Journal articles on the topic 'REGIME DEL CAPO DEL GOVERNO'

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Mogavero, Domenico. "Il muro tra Vaticano e Italia per rafforzare la pace sociale e politica." FUTURIBILI, no. 3 (September 2012): 40–81. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-003004.

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Abstract:
Il tema viene affrontato alla luce degli avvenimenti storici che hanno caratterizzato le vicende della Chiesa in Italia dal 20 settembre 1870, occupazione di Roma da parte dell'esercito italiano, fino ai nostri giorni. L'esposizione si fonda sull'analisi di documenti ufficiali. La storia del muro tra Vaticano e Italia č proposta in tre fasi. La prima, definita di conflittualitŕ insanabile, descrive la situazione venutasi a creare con la breccia di Porta Pia, che determinň l'opposizione assoluta del Papa al nuovo assetto della cittŕ di Roma e dell'Italia. Iniziň da questo evento la cosiddetta "questione romana", incentrata sul mancato reciproco riconoscimento delle due istituzioni (la Santa Sede e il Regno d'Italia). Inoltre, il Papa rifiutň la tutela unilaterale proposta dal governo italiano formulata con la cosiddetta Legge delle Guarentigie. La seconda fase, caratterizzata da reciproco riconoscimento e collaborazione, inizia l'11 febbraio 1929, data in cui furono sottoscritti i Patti lateranensi con i quali fu sancita la riconciliazione tra l'Italia e il Papato. Dopo una trattativa lunga e complessa, si pervenne alla soluzione della questione romana, formalizzata nel "Trattato" e nella "Convenzione finanziaria", documenti che sancirono la nascita dello Stato della Cittŕ del Vaticano e ne riconobbero l'indipendenza e la sovranitŕ, garanzie per l'esercizio libero del ministero del Papa, capo della Chiesa universale. A ciň si aggiunse la sottoscrizione del "Concordato", con il quale furono regolamentate le materie di competenza mista tra Stato e Chiesa. La terza fase č quella della revisione concordataria, motivata dagli eventi seguiti al Secondo conflitto mondiale (caduta del regime fascista e instaurazione di uno stato democratico repubblicano, fondato su una nuova Costituzione) e segnata anche dagli eventi che caratterizzarono la vita ecclesiale (celebrazione del Concilio ecumenico Vaticano e promulgazione di un nuovo Codex iuris canonici). In questa fase, il 18 febbraio 1984 fu sottoscritto l'"Accordo di revisione del Concordato lateranense", con il quale la normativa pattizia fu adeguata alle mutate condizioni sociali, culturali e religiose del Paese della Chiesa.
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Pasqui, Gabriele. "Un ciclo politico al tramonto: perché l'innovazione delle politiche urbane in Italia non ha funzionato." TERRITORIO, no. 57 (June 2011): 147–56. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057019.

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Abstract:
I tentativi coraggiosi di innovazione delle politiche urbane in Italia, che a partire dalla prima metŕ anni '90 hanno provato a ridefinire le forme dell'azione di governo nelle cittŕ sono stati sostanzialmente fallimentari, sia dal punto di vista della capacitŕ di trattamento efficace dei problemi pubblici piů urgenti delle nostre cittŕ, sia sotto il profilo del radicamento di pratiche innovative di policy design. Il testo prova ad argomentare le ragioni di questo fallimento sullo sfondo di una lettura del ciclo politico delle cittŕ italiane dopo la rottura del regime di regolazione politica locale post-Tangentopoli e identifica nella chiusura di quel ciclo il quadro di riferimento necessario per l'analisi delle politiche. A sua volta tale chiusura č ricondotta sia a fenomeni di carattere generale, riguardanti la lunga e incompiuta transizione italiana, sia e piů specificamente alla scarsa performance delle culture e delle pratiche del riformismo in campo urbano nel corso degli ultimi venti anni.
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Monteiro Silva, Aida Maria, and Lívio Paulino Francisco da Silva. "A educação em direitos humanos no enfrentamento a governo autoritário." Revista Interdisciplinar de Direitos Humanos 9, no. 2 (December 12, 2021): 57–73. http://dx.doi.org/10.5016/ridh.v9i2.99.

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Abstract:
Resumo: Este estudo buscou, por meio da pesquisa bibliográfica, refletir sobre a importância da educação em direitos humanos como indispensável ferramenta contra a ascensão de governo autoritário que visa fragilizar o estado democrático de direito, a exemplo do Brasil. A pesquisa foi baseada na constatação do aumento significativo de violações de direitos humanos desde a ascensão ao poder de um projeto de governo politicamente representado pelo presidente eleito em 2018. Entendemos a educação em direitos humanos como um processo sistemático e multidimensional, cuja finalidade consiste na formação de pessoas conscientes dos seus direitos e responsabilidades, por meio do conhecimento do campo dos Direitos Humanos, do desenvolvimento de valores que respeitem o ser humano na sua integralidade e do exercício de uma cidadania ativa. Os estudos referenciados, com autoria de Silva, Chauí, Sousa, Herrera Flores, Saviani, Gohn e Ihering, entre outros, dão suporte a este no sentido de se contrapor a uma forte tendência para a formação de um regime totalitário pelo projeto de poder que se encontra, atualmente, na presidência do Brasil. Demonstra-se, assim, a necessidade da implantação de uma prática efetiva de educação em direitos humanos que contribua, efetivamente, para o fortalecimento da democracia, da proteção e da efetivação de direitos conquistados historicamente pela sociedade e de novos direitos que possibilitem vida digna para todas as pessoas. La educación en derechos humanos en la lucha contra el gobierno autoritario Resumen: Este estudio buscó, a través de la investigación bibliográfica, reflexionar sobre la importancia de la Educación en Derechos Humanos como una herramienta indispensable contra la subida de gobiernos autoritarios que buscan debilitar el estado de derecho democrático, como en Brasil. La investigación se basó en el crecimiento de un aumento significativo de las violaciones de derechos humanos desde el ascenso al poder de un proyecto de gobierno, representado políticamente por el presidente electo en 2018. Entendemos la Educación en Derechos Humanos como un proceso sistemático y multidimensional, con el propósito de formar personas conscientes de sus derechos y responsabilidades, a través del conocimiento del campo de los Derechos Humanos, el desarrollo de valores que respeten al ser humano en su totalidad y el ejercicio de la ciudadanía activa. Los estudios referenciados por Silva, Chauí, Sousa, Herrera Flores, Saviani, Gohn e Ihering, entre otros, apoyo en el sentido de contrarrestar una fuerte tendencia hacia la formación de un régimen totalitario a través del proyecto de poder que se encuentra actualmente en la presidencia de Brasil. Esto demuestra la necesidad de implementar una práctica efectiva de Educación en Derechos Humanos que contribuya efectivamente para fortalecer la democracia, la protección y vigencia de los derechos históricamente conquistados por la sociedad así como nuevos derechos que permitan una vida digna para todas las personas. Palabras clave: Democracia. Gobierno. Derechos Humanos. Educación en Derechos Humanos. Human rights education in confronting authoritarian government Abstract: This paper sought, through bibliographical research, to reflect about the importance of Human Rights Education as an indispensable instrument against the rise of an authoritarian government that purpose to weaken the democratic state, such as in Brazil. The research was based on the finding of a significant increase in human rights violations since the rise to the power of a government project, politically represented by the president-elect in 2018. We understand Human Rights Education as a systematic and multidimensional process, proposing training people aware of their rights and responsibilities, through knowledge of the of Human Rights, and the development of values that respect human beings in their wholeness and the exercise of an active citizenship. The studies referenced by Silva, Chauí, Sousa, Herrera Flores, Saviani, Gohn and Ihering, among others, give us support in the sense of counteracting a strong tendency towards the formation of a totalitarian regime through the power project currently found in the presidency of Brazil. This demonstrates the need to be implemented an effective practice of Human Rights Education that effectively contributes to the strengthening of democracy, protection and enforcement of rights historically won by society and new rights that enable a dignified life for all the people. Keywords: Democracy. Government. Human rights. Human Rights Education.
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Colao, Floriana. "La sovranità della Chiesa cattolica e lo Stato sovrano. Un campo di tensione dalla crisi dello Stato liberale ai Patti Lateranensi, con un epilogo nell'articolo 7 primo comma della Costituzione." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 21, 2022): 257–312. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19255.

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Abstract:
Il saggio ricostruisce la genesi della ‘Premessa’ al Trattato del Laterano del 1929, in cui le Due Alte Parti – governo italiano e Santa Sede, con le firme di Mussolini e del cardinale Gasparri – garantirono alla Chiesa «una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale». Da qui la «necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano […] con giurisdizione sovrana della Santa Sede», e l’art. 2, «l’Italia riconosce la sovranità della Santa Sede nel campo internazionale come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione ed alle esigenze della sua missione». Il saggio considera che i giuristi – Vittorio Emanuele Orlando, che, da presidente del Consiglio nel maggio giugno 1919 tentò una trattativa con la Santa Sede per la risoluzione della Questione romana, e Amedeo Giannini, che tra i primi suggerì a Mussolini un «nuovo codice della legislazione ecclesiastica» – legarono la Conciliazione alla crisi dello Stato liberale ed al «regime diverso», insediatosi in Italia il 28 Ottobre 1922. Il saggio considera che già nel 1925 il guardasigilli Alfredo Rocco coglieva nelle ‘due sovranità’ una pietra d’inciampo nella costruzione dello Stato totalitario, anche se dichiarava di dover abbandonare l’«agnostico disinteresse del vecchio dottrinarismo liberale». Il saggio considera che Rocco rimase ai margini delle trattative con la Santa Sede, dal momento che metteva in guardia dal riconoscimento del «Pontefice sovrano, soggetto di diritto internazionale», e da «un altro Stato nello Stato», principio su cui convergevano giuristi quali Ruffini, Scaduto, Schiappoli, Orlando. Le trattative segrete furono affidate a Domenico Barone – consigliere di Stato, fiduciario del Duce – e Francesco Pacelli, avvocato concistoriale e fiduciario del cardinal Gasparri; la sovranità della Chiesa ed un suo ‘Stato’ appariva come la posta in gioco. Il saggio considera che la nascita dello Stato della Città del Vaticano complicava l’‘immagine’ del Regno d’Italia persona giuridica unitaria, ‘costruita’ dalla giuspubblicistica nazionale, difesa anche da Giovanni Gentile sul «Corriere della Sera». Mostra che il fascismo intese riconoscere il cattolicesimo «religione dominante dello Stato» per rafforzare la legge 13 Maggio 1871 n. 214, «sulle guarentigie pontificie e le relazioni fra Stato e Chiesa», che aveva previsto un favor religionis per la Chiesa cattolica. La Conciliazione risalta come l’approdo di un lungo processo storico, che offriva forma giuridica al ruolo che il cattolicesimo aveva e avrebbe rivestito per l’identità italiana; non a caso nel Marzo 1929 Agostino Gemelli celebrava una «nuova Italia riconciliata con la Chiesa e con sè stessa, con la propria storia e la propria bimillenaria civiltà». Il saggio mostra che la sovranità della Chiesa e lo Stato della Città del Vaticano furono molto discusse nel dibattito parlamentare sulla ratifica dei Patti firmati l’11 Febbraio 1929, con i toni duri di Mussolini, che definì la Chiesa «non sovrana e nemmeno libera». Rocco affermò che il «regime fascista» riconosceva «de iure» una sovranità «immutabile de facto»; rispondeva agli «improvvisati e non sinceri zelatori dello Stato sovrano, ma anticlericale», che «lo Stato è fascista, non abbandona parte alcuna della sua sovranità». Jemolo e Del Giudice – estimatori delle « nuove basi del diritto ecclesiastico – colsero il senso di questa «pace armata» tra governo e Santa Sede. Il saggio esamina l’ampio dibattito sulla «natura giuridica» della sovranità della Chiesa e sulla «statualità» dello Stato della Città del Vaticano, tra diritto pubblico, ecclesiastico, internazionale, teoria generale dello Stato. Coglie uno snodo nel pensiero di Santi Romano, indicato da Giuseppe Dossetti alla Costituente come assertore del «principio della pluralità degli ordinamenti giuridici». Il saggio esamina poi il confronto sullo Stato italiano come Stato confessionale, teoria sostenuta da Santi Romano, negata da Francesco Scaduto. Taluni – Calisse, Solmi, Checchini, Schiappoli – guardavano ai Patti Lateranensi come terreno del rafforzamento della sovranità dello Stato; Meacci scriveva di «Stato superconfessionale, cioè al di sopra di tutte le confessioni»; Piola e Del Giudice tematizzavano uno «Stato confessionista». Jemolo – che nel 1927 definiva la «sovranità della Chiesa questione forse insolubile» – affermava che, dopo gli Accordi, «il nostro Stato non sarà classificabile tra i Paesi separatisti, ma tra quelli confessionali». Il saggio esamina poi il dibattito sulla sovranità internazionale della Chiesa – discussa, tra gli altri, da Anzillotti, Diena, Morelli – a proposito della distinzione o unità tra la Santa Sede e lo Stato Città del Vaticano – prosecuzione dello Stato pontificio o «Stato nuovo» – e della titolarità della sovranità. Il saggio si sofferma poi sul dilemma di Ruffini, «ma cos’è precisamente questo Stato», analizzando uno degli ultimi scritti del maestro torinese, il pensiero di Orlando, Jemolo, Giannini, una monografia di Donato Donati e una di Mario Bracci, due dense «Lectures» di Mario Falco sul Vatican city, tenute ad Oxford, Ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano di Federico Cammeo, in cui assumeva particolare rilievo la «sovranità, esercitata dal Sommo Pontefice», per l’«importanza speciale» nei «rapporti con l’Italia». Quanto agli ecclesiasticisti, il saggio esamina le prospettive poi sviluppate nell’Assemblea Costituente, uno scritto del giovane Giuseppe Dossetti – docente alla Cattolica – sulla Chiesa come ordinamento giuridico primario, connotato da sovranità ed autonomia assoluta non solo in spiritualibus; le pagine di Jannaccone e D’Avack sulla «convergenza tra potestas ecclesiastica e sovranità dello Stato come coesistenza necessaria della Chiesa e dello Stato e delle relative potestà»; un ‘opuscolo’ di Jemolo «per la pace religiosa in Italia», che nel 1944 poneva la libertà come architrave di nuove relazioni tra Stato e Chiesa. Il saggio conclude il percorso della «parola sovranità» – così Aldo Moro all’Assemblea Costituente – nell’esame del sofferto approdo all’articolo 7 primo comma della Costituzione, con la questione definita da Orlando «zona infiammabile». Sull’‘antico’ statualismo liberale e sul ‘monismo giuridico’ si imponeva il romaniano pluralismo; Dossetti ricordava la «dottrina dell’ultimo trentennio contro la tesi esclusivista della statualità del diritto». Rispondeva alle obiezioni dei Cevolotto, Calamandrei, Croce, Orlando, Nenni, Basso in nome di un «dato storico», «la Chiesa cattolica […] ordinamento originario […] senza alcuna compressione della sovranità dello Stato». Quanto al discusso voto comunista a favore dell’art. 7 in nome della «pace religiosa», Togliatti ricordava anche le Dispense del 1912 di Ruffini – imparate negli anni universitari a Torino – a suo dire ispiratrici della «formulazione Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Tra continuità giuridiche e discontinuità politiche, il campo di tensione tra ‘le due sovranità’ si è rivelato uno degli elementi costitutivi dell’identità italiana, nel segnare la storia nazionale dei rapporti tra Stato e Chiesa dall’Italia liberale a quella fascista a quella repubblicana, in un prisma di temi-problemi, che ancora oggi ci interroga.
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Pinheiro, Roseane Arcanjo, and Antonio Hohlfeldt. "JORNALISMO E DISCURSO: as representações sobre o leitor nas páginas de O Conciliador do Maranhão (1821-1823)." Revista Observatório 3, no. 1 (March 30, 2017): 258. http://dx.doi.org/10.20873/uft.2447-4266.2017v3n1p258.

