone, al confine tra il diritto civile, commerciale e il diritto fallimentare che, preesistenti al fallimento, sono in qualche misura influenzate dall’apertura di una procedura concorsuale. Nel solco di queste preliminari osservazioni, la tesi si ripropone di analizzare specificatamente il tema delle azioni ancillari nella disciplina europea, non solo indagandone gli aspetti processuali (in particolare, della giurisdizione), ma valutando anche una possibile individuazione di una nozione autonoma di azione ancillare e l’elaborazione di un catalogo di azioni che, pur nelle differenze proprie di ogni ordinamento nazionale, rivelino uno jus commune europaeum che consenta di inquadrarle nell’ambito di applicazione del Regolamento Recast.
Historically, the topic of individual actions directly deriving from and closely linked with insolvency proceedings (hereinafter referred to as “Annex Actions”) has been addressed in the European scenario with reference to the scope ratione materiae of the Brussels Convention dated 1968 on the jurisdiction, recognition and enforcement of judgments in civil and commercial matters (the “Brussels Convention”). In the absence (at that time) of Community rules on cross-border insolvencies, in the Gourdain judgment the ECJ interpreted the notion of Annex Actions under the prism of the exception relating to “bankruptcy, proceedings relating to the winding-up of insolvent companies or other legal persons, judicial arrangements, compositions and analogous proceedings”, set forth by Article 1(2)(2) Brussels Convention. It was on that occasion that the Court held that actions which are related to insolvency proceedings are excluded from the scope of the Brussels Convention (now the Brussels 1a Regulation), with the proviso that they derive directly from insolvency proceedings and are closely linked with them (thus coining what has been called, over the years, the “Gourdain Formula”). The interpretative uncertainties arising from such an ambiguous wording - at the time referring only to the scope of application of the Brussels Convention - were not removed (and possibly were even exacerbated) by the introduction of the European regime on insolvency proceedings. Indeed, the Regulation (EC) 1346/2000 (the “Insolvency Regulation”), on the one hand, revealed a serious regulatory gap, since it did not provide for a rule on the jurisdiction of Annex Actions and, on the other hand, even where it mentioned them (for purposes other than jurisdiction), it laconically restated the Gourdain Formula, with no further clarifications. The nebulous legislative framework described above has been partly clarified by Regulation (EU) 2015/848 (the “Recast Regulation”), which has remedied the aforementioned omission, expressly providing for the (halved) European vis attractiva concursus. According to that principle, the courts of the Member State in the territory of which insolvency proceedings are opened, are vested with the jurisdiction to hear and determine Annex Actions. The impact of the reform over the “dynamic” profile of the vis attractiva concursus must be positively assessed since it has dispelled many of the doubts concerning the allocation of jurisdiction on Annex Actions. Yet, the problem of the autonomous definition of Annex Actions remains partially unsolved, because also under the Recast Regulation, the contours of that concept continue to be defined by the vague Gourdain Formula. Only partial indications can be drawn from Recital 35 Recast Regulation and, above all, from the extensive case-law of the ECJ. The latter, however, allows only to some extent to draw a systematic notion of Annex Actions, as it substantially reveals a wavering orientation, which does not permit to trace (yet) a general criterion, certain and shared on this point. It is suggested that, for the purposes of the European legislation, Annex Actions are those actions underpinning a right or obligation which stems from the opening of insolvency proceedings, whose DNA, we might say, is ontologically linked to insolvency proceedings. They would count a very small number of actions such as (predictably) avoidance actions, liability actions against the trustee and other bodies of the procedure, and actions arising from the termination of contracts exercised by the trustee by virtue of the express powers conferred upon him by insolvency law. On the contrary, all other actions in respect of which the procedure is a neutral (legal) event should not be characterised as Annex Actions (e.g. actions that have only an occasional link with insolvency proceedings and those that existed in the legal sphere of the insolvent debtor prior to the opening of the procedure). However, considerable doubts remain with respect to the characterisation of some actions, which can be placed in an uncertain twilight-zone at the crossline between civil, commercial law and bankruptcy law. Although the legal foundation of those action exists even before insolvency proceedings, they prove to be affected by the opening of the procedure to such an extent that they may be considered as different actions. In the wake of these preliminary observations, the thesis aims to specifically analyse the topic of Annex Actions under the European regime of cross-border insolvencies. Not only it investigates the procedural aspects of the issue (in particular, the jurisdiction), but it also assesses whether it is possible to draw an autonomous notion of Annex Action and elaborate a catalogue of actions, which, despite the differences inherent in each national system, reveal a jus commune europaeum that allows to trace them back under the umbrella of the Recast Regulation.
La thèse intitulé « les actions qui découlent directement de la procédure d’insolvabilité et qui y sont étroitement liées dans le cadre du Règlement UE 2015/848 sur les procédures d'insolvabilité » se concentre sur les critères de détermination des juridictions compétentes en matière de litiges découlant de la procédure d’insolvabilité dans le contexte de procédures transfrontalières. Selon son Article 1(1)(b), les procédures d’insolvabilité sont exclues du Règlement (UE) n° 1215/2012 concernant la compétence judiciaire, la reconnaissance et l’exécution des décisions en matière civile et commerciale (« Règlement Bruxelles ») et devraient relever du champ d’application du Règlement (UE) n° 848/2015 relatif aux procédures d’insolvabilité (« Règlement Refondu »). Pour cette raison, en principe, l’interprétation de deux susmentionnés Règlements devrait, autant que possible, combler les lacunes entre les deux instruments. Le texte du nouvel article 6 du Règlement Refondu prévoit désormais que les juridictions compétentes en vertu de son article 3 soient compétentes également pour toutes les actions qui découlent directement de la procédure d’insolvabilité et y sont étroitement liées. Toutefois, ce principe (appelé la vis attractiva concursus européenne), malgré quelques clarifications ont été fournies par la Cour de Justice, ne résoudre pas la question et l’interprétation du champ d’application du Règlement Refondu par rapport au Règlement Bruxelles est encore douteuse, car il y a encore beaucoup de zones grises dans l’interprétation de cette règle. L'objectif de la thèse est d'analyser quel type d'actions doit être considéré comme « découlant directement » et « étroitement lié » aux procédures d'insolvabilité, et d'analyser les cas où il est controversé de savoir si l'action doit entrer dans le champ d'application du Règlement Refondu plutôt que dans celui du Règlement Bruxelles.
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Gibertini, Virginia. "Regolamento (UE) 2016/679: i nuovi diritti dell'interessato." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Al giorno d’oggi viviamo in un mondo in cui la tecnologia fa parte della nostra vita quotidiana. È infatti quasi impensabile riuscire a svolgere le proprie abitudini senza smartphone o tablet, e tutte le comodità che ne conseguono. L’utilizzo di questi dispositivi collegati alla Rete, se da un lato facilitano tutte le nostre azioni e volontà (basti pensare quanto ormai sia semplice mandare un messaggio ad una persona cara dall’altra parte del mondo senza costi, oppure effettuare un acquisto con un semplice click), dall’altro ci espone ad una serie di rischi che a volte corriamo senza rendercene conto. Ogni giorno sul web vengono scambiate miliardi di informazioni che molto spesso sono legate alla nostra sfera personale. Per questo motivo il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea, il 27 aprile del 2016, hanno deciso di emanare il nuovo Regolamento UE 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali nonché alla libera circolazione di dati, al fine di garantire un elevato livello di protezione delle persone fisiche in materia di dati personali. In precedenza la Direttiva 95/46/CE si era già espressa in questi termini, ma la rapidità dell’evoluzione tecnologica e la globalizzazione hanno portato ad una frammentazione dell’applicazione della protezione di dati personali nel territorio dell’Unione. La tutela della privacy era infatti spesso costretta a fermarsi davanti a confini nazionali, in un mondo digitale che, al contrario, non ha vincoli geografici. Si è ritenuto quindi opportuno realizzare un nuovo Regolamento, che abroga tale Direttiva, e si ripromette di creare un mercato interno coeso nel quale la protezione dei diritti e delle libertà delle persone fisiche, sanciti dall’art. 8, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, risulta essere equivalente in tutti gli Stati membri.
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Marchioro, Irene <1991&gt. "I confini del regolamento (UE) 650/2012 sulle successioni internazionali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9942/1/Tesi_Irene%20Marchioro_I%20CONFINI%20DEL%20REGOLAMENTO%20%28UE%29%20650-2012%20SULLE%20SUCCESSIONI.pdf.

