Academic literature on the topic 'Rappresentazione della malattia'

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Journal articles on the topic "Rappresentazione della malattia"

1

Lalli, Pina. "Itinerari dello stigma: pericolositŕ del folle o rappresentazioni pericolose?" RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2011): 11–31. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-001002.

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Abstract:
La costruzione sociale della malattia mentale, intesa come rappresentazione collettiva, č fortemente influenzata nel mondo della tarda modernitŕ dai media; anche la rappresentazione di ciň che viene definito "pericoloso" subisce le stesse, per quanto non uniche, influenze attraverso diversi formati mediatici: cronaca, documentari e talk-show, fiction e film, piů rare trasmissioni speciali di sensibilizzazione. Il superamento della istituzione manicomiale ha reso piů prossime e visibili le persone con disagio mentale, ma ciň non pare aver modificato la paura del "coinvolgimento occulto" vissuto come minaccia del senso comune: l'altro delirante condivide la stessa rappresentazione della realtŕ di tutti? In questa prospettiva di difesa sociale la responsabilitŕ del comportamento socialmente "occulto" viene imputata, anche penalmente, all'esperto. Ne derivano da un lato un rinforzo culturale della pericolositŕ per effetto di una ricostruzione selettiva dei fatti attraverso una concatenazione semplice causa-effetto, dall'altro una convergenza verso stereotipi ulteriormente stigmatizzanti.
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Osorio, Guzman Maricela, and Santa Parrello. "Malattia e bisogno di relazioni significative: studio per l'ampliamento dell'IPQ-R in un gruppo di operatori sanitari della regione Campania." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (December 2012): 75–92. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-003005.

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Abstract:
Partendo dall'ipotesi che l'esperienza di malattia acuisca, sia nei pazienti che negli operatori che si trovano temporaneamente "dall'altra parte", il bisogno di relazioni significative e che questa dimensione - non completamente sovrapponibile al supporto sociale tradizionalmente inteso - sia una componente importante che merita di essere valutata quando si esplora la rappresentazione di malattia, questo studio intende modificare l'Illness perception questionnaire-revised (IPQ-R) di Moss-Morris e colleghi, nato sulla base del modello di senso comune e autoregolazione di Leventhal. L'obiettivo e ampliare lo strumento per renderlo piu esaustivo e valutarne le caratteristiche psicometriche attraverso analisi fattoriali esplorative e confermative. Alla versione dell'IPQ-R validata in Italia da Giardini e colleghi, composta da 70 item che indagano 3 aree della malattia (Identita, Opinioni e Cause), sono stati aggiunti 14 item relativi ad una dimensione definita Relazione significativa con l'altro. Lo strumento cosi ampliato e stato proposto a 269 operatori sanitari della regione Campania (134 medici, 135 infermieri). Dopo le analisi sono stati mantenuti 9 dei nuovi item, accorpatisi in un terzo fattore, mentre 1 item si e accorpato al primo fattore. L'Analisi Fattoriale Confermativa ha mostrato valori di fit molto soddisfacenti. I risultati mostrano come anche la rappresentazione di malattia degli operatori sanitari sia intrisa di elementi di senso comune oltre che di ovvi rimandi alle teorie scientifiche e contenga significativi riferimenti al bisogno di relazioni significative con gli altri (esplorato dai nuovi item), colleghi compresi, dai quali ci si attende autenticita e profondita.
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Falyushina, Luizetta. "“Un ospite vile”: l’epidemia di colera in Russia nell’epistolario di A. P. Čechov." Altre Modernità, no. 28 (November 30, 2022): 249–58. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/19189.

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Abstract:
Nella vasta produzione letteraria di A. P. Čechov sono presenti testimonianze scritte durante il periodo della quinta ondata della pandemia di colera. Originatasi in India e in Asia Centrale nel 1883, arrivò in Russia negli anni 1892-1893, dove causò la morte di circa 400 000 persone. Čechov, in quanto medico di professione, nel 1892 si dedicò all’attività di dottore, fornendo cure ai contadini dei numerosi villaggi situati intorno alla sua tenuta di Melichovo, rifiutando qualsiasi compenso. Questa esperienza si riflette sia nei documenti relativi alla sua attività professionale, sia nella sua eredità epistolare, che viene considerata dagli studiosi parte integrante della sua prosa letteraria in quanto ne presenta le stesse caratteristiche stilistiche e narrative. Questo articolo analizza la rappresentazione di quei tragici eventi da una doppia prospettiva: da un lato dal punto di vista di Čechov-medico e dall’altro dal punto di vista di Čechov-scrittore. Si pone attenzione ai seguenti aspetti: 1) la descrizione del colera come un essere animato, tratto tipico del meccanismo di mitologizzazione della malattia nell’immaginario collettivo; 2) la rappresentazione degli umori apocalittici presenti nel popolo, che conferiscono all'epidemia lo status di punizione celeste; 3) la considerazione dei focolai dell’epidemia come ʻspazi mortiʼ.
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Bertocchi, Sabrina, Francesca Emiliani, Silvia Potě, and Laura Palareti. "Diversi regimi terapeutici nel trattamento di bambini affetti da malattia emorragica congenita: processi di scelta e ricadute sul benessere psicosociale del paziente e della sua famiglia." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (February 2011): 65–90. http://dx.doi.org/10.3280/pds2010-003005.