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Abstract:
RESUMO O trabalho tem como objetivo analisar o discurso do jornal O Conciliador do Maranhão sobre as intenções e a identidade do leitor da publicação através da seção “Correspondência”. O impresso, que circulou entre 1821 a 1823, por meio de iniciativa do governo da província, foi marco da constituição do campo jornalístico na cidade de São Luís em uma conjuntura de alianças locais e acomodação política frente às mudanças no regime absolutista português. Os sentidos produzidos sobre os leitores envolveram as questões políticas e as relações sociais da época, construídas em meio a um processo complexo de trocas entre o jornal e os leitores. Palavras-chave: Jornalismo; O Conciliador do Maranhão; Leitores; Discurso; Século XIX. Abstract This paper’s objective is to analyze the discourse of O Conciliador do Maranhão newspaper on the intentions and identity of the publication’s readers, using the “Correspondence” section. The printed paper, that circulated between 1821 and 1823 by means of an initiative of the provincial government, was the hallmark of the journalistic field constitution in the city of São Luís, in a conjuncture of local alliances and political accommodation in the face of changes in the Portuguese absolutist regime. The produced meanings regarding the readers involved political issues and social relations of that time, which were built amid a complex exchanging process between the newspaper and its readers. Keywords: Journalism; O Conciliador do Maranhão; Readers; Discourse; XIX century. RESUMEN El trabajo tiene como objetivo analizar el discurso del periódico O Conciliador do Maranhão sobre las intenciones y la identidad del lector de la publicación a través de la sección “Correspondencia”. El impreso, que circuló entre 1821 a 1823 por la iniciativa del gobierno de la provincia, fue marco de la constitución del campo periodístico en la ciudad de São Luís en una coyuntura de acuerdos locales y acomodación política frente a los cambios en el régimen absolutista portugués. Los sentidos producidos sobre los lectores involucraron las cuestiones políticas e las relaciones sociales de la época, construida en medio de un proceso complejo de intercambios entre el periódico e los lectores. PALAVRAS-CLAVE: Periodismo; O Conciliador do Maranhão; Lectores; Discurso; Siglo XIX.
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Nicholls, Nancy. "Defensa de DDHH en Chile en el contexto transnacional del movimiento de defensa de los derechos humanos, 1973-1990." Estudos Ibero-Americanos 45, no. 1 (March 22, 2019): 43. http://dx.doi.org/10.15448/1980-864x.2019.1.31796.

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Abstract:
El artículo aborda el movimiento en redes de defensa de los DDHH en Chile que se desarrolló bajo la dictadura cívico-militar de Pinochet entre 1973 y 1990 en un contexto transnacional. Además de las buenas relaciones que el gobierno de la Unidad Popular había establecido con diversos gobiernos a través de sus embajadas, se plantea que hubo otros factores que incidieron en el pronto apoyo internacional a los organismos que en Chile se crearon para auxiliar a los perseguidos por el régimen. Se sostiene que tanto el conocimiento y los contactos a nivel internacional que habían adquirido algunos representantes de iglesia en materia de refugio durante la Unidad Popular, como sobre todo el impacto que generó en sectores progresistas de Europa y América Latina el golpe de estado y la muerte del presidente Allende, coadyuvaron a la inmediata respuesta en red del movimiento internacional de apoyo a la defensa de los DDHH en Chile. De modo que las bases de cómo se llevaría a cabo la cooperación internacional –por parte de agencias donantes, organismos de Naciones Unidas, el Consejo Mundial de Iglesias y gobiernos y ONGs de diversos países- se sentaron en los primeros meses después del golpe manteniéndose y desarrollándose a lo largo de los casi 17 años de dictadura. El conjunto de estos organismos crearon verdaderas redes transnacionales de apoyo a las víctimas de la represión que traspasaron las fronteras de Chile y actuaron a nivel regional y global. En este lapso, los organismos de defensa de los DDHH en Chile apoyados por el movimiento internacional, realizaron diversos aprendizajes de cómo actuar lo más eficazmente posible, creándose un modus operandi así como una cultura de DDHH, que tuvo repercusiones a nivel internacional. Lo anterior se ilustra a través del caso de FASIC. Finalmente, se sostiene que esa cultura ha dejado su huella en los movimientos sociales actuales, donde sectores de la sociedad civil, sobre todo juveniles, luchan por reivindicaciones sociales, culturales y de género que habían sido largamente postergadas.*** Defesa de DDHH em Chile no contexto multinacional do movimento de defesa dos direitos humanos, 1973-1990 ***O artigo aborda o movimento nas redes de defesa dos Direitos Humanos no Chile que se desenvolveu no período da ditadura cívico-militar de Pinochet, entre 1973 e 1990, em um contexto multinacional. Além das boas relações que o governo da Unidade Popular havia estabelecido com os diversos governos através de suas embaixadas, se propõe que houve outros fatores que incidiram no rápido apoio internacional aos organismos criados no Chile para auxiliar aos perseguidos pelo regime. Argumenta-se que tanto o conhecimento quanto os contatos em nível internacional que alguns representantes da igreja adquiriram em termos de refúgio durante a Unidade Popular – , sobretudo durante o impacto que gerou em setores progressistas da Europa e da América Latina, o golpe de estado e a morte do presidente Allende –, levaram à resposta imediata da rede do movimento internacional de apoio para a defesa dos direitos humanos no Chile. Deste modo, as bases de cooperação internacional por parte de agências doadoras, dos organismos das Nações Unidas, do Conselho Mundial de Igrejas e de governos e ONGs de diversos países sentou-se nos primeiros meses após o golpe e se desenvolveu ao longo dos quase 17 anos de ditadura. Todas essas organizações criaram redes transnacionais reais para apoiar as vítimas da repressão que cruzaram as fronteiras do Chile e atuaram regional e globalmente. Durante este período, as organizações de defesa dos Direitos Humanos no Chile apoiados pelo movimento internacional, aprendeu a agir de forma tão eficaz quanto possível, criando um modus operandi e uma cultura de Direitos Humanos, que teve repercussão internacional. O precedente é ilustrado através do caso do FASIC. Finalmente, argumenta-se que essa cultura deixou a sua marca nos atuais movimentos sociais, onde setores da sociedade civil, especialmente os jovens, lutam por reivindicações sociais, culturais e de gênero que foram adiadas por muito tempo.Palavras-chave: Direitos Humanos. Ditadura. Redes ecumênicas. Igreja Católica e protestante.
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Grimaldi, Angelo. "La forma di governo nella Costituzione Romana del 1849." Misión Jurídica, no. 20 (July 1, 2021): 174–96. http://dx.doi.org/10.25058/1794600x.1916.

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Abstract:
Dalla Costituzione romana del 1849 emerge una forma istituzionale “quasi dualistica” o “dualismo zoppo”. Si prevede una separazione dei poteri che però non rende possibile l’influenza ex post di un organo sulla funzione dell’altro, uno dei due organi costituzionali è claudicante: il Presidente collegiale della Repubblica, pur partecipando direttamente alla funzione legislativa, non può esercitare il veto sospensivo (accompagnato dalle osservazioni presidenziali), ma può soltanto, “senza ritardo”, promulgare la legge. L’Assemblea nomina il Presidente collegiale della Repubblica; i tre consoli non possono essere scelti fra i parlamentari, quindi si stabilisce la separazione dei due più importanti attori costituzionali. Il Presidente collegiale della Repubblica era a capo del Governo, ad esso spettava la nomina e la revoca dei ministri, quindi i ministri erano legati al Consolato da un rapporto “interno” di fiducia, ma tale rapporto di fiducia non poteva instaurarsi tra il Consolato-Governo e l’Assemblea. I due poteri, Legislativo e Capo dello Stato-Esecutivo, si costituiscono in due centri di autorità distinti, congegnati in un modo tale ed unico da potersi definire forma “quasi dualistica”. L’istituto della controfirma stabilisce il principio della “non responsabilità dei Consoli”, ma in che modo la Costituzione avrebbe garantito la irresponsabilità del Presidente (collegiale) della Repubblica se si afferma l’esatto contrario negli articoli 43, 44, 45 e 55? Risulta difficile immaginare un’evoluzione al parlamentarismo, cioè la responsabilità giuridica avrebbe aperto la strada alla responsabilità politica e, di conseguenza, al sistema parlamentare?
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Fusco, Idamaria, and Gaetano Sabatini. "Conoscenza del territorio e governo dell'emergenza ai confini del Regno di Napoli a fine Seicento." CHEIRON, no. 1 (January 2022): 44–67. http://dx.doi.org/10.3280/che2020-003.

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Abstract:
Uno dei contesti nei quali la capacità di governo del territorio della monarchia spagnola fu tradizionalmente messa a più dura prova fu certamente quello delle aree di confine, che per la loro stessa natura costituivano più facilmente luogo di presenza di elementi di alterazione dell'ordine pubblico. La lotta che al principio degli anni Novanta del Seicento conduce contro il banditismo Marco Garofalo marchese della Rocca, capo dei presidi miliari delle province d'Abruzzo ai confini settentrionali del Regno di Napoli, in un'area di frontiera con lo Stato della Chiesa, costituisce un esempio della capacità dei ministri della monarchia di dinamizzare tutti i mezzi a propria disposizione per conseguire il controllo sul territorio, accompagnando l'uso della forza all'esercizio della diplomazia.
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Bobbi, Silvia. "Le carte di Princeton del vicerč Eugenio: una fonte documentaria quasi dimenticata per la storia militare del Regno d'Italia (1805-1814)." SOCIETÀ E STORIA, no. 134 (February 2012): 769–95. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-134007.

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Abstract:
Il presente articolo intende rappresentare un contributo alla conoscenza della fonte documentaria conservata presso la Manuscripts Division del Department of Rare Books and Special Collections della Firestone Library dell'UniversitÀ di Princeton, nel New Jersey, nota come Beauharnais Collection. Essa raccoglie le carte di governo e private, che il principe Eugčne Beauharnais (1781-1824), viceré d'Italia e comandante in capo dell'esercito italico, portň con sé in esilio in Baviera alla caduta del Regno, nel 1814. Essa concerne soprattutto la storia militare del napoleonico Regno d'Italia, ed č stata sin qui assai poco consultata e utilizzata, in generale e dagli specialisti della materia, in particolare europei. Se ne evidenziano in dettaglio, con una serie di esempi direttamente frutto della sua consultazione, le peculiaritÀ e potenzialitÀ. Consente di valutare quali materie di governo avessero la prioritÀ dal punto di vista del vertice dell'esecutivo, assumendo la sua stessa lente focale di analisi della realtÀ; puň contribuire alla ricostruzione o rilettura di importanti questioni storiografiche, soprattutto se messa confronto con la documentazione conservata a Milano ed in Europa, di cui rappresenta un'indispensabile integrazione.
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Vasapolli, Andrea, and Brigitta Valas. "La rendicontazione del fondo in trust e il costo fiscalmente riconosciuto dei beni e dei diritti che lo compongono." marzo-aprile, no. 2 (April 7, 2022): 390–99. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.98.

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Abstract:
Sunto Il regime fiscale della «tassazione all’uscita», fatto proprio ora anche dall’Agenzia delle Entrate con la bozza di circolare emanata in pubblica consultazione l’11 agosto 2021, impone di approfondire una serie di problematiche che non si ponevano nell’ambito della precedente interpretazione della cosiddetta «tassazione all’entrata». Con riferimento ai beni che compongono il fondo in trust, in particolare, tali problematiche afferiscono a quale sia il costo fiscalmente riconosciuto degli stessi in capo al trustee (non potendo più trovare applicazione l’interpretazione fornita in passato dall’Agenzia delle Entrate nel contesto della tassazione all’entrata) e poi, dopo la loro assegnazione, in capo ai beneficiari, nonché alle molteplici e diversificate informazioni che il trustee deve rendicontare per tenere conto dei diversi profili di rilevanza fiscale del fondo in trust.
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Battegazzorre, Francesco. "L'INSTABILITÀ DI GOVERNO IN ITALIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, no. 2 (August 1987): 285–317. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016695.

