Academic literature on the topic 'Registro nazionale'

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Journal articles on the topic "Registro nazionale"

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Cattoni, Silvia. "La letteratura italiana tradotta in Argentina." Revista de Italianística, no. 34 (November 7, 2017): 90. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i34p90-102.

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Abstract:
In due secoli di storia della letteratura argentina, lo sviluppo della letteratura italiana tradotta è in stretto rapporto con i propositi pedagogici o estetici determinati dal contesto culturale dei diversi momenti storici. In linea di massima, è possibile affermare che, dalla conformazione dello Stato nazionale e durante i primi decenni del XX secolo, la traduzione letteraria mirava ad ampliare l’orizzonte culturale di un lettore che si consolidava al ritmo della fiammante nazione. Nelle fasi successive e in stretto rapporto con la politica culturale portata avanti da Victoria Ocampo a partire dal 1931 tramite la rivista Sur e il suo posteriore progetto editoriale, la traduzione è stata soprattutto una pratica di scrittura che ebbe un’influenza decisiva nell’ordito della letteratura nazionale favorendo il suo rinnovo e incentivando le versioni di traduttori argentini. Fu questa un’apertura che favorì, durante la seconda metà del secolo, nel contesto della ricezione della letteratura universale, l’ingresso della letteratura italiana in Argentina. Il presente lavoro tratta in maniera sistematica, ma provvisoria, il panorama della letteratura italiana tradotta in Argentina. Lo scopo principale comporta il registro dei momenti più fecondi e l’interpretazione degli esiti ottenuti nei confronti della traduzione nel sistema letterario nazionale.
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Hernández Esteve, Esteban. "Comentario sobre el libro de Massimo Ciambotti y Anna Falcioni: Liber viridis rationum curie domini. Un registro contabile Della cancelleria di Pandolfo III Malatesti, Promovido por el Consiglio Nazionale dei Ragionieri Commercialisti. Urbino: Argalìa Editore, 2007, 454 págs." De Computis - Revista Española de Historia de la Contabilidad 5, no. 9 (December 31, 2008): 309. http://dx.doi.org/10.26784/issn.1886-1881.v5i9.159.

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Abstract:
Comentario sobre el libro de Massimo Ciambotti y Anna Falcioni: Liber viridis rationum curie domini. Un registro contabile Della cancelleria di Pandolfo III Malatesti, Promovido por el Consiglio Nazionale dei Ragionieri Commercialisti. Urbino: Argalìa Editore, 2007, 454 págs.
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Paganoni, Maria Cristina. "Fra consumo e utopia. Il cibo planetario all'Expo 2015." CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', no. 6 (June 2010): 36–50. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006003.

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Abstract:
Nel 2015 Milano ospiterŕ un'esposizione universale dedicata al rapporto fra cibo, salute e sviluppo sostenibile. Atteso come occasione per rilanciare la cittŕ, l'evento č giŕ da tempo anticipato da una campagna mediatica in costante espansione. Mediante gli strumenti dell'analisi del discorso e dei generi testuali, si sono confrontati documenti promozionali e articoli apparsi sulla stampa nazionale e internazionale inglese e francese per portare alla luce l'intreccio delle molteplici finalitŕ - culturali, sociali e commerciali - della manifestazione. A livello discorsivo si č rilevato che la campagna dell'Expo 2015 adotta un registro ufficiale pedagogico e universalista e ricorre a un'incalzante retorica delle promesse. Seppur velatamente, entrambe le caratteristiche mirano soprattutto alla promozione dell'aspetto commerciale dell'Expo, utilizzando a tal fine tecniche di marketing ben riconoscibili in filigrana e rappresentando il capoluogo lombardo come World City all'incrocio strategico fra locale e globale per ragioni di rebranding. Laddove lo sguardo disincantato della stampa internazionale registra le molte contraddizioni della complessa pianificazione dell'evento, la stampa nazionale riporta un conflitto di opinioni e valori che rende problematica la costruzione del consenso da parte dell'opinione pubblica. L'evidenza testuale rileva quindi serie discrepanze fra le molteplici narrazioni mediatiche. Tale cesura discorsiva e sociale rischia di minare non solo l'immagine dell'Expo come spazio sociale utopico del prossimo futuro, ma soprattutto la realizzazione di interventi significativi di riqualificazione urbana.
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Pieruzzi, F. "La denervazione renale transcatetere: il ruolo del nefrologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 4 (January 26, 2018): 1–7. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1165.

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Abstract:
Studi clinici recenti hanno dimostrato che la denervazione renale bilaterale con catetere a radiofrequenza riduce significativamente i valori pressori nell'ipertensione resistente. All'efficacia antipertensiva si associa una significativa riduzione dell'ipertono simpatico, dell'insulino-resistenza e del danno d'organo cardio-renale. La procedura si è rivelata pressoché priva di effetti collaterali. Sebbene i dati della letteratura sull'efficacia antipertensiva della denervazione renale transcatetere siano solidi, solo un'analisi dell'utilizzo in campo clinico di questa metodica potrà fornire un reale parametro di giudizio sulle modalità di esecuzione della procedure nelle diverse realtà cliniche sul territorio nazionale. Per questo scopo è stato istituito il Registro Prospettico Italiano che raccoglie dati sull'efficacia e la sicurezza della denervazione renale a breve e a lungo termine. Tuttavia non sono ancora noti gli effetti della procedura sulla funzione renale, la proteinuria e il bilancio del sodio, in particolare nel lungo termine. Queste conoscenze potranno permettere di estendere le indicazioni attuali della procedura anche in altre condizioni patologiche caratterizzate da ipertono simpatico e di valutare l'impatto del costo-beneficio della denervazione renale come un potenziale trattamento alternativo alle tradizionali strategie farmacologiche.
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Bressani, Roberto, Isidoro Cioffi, Carlo Fraticelli, Franco Grillo, Salvatore Pisani, Anna Maria Verri, Fabio Banfi, and Simone Vender. "The suicidal behaviour in the North province of Varese: an epidemiological analysis." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 3 (September 2001): 180–85. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005303.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Conoscere dati quantitativi e caratteristiche del comportamento suicidario nell'area nord della Provincia di Varese, comprendente il capoluogo ed i comuni limitrofi (Valceresio, valli del luinese e nord-Verbano), al fine di individuare interventi preventivi. Disegno – Studio epidemiologico-descrittivo. Sono state utilizzate le schede di morte ISTAT del Registro di Mortalità dell'ex Azienda USSL di Varese negli anni 1995-97. Sono stati inclusi i soggetti che al momento del suicidio risultavano residenti. Successivamente i casi delle schede ISTAT sono stati ricercati negli archivi dei servizi psichiatrici, per valutare eventuali contatti. Per costoro sono state rilevate informazioni, quali tentativi suicidari, patologia psichiatrica, data del primo contatto. Setting – Distretti di Arcisate, Cittiglio, Luino e Varese, corrispondenti al bacino di utenza delle Unità Operative di Psichiatria 1 e 2 dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Macchi di Varese. Principali misure utilizzate – Sono stati calcolati i tassi di suicidio deH'area e tramite standardizzazione diretta sono stati confrontati i tassi dei singoli distretti. Risultati – I suicidi sono stati 78 (24 femmine e 54 maschi), con un tasso dell'8.2 per 100.000. In analogia all'andamento nazionale si osserva una diminuzione generale del fenomeno negli ultimi anni, ma non per i più giovani. Ci sono alcune aree geografiche (distretti di Luino e di Arcisate) da monitorare nel tempo, perche una casistica più ampia potrebbe rivelare un rischio più elevato. La fascia d'età giovane e anziana è più colpita nei maschi, e per i due sessi sono particolarmente a rischio i 55-64enni. I mezzi utilizzati differiscono per fasce d'età. Un'alta percentuale di soggetti sono non coniugati o con scarsa istruzione. Meno di un terzo dei casi era entrato in contatto con i servizi psichiatrici. Conclusioni – I dati consentono un confronto con la casistica nazionale e una riflessione sulle caratteristiche del suicidio nell'area di riferimento, al fine di elaborare strategie preventive orientate da un approccio multidimensionale, la cui efficacia potrà essere validata nel tempo attraverso l'attivazione di un osservatorio provinciale.
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De Agostini, Paola, Paola Bonizzato, Francesco Amaddeo, Giulia Bisoffi, Federico Perali, and Michele Tansella. "For a more rational funding system of Mental Health Services. Analyses of costs for services supplied by a Community Mental Health Service during a 7-year period." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 3 (September 2001): 163–79. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005297.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Negli ultimi anni si è assistito, in Italia come in altri paesi del mondo occidentale, ad un forte aumento dell'interesse, da parte dei ricercatori, per l'economia sanitaria. Anche l'assistenza psichiatrica è stata analizzata riguardo a questi aspetti e, più recentemente, l'attenzione di molti gruppi di lavoro si è rivolta a studi in grado di individuare possibili sistemi di finanziamento dei Servizi psichiatrici altemativi a quelli esistenti e di valutarne l'effetto sul funzionamento dei Servizi. Lo scopo di questo lavoro è quello di definire un nuovo tariffario basato sui costi reali delle prestazioni erogate dai Servizi psichiatrici. Metodo – Utilizzando il Registro Psichiatrico dei Casi di Verona-Sud, sono stati considerati tutti i contatti avvenuti nelle varie sedi del Servizio Psichiatrico Territoriale (SPT) di Verona-Sud in un periodo di 7 anni (1992-1998), per un totale di 125632 prestazioni, riferite a 2819 soggetti. I contatti sono stati successivamente raggruppati in 19 tipi di prestazioni. La funzione di costo è stata utilizzata per descrivere, attraverso la stima dell'elasticit?à, il comportamento dei costi nel SPT di Verona-Sud. Il costo di una prestazione psichiatrica risulta così comprensivo della spesa per gli operatori coinvolti nell'erogazione del servizio (direttamente e/o indirettamente a contatto con il paziente) e del costo delle strutture utilizzate. Risultati – Per ciascuna prestazione vengono riportati (a) i costi stimati per la prestazione effettivamente erogata, (b) il costo stimato al minuto, (c) il costo della prestazione standard erogata con caratteristiche definite (per la durata si è utilizzato il tempo modale rilevato nel campione; per gli operatori, la composizione è stata decisa tenendo conto, da una parte, della reale operatività del SPT e, dall'altra, di considerazioni su quella che potrebbe essere, date le risorse disponibili nel nostro SPT, una buona pratica clinica) ed, infine, (d) i costi relativi alle prestazioni effettuate, raggruppate nelle otto voci contemplate dal Tariffario della Regione Veneto attualmente in vigore. Conclusioni – I risultati hanno dimostrato che le definizioni delle prestazioni, da noi utilizzate, descrivono in maniera soddisfacentemente univoca i diversi tipi di attività svolti dal SPT. Il nomenclatore nazionale attualmente in vigore, invece, avrebbe permesso di descrivere solo il 28% delle prestazioni erogate (35230 su 125632). Ciò dimostra la necessità di disporre, in tempi brevi, di un nuovo nomenclatore delle prestazioni psichiatriche, accettato a livello nazionale, che sia adeguato alle modalita reali con le quali si fomisce assistenza per la salute mentale. I valori di costo da noi ottenuti dimostrano chiaramente che il finanziamento di un Servizio psichiatrico, basato sul nomenclatore nazionale attualmente in vigore, sottostima fortemente le risorse effettivamente utilizzate. La funzione di costo delle diverse prestazioni pud fornire la base per esperienze di finanziamento dei servizi fondato sulle "funzioni assistenziali" previste dal decreto 229 del 1999.
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Mezei, Regina. "Somali Language and Literacy." Language Problems and Language Planning 13, no. 3 (January 1, 1989): 211–23. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.13.3.01mez.

