Academic literature on the topic 'REGIME PARLAMENTARE'

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Journal articles on the topic "REGIME PARLAMENTARE"

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Lijphart, Arend. "PRESIDENZIALISMO E DEMOCRAZIA MAGGIORITARIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 367–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008637.

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Abstract:
IntroduzioneNel suo noto saggio su Democracy, Presidential or Parliamentary: Does it Make a Difference? — ampiamente diffuso e da considerarsi ormai una sorta di classico non pubblicato — Juan Linz (1987, 2) osserva correttamente che gli scienziati della politica hanno trascurato le importanti differenze istituzionali e comportamentali tra regimi parlamentari, presidenziali e semipresidenziali e che, in particolare, queste differenze «ricevono solo scarsa attenzione nei due più recenti lavori di comparazione delle democrazie contemporanee», cioè Comparative Democracies di G. Bingham Powell (1982) e il mio Democracies (Ljiphart 1984). Una ragione per cui il presidenzialismo risulta relativamente trascurato nel mio libro è che nell'universo di 21 democrazie ivi considerato — definito da quei paesi che hanno avuto una ininterrotta esperienza di governo democratico approssimativamente dalla fine della seconda guerra mondiale — compare un solo chiaro caso di governo presidenziale (gli Stati Uniti) e due casi più ambigui (la V Repubblica francese e la Finlandia). Retrospettivamente ritengo di aver applicato i miei criteri in modo troppo stretto e che avrei dovuto includere anche l'India e il Costa Rica tra le mie democrazie «prolungate». Quest'ultimo avrebbe costituito un quarto caso di presidenzialismo. Powell fa ricorso ad una definizione meno esigente di democrazia (un minimo di 5 anni di democrazia nel periodo dal 1958 al 1976), il che gli mette a disposizione altri 4 casi di presidenzialismo: Venezuela, Cile, Uruguay e Filippine.Vorrei essere ancor più esplicitamente critico sul mio libro del 1984: la debolezza principale non è tanto lo scarso spazio dedicato al contrasto tra presidenzialismo e parlamentarismo (circa 12 pagine su 222, cioè un po’ più del 5% del libro) ma piuttosto il fatto che la discussione non è sufficientemente integrata con la comparazione della democrazia maggioritaria e consensuale, che costituisce il tema principale del lavoro. In particolare, ho definito presidenzialismo e parlamentarismo in riferimento a due caratteristiche contrastanti, ignorando una terza cruciale distinzione, ed ho poi legato il contrasto presidenziale/parlamentare ad una sola delle differenze tra democrazia consensuale e maggioritaria, ignorando il suo impatto su numerose altre distinzioni. L'obiettivo di questo articolo è correggere queste lacune e stabilire la connessione generale tra il contrasto presidenziale/parlamentare e quello maggioritario/consensuale.Come Linz, il mio atteggiamento sarà critico verso il presidenzialismo, ma tale critica si baserà su argomenti in parte diversi. L'argomento principale di Linz (1987, 11) riguarda «la rigidità che il presidenzialismo introduce nel processo politico e la flessibilità di gran lunga maggiore di questo processo nei sistemi parlamentari». Concordo pienamente con Linz e, in aggiunta, sono d'accordo che rigidità e immobilismo costituiscono i più seri punti deboli del presidenzialismo. In questo articolo la mia critica si concentrerà su una ulteriore debolezza della forma presidenziale di governo: la sua potente inclinazione verso la democrazia maggioritaria e il fatto che, nel gran numero di paesi in cui un naturale consenso di fondo è assente, appare necessaria una forma di democrazia consensuale invece che maggioritaria. Questi paesi comprendono non solo quelli caratterizzati da profonde fratture etniche, razziali e religiose, ma anche quelli con intense divisioni politiche che originano da una storia recente di guerra civile o dittatura militare, enormi diseguaglianze socio-economiche e così via. Inoltre, nei paesi in via di democratizzazione o di ri-democratizzazione le forze non-democratiche devono essere rassicurate e riconciliate ed è necessario fargli accettare l'idea non solo di abbandonare il potere, ma anche di non insistere nel pretendere il mantenimento di «domini riservati» di potere non-democratico all'interno del nuovo, e per gli altri versi democratico, regime. La democrazia consensuale, che è caratterizzata dalla condivisione, dalla limitazione e dalla dispersione del potere, ha molte più probabilità di raggiungere questo obiettivo che non il diretto dominio maggioritario. Come Philippe C. Schmitter ha suggerito, democrazia consensuale significa democrazia «difensiva», che per le minoranze etno-culturali e politiche risulta meno minacciosa dell' «aggres-sivo» governo maggioritario.Tratterò questo tema in tre fasi. In primo luogo definirò il presidenzialismo in riferimento a tre essenziali caratteristiche. In secondo luogo mostrerò che, specialmente come risultato della sua terza caratteristica, il presidenzialismo ha una forte tendenza a rendere la democrazia più maggioritaria. Infine, esaminerò le varie caratteristiche non-essenziali del presidenzialismo — caratteristiche che, benché presenti di frequente, non sono elementi distintivi della forma di governo presidenziale — ed il loro impatto sul grado di consensualità o maggioritarietà della democrazia.
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Bianchi, Alvaro. "Classe política e crise da democracia na crítica de Antonio Gramsci." Tempo Social 31, no. 2 (August 7, 2019): 7–29. http://dx.doi.org/10.11606/0103-2070.ts.2019.157651.

