Dissertations / Theses on the topic 'Redshift Space'
Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles
Consult the top 37 dissertations / theses for your research on the topic 'Redshift Space.'
Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.
You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.
Browse dissertations / theses on a wide variety of disciplines and organise your bibliography correctly.
McElroy, Kaitlin Marie, and Kaitlin Marie McElroy. "Modeling Redshift Space Distortions." Thesis, The University of Arizona, 2017. http://hdl.handle.net/10150/625092.
Full textPEZZOTTA, ANDREA. "Cosmological measurements and models of galaxy clustering and redshift-space distortions from galaxy redshift surveys." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/158130.
Full textWarren, Stephen John. "The space density of optically-selected high-redshift quasars." Thesis, University of Cambridge, 1988. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.280032.
Full textMountrichas, Georgios. "QSOs and galaxies : lensing, clustering and redshift-space distortions." Thesis, Durham University, 2008. http://etheses.dur.ac.uk/2246/.
Full textGouws, Liesbeth-Helena. "Redshift-space distortions as a probe of dark energy." Thesis, University of Western Cape, 2014. http://hdl.handle.net/11394/3342.
Full textWe begin by finding a system of differential equations for the background and linearly perturbed variables in the standard, ɅCDM model, using the Einstein Field Equations, and then solving these numerically. Later, we extend this to dynamical dark energy models parameterised by an equation of state, w, and a rest frame speed of sound, cs. We pay special attention to the large-scale behaviour of Δm, the gauge invariant, commoving matter density, since the approximation Δm ≃ δm, where δm is the longitudinal gauge matter density, is more commonly used, but breaks down at large scales. We show how the background is affected by w only, so measurements of perturbations are required to constrain cs. We examine how the accelerated expansion of the universe, caused by dark energy, slows down the growth rate of matter. We then show the matter power spectrum is not in itself useful for constraining dark energy models, but how redshift-space distortions can be used to extract the growth rate from the galaxy power spectrum, and hence how redshift-space power spectra can be used to constrain different dark energy models. We find that on small scales, the growth rate is more dependent on w, while on large scales, it depends more on cs.
Petracca, Fernanda <1983>. "Constraints on neutrino mass fraction using Redshift Space Distortions." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6728/1/Fernanda_Petracca_tesi.pdf.
Full textPetracca, Fernanda <1983>. "Constraints on neutrino mass fraction using Redshift Space Distortions." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6728/.
Full textIshikawa, Takashi. "Systematic errors of cosmological gravity test using redshift space distortion." 京都大学 (Kyoto University), 2015. http://hdl.handle.net/2433/199104.
Full textCruz, da Angela José Antonio. "Clustering and redshift-space distortions in QSO and galaxy surveys." Thesis, Durham University, 2006. http://etheses.dur.ac.uk/2342/.
Full textTansley, David. "ISO observations of dust in low redshift radio galaxies." Thesis, University of Bristol, 2000. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.324359.
Full textViljoen, Jan-Albert. "Testing gravity with redshift-space distortions, using MeerKAT and the SKA." University of the Western Cape, 2019. http://hdl.handle.net/11394/6793.
Full textThe growth rate of large-scale structure is a key probe of gravity in the accelerating Universe. Standard models of Dark Energy within General Relativity predict essentially the same growth rate, whereas Modified Gravity theories without Dark Energy predict a different growth rate. Redshift-space distortions lead to anisotropy in the power spectrum, and extracting the monopole and quadrupole allows us to determine the growth rate and thus test theories of gravity. We investigate redshift-space distortions in the intensity maps of the 21cm emission line of neutral hydrogen (HI) in galaxies after the Epoch of Reionization: HI intensity mapping delivers very accurate redshifts. We first use the standard approach based on the Fourier power spectrum. Then we explored an alternative approach, based on the spherical-harmonic angular power spectrum. Fisher forecasting was used to make predictions of the accuracy with which MeerKAT will measure the growth rate parameter, via the proposed MeerKAT Large Area Synoptic Survey (MeerKLASS). Then we extend the forecasts to consider the planned HI intensity mapping survey in Phase 1 of the Square Kilometre Array. These forecasts enable us to predict at what level of accuracy General relativity and various alternative theories could be ruled out.