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RESUMO La Somalia lingvo kaj alfabetigo La 21-an de oktobro 1972, la dekdujara registaro de Somalio finis jam longan debaton kaj decidiĝis pri latina alfabeto por reprezenti la sonojn de la Somalia lingvo. Antaŭe, la somalian oni pludonis de generacio al generacio per buŝa tradicio sen skriba formo, dum la urbanigita, klera elito skribis angle, itale aŭ arabe. Plejparte la lando restis analfabeta je nivelo de 90% ĝis 95%. Post starigo de la oficiala ortografio, signifaj sanĝoj okazis en la lernejoj, kaj oni lancis nacian alfabetigan kampanjon, kiu atingis ankaŭ la somaliajn nomadojn. Mezlernejanoj fariĝis instruistoj en la servo de la stato, la amasmedioj prezentis specialajn programojn kaj lecionojn, anoj de la registaro kaj la armeo estis devigataj lerni la lingvon, kaj plenkreskula edukado trovis lokon en la eduka sistemo. Takso de la Somalia kleriga kampanjo prezentas varian bildon. Kvankam la registaro en Mogadiŝu pretendis 60-procentan alfabetecon post la kampanjo de la mezaj 70-aj jaroj, tiu cifero estas pridubinda, kaj pli aktualaj studoj sugestas, ke la nuna alfabeteco povus esti ne pli ol 30 % . Tamen, tiu cifero altas en Afriko, kaj konsistigas signifan atingon en nomada socio plagumita laŭvice de sekeco, malrico kaj militaj konfliktoj. Nedisputata estas la sukcesa konverto de la lernejoj, de la elementa nivelo gis la Nacia Universitato, al la Somalia lingvo kiel instrumedio, cio ci kun signifa kresko de la nombro de lernejanoj. En la skribo de la lingvo, somaliaj ortografoj liveris la rimedojn, per kiuj lingvo bazita je paŝta vortaro povus esti vastigita por plenumi la lingvajn bezonojn de moderniĝanta socio. Tion ili faris ĉefe per ekspluato de la apartaj strukturo kaj dinamismo de la somalia. Krome, la Somalia "literaturo," precipe la poezio, estis nun transdonebla en skriba formo, tiel garantiante pliajn generaciojn de pluvivo. Certe, la Somalia sperto estas unika. Tamen, ĝi proponas valorajn enrigardojn en ling-voinstruadon kaj alfabetigon en ĉiuj kulturoj, emfazante la gravecon de forta registara engaĝiĝo, uzo de la amasmedio, starigo de alfabetiga korpuso, utiligo de arta esprimiĝo, kaj rekono de ortografio kiel ŝlosila elemento en lernado. SOMMARIO Lingua ed alfabetismo somalesi Il 21 Ottobre del 1972, il giovane governo somalese, al potere da solo 12 anni, ha risolto un dibatito interminabile; cioè, il governo decise di adoperare grafemi latini per rap-presentare fonemi somalesi. Generazioni anterior tramandavano la loro lingua oralmente, mentre l'elite della nazione si serviva dell'inglese, dell'italiano o dell'arabo per le loro co-municazioni scritte. Per il resto del paese il tasso dell'analfabetismo toccava dal 90 al 95 per cento della popolazione. Stabilità l'ortografia ufficiale, cambiamenti di maggior peso si sono introdotti nelle scuole ed una lotta contro l'analfabetismo si e lanciata, arrolgendo tutti i ceti sociali, anche quello nomade. Studenti di liceo diventarono insegnanti, i mass media presentarono pro-grammi e lezioni particolari, impiegati statali e dipendenti militari furono costretti ad im-parare la lingua e scuole per adulti si formarono in tutto il paese. Una valutazione di questi sforzi svolti dalle autorità somalesi nella loro lotta contro l'analfabetismo ci rende risultati ambigui. Benchè il governo centrale abbia rivendicato che l'alfabetismo sia salito a circa 60 per cento dopo la suddetta campagna alla meta degli anni settanta, le cifre sono state contestate da critici competenti e ricerche recenti suggeriscono che l'attuale tasso di alfabetismo sfiori il 30 per cento. Nonostante ciò, il tasso e segnalatamente elevato quando lo si paragona con altri paesi africani. In somma, l'ultima cifra mostra chiaramente un notevole successo, particolarmente se si rende conto che quella società nomade era nel contempo afflitta da povertà perenne, lotte intestine continue, e da una seccita durante decenni. In oltre, nessuno, nemmeno i più accaniti critici, può mettere in dubbio ne'lla riuscita inserzione della lingua nazionale a tutti i livelli dell'insegnamento, dalle scuole elementari fino all'università, né l'aumento cospicuo delle matricolazioni. Nello scrivere della loro lingua, gli ortografi somalesi hanno saputo sfruttare gli elementi strutturali e dinamici della lingua nazionale, fornendo mezzi con cui trasformare una lingua fondamentalmente nomade e pastorale. Per runderla più risponsiva ai bisogni di una società in via di trasformazione. Altro fatto notevole è che la letteratura di questo popolo, particolarmente la sua poesia, fin allera tramandata oralmente, oggi e documen-tata, così assicurandosi la sopravvivenza fra generazioni futuri. L'esperienza somalese ci può sembrare un caso unico, ma, infatti, ci presenta con alcuni informazioni pregeroli sull'insegnamento e la diffusione di una lingua. Mette in rilievo l'importanza dell'impegnamento decisivo di un governo, lo sfruttamento utile e sagace dei mass media e quello d'un corpo d'insegnanti, l'uso didattico dell'espressività artistica, e in fine, Fimpostazione di uno standard ortografico—tutti funzioni essenziali per Finsegnamento e Fapprendimento in qualunque centesto culturale.
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de Crescenzo, Armando. "Il Meccanismo Europeo di Stabilità ‘alla prova' del futuro dell'Unione europea. Parlamenti (ancora) assenti nelle condizionalità macroeconomiche?" CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2020): 133–61. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2020-001005.

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Abstract:
Il lavoro inquadra la genesi e la governance del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), anche in relazione all'ordinamento costituzionale, più di recente oggetto di un acceso dibattito pubblico sia con riguardo alle sue modifiche, quanto al suo impiego per risolvere la crisi sanitaria che ha investito la zona euro a dieci anni di distanza dalla crisi economica iniziata nel 2008. Nell'ambito delle numerose problematiche giuridiche che pone il MES, ci si concentra sul funzionamento delle condizionalità previste dal Trattato, l'impatto sull'indirizzo politico nazionale e il deficit di democraticità che si registra in questi meccanismi intergovernativi. Bisognerebbe chiedersi se sia realmente questa l'idea di Unione Europea auspicata dai padri fondatori e se siano maturi i tempi per operare una vera (e significativa) svolta, indispensabile per la sopravvivenza stessa del progetto europeo.
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Vitale, Maria Grazia, Domenico Mallardo, Antonio Grimaldi, Ncholas Bayless, Mariaelena Capone, Gabriele Madonna, Vito Vanella, et al. "761 Potential predictive biomarkers of rapid progression and response to anti-PD1 treatment by gene profiling analysis in metastatic melanoma patients." Journal for ImmunoTherapy of Cancer 8, Suppl 3 (November 2020): A809. http://dx.doi.org/10.1136/jitc-2020-sitc2020.0761.