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Abstract:
La contiguità delle successioni con altre materie ad esse connesse porta a difficoltà nell’applicazione del regolamento (UE) 650/2012 e, specificamente, nell’esatta delimitazione del suo ambito di applicazione rispetto alle materie da questo escluse, così che si rende necessario indagare tali zone “di confine”. La prima zona di confine che viene analizzata è quella del rapporto tra il regolamento e le altre convenzioni vigenti in materia successoria. La seconda delimita invece il campo di applicazione del regolamento da quello di altre materie, da questo escluse, che non siano state oggetto di armonizzazione. Tra queste, spiccano la natura dei diritti reali e le questioni disciplinate dalla legge applicabile alle società e ad altre persone giuridiche. La terza segna i limiti di applicazione del regolamento rispetto ad aree del diritto armonizzate, come per esempio le donazioni, le obbligazioni alimentari e i regimi patrimoniali tra coniugi e tra partner uniti civilmente. Alcune riflessioni a sé stanti merita inoltre il tema del rapporto tra il regolamento successioni e il regolamento (UE) 2015/848 sull’insolvenza transfrontaliera. L’analisi delle singole zone di confine permette di scorgere delle linee conduttrici, che portano ad alcune riflessioni conclusive. Si tratta, in primo luogo, di definire come le questioni non coperte dal regolamento, ma comunque indispensabili per regolare una successione, possano venire conosciute alla stregua di questioni preliminari, e quale sia il valore di queste in relazione al rilascio di un certificato successorio europeo. In secondo luogo, gli argomenti analizzati portano a ragionare della costruzione di una nozione di adattamento condivisa a livello di Unione Europea, nozione di cui il regolamento (UE) 650/2012 si dimostrerebbe il promotore. Né questa constatazione deve stupire, perché maggiori sono le interconnessioni tra ambiti attigui del diritto, più grande è anche la necessità di definire gli strumenti di risoluzione di antinomie applicative dovute a siffatte interconnessioni.
The contiguity of successions with other related matters leads to difficulties in the application of Regulation (EU) 650/2012 and, specifically, in the exact delimitation of its scope with respect to matters excluded from it, so that it is necessary to investigate these "border" areas. The first border area analysed is that of the relationship between the Regulation and the other conventions in force in matters of succession. The second delimits the scope of application of the Regulation from that of other, excluded matters that have not been harmonised. These include the nature of rights in rem and questions governed by the law applicable to companies and other legal persons. The third one marks the limits of application of the Regulation with regard to harmonised areas of law, such as gifts, maintenance obligations and matrimonial and civil partnership property regimes. The topic of the relationship between the Succession Regulation and the Regulation (EU) 2015/848 on cross-border insolvency also merits separate consideration. The analysis of the individual border areas allows us to discern a number of guiding lines, which lead to some concluding reflections. Firstly, it must be understood how questions not covered by the Regulation, but nevertheless indispensable for settling a succession, can be known as preliminary questions, and what value these have in relation to the issuance of a European Certificate of Succession. Secondly, the arguments analysed lead to the question of the construction of a concept of adaptation shared at European Union level, a concept of which Regulation (EU) 650/2012 would prove to be the promoter. Nor does this appear surprising, since the greater are the interconnections between adjacent areas of law, the greater is the need to define the means of resolving application inconsistencies due to such interconnections. Translated with www.DeepL.com/Translator (free version)
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GIUGLIANO, VALERIA. "LE 'OPPOSIZIONI' ALL'ESECUZIONE DELLA DECISIONE STRANIERA NEL REGOLAMENTO (UE) 1215/2012." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/610592.