Garcia, Farieta Jorge Enrique <1989>. "Constraints on alternative cosmological models from clustering and redshift-space distortions." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/9153/1/PhD_Thesis-UNIBO-Jorge_Garcia_Farieta.pdf.
Full textCalvi, Valentina. "Searching for High-redshift Galaxies in Hubble Space Telescope Deep Data." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424663.
Full textI 13.7 miliardi di anni di storia dell’Universo possono essere suddivisi in diverse fasi a partire dal Big Bang fino ad arrivare al giorno d’oggi. Dopo l’emissione della radiazione cosmica di fondo (CMB) avvenuta 370 000 anni dopo il Big Bang (z~1100), in seguito al disaccoppiamento fra materia e radiazione l’Universo e' divenuto trasparente a quest’ultima dando inizio alla fase chiamata eta' oscura (“Dark Ages”), durante cui non era presente alcuna sorgente di luce. Nello studio dell’Universo primordiale riveste un ruolo chiave lo studio della transizione di fase, nota come reionizzazione, avvenuta in seguito alla nascita delle prime stelle e galassie. Lo studio delle prime sorgenti di luce che hanno popolato l’Universo e', quindi, la chiave per scoprire l’Universo primordiale e capirne l’evoluzione. La ricerca di galassie ad alto redshift ha ottenuto una spinta fondamentale grazie alla fotometria e alle tecniche basate sull’acquisizione di immagini che, a differenza della spettroscopia, permettono lo studio simultaneo di piu` oggetti, ottimizzando il tempo di osservazione con i telescopi. In particolare le survey profonde, ottenute osservando la medesima regione di cielo per piu' giorni, sono la risposta alla necessita' di identificare il maggior numero possibile di oggetti. Questa tesi e' focalizzata sullo studio delle prime galassie, gia' formate a meno di 1.5 miliardi di anni dal Big Bang. Lo studio dell’Universo primordiale dipende fortemente sia dal limite in magnitudine delle survey che dalla brillanza superficiale delle galassie che vogliamo osservare. Per caratterizzare l’effetto di entrambi questi fattori, in questa tesi abbiamo analizzato dati ottenuti con il telescopio spaziale Hubble (HST) sia nelle bande ottiche, che in quelle del vicino infrarosso (IR). L’obiettivo del nostro studio e' stato capire come questi effetti influiscano e limitino l’identificazione e la caratterizzazione fotometrica delle galassie ad alto redshift. Il ruolo chiave giocato dalle prime galassie nell’ambito del processo di reionizzazione e' ormai assodato, ma studi recenti hanno mostrato come le galassie meno brillanti, e dunque al di sotto dell’attuale limite di osservabilita', possano aver avuto un’importanza maggiore rispetto alle galassie brillanti che sono state identificate fino ad ora. In attesa che il telescopio spaziale James Webb (JWST) possa osservare direttamente queste galassie poco brillanti, e' fondamentale trovare un modo alternativo per stimare quale sia il con- tributo di luce totale proveniente da questi oggetti. Proprio a tale scopo abbiamo sviluppato una tecnica, basata sull’utilizzo dello spettro di potenza, per analizzare le fluttuazioni del segnale di background. Basandoci su un approccio simile al tecnica del Lyman-break, utilizzata comunemente per l’identificazione di galassie ad alto redshift, abbiamo confrontato lo spettro di potenza del segnale di fondo in due bande adiacenti per isolare la luce prodotta da una popolazione di galassie deboli entro un ristretto intervallo di redshift. Grazie ad una serie di simulazioni di tipo Monte Carlo siamo riusciti a ricavare dall’eccesso di segnale nella banda piu' rossa un vincolo sulla pendenza α della funzione di luminosita' alle magnitudini piu' deboli. In particolare, utilizzando i dati del progetto UDF05, continuazione del programma Hubble Ultra Deep Field (HUDF), siamo riusciti ad ottenere un valore della pendenza α della funzione di luminosita' a