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Abstract:
BackgroundImmunotherapy dramatically changed the landscape of melanoma treatment. Even if nearly 40% of patients has a long-term benefit from anti-PD-1 agents, nearly 30% relapse in the first year of treatment, showing in some cases very rapid disease progression. Actually, there are no effective biomarkers that could predict patient‘s clinical benefit. Aim of this study is to identify gene profiling biomarkers that could help to select melanoma patients who most likely respond to anti-PD-1 therapy.MethodsWe defined as fast responder (FR) or fast progressor (FP) patients who got clinical response or clinical progression within eight weeks from first cycle of therapy. We retrospectively collected data from 51 metastatic melanoma patients (25 FR and 26 FP) treated from October 2016 to June 2020 in first-line with anti-PD1 monotherapy (nivolumab or pembrolizumab) at National Cancer Institute of Naples, Italy. Gene expression profiling analysis was performed using NanoString® IO 360 panels on PBMCs collected at baseline from 18 patients (10 FR and 8 FP). Patients with ECOG≥2 were excluded. They were all IV stage (5 M1a, 1 M1b, 12 M1c) of which 15 were B-RAF wild-type (83%) and 3 were B-RAF mutated (17%). Statistical associations between treatment response and gene score variables were estimated through Bonferroni correction for multiple comparisons and Benjamini-Hochberg.ResultsPatterns of gene expression were assessed for correlation to response. We compared PBMCs Nanostring analysis between FR and FP patients. We found a higher expression of KRas, CD39, IFI16, IL18, FCGR2A, IL1RN, MAP3K8, TLR5, TLR8, MyD88 and NF-kB in FP patients (all with p-value ≤0.005), most of them related to cell proliferation and immunosuppressive mechanism. Instead we found a higher expression of PRF1, PIK3R1, HLA-DPA1, HLA-DRB1, HLA-DOA, CD45RA, LDHB, KIR3DL2, CD2, CD28, CD7, CD27 in FR patients (all with p-value ≤0.01), most of them related to priming and cytolysis.ConclusionsOur study suggests that a specific gene signature may discriminate FR or FP patients. These preliminary data provide a rationale for further investigating gene profiling signature as a potential biomarker of response to immunotherapy.AcknowledgementsThe study was supported by the Institutional Project ‘Ricerca Corrente’ of Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione ‘G. Pascale’ of Napoli, Italy.Ethics ApprovalThe study was approved by the internal ethics board of the Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione ‘G. Pascale’ of Napoli Italy, approval number of registry 17/17 OSS.
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Marossi, Walter. "Paolo Valera, il cantore dei bassifondi." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 1 (March 19, 2020): 256–76. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910086.

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Abstract:
Personaggio a tutto tondo, giornalista, scrittore e sobillatore sociale, Valera esprime la sua vitalità umana e artistica tra la fine dell’Ottocento e il primo quarto del Novecento. Benché il suo protagonismo si esprima quasi esclusivamente all’interno della realtà milanese, per contenuti e diffusione, la sua opera letteraria può a ragione essere ritenuta di interesse nazionale. Ebbe la capacità di immergersi nelle immondizie e contraddizioni umane del suo tempo, in particolare quelle di alcune città europee, tra le quali Milano, senza restarne contaminato. La sua dirittura morale, nonostante l’inesauribile serie di querele, confini, arresti ai quali fu sottoposto dal potere costituito e dai borghesi del tempo, non fu infatti mai messa in questione da nessuno. Di interesse storico il sodalizio con Mussolini, prima che questi saltasse definitivamente il fosso della reazione e delle politiche contrarie agli interessi del mondo del lavoro. Benedetto Croce non volle considerare la sua vasta opera “letteratura”; ebbe probabilmente ragione se per letteratura si intendono testi codificati sulla base di canoni fissati dalla “norma” del tempo nel quale si scrive. Tuttavia, Valera, come è ampiamente documentato nella parte finale di questo saggio, registra da mezzo secolo nuova vita, fatta di ristampe, riletture, dibattiti, saggi critici. Il suo stile infiammato ed eccessivo, i contenuti dei suoi lavori, tornano probabilmente di attualità nel nostro tempo.
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Dissertations / Theses on the topic "Registro nazionale"

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NAPOLI, FLORIANA MARIA. "Il Registro Nazionale Italiano per la Distrofia Muscolare Facioscapolo-omerale: uno strumento per la diagnosi e la prognosi avanzate nelle malattie neuromuscolari." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2021. http://hdl.handle.net/11380/1256058.

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Abstract:
La distrofia muscolare Facioscapolo-omerale (FSHD) è la terza miopatia muscolare più comune con una prevalenza di 1 su 20.000. Finora la FSHD è stata considerata una malattia autosomica dominante, con penetranza incompleta. Il fenotipo classico della FSHD è caratterizzato dall'esordio nella prima o seconda decade di vita, progressiva debolezza e atrofia dei muscoli facciali, del cingolo scapolare e pettorale, spesso con asimmetria. La malattia è associata (95%) ad un numero ridotto (≤10 Unità) di ripetizioni in tandem (D4Z4) nella regione subtelomerica del cromosoma 4q35. Tuttavia, studi genotipo-fenotipo hanno dimostrato che gli alleli D4Z4 con 4-10 unità ripetute sono presenti anche nel 3-5% della popolazione sana. Inoltre, il 5-10% dei pazienti con FSHD è portatore di alleli D4Z4 nel range della popolazione generale (≥11 RU) e rappresenta una seconda forma di malattia, chiamata FSHD2. Dal 1992 ad oggi abbiamo numerose evidenze che indicano che la FSHD non si trasmette come un semplice tratto mendeliano, ma deve essere considerata una malattia complessa al cui sviluppo contribuiscono numerosi fattori. Dal 2007 al 2020, il laboratorio Miogen dell'Università di Modena e Reggio Emilia ha raccolto nel Registro Nazionale Italiano per FSHD (INRF) 7550 soggetti, di cui 5965 famiglie e 1585 casi singoli. Grazie al Network clinico Italiano per la FSHD, è stato possibile raccogliere informazioni cliniche standardizzate utilizzando la scheda di valutazione CCEF (Comprehensive Clinical Evaluation Form), il cui prototipo è stato redatto nel 2013 e dal 2016 è utilizzata la versione attuale. Si tratta di uno strumento pensato per descrivere l'eterogeneità clinica della FSHD: infatti la diagnosi e la consulenza genetica sono ulteriormente complicate da uno spettro fenotipico variabile, osservato nei soggetti portatori del difetto molecolare, che può esprimersi con caratteristiche estremamente diverse. Sulla base di queste premesse, abbiamo analizzato le famiglie raccolte dal 1993 al 2020 per ottenere un contesto epidemiologico dello spettro fenotipico. Abbiamo rivalutato la penetranza ed evidenziato differenze cliniche tra i portatori degli alleli corti in D4Z4 (DRA) e nelle loro famiglie. Sfruttando la tecnologia WGS/WES abbiamo studiato trii familiari, composti da soggetto affetto e dai rispettivi genitori sani, al fine di identificare meccanismi genetici alternativi. Inoltre abbiamo testato la fattibilità dell'uso del microsatellite D4S1523 e due VNTR (D4S139 e D4S163), prossimali a D4Z4, per la diagnosi genetica preimpianto (PGD), studiando la ricombinazione nella segregazione di famiglie da tre generazioni. Questo studio ci da la possibilità di scoprire ulteriori fattori coinvolti nel rischio di sviluppare la FSHD e di chiarire il ruolo della riduzione degli elementi ripetuti D4Z4 nel locus 4q35 nei diversi fenotipi miopatici. Il nostro lavoro vuole dimostrare il valore della della diagnosi molecolare e clinica centralizzata nelle malattie rare e riconsiderare i criteri per la diagnosi della FSHD. Questo lavoro rappresenta l'implementazione della medicina di precisione, che integrando elementi clinici e genetici può creare un'ontologia fenotipica in grado di distinguere un paziente da altri, con condizioni mendeliane simili, e gettare le basi per trattamenti personalizzati.
Facioscapulohumeral muscular dystrophy (FSHD) is the third most common muscular myopathy with a prevalence of 1 in 20,000. So far, FSHD is considered an autosomal dominant disease with incomplete penetrance. The classic FSHD phenotype is characterized by onset in the first or second decade of life with progressive facial, shoulder girdle, and pectoral muscle weakness and atrophy, often asymmetric. The disease has been associated (95%) with reduced number (≤10 units) of tandem repeats (D4Z4) in the subtelomeric region of chromosome 4q35. However, genotype–phenotype studies have shown that D4Z4 alleles with 4-10 repeat units are also present in 3-5% of general healthy population. Moreover, a 5-10% of patients with FSHD carry D4Z4 alleles within the range of the general population (≥11 RU) and represent a second form of disease, called FSHD2. From 1992 to the present, numerous evidences have accumulated indicating that FSHD is not transmitted as a simple Mendelian trait, but must be considered a complex disease to whose development numerous factors contribute. From 2007 to 2020, the Miogen laboratory of the University of Modena and Reggio Emilia has collected 7550 subjects in the Italian National Register for FSHD (INRF) of 5965 molecularly diagnosed families and 1585 single cases. Thanks to the Italian Clinical Network for FSHD, it was possible to collect standardized clinical information using the Comprehensive Clinical Evaluation Form (CCEF), from 2013 with prototype and from 2016 with actual version. It is a tool designed to describe the clinical heterogeneity of FSHD: in fact, the diagnosis and genetic counseling are further complicated by a variable phenotypic spectrum observed in subjects carrying the molecular defect, which can express with extremely different characteristics. Based on these premises, we analyzed the families collected from 1993 to 2020, to obtain an epidemiological context of the phenotypic spectrum. Our analysis re-evaluated penetrance and highlighted clinical differences between carriers of the D4Z4 small-sized alleles (DRA) and their families. In particular, we investigated family trios composed by the affected subject and its healthy parents in order to identify alternative genetic mechanisms by exploiting the WGS/WES technology. Moreover, we examine criteria for the preimplantation genetic diagnosis (PGD), testing feasibility use of microsatellite D4S1523 and two VNTR (D4S139 and D4S163), proximal to D4Z4, studying recombination in the segregation of three generations families with phase. These observations have the power to uncover additional factors involved in the risk of developing FSHD and to clarify the role of the reduction of D4Z4 elements in the 4q35 locus in the different myopathic phenotypes. Our work demonstrates the value of centralizing molecular and clinical diagnosis of rare disease and aims at the reconsideration of criteria for the diagnosis of the FSHD. This work represents the implementation of precision medicine, which by integrating clinical and genetic elements can create a phenotypic ontology that could distinguish a patient from others with similar Mendelian conditions and lay the basis for personalized treatments.
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Gentilomo, Chiara. "Studio della trombosi infantile mediante la realizzazione e l'utilizzo di un registro nazionale per la raccolta dei casi di trombosi cerebrale e sistemica in età€ pediatrica e neonatale e valutazione della trombofilia." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422183.