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Abstract:
No início dos anos 1880 um novo gênero de literatura política começou a ganhar vigor e a expandir-se, a análise crítica das democracias parlamentares existentes. Na Itália, esse gênero teve uma importante expressão na obra de Gaetano Mosca. Antonio Gramsci confrontará essa literatura, preocupado com sua reapropriação e revalorização no debate político a partir do imediato pré-guerra, quando a crise da democracia liberal assumiu contornos mais fortes. O artigo mostra como Gramsci traduz o conceito mosquiano de classe política como “a categoria intelectual do grupo social dominante” e integra-o à sua reflexão sobre os partidos políticos. Desse modo pode interpretar a crise do regime parlamentar como uma crise marcada pela decomposição dessa “categoria intelectual” e pela perda de sua capacidade dirigente. Aquilo que na teoria elitista aparecia como decomposição do princípio de autoridade era interpretada como uma crise de hegemonia, crise do Estado em seu conjunto, da qual o afastamento entre governantes e governados seria a manifestação mais evidente. Na seção conclusiva, apresenta-se a hipótese aventada nos Quaderni del carcere de um regime representativo não parlamentar.
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Araujo Firmo, Osvaldo Oliveira, and Sonia Maria Queiroz De Oliveira. "Da Suspensão de Mandato do Parlamentar Para Investidura Como Ministro de Estado: Incompatibilidade Relativa Sob o Regime do Afastamento à Luz do Direito Luso-Brasileiro (Sob a Perspectiva do Processo de Cassação de Deputado Brasileiro)." Revista Thesis Juris 2, no. 1 (July 25, 2013): 226–57. http://dx.doi.org/10.5585/rtj.v2i1.27.

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Abstract:
Primeiramente convém pôr sentido na evolução histórica do Parlamento. Na sua afirmação no panorama político do Estado, já numa perspectiva nitidamente democrática, muito o resultado do confronto com o poder do rei (deveras real), fez advir conquistas institucionais e legalmente postas para garantia de uma existência efetiva (aspecto físico) e funcionamento permanente do Parlamento. Nesse quadro encontra-se o estatuto do parlamentar com o objetivo de blindagem do exercício da atividade parlamentar contra os desmandos do sempre hipertrófico Poder Executivo (a Coroa). Há se ter em mente, pois, em termos de mandato parlamentar, que o trato constitucional é um status no quadro das instituições públicas de grande seriedade, e todo regramento (constitucional ou não) gravitando ao derredor do princípio da continuidade do exercício da função, em prestígio e garantia das conquistas institucionais. A persecução do tema do afastamento de parlamentar para exercício de cargo no Poder Executivo, especialmente de Ministro de Estado, contemplando a exceção constitucional às incompatibilidades parlamentares, com vista ao seu reflexo no respectivo mandato, à luz das constituições do Brasil e Portugal consubstancia o presente artigo. Nosso estudo aqui tem recorte bem definido quanto ao objeto de reflexão, assim como seu campo de incidência, um contributo de reflexão acerca de um tema do Direito Constitucional voltado para o âmbito do estatuto jurídico dos titulares de cargos políticos, em especial o caso da incompatibilidade parlamentar de exercício de função de ministro. Buscar-se-á compreender a extensão e as conseqüências da incompatibilidade do Art. 154o, 1, da CRP, cuja dicção equivale à do art. 56, I, da CRFB.
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Coelho, João Gilberto Lucas. "Forma de governo de acordo com realidade." Revista do Serviço Público 43, no. 6 (June 13, 2017): 42–44. http://dx.doi.org/10.21874/rsp.v43i6.1925.