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Abstract:
Un tratto caratteristico delle malattie emorragiche congenite (di cui la piů diffusa č l'emofilia) č l'imprevedibilitŕ dell'evento emorragico, della sua durata e della sua severitŕ, da cui consegue una condizione di continua incertezza sulle modalitŕ e la tempestivitŕ necessarie per l'intervento. Il superamento di questa condizione č oggi possibile attraverso l'infusione del fattore di coagulazione mancante. Quest'ultima puň essere attuata tramite due modalitŕ: profilassi e terapia al bisogno. Questo studio ha come obiettivo la comprensione approfondita delle condizioni che favoriscono o che invece ostacolano l'adesione a forme diverse di trattamento terapeutico, in particolare profilassi e terapia al bisogno, in famiglie con bambini affetti da emofilia. Sono stati intervistati congiuntamente i genitori di 11 famiglie con figli emofilici in etŕ evolutiva, residenti a Bologna e provincia che aderivano a trattamenti differenziati (profilassi o terapia al bisogno). I risultati mostrano come le due diverse forme di terapia siano collegate a differenti rappresentazioni della malattia e a diverse modalitŕ di funzionamento familiare. La profilassi si conferma la terapia che maggiormente si accompagna ad uno stile di vita normalizzato sia per il bambino che per l'intera famiglia.
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Presutti, Michelle, Giorgio Soro, Giulia Cnapich, and Sara Giordano. "SENSEMAKING E CURA DEL DIABETE: MAPPE COGNITIVE DI MEDICI E PAZIENTI A CONFRONTO." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 2, no. 1 (June 25, 2016): 323. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v2.262.

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Abstract:
Karl Weick, esponente del cognitivismo costruttivista, considera il sensemaking come un insieme di processi cognitivi in continua costruzione, a posteriori, di significati e di senso della realtà in cui viviamo.Il sensemaking è un processo continuo di creazione di senso quotidiano: le persone percepiscono selettivamente le informazioni su sé stessi e sull’ambiente in cui vivono, tali informazioni vengono elaborate cognitivamente attraverso un processo di selezione e ritenzione in memoria delle mappe cognitive costruite.Pertanto il sensemaking costituisce un’appropriata chiave di lettura dei fenomeni comportamentali in cui sono in gioco le rappresentazioni di un problema, soprattutto quando è di estrema necessità trovare punti di contatto in merito ai rapporti causali tra gli elementi che costituiscono le diverse mappe cognitive degli individui che ne prendono parte. L’analisi delle mappe cognitive può essere utile soprattutto al fine di individuare e condividere con maggiore chiarezza quali potrebbero essere le strade per un corretto ed efficace intervento risolutivo o di trattamento del problema.Dare senso alla malattia significa, sia per il medico che per il paziente, organizzare una mappa cognitiva (connessioni causali di elementi di significato) della realtà (della malattia) in un processo continuo di esperienza.Un flusso continuo che a partire da una percezione soggettivamente selettiva degli elementi disponibili (conoscenze, esperienze, eventi,etc.), organizza tali elementi in una mappa e li traduce in uno schema operativo di comportamento. Secondo Weick la realtà individuale si costruisce, mentre l’ambiente, il contesto, sono costruiti a priori.Le mappe cognitive che gli individui costruiscono influenzeranno le successive esperienze che si troveranno a dover fronteggiare nell’ambito dello stesso problema, in questo caso inerenti alla malattia diabetica.L’utilizzo del sensemaking applicato all’analisi dei processi di cura, pertanto, può diventare utile in particolare nei contesti di trattamento in cui la compliance e l’aderenza alle cure costituisce un fattore determinante nella gestione della patologia cronica, che prevede un modello di rapporto medico- paziente protratto nel tempo e centrato sulla possibilità di confronto rispetto alle modalità di cura e riuscita della stessa.La ricerca si è proposta pertanto di indagare attarverso la somminisrazione di interviste a medici e pazienti e attarverso al successiva analisi del testo e delle ricorrenze lingusitiche elaborate attraverso appositi software di ricostruire e mettere a confronto le rispettive mappe cognitive che stanno alla base delle rappresentazioni della malattia e della sua gestione e quindi dei comportamenti conseguenti di chi cura e di chi è curato.
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Mancini, Tiziana, Nadia Monacelli, Chiara Foŕ, and Luca Caricati. "L'AIDS, una malattia come le altre? Rappresentazioni sociali dell'HIV/AIDS in un campione di soggetti adulti." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (September 2010): 5–32. http://dx.doi.org/10.3280/psd2010-001001.