magnitudini deboli a z~6 (corrispondente a 0.95 miliardi di anni dopo il Big Bang). I valori di α = −1.8 e α = −1.9 che abbiamo ottenuto tenendo o meno conto del clustering sono tali da permetterci di dire che la quantita' di fotoni ionizzanti prodotti da tutte le galassie a z~6 e' sufficiente a giustificare il processo di reionizzazione dell’idrogeno nell’Universo. L’analisi che abbiamo condotto successivamente e' indirizzata ad ottenere un valore di α a redshift piu' alto, nello specifico z~7-8 (corrispondenti, rispettivamente, a 0.64 e 0.77 miliardi di anni dopo il Big Bang). Con questo obiettivo abbiamo fatto uso delle osservazioni profonde ottenute nell’ambito del programma HUDF09 nel vicino infrarosso. Per quanto riguarda z~8, la qualita' delle immagini infrarosse non ci ha permesso di isolare alcun segnale prodotto dalle galassie deboli dal rumore di fondo e da segnali spuri. Sulla base del crollo della densita' del tasso di formazione stellare andando da z ~6 a redshift piu' alti il contributo, in termini di fotoni ionizzanti, delle galassie a z~7 dovrebbe essere maggiore rispetto a quello della popolazione a z~8 e quindi ci aspettavamo che isolare un segnale prodotto da quelle galassie fosse piu' facile che a z~8. In realta', pero', l’analisi a z~7 prevede il confronto di dati ottenuti con strumenti diversi, caratterizzati da problemi diversi ed effetti sistematici che non vengono eliminati semplicemente con- siderando il rapporto fra gli spettri di potenza, come accade, invece, nel caso di immagini ottenute con la stessa camera. Inoltre, al momento, la nostra conoscenza dei problemi della camera infrarossa Wide Field Camera 3 (WFC3/IR) di HST non e' ancora allo stesso livello di quella relativa alla camera Advanced Camera for Survey (ACS) ed e', quindi, necessario un ulteriore e piu' approfondito studio sugli effetti legati allo strumento prima di poter usare i dati infrarossi per lo studio delle fluttuazioni di background. Avendo constatato che una perfetta procedura di riduzione dei dati costituisce un requisito essenziale per poter studiare le fluttuazioni di background e, quindi, il segnale proveniente dalle galassie meno brillanti, il passo successivo e' stato ottenere una versione migliorata dell’immagine piu' profonda dell’Universo attualmente disponibile ottenuta nell’ambito del progetto eXtreme Deep Field (XDF). Il nostro obiettivo era di ottenere un’immagine tale da permetterci di verificare i nostri risultati sulla pendenza della funzione di luminosita' a z~6 dato che l’XDF non ci ha permesso di individuare alcuna fluttuazione nel segnale di fondo. Il nostro lavoro e' iniziato acquisendo dall’archivio le immagini non ridotte ottenute in di- versi progetti durante un arco temporale di 10 anni e creando i nostri hyperbias e hyperdark. In questo abbiamo potuto tenere in considerazione tutte le problematiche legate alla camera ACS, anche quelle minori, come l’herringbone effect, che spesso non vengono corrette dalla normale pipeline di riduzione dati. Successivamente abbiamo mascherato le tracce dei satelliti, allineato tutte le immagini e corretto per la differenze di livello di fondo esistenti fra un chip e l’altro. Al momento stiamo ancora lavorando su queste immagini, nello specifico con l’idea di modellare i ghost elettronici e correggere le immagini per questo problema. I test preliminari sulla fotometria delle nostre immagini sono promettenti e suggeriscono che ci sia un leggero guadagno in termini di rapporto segnale-rumore rispetto alla versione originale dell’XDF, ma solo un ulteriore lavoro ci permettera' di ottenere le immagini finali. La brillanza superficiale incide direttamente sull’identificazione di galassie primordiali in immagini profonde sulla base dall’effetto noto come dimming cosmologico. Questo consiste in una diminuzione della brillanza superficiale di tutti gli oggetti