Academic literature on the topic 'Rapporto spazio corpo'

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Journal articles on the topic "Rapporto spazio corpo"

1

Caravaggi, Lucina. "Disconnessioni e infrastrutture di paesaggio." CRIOS, no. 19 (May 2021): 20–33. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019003.

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Abstract:
"Roma in movimento" è il titolo di una recente ricerca dedicata al rapporto tra le forme di prigionia urbana e la difficoltà di spostarsi nella città metropolitana di Roma. L'osservazione ravvicinata dello spazio urbanizzato intorno e oltre il GRA conferma che diverse forme di urbanizzazione contemporanea sono riconducibili non solo a nuove specie di insediamenti ma all'insieme di correlazioni ecologiche e servizi funzionali che ne permettono la sopravvivenza. L'ipotesi di lavoro sinteticamente delineata in questo testo è centrata sul concetto di infrastrutture flessibili declinate come nuove ‘infrastrut¬ture di paesaggio' a partire proprio dai temi dello spostamento sostenibile, motore della possibile riattivazione di vasti preziosi paesaggi marginali. L'ipotesi interpretativa indaga alcune categorie del progetto paesaggistico connesse al ‘movimento' (continuità, inter¬sezione e interazione) attraverso cui dare corpo a una nuova rete di spazi e collegamen¬ti verdi al servizio degli spostamenti alternativi alle auto, capaci di favorire nuove forme di accesso democratico alla città.
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2

Stefana, Alberto. "Introduzione al pensiero di Marion Milner." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 3 (September 2011): 355–74. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-003003.

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Abstract:
Viene analizzato l'utilizzo che la psicoanalista inglese Marion Milner (1900-1998) fa degli scenari immaginativi, suoi e del paziente, nella situazione analitica - considerata metafora del rapporto genitore-bambino - in cui il paziente introietta le modalitŕ di cura del terapeuta. L'illusione di unitŕ, di fusione "me-non me", avente una funzione strutturante ma che puň non trovare spazio nella prima infanzia, costituita ora dall'analisi, permette al paziente di regredire alle esperienze piů precoci per poterle elaborare in modo che possa riprendere, o avere luogo, un processo di sviluppo. Vengono presi in considerazione alcuni aspetti della teoria e della tecnica, e trattati i concetti di controtransfert, concentrazione nel corpo, vuoto, dubbio, cornice, fusione, creativitŕ, gioco, prelogica.
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3

Dal Monte, Regina. "La Sagra e Il Signore della Nave di Luigi Pirandello." Quaderni d'italianistica 27, no. 2 (June 1, 2006): 139–53. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v27i2.8582.

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Abstract:
Il decennio intercorso tra la pubblicazione della novella Il Signore della Nave (1916) e la trionfale messa in scena della Sagra del Signore della Nave (1925) — opera con la quale si inaugurò l'attività di Pirandello capocomico — individua un contesto cronologico ed evolutivo dell'arte pirandelliana, decisivo e culminante, che vede da un lato il progressivo ridursi della produzione novellistica e dall'altro si volge alla elaborazione degli atti unici. A partire dalla constatazione che nulla o quasi della novella viene tralasciato nell'adattamento teatrale e mediante l'esame delle differenze strutturali — nonché dei mutamenti più o meno significativi riguardanti lo sviluppo della parte argomentativa— si evidenzia il particolare rapporto dialettico che lega le due opere: quasi spazio in cui il rincorrersi e il nascondersi a vicenda, ma anche il coincidere, di «corpo» e «ombra» vengono mostrati in atto.
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4

Morosini, Irma, Lucia Balello, and Raffaele Fiaschetti. "Didier Anzieu, uno sguardo retrospettivo sul suo pensiero e i suoi contributi alla psicoanalisi." GRUPPI, no. 1 (July 2022): 107–24. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2021oa14027.