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Abstract:
Lo studio č parte di un progetto finanziato nel 2007 dall'ISS finalizzato a cogliere i motivi che possono favorire o ostacolare l'accesso al test per l'HIV. L'obiettivo dello studio presentato era quello di cogliere alcuni aspetti descrittivi delle rappresentazioni sociali dell'HIV e dell'AIDS attivando due piani della conoscenza: quello evocativo-emotivo e quello razionale- cognitivo. Un questionario semi-strutturato č stato somministrato a 307 partecipanti. I risultati mostrano come, da un punto di vista evocativo-emotivo, sia possibile cogliere una sostanziale equivalenza fra l'immagine dell'AIDS e quella dell'HIV. Queste rappresentazioni enfatizzano, da un lato, una concezione di AIDS/HIV basata prevalentemente su contenuti propri delle conoscenze scientifiche, dall'altro concezioni in cui prevale la dimensione valutativo-morale. Č solo a seguito di un'attivazione mediata cognitivamente che i partecipanti riconoscono piů chiaramente la differenza fra HIV e AIDS. In questo caso, essi sono consapevoli che l'HIV non sia la stessa cosa dell'AIDS e che essere sieropositivi non equivalga ad essere malati di AIDS. Vengono discusse le implicazioni di tali risultati per le campagne preventive.
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7

Sterpellone, Luciano. "Ludwig Van Beethoven: La Musica Del Silenzio." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4 (January 14, 2014): 343–51. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1073.

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Abstract:
Nell'estate del 1797 all'età di 27 anni e periodo che coincide con gli inizi dei disturbi uditivi, il musicista contrae una infezione, un tifo addominale dal quale non si riprenderà più completamente, con reiterati disturbi gastrointestinali negli anni a venire. Solo nel ottobre 1802 Beethoven ammette la propria sordità, accompagnata da acufeni, una patologia che avrebbe interessato prima l'orecchio sinistro, poi quello destro, e che sarà progressiva, sino alla sordità completa. Le cure cui verrà sottoposto saranno le più diverse, ma verosimilmente tutte inutili, Beethoven sarà un paziente sui generis, che fa di testa propria, ignorando le prescrizioni dei medici, bevendo molto vino e molto caffè, e non rispettando i dosaggi dei medicinali. Poco risolvono anche i cornetti acustici, applicati a lungo solo all'orecchio sinistro, perché, il destro è già completamente sordo. Viceversa per aumentare l'intensità dei suoni si serve di uno strumento ingombrante, una specie di coperchio di legno che mentre suona interpone tra sé e il pianoforte come cassa di risonanza. Nel 1822, alla prova generale del Fidelio non sente assolutamente nulla di ciò che si canta sulla scena. Nel maggio 1824, al termine di un concerto, una cantante deve prenderlo per le spalle e voltarlo verso il pubblico perché, si renda conto che lo stanno applaudendo freneticamente. Nel 1825 compaiono i segni dell'interessamento epatico con una ematemesi che origina verosimilmente da varice esofagee. Nel 1826 le condizioni generali peggiorano compaiono coliche addominali, diarrea, ittero, e l'asche richiede numerose paracentesi con aspirazione sino a 14 litri. Il 27 marzo del 1827 Ludwig van Beethoven muore, e due giorni dopo ventimila persone seguiranno il feretro; tra i presenti Franz Schubert, ignaro che appena un anno dopo riposerà vicino a Beethoven. Sulla sordità di Beethoven non si è giunti a conclusioni definitive. Otosclérosi, un'affezione dell'orecchio interno, una degenerazione del nervo acustico, una forma post-infettiva come nel tifo addominale, una improbabile degenerazione di origine luetica, un morbo di Paget. Dai reperti autoptici appare molto probabile che la morte del musicista possa essere addebitata ad una malattia epatica, dato che all'esame autoptico questo organo risulta molto più piccolo del normale e molto poco elastico; inoltre ambedue i reni appaiono infiltrati da un liquido marrone e opaco e i calici renali appaiono calcificati. È forse “merito” della sordità se Beethoven ha così interiorizzato la sua vis creativa da vedere aumentata la propria percezione della rappresentazione corticale dei suoni.
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Severino, Paolo. "Il ruolo della certificazione in psichiatria: effetti iatrogeni e funzioni terapeutiche." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2011): 111–29. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-002009.

