Academic literature on the topic 'Rappresentanza collettiva'

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Journal articles on the topic "Rappresentanza collettiva"

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Lambertucci, Pietro. "Contratto collettivo, rappresentanza e rappresentativitŕ sindacale: spunti per il dibattito." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 124 (March 2010): 551–606. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-124001.

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Abstract:
Il saggio, nel ripercorrere il dibattito sulla rappresentanza sindacale nell'impiego privato, propone una disaggregazione dell'analisi, in relazione alla necessitŕ di calare i diversi modelli nei contesti nei quali si esprime il potere negoziale del sindacato. Nello specifico, per quanto riguarda la contrattazione collettiva nazionale di categoria, si aderisce alla tesi che ricostruisce la rappresentanza sindacale come rappresentanza associativa, mentre la rappresentanza sindacale nelle singole aziende si caratterizza come rappresentanza istituzionale (viene, in particolare, individuata la disciplina negoziale sulle rappresentanze sindacali unitarie che derivano il loro potere dalla consultazione elettorale di tutti i dipendenti occupati nell'azienda). L'analisi poi della rappresentativitŕ sindacale, con riguardo alla nozione di sindacato comparativamente piů rappresentativo, si confronta, per un verso, con l'art. 39 Cost. e si conclude, per altro verso, con l'osservazione che i contratti collettivi ai quali la legge connette effetti legali richiedono "l'unitŕ contrattuale" del sindacato. Si propone, infine, un intervento legislativo volto a generalizzare l'esperienza delle rappresentanze sindacali aziendali e a poggiare il richiamo alla maggiore rappresentativitŕ comparata su un meccanismo associativo ed elettorale insieme, in relazione alla devoluzione di funzioni demandate dalla legge.
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Guarriello, Fausta. "LEGGE E CONTRATTAZIONE COLLETTIVA IN EUROPA: verso nuovi equilibri?" Revista Direito das Relações Sociais e Trabalhistas 3, no. 2 (October 9, 2019): 82–133. http://dx.doi.org/10.26843/mestradodireito.v3i2.112.

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Abstract:
Il presente articolo cerca di evidenziare i molteplici punti di vista da cui esaminare nella dimensione comparata il mutamento del rapporto tra legge e contrattazione collettiva. Innanzitutto vengono studiate le tendenze comuni ad un’alterazione dell’integrazione funzionale tra legge e contrattazione collettiva, cioè, un mutamento qualitativo e quantitativo. In seguito, oltre le tendenze comuni, evidenziamo anche l’acuirsi delle differenze tra sistemi nazionali, nonché gli interventi legislativi di attacco alla contrattazione nazionale/settoriale indotti dalla nuova governance europea. Successivamente studiamo la rifondazione del rapporto tra legge e contrattazione collettiva attraverso la ripartizione delle sfere di competenza, nonché gli interventi legislativi sull’efficacia del contratto collettivo, ossia, le misure di riduzione dell’ultrattività e dei meccanismi di estensione. In seguito evidenziamo gli interventi legislativi sulla rappresentanza dei soggetti negoziali, cioè, la misurazione della rappresentatività, gli accordi maggioritari ed i nuovi soggetti abilitati a stipulare l’accordo aziendale. Dopodiché studiamo anche le correzioni imposte ai meccanismi nazionali di regolazione salariale. In conclusione, discutiamo verso quali equilibri si va riconfigurando il rapporto tra legge e contrattazione collettiva, cioè, sul tramonto del contratto collettivo come atto normativo a portata generale e la sua esclusiva funzionalizzazione a strumento di gestione a livello aziendale.
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Bellocchi, Paola. "Rappresentanza e diritti sindacali in azienda." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 132 (November 2011): 543–88. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-132002.

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Abstract:
Il saggio ricostruisce il significato dell'art. 19 dello Statuto dei lavoratori nell'esperienza applicativa del sistema di relazioni sindacali. La chiave di lettura proposta č che obiettivo della legislazione di sostegno fosse quello di promuovere la contrattazione collettiva di diritto comune senza regolarla, agevolando il riconoscimento dei diritti sindacali nei contratti collettivi come contenuti della parte obbligatoria di essi per innervare un sistema di fisiologiche relazioni sindacali nell'impresa. Rispetto a questo modello di legislazione, gli svolgimenti interpretativi intervenuti dopo il referendum abrogativo del 1995 ne hanno reso l'applicazione contraria alla sua stessa logica. Ma soprattutto, al cospetto di accordi separati e di dissensi tra sindacati sui rinnovi contrattuali - di cui la piů preoccupante manifestazione si č avuta negli accordi Fiat - l'assenza di regole condivise sulla contrattazione ha evidenziato notevoli criticitŕ ed incongruenze sulle scelte di governo delle relazioni sindacali in azienda, di cui l'A. auspica una risposta da parte degli attori del sistema all'insegna della ritrovata unitŕ sindacale.
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Riverso, Roberto. "Le statuizioni civili della sentenza Thyssen." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2012): 167–76. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-002005.

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Abstract:
La parte della sentenza Thyssen dedicata al risarcimento delle parti civili risulta conforme alla piů evoluta giurisprudenza in materia di danni e legittimazione degli enti collettivi; essa appare comunque di notevole importanza segnando un punto di non ritorno nelle istanze risarcitorie in materia di sicurezza sul lavoro. Pur non potendosi discutere del risarcimento dei danni alle vittime e ai loro familiari piů diretti, liquidati prima dell'apertura del dibattimento, la drammaticitŕ dei fatti oggetto del giudizio č comunque penetrata in tutta la sua entitŕ e sotto diversi importanti profili, anche nelle statuizioni civili. Grazie alla presenza di ben 52 parti civili di diversa origine e natura (enti territoriali, associazioni, lavoratori, familiari) sono confluite nel processo autentiche istanze democratiche e partecipative; e sentimenti di natura collettiva; che hanno contribuito a rendere piů visibile la ferita inferta sul tessuto sociale e civile di una popolazione intrisa, per risalente tradizione storica, di cultura industriale e sindacale; oltre che a dare rappresentanza piů vera alla cognizione del dolore collettivo prodotto sulla comunitŕ interessata. Anche nella liquidazione del danno i giudici hanno operato con realismo e congruitŕ, discostandosi da logiche puramente tabellari e modulando i risarcimenti in modo affatto simbolico, in funzione del criterio guida attribuito alla gravita degli eventi.
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Curcio, Anna Maria. "Rappresentanza a progetto. Precarietŕ, lavoro migrante e azione collettiva in Europa." PARTECIPAZIONE E CONFLITTO, no. 2 (November 2010): 114–37. http://dx.doi.org/10.3280/paco2010-002006.

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Rusciano, Mario. "Legge sullo sciopero e modello neo-istituzionale." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 121 (April 2009): 121–38. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-121008.