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Abstract:
SECTION 1: THE ITALIAN REGISTRY OF CHILDHOOD THROMBOSIS BACKGROUND: Thromboembolism (TE) in children is a growing problem, more frequent than previously thought. A recent survey performed in 40 pediatric tertiary care hospitals of th e US shows an increase of 70% (34 to 58 cases per 100 admissions from 2001 to 2007). Many cases still remain unrecognized or lately diagnosed, worsening the prognosis. The prognosis of pediatric TE is severe both for mortality and morbidity rate, especially as for as cerebral stroke is concerned. Epidemiological data as well as pediatric randomized clinical trials are lacking, and treatment recommendations mostly based on adult guidelines. AIM OF THE STUDY: 1) to realize an online national Registry of neonatal and chidhood TE. MATERIALS AND METHODS: RITI is a national multicenter prospective observational study, which includes instrumentally confirmed TE events both in cerebrale (cerebral venous sinus thrombosis or CSVT and cerebral arterial ischemic stroke or AIS) and systemic (systemic venous thrombosis or SVTE, pulmonary embolism or PE, systemic arterial thrombosis or SATE, intracardiac thrombosis or IcTE and coronary thrombosis CoTE) circulation, with neonatal onset (≥ 40 weeks of gestation + 28 days of life), pediatric (≥ 29 days and ≤ 18 years) or presumed perinatal. We describe RITI realization steps and the features of RITI online forms and database. We report the result of a descriptive analysis of the data enrolled up to September 30th 2011. RESULTS: RITI has been launched on May 1st 2010 and is available online at www.trombosinfantili.it. The patient-episode form consists of 2 mandatory sections summarizing patient and TE data, 8 optional sections reguarding detailed features of TE event, and 6 follow-up sections (3, 6, 12, 36 to 48 months follow-up). The informed consent form can be downloaded by RITI website; data entry ensures anonymity. RITI currently counts 118 registered physicians and 65 enrolling physician. It included partecipants from 13 out of 20 Italian regions and 33 pediatric centers. 352 TE events (217 pediatric TE and 135 neonatal TE) referred to 323 patients have been enrolled. Out of 352 cases, 122 were Cerebral Venous Thrombosis (CSVT), 117 Arterial Ischemic Stroke (AIS), 80 Sistemic Venous Thrombosis (SVTE), 14 Sistemic Arterial Thrombosis (SATE), 12 Intracardiac Thrombosis (ICTE), 7 Pulmonary Embolism (PE). CONCLUSIONS: Even though these are preliminary data, which suffer the limitations of the enrollement method (online registry), the usefulness and powerfull of the Italian Registry of Childhood Thrombosis has already been confirmed. It could rapresent a pivot around which make the pediatric culture of pediatric TE growing. SECTION 2: THE ROLE OF A HYPERGOAGULABLE STATE IN PATHOGENESIS AND PRGOGNOSIS OF CEREBRAL SINO VENOUS THROMBOSIS IN NEONATAL AND PEDAITRIC AGE Background. Despite the low incidence of thromboembolic (TE) events in pediatric age, as compared with adults, they may result in significant morbidity and mortality. Increasing evidence suggests that the prognosis of TE in pediatric age, especially cerebral TE, is mainly influenced by the etiology. Thrombophilia, with other multiple clinical underlying conditions, is supposed to contribute to the development of thrombosis in neonates and children. The Italian Registry of Childhood Thrombosis (RITI) should help us in collecting well-sized study population to investigate the prognostic factors of TE. Cerebral Sino venous thrombosis (CSVT) in children is a rare (incidence is 0,67 per 100.000 children per year) but increasingly recognized disorder, and it is the most frequently enrolled type of TE both in RITI general population and in our Department series. Many studies investigated thrombophilia performing known prothrombotic defect determination in pediatric CSVT, while the role of a hypercoagulable global status is not yet clarified. Thrombin generation (TG) tests have recently become available to explore the overall hypercoagulable status. It measures the amount of thrombin formed during the haemostatic process. AIM 1) To evaluate the clinical features, including thrombophilia, of newborns and children with CSVT in order to highlight which have prognostic significance. 2) To investigate the role of TG in predicting the risk of developing a first CSVT event, as well as a bad prognosis after a first CSVT in a case-control study. Methods. Medical-records of consecutive patients (0-18 years of age) with radiologically confirmed CSVT (magnetic resonance imaging - MRI, and venography - MRV), investigated at Paediatric Department of Padua University from 2004 to 2010 (and enrolled in RITI since 2007) have been reviewed, in order to collect clinical, radiologic and laboratory data. Survived patients have been recalled for a clinical follow-up assessment, and blood samples have been collected from patients and their parents in order to complete thrombophilia testing and to perform TG assay (ETP test, and CAT method). A comparable amount of blood samples have been collected from pediatric and adult healthy controls. Association between clinical features and short-term outcome (at discharge) or long term outcome (at last follow-up) has been investigate. Death or persisting severe neurological deficit have been considered bad outcome. Statistical analysis was performed using Fisher’s Exact Test (p < 0,05) (SAS version 9.1). ETP test deriving TG parameters (endogenous thrombin potential - ETP and TG peak - PEAK) in patients, healthy controls, and in subgroups of patients with statistically associated prognostic factors have been compared by Wilcoxon Signed Rank Sum test” (SAS version 9.1). Patient’s values distribution has been evaluated by comparison with a control range (healthy control average ±1DS). CAT (Calibrated Automated Thrombogram) deriving TG parameters (ETP, PEAK and LAG TIME) in patients and healthy controls have been compared as well. RESULTS. 23 patients were included (16 M, 83%), 7 neonates (≤ 28 days) and 16 children (29 days -18 years). 3/16 children (19%) and 2/7 neonates (29%) died. 4/16 children (25%) and 5/5 survived neonate (100%) suffered persisting neurological disability (mild or severe) at last follow-up (mean follow-up time: 2,7 years). The overall long-term bad outcome rate was 71% % in neonatal CSVT and 31% in non-neonatal CSVT. No thrombosis recurrences have been observed. Coma at onset is the main prognostic factor, associated with a short term (p = 0,009) and long term (p = 0,018) bad outcome. Neonatal age is associated with a poor prognosis, too (p=0,027).. Mastoiditis, the most frequent risk factor for CSVT in pediatric age, is associates with a good outcome (p = 0,03). There was no association between recanalization at 10 days and at 30-70 days and outcome. No significant differences in ETP and PEAK level have been pointed out between patients and controls and within patient’s subgroups with ETP test (BCS). CAT method highlighted a significant increase in ETP (p=0,10) and PEAK (p=0,16) level of CSVT patients compared to healthy controls. Comparison between groups identified by outcome type and relevant clinical features are ongoing. CONCLUSINS. Prognosis after a first episode of CSVT is severe. Analysis of prognostic determinants suggests that younger patients and the acute phase of CSVT at any age must be the focus of future trials, in order to optimize antithrombotic and supportive approach, that should be probably more aggressive in neonates and seriously compromised patients (comatose patients). The recanalization has been confirmed unrelated to outcome. Further studies are required to investigate the opportunity of a shorter period of therapeutic anticoagulation, once a complete clinical recovery has been obtained. A persisting hypercoagulable state, is related to the risk of developing a first episode of CSVT in neonatal and pediatric age. ETP test (BCS) might be inadequate for investigating the hypercoagulability in pediatric age. Further analysis of our data as well larger studies are required to better define the role of hypercoagulable state in pediatric CSVT prognosis and recurrence risk
PARTE I: REALIZZAZIONE E UTILIZZO DI UN REGISTRO NAZIONALE PER LA RACCOLTA DEI CASI DI TROMBOSI CEREBRALE E SISTEMICA IN ETÀ PEDIATRICA E NEONATALE INTRODUZIONE: La patologia tromboembolica (TE) in età pediatrica rappresenta un problema emergente e più frequente di quanto si ritenesse in passato. Negli ospedali nord americani viene riportato un incremento del 70% (da 34 a 58 casi per 100 ricoveri dal 2001 al 2007). Si ritiene peraltro che molti casi rimangano tuttora misconosciuti o siano diagnosticati in ritardo, peggiorandone la prognosi. La ricerca scientifica in questo campo ha mostrato un notevole sviluppo negli ultimi anni, tuttavia è ancora ad uno stadio iniziale. A tutt’oggi mancano dati epidemiologici certi, non esistono trial clinici randomizzati sul trattamento in età pediatrica e la gestione clinico-terapeutica si basa ancora sull’esperienza e sulle linee guida formulate per l’adulto. Sono necessari studi prospettici dedicati all’età evolutiva, su popolazioni di pazienti omogenee e di dimensioni significative, che utilizzino sistemi di classificazione unici e condivisi, parametri standardizzati di valutazione dei fattori di rischio e degli outcome, al fine di porre le basi per lo sviluppo di strategie terapeutiche e preventive. Gli unici dati italiani riportati in letteratura riguardano piccole serie di casi. SCOPO: scopo primario del nostro lavoro è stato quello di realizzare un registro on-line (il Registro Italiano Trombosi infantile – RITI) in grado di raccogliere consecutivamente i casi italiani neonatali e pediatrici di tromboembolismo (TE) sia arterioso che venoso, cerebrale e sistemico. Sono obiettivi del registro: (1) definire le caratteristiche epidemiologiche del TE infantile nel nostro paese, (2) generare una rete clinico-assistenziale e scientifica che permetta anche in Italia di standardizzare l’approccio diagnostico terapeutico al TE infantile e che favorisca lo sviluppo trial clinici pediatrici multicentrici. Scopo secondario di questo lavoro è stato quello di eseguire l’analisi dei dati inseriti fino al 30 settembre 2011. MATERIALI E METODI: (1) Realizzazione del Registro. Il RITI rappresenta uno studio osservazionale prospettico multicentrico nazionale, che include gli eventi TE strumentalmente accertati di tromboembolismo cerebrale (trombosi dei seni venosi cerebrali o CSVT e stroke ischemico arterioso o AIS) e sistemico (trombosi venosa sistemica o SVTE, embolia polmonare o PE, trombosi arteriosa sistemica o SATE, trombosi intracardiaca o IcTE, e trombosi coronarica o CoTE) ad esordio neonatale (≥40 settimane di gestazione + 28 giorni di vita), pediatrico (≥29 giorni e ≤18 anni) o presunto perinatale. La realizzazione del RITI ha richiesto (1) la revisione sistematica della letteratura pertinente e definizione dei contenuti della scheda paziente-episodio, (2) la traduzione informatica della scheda, (3) la creazione di un gruppo nazionale multidisciplinare (Gruppo Italiano per il Registro delle Trombosi Infantili - GIRTI), per la condivisione e la validazione del nascente Registro anche mediante l’inserimento di pazienti test da parte di medici esterni al progetto, (4) la successiva realizzazione e validazione dell’apparato di gestione del registro (sito di backoffice) e dell’apparato di estrazione e interrogazione del database (query builder), (5) la diffusione e la gestione del RITI dopo la sua inaugurazione ufficiale anche mediante il controllo della qualità dei dati isneriti. (2) Analisi dei dati del RITI. L’analisi ha riguardato i casi inseriti nel RITI fino al 30 settembre 2011. Grazie all’utilizzo del software di estrazione dati (query builder) accessibile al sito di gestione http://backoffice.evtel.com, è possibile costruire il database da analizzare impostando, sulla base del quesito scientifico, i criteri di selezione della popolazione da studiare e le variabili che di quella popolazione di vogliono studiare. È stata eseguita un’analisi descrittiva dei dati delle sottopopolazioni di casi inseriti definite sulla base del tipo di TE e dell’età di esordio (neonatale o pediatrica). RISULTATI: Il Registro Italiano Trombosi Infantili (RITI) è stato inaugurato il 1 maggio 2010 ed è accessibile online al sito www.trombosinfantili.it. La scheda paziente-episodio di compone di 2 sezioni a compilazione obbligatoria riassuntive, di 8 sezioni opzionali dedicate all’approfondimento dell caratteristiche dell’evento TE e di 6 sezioni relative al follow up del paziente ad intervalli definiti da 3 a 48 mesi dall’esordio. Il sito fornisce il modulo di consenso informato da sottoporre al paziente. L’inserimento dei dati garantisce l’anonimato. Attualmente RITI conta 118 medici registrati al sito e 65 medici inseritori e copre 13 su 20 regioni italiane. Sono stati arruolati 352 eventi TE (217 pediatrici e 135 neonatali) relativi a 323 pazienti, provenienti da 33 centri pediatrici italiani. SU 352 casi inseriti 122 sono rappresentati da Trombosi dei seni venosi cerebrali CSVT, 117 da stroke ischemico arterioso AIS, 80 da Trombosi Venosa Sistemica SVTE, 14 da trombosi arteriosa sistemica SATE, 12 da Trombosi intracardiaca ICTE, 7 da embolia polmonare PE. Al momento non è stato inserito alcun caso di trombosi coronarica. CONCLUSIONI: sebbene i dati presentati siano preliminari, e risentano delle limitazioni della metodologia di arruolamento dei casi che si basa su un registro online, appaiono già chiare l’utilità e le potenzialità di questo studio, così come il suo potenziale ruolo di perno attorno a cui far crescere la cultura pediatrica in materia di TE. PARTE II: STUDIO DEL RUOLO DELLO STATO IPERCOAGULABILE NELLA PATOGENESI E NELLA PROGNOSI DELLA TROMBOSI VENOSA CEREBRALE IN ETÀ EVOLUTIVA, MEDIANTE VALUTAZIONE DELLA TROMBINO-GENERAZIONE INTRODUZIONE. Gli eventi tromboembolici (TE) in età pediatrica, sebbene siano molto più rari che nell’adulto, sono gravati da una prognosi severa, sia in termini di mortalità che di morbilità a lungo termine. In mancanza di trial pediatrici, le attuali raccomandazioni terapeutiche sono prevalentemente mutuate da quelle dell’adulto, e non vi sono evidenze sufficienti a supportare una diversificazione dell’approccio sulla base della stratificazione del rischio dei singoli pazienti. Alcune casistiche suggeriscono che la prognosi del TE pediatrico, in particolare del TE cerebrale, sia influenzata dall’eziologia dell’evento. La trombofilia, in associazione ad altre condizioni cliniche, si associa al rischio di trombosi nel neonato e nel bambino. Il Registro Italiano Trombosi Infantile (RITI), mettendo a disposizione un’ampia casistica, che vista l’incidenza del TE a quest’età sarebbe difficilmente ottenibile altrimenti, potrà favorire lo studio dei fattori prognostici del TE pediatrico. La trombosi dei seni venosi cerebrali (TSV) sebbene non frequente (incidenza: 0,67/100.000 bambini tra 0 e 18 anni per anno) è una patologia in aumento in età pediatrica, ed è al momento la tipologia di TE più rappresentata sia nel RITI, che nella casistica di eventi TE del nostro Dipartimento. Mentre l’associazione dei singoli difetti trombofilici con la CSVT pediatrica è stata indagata in numerosi studi, il ruolo che riveste la presenza di uno stato di ipercoagulabilità globale e persistente nella CSVT non è tuttora chiarito. I test di trombino generazione (TG), da poco divenuti disponibili per l’applicazione clinica, permettono di indagare lo stato di coagulabilità globale di un paziente, mediante la misurazione della quantità di trombina generata durante il processo emostatico. Kit come l’ETP test sono attualmente commercializzati come potenziali test di screening su larga scala, mentre test meno automatizzati come il CAT (alibrated Automated Thrombogram) rimangono legati all’esperienza di laboratori specializzati. SCOPO. 1) Analizzare le caratteristiche cliniche, compresa la trombofilia, di una casistica di neonati e bambini con CSVT al fine di identificare quelle prognosticamente rilevanti. 2) Indagare lo stato di ipercoagulabilità, valutato mediante TG, nei pazienti che sviluppano un primo episodio di CSVT e indagarne l’associazione con la prognosi e il rischio di recidiva, in uno studio caso-controllo. MATERIALI E METODIi. I dati clinici, laboratoristici e neuroradiologici dei pazienti (0-18 anni) con diagnosi di CSVT neuroradiologicamente confermata (RM e angio-RM) consecutivamente valutati presso il Dipartimento di Pediatria dell’Università degli Studi di Padova dal 2004 al 2010 sono stati raccolti mediante la rivisitazione della cartelle cliniche e del database del RITI (per i pazienti con esordio dal 2007). I pazienti sopravvissuti e i loro genitori sono stati richiamati per aggiornare il follow-up clinico e sottoporli al prelievo per il completamento dello screening per trombofilie e per la valutazione della TG. Sono stati raccolti i campioni ematici di altrettanti bambini e adulti sani standardizzati per sesso ed età. I fattori clinici statisticamente correlati ad un esito favorevole o sfavorevole a breve (alla dimissione) e a lungo termine (ultimo follow up) sono stati identificati utilizzando il test esatto di Fisher in un’analisi bivariata (p>0,05), mediante sistema SAS versione 9.1. La valutazione della TG è stata condotta mediante ETP test e i parametri ottenuti (potenziale endogeno di trombina – ETP, picco di trombino generazione – PICCO e tempo di inizio – LAG TIME) dei casi e dei controlli, nonchè dei singoli sottogruppi di casi identificati per fattori prognosticamente rilevanti sono stati confrontati mediante test di Wilcoxon (SAS versione 9.1). Nel sospetto di una inadeguatezza dell’ETP test emersa sulla base dei risultati, la valutazione della TG è stata ripetuta mediante metodo CAT. RISULTATI. Sono stati studiati 23 pazienti (19 M, 83%), di cui 7 hanno sviluppato CSVT in epoca neonatale (< 28 giorni), 16 in età pediatrica. All’ultimo follow up (durata media 2,7 anni) 3/16 (19%) bambini e 2/7 (29%) neonati erano deceduti, mentre 4/16 (25%) bambini e i tutti i neonati sopravvissuti (5/7) presentavano esiti neurologici lievi o gravi. Non sono state osservate recidive di trombosi. La presenza di coma all’esordio si è rivelato il fattore correlato con maggior forza ad una prognosi sfavorevole sia nel breve (p = 0,009) che nel lungo termine (p = 0,018). Anche l’età neonatale risulta significativamente correlata ad un esito sfavorevole (p=0,027). L’otomastoidite, il più frequente fattore di rischio in età pediatrica, è risultata associarsi ad un outcome favorevole (p= 0,03). La ricanalizzazione indagata a 10 e a 30-70 giorni non è risultata correlata all’outcome. Dalla valutazione della TG con ETP test non sono emerse differenze significative tra casi e controlli e tra sottogruppi di casi. Il metodo CAT, invece, ha evidenziato uno stato di ipercoagulabilità nei pazienti affetti da CSVT rispetto ai controlli pediatrici sani. Sono in corso l’analisi della TG mediante CAT nei genitori e nei controlli adulti e il confronto dei parametri di TG ottenuti, tra sottogruppi di casi. CONCLUSIONI. Il nostro studio conferma che la CSVT è gravata da prognosi severa. Dall’esame dei fattori prognostici emerge che è proprio la fase acuta della patologia quella in cui concentrare la ricerca per ottimizzare la terapia antitrombotica e di supporto, in particolare nel neonato e nei pazienti con quadro clinico severo (stato comatoso). Ulteriori studi sono necessari, d’altra parte, per chiarire l’effettiva utilità di protrarre la somministrazione a dosaggio terapeutico dei farmaci anticoagulanti in caso di mancata ricanalizzazione, dopo un completo recupero clinico. Uno stato di ipercoagulabilità persistente è associato al rischio di sviluppare un primo episodio di CSVT in età pediatrica. L’ETP test sembra essere inadeguato per indagare lo stato di coagulabilità in età pediatrica. Il completamento del nostro studio, associato ad altri studi di dimensioni più ampie che comprendano casi di recidiva di CSVT, potranno infine chiarire il significato prognostico dell’ipercoagulabilità nella CSVT pediatrica
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BETTIO, CINZIA. "Gestione e analisi dei dati del Registro Nazionale Italiano per la distrofia muscolare facio-scapolo-omerale e tecniche avanzate per la predizione della malattia: un passo verso un approccio clinico su misura del paziente." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1278857.