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Abstract:
Alinho-me entre os que em tese são favoráveis à forma, ao regime Parlamentar de governo considerando mais eficiente e menos crítico de que o regime presidencial. Enquanto na forma presidencialista o conflito entre poderes é insolúvel e em geral conduz à tentativa de desestabilização incondicional de um dos poderes, na forma parlamentar o conflito entre poderes que não possa ser mediado por eles mesmos é devolvido ao voto popular para ser resolvido através de nova eleição. Além disso, a forma parlamentar, o sistema parlamentarista é um sistema de co-responsabilidade entre Executivo e Legislativo enquanto regra quase geral nas formas presidencialistas o Legislativo fica desprovido de poderes mas também de responsabilidades.
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Pasquino, Gianfranco. "VARIANTI DEI MODELLI DI GOVERNO PARLAMENTARE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, no. 2 (August 2003): 295–315. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027192.

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Abstract:
Introduzione«Chi conosce il diritto costituzionale classico e ignora la funzione dei partiti, ha un'idea sbagliata dei regimi politici contemporanei; chi conosce la funzione dei partiti e ignora il diritto costituzionale classico ha un'idea incompleta ma esatta dei regimi politici contemporanei» (Duverger 1961, p. 412) Alla luce di questa preziosa indicazione metodologica dell'autorevole politologo e costituzionalista francese, il dibattito italiano sul «premierato» appare immediatamente e sostanzialmente inadeguato perché incapace, tranne pochissime eccezioni, di tenere insieme il sistema dei partiti e il modello di governo. Certo, è innegabile che le regole e le attribuzioni di poteri costituzionali hanno anche una dinamica e una forza propria e specifica. Tuttavia, il modo e il grado di successo con il quale regole e poteri incidono sui rapporti governo/parlamento e governo/elettorato differiscono in maniera significativa a seconda del sistema di partiti sottostante sul quale si applicano e con il quale interagiscono. In questa sede, manterrò l'analisi focalizzata esclusivamente sui modelli parlamentari di governo, ma, naturalmente, anche qualsiasi tentativo di comprendere e di rendere conto del funzionamento dei modelli presidenziali di governo appare altrettanto inadeguato se, per l'appunto, non tiene conto dei diversi sistemi di partito sui quali viene innestato ciascun modello presidenziale (per le indispensabili differenziazioni fra presidenzialismi e parlamentarismi, si veda Sartori 2000; per un tentativo, peraltro piuttosto confuso poiché si perde in eccessive specificazioni che non conducono ad opportune generalizzazioni, Shugart e Carey 1992).
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Felisbino, Riberti de Almeida, and Maria Teresa Miceli Kerbauy. "Deputados estaduais e democracia: valores políticos das elites parlamentares paulista e paranaense." Opinião Pública 19, no. 1 (June 2013): 154–67. http://dx.doi.org/10.1590/s0104-62762013000100007.

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Abstract:
Depois de 20 anos de reintroduzida a democracia no Brasil, o que pensam os deputados estaduais sobre esse regime? Neste artigo, examinamos as opiniões sobre a democracia das elites parlamentares das Assembleias Legislativas dos estados de São Paulo e do Paraná. As opiniões foram coletadas através de um questionário estruturado e autoadministrado e revelam que, para os parlamentares, a democracia: i) está estável, ii) é superior a qualquer outro tipo de regime, iii) apresenta um conteúdo de apoio sociopolítico sustentado em algumas políticas sociais estatais e na utilização do voto e que iv) os partidos e as eleições são importantes para mantê-la.
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Pogłódek, Andrzej. "Kontrola parlamentarna w Republice Uzbekistanu." Przegląd europejski 2 (November 19, 2019): 125–40. http://dx.doi.org/10.5604/01.3001.0013.5827.

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Abstract:
This work focuses on the parliamentary control in Uzbekistan. Currently, besides the Constitution of Uzbekistan, the issue of parliamentary control is subject to the Act from 11 April 2016 „on parliamentary control” and other legislative acts, in particular relating to the constitutional position of Oliy Majlis. The law provides for various mechanisms of control over the executive power (e.g. vote for budget approval, parliamentary inquiry, parliamentary investigation, presenting information about their business by the executive power). Currently, the most important challenge related to the development of parliamentary control in Uzbekistan is further democratisation of the political regime, increasing political pluralism.
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Mourão, Alda. "A independência do Brasil através dos parlamentares portugueses." Resgate: Revista Interdisciplinar de Cultura 30 (December 5, 2022): e022004. http://dx.doi.org/10.20396/resgate.v30i1.8668860.