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Abstract:
L'a. richiama anzitutto la concezione di Massimo D'Antona circa la modellistica istituzionale, contenuta nella proposta di legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (divenuta poi l. n. 146/1990), e mette in luce la diffidenza dello stesso D'Antona nei confronti della c.d. "istituzionalizzazione dei processi di autonomia collettiva": grazie alla quale, le concrete restrizioni del diritto di sciopero vengono prodotte dall'autonomia collettiva, ma divengono poi precetti legali, provvisti di sanzione. L'a. critica la tesi di D'Antona, secondo cui il modello neo-istituzionale comporterebbe l'integrazione dell'ordinamento sindacale nell'ordinamento statuale e smentirebbe la prospettiva pluriordinamentale; e si sofferma, infine, sui tre nodi problematici, affrontati da D'Antona: la riserva di legge dell'art. 40 Cost.; la rappresentanza e rappresentativitŕ sindacale; la titolaritŕ individuale del diritto di sciopero.
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Pascucci, Paolo. "Note sparse su alcuni contenuti della contrattazione collettiva di secondo livello." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 1 (February 2023): 99–109. http://dx.doi.org/10.3280/pri2021-001007.

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Abstract:
L'Autore sintetizza i temi salienti della contrattazione di secondo livello in Italia, partendo dal welfare aziendale, campo su cui il sindacato può esercitare la propria capacità di rappresentanza effettiva dei bisogni reali dei lavoratori, oggi messa a rischio dalle profonde trasformazioni del sistema produttivo. In materia retributiva, l'Autore osserva come alcune prestazioni di welfare aziendale siano in grado di garantire efficacemente quell'esistenza libera e dignitosa di cui all'art. 36 Cost., anche se sotto l'occhio vigile della contrattazione aziendale, necessario per evitare che il welfare aziendale si realizzi a detrimento della componente monetaria (con possibili effetti negativi anche sul piano previdenziale). La crescente importanza della contrattazione aziendale emerge in materia di organizzazione del lavoro: dalle nuove regole sulle mansioni, dopo il Jobs Act, alla destrutturazione del tempo e del luogo di lavoro, in particolare, nel lavoro agile, il ruolo della contrattazione aziendale appare indispensabile a tutela dello smart worker e della sua salute e sicurezza. Infine, si auspica una contrattazione collettiva aziendale che promuova la tutela dell'ambiente (premi di risultato collegati ad obiettivi di risparmio energe-tico, mobilità sostenibile, ecc.) e la partecipazione dei lavoratori.
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Murgia, Annalisa, and Giulia Selmi. "Inspira e cospira. Forme di auto-organizzazione del precariato in Italia." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 123 (September 2011): 163–76. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-123010.

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Abstract:
Lo scenario del mercato del lavoro a cui assistiamo oggi in Italia è composto da una progressiva proliferazione di contratti non standard. Ciň comporta in primo luogo un problema di cittadinanza e di welfare, a causa della minore o semi-inesistente possibilitŕ di accesso ai diritti sociali che queste forme di impiego consentono (ai diritti pensionistici, ai congedi retribuiti di malattia, maternitŕ, disoccupazione, ecc.). A fronte di questa situazione di severa precarietŕ ed assenza di accesso alle risorse del welfare, tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni l'Italia ha visto la nascita ed il consolidamento di un articolato movimento sociale di contrasto alla precarietŕ agito in prima persona proprio dalla generazione più duramente colpita dal processo di deregolamentazione del mercato del lavoro: giovani, donne e "cognitari". Questo movimento in prima battuta ha concentrato i propri sforzi nella riscrittura del lessico e dell'immaginario simbolico sul lavoro, nel tentativo di consolidare i precari come soggettivitŕ collettiva oltre le sue tradizionali rappresentazioni. Negli ultimi anni, tuttavia, a questo processo di "autorappresentazione" va affiancandosi un processo di "auto-rappresentanza": una fattiva auto-organizzazione di precari nel gestire le conflittualitŕ sui luoghi di lavoro. In uno scenario di sfiducia nei confronti dei partiti e dei sindacati nell'affrontare la questione della precarietŕ, infatti, questi movimenti dimostrano una scarsa attitudine alla delega del conflitto, promuovendo invece modalitŕ di azione fondate sul modulo organizzativo della rete, sulla condivisione dei saperi e sulla rappresentanza diretta. Obiettivo di questo articolo è esplorare criticamente due esperienze di auto-organizzazione di lavoratori e lavoratrici precari/e, in relazione all'attuale crisi della rappresentanza attraversata dalle tradizionali organizzazioni sindacali, soprattutto per quanto riguarda i giovani lavoratori e i rapporti di lavoro non standard.
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Frati, Marco. "In segno e in pegno. Le case del cittadinatico nel quadro delle alleanze fra comuni lombardi." SOCIETÀ E STORIA, no. 128 (September 2010): 225–41. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-128001.

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Abstract:
Il continuo mutare di alleanze dei comuni italiani, cosě lontano dai rigidi schemi storiografici che vorrebbero ciascuna cittÀ per sempre ideologicamente schierata, dettato da ragioni di varia natura e in continua evoluzione, dette luogo a esperimenti politici diversi che sintentizzavano gl'interessi delle comunitÀ e degli individui al potere. Tra le soluzioni piů "spregiudicate" sono da registrare i patti di fusione degli organismi comunali, piuttosto frequenti in Piemonte. Uno degli strumenti di realizzazione di queste particolari alleanze fu il reciproco acquisto di una casa in cittÀ per stabilirvi la residenza collettiva del comune: una specie di ambasciata o, meglio, un pegno del valore dell'immobile. Era, in veritÀ, la normale procedura attuata dai comuni nei patti di cittadinatico, con i quali si invitavano le popolazioni rurali e i loro signori a risiedere entro le mura, chiedendo una minima permanenza stabile: se il contraente avesse abbandonato la sua residenza entro la scadenza, avrebbe perso la proprietÀ della casa a favore del comune. Il possesso di case garantiva dunque l'impegno dell'alleanza. Non si trattava, se non raramente, di un luogo di rappresentanza del comune, che vi agě in poche occasioni. Piuttosto, fu un luogo di prestigio che alimentava i buoni rapporti fra le istituzioni che rappresentava. La manutenzione dell'edificio risultava dunque non secondaria e se ne occupava volentieri il comune ospitante a spese di quello ospitato, che generalmente recuperava l'investimento fattovi affittando i locali a qualche concittadino emigrato.
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Rusciano, Mario. "La concertazione e il lavoro pubblico." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 172 (February 2022): 719–30. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-172014.