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Abstract:
Il Registro Nazionale Italiano per la FSHD (INRF), raccoglie i dati dei pazienti affetti da Distrofia Muscolare facio-scapolo-omerale (FSHD) (MIM\#158900) una rara miopatia ereditaria. Una piattaforma per la gestione dei dati, la MOMIS FSHD Web Platform, ha permesso di studiare ed integrare le informazioni derivanti da diverse fonti. Fino al 2020, l'INRF ha raccolto dati molecolari su 7485 soggetti e identificato 3396 individui portatori di un D4Z4 Reduced Allele (DRA), il marcatore genetico associato alla FSHD. I dati clinici sono raccolti attraverso protocolli di valutazione standardizzati e validati. Dal 2009 sono state raccolte sistematicamente 3574 schede cliniche che raccolgono informazioni su dati demografici, storia clinica e valutazione neurologica e consentono la descrizione dei fenotipi e loro classificazione in categorie: fenotipo classico, incompleto, soggetti asintomatici/sani e fenotipo atipico/complesso. L'integrazione di tali informazioni ha dimostrato sia l'ampia variabilità fenotipica che la penetranza incompleta della FSHD sostenendo l'idea che l'espressione e l'evoluzione della malattia siano determinate da diversi fattori. In effetti, il marcatore della FSHD è un polimorfismo comune, rilevato nel 3\% della popolazione sana. Inoltre, il 23.4\% dei portatori di DRA della nostra coorte sono asintomatici. La presente tesi si propone di sottolineare l'importanza della raccolta sistematica di dati clinici standardizzati. Questo approccio ha migliorato la comprensione dell'espressione di questa malattia rara e ha reso esplicita la sua complessità. Il capitolo 1 fornisce un'ampia panoramica della FSHD, sui registri di malattia e sull’INRF. Il capitolo 2 descrive I metodi per la diagnosi molecolare della malattia e materiale e metodi degli studi svolti nel lavoro di tesi. Gli studi, i cui risultati sono descritti nel capitolo 4 sono i seguenti: 1) INRF: analisi dati clinici e molecolari della coorte del registro, descrizione della sua struttura, della sua organizzazione e dell’inserimento nel contesto Europeo; 2) Studio di correlazione genotipo/fenotipo dei portatori di DRA con 9-10 RU: il 46.0\% dei casi indice non mostra il fenotipo classico; il 10.0\% dei parenti mostra un fenotipo classico; il 70.9\% dei parenti portatori non mostra alcuna compromissione motoria; Caratterizzazione di 125 soggetti con fenotipo incompleto (assenza di debolezza facciale). Questo fenotipo risulta significativamente più lieve rispetto al fenotipo classico. Su 33 famiglie con un probando con fenotipo incompleto, in 18 (54.5\%) il probando era l'unico che esprimeva un profilo miopatico. Il 36\% di questi 125 soggetti, non era portatore di DRA, suggerendo che altri elementi possano essere alla base di questo fenotipo; 4) Studio di fattori ambientali che possono avere un ruolo su progressione o esordio di malattia. Lo studio retrospettivo su una coorte di portatori di DRA, conferma che la pratica regolare delle attività fisiche nei giovani non è dannosa ma, al contrario, è associata a una severità clinica più lieve in età adulta; 5-6) Analisi coppie in consulenza prenatale e valutazione del rischio genetico associato alla FSHD. Con l'obiettivo di migliorare la consulenza genetica fornendo un’approccio personalizzato sulla storia familiare dei consultandi, è stato sviluppato uno strumento innovativo (classificatore) basato sulla tecnologia del Machine Learning. Esso e’ in grado di prevedere la probabilità che un neonato sviluppi un fenotipo miopatico in base alla storia familiare e ai dati molecolari, ottenendo l’80\% di sensibilità e oltre 70\% di specificità. Questo software ha il potenziale di aumentare la qualità della consulenza e diventare un alleato affidabile nella valutazione del rischio nell’ambito della medicina personalizzata.
The Italian National Registry for FSHD (INRF), collects data from patients suffering from Facioscapulohumeral Muscular Dystrophy (FSHD) (MIM\#158900) a rare hereditary myopathy. A platform for data management, the MOMIS FSHD Web Platform, has made it possible to study and integrate information from different sources. Until 2020, INRF collected molecular data on 7485 subjects and identified 3396 individuals carrying a D4Z4 Reduced Allele (DRA), the genetic marker associated with FSHD. Clinical data are collected through standardized and validated evaluation protocols. Since 2009, 3574 clinical forms have been systematically collected including information on demographic data, clinical history and neurological evaluation and allow the description of phenotypes and their classification into categories: classical phenotype, incomplete, asymptomatic/healthy subjects and atypical/complex phenotype. The integration of such information demonstrated both the wide phenotypic variability and the incomplete penetrance of FSHD supporting the idea that the expression and evolution of the disease are determined by several factors. In fact, the marker of FSHD is a common polymorphism, detected in 3\% of the healthy population. In addition, 23.4% of DRA carriers in our cohort are asymptomatic. The present thesis aims to underline the importance of the systematic collection of standardized clinical data. This approach improved the understanding of the expression of this rare disease and made its complexity explicit. Chapter 1 provides a broad overview of the FSHD, disease registries and the INRF. Chapter 2 describes the methods for molecular diagnosis of the disease and material and methods of the studies carried out in this thesis work. The results of the studies are described in Chapter 4 as follows: 1) INRF: analysis of clinical and molecular data of the registry cohort, description of its structure, its organization and its contribution in the European context; 2) genotype/phenotype correlation study of DRA carriers with 9-10 RU: 46.0\% of index cases do not show the classic FSHD phenotype; 10.0\% of relatives show a classical phenotype; 70.9\% of carrier relatives show no motor impairment. 3)Characterization of 125 subjects with incomplete phenotype (absence of facial weakness). This phenotype is significantly milder than the classical phenotype. Out of 33 families with a proband with incomplete phenotype, in 18 (54.5\%) the proband was the only one that expressed a myopathic profile. 36% of these 125 subjects were not carriers of DRA, suggesting that other elements may underlie this phenotype. 4) Study of environmental factors that may play a role in disease progression or onset. The retrospective study on a cohort of DRA carriers confirms that the regular practice of physical activities in young people is not harmful but, on the contrary, is associated with milder clinical severity in adulthood; 5-6) Evaluation of couples in prenatal counselling and assessment of the genetic risk associated with FSHD. With the aim of improving genetic counseling by providing a personalized approach to the family history of the consultants, an innovative tool (classifier) based on Machine Learning technology has been developed. The classifier is able to predict the probability that a newborn will develop a myopathic phenotype based on family history and molecular data, achieving 80\% sensitivity and over 70\% specificity. This software has the potential to increase the quality of counselling and become a reliable ally in risk assessment in personalised medicine.
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SETTI, LEONARDO. "Caratterizzazione dei vini dell’Emilia-Romagna mediante spettrometria di massa ad alta risoluzione e risonanza magnetica nucleare: caso di studio sui Lambruschi commerciali e sui vini di varietà minori di Vitis vinifera L. neoiscritti al Registro Nazionale delle Varietà di Vite." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2021. http://hdl.handle.net/11380/1239074.