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Abstract:
L'autrice passa in rassegna alcune idee di Didier Anzieu in psicoanalisi, evidenziandone le ricerche e gli interessi in diverse aree. Creatore di concetti quali l'interfantasmatizzazione, l'Io-pelle, gli involucri psichici che mette in rapporto con le categorie del pensiero in un sistema di relazioni e corrispondenze reciproche, Anzieu evidenzia il pensiero per metafore, dando spazio alla sensorialità e alle connessioni tra il biologico e lo psichico come energia che va da una zona all'altra legando parti e funzioni. Anzieu considera il gruppo come un corpo con un involucro specifico da comprendere e di cui aver cura. L'autrice utilizza alcuni di questi concetti per esprimere la propria esperienza clinica nel lavoro con i gruppi psicoterapeutici e propone un'apertura verso l'uso di risorse e tecniche di mediazione nel lavoro terapeutico in psicoanalisi.
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5

Gelli, Bianca R. "L'asimmetria dei generi come problema politico. Uno sguardo sulle attuali teorie femministe." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (February 2011): 11–20. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002002.

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Abstract:
Il discorso, prendendo le mosse dall'elaborazione teorica femminista, si incentra sull'uomo/donna tuttora presente nel privato come nei vari ambiti del sociale, pur in presenza delle trasformazioni culturali e politiche. Data per affermata l'incoercibile differenza uomo/donna, due i percorsi teorici lungo i quali l'A si muove, passando dall'uno all'altro: - evidenziare, partendo dalla differenza, uno spazio intermedio dove il confronto e il dialogo possano articolarsi declinando Io/Tu nel. Il che prelude, passando dal rapporto individuale a quello di comunità allargata, a una politica di pacificazione e democrazia (Irigaray); - considerando la differenza come differenza, individuare, in una nuova forma di materialismo, nel ritorno al corpo come mente incarnata, il luogo della enunciazione della parola della Donna, come soggetto in divenire (Braidotti). Le profonde trasformazioni del postmoderno portano al realizzarsi di un utopia ovvero al divenire maggioranza delle donne e deglicomedall'uomo, attualmente in crisi.
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6

Rainbird, J. S. "The Fire Stations of Imperial Rome." Papers of the British School at Rome 54 (November 1986): 147–69. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200008874.

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Abstract:
LE CASERME DEI VIGILI DEL FUOCO DELLA ROMA ANTICAIl articolo riesamina le attestazioni riguardanti le caserme dei vigiles e le mette in rapporto col numero dei vigili e con la loro tecnologia. L'evoluzione dell'istituto è considerato nel suo ordine cronologico.Gli excubitoria (posti di guardia e magazzini) facevano parte dell'istituto dei vigiles fin dalla sua fondazione nell'anno 6 d.c. Le loro caserme (castra) a Roma furono forse fornite originariamente da Nerone. La vessillazione ad Ostia esisteva sotto Domiziano, il quale le forni una caserma, ma forse era stata fondata prima. Nella parte visibile della caserma di Ostia, ci sono segni strutturali che la problematica ala occidentale faceva parte del disegno originario. Nuove piante mostrano il disegno originario, l'edificio completo nel 137 circa, ulteriori modificazioni nel corso del II secolo, e l'edificio con le modificazioni effettuate da Severo. La pianta severiana mostra le poche modificazioni strutturali richieste quando il corpo dei vigili venne raddoppiato nel 205 d.c. Lo sfratto degli inquilini creò lo spazio necessario. Gli excubitoria non richiedevano forme di edificio speciali. I castra erano un tipo di casamento (insula), con caratteristiche distintive, ma senza un piano peculiare.
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7

Pascual, Fernando. "Platone, maestro di bioetica?" Medicina e Morale 49, no. 4 (August 31, 2000): 677–711. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.763.