astronomici e- stesi che scala con il redshift stesso di un fattore (1+z)^4. La forte dipendenza dell’effetto dal redshift suggerisce un effetto di selezione per il quale si individuerebbero più' facilmente le galassie primordiali con un’alta brillanza superficiale rispetto a quelle piu' deboli. Va notato che, siccome l’effetto del dimming si ha soltanto su oggetti estesi, essendo legato alla brillanza superficiale, la ricerca di tracce di questo effetto puo' essere utilizzata per testare quale sia la distribuzione di luce nelle sorgenti ad alto redshift. Nello specifico il dimming puo' aiutare a capire se l’emissione di luce sia concentrata in strutture compatte o meno. Nel nostro studio abbiamo adottato un approccio empirico, confrontando dati provenienti da survey con profondita' diversa, ma ottenute tutte con lo stesso strumento, in particolare HST/ACS. Abbiamo concentrato la nostra attenzione su un campione di galassie a z~4 (corrispondente a 1.5 miliardi di anni dopo il Big Bang) identificate nelle immagini XDF, HUDF e GOODS e, confrontando le magnitudini totali derivate dalle diverse survey, non e' emerso alcun andamento nei dati che fosse imputabile al dimming cosmologico. Per completare il lavoro abbiamo, poi, effettuato delle simulazioni Monte Carlo per ricavare quale sarebbe il riscontro sui dati se il dimming fosse in atto a secondo del tipo di dis- tribuzione di luce nelle galassie ad alto redshift. Confrontando i risultati delle simulazioni con quelli ricavati dai dati e' stato possibile escludere i profili di brillanza superficiale caratteristici delle sorgenti estese. I nostri dati sono, quindi, in accordo con una distribuzione della formazione stellare ad alto redshift in strutture compatte, come sostenuto anche da altri gruppi di ricerca. In generale lo studio degli effetti del dimming cosmologico riveste un ruolo molto importante nella determinazione del tipo di oggetti che JWST potra' osservare. Essendo in grado di spingere il nostro orizzonte verso fasi della storia dell’Universo ancora piu' vicine al Big Bang, JWST permettera' di verificare in maniera piu' accurata sia la distribuzione della luce nelle galassie primordiali sia il contributo proveniente dalle sorgenti che al momento non riusciamo a vedere singolamente. Infine, per completare il nostro studio sulle galassie ad alto redshift abbiamo preso in considerazione gli oggetti a z~1-2 che possono contaminare i cataloghi di galassie primordiali. Lo spettro di questi oggetti mostra un break a 4000 A che puo' portarli ad avere dei colori molto simili a quelli delle vere galassie ad alto redshift. Cio' che distingue i contaminanti dalle vere galassie primordiali e' l’essere chiaramente identificabili nelle bande piu' blu del Lyman-break. Lo studio preliminare che e' stato condotto sulla base di due cataloghi pubblici multi- banda di tutte le sorgenti presenti nel campo GOODS-South mostra che la distribuzione del numero di contaminanti e delle vere galassie primordiali e' diversa nell’intervallo di redshift che abbiamo analizzato (z~4-5-6). Questo suggerisce che la popolazione contaminante abbia una funzione di luminosita' differente rispetto alle galassie ad alto redshift. Inoltre, si ricava dai dati che la distribuzione dei conteggi di contaminanti a basso red- shift mostra solo una leggera, se non assente, evoluzione. La popolazione contaminante e', quindi, sempre all’incirca la stessa, e questo e' confermato dal leggero spostamento del break a 4000 A richiesto perche' questi oggetti soddisfino i criteri di selezione in colore delle galassie a z ≥ 4. Anche i redshift fotometrici sono in accordo con l’ipotesi che i contaminanti siano oggetti a redshift piu' basso. Una piu' completa caratterizzazione della popolazione delle galassie che hanno colori simili a quelle primordiali sara' possibile quando nuovi cataloghi saranno resi disponibili.