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Abstract:
Il progetto è stato svolto con l’obiettivo di trovare nuovi metodi alternativi ed a basso impatto ambientale per la caratterizzazione dei vini, commerciali e minori. Infatti, le analisi eseguite presso il Centro Interdipartimentale Grandi Strumenti (CIGS) di Modena, hanno permesso di analizzare i vini della famiglia dei Lambruschi, diventati ormai tra i vini più consumati ed esportati al mondo; i vini della famiglia delle Malvasie, che sempre più si stanno affermando sul mercato; i vini meno conosciuti dell’Emilia-Romagna, prodotti dal Centro di Ricerca delle Produzioni Vegetali (CRPV) di Cesena, sia rossi che bianchi. In particolare, per quel che riguarda i vini rossi, la metabolomica si è rivelata un approccio efficace, e l’utilizzo di strumenti di avanguardia quale lo spettrometro di massa ad alta risoluzione Orbitrap Q Exactive, ha permesso di individuare oltre 100 molecole di antocianine. Tra esse, oltre a quelle glicosilate, acetil-, coumaroil- e caffeoil-glicosilate, sono state individuate molte altre forme derivate, come ad esempio i di-glucosidi, che sono caratteristici delle viti americane, ma sono presenti in tracce anche nelle varietà di V. vinifera, così come le combinazioni con le catechine e le gallocatechine, a più alto peso molecolare. Infatti, i metodi analitici comuni quali spettrofotometria UV o cromatografia liquida UV, non permettono di vedere le molecole presenti in basse concentrazioni, a causa della minore sensibilità dei rivelatori. Inoltre, gli spettrofotometri UV permettono di individuare le molecole solo in base ai tempi di ritenzione di quest’ultime, che spesso co-eluiscono le une con le altre, nonostante il metodo cromatografico sia stato messo a punto in modo adeguato. Analizzando i dati tramite la Principal Component Analysis (PCA), l’Ancellotta è stata confermata, sia in termini di quantità sia come stabilità produttiva, come la varietà più interessante per la produzione di vino da taglio. Anche i Lambruschi Salamino, Grasparossa e Reggiano, sono facilmente distinguibili ed hanno dimostrato anch’essi un’ottima resa, in termini di colore. Dal punto di vista tecnologico, è stato possibile distinguere l’Ancellotta vinificata in rosso da quella vinificata in bianco. Infatti, quella vinificata in rosso, soprattutto nell’annata 2019, si distingue non solo per gli alti contenuti di antocianine glicosilate, che sono tipicamente le più ricercate dagli enologi, ma anche per la grande quantità di antocianine derivate citate precedentemente. Tra i vitigni minori, il Festasio si è rivelato il vino con delle caratteristiche molto simili a quelle dei vini già presenti in commercio, sia in termini qualitativi che quantitativi. Anche il Lambrusco di Fiorano (o Lambrusco del Pellegrino), tipico del Modenese, seppur con una colorazione meno abbondante, ha mostrato caratteristiche interessanti per la vinificazione del Lambrusco. Per quanto riguarda lo studio dei vini bianchi, è stata condotta un’analisi mediante Risonanza Magnetica Nucleare monodimensionale (1H-NMR), approccio tipico delle analisi “untargeted” delle matrici. Questo tipo di analisi, nonostante sia un’analisi più approssimativa rispetto alla spettrometria di massa, ha consentito di caratterizzare efficacemente i vini rossi minori descritti in precedenza, oltre ai vini bianchi minori di Caveccia, Vernaccia del Viandante, Bertinora e Vernaccina, un tempo diffuse soprattutto nelle province rivierasche del Mar Adriatico, e la Melara, originaria della provincia di Piacenza. In particolare, è stato possibile distinguere i vini minori dai vini già presenti in commercio, quali ad esempio i Lambruschi ed il Pignoletto. Di quest’ultimo, è stato inoltre possibile distinguere il prodotto commerciale, e quindi già rifermentato in bottiglia, dal prodotto non ancora rifermentato, con un contenuto alto di zuccheri residui, ed ancora di basso grado alcolico.
The project was carried out with the aim of finding new alternative and low environmental impact methods for the characterization of commercial and minor wines. In fact, the analyzes carried out at the Centro Interdipartimentale Grandi Strumenti (CIGS) in Modena permitted to analyze the wines of the Lambrusco family, which have now become among the most consumed and exported wines in the world; the wines of the Malvasia family, which are increasingly establishing on the market; the lesser known wines of Emilia-Romagna, produced by the Centro di Ricerca delle Produzioni Vegetali (CRPV) of Cesena, both red and white. Regarding to the red wines, metabolomics proved to be an effective approach, and the use of cutting-edge tools such as the high-resolution mass spectrometer Orbitrap Q Exactive, permitted to identify over 100 anthocyanin molecules. Among them, in addition to the most known forms such as glycosylated, acetyl-, coumaroyl- and caffeoyl-glycosylated, many other derivative forms were identified, such as di-glucosides, which are typical of American vines, but are present in traces also in the varieties of V. vinifera, as well as the combinations with catechins and gallocatechins, with higher molecular weight. In fact, with common analytical methods such as UV spectrophotometry or UV liquid chromatography, it is not possible to see the molecules present in low concentrations, due to the lower sensitivity of the detectors. In addition, UV spectrophotometers allow the identification of molecules only based on the retention times, which often co-elute with each other, even though the chromatographic method has been properly developed. By analyzing the data through the Principal Component Analysis (PCA), the Ancellotta was confirmed, both in terms of quantity and production stability, as the most interesting variety to produce blended wine. Even the Lambrusco Salamino, Grasparossa and Reggiano, are easily distinguishable and have also shown an excellent yield, in terms of color. From a technological point of view, it was possible to distinguish the Ancellotta vinified in red from that vinified in white. In fact, the red vinified one, especially in the 2019 vintage, stands out not only for the high contents of glycosylated anthocyanins, which are typically the most appreciated by winemakers, but also for the large amount of derived anthocyanins mentioned above. Among the minor vines, Festasio proved to be the wine with characteristics very similar to those of the wines already on the market, both in qualitative and quantitative terms, and it can be used as blended wine. Lambrusco di Fiorano (or Lambrusco del Pellegrino), typical of the Modena province, even if with a less abundant color, also showed interesting characteristics for the vinification of Lambrusco. As for the analysis of white wines, an analysis was conducted using mono-dimensional Nuclear Magnetic Resonance (1H-NMR), a typical approach of "untargeted" analysis. This type of analysis, despite being a more approximated analysis than mass spectrometry, allowed the characterization of the minor red wines described above, as well as the minor white wines of Caveccia, Vernaccia del Viandante, Bertinora and Vernaccina, once widespread especially in the coastal provinces of the Adriatic Sea, and the Melara, originally from the province of Piacenza. Moreover, it was possible to discriminate minor wines from wines already on the market, such as Lambrusco and Pignoletto. Of the latter, it was also possible to distinguish the commercial product, and therefore already refermented in the bottle, from the product not yet refermented, and thus with a higher content of residual sugars, and still low in alcohol.
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Ritucci, Raffaella. "Bambine e ragazzi bilingui nelle classi multietniche di Torino." Doctoral thesis, Humboldt-Universität zu Berlin, 2018. http://dx.doi.org/10.18452/19485.