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Abstract:
Quando o Brasil passou a ser o centro do império português, deslocado da Europa para a América, criaram-se condições para a mudança de regime: Portugal aderiu ao Liberalismo (1820). Os trabalhos parlamentares, iniciados em 1821 e que se prolongaram até 1823, espelhavam os receios do regresso ao passado e tornavam visível a fragilidade ideológica das Cortes, onde as discussões preparavam o regresso do absolutismo e aumentavam a vontade de separação aos brasileiros Após a declaração da indepndência do Brasil, as relações entre os dois territórios tiveram um fórum de discussão privilegiado nas Cortes. A análise da forma como os parlamentares discutiram o novo quadro político que passaria a reger as relações Portugal-Brasil é o tema deste texto.
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Codato, Adriano, Luiz Domingos Costa, Lucas Massimo, and Flavio Heinz. "Regime político e recrutamento parlamentar: um retrato coletivo dos senadores brasileiros antes e depois da ditadura." Revista de Sociologia e Política 24, no. 60 (December 2016): 47–68. http://dx.doi.org/10.1590/1678-987316246005.

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Abstract:
Resumo O artigo reconstitui os perfis coletivos das bancadas do Senado brasileiro em três períodos: a democracia populista (1945-1964), a ditadura militar (1964-1979) e o regime de transição para a democracia liberal (1979-1990). Esse intervalo de tempo compreende três sistemas partidários: multipartidário (1945-1965), bipartidário (1965-1979) e multipartidário (de 1979 em diante). A hipótese testada é a seguinte: variações no perfil social e no perfil da carreira política de parlamentares devem estar relacionadas com o tipo de regime político e, mais especificamente, com o regime de partidos em vigor. No caso aqui analisado, supõe-se que os atributos dos membros do Senado brasileiro, eleitos sob um sistema onde concorrem múltiplos partidos, deva ser diferente dos atributos dos eleitos sob o bipartidarismo, ainda que as regras eleitorais (sistema majoritário) permaneçam constantes. Para analisar o impacto das mudanças nas condições de acesso à Câmara Alta foram estudados 351 senadores. Os dados revelaram que esses representantes tiveram o perfil das suas carreiras afetado pelas variações nos parâmetros da competição política impostas pelo regime ditatorial-militar. O estrangulamento da estrutura de oportunidades, um efeito direto do sistema de dois partidos, foi responsável por alijar concorrentes sem altíssima experiência política. Com a reintrodução do pluripartidarismo nas eleições de 1982, as características das carreiras desses parlamentares retomaram o perfil anterior a 1964.
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Raniolo, Francesco. "Alla ricerca di democrazie ‘miti e serene' per il XXI secolo." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2021): 99–124. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001004.

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Abstract:
In questo articolo la democrazia rappresentativa e, in particolare, quella parlamentare vengono concettualizzate come regimi di riconciliazione che assicurano la convivenza pacifi-ca tra esseri umani e gruppi diversi. A tal fine esse devono affrontare il trilemma ordine, plu-ralità, legalità costituzionale. Parlamenti e partiti politici, per la loro funziona di linkage tra società e istituzione, sono stati strumenti cruciali a tale scopo. L'articolo ricostruisce, quindi, le due varianti polari di democrazia parlamentare (maggioritaria e consensuale) come tentativi di trovare un equilibrio fra i tre valori-obiettivi. Ovvero, come modi per realizzare un trade-offe accettabile tra costi/rischi di oppressione e di efficienza. Tuttavia, le sfide esterne e le trasformazioni interne (declino dei partiti tradizionali e populismo) alle democrazie del XXI secolo sembrano indicare che queste devono mostrare non solo capacità decisionale, ma soprattutto tolleranza, giustizia e non-dominio.
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Dissertations / Theses on the topic "REGIME PARLAMENTARE"

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Mateus, Marcos Pedroso. "Regime Jurídico Mínimo das Comissões Parlamentares de Inquérito." Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, 2006. https://tede2.pucsp.br/handle/handle/7323.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2016-04-26T20:25:02Z (GMT). No. of bitstreams: 1 MARCOS PEDROSO MATEUS.pdf: 1278179 bytes, checksum: 311d0115e82aeef854ba8924121521c4 (MD5) Previous issue date: 2006-11-30
The aim of this dissertation is to identify and study, in te context of the Brazilian juridical system, the most relevant aspects of the entity called Congressional Investigation Committee in order to understand which are the existing applicable juridical norms as well as the interpretation of these norms provided by the Federal Supreme Court. The first step is to identify the origins and sources of the power of these committees. This is done through the analysis of some of the fundamental principles of the Democratic State of Right instituted by the 1988 Federal Constitution. The following step is to know which are the tools that the Congressional Investigation Committees can use in order to accomplish their mission, and which are the limits of their action, given that there are no unlimited powers under the. The Parliament is the locus of the Congressional Investigation Committees. They constitute a fundamental tool for the exercise of the investigation of the public administration. This investigation function is part of the ordinary competence of oversight which is constitutionally and exclusively conferred to the Legislative Power
O presente trabalho tem como objeto a identificação e o estudo dos aspectos considerados mais relevantes do instituto das comissões parlamentares de inquérito no contexto do ordenamento jurídico brasileiro, permitindo compreender quais são as normas jurídicas vigentes aplicáveis bem como, em alguns casos, a interpretação dessas normas pelo Supremo Tribunal Federal. De início, procura-se identificar as origens e as fontes do poder que as comissões parlamentares de inquérito exercem mediante a análise de alguns dos princípios fundamentais no Estado Democrático de Direito instituído pela Constituição Federal de 1988. Identificada as origens e as fontes desse poder, procura-se conhecer quais são os instrumentos colocados à disposição das comissões parlamentares de inquérito para o cumprimento de sua missão, assim como os limites que são impostos à sua atuação, tendo em vista que não há poderes ilimitados no Estado Democrático de Direito. Encravadas no Parlamento, entende-se aqui que as comissões parlamentares de inquérito constituem instrumento fundamental para o exercício da função investigativa das ações patrocinadas pela Administração Pública, função esta inserida na competência típica de fiscalização atribuída com exclusividade constitucional ao Poder Legislativo
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STEGHER, GIULIASERENA. "Regolamenti parlamentari e forma di governo: il caso italiano." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1248643.