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Abstract:
La monografia di Lauralba Bellardi Concertazione e contrattazione, del 1999, è il frutto esemplare dell'innovazione metodologica nello studio delle relazioni industriali e del diritto del lavoro introdotta da Gino Giugni (del quale ella era allieva) e abbracciata da molti altri stu-diosi. Scritta in un contesto politico e socioeconomico completamente diverso da quello attua-le, permane la validità di alcune intuizioni della Bellardi, a partire dall'impianto teorico, peral-tro aggiornato nei suoi sviluppi da scritti successivi. Seguendo la parabola della concertazione in generale, qui l'Autore ne mette in luce l'interdipendenza con la contrattazione collettiva e i problemi che essa incontra, specie con riguardo alla "rappresentanza" e alla "rappresentatività" delle forze sociali. In particolare, sulla concertazione per l'impiego pubblico - ritornata in au-ge con il Patto per l'innovazione e la coesione sociale del marzo 2021 - se ne sottolineano la genericità e la difficoltà di concreta attuazione. E si critica l'idea di cominciare dal lavoro per una seria riforma della pubblica amministrazione. Per la quale occorre un metodo del tutto nuovo.
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Dissertations / Theses on the topic "Rappresentanza collettiva"

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RIZZI, Pietro. "Rappresentanza e contrattazione nel settore della ristorazione collettiva ed organizzata." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77235.

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Abstract:
La presente tesi di dottorato di ricerca ha come oggetto la ristorazione collettiva intesa come settore merceologico. Risulta tuttavia oggetto di verifica l’assunto che essa possa essere definita settore merceologico a sé stante e l’effettiva esistenza autonoma anche rispetto a settori riconosciuti unanimemente, quale quello della ristorazione tradizionale, o in genere dei pubblici esercizi, all’interno dei quali era collocabile – almeno in considerazione della contrattualistica – fino a tempi recenti, se non addirittura sino ai giorni presenti. Nel primo capitolo si utilizza il metodo storiografico per comprendere il percorso autonomo della ristorazione collettiva rispetto a settori considerati affini, con l’obiettivo non limitato ad affermare l’esistenza o meno di un comparto autonomo, quanto piuttosto a cercare di delineare una crescita settoriale che ha probabilmente attraversato momenti caratterizzati da diverse peculiarità, degne certamente di analisi. Oggetto di trattazione del secondo capitolo sono gli assetti contrattuali per il settore, che proprio in questi ultimi anni stanno vivendo un completo stravolgimento. L’analisi prende avvio dall’evoluzione e dalla struttura della contrattazione settoriale in seno al Contratto Turismo; dagli anni ’70 la ristorazione collettiva viene identificata quale sotto-settore con un alto grado di autonomia all’interno dei pubblici esercizi, facenti anch’essi parte del mondo del Turismo. È dunque necessario prendere in esame da un lato l’intero testo contrattuale così come sviluppatosi negli anni, e dall’altro le specificità all’interno del testo riguardanti la ristorazione collettiva, intesa come soggetto meritorio di specifiche normazioni e/o deroghe rispetto alla parte generale. Il Contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti da aziende del settore Turismo del 20 febbraio 2010 è oggetto di specifica trattazione per comprendere le specifiche declinazioni degli istituti e per eventualmente valutarne la rilevanza rispetto alle esigenze del settore. In particolare si prende in considerazione la validità, sfera di applicazione, decorrenza e durata, il secondo livello di contrattazione, l’Ente Bilaterale Turismo, il lavoro a tempo parziale, l’orario di lavoro e la flessibilità, il trattamento economico, la malattia e, da ultimo, le norme specifiche per il settore. A seguito di tale analisi si può valutare il recesso nel 2012 dell’Angem dalla Fipe, all’interno della quale si collocava sin dalla sua creazione nel 1974, e la successiva disdetta del Contratto collettivo Turismo del 2010 – poi ritirata – alla quale seguì la rivendicazione di un proprio testo contrattuale specifico. La definizione di un contratto, probabile in un futuro non tanto remoto, potrebbe dunque rappresentare il definitivo riconoscimento di un comparto che mai ha avuto un proprio testo specifico. Nel terzo capitolo si presentano le determinanti del nuovo assetto della rappresentanza nella ristorazione collettiva, suddivise in tre categorie: storico-istituzionali, giuridiche ed economiche. L’analisi di tali determinanti appare fondamentale per comprendere se, al di fuori di un percorso storico specifico e della tipologia di imprese diverse rispetto a quelle dei pubblici esercizi, vi sia una reale necessità che spinga le aziende del settore a ricercare una propria autonoma rappresentanza. Chiude la tesi la literature review con l’obiettivo di presentare la letteratura di riferimento rispetto agli argomenti trattati e le diverse posizioni assunte.
The subject of this doctoral dissertation is contract catering, intended as product group. It is anyway not confirmed the existence of so-called product group, completely independent, which could be considered autonomous compared to other product groups universally recognized, as the traditional catering or, in general, retail and catering businesses, product group where contract catering was included – at least according collective labour agreements - until recent times. In the first chapter of the dissertation it is chosen the historiographical method to better understand the autonomous path of contract catering compared with similar sectors, with the main purpose not just limited to affirm the existence of the category, but also to describe a sectorial development which has experienced moments characterized by several peculiarities, certainly worthy to be analysed in detail. Subjects of the second chapter are the structure of collective labour agreements of the sector, which in these years are under a complete renovation. The analysis begins with the evolution and the description of the evolution of the collective bargaining inside the sphere of Tourism collective labour agreement; since the beginning of the seventies the contract catering is identified as an under-sector, with high level of autonomy, of retail and catering businesses, which is also included in the framework of the Tourism category. It is therefore necessary to examine on one side the entire collective labour agreement of the category, as it developed until today, and on another side the specific provisions included in the collective agreement related to contract catering, where existing. It is indeed necessary to analyse the Tourism Collective Labour Agreement, signed on the 20th of February 2010, the last one applicable for contract catering, to understand the peculiarity of every contractual institute included into the Collective Agreement and to evaluate the capability to comply with the sectorial necessities; particularly interesting for the dissertation the analysis of the following contractual institutes: field of application, validity, duration, second level collective bargaining, Tourism bilateral bodies, part-time contracts, working time, flexibility, wages, illness compensation and specific regulation of contract catering sector. At the end of such analysis it is described the 2012 withdrawal of Angem (Italian Association representing Contract Catering companies) from the FIPE (Italian Federation representing retail and catering businesses), which was the employers’ Association where Angem was associated since its institution in 1973, and the cancellation by Angem – later withdrawn – of the Tourism Collective Labour Agreement, and the claim of signing a new specific Collective Labour Agreement, which will be probably finalized in 2017. Determinants of the new order of the representation of contract catering companies are the main subject of the third chapter. They could be divided into three categories: historical and institutional, juridical, economical. The analysis of these determinants emerge to be fundamental to comprehend if, beyond a specific historical path and specific type of companies different from retail and catering businesses, there is a real need which is encouraging sectorial companies to search for a typical autonomous representation. At the end of the dissertation it is included a specific literature review, which disclose the relevant literature related to the arguments presented and different positions assumed.
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Negri, Stefania. "La costruzione sociale della professionalità tra normazione pubblica e rappresentanza." Doctoral thesis, Università di Siena, 2023. https://hdl.handle.net/11365/1226454.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi, come è possibile evincere dal titolo, ha indagato il processo di costruzione sociale della professionalità al fine di rilevare i fattori, gli ambiti e gli attori che definiscono la professionalità connessa a ciascun mestiere. Si è utilizzata la locuzione di “costruzione sociale” intendendo con tale accezione, quell’insieme di processi sociali attraverso i quali vengono elaborate norme, valori e istituzioni. La ricerca ha preso le mosse dallo studio dei paradigmi e dei temi approfonditi dalla Sociologia delle Professioni e dalla Sociologia del Lavoro, al fine di identificare come finora è stato studiato il mondo del lavoro e la complessità che lo caratterizza. Ciò che è emerso è che a fronte delle trasformazioni che stanno avvenendo nel mondo del lavoro in termini di contenuti, qualità, conoscenze, modalità di esecuzione, la sociologia è rimasta arroccata su una visione dualistica del mercato del lavoro espressa dalla rigida suddivisione tra sociologia del Lavoro e sociologia delle professioni. Infatti, la sociologia delle professioni ha da sempre studiato le professioni liberali, istituzionalizzate e normate da ordini e albi, mentre la sociologia del lavoro, seppur nell’ultimo periodo ha abbandonando la sua anima più operaista e industriale, declinata con la fine del modello di produzione e società fordista, ha studiato le trasformazioni in atto e alcune nuove figure come quella dei knowledge workers, analizzandoli però con vecchi paradigmi teorici (studio delle classi sociali e dei modelli di produzione). Partendo da questi studi e dalle trasformazioni in atto è stata evidenzia la necessità di iniziare a studiare i lavori da una nuova prospettiva, in modo trasversale e con una univoca chiave di lettura che è però caratteristica di tutti i lavori ed è in grado di leggere la complessità esistente. Si è per questo utilizzato il concetto di professionalità che non è riferito solo alle professioni, o nuove professioni o a quell’area grigia che si colloca tra il lavoro subordinato e il lavoro autonomo professionale/liberale (lavoratori della conoscenza) ma la professionalità è intesa come categoria unificante e trasversale di tutti i lavori. La parte centrale della tesi è rappresentata dai tre casi studio che sono stati approfonditi per raggiungere gli obiettivi prefissati e precedentemente anticipati. Nel dettaglio è stata condotta una analisi documentaria su tre diversi gruppi occupazionali: professionisti della salute e sicurezza, addetti all’area della gestione delle risorse umane e figure addette all’assistenza delle persone nel settore del lavoro domestico privato di cura. Con l’analisi documentaria si è esplorato come a diversi livelli è stata costruita la professionalità dei profili professionali considerati. A tale scopo sono stati analizzati diversi contratti collettivi nazionali di lavoro, i documenti prodotti dalle associazioni professionali, normazione UNI, l’offerta formativa esistente. Il presente lavoro di ricerca ha mostrato come le attuali evoluzioni del lavoro richiedano l’esigenza di andare oltre un approccio dualistico allo studio del lavoro mirando a una unificazione delle due branche storiche della sociologia (sociologia del lavoro e sociologia delle professioni) ponendo come oggetto centrale di studio la professionalità. Infine, la ricostruzione del processo di costruzione della professionalità dei gruppi professionali analizzati ha permesso di rilevare come sussistano degli spazi di sovrapposizione e incomunicabilità nei diversi ambiti che oggigiorno concorrono a definire gli standard di riferimento di una data figura professionale, evidenziando l’esigenza di individuare degli spazi di comunicazione per definire un univoco standard e sopperire in questo modo ai sostanziali disallineamenti tra domanda e offerta di lavoro ad oggi ancora sussistenti.
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MARINI, Valeria. "Regolazione e tutela del lavoro autonomo e professionale tra Costituzione, Legge e rappresentanza collettiva." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2020. http://hdl.handle.net/10446/181494.