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Abstract:
IntroduzioneIn un noto contributo sul tema della stabilità governativa pubblicato una quindicina d'anni orsono M. Taylor e V. Herman esprimevano incertezza sul significato della capacità di persistenza dei ministeri, asserendo la necessità di «un ampio studio empirico prima di poter dire che la stabilità governativa è indicatore diuna qualsiasi cosa». In tal modo gli autori intendevano prendere le distanze da un assunto largamente diffuso nella letteratura specialistica sull'argomento, secondo cui la capacità di durata dell'esecutivo è legata significativamente al rendimento del sistema politico e, più in generale, alla stabilità del regime. Benché l'assunto in questione compaia, esplicitamente o implicitamente, anche in alcuni dei più recenti studi sulla stabilità ministeriale, restano comunque dubbi — in assenza dell'analisi empirica suggerita da Taylor e Herman — circa i legami intercorrenti tra persistenza del governo eperformancedel sistema, e non è mancato chi, nell'ambito della disciplina, di tali dubbi si è fatto portavoce. Sartori, per esempio, ha negato in diverse occasioni che un governo stabile (nel senso di duraturo) possa per ciò stesso essere considerato efficiente: «un esecutivo può durare (essere stabile) nell'immobilismo, e anzi durare proprio perché non si muove e non smuove le acque». A questa critica, di natura essenzialmente logica, si aggiunge ora quella — fondata empiricamente — di A. Lijphart, che utilizza dati tratti dal caso francese (IV Repubblica) e da quello nord-irlandese per contestare la tesi secondo cui «la capacità di durata dell'esecutivo è un buon indicatore dell'efficacia del governo e della stabilità del regime democratico». Il punto è quindi tutt'altro che chiarito, e di conseguenza non può sottrarsi all'attenzione dello studioso anche quando l'oggetto d'analisi viene affrontato da un'altra angolatura. Nel nostro caso va detto che indagare sul significato della stabilità o instabilità dell'esecutivo non costituisce l'obiettivo che ci si è proposti qui; tuttavia, data la salienza di questo aspetto del problema per il senso complessivo del lavoro, esso sarà oggetto di una breve trattazione nella parte conclusiva dell'esposizione.
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Gentiloni Silveri, Umberto. "La politica internazionale e Amintore Fanfani." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 262 (October 2011): 64–74. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-262004.

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Abstract:
Negli ultimi anni il dibattito storiografico sul secondo dopoguerra ha privilegiato i tentativi di superare le narrazioni nazionali, rimettendo in discussione i confini tradizionali delle discipline di riferimento. Il percorso biografico di Amintore Fanfani rappresenta un punto di osservazione privilegiato, segnato dall'incontro tra la politica estera e le scelte che hanno caratterizzato diverse fasi della storia della repubblica. Il contributo analizza alcune questioni chiave che attraversano e ridefiniscono il sistema internazionale, con particolare attenzione agli indirizzi e ai condizionamenti del sistema bipolare. Il ruolo centrale di Fanfani nella Democrazia cristiana e negli esecutivi che lo vedono capo del governo o ministro degli Esteri viene utilizzato come chiave di lettura per seguire le trasformazioni dei nessi tra quadro interno e contesto internazionale. La storia della repubblica diventa parte di una piů ampia dinamica che caratterizza una lunga fase del secondo dopoguerra, fino a condizionare gli assi portanti della proiezione internazionale dell'Italia repubblicana.
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Parisini, Roberto. "Sindacato fascista e stabilitÀ corporativa nel Ferrarese (1934-1943)." SOCIETÀ E STORIA, no. 133 (October 2011): 525–49. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-133005.

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Abstract:
Attraverso lo studio delle campagne ferraresi, il saggio descrive il ruolo svolto dai sindacati (in particolare quello dei lavoratori) nell'erezione dei nuovi assetti corporativi in agricoltura da parte dello Stato fascista; e illumina al tempo stesso un processo condiviso da quell'ampia fascia delle campagne basso-padane caratterizzata principalmente dalla presenza del capitalismo agrario e del movimento bracciantile. Fuori dalle inconsistenze ideologiche e dai limiti totalitari (nonostante gli sforzi del capo del sindacalismo fascista, il ferrarese Edmondo Rossoni) messi progressivamente in mostra dal corporativismo fascista, emerge cosě la centralitÀ avuta dal sindacato nel garantire stabilitÀ, sul piano pratico, alla struttura corporativa, permettendo al regime di raggiungere comunque gli obiettivi economici e sociali voluti, anche nel contesto di tutti i pesanti limiti e delle gravi inefficienze che ne caratterizzarono la gestione delle risorse durante la guerra.
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Fonzo, Erminio. "Il fascismo nell'Enciclopedia italiana." MONDO CONTEMPORANEO, no. 1 (August 2021): 5–46. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-001001.

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Abstract:
L'Enciclopedia italiana è stata l'opera più importante realizzata dal regime fascista in ambito culturale. Logicamente, l'Enciclopedia era attenta a riportare la versione dei fatti gradita al governo su tutto ciò che riguardava la storia recente e la politica. Nel regime, però, gli intellettuali non erano sempre concordi e in alcuni casi i collaboratori della Treccani dovettero scegliere quale interpretazione proporre. Il livello scientifico delle voci sull'attualità politica e la storia recente è vario: alcune propongono una sintesi efficace, mentre altre sono più faziose. Il controllo del governo, del resto, aumentò nel corso degli anni e fu particolarmente stretto sull'Appendice I, pubblicata nel 1938. L'articolo prende in esame le voci dell'Enciclopedia e dell'Appendice relative alla politica e alla storia recente, esaminando quali elementi dell'ideologia e della storia del fascismo gli autori hanno inteso mettere in evidenza; attraverso quali metodi hanno proposto la narrazione "ufficiale".
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Calisee, Mauro, and Renato Mannheimer. "COME CAMBIANO I GOVERNANTI DI PARTITO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 16, no. 3 (December 1986): 461–83. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001618x.

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Abstract:
IntroduzioneLa forma di governo in Italia sta cambiando. Da almeno un decennio si fanno sempre più frequenti i segnali che il governo repubblicano sta uscendo da quella sindrome di « parlamentarismo integrale » che aveva caratterizzato il primo trentennio di instaurazione di un regime democratico di massa in questo paese. Una maggiore autonomia e capacità decisionale dell'esecutivo si manifesta su più piani. Anche a voler tralasciare i mutamenti nello stile di leadership, alcune modifiche rilevanti hanno investito la struttura e la forma medesima dell'iter decisionale del governo: basta pensare al ruolo sempre più determinante della decretazione d'urgenza e ad alcune importanti modifiche organizzative come il Consiglio di Gabinetto e il tanto atteso varo della riforma della Presidenza prevista dall'articolo 95 della Costituzione. Senza peraltro dimenticare quel rafforzamento del potere di intervento della Presidenza del Consiglio che investe ambiti operativi forse meno visibili sotto il profilo istituzionale, ma che toccano gangli vitali del sistema politico, quali i media e i servizi di intelligence.
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Giordana, Emanuele. "La crisi dell'opzione civile nella palude afgana." FUTURIBILI, no. 1 (March 2011): 187–94. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001013.

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Abstract:
Le dimissioni anticipate di Kai Eide, il capo della missione Onu in Afghanistan, il fallimento del processo elettorale per l'elezione del presidente - vessato da frodi e brogli manifesti - ma soprattutto la decisione di Barack Obama di inviare nuovi soldati sembrano dire, sul futuro dell'Afghanistan, una sola cosa: nonostante le speranze di una svolta che sapesse coniugare la presenza dei soldati della Nato a un cambio di strategia che tenesse in maggior conto le esigenze e le necessitŕ della popolazione, il conflitto nel paese asiatico sembra rimanere prigioniero della sola opzione militare. La decisione di Obama di inviare trentamila marine, seguita dalla promessa della Nato di cercarne in Europa altri diecimila (tra cui mille italiani) non solo non č stata accompagnata da una riflessione sulla necessitŕ di un maggior impegno civile in Afghanistan nella ricostruzione e per soddisfare le necessitŕ primarie, ma sembra significare che la Comunitŕ internazionale non č in grado di formulare alternative alla sola azione militare. Se non un generico appello per una miglior qualitŕ del governo nazionale di Kabul. Gli ultimi mesi sono significativi da questo punto di vista e vale la pena di ripercorrerli. Cercheremo anche di indicare qualche possibile suggerimento che, in primo luogo, dovrebbe coinvolgere un cambio di strategia del nostro Paese.
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Sampieri, Angelo, and Beatrice Agulli. "Campagne italiane contemporanee. Spazi della produzione agricola specializzata a Capo Pachino." CRIOS, no. 21 (November 2021): 58–69. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021006.

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Abstract:
La diffusione di produzioni agricole specializzate consente di osservare il modo in cui stanno cambiando porzioni importanti della campagna contemporanea italiana. Tali produzioni difatti assumono in Italia caratteri particolari che le sottraggono a molte delle osservazioni (e delle generalizzazioni) che nella letteratura internazionale guardano gli spazi dell'agricoltura specializzata come piattaforme monofunzionali, regolate da rigide infrastrutturazioni e da sofisticati programmi logistici che le escludono dai contesti entro i quali sono collocate. Le differenze appaiono particolarmente rilevanti a Capo Pachino, dove la produzione specializzata di pomodori, seppure presente da oltre mezzo secolo, e capace di generare un'economia di grande importanza a livello non solo locale, ha costruito spazi segnati da una certa instabilità delle organizzazioni e transitorietà delle forme. Questa infrastrutturazione debole di Capo Pachino, che da un lato comporta fragilità enormi di gestione e governo del comparto produttivo, garantisce dall'altro anche il suo dinamismo, la sua apertura e la sua capacità di essere attraversato da usi e relazioni molteplici. È in ragione di questi caratteri che l'articolo muove alcune riflessioni di natura progettuale e operativa sulla relazione tra produzione specializzata e trasformazione delle campagne contemporanee
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Benzoni, Riccardo. "Laicizzare la beneficenza. La distribuzione dotale nelle feste politiche del Regno d’Italia napoleonico (1805-1814)." Journal of Church History 2021, no. 1 (June 1, 2021): 3–17. http://dx.doi.org/10.24193/jch.2021.1.1.

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Abstract:
"Riassunto. Luogo privilegiato della costruzione del consenso per Bonaparte, le feste politiche del Regno d’Italia napoleonico (1805-1814) costituiscono un caso di studio alquanto significativo per osservare il processo di progressiva laicizzazione della beneficenza che ebbe luogo nella tarda età Moderna. Nel conferire una profonda accelerazione alle novità introdotte dai sovrani illuminati alla metà del secolo XVIII, le iniziative che vennero promosse in questo ambito dal regime napoleonico favorirono infatti la graduale assunzione da parte governo – e specificamente del ministero dell’Interno – di prerogative in precedenza spettanti alle autorità ecclesiastiche e ai gruppi confraternali. Attraverso lo studio della distribuzione delle doti alle fanciulle indigenti in occasione delle feste politiche, il lavoro si propone pertanto di lumeggiare i tratti della profonda trasformazione che ebbe luogo nel corso della stagione francese e di porre altresì l’accento sul cospicuo ritorno, ricercato dal regime tramite la distribuzione delle elargizioni, nei termini del radicamento dell’adesione."
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Castillo, Fernando Aníbal. "Sobre la desestructuración y reconstitución del sindicalismo en Jujuy, Argentina, durante la Revolución Libertadora (1955-1958)." Mundos do Trabalho 7, no. 14 (June 28, 2016): 189. http://dx.doi.org/10.5007/1984-9222.2015v7n14p189.

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Abstract:
Com a deposição do governo de Perón, em setembro de 1955, e a consequente instauração do regime denominado “Revolución Libertadora”, se assistiu na Argentina a um processo de eliminação sistemática dos elementos vinculados ao peronismo. Estes procedimentos alcançaram também o movimento operário: líderes peronistas foram perseguidos, sindicatos foram tomados e houve consequências desfavoráveis para o conjunto dos trabalhadores. A militância peronista respondeu ao ataque perpetrado pelo governo; através de diversas táticas deu lugar à chamada “resistência peronista”. Estes termos se disseminaram por todo o país, incluindo a província de Jujuy, localizada a noroeste do país. Neste artigo se determinam as características do processo de desestruturação e reconstituição dos sindicatos da província de Jujuy durante a Revolução Libertadora.
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Di Virgilio, Aldo. "LE ALLEANZE ELETTORALI. IDENTITÀ PARTITICHE E LOGICHE COALIZIONALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, no. 3 (December 1996): 519–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024503.

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Abstract:
La politica delle alleanze nella transizione italianaL'emergere di una competizione tra coalizioni partitiche rappresenta una delle principali conseguenze delle regole per l'elezione dei due rami del parlamento, dei consigli regionali e degli organismi amministrativi di comuni e province adottate in Italia fra il 1993 e il 19951. Nell'operatività dei nuovi sistemi elettorali, la scelta dell'aggregazione fa capo agli aspetti maggioritari del meccanismo di voto (l'elezione dei deputati e dei senatori nei collegi uninominali, l'attribuzione del premio di maggioranza nei consigli regionali, l'elezione del sindaco e del presidente della provincia), ancorati, con maggiore o minore forza cogente, allo scopo di «votare per eleggere un governo»2. In tal modo, la politica delle alleanze si è affermata come un elemento permanente del processo elettorale, decisivo ai fini del risultato e non privo di implicazioni sull'evoluzione strutturale del sistema partitico. La formazione delle coalizioni e la progressiva ridefinizione dell'offerta coalizionale, in effetti, hanno cadenzato fin qui i passaggi elettorali della transizione italiana. La forza aggregativa del Pds e la sua capacità di attivare una logica di schieramento si rivelarono determinanti, in assenza di coalizioni alternative, per il successo della sinistra negli importanti test elettorali locali dell'estate e dell'autunno 1993. La formula inventata da Silvio Berlusconi per colmare il deficit di offerta sul fronte moderato – il cartello elettorale a geografia variabile che vedeva la sua nuova formazione politica alleata al Nord con la Lega e al Sud con il Msi-An – consentì alle destre di vincere le elezioni politiche del marzo 1994. Nella fase successiva, il vincolo delle alleanze ha determinato la rottura del polo di centro e il riequilibrio coalizionale che ne è scaturito ha favorito, alle elezioni regionali dell'aprile 19953, il dispiegarsi di una competizione tendenzialmente bipolare tra due schieramenti di analoga forza.
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Greggi, Filippo. "veridizione neoliberale." Nóema, no. 13 (November 20, 2022): 47–67. http://dx.doi.org/10.54103/2239-5474/18854.