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Abstract:
The work aims to analyse, in the context of the system of recognition and enforcement laid down by Regulation (EU) No 1215/2012, which abolished exequatur, the compatibility of the rules governing the opposition to enforcement under the Italian law when it is proposed against a foreign judgment. In particular, the Regulation establishes that a judgment (even provisionally) enforceable in the Member State of origin shall be automatically enforceable in any other Member State. It also suggests that the grounds for non-recognition and non-enforcement provided for in the text should be combined with the internal grounds for ordinary opposition to enforcement in the Member State addressed. The work therefore identifies the requirements a judgment shall have to be automatically recognised and enforced; the declaratory and ascertaining effects that are automatically recognised; and the formalities that must be considered as necessary under Italian law for the judgment to be enforced. It then outlines the characteristics of the actions provided for by the Regulation, proposing the most suitable procedural forms to ensure their effectiveness, in order to define the scope of application of the opposition to enforcement based on additional grounds, within the State requested of enforcement. It focuses on the grounds which affect the substantive right incorporated in the title and which may give rise to an opposition to enforcement on the merits. Therefore, indications are drawn on the subject of the substantive opposition to the foreign judgment, which is claimed to be comparable, if not identical, to the opposition to enforcement under Article 615 of the Code of Civil Procedure, and from the nature of the action it is inferred that the judgment issued at the end of the opposition shall not circulate in the European space of Justice, as it is related to the right to proceed with enforcement in Italy. The last part of the work is dedicated to an analysis of the cases provided for by the Regulation in order to suspend the enforcement proceedings and aims to a coordination of such hypotheses with the internal provisions.
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Chihai, Corina <1991&gt. "Applicazione dell'art. 35 del Regolamento UE n. 2016/679 - Data Protection Impact Assessment." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15645.