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Roesel, Lorenzo. "Le Catene globali del valore e la loro sfida alla rappresentanza collettiva: Quale ruolo per le relazioni industriali nel settore agroalimentare?" Doctoral thesis, Università di Siena, 2023. https://hdl.handle.net/11365/1226474.

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Abstract:
Le relazioni industriali del XXI secolo sono chiamate ad affrontare una sfida particolarmente impegnativa e direttamente collegata alle trasformazioni che l’organizzazione del lavoro e l'impresa attraversano. È possibile riassumere l’attuale modello globale, entro il cui schema le grandi imprese mondiali si sono ordinate, nella definizione di "Catene globali del valore”, un tema intorno a cui si è sviluppato un significativo corpus di studi. In questo modello, il processo produttivo viene separato dentro la stessa azienda o tra aziende diverse in particolare per quello che riguarda le sue parti meno precipue (o "non-core"). La frammentazione della produzione che ne consegue necessita di un coordinamento da parte dell’azienda che domina la Catena globale e che si rivela in molti casi di tipo coercitivo nei confronti delle altre aziende. I rapporti di filiera così sbilanciati si acuiscono in particolare nel settore agroalimentare sia perché dominato dalle grandi catene di distribuzione organizzata sia per la particolarità della “merce” prodotta (che è prima di tutto cibo e alimento, con le conseguenze sociali che si possono immaginare). Tale modello produttivo pone quindi una sfida all’organizzazione collettiva dei lavoratori: come far evolvere le forme di rappresentanza sindacale e come modificare la rappresentazione del “conflitto”? Occorrono nuovi approcci coraggiosi al tema che si sviluppino “dentro” le Catene globali e “lungo” di essa: è infatti necessario essere contemporaneamente attivi a livello locale e mantenere una prospettiva ed un coordinamento globale. Il presente contributo propone quindi alcune possibili risposte sperimentate dai differenti sistemi di rappresentanza sociale e individuate attraverso l’analisi della letteratura scientifica in merito. Viene proposta una innovativa classificazione di queste modalità di organizzazione, facendo coincidere per ognuna di queste definizioni teoriche l’esperienza pratica che ne sussume e da cui nasce. In tale sistematizzazione innovativa trovano posto: il “Sindacalismo internazionale”, che sembra tuttavia non riuscire a eliminare il problema di avere differenziali di diritto del lavoro tra le nazioni coinvolte ed eccessivamente burocratico; l’ “Internazionalismo” (o il “Movimentismo”) che si rivelano ultimamente inefficaci per la divisione a compartimenti degli ambiti di azione politica e dell’inefficace azione di coordinamento di attività di mobilitazione già autonomamente svolte a livello locale; il “Sindacalismo legislativo”, cioè l’individuazione di nuovi strumenti regolativi nei rapporti di filiera che abbiano una base pattizia (sia essa legislativa o privata) ma che si rivela inefficace se non controproducente nella tutela dei lavoratori; il “Sindacalismo contrattualista di filiera” che a livello territoriale propone un coordinamento tra sigle sindacali di diverse categorie produttive, efficace per le Catene globali poco estese internazionalmente; il “Sindacalismo regolatorio” di cui il modello svedese di “memorandum d’intesa” è un innovativo e interessante caso che viene approfondito nel contributo. La ricerca qui presentata tenta quindi, di fronte ad un problema complesso del mondo del lavoro, di utilizzare il metodo delle relazioni industriali e del dialogo sociale per come è stato tracciato da Marco Biagi. L’analisi e la valutazione delle migliori esperienze in campo sono la chiave per tentare di conciliare il legittimo localismo delle esigenze dei siti produttivi con una necessaria prospettiva globale e di filiera. Il lavoro di ricerca, svolto a svolta all’interno e nell’ambito di un percorso di apprendistato di alta formazione e ricerca presso la FAI Cisl (Federazione nazionale agricola, alimentare, ambientale e industriale del sistema di rappresentanza cislino), vuole essere quindi un’opportunità di apprendimento collettivo e individuale per la comunità sindacale a cui fa riferimento.
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FERRARIO, SUSANNA. "LAVORO AUTONOMO E INTERESSI COLLETTIVI: RAPPRESENTANZA, ORGANIZZAZIONE E AZIONE SINDACALE DI TUTELA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/257.