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Abstract:
L'articolo intende esaminare il problema della certificazione medica in generale e piů in particolare della certificazione psichiatrica e considerare il significato e la rilevanza di questa attivitŕ medica, le sue implicazioni psicologiche, giuridiche e sociali e il suo ruolo nell'ambito della cura. Un certificato puň accordare o negare importanti diritti all'individuo e avere nella vita del paziente una particolare rilevanza, influendo sul decorso della sua malattia, sulle sue scelte e sulla sua collocazione sociale. In analogia ad ogni altro atto medico, vengono considerati i potenziali rischi iatrogeni connessi alle certificazioni mediche. La proliferazione di richieste di certificazioni viene considerato come uno degli aspetti della generale medicalizzazione della vita che trasforma gli individui in potenziali pazienti finendo con il diminuire il livello di salute della societŕ nel suo complesso. Viene sostenuto il punto di vista che dietro la pratica della certificazione vi possono essere necessitŕ e rappresentazioni, spesso illusorie, di sicurezza e di difesa della comunitŕ da quanti mettono in pericolo l'ordine sociale. Viene quindi analizzata la peculiaritŕ della certificazioni in campo psichiatrico in relazione a problemi che riguardano la diagnosi e la prognosi delle malattie mentali, la mancanza di evidenti dati obiettivi, il linguaggio psichiatrico, il consenso alla certificazione e il contesto in cui si svolge la valutazione. Il lavoro arriva alla conclusione che č necessario che il medico, quando agisce con funzioni di tipo medico-legale, e lo psichiatra sviluppino una maggiore consapevolezza del potenziale iatrogeno e stigmatizzante della certificazione e degli scopi illusori che la societŕ sembra volergli attribuire, per affermare invece la sua funzione di strumento medico che integra gli atti strettamente tecnici della terapia, insostituibile nel far valere i diritti di persone che si possono trovare ad essere temporaneamente o cronicamente malate, privilegiando quelli che favoriscono l'autonomia e non la cronicitŕ e la dipendenza.
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Malagrinò, Ilaria. "Intimità e social media. Una riflessione a partire dal pensiero di Michel Henry." Medicina e Morale 69, no. 1 (April 20, 2020): 71–87. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.608.

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Abstract:
L’avvento delle nuove tecnologie mediatiche ha facilitato il diffondersi della cultura emotiva. Sotto gli imperativi dello sharing e del disclosure agli utenti viene chiesto di identificare e razionalizzare il loro intimo. Le emozioni vengono dette e categorizzate, fissate nello spazio virtuale, esternate e oggettivate attraverso mezzi visivi di rappresentazione e linguaggio, diventando così narrazioni fruibili dal grande pubblico dei followers. Le interazioni on line, proprio perché mediate dallo schermo, hanno liberato gli individui dalla paura del faccia a faccia e del giudizio sociale, favorendo sicuramente una maggiore condivisione. Tuttavia, l’anonimia dei mezzi espressivi fa sì che le intimità digitali siano, come direbbe Illouz, “fredde”, con il risultato apparentemente contraddittorio dell’aumento di ciò che Kristeva definisce come “nuove malattie dell’anima”, in cui gli individui sperimentano ciò che il soggetto depresso prova nel suo isolamento, ovvero il sentirsi separato dalle altre persone e dalla comunicazione. Scopo del presente contributo è, pertanto, analizzare le modalità di manifestazione dell’intimità, utilizzando le riflessioni tracciate in merito da Michel Henry, al fine di comprendere cosa è andato perso nella contemporaneità.
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Murgia, Annalisa, and Giulia Selmi. "Inspira e cospira. Forme di auto-organizzazione del precariato in Italia." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 123 (September 2011): 163–76. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-123010.