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Abstract:
Il presente elaborato viene focalizzato sul diritto alla privacy nel nuovo “Pacchetto protezione dati”, soprattutto nel Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, obbligando l’adeguamento della normativa nazionale di ogni Stato membro entro il 24 maggio 2018. Il GDPR (General Data Protection Regulation) introduce delle significative novità in tema di privacy, come ad esempio il principio dell’accountability (responsabilizzazione) in capo al Titolare del trattamento dati e al responsabile del trattamento dati, la figura del Responsabile Protezione Dati (RPD o DPO), il diritto alla portabilità dei dati, il diritto all’oblio, la protezione dei dati fin dalla progettazione (Privacy by design) e protezione per impostazione predefinita (Privacy by Default), cambiando completamente la prospettiva della Direttiva 95/46/CE – la cosiddetta Direttiva “madre”. Ma il cuore dell’intera dissertazione è l’articolo 35 del GDPR, ai sensi del quale viene prevista la valutazione d’impatto sulla protezione dei dati, o la c.d. Data Protection Impact Assessment (DPIA). Tale valutazione è un processo finalizzato a valutare il rispetto dei principi privacy – come i principi di necessità e proporzionalità – e a valutare e gestire i rischi inerenti al trattamento. In merito, si terrà conto delle Linee guida del Gruppo di Lavoro articolo 29, in special modo dei criteri per stabilire se un trattamento “possa presentare un rischio elevato” in base al Regolamento UE n. 2016/679. Al riguardo verrà sviluppato un modello di valutazione di impatto sulla protezione dei dati, nonché la sua applicazione all'interno di cinque realtà diverse, ovvero la videosorveglianza sul posto di lavoro, i dati medici in azienda ospedaliera, la richiesta del casellario giudiziario a fini assuntivi, il trattamento dei dati nel settore del telemarketing, il trattamento dei dati nell'ambito bancario.
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DEPETRIS, ELENA. "La responsabilità delle agenzie di rating tra diritto europeo e soluzioni di diritto interno." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/50987.

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Abstract:
Il lavoro analizza il tema della responsabilità civile delle agenzie di rating del credito per i danni cagionati dalla diffusione di valutazioni non corrette. Dopo aver ripercorso l’evoluzione storica delle agenzie di rating, dalla loro nascita sino ai giorni nostri, ci si sofferma sulla nozione di rating del credito e sulla descrizione del procedimento attraverso il quale lo stesso viene assegnato. Si passa, quindi, ad analizzare quelli che sono i problemi principali sollevati dall’attività di classamento del merito creditizio e si esamina il passaggio dall’autoregolamentazione all’intervento normativo, con particolare attenzione all’ordinamento statunitense ed all’ordinamento europeo. Si affronta, infine, il tema della responsabilità civile delle agenzie di rating del credito. Dopo essersi soffermati sulla natura giuridica del rating del credito, vengono indagati i possibili profili di responsabilità delle agenzie di rating sia nei confronti degli investitori sia nei confronti degli emittenti, con riferimento tanto alla disciplina europea (art. 35 bis del Regolamento CE n. 1060/2009, introdotto dal Regolamento UE n. 462/2013) quanto alla disciplina di diritto interno.
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Ganzaroli, Ludovica <1994&gt. "Un modello Risk Based per la Data Privacy Impact Analysis ai sensi del Regolamento UE 679/2016." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13649.