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Abstract:
La ricerca prende avvio dalla ricostruzione dei processi socio-economici che hanno portato alla crisi del modo di produzione taylorista-fordista. Muovendo da tali riflessioni, si constata come le imprese “post-fordiste” si avvalgano in misura crescente di lavoratori autonomi, un tempo coordinati e continuativi e, oggi, a progetto (artt. 61 e ss., d.lgs. 276/2003). Tali collaboratori sono, dunque, soggetti ad un potere (contrattuale) di coordinamento del committente che, alle volte, si somma ad una condizione di dipendenza economica dal committente medesimo. Si crea, quindi, una differenziazione interna all'area dell'autonomia coordinata che non pare adeguatamente valorizzata dal legislatore ordinario, ma che sembra interessare i sindacati. Il dato reale vede, infatti, agire rappresentanze varie, sicché occorre circoscrivere l'ambito di applicabilità degli artt. 39 e 40 Cost. L'assenza di un genuino interesse collettivo e di un'effettiva attività di autotutela inducono a ritenere che i collaboratori “forti” e il relativo associazionismo possano beneficiare delle sole tutele poste dagli artt. 2, 18 e 41 Cost. A conclusione si affrontano le problematiche che la ricostruzione così svolta solleva, ovverosia come garantire l'effettività delle tutele riconosciute al sindacalismo dei collaboratori “deboli” e come contemperare l'associazionismo dei collaboratori “forti” con il diritto antitrust comunitario.
The search starts with the reconstruction of socio-economic processes. Moving from these reflections, it's possible to see that today's companies take advantage of increasingly self-employed coordinated and continuous and, after d.lgs. 276/2003 “lavoratori a progetto”. These employees are, therefore, subject to a power (contractual) coordination of the customer that, at times, it adds up to a state of economic dependence by the same. It then creates an internal differentiation into autonomy area that does not seem properly valued by the ordinary legislator, but that seems to involve trade unions. Given that in reality there are different representations, we move to circumscribe the scope of applicability of the Arts. 39 and 40 Const. The absence of a genuine interest and genuine self activities suggest that employees "strong" and its associations can only benefit from the protections posed by Arts. 2, 18 and 41 Const. At the end tackling the problems so that the reconstruction turn raises, namely how to ensure the effectiveness of the safeguards recognized unionism collaborators "weak" and reconcile the associations of employees "strong" with the antitrust law.
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FERRARIO, SUSANNA. "LAVORO AUTONOMO E INTERESSI COLLETTIVI: RAPPRESENTANZA, ORGANIZZAZIONE E AZIONE SINDACALE DI TUTELA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/257.

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Abstract:
La ricerca prende avvio dalla ricostruzione dei processi socio-economici che hanno portato alla crisi del modo di produzione taylorista-fordista. Muovendo da tali riflessioni, si constata come le imprese “post-fordiste” si avvalgano in misura crescente di lavoratori autonomi, un tempo coordinati e continuativi e, oggi, a progetto (artt. 61 e ss., d.lgs. 276/2003). Tali collaboratori sono, dunque, soggetti ad un potere (contrattuale) di coordinamento del committente che, alle volte, si somma ad una condizione di dipendenza economica dal committente medesimo. Si crea, quindi, una differenziazione interna all'area dell'autonomia coordinata che non pare adeguatamente valorizzata dal legislatore ordinario, ma che sembra interessare i sindacati. Il dato reale vede, infatti, agire rappresentanze varie, sicché occorre circoscrivere l'ambito di applicabilità degli artt. 39 e 40 Cost. L'assenza di un genuino interesse collettivo e di un'effettiva attività di autotutela inducono a ritenere che i collaboratori “forti” e il relativo associazionismo possano beneficiare delle sole tutele poste dagli artt. 2, 18 e 41 Cost. A conclusione si affrontano le problematiche che la ricostruzione così svolta solleva, ovverosia come garantire l'effettività delle tutele riconosciute al sindacalismo dei collaboratori “deboli” e come contemperare l'associazionismo dei collaboratori “forti” con il diritto antitrust comunitario.
The search starts with the reconstruction of socio-economic processes. Moving from these reflections, it's possible to see that today's companies take advantage of increasingly self-employed coordinated and continuous and, after d.lgs. 276/2003 “lavoratori a progetto”. These employees are, therefore, subject to a power (contractual) coordination of the customer that, at times, it adds up to a state of economic dependence by the same. It then creates an internal differentiation into autonomy area that does not seem properly valued by the ordinary legislator, but that seems to involve trade unions. Given that in reality there are different representations, we move to circumscribe the scope of applicability of the Arts. 39 and 40 Const. The absence of a genuine interest and genuine self activities suggest that employees "strong" and its associations can only benefit from the protections posed by Arts. 2, 18 and 41 Const. At the end tackling the problems so that the reconstruction turn raises, namely how to ensure the effectiveness of the safeguards recognized unionism collaborators "weak" and reconcile the associations of employees "strong" with the antitrust law.
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AVOGARO, MATTEO. "CONTRATTAZIONE COLLETTIVA E RAPPRESENTATIVITÀ SINDACALE NEL LAVORO PRIVATO: UN'ANALISI COMPARATA CON L'ORDINAMENTO FRANCESE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/621407.