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Abstract:
In considerazione del contesto di perdurante crisi del sistema, ma più in generale della crisi della democrazia rappresentativa basata sul principio elettivo, fulcro dell’approfondimento della tesi è cercare di dimostrare come e quanto il ruolo dei Regolamenti parlamentari si relazioni al contesto partitico in un rapporto di reciproca influenza. Quando l’interpretazione delle regole del gioco cambia, nella fattispecie i Regolamenti delle Assemblee rappresentative, può determinarsi non solo uno scollamento, ma altresì una vera e propria crisi di regime. Si ritiene che sussista uno stretto e concreto legame tra le norme regolamentari, nella loro veste di strumento tecnico ad alta valenza politica, e il regime politico. Pur nella continuità tecnica, proprio i regolamenti parlamentari, sia nella loro interpretazione sia nella loro applicazione, sono esposti ai fenomeni di discontinuità, perché influenzati dalle logiche sottese alle esigenze politiche tanto della maggioranza, quanto dell’opposizione. Tale discontinuità diventa esponenziale nelle crisi di regime e nelle transizioni (in particolare dal bipartitismo al bipopulismo), perché se nel regime proporzionalistico i regolamenti parlamentari sono diretti ad assicurare la più alta inclusione politica, in ragione di una logica finalizzata a garantire la più alta partecipazione possibile; nel regime politico maggioritario, al contrario, gli stessi sono tesi al maggiore efficientamento e al decisionismo.
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BARDOTTI, LORENZO. "'Governo parlamentare': nascita di una categoria politica nella cultura costituzionale italiana tra Ottocento e Novecento." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1119920.

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Abstract:
Seguendo l’approccio metodologico della storia dei concetti (Begriffsgeschichte), l’elaborato mira a descrivere i cambiamenti dell’assetto politico-costituzionale italiano attraverso l’evoluzione semantica di sintagmi linguistici come ‘governo parlamentare’, ‘governo rappresentativo’, ‘governo costituzionale’, ‘parlamentarismo’. Tale analisi si concentra grossomodo in un periodo di tempo che va dalla seconda metà dell’Ottocento, fino alla prima metà del Novecento. Come fonti, accanto ai classici prodotti della dottrina politico-costituzionale, quali monografie accademiche, corsi universitari, prolusioni e discorsi parlamentari, si sono utilizzate voci di dizionari e enciclopedie, opuscoli, fonti giornalistiche, periodici e riviste di taglio più o meno specialistico e di orientamento politico diverso (liberale/moderato, cattolico, socialista, repubblicano, nazionalista, fascista). L’evoluzione concettuale di lemmi-cardine come ‘governo parlamentare’ e altri sintagmi ad esso finitimi permette di ricostruire i mutamenti della forma di governo italiana, evitando anche spiacevoli anacronismi a livello storiografico. Infatti la forma di governo non dovrebbero essere descritta attraverso quadri concettuali elaborati nella nostra contemporaneità e poi applicati retrospettivamente al passato, ma con sintagmi e concetti appartenenti alla realtà storica che si intende prendere in esame.
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"Regime Jurídico Mínimo das Comissões Parlamentares de Inquérito." Tese, Biblioteca Digital da PUC-SP, 2006. http://www.sapientia.pucsp.br//tde_busca/arquivo.php?codArquivo=3796.

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VERNATA, ANDREA. "L'ufficio parlamentare di bilancio." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1341976.