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Abstract:
L’oggetto di questo elaborato è la creazione di un modello concernente una Valutazione d’impatto ai sensi del principio di responsabilizzazione introdotto dal Regolamento Europeo n. 679/2016, entrato in vigore il 25 maggio 2018, che ha portato importanti cambiamenti riguardo la protezione dei dati personali delle persone fisiche. Il lavoro inizia con una panoramica dei pericoli connessi all’illecito utilizzo dei dati personali, derivante dall’impiego esponenziale delle nuove tecnologie e di come esse hanno portato alla necessità di assicurare una tutela dei diritti e delle libertà delle persone in riferimento ai dati personali. Si procede successivamente all’esame del Codice in materia di protezione dei dati personali e del Regolamento UE n. 679/2016, ponendoli a confronto e mettendo in evidenza le novità e gli obblighi introdotti da quest’ultimo. In conclusione si procede alla creazione di due modelli distinti: il primo è di supporto alla valutazione dei rischi derivanti dal trattamento di dati personali, che ,rispecchiando le disposizioni della Privacy by Design e Privacy by Default, aiuta il Titolare del trattamento nel calcolo del rischio potenziale ed inerente al trattamento e nella comprensione della necessità di svolgere una valutazione d’impatto; il secondo è di ausilio a una valutazione d’impatto vera e propria, ed è stato creato seguendo gli standard forniti sia dal Regolamento europeo, sia dal WP 29.
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pellos, gian marco. "Responsabilità penale del Data Protection Officer e tutela transnazionale della privacy dopo il Regolamento (UE) 2016/679." Doctoral thesis, Urbino, 2019. http://hdl.handle.net/11576/2664164.

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BANDIERA, EDOARDO. "I terzi nel procedimento di prevenzione patrimoniale finalizzato alla confisca. Diritti, poteri e tutela dei soggetti coinvolti nel procedimento alla luce della direttiva 2014/42/UE e del regolamento 2018/1805/UE." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2020. http://hdl.handle.net/11392/2488047.

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Abstract:
L’indagine ha ad oggetto la tutela procedimentale che l’ordinamento riconosce ai terzi coinvolti in un procedimento finalizzato all’adozione di un provvedimento di confisca di prevenzione; dunque, si concentra sui diritti ed i poteri che questi soggetti possono esercitare nel corso del procedimento. L’assunto da cui prende abbrivio la ricerca è quello per cui negli ultimi anni l’attenzione del legislatore, in materia penale, è stata catalizzata sempre più dai patrimoni e dalle ricchezze illecitamente accumulate dalle organizzazioni criminali, che sono così divenute il bersaglio privilegiato dell’intervento punitivo. Accanto a un diritto penale patrimoniale si è, così, edificato un “processo al patrimonio” che ha visto nelle forme di incapacitazione patrimoniali, recte nella confisca, la forma privilegiata di risposta coercitiva statale. In particolare, il modello italiano si è connotato per un ricorso parossistico all’utilizzo della confisca misura di prevenzione, una sanzione dalla natura non penale. La considerazione per cui i provvedimenti ablatori, siano essi cautelari, oppure definitivi, rischiano di coinvolgere beni formalmente nella proprietà o nella disponibilità di soggetti terzi ha mosso il legislatore, nazionale . È questo il motivo per cui la più recente normativa europea (la direttiva 2014/42/UE relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell’Unione europea) chiede agli Stati membri di garantire uno statuto minimo di tutela dei diritti dei terzi in sede di trasposizione (artt. 6 e 7). Peraltro, in sede di recepimento della direttiva (d.lgs. 29 ottobre 2016, n. 202) il legislatore domestico non ha apportato alcuna modifica al nostro ordinamento in merito alle garanzie che devono essere riconosciute ai soggetti terzi coinvolti in un procedimento penale all’esito del quale sarà comminata la sanzione della confisca. Dal punto di vista della teoria generale del processo, infatti, il terzo non essendo una parte del processo penale, ma un estraneo, non può proporre alcuna impugnazione avverso la sentenza di primo grado che prevede la confisca di beni su cui vanti, a qualsiasi titolo, una pretesa. La tutela dei soggetti terzi, invece, è da tempo “croce e delizia” del procedimento di prevenzione patrimoniale. Si sono così esaminate le differenti posizioni e gli strumenti di tutela corrispondenti a ciascuna di esse, che le diverse tipologie di terzi possono azionare, pur nell’unicità del procedimento.
The investigation has as its object the procedural protection that the system recognizes to third parties involved in a procedure aimed at the adoption of a measure of confiscation of prevention; therefore, the analysis focuses on the rights and powers that these subjects can exercise during the procedure. The assumption from which the research is taken into consideration is that, in recent years, the attention of the Legislator, in the criminal matter, has been catalyzed more and more by the patrimonies and riches illegally accumulated by the criminal organizations, which have become the privileged target of the punitive intervention. Alongside a criminal patrimonial law, a "trial of the patrimony" has been built up, which has seen in the forms of patrimonial incapacitation, recte in the confiscation, the privileged form of coercive state response. In particular, the Italian model has been characterized by a paroxysmal recourse to the use of the confiscation measure of prevention, a sanction of a non-criminal nature. The consideration for which the dispositions of attorney, whether precautionary or definitive, risk involving property formally in the ownership or availability of third parties, has moved the legislator, national and European, to prepare a minimum statute of guarantee in respect of these subjects. This is why the most recent European legislation (Directive 2014/42/EU on the freezing and confiscation of instrumental property and the proceeds from crime in the European Union) calls on the Member States to guarantee a minimum statute for the protection of the rights of third parties when transposing it (Articles 6 and 7). From the point of view of the general theory of the trial, in fact, the third party, not being a part of the criminal trial, but a stranger, cannot propose any appeal against the sentence of first instance which provides for the confiscation of goods and properties on which, for whatever reason, a claim is made. The protection of third parties, on the other hand, has long been a "cross and delight" of the procedure of patrimonial prevention. The research has been characterized by two poles: on the one hand, the process of patrimonial prevention; on the other, the participation of the third party in the same. In conclusion, particular attention was paid to the issue of evidence, differentiating with regard to the object of evidence that each category of third party is required to demonstrate.
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Nisivoccia, Piero. "Regolamento Ue n°333/2011: Applicazione ad Italmetalli s.r.l. e valutazione ampliamento Lay-out produttivo per estrarre metallo dal Light Fluff." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2917/.