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Abstract:
Nell’ordinamento italiano, il tema della disciplina delle procedure e dei contenuti della contrattazione collettiva rappresenta una delle maggiori questioni giuslavoristiche, che non ha ancora trovato una stabile soluzione. Ad essa, inoltre, si lega strettamente il tema della regolamentazione, a fini negoziali, dei soggetti dell’autonomia collettiva. La finalità della presente trattazione è quella di esaminare, dapprima, lo sviluppo storico del dibattito nell’ordinamento italiano, per concentrare, in seguito, l’attenzione sulle tematiche più recenti che, anche alla luce della crisi dell’unità sindacale e della frammentazione dei tessuti produttivi generata dalla globalizzazione, evidenziano una richiesta di regolamentazione obiettiva dell’attività negoziale. In merito a tali questioni verrà infine esaminato, in una logica comparata, l’ordinamento francese che, a differenza di quello italiano, ha disciplinato per legge i presupposti, le procedure e i requisiti di accesso alla negoziazione collettiva sin dalla prima metà del XX Secolo. In particolare, il primo capitolo della tesi prende in esame, dapprima, la questione che si pone alla base dell’intero dibattito nazionale sulle modalità di regolamentazione della contrattazione collettiva: la mancata attuazione da parte del legislatore della seconda parte dell’art. 39 Cost. e la conseguente illegittimità costituzionale di quelle norme volte a generalizzare l’efficacia degli accordi collettivi aggirando quanto previsto dalla Carta fondamentale. L’analisi prosegue con la disamina dell’evoluzione storica della contrattazione anomica nel nostro ordinamento: a partire dalla negoziazione accentrata a livello nazionale nei primi anni Cinquanta, dalle istanze di decentramento e dall’effimera introduzione della contrattazione articolata con il Protocollo Intersind-Asap del 1962, fino alla bipolarità totale tra livello confederale e aziendale manifestatasi tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta del Novecento, per giungere alla negoziazione collettiva della crisi, con gli accordi triangolari e la concertazione che, tra alterni risultati, hanno prodotto i loro effetti fino alla metà degli anni Duemila. In tale contesto, particolare attenzione è dedicata al sistema degli accordi del luglio-dicembre 1993 che, per quasi vent’anni, hanno costituito il fulcro di una disciplina delle relazioni industriali organizzata su due livelli, e che hanno tentato, nel contempo, con l’introduzione delle RSU, di contrastare la crisi di rappresentatività delle organizzazioni sindacali, evidenziata nella sua gravità, pochi mesi dopo, dal referendum del 1995 sull’art. 19 della l. 300/1970. La parte finale del primo capitolo si pone in ideale continuazione con l’inizio del secondo. Al centro dell’esame vi sono le questioni dei nostri giorni che hanno indotto le parti sociali, significativamente del settore industriale – a seguito della crisi del sistema del 1993, che ha avuto il proprio epicentro nella vertenza Fiat del 2009-2011, della successiva e connessa sentenza manipolativa della Corte Costituzionale del 2013 in riferimento, ancora una volta, all’art. 19 St. lav., e all’introduzione da parte del legislatore del discusso art. 8 del d.l. 138/2011 – a ritenere maturi i tempi per una nuova regolamentazione pattizia del sistema. Al riguardo, vengono analizzati nel dettaglio i tre accordi interconfederali del 28 giugno 2011, 31 maggio 2013 e 10 gennaio 2014, l’ulteriore e recentissima intesa del 28 febbraio-9 marzo 2018 e il dibattito, in una prospettiva de iure condendo, sull’opportunità di introduzione di una legge sindacale, capace, eventualmente, di dare completa attuazione all’art. 39 Cost. Il terzo capitolo, infine, si pone in parallelo con i primi due, dal punto di vista dell’ordinamento francese. Pertanto viene inizialmente presa in considerazione l’evoluzione normativa di tale contesto giuridico, a partire dalla loi del 1919 sulla contrattazione collettiva di diritto comune e dalla leggi del 1936 e 1950 sull’estensione erga omnes in via amministrativa dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali rappresentative, fino al nuovo modello di “cittadinanza nell’impresa” proposto dalla leggi Auroux del 1982 e alla frammentazione del sistema tra gli anni Ottanta e Duemila, punteggiata di provvedimenti privi di carattere sistematico e, in alcuni casi, contraddittori. Ci si sofferma, infine, sulle riforme che, in tempi recenti, hanno svolto il ruolo di pietre angolari nella ridefinizione degli assetti dell’ordinamento francese: l’introduzione di criteri obiettivi per la selezione dei sindacati rappresentativi nel 2008, l’estensione di tale modello alle organizzazioni datoriali nel triennio 2014-2016 e, sul versante dell’assetto contrattuale, le discusse riforme introdotte con la loi Travail dell’8 agosto 2016 e dalle ordonnances promosse dal neo-presidente Macron nell’autunno del 2017, nella direzione di una forte valorizzazione del secondo livello negoziale, a discapito delle conventions de branche. Il punto d’arrivo del percorso tracciato supra porterà a cercare di dare una risposta, da un lato, all’interrogativo inerente all’opportunità di intervenire, nell’ordinamento italiano, con una legge sindacale, per fornire certezza, chiarezza e stabilità al sistema contrattuale e, in seconda istanza, anche sulla base della riflessione comparata, ad una valutazione su quali potrebbero essere gli istituti più efficienti da adottare, nei termini anzidetti, per assicurare un’estensione generalizzata della contrattazione collettiva, idonea a permettere un armonico sviluppo anche degli accordi di secondo livello.
In the Italian legal framework, the question concerning the regulation of procedures and contents of collective bargaining represents one of the major labour law issues, which has not found a satisfying solution yet. The abovementioned topic is, in addition, strictly connected to the selection of criteria aimed to determine the actors of the bargaining process. The purpose of the present dissertation is then to examine, first of all, the historical development of the debate on the aforementioned issues in the Italian context, to focus attention, afterwards, on the most recent instances to enact a clearer regulation of the bargaining process, in reason of the crisis of trade unions’ cohesion and of the fragmentation of production originated by globalisation. Finally, the last part of the dissertation will be centred on a comparative analysis with the French regulative context that, in opposition to the Italian one, disciplined by law prerequisites and procedures to accede to collective bargaining process already at the beginning of XX Century. In particular, the first chapter starts from the matter of contention at the base of the whole national discussion referred to the regulative process of arrangements executed between employers’ and workers’ organizations: the incapability of the Italian legislator to enact a law concerning the collective bargaining proceeding respecting, in the meantime, the criteria set forth by Article 39 of the Constitution, that has been at the base of the consequential declaration of illegitimacy of all the legislative attempts to generalize the efficacy of the considered agreements, circumventing the provision of the Fundamental Chart. The analysis continues focusing on the evolution of collective agreements regulated by civil law in the national legal framework: highly centred during the Fifties, then organized on two ordered levels in the brief period of “contrattazione articolata” – introduced initially in public industries with the Protocol Intersind-Asap of 1962 and soon extended to the private field – until the total independence between company and sectorial bargaining level in the years between the end of the Sixties and the beginning of the Seventies, and to the particular characteristics assumed by the said agreements during the oil crisis and in the following years, when the practice of the three-side covenants executed between main trade unions, employers’ organizations and the government, with different outcomes, perdured until the middle of 2000’s. In this context, particular attention is devoted to the collective agreements executed at national level in July-December 1993 that, during the following twenty years, have been considered the fulcrum of the two-level collective bargaining system, and which attempted, in the meantime, with the introduction of Trade unions’ Unitary Representative bodies (in Italian, Rappresentanze Sindacali Unitarie, RSU) to contrast the deep crisis of representativeness of workers’ organizations, whose gravitas has been highlighted, several months after, by the national referendum held in 1995 on Article 19 of law no. 300 of 1970. The last section of the first chapter founds an ideal continuation in the second one. In this field, the main topic become the most recent issues concerning the Italian bargaining system, and significantly the one which moved social actors of the industrial sector – on the base of the crisis of the system of 1993, showed by the Fiat dispute of 2009-2011, followed by the connected judgment of Constitutional Court that in 2013 modified another time the interpretation of Article 19 of law no. 300 of 1970, expanding the criteria to admit workers’ organization to benefits provided by the law, and by the enactment of Article 8 of law-decree no. 138 of 2011 – to affirm that is come the time to set new rules to try to govern the bargaining system. On this point, the dissertation focuses attention on the three national collective agreements held on 28 June 2011, 31 May 2013 and 10 January 2014 and on the further arrangement of 28 February-9 March 2018 and on the respective debate centred, in a perspective of reform, on the opportunity to introduce a bill able to completely fulfil the requirements of Article 39 of the Italian Constitution. The third chapter, finally, follows the scheme of the precedent ones, from the point of view of the French legal framework. Therefore, firstly is described the evolution of the said juridical context, from the loi of 1919 concerning collective agreements regulated by civil law and the regulations of 1936 and of 1950 on the extension erga omnes, through an administrative decree, of collective agreements signed by representative trade unions, until the new model of “citizenship in the company” promoted by the laws Auroux enacted in 1982 and to the fragmentation of the labour law system occurred between the 80s and 2000s, characterised by measures without a systematic approach and, sometimes, in contrast between each other. The attention is focused, then, on the reforms that, recently, heavily redefined the structure of the French labour law framework consisting in the introduction, in 2008, of objective criteria to select representative trade unions, in the extension of this model to employers’ organizations in 2014-2016 and, with reference to the bargaining structure, in the disputed reform responding to the name of loi Travail, held in 2016, and in the ordonnances promoted by the new President Macron in the late 2017, towards the direction of a relevant and decisive expansion of company collective agreement, to the detriment of sectoral level. The arrival point of the path traced above regards the attempt to reply to the issue concerning the opportunity to provide or not, in the Italian context, for a law regulating collective bargaining and the related obligations and rights of social actors, to clarify and stabilize the arrangement system. Secondly, also on the base of the comparison with the French frame of reference, the dissertation is closed by a reflection on the possible legal institutes to be introduced in the Italian juridical framework, in order to assure a general extension of collective bargaining, in the light to allow an harmonious development also of the company level.
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Zoppo, Andrea. "L’evoluzione dei sistemi di rappresentanza e della contrattazione tra stato, mercato e paradigmi giuridici del lavoro: il caso del CCNL Studi Professionali." Doctoral thesis, Università di Siena, 2023. https://hdl.handle.net/11365/1226436.