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Abstract:
A partire dalla tesi che nel neoliberalismo è all’opera una pratica di governo degli altri che si effettuatramite la sollecitazione di un modo particolare di governo di sé, nel presente contributo si tenterà diconsiderare lo specifico regime di verità che si profila in relazione a questa forma di esercizio delpotere. Per comprendere questa particolare declinazione della veridizione come tecnica di sé atta adassicurare il governo degli altri l’articolo si svilupperà in tre parti. In un primo momento si tenterà didefinire la nozione di regime di verità affinché sia possibile comprenderne la portata in relazione allagovernamentalità neoliberale. Si avrà così modo, in un secondo momento, di analizzare il regime diverità neoliberale andando a definire il suo funzionamento e i suoi bersagli. Sarà possibile, infine,studiare gli effetti che tali pratiche veridizionali ingenerano nei processi di soggettivazione nella misurain cui producono un individuo imprenditore di sé, le cui scelte e comportamenti devono essere animatidalla logica del capitale umano.
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Burgio, Alberto. "Il nazismo come malattia dell'"anima tedesca"." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 2 (May 2012): 187–208. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-002002.

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Abstract:
Per comprendere quanto avvenne nella Germania e nell'Europa dominate dal nazismo (in particolare lo sterminio pianificato di malati, ebrei, "zingari" e slavi) č indispensabile «capire i tedeschi» (Primo Levi), poiché il regime nazista si avvalse della costante partecipazione attiva della maggioranza della popolazione. Come osservň Thomas Mann, un fattorechiave del consenso plebiscitario ottenuto dal regime fu - insieme a una forte domanda di ordine e sicurezza e alla propensione ad affidarsi alle decisioni di un capo carismatico - il bisogno diffuso di appartenere a una comunitŕ omogenea, coesa e chiusa, il che generň un clima psicologico e morale favorevole alla deumanizzazione degli "estranei" e dei nemici interni ed esterni. Di questi tratti dell'«anima tedesca» (Mann), verosimilmente alimentati da un modello educativo autoritario mutuato dal mondo militare, occorre tenere conto ai fini di una pertinente ricostruzione degli eventi storici.
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Lanza, Orazio. "Cristina Barbieri, Il capo del governo in Italia. Una ricerca empirica. Milano, Giuffrè, 2001, pp. 221, Isbn 88 14 09324 5." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, no. 2 (August 2003): 333–36. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027210.

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Fabbrini, Sergio. "Luciano Cavalli, Governo del leader e regime dei partiti, Bologna, Il Mulino, 1992, pp. 298." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no. 3 (December 1993): 594–96. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022528.

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Fasone, Cristina. "La condizionalità nella nuova governance postpandemica, tra rule of law e uso del dispositivo per la ripresa e la resilienza." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 2 (December 2022): 5–53. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2022-002001.

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Abstract:
La condizionalità è strumento di governo relativamente nuovo nel quadro dell'Unione europea. Dopo una breve ricostruzione storica dell'evoluzione della condizionalità europea, dei tipi di condizionalità e dei pro e dei contro evidenziati in dottrina, il contributo esamina la sua configurazione e attuazione nell'ambito della politica di coesione, dell'assistenza finanziaria durante la crisi dell'Eurozona e, infine, nell'ambito del Next Generation EU. Particolare spazio è dedicato all'analisi del Regolamento sul regime di condizionalità per la protezione del bilancio europeo, della giurisprudenza europea e del suo seguito. Mentre si metteranno in risalto i nodi critici tuttora irrisolti, si manifesta un generale apprezzamento dell'uso dell'istituto, pur evidenziando la necessità di un maggior rigore nell'analisi delle sue conseguenze costituzionali a livello europeo, ad oggi in larga parte trascurate.
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Ambrosini, Maurizio. "Confini contesi: chiusure selettive e iniziative solidali." REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 30, no. 64 (April 2022): 23–42. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880006403.

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Abstract:
Riassunto. L’articolo si propone due obiettivi. In primo luogo intende approfondire il tema del ritorno dei confini, illustrandone l’articolazione a diversi livelli e il funzionamento selettivo, come effetto di un regime neo-liberale di governo della mobilità umana: un regime che incorpora disuguaglianze profonde nella distribuzione del diritto a muoversi attraverso i confini. Il caso dei respingimenti al confine con la Bosnia e la responsabilità dell’agenzia Frontex verranno approfonditi per illustrare il funzionamento della vigilanza sulle frontiere da parte dell’UE. La pandemia inoltre ha favorito il rafforzamento di misure di restrizione degli accessi dei migranti indesiderati nei paesi sviluppati. In secondo luogo, l’articolo rivolge lo sguardo agli attori e alle iniziative che cercano di aprire spazi di solidarietà e accoglienza nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo, contestando sul piano pratico l’assolutizzazione dei confini e l’esclusione di chi bussa alle porte del Nord del mondo. Tra i molti esempi possibili, ne vengono trattati due: le cosiddette “città santuario” e i corridoi umanitari. A partire da questi esempi sarà sviluppato nelle conclusioni il concetto di “solidarietà contro i confini”.
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Morlino, Leonardo, and José Ramon Montero. "LEGITTIMITÀ, CONSOLIDAMENTO E CRISI NELL'EUROPA MERIDIONALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 24, no. 1 (April 1994): 27–66. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022681.

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Abstract:
IntroduzioneNei primi anni novanta gli effetti politici della crisi economica si fanno sentire in tutti i paesi occidentali, e soprattutto in quelli caratterizzati da economie più deboli, come i paesi del Sud Europa. Crescono gli atteggiamenti di critica e protesta, e in questo senso diminuisce la legittimità governativa. Tutto ciò si manifesta in Grecia, innanzi tutto, con la sconfitta del governo conservatore nelle elezioni dell'ottobre 1993, in Spagna con la diminuzione dei voti socialisti nel giugno dello stesso anno e la perdita della maggioranza assoluta in parlamento, in Portogallo con più forti dissensi e critiche al governo in assenza di elezioni. In Italia i fenomeni di protesta sono più profondi, al punto di poter parlare – in questo stesso periodo – di crisi e transizione di regime. L'Italia, dunque, presenta un «differenziale» rispetto agli altri paesi che va spiegato.
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Di Mauro, Luca. "Un progetto di congiura assolutista durante l'ottimestre costituzionale del 1820-21." IL RISORGIMENTO, no. 2 (November 2022): 7–37. http://dx.doi.org/10.3280/riso2022-002001.

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Abstract:
L'adozione della costituzione spagnola nelle Due Sicilie a seguito del moto carbonaro di Nola non interrompe l'attività politica delle società segrete che aveva caratterizzato il decennio precedente. Durante gli otto mesi del reme rappresentativo la clandestinità continua a essere considerata uno strumento politico e formazioni democratiche, liberali e reazionarie si muo- vono nell'ombra per modificare o rovesciare il governo. Le carte del fondo Ministero di grazia e giustizia dell'Archivio di Stato di Napoli restituiscono le indagini della polizia del regime costituzionale napoletano su di una congiura della società reazionaria dei calderari, preparata tra il dicembre 1820 e il febbraio 1821. Pur se rimasta priva di effetti pratici, l'azione del nucleo legittimista mette in luce una rete composita di azione e reclutamento e consente di analizzare le ragioni - politiche o personali - alla base della politicizzazione dei differenti gruppi sociali coinvolti nel progetto.
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Gambino, Silvio. "Sui militi alla revisione della costituzione nell'ordinamento italiano." Revista de Direitos e Garantias Fundamentais, no. 8 (October 30, 2010): 55. http://dx.doi.org/10.18759/rdgf.v0i8.26.

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Abstract:
L’analisi dei limiti (soprattutto materiali) alla revisione della Costituzione nell’ordinamento italiano, da sempre oggetto di studio da parte della dottrina costituzionale, di recente è stata oggetto di approfondimento con riguardo al testo di revisione costituzionale approvato da una maggioranza parlamentare (di destra) ma poi respinto dal corpo elettorale nel referendum costituzionale. Il quesito che, più in particolare, ha originato l’approfondimento riguardava la disponibilità o meno in capo al Parlamento del potere di revisione costituzionale che avesse ad oggetto uno sbilanciamento dei poteri a favore del Governo e soprattutto del Premier. Rispetto a tale questione contingente, l’analisi ha approfondito il tema per come esso si presenta nel quadro di un costituzionalismo rigido e giurisdizionalmente garantito. La letteratura giuridica, tuttavia, ha offerto nel corso degli ultimi sessanta anni una risposta di tipo evolutivo. Nel mentre fino agli anni ’70 ha assunto che nulla impedirebbe la revisione della Costituzione qualora siano rispettate le procedure rafforzate previste nell’art. 138 Cost. (approvazione con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e sottoposizione a referendum popolare qualora il testo di revisione non sia stato approvato nella seconda votazione con una maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna delle Camere), nella dottrina successiva agli anni ’80, anche sulla base del limite costituzionale secondo cui la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale (art. 139 Cost.), ha individuato l’esistenza, accanto al limite formale, di un limite materiale, costituito dal rispetto dei principi supremi e dei diritti fondamentali, benché l’individuazione puntuale di tali principi appare molto più complessa e talora anche problematica. La giurisprudenza costituzionale ha sempre confermato una simile lettura allorché ha individuato, con una giurisprudenza stabile nel tempo, i principi e i diritti fondamentali come limite al processo di integrazione europea e prima ancora con riguardo ai rapporti fra diritto costituzionale e diritto canonico.
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Bruzzo, Aurelio. "Le misure di politica economica per le PMI nelle ZFU italiane: opportunitŕ e problematiche." ARGOMENTI, no. 28 (June 2010): 41–60. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-028003.

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Abstract:
Da qualche anno le Zone franche urbane sono oggetto del dibattito di politica economica. Il governo italiano, infatti, dopo aver siglato un contratto con le 22 Amministrazioni locali interessate all'introduzione di un regime di esenzioni nelle zone piů disagiate del loro territorio, alla fine dell'anno scorso ha stravolto - per decreto - l'originario provvedimento assunto in materia. Ma in cosa consiste la politica delle ZFU adottata in Italia e quali sono le specifiche misure da questa previste a favore delle PMI? E soprattutto com'č stata sviluppata tale politica in confronto all'analoga francese cui dichiaratamente essa s'ispira? Il presente articolo, cercando di ricostruire l'intera vicenda, intende fornire una risposta a queste domande, fino a giungere a una complessiva valutazione critica, ancor prima che la politica in questione inizi a essere applicata.
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Bussotti, Luca. "LA TRANSIZIONE FALLITA. DIECI ANNI DI POLITICA MOZAMBICANA (2009-2019)." Il Politico 255, no. 2 (January 10, 2022): 73–101. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.623.

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Abstract:
Per diverso tempo, dopo la firma degli Accordi Generali di Pace (AGP) a Roma, il 4 ottobre del 1992, fra il governo mozambicano guidato dal FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico) e la RENAMO (Resistenza Nazionale del Mozambico), una buona parte della comunità internazionale e accademica aveva considerato il Mozambico come un raro caso di successo in Africa. La realtà si è rivelata assai più complessa rispetto alle previsioni iniziali, nonostante l’illusione di un paese pacificato e sulla via di una democrazia stabile sia stata propagandata a lungo, anche a causa di un incremento medio annuo del PIL pari al 7,2% fra il 2000 e il 20161. Questo studio offre una riflessione su come la “transizione” dalla Prima alla Seconda Repubblica – ossia da uno Stato socialista con un regime a partito unico a uno democratico e multipartitico, non abbia seguito il percorso che era stato auspicato e previsto durante tutti gli anni Novanta e per buona parte del nuovo secolo. Al contrario, vi è stata una deriva autoritaria associata a nuovi conflitti interni. Non si è trattato di un fenomeno improvviso, ma costante, a partire dal 2009 circa fino a oggi, come tutti i principali indicatori su democrazia, libertà di espressione, diritti umani evidenziano.
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Mozzati, Tommaso. "¿Os recibimos con alegría? Il viaggio di Olga Raggio a Vélez Blanco nel 1959: l’itinerario, gli interlocutori, i rapporti frail Metropolitan Museum e le istituzioni spagnole." TEMPORÁNEA. Revista de Historia de la Arquitectura, no. 2 (2021): 2–23. http://dx.doi.org/10.12795/temporanea.2021.02.01.

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Abstract:
L’articolo intende ripercorrere il dialogo apertosi fra il Metropolitan Museum of Art di New York, le autorità ministeriali spagnole e l’intelligentsia andalusa negli anni compresi fra il 1959 e il 1963, cioè durante la ricostruzione del patio proveniente dal castello di Vélez Blanco nelle sale dell’istituzione newyorkese. Nel far questo il contributo si propone di ricollocare una simile rete di relazioni sullo sfondo della più ampia situazione politica e diplomatica vissuta in quegli anni dal regime franchista all’interno della comunità internazionale e, in particolare, nel contesto dei negoziati intrattenuti al tempo con il governo di Washington.
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Guida, Alessandro. "Dalla demolizione del passato marxista al nuevo Chile. Propaganda e “guerra psicologica” nel primo anno di goberno della dittadura di Augusto Pinochet." Sémata: Ciencias Sociais e Humanidades, no. 32 (November 13, 2020): 301–25. http://dx.doi.org/10.15304/s.32.7006.

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Abstract:
La dittatura di Pinochet non governò esclusivamente attraverso la violenza fisica. Sul “fronte interno” la popolazione venne “conquistata” anche attraverso una manipolazione che fu implacabile e che venne condotta attraverso tutti i mezzi disponibili. In una fase iniziale, la propaganda e la “guerra psicologica” del regime ebbero a che vedere con i “guasti” prodotti dal governo Allende e con l’antimarxismo in generale. Parallelamente, prevalsero il richiamo a valori quali l’unità della nazione, la moralità, la necessità di ripristinare virtù e simboli tradizionali, nonché il tentativo di compattare la popolazione intorno agli obiettivi nazionali della Giunta. Il tutto si produsse nel quadro di una versione specifica e originale della “Dottrina della sicurezza nazionale”, che iniziò a operare sin dalle prime battute della dittatura. Verso la metà del 1974 iniziò a manifestarsi la necessità di un cambio di rotta nella strategia comunicativa, che rispondeva a ragioni sia di ordine interno che esterno.
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Corritore, Renzo P. "Un problema negletto. Per un riesame della questione annonaria nelle cittŕ di antico regime." STORIA URBANA, no. 134 (June 2012): 5–9. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-134001.