Wilson, Michael James. "Geometric and growth rate tests of General Relativity with recovered linear cosmological perturbations." Thesis, University of Edinburgh, 2017. http://hdl.handle.net/1842/22866.
Full textPrescott, Moire Kathleen Murphy. "The Space Density, Environments, and Physical Properties of Large Ly α Nebulae." Diss., The University of Arizona, 2009. http://hdl.handle.net/10150/194371.
Full textMatsubara, Takahiko. "Resumming cosmological perturbations via the Lagrangian picture: One-loop results in real space and in redshift space." American Physical Society, 2008. http://hdl.handle.net/2237/11312.
Full textMartens, Daniel Taylor. "Observational Hurdles in Cosmology: The Impact of Galaxy Physics on Redshift-Space Distortions." The Ohio State University, 2018. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=osu1523868013598327.
Full textKuruvilla, Joseph [Verfasser]. "Modelling redshift-space distortion effects on spatial clustering and velocity statistics / Joseph Kuruvilla." Bonn : Universitäts- und Landesbibliothek Bonn, 2020. http://d-nb.info/1221669354/34.
Full textCai, Zheng, Xiaohui Fan, Romeel Dave, Kristian Finlator, and Ben Oppenheimer. "Probing the Metal Enrichment of the Intergalactic Medium at z = 5–6 Using the Hubble Space Telescope." IOP PUBLISHING LTD, 2017. http://hdl.handle.net/10150/626049.
Full textMatsubara, Takahiko. "Nonlinear perturbation theory with halo bias and redshift-space distortions via the Lagrangian picture." American Physical Society, 2008. http://hdl.handle.net/2237/11327.
Full textHashimoto, Ichihiko. "Toward a precision cosmological test of gravity from redshift-space bispectrum based on perturbation theory." Kyoto University, 2018. http://hdl.handle.net/2433/232243.
Full textRigby, Emma. "Measuring the high redshift space density of FRI radio galaxies : investigating the nature of the FRI/II divide." Thesis, University of Edinburgh, 2007. http://hdl.handle.net/1842/3228.
Full textTremonti, Christy A. "The physical properties of low redshift star forming glaxies insights from the space-UV and 20,000 SDSS spectra /." Available to US Hopkins community, 2003. http://wwwlib.umi.com/dissertations/dlnow/3080780.
Full textHiroi, Kazuo. "X-ray Studies of Space Density and Obscured Fraction of Active Galactic Nuclei in Local and High-Redshift Universe." 京都大学 (Kyoto University), 2013. http://hdl.handle.net/2433/175124.
Full textBaronchelli, Ivano. "Multiwavelength analysis of high-redshift far-IR galaxies detected by the Herschel space observatory in the South ecliptic pole field." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424007.