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Abstract:
Obiettivi: La ricerca intende indagare il fenomeno della rappresentanza e delle sue più recenti evoluzioni a fronte dello strutturale cambiamento in atto nel mercato del lavoro con focus sulla rappresentanza del lavoro autonomo. Si intende indagare quale possa essere il ruolo di una moderna rappresentanza di interessi in uno scenario del mercato del lavoro come quello attuale dove i lavori sembrano essere caratterizzati da maggiore autonomia del soggetto e non più da rigidi schemi verticistici. Metodologia: Per provare a rispondere ai quesiti emersi nella domanda di ricerca si è deciso di focalizzare l’attenzione su un particolare caso di studio: la storia contrattuale, l’evoluzione delle vicende giuridiche e della rappresentanza del settore delle attività professionali. Seguendo un’ottica di relazioni industriali si intende esaminare la contrattazione collettiva nell’ambito degli studi professionali. Essendo molto magre la letteratura e la dottrina in materia di storia contrattuale del CCNL Studi professionali, delle associazioni firmatarie, e degli stessi testi contrattuali si è deciso di condurre la ricerca attraverso la storia documentale e il “diritto vivente” degli statuti delle singole associazioni, degli statuti della confederazione, i testi contrattuali firmati, i protocolli firmati seguendo la prospettiva metodologica del diritto delle relazioni industriali, i documenti ufficiali del Ministero del Lavoro, gli organi di stampa ufficiali di alcune federazioni sindacali della confederazione, i siti delle organizzazioni sindacali, atti e sentenze reperite presso la documentazione presente nella Confederazione. Risultati: La ricerca vuole verificare se nei diversi interventi fin qui realizzati nell’ordinamento, tanto dalle parti sociali che dal legislatore, vi sia una interazione e una convergenza, tesa a costruire un sistema di tutele per il lavoro autonomo indipendentemente dalla fattispecie contrattuale. Limiti e implicazioni: Il limite principale della ricerca è costituito dalla difficoltà di trovare una sistematicità e un collegamento tra diverse forme di tutele presenti nell’ordinamento sia di origine contrattuale che legislativa. Allo stesso tempo sono però presenti diverse implicazioni di carattere pratico teorico poiché le modalità sperimentali con cui la rappresentanza sta agendo possono fungere da importante precedente per replicare queste dinamiche progettuali in altri settori. Originalità: La ricerca, tenuto conto dell’ambiente in cui si lavora e si opera quotidianamente, ha tentato di ricostruire i diversi soggetti rappresentativi delle diverse istanze afferenti all’area del lavoro autonomo focalizzando poi l’attenzione su un particolare sistema di relazioni industriali, quello del CCNL Confprofessioni. Il caso è piuttosto singolare e peculiare, poiché all’interno del sistema contrattuale le rappresentanze del settore stanno cercando di far confluire tutte le figure lavorative indipendentemente dalla qualificazione giuridica di riferimento: dal subordinato, all’autonomo, al collaboratore, al praticante.
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BONANOMI, GIANLUCA. "Rappresentanze dei lavoratori e contrattazione collettiva a livello aziendale tra legge ed autonomia collettiva." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40637.

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Abstract:
La tesi muove dall’analisi del contenuto degli accordi interconfederali in materia di misurazione della rappresentatività sindacale, mettendo in luce le potenzialità e le criticità dell’attuale assetto, ed interrogandosi sulla necessità di una regolamentazione legislativa della materia. Si dimostra che l’intervento normativo, escluso per quanto riguarda la contrattazione collettiva nazionale, si rivelerebbe, invece, indispensabile a livello aziendale. Descritte alcune delle proposte legislative avanzate dalla dottrina, la tesi indica le linee di un possibile intervento legislativo concentrandosi sulle strutture di rappresentanza dei lavoratori in azienda e sull’esercizio dei diritti sindacali, sull’ambito di efficacia soggettiva e sulla titolarità della contrattazione collettiva a livello aziendale, nonché sui rapporti tra questa ed il contratto collettivo nazionale di lavoro. In tale prospettiva, si analizza anche il regime delle clausole di tregua sindacale in relazione alla contrattazione collettiva aziendale e all’esercizio del diritto di sciopero.
The thesis, starting from the analysis of the contents of inter-sectoral agreements regarding the measurement of unions’ representativeness, focuses on the potentialities and criticalities of the current Italian industrial relations system. The thesis stresses that a statutory regulation in this field is not needed with reference to sectoral collective bargaining, but it could be necessary as regard to collective bargaining and workplace representatives at firm level. The thesis outlines the guidelines for a possible regulatory intervention, focusing on the functions of workplace representatives, trade union rights, collective bargaining coverage, no-strike clauses and the relationship between decentralised and sectoral collective bargaining agreements.
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BONANOMI, GIANLUCA. "Rappresentanze dei lavoratori e contrattazione collettiva a livello aziendale tra legge ed autonomia collettiva." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40637.