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Abstract:
L’oggetto dell’elaborato concerne l’Ufficio parlamentare di bilancio e, cioè, l’organismo indipendente istituito – presso le Camere – dalla legge costituzionale n. 1 del 2012, con funzioni di analisi e verifica degli andamenti di finanza pubblica e di valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio. Tale organismo si inserisce nell’alveo di quegli organismi noti come independent fiscal institution, ovvero come fiscal council o fiscal watchdog, i quali rappresentano una novità relativamente recente per il panorama istituzionale europeo. La loro diffusione ha trovato un sicuro impulso nella necessità delle istituzioni europee di assicurare quel raccordo delle politiche di bilancio che viene ritenuto indispensabile per salvaguardare tanto la stabilità finanziaria dell’eurozona, quanto l’efficacia della politica monetaria della Banca centrale europea. In tal senso, i fiscal conuncil sembrano essere stati concepiti in un’ottica strettamente funzionale alle crescenti esigenze di bilancio cui gli Stati, sempre con maggiore frequenza e intensità, sono chiamati a rispondere. Cionondimeno, la definizione strumentale di simili organismi non vale a dissipare le incertezze teoriche che risultano connotare gli stessi. E proprio in quest’ottica si rivela necessario ricostruire e analizzare le origini, le evoluzioni e alcune esperienze emblematiche che hanno caratterizzato tali organismi, pur sempre concentrandosi sulle vicende che hanno caratterizzato l’istituzione dell’Ufficio parlamentare di bilancio in Italia. Per quanto concerne l’Europa, nonostante le prime e limitate espressioni dei fiscal council possano riscontrarsi già agli inizi del secondo dopoguerra, va rilevato come sarà solo con la crisi economico-finanziaria del 2008 che essi acquisiranno una diffusione e un ruolo decisivo. La crisi, infatti, ha costituto l’occasione per convincere la governance economica europea a rinforzare il quadro istituzionale e normativo preposto alla salvaguardia del rispetto dei vincoli di bilancio, attraverso il consolidamento dei meccanismi di convergenza e raccordo. Si pensi al Meccanismo europeo di stabilità, al Six pack, al Two pack, ma anche al Fiscal compact, con il quale per la prima volta in ambito europeo si è richiesto agli Stati di traslare le regole di bilancio europee sul piano nazionale, con normativa «preferibilmente» di natura costituzionale. È proprio nel solco di tali interventi che è stato previsto l’obbligo di istituire in Italia il tipo di organismo di cui l’Ufficio parlamentare di bilancio è espressione. Quest’ultimo sembra, infatti, rappresentare un passaggio fondamentale nel complesso processo di federalizzazione delle politiche economiche dei paesi dell’eurozona, andando a integrare e comporre un network di derivazione europea e internazionale che possa, in qualche modo, rivelarsi strumentale ad anticipare a livello nazionale il controllo sul rispetto delle regole di bilancio esercitato dalla Commissione europea. Con la crisi economico-finanziaria e l’irrigidimento della governance e dei vincoli di bilancio europei sullo sfondo, dunque, il legislatore italiano ha optato per ottemperare all’obbligo di dotarsi di un fiscal council e di inserire a livello nazionale detti vincoli mediante una normativa di natura costituzionale (la legge costituzionale n. 1 del 2012, appunto). Si è trattato di una fase piuttosto concitata, nella quale diversi paesi dell’Unione europea (Francia, Portogallo, Spagna, per citarne alcuni) hanno anticipato o fatto eco alle scelte dell’Italia, sia pure con forme e intensità diverse. Ad ogni modo, l’avere istituito l’Ufficio parlamentare di bilancio mediante legge costituzionale sembra essere valso ad attribuire allo stesso un ruolo di primaria importanza anche sul versante nazionale e a prescindere dalla sua connotazione euronitaria(-mente necessaria). La sua natura costituzionale, infatti, pare consentire di attribuire allo stesso la qualifica di organismo di rilievo costituzionale, assimilabile a quelli “ausiliari” previsti dall’art. 100 Cost. (Consiglio di Stato e Corte dei conti), suscettibile di configurarsi quale potere dello Stato ai fini di un eventuale confitto di attribuzione tra poteri dinanzi alla Corte costituzionale. La particolare fisionomia attribuita allo stesso dal legislatore, inoltre, ha fatto sì che esso rappresenti un vero e proprio unicum rispetto agli omologhi degli altri paesi. L’Ufficio parlamentare di bilancio, infatti, è un fiscal council di tipo parlamentare – ossia istituito presso le Camere – con un vertice collegiale e non monocratico come si registra nelle analoghe esperienze di altri paesi. Tale circostanza appare tanto più rilevante se si considera che il modello di riferimento adottato dal legislatore italiano sembra essere stato il Congressional Budget Office statunitense, il quale nel panorama dei fiscal council rappresenta l’esperienza maggiormente riuscita e di successo (fatta eccezione per quello olandese, che, però, ha potuto beneficiare di un contesto storico-culturale assai più favorevole), ma che si contraddistingue per avere un vertice di tipo monocratico. La previsione di un board di tre membri al vertice dell’Ufficio parlamentare di bilancio, tuttavia, per quanto rilevante, non sembra essere la differenza più importante tra i due organismi. Quest’ultima, invero, potrebbe individuarsi nella diversa forma di governo che contraddistingue le due esperienze. Il Congressional Budget Office, infatti, ben si inserisce in un presidenzialismo che vede nella titolarità del power of the purse il più aspro e ampio terreno di scontro tra Presidente e Congresso. Al contrario, appaiono maggiormente esigui gli spazi dell’Ufficio parlamentare di bilancio in una forma di governo parlamentare, la quale si contraddistingue per la presenza di un governo che trova la propria ragion d’essere in una maggioranza parlamentare che difficilmente tenderà a esercitare sul primo un controllo tanto pervasivo nella gestione delle finanze pubbliche. Anche alla luce di simili considerazioni, pertanto, appare necessario analizzare le virtualità che possono riconoscersi all’Ufficio parlamentare di bilancio, sia sul versante interno – nei riguardi del Parlamento, del Governo, ma anche del Presidente della Repubblica, della Corte costituzionale e dell’elettorato – che su quello esterno – rispetto alla Commissione europea, FMI, OCSE e operatori economici e finanziari in generale – per verificare se sia effettivamente da escludere l’eventualità che l’istituzione di un simile organismo possa rappresentare proprio l’occasione per rafforzare il continuum Parlamento-Governo, riequilibrano i rapporti tra di essi e responsabilizzando le politiche di spesa in un’ottica di razionalizzazione e sostenibilità del debito pubblico. È infatti in questa prospettiva che sembrerebbe possibile recuperare i margini di funzionalità – nazionale – dell’Ufficio parlamentare di bilancio: la neutralizzazione di un deficit informativo che, tradizionalmente, contraddistingue il Parlamento rispetto al Governo nella gestione della finanza pubblica, che si riveli strumentale tanto all’inveramento del principio della separazione tra poteri e delle prerogative di indirizzo e controllo dell’assemblea rappresentativa, quanto al recupero di una rappresentanza politica effettiva e responsabilizzata attraverso il pubblico dibattito. Un obiettivo certamente ambizioso, ma che appare d’altronde del tutto in linea con le sfide cui oggi il costituzionalismo moderno è chiamato a dare risposta.
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Books on the topic "REGIME PARLAMENTARE"