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Abstract:
Das Schulregister des Kultusministeriums MIUR verzeichnet, dass mehr als jede/r zehnte aller Schüler/innen in Italien keine italienische Staatsbürgerschaft hat, obwohl sie mehrheitlich dort geboren wurden. Zahlreiche Erhebungen weisen für sie im Vergleich zu den italienischen Mitschülern/innen geringere Italienischkenntnisse und weniger schulischen Erfolg auf. Innerhalb dieser explorativen Feldforschung haben Einzelinterviews mit 121 Schülern/innen (5.-8. Klasse) in Turiner Schulen und mit 26 Eltern, sowie die Auswertung von 141 an 27 Italienisch- und Herkunftsprachlehrer/innen verteilten Fragebögen ergeben, dass viele Schüler/innen "zweisprachige Natives" sind, da sie mit Italienisch und einer anderen Sprache aufwachsen. Dieser Polyglottismus, den die Interviewten sehr positiv bewerteten, findet jedoch in der Schulpraxis keine Entsprechung: Gezielte Förderung im Italienischen und der Unterricht der Familiensprache sind meist Wunschdenken. In der Kohorte haben die Schüler/innen mit den besten Italienischkenntnissen einen italophonen Elternteil bzw. kamen im Vorschulalter nach Italien und besuchten dort den Kindergarten. Dagegen sind, wie auch bei den INVALSI-Tests, die in Italien geborenen und die dann die Krippe besuchten, leicht benachteiligt. Was die Familiensprache angeht, verbessert ihr Erlernen die Kompetenzen darin, ohne dem Italienischen zu schaden: Im Gegenteil. Diese Ergebnisse bestätigen die wichtige Rolle der "anderen" Sprache für einen gelungen Spracherwerb. Das MIUR sollte also sein Schulregister mit Sprachdaten ergänzen, um die Curricula im Sinn der EU-Vorgaben umzuschreiben und den sprachlich heterogenen Klassen gezielte Ressourcen und definierte Vorgehensweisen zur Verfügung zu stellen. Mit geringeren Mitteln, im Vergleich zu den jetzigen Kosten für Herunterstufung, Klassenwiederholung und Schulabbruch würde man Schulerfolg, Chancengerechtigkeit und Mehrsprachigkeit fördern, mit positiven Folgen für den Einzelnen sowie für die Volkswirtschaft.
The Italian Ministry of Education (MIUR) student register records that today in Italy more than one out of ten students is not an Italian citizen, although the majority of them were born there. Several statistical surveys indicate that "foreign" students, when compared to native students, show a poorer performance in Italian and in academic achievement. This exploratory fieldwork carried out in schools in Turin (5th to 8th grade) analyzed data obtained through semi-structured interviews with 121 students and 26 parents as well as 141 questionnaires filled in by 27 teachers of Italian and family language. It showed that many students are "bilingual natives", as they grow up acquiring both Italian and another language; however, despite the fact that the interviewees rate polyglottism positively, schools don't usually offer targeted support in either language. Within the cohort the broadest range of competences in Italian are found first among those with an Italian-speaking parent, then among those who arrived in Italy at pre-school age attending kindergarten there; this latter group shows higher competences than those born in Italy attending nursery there, as also in the INVALSI tests. As far as family language is concerned, data illustrate that its teaching increases its competences without affecting those in Italian: quite the opposite in fact. These results confirm the remarkable role played by the "other" language in successful language education. MIUR is therefore called upon to include also linguistic data in its student register, so as to redefine its curricula according to EU Guidelines, and to identify specific procedures and resources for multilingual classes. This new policy would reduce the current cost of placing students in a lower grade, grade retention and drop-outs, and would promote school success, equal opportunities and multilingualism, with positive consequences both for the individuals and for the national economy.
L'anagrafe studenti del MIUR registra come oggi in Italia più di uno studente su dieci non è cittadino italiano, pur essendo la maggioranza di loro nata in questo paese. Numerose indagini statistiche mostrano come gli allievi "stranieri" presentino, rispetto a quelli italiani, ridotte competenze in italiano e minore successo scolastico. Questa ricerca esplorativa svolta in alcune scuole di Torino (V elementare-III media) ha analizzato dati ottenuti tramite interviste semi-strutturate a 121 studenti e 26 genitori e 141 questionari compilati da 27 insegnanti di italiano e di lingua di famiglia. Da essa è emerso che molti studenti sono "nativi bilingui", poiché crescono usando l'italiano e un'altra lingua. Questo poliglottismo, valutato dagli intervistati assai positivamente, non si rispecchia però nella prassi scolastica: un supporto mirato in italiano e l'insegnamento della lingua di famiglia sono di regola una chimera. All'interno del campione le più ampie competenze in italiano si trovano fra chi ha un genitore italofono e chi è arrivato in Italia in età prescolare frequentandovi la scuola materna; come constatato anche nei test INVALSI, chi è nato in Italia e vi ha frequentato l'asilo nido è leggermente svantaggiato. Rispetto alla lingua di famiglia risulta che il suo studio porta a migliori competenze in essa, senza nuocere all'italiano: anzi. Emerge quindi il ruolo significativo della lingua "altra" per un'educazione linguistica efficace. L'invito al MIUR è quindi di integrare la propria anagrafe con dati linguistici, così da ridefinire i propri curricula secondo le Linee Guida Comunitarie, individuando procedure e risorse specifiche per le classi multilingui. Con un investimento ridotto, paragonato con il costo attuale dato da retrocessioni, ripetenze e abbandono scolastico, si riuscirebbe a sostenere il successo scolastico, le pari opportunità e il plurilinguismo, con conseguenze positive per i singoli e per l'economia nazionale.
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TOSCHI, ALESSANDRA. "Per una storia dell’utenza in biblioteca: registri di iscrizione, consultazione e prestito a Firenze e Bologna, 1900-1912." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1560905.