Full textNegli ultimi anni, sempre più studi hanno dimostrato l'esistenza di una co-evoluzione tra nuclei galattici attivi e galassie ospiti. Fenomeni di starburst sono spesso accompagnati da una incrementata attività nucleare e le proprietà dei due meccanismi fisici sembrano essere correlate. Data la natura polverosa delle regioni nelle quali questi meccanismi si manifestano, l'osservazione diretta è fortemente influenzata dall'estinzione. L'emissione UV ed ottica nascosta ha costituito per lungo tempo una grande limitazione a questi studi sia per la difficoltà nella rilevazione di una frazione consistente di queste sorgenti, sia per per la stima della loro estinzione intrinseca. Comunque, l'energia assorbita a lunghezze d'onda minori è riemessa dalla polvere riscaldata, nel medio e lontano infrarosso (MIR e FIR). In questo contesto, le osservazioni ottenute con gli osservatori spaziali Herschel e Spitzer giocano un ruolo predominante. Esplorando le regioni spettrali tra il picco di emissione stellare ed il picco di emissione delle polveri, essi permettono di stimare la quantità totale di energia emessa dai meccanismi fisici coinvolti e, conseguentemente, la loro importanza relativa ed assoluta. Le osservazioni Herschel e Spitzer sono comunque necessarie ma non sufficienti per questo tipo di studi. Redshift fotometrici affidabili possono essere calcolati solo con una buona copertura spettrale alle lunghezze d'onda dell'ottico. Inoltre, nello studio dell'attività AGN, tenere in considerazione la regione spettrale del medio IR, dove domina l'emissione del toro di polveri, diventa cruciale. La regione spettrale del medio IR può essere indagata e.g. dall'osservatorio spaziale Akari. Con il lavoro sintetizzato in questa tesi, abbiamo contribuito allo studio della connessione tra AGN e galassia ospite sotto vari aspetti. La nostra analisi si focalizza nell'area del polo sud eclittico (SEP), che data la sua posizione, è soggetta ad una bassa emissione da cirri. Per prima cosa, abbiamo ridotto un vasto set di immagini ottiche riprese nel campo SEP. I mosaici risultanti sono ora disponbili per ulteriori studi relativi allo stesso argomento o ad altri. In secondo luogo, a partire dalle nostre immagini ottiche e da altre immagini e cataloghi sia pubblici che privati, abbiamo costruito un catalogo di sorgenti all'interno di 7 gradi quadrati nell'area SEP. La copertura fotometrica va dall'ottico al lontano infrarosso delle bande Herschel-SPIRE. Misurazioni Spitzer-IRAC e MIPS, insieme ad osservazioni Akari-IRC sono inoltre incluse. Questo catalogo è ora disponibile per la comunità scientifica. Il nostro terzo contributo alla ricerca in questo campo è rappresentato dall'analisi condotta su un sottocampione di sorgenti selezionate nel lontano IR. Usando tecniche di SED fitting, abbiamo analizzato le principali proprietà di queste galassie (redshift, massa in stelle, attività di formazione stellare e di AGN). Quindi, abbiamo studiato il contributo di ciascun singolo meccanismo fisico (stelle, AGN, formazione stellare) all'emissione a differenze lunghezze d'onda. Per ultimo, abbiamo discusso le relazioni tra queste proprietà. La nostra analisi multi-banda è complementare ad analisi di letteratura condotte nel dominio dei raggi X, le quali puntano verso l'esistenza di una doppia ``sequenza principale'', una nel piano massa stellare (M*) contro tasso di formazione stellare (SFR), e l'altra nel piano M* contro tasso di accrescimento del buco nero (BHAR). Per ultimo abbiamo stimato la pendenza della sequenza principale M*-BHAR a redshift z<0.5
Parsa, Shaghayegh. "The evolution of galaxies and black holes, and the origin of cosmic reionization." Thesis, University of Edinburgh, 2018. http://hdl.handle.net/1842/29561.
Full textMcLeod, Derek Johannes. "Properties of the first galaxies." Thesis, University of Edinburgh, 2017. http://hdl.handle.net/1842/31473.
Full textZarrouk, Pauline. "Clustering Analysis in Configuration Space and Cosmological Implications of the SDSS-IV eBOSS Quasar Sample." Thesis, Université Paris-Saclay (ComUE), 2018. http://www.theses.fr/2018SACLS297/document.