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Abstract:
Approvvigionamento - Mediterraneo - Mercato - Storia urbana - Adam Smith, Ferdinando Galiani«Le leggi riguardanti il grano possono ovunque essere paragonate alle leggi riguardanti la religione. Il popolo si sente tanto interessato a ciň che attiene alla sua sussistenza in questa vita, o alla sua felicitŕ di una vita futura, che il governo deve assecondare i suoi pregiudizi e, per conservare la tranquillitŕ pubblica, deve instaurare un sistema che la popolazione stessa approvi. Č forse per questo motivo che raramente si trova instaurato un sistema ragionevole riguardo a questi due problemi essenziali» (Digressione concernente il commercio dei grani e le leggi sui grani, in La Ricchezza delle Nazioni). I saggi raccolti in questo numero monografico di «Storia Urbana» vogliono verificare la fondatezza di questo passo, assai noto, di Adam Smith sull'irrazionalitŕ dei sistemi annonari durante l'ancien régime, concentrandosi sul rapporto fra approvvigionamento cittadino (annona) e strutture urbane in importanti centri del Mediterraneo. La resilienza di tali istituzioni, ma anche la loro capacitŕ di adattarsi a contesti radicalmente diversi, mutando la loro natura secondo il contesto e la congiuntura, fanno ritenere quanto meno semplicistica tale affermazione. Č auspicabile quindi una riapertura del dossier sussistenza e approvvigionamento nelle cittŕ e negli stati dell'etŕ pre-industriale secondo schemi piů aggiornati e in un orizzonte spazio-temporale meno angusto.
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Corritore, Renzo P. "Horrea. Un'istituzione che «va e viene» nella politica annonaria delle cittŕ di antico regime." STORIA URBANA, no. 134 (June 2012): 11–29. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-134002.

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Abstract:
Approvvigionamento - Conservazione e distribuzione dei grani - Mercato - Storia urbana - Cittŕ italiane, secc. XIII-XVIII Quanto sia diffuso e quale natura abbia - innanzi agli interessi privati soprattutto - il Magazzino pubblico dei grani nelle cittŕ dell'Italia centro settentrionale nei secoli XIII-XVIII sono aspetti sufficienti a porre in discussione alcuni capisaldi della concezione tradizionale dell'Annona. In cittŕ la formazione di stock alimentari eccedenti il fabbisogno dei consumatori č di fatto un miraggio. Granai, magazzini, solai, strutture specializzate per il ricovero delle derrate sono un bene raro. La distribuzione del raccolto č ineguale, la struttura delle scorte fra i particolari ancor piů sperequata. Anche laddove si manifesta la volontŕ del ceto di governo o dell'autoritŕ di istituire un Magazzino municipale (o statale) non si esce da una forzata sussidiarietŕ - per la carenza degli spazi di ricovero - fra strutture pubbliche e granai privati. L'istituzione di un Magazzino pubblico dei grani a carattere permanente č quindi piů l'eccezione che la regola nelle cittŕ di antico regime. Qualora invece lo si faccia, si tratta di un'istituzione transitoria (da economia di guerra) oppure tende ad assumere il ruolo di fondamentale leva economica alla quale il ceto dirigente affida il compito di stabilizzare i prezzi di mercato anche nelle fasi di sovrapproduzione.
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Verardo, Fabio. "Giustizie della Liberazione. Riflessioni sulle forme giudiziarie attuate nell'Italia settentrionale nella fase insurrezionale." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 298 (June 2022): 144–70. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-298012.

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Abstract:
Il saggio analizza le pratiche della giustizia insurrezionale componendo un quadro delle specificità punitive e giudiziarie per interpretarle come teatro pedagogico, strumento per arginare violenze e sovversioni, valvola di sfogo e catarsi per combattenti, cittadini e comunità. Partendo da una riflessione sui giudizi sommari, le violenze e le forme arbitrarie di giustizia che caratterizzarono la fase insurrezionale e post-insurrezionale, propone un focus sugli attori che - pur con diversi limiti - ebbero una veste formale o organizzata e si riferirono, almeno sul piano ideale, alle forme e ai metodi del tribunale e del processo. Sono prese in esame le forme giudiziarie istituite nell'Italia settentrionale e amministrate dai Comitati di liberazione nazionale (Cln) e dalle formazioni partigiane nel periodo compreso tra l'insurrezione e l'istituzione delle Corti d'assise straordinarie (Cas) per studiare, accanto ai ruoli e all'azione dei protagonisti, quali idee e pratiche transitarono attraverso i processi nella prospettiva più ampia della "resa dei conti con il fascismo" e della ricostruzione della legalità. In quelle settimane tribunali partigiani, tribunali del popolo, tribunali di fabbrica, comitati di epurazione e altri organismi più effimeri furono creati per giudicare delatori, esponenti dei reparti nazi-fascisti e quanti si compromisero con il regime e con i tedeschi nel biennio 1943- 1945. Fu un fenomeno complesso e sfaccettato poiché vennero costituiti in molteplici forme e agirono con logiche e riferimenti normativi e procedurali non sempre coerenti rispetto alle disposizioni del Clnai e del Governo del sud. Inoltre, furono legati a un contesto politico-sociale incandescente, esacerbato dalle violenze del conflitto e fortemente caratterizzato sul piano locale da tensioni e spinte contrapposte.
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Von Preuschen, Henriette. "Ideologia e conservazione dei beni culturali: le chiese distrutte dalla guerra nella Repubblica democratica tedesca." STORIA URBANA, no. 129 (April 2011): 121–54. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129005.

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Abstract:
Dopo il secondo conflitto bellico e fino al crollo del muro di Berlino, nella repubblica democratica tedesca la ricostruzione delle chiese distrutte durante la guerra, luoghi carichi di memorie storiche e religiose, ben lungi dal porsi come un problema culturale si rivelň sostanzialmente come fatto politico. La scelta se ricostruire o meno gli edifici bombardati era infatti legata alla potenzialitŕ che quel determinato edificio potesse o no rinvigorire l'ideologia socialista e giovare all'immagine che il regime voleva dare di sé. In linea generale, il governo tendeva a far saltare i resti delle chiese con esplosivo, minando metaforicamente le fondamenta del messaggio religioso, ma anche simbolico e artistico, che esse custodivano. La ricostruzione era ammessa solo in quei casi in cui l'edificio potesse in qualche modo partecipare all'immagine urbana che del socialismo si voleva divulgare anche al di fuori dei confini statali. In questi casi, tuttavia, il processo di riedificazione era sottratto agli organismi religiosi e gestito interamente dallo stato, che in qualche modo si impegnava a trasmettere un messaggio antireligioso. Altre volte, come nel caso delladi Dresda, furono proprio le rovine a veicolare un messaggio politico ben preciso, in questo caso una condanna dell'imperialismo americano.
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Arrieta, Juan Ignacio, and Artur Miziński. "Prałatury personalne i ich relacje do struktur terytorialnych." Prawo Kanoniczne 43, no. 3-4 (December 10, 2000): 85–115. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2000.43.3-4.04.

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Abstract:
L’abituale rapportarsi tra i vescovi messi a capo delle distinte Chiese particolari o coetus fidelium deve considerarsi un normale esercizio del loro ministero episcopale, e rientra nello spirito di collegialità e nella reciproca sollicitudo che ogni vescovo deve coltivare verso la missione affidata singolarmente agli altri confratelli. Tali rapporti assumono una rilevanza particolare nel caso di strutture complementari, poiché i fedeli ai quali rivolgono la loro attività pastorale sono necessariamente fedeli di una Chiesa particolare. Avendo l’organizzazione delle comunità e la determinazione delle funzioni episcopali un prevalente carattere territoriale, pare giustificato far ricorso alle strutture personali soltanto davanti alla necessità di sviluppare una coerente attenzione pastorale in settori che in altro modo rimarrebbero insufficientemente coperti. In realtà, il rapporto tra strutture gerarchiche è indissociabile dal rapporto tra le rispettive funzioni episcopali о le relative missioni canoniche, allo stesso modo come il discorso sulla „communio ecclesiarum” è parallelo a quello sulla sacramentalità dell’episcopato. Questo tipo di rapporto avviene, principalmente, per una doppia ragione. Da una prospettiva di fatto, a causa della natura non statica delle comunità di fedeli, che interpellano in continuazione diverse giurisdizioni e missioni episcopali. Ma soprattutto, il rapporto tra strutture ha luogo a causa della natura stessa della funzione episcopale, essenzialmente aperta agli altri colleghi nell’episcopato. E noto ehe le Prelature personali sono state ideate lungo i dibatti dei decr. Presbyterorum ordinis (n. 10). Per una migliore distribuzione del clero o per la realizzazione di speciali iniziative pastorali la Santa Sede puo stabilire „speciales dioceses vel praelature personales”. II can. 297 CIC rappresenta l’unica norma соdiciale che fa cenno al raccordo tra queste strutture. II precetto rinvia agli statuti di ogni prelatura per indicare il modo di allacciare tali rapporti, stabilendo comunque un principio generale: al vescovo diocesano spetta il diritto di dare il proprio consenso perché l’attività pastorale di una prelatura personale possa avviarsi nella diocesi. Oltre a queste considerazioni generali, la normativa canonica lascia agli statuti ogni ulteriore determinazione dei rapporti tra il vescovo diocesano e la prelatura. La missio canonica del prelato è determinata negli statuti della prelatura, i quali, a loro volta, nel circoscrivere l’ambito della discrezionalità del prelato, delineano contemporaneamente il rapporto con la legislazione del territorio. Lesercizio della giurisdizione da parte del prelato personale tiene conto dell’appartenenza simultanea dei propri fedeli laici alla comunità territoriale, ecclesiologicamente primaria e teologicamente diversa rispetto dell’appartenenza alla prelatura. Tuttavia, la prelatura personale, come la Chiesa locale, è struttura gerarchica autonoma, i cui rapporti con le Chiese particolari si pongono su un piano di coerenza con il rispettivo compito ecclesiale. La competenza delle due giurisdizioni sulle stesse persone postula, di conseguenza, un qualche coordinamento о intesa fra funzioni episcopali. Perciò, come capita con le altre circoscrizioni personali, le norme speciali di ogni prelatura - 1’atto pontificio di erezione o gli statuti - dovranno delineare quale sarà il modo di rapportarsi ambedue le giurisdizioni, se in forma cumulativa, sussidiaria о com-plementare. Infine si può dire che i rapporti tra la prelatura e le strutture territoriali rientrano in buona misura nei seguenti criteri generali: a) primo, la normale sottomissione nel contesto della comunione ecclesiale dell’attività della prelatura alla legislazione territoriale emanata dall’autorità competente che, a volte, sarà quella del vescovo diocesano, e altre volte, invece, quella della conferenza episcopale; b) secondo, il fatto che la prelatura rappresenta una struttura giurisdizionale, episcopale, autonoma, che deve agire in funzione delle finalità pastorali prefissate dalla Santa Sede, e che rappresentano il contenuto della missio canonica del prelato, e la regola voluta dal Capo del Collegio per rapportarlo con l’episcopato territoriale; c) terzo, che l’unità della prelatura, avente carattere universale, richiede un minimo di omogeneitò di regime attorno ai fattori di propria identità, compatibile con la pluralité di legislazioni territoriali con le quali essa si trova in contatto. La primazia della legislazione territoriale risponde ad un principio generale di comunione ecclesiale valido per qualunque attività pastorale da svolgere nell’ambito di una Chiesa particolare.
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Lijphart, Arend. "PRESIDENZIALISMO E DEMOCRAZIA MAGGIORITARIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 367–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008637.