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Abstract:
La tesi ha come oggetto un approfondimento della storia dei servizi al pubblico e dell’uso delle biblioteche fondato sull’analisi dei registri utilizzati per gestire le operazioni di iscrizione, consultazione e prestito nelle biblioteche Nazionale centrale di Firenze, Comunale dell’Archiginnasio e Popolare del Comune di Bologna, relativamente agli anni 1900-1912. Nell’introduzione al lavoro si considerano, dal punto di vista teorico, gli apporti che lo studio dei registri bibliotecari di uso pubblico può dare alla storia delle biblioteche e alla storia della lettura. Nel primo capitolo viene quindi presentata una rassegna di studi condotti in ambito internazionale nei registri bibliotecari, volta ad illustrare i diversi possibili approcci di ricerca attraverso un quadro diacronico che arriva a descrivere l’attuale stato dell’arte e le prospettive per i prossimi anni. Successivamente sono presentati i risultati della ricerca diretta condotta nei registri di uso pubblico delle biblioteche esaminate e in ulteriore documentazione archivistica e a stampa. Una particolare attenzione è data ai cambiamenti riscontrati nel funzionamento dei servizi al pubblico e alle loro ripercussioni nei registri nell’arco di tempo preso in esame. Il secondo capitolo comprende un approfondimento riguardante l’organizzazione e la percezione dei servizi al pubblico nella Biblioteca nazionale centrale; in particolare, sono rilevati i cambiamenti intervenuti con il passaggio di direzione, nel 1905, da Desiderio Chilovi a Salomone Morpurgo. La vivacità dei servizi al pubblico nella biblioteca emerge chiaramente nel terzo capitolo, incentrato sulla presentazione e analisi dei registri relativi alla lettura generale, di manoscritti, di incunaboli e rari, al prestito locale e alle malleverie. Dopo un’introduzione alle serie, sono presentati i risultati di due possibili modalità di interrogazione delle fonti: la raccolta di gruppi omogenei di dati – svolta attraverso un campionamento relativo all’anno 1902 – e la ricerca delle testimonianze relative al percorso di un singolo lettore, Carlo Michelstaedter. Con il quarto capitolo prende avvio l’analisi dell’uso pubblico delle biblioteche bolognesi dell’Archiginnasio e Popolare del Comune di Bologna, svolta secondo lo stesso procedimento adottato nei due capitoli precedenti, anche al fine di mettere in rilievo la diversa natura delle biblioteche esaminate. Il quinto capitolo si apre con l’introduzione ai registri di uso pubblico delle due biblioteche bolognesi prodotti fino al 1912. In questo caso, il campionamento è stato effettuato nei registri della Popolare e relativamente al luglio 1909, mentre la presentazione del percorso di un lettore riguarda il giovane studente Alessandro Asor-Rosa. Nelle conclusioni sono riassunte, attraverso esempi concreti emersi nel corso dell’indagine, le principali questioni metodologiche relative all’utilizzo dei registri bibliotecari come fonte storica. Le appendici includono una schedatura dettagliata dei pezzi esaminati. Seguno due bibliografie: una dedicata agli studi condotti su registri bibliotecari, suddivisi per paese ed epoca di produzione dei documenti, ed una delle pubblicazioni citate.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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Books on the topic "Registro nazionale"

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Italy Prefettura - Ufficio territoriale del governo di Ravenna. Militari ravennati caduti nella Guerra Nazionale: 1915-1918 : Albo d'Oro. Ravenna: Longo editore, 2015.

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Megale, Teresa, ed. Contesti teatrali universitari. Florence: Firenze University Press, 2014. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-606-0.

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Abstract:
Il volume è il rendiconto dell’attività teatrale della Compagnia universitaria e in specie del progetto di residenza artistica Ri_Nascite che, finanziato dal Dipartimento della Gioventù_Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall'Associazione Nazionale Comuni Italiani, realizzato in collaborazione con il Comune di Prato, ha esplorato nuove dinamiche e rinsaldato il rapporto tra l’istituzione universitaria e la città di Prato per il tramite della compagnia universitaria ‘Binario di Scambio’, che proprio agli ex-Macelli debuttò nel 2007. Il libro a più voci raccoglie contributi originali di autori, attori e registi e riflette sull’esperienza collettiva che ha portato ad Officina, spazio nodale per la creatività giovanile, un programma articolato in diverse attività, per ragionare sulla pluralità dei punti di vista, sulle aree di intervento e sugli obiettivi intorno ai quali si sviluppano le possibilità del linguaggio teatrale oggi. La residenza artistica della compagnia teatrale ‘Binario di Scambio’, estesa tra ottobre 2012 e marzo 2013, ha prodotto quattro nuove produzioni della giovane formazione universitaria, un cartellone di incontri, e tre laboratori di carattere più strettamente formativo, dai quali sono scaturite occasioni sicure di crescita e di consapevolezza collettiva. Premio nazionale 'Cultura di gestione' di Federculture
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3

Agnoletti, Mauro. Paesaggi rurali storici: Per un catalogo nazionale = Historical rural landscapes : for a national register. Roma: Laterza, 2011.

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Agnoletti, Mauro. Paesaggi rurali storici: Per un catalogo nazionale = Historical rural landscapes : for a national register. Roma: Laterza, 2011.

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5

(Italy), Istituto nazionale dell'informazione. Repubblica italiana: 1948-1998 : 50 anni di Parlamento, governi, istituzioni. Roma: Editoriale italiana, 2000.

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6

Galli, Lodovico. I dimenticati: Brescia, 1943-1945 : i caduti della Repubblica sociale italiana, Cappellani militari in Francia-testimonianze. Montichiari (Bs) [i.e. Brescia]: Zanetti, 1997.

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7

Registro nazionale e regionale del sangue e del plasma: Rapporto 1995. Roma: Istituto superiore di sanità, 1998.

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8

Paesaggio della bonifica romana e dei campi allagati della piana di Rieti: Dossier di candidatura al Registro nazionale dei paesaggi rurali storici. Foligno (PG): Il formichiere, 2021.

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Andrea, Gianfagna, ed. 1944-2006, gli uomini e le donne della Cgil: Le Segreterie confederali, delle Federazioni nazionali di categoria, delle Cgilregionali, delle Camere del lavoro. Roma: Ediesse, 2007.

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Book chapters on the topic "Registro nazionale"

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Ragonese, M. C., M. Fichera, and C. Ventura. "Il Registro Nazionale dei cerebrolesi deceduti in rianimazione: modalità di trasmissione dei dati." In Il neuroleso grave, 239–45. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1460-2_29.

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2

Pitingaro, Serafino, and Silvia Corsini. "I contratti di rete: un’analisi descrittiva attraverso i dati del Registro Imprese." In Osservatorio Nazionale sulle reti d’impresa 2020. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-484-4/001.

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Pitingaro, Serafino, and Silvia Corsini. "1 • I contratti di rete: un’analisi descrittiva attraverso i dati del Registro Imprese." In Osservatorio Nazionale sulle reti d’impresa 2021. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2021. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-574-2/001.

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Abstract:
The recession caused by the COVID-19 pandemic has only partially limited the propensity of entrepreneurs to activate integration initiatives and collaboration strategies through network contracts. Since the beginning of the year, many companies have been able to gradually restart by networking, and to recover part of the losses accumulated during the lockdown. Now that the indicators show strong economic growth, it is necessary to improve the measures that can favor the transition of spontaneous mechanisms of collaboration towards stable and organized aggregation models between companies, especially in the context of production chains.
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Cicalini, Giorgia. "Palma Bucarelli e la Biennale di Venezia (1948-1968)." In Storie della Biennale di Venezia. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-366-3/008.

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Abstract:
Venice Biennale had a role also in enhancing and expanding the collections of the Galleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM) in Rome between 1948 and 1968: though the purchases funded by the Ministry of Education, the director Palma Bucarelli has indeed been able to pursuit the aim of seeing her museum growing exponentially. Between many difficulties, due to low funding given by Italian State, from Venice Biennale registers of purchased works it becomes increasingly clear that there is an interest in filling the gaps in museum’s collections in order to expand its boundaries beyond the national sphere and towards the contemporaneity.
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Balboni, Paolo E. "13 • Modelli di formazione dei docenti." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/013.

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Abstract:
La funzione dell’insegnante è cambiata nel tempo: come fonte di lingua corretta è stato sostituito dai sussidi e dalle fonti multimediali, ha perso il ruolo di ipse dixit, è un giudice ma non è più monocratico e incontestabile: è diventato il regista di quello che Bruner chiama Language Acquisition Support System, non una persona ma un sistema complesso: manuali, supporti multimediali, scambi internazionali, esperienze tandem ecc. Ho contribuito a diffondere questa visione del docente, impegnandomi come formatore dell’Associazione Nazionale degli Insegnanti di Lingue Straniere, ma soprattutto, nel 2020-21, a seguito della pandemia, proponendo di capovolgere la formazione, cioè arrivare al flipped training dei docenti di educazione linguistica.
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