Full textThe ΛCDM model of cosmology assumes the existence of an exotic component, called dark energy, to explain the late-time acceleration of the expansion of the universe at redshift z < 0.7. Alternative scenarios to this cosmological constant suggest to modify the theory of gravitation based on general relativity at cosmological scales. Since fall 2014, the SDSS-IV eBOSS multi-object spectrograph has undertaken a survey of quasars in the almost unexplored redshift range 0.8 ≤ z ≤ 2.2 with the key science goal to complement the constraints on dark energy and extend the test of general relativity at higher redshifts by using quasars as direct tracers of the matter field.In this thesis work, we measure and analyse the two-point correlation function of the two-year data taking of eBOSS quasar sample to constrain the cosmic distances, i.e. the angular diameter distance DA and the expansion rate H, and the growth rate of structure fσ8 at an effective redshift Zeff = 1.52. First, we build large-scale structure catalogues that account for the angular and radial incompleteness of the survey. Then to obtain robust results, we investigate several potential systematics, in particular modeling and observational systematics are studied using dedicated mock catalogs which are fictional realizations of the data sample. These mocks are created with known cosmological parameters such that they are used as a benchmark to test the analysis pipeline. The results on the evolution of distances are consistent with the predictions for ΛCDM with Planck parameters assuming a cosmological constant. The measurement of the growth of structure is consistent with general relativity and hence extends its validity to higher redshift. We also provide updated constraints on extensions of ΛCDM and models of modified gravity. This study is a first use of eBOSS quasars as tracers of the matter field and will be included in the analysis of the final eBOSS sample at the end of 2019 with an expected improvement on the statistical precision of a factor 2. Together with BOSS, eBOSS will pave the way for future programs such as the ground-based Dark Energy Spectroscopic Instrument (DESI) and the space-based mission Euclid. Both programs will extensively probe the intermediate redshift range 1 < z < 2 with millions of spectra, improving the cosmological constraints by an order of magnitude with respect to current measurements
Steinbring, Eric. "Techniques in high resolution observations from the ground and space, and imaging of the merging environments of radio galaxies at redshift 1 to 4." Thesis, National Library of Canada = Bibliothèque nationale du Canada, 2001. http://www.collectionscanada.ca/obj/s4/f2/dsk3/ftp04/NQ58583.pdf.
Full textAta, Metin [Verfasser], and Volker [Akademischer Betreuer] Müller. "Phase-space reconstructions of cosmic velocities and the cosmic web : structure formation models - galaxy bias models - galaxy redshift surveys - inference analysis / Metin Ata ; Betreuer: Volker Müller." Potsdam : Universität Potsdam, 2016. http://d-nb.info/1218402849/34.
Full textNoirot, Gaël. "The CARLA-Hubble survey : spectroscopic confirmation and galaxy stellar activity of rich structures at 1.4 < z < 2.8." Thesis, Sorbonne Paris Cité, 2017. http://www.theses.fr/2017USPCC153.
Full textDetailed studies of high-redshift confirmed galaxy clusters are based on a few individual objects. In this Thesis, we therefore aim at building the first sample of spectroscopically confirmed clusters at high-redshifts and, for the first time at these redshifts, statistically infer cluster member galaxy properties. In this Thesis, we study and characterize 20 cluster candidates at redshifts 1.4 < z < 2.8, which represent the most promising cluster candidates from the CARLA sample. We reduce and analyze slitless grism spectroscopic and near-infrared imaging data of the fields, obtained with the Hubble Space Telescope. We measure redshifts for over 700 star-forming sources in the 20 fields, and we spectroscopically confirm 16 CARLA clusters in the range 1.4 < z < 2.8; by selection, these clusters are associated with powerful radio-loud active galactic nuclei (RLAGN) at their center. This effort alone more than doubles the number of confirmed clusters at these redshifts. We study cluster member star-formation rates (SFRs) as a function of their stellar masses and distances from the RLAGN. We find that massive members are located below their star-forming main-sequence up to z=2. This implies that the massive star-forming end of the cluster population already followed an accelerated evolution at these high redshifts. We also find an increasing concentration of star-forming members with smaller radii relative to the RLAGN, at all redshifts up to z=2. Our 1.4 < z < 2.0 cluster members are therefore consistent with a reversal of the SFR-density relation. This is a first evidence showing that CARLA clusters represent a transition phase for cluster galaxy evolution. We also study stellar populations of two of our confirmed CARLA clusters at z=2.0. We study their color-color and color-magnitude relations and show that one of the two structures is comprised of a z=2 red sequence of passive candidate members. Together, these results provide clear evidence that our confirmed CARLA clusters represent rich structures comprised of mixed populations, including both evolved, passive, massive galaxies, and galaxies with ongoing star formation. Together, this unprecedented sample of 16 confirmed clusters at 1.4 < z < 2.8 constitutes an ideal sample for further statistical investigation of the cluster transition phase, including study of quenching mechanisms. (Abridged)
Zu, Ying. "Cross-Correlation Cluster Cosmology." The Ohio State University, 2013. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=osu1376958777.