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Abstract:
Lo scenario del mercato del lavoro a cui assistiamo oggi in Italia è composto da una progressiva proliferazione di contratti non standard. Ciň comporta in primo luogo un problema di cittadinanza e di welfare, a causa della minore o semi-inesistente possibilitŕ di accesso ai diritti sociali che queste forme di impiego consentono (ai diritti pensionistici, ai congedi retribuiti di malattia, maternitŕ, disoccupazione, ecc.). A fronte di questa situazione di severa precarietŕ ed assenza di accesso alle risorse del welfare, tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni l'Italia ha visto la nascita ed il consolidamento di un articolato movimento sociale di contrasto alla precarietŕ agito in prima persona proprio dalla generazione più duramente colpita dal processo di deregolamentazione del mercato del lavoro: giovani, donne e "cognitari". Questo movimento in prima battuta ha concentrato i propri sforzi nella riscrittura del lessico e dell'immaginario simbolico sul lavoro, nel tentativo di consolidare i precari come soggettivitŕ collettiva oltre le sue tradizionali rappresentazioni. Negli ultimi anni, tuttavia, a questo processo di "autorappresentazione" va affiancandosi un processo di "auto-rappresentanza": una fattiva auto-organizzazione di precari nel gestire le conflittualitŕ sui luoghi di lavoro. In uno scenario di sfiducia nei confronti dei partiti e dei sindacati nell'affrontare la questione della precarietŕ, infatti, questi movimenti dimostrano una scarsa attitudine alla delega del conflitto, promuovendo invece modalitŕ di azione fondate sul modulo organizzativo della rete, sulla condivisione dei saperi e sulla rappresentanza diretta. Obiettivo di questo articolo è esplorare criticamente due esperienze di auto-organizzazione di lavoratori e lavoratrici precari/e, in relazione all'attuale crisi della rappresentanza attraversata dalle tradizionali organizzazioni sindacali, soprattutto per quanto riguarda i giovani lavoratori e i rapporti di lavoro non standard.
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Dissertations / Theses on the topic "Rappresentazione della malattia"

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GRECO, ANDREA. "Fattori psicologici associati alle malattie cardiovascolari. Differenze tra condizioni acute e croniche e impatto della gravità della malattia sul benessere del paziente." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/28330.

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Abstract:
This thesis is devoted to the study of psychological factors associated with cardiovascular diseases. It is made up by five theoretical chapters and four empirical studies. The first chapter presents a brief description of the different cardiovascular diseases that are still the main cause of death and disability in Western countries. The second chapter is focused on the role of psychology with respect to the different cardiovascular diseases. It ranges from the psychosomatic approach, branch of medicine interested in organic disorders without an anatomic lesion or functional problems, to the most recent area of psychocardiology. The third chapter is on the Type A Behavior Pattern, on the variables of hostility and anger, and on type D personality. It deals with a description of these factors, an evaluation of the methods mostly used for their assessment, and the main empirical findings relative to the association with cardiovascular disease; the hypothesized physiological mechanisms behind these relationships have been also addressed. The fourth chapter is devoted to depression and anxiety as crucial variables which can predict cardiovascular diseases and a worse prognosis in already present diseases; methods and instruments of their evaluation are also presented, together with the main findings on their association with cardiovascular disease and associated physiological and behavioral mechanisms. The fifth chapter is focused on the psychological factors that exert a protective against cardiovascular diseases, namely self-efficacy beliefs, representation of illness, and perceived social support; also for these variables evaluation methods and main findings from the literature are presented. The first study compared the psychological profile of a group of patients with cardiovascular disease with a “healthy” group, not affected by cardiovascular diseases. Similarly to previous research, our results showed significant differences in some dimensions of Type A Behavior Pattern, as well as in anxiety and depression. The second study compared the psychological profiles of patients with different cardiovascular diseases, differentiating between acute and chronic diagnosis. Results showed important differences between the two groups in some of the dimensions of Type A behavior pattern, in social withdrawal, anxiety, depression, subjective wellbeing, perceived social support, perception of illness, and self-efficacy beliefs in managing the disease.The third study investigated, with a cross-sectional research design, the role of the representations of illness and self-efficacy beliefs in the impact exerted by the severity of illness on health satisfaction, depression and life satisfaction of patients with cardiovascular diseases. Self-efficacy beliefs and representation of illness were found to be valid mediators of the relationship between the objective indicator of illness severity and the different indicators of patient’s well-being. The fourth study was aimed at investigating longitudinally, through a two-monthsstudy, the role of illness representations, self-efficacy beliefs, and perceived social support in mediating the impact of illness severity on depression. In line with previous research, our results confirmed the relevant role of the three protective factors.
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Books on the topic "Rappresentazione della malattia"

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Fiorillo, Gian Piero. Il nostro folle quotidiano: Indagine sulla rappresentazione della follia e della malattia mentale. Roma: Manifestolibri, 2002.

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