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Stefano, Pompei, and Stanghellini Stefano, eds. Il regime dei suoli urbani: Diritto edificatorio, espropriazione e vincoli urbanistici nel progetto parlamentare di riforma. Firenze: Alinea, 1991.

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Violante, Luciano. Il patto scellerato: Potere e politica di un regime mafioso : la relazione alla Commissione parlamentare antimafia di Luciano Violante. Roma: Crescenzi Allendorf, 1993.

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Silvestri, Maria. Giacomo Perticone: Stato parlamentare e regime di massa nella cultura europea del Novecento : atti del Convegno, Roma, Cassino, 18, 19, 20 maggio 1995. [Cassino (Frosinone)]: Edizioni dell'Università degli studi di Cassino, 1999.

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4

Neves, Tancredo. O regime parlamentar e a realidade brasileira. Brasília-DF: Secretaria de Administração Pública da Presidência da República, 1987.

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5

1965-, Palazzolo Lanfranco, ed. Contro i crimini di regime: Interventi parlamentari 1980-1986. Roma: Kaos, 2007.

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6

Lúcia, Luis Aguiló. Les corts valencianes: Introducció al dret parlamentari valencià. València: Tirant lo Blanch, 1994.

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7

Bonfiglio, Salvatore. Controfirma ministeriale e responsabilità politica nei regimi parlamentari: Il dibattito in Francia e in Italia. Milano: Giuffrè, 1997.

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8

IV Jornadas de Derecho Parlamentario: Reflexiones sobre el regimen electoral : Enero 1993 (Monografias). Congreso de los Diputados, 1997.

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9

Parlamento y democracia paritaria. Teseo, 2022. http://dx.doi.org/10.55778/ts877233353.