Full textMomcheva, Ivelina G., Gabriel B. Brammer, Dokkum Pieter G. van, Rosalind E. Skelton, Katherine E. Whitaker, Erica J. Nelson, Mattia Fumagalli, et al. "THE 3D-HST SURVEY: HUBBLE SPACE TELESCOPE WFC3/G141 GRISM SPECTRA, REDSHIFTS, AND EMISSION LINE MEASUREMENTS FOR ∼100,000 GALAXIES." IOP PUBLISHING LTD, 2016. http://hdl.handle.net/10150/621407.
Full textMattia, Arnaud de. "From emission line galaxy spectroscopic surveys to cosmological constraints : from eBOSS to DESI." Thesis, université Paris-Saclay, 2020. http://www.theses.fr/2020UPASP010.
Full textSpectroscopic galaxy surveys contain a wealth of cosmological information. Acoustic waves that propagated in the primordial Universe left a signature on the matter distribution, called baryon acoustic oscillations (BAO), at a characteristic scale of 150 megaparsecs. Measuring this standard ruler in the distribution of galaxies provides access to the expansion history of the Universe. In addition, redshift measurements of galaxies are sensitive to their peculiar velocities (RSD), allowing to probe the growth rate of structure and test general relativity on large scales. This thesis is dedicated to the power spectrum analysis of BAO and RSD in the sample of 173,736 emission line galaxies (ELGs) of the eBOSS collaboration, at an effective redshift of 0.85. Special care was devoted to validate the implementation of the galaxy power spectrum theoretical model, and to estimate and correct observational systematics, with the help of realistic simulations. The main observational systematics of this sample stem from fluctuations of the galaxy target density with the quality of the photometric sample used for eBOSS, which is an early version of that utilised in the next generation spectroscopic survey DESI. In particular, besides the noticeable fluctuations of the angular density of targets, strong variations in the redshift density with imaging depth were noted - an effect which is usually assumed to be minor. Residual variations of the angular target density were mitigated by suppressing the density contrast above a certain scale, while fluctuations in the radial survey selection function were accounted for by dividing the data set in subsamples of equivalent photometric depth. Doing so, the measured galaxy power spectrum is damped at large scale, which requires to correct the theoretical prediction for the so-called integral constraints, an original work of this thesis that also allowed to improve some techniques of clustering analyses. The RSD and BAO measurements obtained with eBOSS ELGs are combined with the results from the other clustering samples of the SDSS collaboration, and cosmological implications are presented. This manuscript ends with a recap of different observational and analysis systematics hindering the cosmological measurements, and gives ideas to control the systematic budget of future spectroscopic surveys, like DESI
"Markov Chain Monte Carlo Modeling of High-Redshift Quasar Host Galaxies in Hubble Space Telescope Imaging." Doctoral diss., 2014. http://hdl.handle.net/2286/R.I.21038.
Full textDissertation/Thesis
Ph.D. Astrophysics 2014
Weinzirl, Timothy Michael. "Probing galaxy evolution by unveiling the structure of massive galaxies across cosmic time and in diverse environments." 2013. http://hdl.handle.net/2152/21193.
Full texttext
Steinbring, Eric. "Techniques in high resolution observations from the ground and space, and imaging of the merging environments of radio galaxies at redshift 1 to 4." Thesis, 2000. https://dspace.library.uvic.ca//handle/1828/9861.
Full textGraduate