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Abstract:
IntroduzioneNel suo noto saggio su Democracy, Presidential or Parliamentary: Does it Make a Difference? — ampiamente diffuso e da considerarsi ormai una sorta di classico non pubblicato — Juan Linz (1987, 2) osserva correttamente che gli scienziati della politica hanno trascurato le importanti differenze istituzionali e comportamentali tra regimi parlamentari, presidenziali e semipresidenziali e che, in particolare, queste differenze «ricevono solo scarsa attenzione nei due più recenti lavori di comparazione delle democrazie contemporanee», cioè Comparative Democracies di G. Bingham Powell (1982) e il mio Democracies (Ljiphart 1984). Una ragione per cui il presidenzialismo risulta relativamente trascurato nel mio libro è che nell'universo di 21 democrazie ivi considerato — definito da quei paesi che hanno avuto una ininterrotta esperienza di governo democratico approssimativamente dalla fine della seconda guerra mondiale — compare un solo chiaro caso di governo presidenziale (gli Stati Uniti) e due casi più ambigui (la V Repubblica francese e la Finlandia). Retrospettivamente ritengo di aver applicato i miei criteri in modo troppo stretto e che avrei dovuto includere anche l'India e il Costa Rica tra le mie democrazie «prolungate». Quest'ultimo avrebbe costituito un quarto caso di presidenzialismo. Powell fa ricorso ad una definizione meno esigente di democrazia (un minimo di 5 anni di democrazia nel periodo dal 1958 al 1976), il che gli mette a disposizione altri 4 casi di presidenzialismo: Venezuela, Cile, Uruguay e Filippine.Vorrei essere ancor più esplicitamente critico sul mio libro del 1984: la debolezza principale non è tanto lo scarso spazio dedicato al contrasto tra presidenzialismo e parlamentarismo (circa 12 pagine su 222, cioè un po’ più del 5% del libro) ma piuttosto il fatto che la discussione non è sufficientemente integrata con la comparazione della democrazia maggioritaria e consensuale, che costituisce il tema principale del lavoro. In particolare, ho definito presidenzialismo e parlamentarismo in riferimento a due caratteristiche contrastanti, ignorando una terza cruciale distinzione, ed ho poi legato il contrasto presidenziale/parlamentare ad una sola delle differenze tra democrazia consensuale e maggioritaria, ignorando il suo impatto su numerose altre distinzioni. L'obiettivo di questo articolo è correggere queste lacune e stabilire la connessione generale tra il contrasto presidenziale/parlamentare e quello maggioritario/consensuale.Come Linz, il mio atteggiamento sarà critico verso il presidenzialismo, ma tale critica si baserà su argomenti in parte diversi. L'argomento principale di Linz (1987, 11) riguarda «la rigidità che il presidenzialismo introduce nel processo politico e la flessibilità di gran lunga maggiore di questo processo nei sistemi parlamentari». Concordo pienamente con Linz e, in aggiunta, sono d'accordo che rigidità e immobilismo costituiscono i più seri punti deboli del presidenzialismo. In questo articolo la mia critica si concentrerà su una ulteriore debolezza della forma presidenziale di governo: la sua potente inclinazione verso la democrazia maggioritaria e il fatto che, nel gran numero di paesi in cui un naturale consenso di fondo è assente, appare necessaria una forma di democrazia consensuale invece che maggioritaria. Questi paesi comprendono non solo quelli caratterizzati da profonde fratture etniche, razziali e religiose, ma anche quelli con intense divisioni politiche che originano da una storia recente di guerra civile o dittatura militare, enormi diseguaglianze socio-economiche e così via. Inoltre, nei paesi in via di democratizzazione o di ri-democratizzazione le forze non-democratiche devono essere rassicurate e riconciliate ed è necessario fargli accettare l'idea non solo di abbandonare il potere, ma anche di non insistere nel pretendere il mantenimento di «domini riservati» di potere non-democratico all'interno del nuovo, e per gli altri versi democratico, regime. La democrazia consensuale, che è caratterizzata dalla condivisione, dalla limitazione e dalla dispersione del potere, ha molte più probabilità di raggiungere questo obiettivo che non il diretto dominio maggioritario. Come Philippe C. Schmitter ha suggerito, democrazia consensuale significa democrazia «difensiva», che per le minoranze etno-culturali e politiche risulta meno minacciosa dell' «aggres-sivo» governo maggioritario.Tratterò questo tema in tre fasi. In primo luogo definirò il presidenzialismo in riferimento a tre essenziali caratteristiche. In secondo luogo mostrerò che, specialmente come risultato della sua terza caratteristica, il presidenzialismo ha una forte tendenza a rendere la democrazia più maggioritaria. Infine, esaminerò le varie caratteristiche non-essenziali del presidenzialismo — caratteristiche che, benché presenti di frequente, non sono elementi distintivi della forma di governo presidenziale — ed il loro impatto sul grado di consensualità o maggioritarietà della democrazia.
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Beri, Emiliano. "«Contrabbandieri, pirati e ladri di mare». Bonifacini e napoletani nella marina di Pasquale Paoli (1756-1768)." SOCIETÀ E STORIA, no. 132 (July 2011): 249–76. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-132002.

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Abstract:
L'articolo esamina alcuni aspetti poco noti della marina creata ex novo dal governo cňrso ribelle di Pasquale Paoli, emersi in seguito all'analisi di numerose fonti in gran parte inedite. Un ruolo decisivo nella nascita e nello sviluppo della flotta "paolista" fu svolto dalle marinerie di Bonifacio, dei regni di Napoli e di Sicilia e dei presidi toscani sotto dominio napoletano. L'autore analizza i legami, non privi di tensioni, che unirono in gruppi di interesse alcuni dei principali corsari e contrabbandieri "paolisti" con uomini di mare, mercanti, mediatori e funzionari pubblici stranieri (napoletani soprattutto, ma non solo), mettendoli in condizione di usufruire delle risorse e delle ampie reti di relazioni proprie di questi soggetti. Un caso specifico, quindi, che permette tuttavia di gettare una luce piů ampia su fenomeni e problematiche proprie del mondo marittimo d'antico regime. In primo luogo il complesso intreccio di interessi che ruotavano intorno alla guerra di corsa e al contrabbando. In secondo luogo il ruolo strategico rivestito da alcune tipologie di merci e di risorse (come il sale e i disertori) e il diffuso ricorso a false identitÀ e "bandiere ombra". Si tratta di fenomeni che solitamente emergono con maggior vigore durante i periodi di guerra e risultano, quindi, particolarmente evidenti nel quadro del conflitto cňrso-genovese, grazie anche all'intreccio con la cruciale questione del riconoscimento della bandiera cňrsa.
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Ramírez Escamilla, Javier. "Transformación histórico-jurídica de la Ciudad de México." Derecho y Justicia, no. 5 (August 8, 2018): 63. http://dx.doi.org/10.29344/07196377.5.1402.

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Abstract:
ResumenEn este artículo se analiza el trayecto histórico-jurídico de la Ciudad de México, desde su fundación como México-Tenochtitlán hasta el día de hoy. Asimismo, se explican los diversos regímenes políticos y administrativos bajo los cuales se ha regulado la capital y se analiza la reforma política del Distrito Federal. Palabras clave: Ciudad de México; Jefe de Gobierno; AsambleaLegislativa; Tribunal Superior de Justicia.ResumoNeste artigo se analisa a trajetória histórica e jurídica da Cidade do México, desde sua fundação como México-Tenochtitlán até hoje. Assim também, se explicam os diversos regímenes políticos e administrativos que tem regulado a capital e se analisa o ultima reforma política do Distrito Federal.Palavras chave: Cidade do México; Chefe de Governo; Assembleia Legislativa; Tribunal Superior de Justiça.AbstractThis article discusses the historical and legal regime of Mexico City from its establishment as Mexico-Tenochtitlan until today. It also explains plenty of political and administrative regimes under which has been regulated the Capital and analyzes the political reform of Mexico City, Mexico.Keywords: Mexico City; Head of government; Legislative Assembly; Court of Justice.
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Violante, Luciano. "INTRODUZIONE." Il Politico 251, no. 2 (March 3, 2020): 5–24. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.233.

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Abstract:
La storia delle istituzioni repubblicane è caratterizzata da profonde fratture, a partire dalla nascita della Repubblica. Il regime democratico nasce e si afferma sulla base di tre radicali discontinuità. La prima fu la guerra di Liberazione dal nazismo e dal fascismo che fu anche guerra tra italiani. La seconda fu il referendum tra monarchia e repubblica, che mise fine alla dinastia sabauda. La terza frattura nacque dalla prima decisione della Corte Costituzionale, che, respingendo le istanze dell’Avvocatura dello Stato, intervenuta in difesa dell’art.113 TULPS, affermò la propria competenza a giudicare della conformità alla Costituzione di tutte le leggi, comprese quelle precedenti alla sua istituzione, riconfermando la felice frattura tra fascismo e Repubblica. Negli anni successivi, il paese è stato colpito da undici stragi politiche, due opposti terrorismi con 460 uccisi in quindici anni (1969-1984), due stragi di mafia, tre tentativi di rovesciamento violento del governo, l’omicidio di un uomo di Stato, di 24 magistrati e di 11 giornalisti. A queste tragedie possono aggiungersi l’autodistruzione di una classe politica dirigente incapace di assumersi le proprie responsabilità in seguito alle vicende di Tangentopoli, il processo di crescente denigrazione [Continua]
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Vieira, Fabiola Sulpino, and Rodrigo Pucci De Sá E Benevides. "O Direito à Saúde no Brasil em Tempos de Crise Econômica, Ajuste Fiscal e Reforma Implícita do Estado." Revista de Estudos e Pesquisas sobre as Américas 10, no. 3 (December 23, 2016): 28. http://dx.doi.org/10.21057/repam.v10i3.21860.

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Abstract:
ResumoO objetivo deste artigo é discutir as mudanças recentes no modelo de financiamento da proteção social brasileira e seus impactos na garantia do direito à saúde no Brasil, a partir da promulgação Emenda Constitucional nº 95 de 2016, que institui o chamado “Novo Regime Fiscal”, que limita por 20 anos o crescimento das despesas primárias à taxa de inflação. Para dar suporte à discussão, apresentam-se, inicialmente, os contornos do direito à saúde no Brasil, bem como dados sobre o gasto com saúde do País, comparando-o ao de países da América Latina. São abordados, ainda, os esforços empreendidos para o aumento dos recursos alocados no sistema público de saúde e para a estabilidade do seu financiamento ao longo das últimas décadas. Em seguida, avalia-se o impacto das novas regras fiscais sobre os recursos federais para a saúde em comparação com a regra vigente em 2016, chegando-se à conclusão de que maiores dificuldades serão enfrentadas para a efetivação do direito à saúde no Brasil. Haverá diminuição da participação das despesas primárias do governo federal no Produto Interno Bruto, e da despesa federal com saúde, em particular, revelando o objetivo implícito de redução do tamanho do Estado na recente reforma fiscal.Palavras-chave: Sistema Único de Saúde. Sistema público de saúde. Direito à saúde. Reforma do Estado. Financiamento da saúde. Emenda Constitucional nº 95. ***Derecho a la Salud en Tiempos de Crisis Económica, Austeridad Fiscal y Reforma Implícita del Estado en BrasilResumenEl propósito de este artículo es discutir los recientes cambios en el modelo de financiación de la protección social de Brasil y su impacto en la garantía del derecho a la salud desde la promulgación de la Enmienda Constitucional nº 95, de 2016. Esta Enmienda establece el llamado "Nuevo Régimen Fiscal", que limita durante 20 años el crecimiento del gasto general a la tasa de inflación, excepto de los gastos financieros. Para apoyar la discusión, se presienta, inicialmente, el derecho a la salud en Brasil, así como datos sobre el gasto en salud del país, comparándolo con los gastos de países de América Latina. Los esfuerzos para aumentar los recursos asignados en el sistema de salud pública y para garantizar la estabilidad de su financiación a lo largo de las últimas décadas también son abordados. A continuación, se evalúa el impacto de las nuevas normas fiscales de fondos federales para la salud en comparación con la regla actual, concluyéndose que mayores dificultades son esperadas para la garantía del derecho a la salud en Brasil. Disminuirá la proporción del gasto primario del gobierno federal en el producto interno bruto, y el gasto federal en salud, en particular, revelando el objetivo implícito de reducción del tamaño del Estado en la reciente reforma fiscal.Palabras clave: Sistema Único de Salud. Sistema público de salud. Derecho a la salud. Reforma del estado. Financiación de la atención de la salud. Enmienda Constitucional nº 95. ***The Right to Health in Times of Economic Crisis, Fiscal Austerity and State Implicit Reform in BrazilAbstractThe objective of this article is to discuss the recent changes in the Brazilian social protection financing model and its impacts on the guarantee of the right to health in Brazil, after the enactment of Constitutional Amendment No. 95 of 2016. This Amendment establishes the so-called "New Fiscal Regime" for 20 years, which links the growth of the government expenditure to the inflation rate. To support the discussion, we first present the contours of the right to health in Brazil, as well as data on health spending in the country, comparing it to that of Latin American countries. We also discuss the efforts made to increase the resources allocated to the public healthcare system and to stabilize the spending over the last decades. Next, the impact of the new fiscal rules on the federal resources for health is evaluated in comparison with the current rule, and we conclude that greater difficulties will be faced for the right to health guarantee in Brazil. There will be a decline in the share of federal government expenditures on Gross Domestic Product, and in federal health spending in particular, revealing that the implicit goal of the recent reform is to reduce the State size.Key-words: Unified Health System. Public healthcare system. Right to health. State reform. Healthcare financing. Constitutional Amendment No. 95.
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Nogueira, Vera Lúcia, and Dalvit Greiner de Paula. "The presidency of province and public instruction as a factors for expansion of the public space in the brazilian Empire / A presidência de província e a instrução pública como fatores de ampliação do espaço público no Império brasileiro." Cadernos de História da Educação 17, no. 3 (November 17, 2018): 627. http://dx.doi.org/10.14393/che-v17n3-2018-3.

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O objetivo deste artigo é apresentar uma discussão acerca da atuação dos presidentes de província, integrantes da elite política nacional que, após a Independência, se tornou um dos grupos responsáveis pela manutenção da unidade e garantia da estabilidade política do Estado imperial. Diferentemente das ex-colônias espanholas, que deram origem a vários estados republicanos, no Brasil adotou-se o regime monárquico, com governo civil estável, que centralizou todas as decisões nas mãos do Imperador, inclusive a nomeação para o cargo de presidente de províncias. O foco é na atuação de Herculano Ferreira Penna (1811-1867), político que administrou mais províncias no Estado imperial e no tratamento que ele conferiu à instrução pública nas províncias por onde passou. Entendemos que, além das armas e da política, a escolarização da população foi uma estratégia fundamental na construção dos Estados e que, também, contribuiu para a ampliação do espaço público, no Brasil.Palavras-chave: Presidência da Província, Instrução Pública, Espaço Público. AbstractThe purpose of this article is to present a discussion about the performance of provincial presidents, members of the national political elite that, after independence, became one of the groups responsible for maintaining unity and guaranteeing the political stability of the imperial state. Unlike the former Spanish colonies, which gave rise to several republican states, in Brazil the monarchist regime was adopted, with a stable civil government, which centralized all decisions in the hands of the Emperor, including the appointment to the post of provincial president. The focus is on the work of Herculano Ferreira Penna (1811-1867), a politician who administered more provinces in the imperial state and in the attention he conferred on public education in the provinces where he passed. We understand that, in addition to guns and politics, the schooling of the population was a fundamental strategy in the construction of states and also contributed to the expansion of public space in Brazil.Keywords: Presidency of the province; public instruction; public place. ResumenEl objetivo de este artículo es presentar una discusión acerca de la actuación de los presidentes de provincia, integrantes de la elite política nacional que, tras la Independencia, se ha convertido en uno de los grupos responsables del mantenimiento de la unidad y garantía de la estabilidad política del Estado imperial. A diferencia de las ex colonias españolas, que dieron origen a varios estados republicanos, en Brasil se adoptó el régimen monárquico, con gobierno civil estable, que centralizó todas las decisiones en manos del Emperador, incluso el nombramiento para el cargo de presidente de provincias. El foco es en la actuación de Herculano Ferreira Penna (1811-1867), político que administró más provincias en el Estado imperial y en el trato que él confería a la instrucción pública en las provincias por donde pasó. Entendemos que, además de las armas y la política, la escolarización de la población fue una estrategia fundamental en la construcción de los Estados y que también contribuyó a la ampliación del espacio público, en Brasil.Palabras clave: Presidencia de la Provincia; Instrucción Pública; Espacio Público.
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Paris, Marie-Luce. "The President as Commander in Chief in a comparative constitutional perspective under French and US law." Military Law and the Law of War Review 59, no. 2 (January 19, 2022): 196–243. http://dx.doi.org/10.4337/mllwr.2021.02.03.