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Abstract:
<p>Las democracias occidentales, tan bien caracterizadas y analizadas por autores como Macpherson, Bobbio y Held, se encuentran actualmente en crisis. Muchos pensadores sostienen la necesidad de repensarlas y adaptarlas a las necesidades y velocidades del siglo XXI. Estas democracias se erigieron como representativas bajo el principio de representación liberal, siendo los partidos políticos los intermediarios entre la sociedad y el Estado. Sin embargo, en las últimas décadas, la crisis de representación fue minando la legitimidad de los partidos políticos y de las instituciones estatales, al no poder canalizar las crecientes demandas de sociedades cada vez más complejas e interrelacionadas. Asimismo, la desigualdad, que siempre ha sido una característica de nuestras democracias latinoamericanas, comienza también a sentirse con claridad en las democracias centrales, las cuales experimentan niveles de concentración de la riqueza sin precedentes.</p><p>En este marco, el Instituto de Capacitación Parlamentaria (ICaP) de la Secretaría Parlamentaria de la HCDN se propuso, en un marco de pluralidad de ideas y diversidad, generar un espacio de reflexión abierto a toda la ciudadanía. Para ello convocó a especialistas con vastas trayectorias, tanto en lo académico como en la gestión pública, a reflexionar sobre los retos de la democracia paritaria y el trabajo legislativo, con especial interés en identificar los límites y desafíos de su implementación, indagar en los ejemplos sobre democracia paritaria en la región, analizar su funcionamiento con base en nuestro sistema electoral y proponer nuevas líneas de acción en el debate.</p>
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10

Balance de las tendencias democráticas en América Latina y el Caribe antes y durante la pandemia de la COVID-19. Instituto Internacional para la Democracia y la Asistencia Electoral, 2020. http://dx.doi.org/10.31752/idea.2020.69.

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Abstract:
Esta edición de In Focus sobre El estado de la democracia en el mundo es una reflexión preliminar que el IDEA Internacional ofrece como insumo para la reflexión respecto al impacto de la pandemia de la COVID-19, a 10 meses de su aparición, sobre la democracia en América Latina y el Caribe. Principales hechos y hallazgos • En materia democrática, la región también padecía, ya antes de la pandemia, de serias debilidades. Algunos países sufrían procesos de erosión y retroceso democrático, y otros de fragilidad y debilidad democrática. En general, la confianza en la democracia había venido disminuyendo de manera constante durante la década anterior al inicio de la pandemia. El descontento ciudadano con la democracia culminó con una ola de protestas en varios países de la región a finales de 2019. • La pandemia de la COVID-19 ha golpeado severamente a América Latina y el Caribe (ALC), una región asediada por problemas estructurales no resueltos, tales como una alta tasa de delincuencia y violencia, fragmentación y polarización política, pobreza y desigualdad, corrupción y debilidad de los Estados. • Reformas políticas y socioeconómicas, largamente pospuestas en la región, han agravado las crisis económicas y de salud pública provocadas por la pandemia. Esta situación, junto con la implementación de medidas restrictivas a los derechos fundamentales para contener la propagación del coronavirus, han incrementado el riesgo de afianzar o exacerbar aún más las preocupantes tendencias que presentaba la democracia en la región antes de la pandemia de la COVID-19. • Los desafíos para la democracia en la región durante la pandemia incluyen: el aplazamiento de procesos electorales; uso excesivo de la fuerza policial para hacer cumplir medidas de restricción con el fin de contener la pandemia; uso de las fuerzas armadas para llevar a cabo tareas civiles; delincuencia y violencia persistentes; nuevos peligros para el derecho a la privacidad; aumentos en la desigualdad de género y la violencia doméstica; nuevos riesgos para los grupos vulnerables; acceso limitado a la justicia; restricciones a la libertad de expresión; abuso de los poderes ejecutivos; supervisión parlamentaria reducida; polarización política y enfrentamientos entre instituciones democráticas; nuevas oportunidades para la corrupción; y una ciudadanía descontenta y socialmente movilizada que rechaza las formas tradicionales de representación política. • A pesar de los desafíos, la crisis actual ofrece una oportunidad histórica para redefinir los términos de los contratos sociales en la región y para que los gobiernos piensen de manera innovadora sobre cómo abrir espacios de diálogo y participación ciudadana para construir sociedades más inclusivas, sostenibles e interconectadas, así como sistemas democráticos de gobierno más responsables, transparentes y eficientes. Por su parte, la revisión del estado de la democracia durante la pandemia de la COVID-19 en el 2020 se organiza a lo largo de los cinco atributos de democracia antes mencionados y utiliza un análisis cualitativo y datos sobre eventos y tendencias recopilados en la región a través del Monitor global del impacto de la COVID-19 sobre la democracia y los derechos humanos de IDEA Internacional, una iniciativa cofinanciada por la Unión Europea.
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Book chapters on the topic "REGIME PARLAMENTARE"

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Ágh, Attila. "Parliamentarization as a Region-Specific Way of Democratization in East Central Europe." In Parlamente und Systemtransformation im postsozialistischen Europa, 43–61. Wiesbaden: VS Verlag für Sozialwissenschaften, 2002. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-663-01412-6_4.

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