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Books on the topic "Regolamento (UE) 2015"

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G. Apicella Fiorentino Alessandra Lezzi. Scuola Di Privacy: Il Regolamento Ue 2016/679 in Ambito Scolastico. Independently Published, 2019.

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Lezzi, Alessandra, and Gianluca Alessandra Lezzi. Scuola Di Privacy: Il Regolamento Ue 2016/679 in Ambito Scolastico. Independently Published, 2019.

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Gradozzi, Francesco, Susanna Leonarduzzi, and Giovanni Libertini. Privacy in Regola: Comprendere il Regolamento UE 2016/679 Sulla Protezione Dei Dati Personali e Orientarsi Nell'adeguamento Ai Nuovi Obblighi. Independently Published, 2019.

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DELLEDONNE, Marco. etichettatura Dei Prodotti Alimentari: Il Regolamento UE 1169/2011 Aggiornato con le Ultime Modifiche, Integrato con le Normative Specifiche Di Settore e con I Chiarimenti Della Commissione UE. Independently Published, 2019.

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5

Arricale, Carmine. Manuale Operativo per Enti Scolastici per la Protezione Dei Dati Personali: Adottato Ai Sensi Dell'art. 24 Del Regolamento UE 2016/679. Independently Published, 2019.

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Book chapters on the topic "Regolamento (UE) 2015"

1

Farina, Massimo, and Ambra Pacitti. "L’autorità di controllo cd. “capofila” nel trattamento transfrontaliero di dati personali: criteri per l’individuazione della competenza territoriale e limiti dell’attuale quadro normativo alla luce del Regolamento UE/2016/679." In Società delle tecnologie esponenziali e General Data Protection Regulation: la circolazione internazionale dei dati personali, 119–42. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.11381.

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Tani, Tommaso. "L’incidenza dei big data e del machine learning sui principi alla base del Regolamento Europeo per la tutela dei dati personali (2016/679/UE) e proposte per una nuova normativa in tema di privacy." In Società delle tecnologie esponenziali e General Data Protection Regulation, 35–65. Ledizioni, 2018. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.3946.

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