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The aim of this article is to conduct a comparative doctrinal analysis of the constitutional power of the President as Commander in Chief with reference to US law and French law. The comparative analysis will focus on the descriptive question of the scope of presidential war powers by exploring their normative implications in terms of the challenges they pose for democratic governance. It will be argued that while both constitutional systems have favoured the President as the pre-eminent decision-maker in military matters thereby reflecting an assumed normative choice of efficiency over accountability, the reality is more nuanced. The article proceeds in two stages. The first part critically analyses the constitutional foundations of the Commander in Chief Clause in both jurisdictions in light of doctrinal interpretations. The second part explains how institutional practice has shaped the exercise of the Commander in Chief power towards an undeniable, albeit problematic, presidential pre-eminence. The article concludes with comparative observations about the need to normalize certain aspects of the role, notably in keeping it under democratic checks. Cet article a pour but de procéder à une analyse doctrinale comparative du pouvoir constitutionnel du Président en sa qualité de Commandant en chef, en se référant aux droits américains et français. Cette analyse comparative se concentrera sur la question descriptive de l’étendue des pouvoirs de guerre présidentiels, en explorant leur implication normative en termes de défis qu’ils posent à la gouvernance démocratique. L’auteur avance que tandis que les deux systèmes constitutionnels ont favorisé le Président comme décideur prééminent dans les matières militaires, reflétant ainsi un choix normatif assumé d’efficacité plutôt que de responsabilité, la réalité est davantage nuancée. L’article se divise en deux parties. Dans la première partie, les fondements constitutionnels de la clause relative au commandant en chef dans les deux juridictions sont analysés de manière critique, à la lumière d’interprétations doctrinales. Dans la deuxième partie, il est expliqué comment la pratique institutionnelle a orienté l’exercice du pouvoir du Commandant en chef vers une prééminence présidentielle indéniable, bien que problématique. L’article se termine par des observations comparatives sur le besoin de normaliser certains aspects du rôle, notamment en continuant de le soumettre à des contrôles démocratiques. Dit artikel heeft tot doel een vergelijkende doctrinaire analyse te maken van de grondwettelijke macht van de president als opperbevelhebber onder verwijzing naar het Amerikaanse recht en het Franse recht. Deze vergelijkende analyse is gericht op de beschrijvende vraag van de reikwijdte van de presidentiële oorlogsbevoegdheden door in te gaan op de normatieve implicaties ervan op het vlak van de uitdagingen die zij stellen voor democratisch bestuur. De auteur betoogt dat, hoewel in beide grondwettelijke stelsels de voorkeur wordt gegeven aan de president als de beleidsmaker bij uitstek in militaire aangelegenheden, wat een afspiegeling is van een aanvaarde normatieve keuze van efficiëntie boven verantwoordingsplicht, de realiteit genuanceerder is. Het artikel bestaat uit twee delen. In het eerste deel worden de grondwettelijke grondslagen van de clausule betreffende de opperbevelhebber in beide rechtspraken kritisch geanalyseerd in het licht van doctrinaire interpretaties. In het tweede deel wordt uiteengezet hoe de uitoefening van de macht van de opperbevelhebber in de institutionele praktijk is geëvolueerd in de richting van een onmiskenbare, zij het problematische, presidentiële superioriteit. Het artikel sluit af met vergelijkende observaties over de noodzaak om bepaalde aspecten van de rol te normaliseren, met name door deze onder democratische controle te houden. Lo scopo di questo articolo è di condurre un’analisi dottrinale comparativa sui poteri costituzionali del Presidente come Comandante in Capo ai sensi del diritto statunitense e francese. L'analisi comparativa si concentrerà in modo descrittivo sull’ambito dei poteri di guerra presidenziali, esplorando le loro implicazioni normative in termini di sfide che pongono al governo democratico. Si argomenterà come, mentre entrambi i sistemi costituzionali hanno favorito il Presidente come decisore preminente in materia militare, riflettendo così una presunta scelta normativa di efficienza rispetto alla responsabilità, la realtà è più sfumata. L'articolo procede in due fasi. La prima parte analizza criticamente, in entrambe le giurisdizioni, i fondamenti costituzionali della Commander in Chief Clause, alla luce delle interpretazioni dottrinali. La seconda parte descrive come la pratica istituzionale abbia modellato l'esercizio del potere del Comandante in Capo verso un'innegabile, anche se problematica, preminenza presidenziale. L'articolo si conclude con osservazioni comparative sulla necessità di normalizzare alcuni aspetti del ruolo, in particolare nel mantenerlo sotto controllo democratico. El objeto del artículo es analizar comparativamente la doctrina sobre los poderes constitucionales del Presidente como Comandante en Jefe tanto en el Derecho estadounidense como francés. El análisis comparativo se centra en la cuestión descriptiva del alcance de los poderes de guerra presidenciales mediante el examen de sus implicaciones normativas en términos de los desafíos que plantean para la gobernabilidad democrática. Se argumenta que si bien ambos sistemas constitucionales han favorecido al presidente como el principal tomador de decisiones en asuntos militares, reflejando así una elección normativa asumida de eficiencia sobre responsabilidad, la realidad es sin embargo más compleja. El artículo consiste en dos partes. La primera parte analiza críticamente los fundamentos constitucionales de la Cláusula de Comandante en Jefe en ambas jurisdicciones a la luz de interpretaciones doctrinales. La segunda parte explica cómo la práctica institucional ha moldeado el ejercicio del poder del Comandante en Jefe hacia una preeminencia presidencial innegable, aunque problemática. El artículo concluye con observaciones comparativas sobre la necesidad de normalizar ciertos aspectos de la función, en particular para mantenerlo bajo control democrático. Ziel dieses Artikels ist es, eine vergleichende doktrinäre Analyse der konstitutionellen Macht des Präsidenten als Oberfehlshaber, unter Bezug auf französisches und US-Recht, vorzunehmen. Diese vergleichende Analyse konzentriert sich auf die deskriptive Frage der Tragweite der Präsidialkriegsgewalt, indem ihre normativen Konsequenzen in Bezug auf die Herausforderungen für die demokratische Staatsführung geprüft werden. Dabei wird behauptet, dass, obwohl beide konstitutionellen Systeme den Präsidenten als wichtigsten Entscheidungsträger in Militärangelegenheiten bevorzugt haben, was eine allgemein akzeptierte normative Wahl für Effizienz vor Rechenschaftspflicht widerspiegelt, die Wirklichkeit nuancierter ist. Der Artikel ist in zwei Teilen aufgeteilt. Der erste Teil analysiert auf kritische Weise die konstitutionellen Grundlagen der Oberbefehlshaberklausel in den beiden Rechtsprechungen im Licht doktrinärer Interpretationen. Im zweiten Teil wird erklärt, wie die institutionelle Praxis die Ausübung der Oberbefehlshabergewalt zu einer unleugbaren – wenn auch problematischen – präsidialen Vorrangstellung gestaltet hat. Der Artikel beschließt mit vergleichenden Bemerkungen zur Notwendigkeit, gewisse Aspekte der Rolle zu normalisieren, insbesondere indem sie demokratischen Kontrollen unterworfen wird.
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Bauer, Carlos, and Vanessa Amorim Dantas. "As Origens do Associativismo e do Sindicalismo de Professores do Estado do Maranhão: uma perspectiva histórico-social da educação maranhense (1964-1985)." Revista Educação e Emancipação 9, no. 1 (July 15, 2016): 189. http://dx.doi.org/10.18764/2358-4319.v9n1p189-217.

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Abstract:
RESUMONesses escritos são retomadas algumas passagens da educação pública no estado do Maranhão, desde os anos em que o Brasil esteve sob a égide do regime militar, instalado pela força em 1964, até a retomada democrática no país, realizada a partir dos meados da década de 1980. Tem-se como objetivo analisar os embates que se produziram entre as forças políticas estabelecidas no aparato estatal e os trabalhadores em educação nesse controverso período histórico. Imbuídos dessa perspectiva, os autores buscam delinear o percurso educacional vivenciado pelo maranhenses, a partir da compreensão crítica do contexto sociopolítico daquele momento, da análise das disposições políticas educacionais no domínio federal e sua incidência na esfera localizam as possíveis modificações ocorridas no ensino com a ascensão de novos sujeitos políticos ao governo, como também os pontos nevrálgicos que estão presentes nas lutas deflagradas pela valorização da docência num tempo social reconhecidamente conturbado. Com o estudo dessas trajetórias e suas repercussões nos movimentos associativistas e sindicais dos trabalhadores em educação, procura-se contribuir para ampliação de pesquisas de cunho históricoeducacional e, sobretudo, da história social daqueles que fazem a educação no Maranhão em sua cotidianidade.Palavras-chave: APEMA. História da educação. Maranhão.ABSTRACTIn these writings are taken some passages of public education in the state of Maranhão, from the years when Brazil was under the aegis of the military regime, installed by force in 1964, to the democratic revival in the country, held from mid- 1980. Which objective is to analyze the conflicts that took place between the political forces established in thestate apparatus and workers in education in this controversial historical period. Imbued with this perspective, the authors seek to outline the educational journey experienced by maranhense people, from the critical understanding of the socio-political context of that time, the analysis of education policy provisions in the federal domain and its impact on the state level; thereby locate the possible changes occurredin education with the rise of new political subjects to the government, as well as the hot spots that are present in the struggles triggered by the appreciation of teaching in an admittedly troubled social time. With the study of these trajectories and their impact on associative movementsand unions of workers in education, it seeks to contribute to expand research of historical and educational character and, above all, the social history of those who make education in Maranhao in its daily life. Keywords: APEMA. History of education. Maranhão.RESUMENEn estos escritos se retoman algunos pasajes de la educación pública en el Estado de Maranhão, desde los años en que Brasil estuvo bajo la égida del régimen militar, instalado por la fuerza en 1964, hasta la recuperación democrática en el país, celebrada desde mediados de la década de 1980. Tiene como objetivo analizar los embates que tuvieron lugar entre las fuerzas políticas establecidas en el aparato del Estado y los trabajadores de la educaciónen en este período histórico controvertido. Imbuidos de esta perspectiva, los autores tratan de delinear el camino educativo experimentado por los ciudadanos de Maranhão, desde la comprensión crítica del contexto sociopolítico de la época, del análisis de las disposiciones políticas educacionales en el dominio federal y su incidencia en el ámbito estatal; con eso localizan los posibles cambios ocurridos en la educación con la ascensión de nuevos sujetos políticos al gobierno, así como los puntos críticos que están presentes en las luchas deflagradas por la valorización de la docencia en un tiempo social reconocidamente contubado. Con el estudio de esas trayectorias y sus impactos en los movimentos asociativos y sindicatos de trabajadores en educación, se busca contribuir para ampliar las investigaciones de carácter histórico y educativo y, sobre todo, de la historia social de aquellos que hacen la educación en Maranhão en su cotidianidad.Palabras clave: APEMA. Historia de la educación. Maranhão.
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Santos, Maria Rosimary Soares dos, Ricardo Musse, and Afrânio Mendes Catani. "Desconstruindo a educação superior, os direitos humanos e a produção científica: o bolsonarismo em ação (Deconstructing higher education, human rights and scientific production: Bolsonarism in action)." Revista Eletrônica de Educação 14 (October 29, 2020): 4563135. http://dx.doi.org/10.14244/198271994563.