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Abstract:
La tesi muove dall’analisi del contenuto degli accordi interconfederali in materia di misurazione della rappresentatività sindacale, mettendo in luce le potenzialità e le criticità dell’attuale assetto, ed interrogandosi sulla necessità di una regolamentazione legislativa della materia. Si dimostra che l’intervento normativo, escluso per quanto riguarda la contrattazione collettiva nazionale, si rivelerebbe, invece, indispensabile a livello aziendale. Descritte alcune delle proposte legislative avanzate dalla dottrina, la tesi indica le linee di un possibile intervento legislativo concentrandosi sulle strutture di rappresentanza dei lavoratori in azienda e sull’esercizio dei diritti sindacali, sull’ambito di efficacia soggettiva e sulla titolarità della contrattazione collettiva a livello aziendale, nonché sui rapporti tra questa ed il contratto collettivo nazionale di lavoro. In tale prospettiva, si analizza anche il regime delle clausole di tregua sindacale in relazione alla contrattazione collettiva aziendale e all’esercizio del diritto di sciopero.
The thesis, starting from the analysis of the contents of inter-sectoral agreements regarding the measurement of unions’ representativeness, focuses on the potentialities and criticalities of the current Italian industrial relations system. The thesis stresses that a statutory regulation in this field is not needed with reference to sectoral collective bargaining, but it could be necessary as regard to collective bargaining and workplace representatives at firm level. The thesis outlines the guidelines for a possible regulatory intervention, focusing on the functions of workplace representatives, trade union rights, collective bargaining coverage, no-strike clauses and the relationship between decentralised and sectoral collective bargaining agreements.
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Books on the topic "Rappresentanza collettiva"

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Alberto, Martinelli, ed. L' azione collettiva degli imprenditori italiani: Le organizzazioni di rappresentanza degli interessi industriali in prospettiva comparata. [Ivrea]: Edizioni di Comunità, 1994.

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Giornate di studio di diritto del lavoro (2005 Lecce, Italy). Rappresentanza collettiva dei lavoratori e diritti di partecipazione alla gestione delle imprese: Atti delle Giornate di studio di diritto del lavoro, Lecce, 27-28 maggio 2005. Milano: A. Giuffrè, 2006.

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3

Monaco, Maria Paola. Modelli di rappresentanza e contratto collettivo. Milano: Giuffrè, 2003.

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4

Il contributo di Mario Rusciano all'evoluzione teorica del diritto del lavoro: Studi in onore : lavoro pubblico, rappresentanza sindacale, contratto collettivo, diritto di sciopero. Torino: G. Giappichelli editore, 2013.

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5

Giornate di studio di diritto del lavoro (1995 Pisa, Italy). Poteri dell'imprenditore, rappresentanze sindacali unitarie e contratti collettivi: Atti delle Giornate di studio di diritto del lavoro, Pisa, 26-27 maggio 1995. Milano: A. Giuffrè, 1996.

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6

Luca, Michele De. Rappresentanza Sindacale Aziendale e la Contrattazione Collettiva Di Prossimità. Independently Published, 2019.

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Nisco, Attilio. Controlli sul mercato finanziario e responsabilità penale. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg245.

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Abstract:
Scandali finanziari e crisi più e meno recenti pongono un fondamentale interrogativo: a che servono molteplici meccanismi di controllo innanzi ad un ineliminabile rischio di “abusi di mercato” e di frodi nei confronti dei risparmiatori? La risposta del legislatore è rappresentata da un consistente moto di riforme intese a conferire nuovi doveri, poteri e, soprattutto, credibilità ai controlli, interni ed esterni alle società, nonché all’autorità di vigilanza sul mercato. È dato supporre che una simile palingenesi della funzione di controllo non possa non incidere sulla responsabilità penale dei suoi titolari, in particolare, per l’omesso impedimento dei reati commessi dagli organi esecutivi di una società, in danno di un interesse collettivo di recente emersione: il “risparmio”. Questo volume ricostruisce tale problematica, rivisitando temi classici, quali il reato omissivo improprio e la compartecipazione omissiva, alla luce delle questioni sollevate dall’assurgere delle organizzazioni societarie ad apparati procedurali complessi, entro i quali lo schema gerarchico e i tradizionali equilibri di potere subiscono una significativa metamorfosi. L’indagine costituisce occasione di riflessione sul concetto di “posizione di garanzia” e sulle sue possibilità di impiego, a tutela dei risparmiatori, nello scenario organizzativo delineato dal diritto delle società azionarie e del mercato finanziario.
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Poteri dell'imprenditore, rappresentanze sindacali unitarie e contratti collettivi: Atti delle Giornate di studio di diritto del lavoro, Pisa, 26-27 maggio ... del lavoro e della sicurezza sociale). A. Giuffre, 1996.

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Book chapters on the topic "Rappresentanza collettiva"

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Zoppoli, Lorenzo. "Il sindacato, l’azione collettiva e il nodo della rappresentanza." In Dialoghi con Luigi Mariucci. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-665-7/003.

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Abstract:
With a trip down memory lane, the author takes us by the hand through Professor Mariucci’s thinking on the issues of collective action and union representation. In particular, in a critical manner, the professor’s increasingly pessimistic thinking, as the years go by, is addressed on the challenge that widespread liberalist economic-political thinking posed and still poses to the representativeness and effectiveness of the protection that unions can still give workers in such an evolved system, where their institutional role is replaced by the legislature, with measures such as the minimum wage. A spreading pessimism, the result perhaps of an unfounded confidence that collective action and union representation could act as a curb on any drift that might tangle with individual rights. The analysis then touches on a transnational aspect, where the multiple voices analyzed all point toward a revitalization of the union’s role, even if the ways in which this necessary reform would be achieved do not appear to be in agreement. It is pointed out that the issue of the union’s crisis and representation is a cyclical, inexhaustible, and omnipresent one, but one that should not be overstated: in fact, the union does what the union must, raising to the occasion when it needs to act for protection and remaining muted when its action is not needed. Today, labor relations appear casual and contingent. Fragmented essentially. Politically irrelevant. What differs from Mariucci’s vision are the eyes with which one looks to the future: if one looks to the future with hope, nothing seems lost.
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