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Abstract:
The article examines the rise of the extreme right in the country and the arrival of Jair Bolsonaro in power in the 2018 presidential elections. It analyzes the characteristics of Bolsonarism and its government, as well as its proposals and consequences for public higher education and the production of knowledge in Brazil. It identifies the predominance of cultural war within the scope of the Ministry of Education, manifested in the clash - a contradiction that does not exist in other spheres of government - between market defenders, the ultra-liberals who want to privatize the teaching of daycare to post-graduation, and those who intend to safeguard the state control. Discusses the effects of Constitutional Amendment no. 95/2016 in the deepening of the education and science & technology financing crisis by making the flow of public fund resources to rentier elites structural. It proposes that the proposition programs like Future-se aim to change the social function of public universities in the perspective of cultural war, that is, from the perspective of autocracy, anti-scientific thought, commodification, and utilitarianism that guide the actions of the current government. The anti-Enlightenment, autocratic, conservative and denialist foundations of Bolsonarism presuppose the destruction of the public university as an autonomous institution, producing new knowledge and capable of ensuring the freedom of professorship.ResumoO artigo examina a ascensão da extrema direita no País e a chegada ao poder de Jair Bolsonaro nas eleições presidenciais de 2018. Analisa as características do bolsonarismo e do governo, assim como suas proposições e consequências para a educação superior pública e para a produção do conhecimento no Brasil. Identifica a predominância da guerra cultural no âmbito do Ministério da Educação, manifestada no embate – contraposição inexistente nas demais esferas do governo – entre defensores do mercado, os ultraneoliberais que querem privatizar o ensino da creche à pós-graduação, e aqueles que pretendem resguardar o controle estatal. Discute os efeitos da Emenda Constitucional no. 95/2016 no aprofundamento da crise do financiamento da educação e da ciência & tecnologia ao tornar estrutural o escoamento dos recursos do fundo público para as elites rentistas. Propugna que a proposição de programas como o Future-se tem como objetivo refuncionalizar as universidades públicas na perspectiva da guerra cultural, ou seja, sob a ótica da autocracia, do anticientifismo, da mercantilização e do utilitarismo que norteiam as ações do atual governo. Os fundamentos anti-iluministas, autocráticos, conservadores e negacionistas do bolsonarismo pressupõem a destruição da universidade pública como instituição autônoma, produtora de conhecimento novo e capaz de assegurar a liberdade de cátedra.ResumenEl artículo examina el ascenso de la extrema derecha en el país y la llegada al poder de Jair Bolsonaro, en las elecciones presidenciales de 2018. Analiza las características del bolsonarismo y de su gobierno, así también, sus proposiciones y consecuencias para la educación superior pública y para la producción de conocimiento en Brasil. Identifica el predominio de la guerra cultural en el ámbito del Ministerio de Educación, manifestado en el enfrentamiento – la contraposición inexistente en las demás esferas del gobierno – entre los defensores del mercado, los ultraneoliberales que quieren privatizar desde la educación de la primera infancia, hasta la educación postgraduada, y aquellos, que pretenden conservar el control estatal. Se discuten los efectos de la Enmienda Constitucional N°. 95/2016, en torno a la profundización de la crisis del presupuesto de la educación y de la ciencia y la tecnología al tornar estructural el flujo de los recursos del fondo público para las élites rentistas. Se propone que la propuesta de programas como "Future-se" tienen como objetivo de cambiar la función social de las universidades públicas en la perspectiva de la guerra cultural, o sea, bajo la óptica de la autocracia, del anticientificismo, de la mercantilización y del utilitarismo que nortea las acciones del actual gobierno. Los fundamentos anti-iluministas, autocráticos, conservadores y negacionistas del bolsonarismo presuponen la destrucción de la universidad pública como institución autónoma, productora de conocimiento nuevo y capaz de asegurar la libertad de cátedra.Palavras-chave: Bolsonarismo, Educação superior no Brasil, Produção científica, Direitos humanos.Keywords: Bolsomarism, Brazil Higher Education, Scientific production, Human rights.Palabras clave: Bolsonarismo, Educación superior en Brasil, Producción científica, Derechos Humanos.ReferencesADORNO, Theodor W. Estudos sobre a personalidade autoritária. São Paulo: Unesp, 2019.ADORNO, Theodor. “Teoria freudiana e o padrão da propaganda fascista”. In: Ensaios sobre psicologia social e psicanálise. São Paulo, Unesp, 2015.ALEGRE, Manuel. País de Abril: uma antologia. Lisboa: Dom Quixote, 2014.ANDERSON, Perry. As origens da pós-modernidade. Rio de Janeiro: Jorge Zahar, 1999.ANTONIONI, Michelangelo. O fio perigoso das coisas e outras histórias. 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Morales Ferrer, Salvador. "Las ayudas del ejecutivo socialista en españa: un breve estudio sobre las ayudas en el regimen de alquiler de viviendas a las personas discapacitadas e inmigrantes legales." Revista da Faculdade de Direito da UFG 42, no. 3 (January 19, 2019): 114–29. http://dx.doi.org/10.5216/rfd.v42i3.55218.

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Abstract:
Desde os tempos antigos, as pessoas com deficiência foram retirados de suas famílias e até mesmo tem sido um fardo para a sociedade até a chegada do século XX, de modo que, no século XXI, vivemos o governo socialista da Espanha através Plano de habitação 2018-2021, tenta ir além adaptando habitações alugadas para as necessidades deste grupo, desde que eles não podem financeiramente cobrir sua residência, eles e seus familiares. Por outro lado, e com caráter de novato também são atendidos neste programa os imigrantes legais e suas famílias, incluindo seus parceiros, que por necessidades econômicas não possam pagar o aluguel habitual de sua casa, portanto, o legislador socialista tenda a executar sua inclusão social na sociedade espanhola, para que seu ambiente social seja o mais adequado para a sociedade. Resumen Desde la antigüedad, las personas discapacitadas han sido apartadas de sus familias e incluso han sido una carga para la sociedad hasta la llegada del Siglo XX, por lo que, en el Siglo XXI, en que vivimos el gobierno socialista de España por medio del Plan Estatal de Vivienda 2018-2021, intenta llegar más allá adaptando las viviendas en régimen de alquiler a las necesidades de este colectivo, siempre que no puedan cubrir económicamente su vivienda habitual, ellos y sus familiares. Por otro lado, y con carácter novatorio también se atiende en esta norma a las personas inmigrantes legales y sus familiares incluso a sus parejas de hecho, que por necesidades económicas no pueden pagar el alquiler habitual de su casa por tanto el legislador socialista tiende a realizar su inclusión social dentro de la sociedad española, para que su entorno social sea lo más adecuado para la sociedad. Abstract Since antiquity, disabled people have been separated from their families and have even been a burden on society until the arrival of the 20th century, so, in the 21st century, in which we live the socialist government of Spain through of the State Housing Plan 2018-2021, tries to go further by adapting the houses in rental regime to the needs of this group, as long as they cannot cover their usual home economically, they and their relatives. On the other hand, and with novatory character is also addressed in this rule to legal immigrants and their families including their partners, who for economic needs cannot pay the usual rent of their house so the socialist legislator tends to perform its social inclusion within Spanish society, so that its social environment is the most appropriate for society.
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Pereira, Lara Rodrigues. "Características do Instituto Nacional de Cinema Educativo: organização administrativa e categorização de suas narrativas (Characteristics of the National Institute of Educational Cinema: administrative organization and categorization of its narratives)." Revista Eletrônica de Educação 14 (February 1, 2020): 2968044. http://dx.doi.org/10.14244/198271992968.

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Abstract:
This article was constructed from the analysis of ninety-nine productions of the National Institute of Educational Cinema (INCE), Brazil, between 1936 and 1945. I chose this historical cut because of the vast production of films that occurred in the period that, not for is compatible with the great state investment in education and political propaganda that marked the Estado Novo. For the greater understanding of the nature of the cinematographic narratives, appear in the text aspects of the creation of the Institute analyzed in the light of the administrative management of the Vargas government. The debates and circulation of ideas regarding the use of cinema in the service of education are also part of the present study, as well as the emphasis on the methodological necessity of categorizing the ninety - nine narratives analyzed, in order to map their themes and approaches. It is emphasized that the aim of the systematization was to understand the variety and richness of those productions in order to solve doubts about the nature of INCE and its attempts. In the course of this article I will deal with some of these specific films, since, through them, it was possible to identify indications of the attempts made by the Brazilian State, influenced by the education of the masses.ResumoO artigo que segue foi construído a partir da análise de noventa e nove produções do Instituto Nacional de Cinema Educativo (INCE), compreendidas entre 1936 até 1945. Optei por esse recorte histórico em virtude da vasta produção de filmes ocorrida no período que, não por acaso, é compatível com o grande investimento estatal em educação e propaganda política que marcaram o Estado Novo. Para a maior compreensão da natureza das narrativas cinematográficas do órgão, constam no texto aspectos da criação do Instituto analisados à luz da gestão administrativa do governo Vargas. Os debates e circulação de ideias a respeito do emprego do cinema a serviço da educação, também fazem parte do presente estudo, bem como o destaque à necessidade metodológica de categorização das noventa e nove narrativas analisadas, com o intuito de viabilizar a pesquisa, mapeando temas e abordagens. Ressalta-se que o objetivo da sistematização foi compreender a variedade e riqueza daquelas produções com o intuito de sanar dúvidas sobre a natureza do INCE e seus intentos.ResumenEl artículo fue construido a partir del análisis de noventa y nueve producciones del Instituto Nacional de Cine Educativo (INCE), Brasil, comprendidas entre 1936 hasta 1945. Opté por ese recorte histórico en virtud de la vasta producción de películas ocurrida en el período que, no por acaso, es compatible con la gran inversión estatal en educación y propaganda política que marcaron el Estado Nuevo. Para la mayor comprensión de la naturaleza de las narrativas cinematográficas del órgano, constan en el texto aspectos de la creación del Instituto analizados a la luz de la gestión administrativa del gobierno Vargas. Los debates y la circulación de ideas sobre el empleo del cine al servicio de la educación, también forman parte del presente estudio, así como el destaque a la necesidad metodológica de categorización de las noventa y nueve narrativas analizadas, con el propósito de mapear sus temas y enfoques. Se resalta que el objetivo de la sistematización fue comprender la variedad y riqueza de aquellas producciones con el propósito de sanar dudas sobre la naturaleza del INCE y sus intentos. En el transcurso de este artículo trataré de algunas de esas películas en específico, ya que, por medio de ellos, fue posible identificar indicios de los intentos operados por el Estado brasileño, afectos a la educación de las masas.Palavras-chave: Cinema educativo, Civismo, Ciência e educação.Keywords: Educational cinema, Civics, Science and education.Palabras clave: Cine educativo, Civismo, Ciencia y educación.ReferencesA CENA MUDA. Rio de Janeiro: Americana, n. 32, p. 22 - 23, 1943.A CENA MUDA. Rio de Janeiro: Americana, n. 25, p. 29, 1942.BANCO DE CONTEÚDOS CULTURAIS. Filmes/INCE. Disponível em <http://www.bcc.org.br/filmes/ince>. Acesso em: 07 fev. 2018.CARVALHAL, Fernanda Caraline de Almeida. Luz, câmera, educação! O instituto nacional de cinema educativo e a formação da cultura áudio-imagética escolar. 2008. 273 f. Dissertação (Mestrado). Educação, Rio de Janeiro, Estácio de Sá, 2008.DALLABRIDA. Norberto. 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De Almeida, Marcus Vinícius, Igor Rosa Meurer, and Rozângela Magalhães Manfrini. "Homeopatia: uma ferramenta agroecológica." Revista Meio Ambiente e Sustentabilidade 10, no. 20 (June 4, 2021): 102–14. http://dx.doi.org/10.22292/mas.v10i20.931.

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Abstract:
Resumo A agricultura surgiu no período neolítico de modo rudimentar e com a produção voltada apenas para a subsistência da família ou tribo. Ao longo dos séculos, houve a necessidade de readaptações e inovações, como, por exemplo, a chamada Revolução Verde. Com o fomento do governo, houve um crescimento exponencial na indústria agroquímica, o que promoveu a dependência dessas substâncias e vários danos ambientais e humanos atrelados a elas. O principal dano, oriundo do uso destas substâncias, é a relação direta com o aumento dos casos de câncer. Em contrapartida, a agroecologia é uma ciência que busca minimizar a artificialização do meio ambiente natural, ao aplicar o conhecimento advindo de uma matriz teórica multidisciplinar que valoriza os agroecossistemas em sua complexidade e diversidade, além de interligar valores, qualidade de vida, trabalho, renda, democracia, emancipação política em um mesmo regime. A homeopatia é uma ferramenta de trabalho para a agroecologia, pois abrange, integralmente, as bases epistemológicas que regem o desenvolvimento rural sustentável. A partir de publicações científicas, nacionais e internacionais, indexadas nas bases de dados SCIELO, PUBMED e Google Acadêmico, bem como em livros, legislações pertinentes ao tema e diretrizes das associações relacionadas ao Ministério da Saúde, conclui-se que é preciso buscar alternativas que promovam o menor desequilíbrio possível ao meio ambiente. Dessa forma, garante-se a harmonia dos ecossistemas e a soberania alimentar, o que gera saúde e renda para a população. Palavras-chave: Revolução Verde. Agrotóxicos. Agroecologia. Homeopatia. Desenvolvimento rural sustentável. Abstract Agriculture emerged in the Neolithic period in a rudimentary way and with a production directed only to the subsistence of the family or tribe. Over the centuries, there has been a need for readjustments and innovations, such as the Green Revolution. With the government promotion, there has been an exponential growth in the agrochemical industry, promoting the dependence of these substances and several environmental and human damages linked to them. The main damage, resulting from the use of these substances, is directly related to the increase in cancer cases. On the other hand, agroecology is a science that seeks to minimize the artificialization of the natural environment, applying knowledge from a multidisciplinary theoretical matrix that values agroecosystems in their complexity and diversity, as well as interconnecting values, quality of life, work, income, democracy, political emancipation at this policy. Homeopathy is as a working tool for agroecology since it comprehensively covers the epistemological bases that conduct sustainable rural development. From scientific publications, national and international, indexed in the databases SCIELO (Scientific Electronic Library Online), PUBMED, and Google Scholar, as well as in books, legislation relevant to the theme and guidelines of associations related to the Ministry of Health, it is concluded that it is necessary to seek alternatives that promote the least possible imbalance to the environment. Thus, it guarantees the harmony of ecosystems and food sovereignty, which generates health and income for the population. Keywords: Green Revolution. Agrochemicals. Agroecology. Homeopathy. Sustainable rural development. Resumen La agricultura surgió en el período neolítico de manera rudimentaria y con la producción dirigida únicamente a la subsistencia de la familia o de la tribu. A lo largo de los siglos, hubo necesidad de readaptaciones e innovaciones, como, por ejemplo, la llamada Revolución Verde. Con el estímulo del gobierno, se vio un crecimiento exponencial en la industria agroquímica, lo que produjo la dependencia de esas sustancias y varios daños ambientales y humanos vinculados a ellas. El principal daño originado por el uso de esas sustancias está en relación directa con el aumento de los casos de cáncer. Como contraparte, la agroecología es una ciencia que busca minimizar la artificialización del medioambiente natural, al aplicar el conocimiento de una matriz teórica multidisciplinaria, que valoriza los agroecosistemas en su complejidad y diversidad, además de conjugar valores, calidad de vida, trabajo, renta, democracia, emancipación política en un mismo régimen. La homeopatía es una herramienta de trabajo para la agroecología, pues abarca, integralmente, las bases epistemológicas que rigen el desarrollo rural sostenible. A partir de publicaciones científicas, nacionales e internacionales, indexadas en las bases de datos SCIELO, PUBMED y Google Académico, así como en libros, legislación pertinente al tema y directrices de las asociaciones relacionadas con el Ministerio de la Salud, se concluye que es necesario buscar alternativas que generen el menor daño posible al medioambiente. De esa forma, se garantiza la armonía de los ecosistemas y la soberanía alimentaria, lo que genera salud y renta para la población. Palabras-clave: Revolución Verde. Agrotóxicos. Agroecología. Homeopatía. Desarrollo rural sostenible.
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