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Abstract:
Platone, un filosofo che ah considerato molti dei problemi antropologici fondamentali, può servire come punto di riferimento per giudicare argomenti in ambito bioetico? Il presente lavoro tenta di rispondere a tale quesito. Si presenta, inizialmente, la cosmovisione globale e l’antropologia di Platone (prima parte). Queste risultano necessarie sia per inquadrare la concezione platonica della medicina, della salute e dell’agire medico (seconda parte), sia per conoscere le sue proposte circa argomenti attuali, come l’aborto, l’eutanasia e l’eugenismo (tersa parte). Si cerca quindi di offrire un giudizio il più possibile preciso delle affermazioni platoniche per illuminare alcuni discussioni attuali in ambito bioetico. Secondo i risultati ottenuti, si possono segnalare due limiti di fondo delle proposte del fondatore dell’Accademia: l’individualismo e l’utilitarismo. Questi limiti conducono sia all’accettazione dell’eutanasia passiva neonatale (prassi purtroppo normale nel mondo antico), sia dell’aborto per motivi di controllo demografico, e dia dell’abbandono alla loro sorte dei malati inguaribili. Viceversa, alla luce dei testi considerati, Platone non sembrerebbe essere un difensore dell’eutanasia “attiva” degli anziani e degli infermi terminali né avrebbe proposto l’eliminazione dei malati mentali. Ugualmente, Platone non sembra essere riuscito ad individuare un’ottimale tipologia di rapporto medico-paziente, anche se lascia uno spazio importante all’opera di persuasione da parte del medico (sapiente) verso l’individuo malato (bisognoso della terapia e, in questo, dipendente dall’agire sanitario). Solo con l’arrivo della fede cristiana l’umanità è riuscita a scoprire il senso del dolore e il suo valore sia per la crescita della persona, sia per il bene dell’intero corpo sociale. In questo modo ha potuto superare le spinte eugenetiche, abortistiche ed eutanasiche del mondo antico che. Tuttavia, rinascono proprio oggi per la perdita di quei valori che erano stati assunti dal mondo occidentale grazie al Cristianesimo.
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8

Tesoriere, Zeila. "Figure del contagio: dalle topografie mediche al contact tracing." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 1 (July 26, 2021): 152–71. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10258.

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Abstract:
Il tracciamento del contagio è fra le più efficaci forme di difesa dal coronavirus attuate oggi a scala planetaria. Si tratta di una pratica che mette in luce il ruolo fondamentale svolto dal pensiero architettonico sullo spazio delle epidemie negli ultimi due secoli. Il rapporto fra la diffusione delle malattie e le forme del costruito è stato individuato attraverso le mappature tematiche, che hanno origine nella seconda metà dell’Ottocento e sono ancora oggi in continua evoluzione. A partire dalle topografie mediche comparse per la prima volta in Francia, interpolate con le intuizioni di J. Snow sulla base delle mappe da lui elaborate nello stesso periodo in Inghilterra, si tracciano i modi di formazione di un regime di sapere teso fra sorveglianza e azione, che nel corso del Novecento ha progettato la riforma profonda dei tipi architettonici e del paesaggio urbano e che oggi evolve differentemente attraverso i sistemi dinamici, digitali e locativi del contact tracing usati per la pandemia in corso. Queste figure del contagio sono qui rilette in rapporto alle loro principali implicazioni progettuali, basandosi su un corpus di documenti grafici originali ed inediti. Estesa alla condizione in atto, una lettura comparativa del rapporto fra descrizioni spazializzate della diffusione dei virus e innovazioni nel progetto e nei modi di abitare, conduce ad alcune riflessioni conclusive relative all’architettura degli edifici e degli spazi pubblici del nostro prossimo futuro intra-pandemico.
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9

Kozdine, Jona. "Dalla confusione delle lingue al rifugio nella paternità e nella simbiosi. Notazioni cliniche." PSICOANALISI, no. 2 (February 2023): 15–29. http://dx.doi.org/10.3280/psi2022-002002.

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Abstract:
L'autrice ripercorre alcune personali riflessioni e notazioni cliniche di un'analisi in corso, all'interno della quale intrecci di vita personale, condensati e confusi del paziente mettono a dura prova l'evolversi del processo analitico. Attraverso il lavoro delle configurazioni trans-fert controtransfert, del rapporto con le identificazioni e le disidentificazioni, con gli oggetti interni - soprattutto quando questi ostacolano il processo di separazione e differenziazione non consentendo di entrare in contato con il profondo dolore e angoscia - si riuscirà gradualmente a lasciare spazio alla costruzione della terzietà e alla costruzione di interiorizzazioni più funzio-nanti e costruire il vero sé.
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10

Bartolozzi, C., M. Olmastroni, and G. Dal Pozzo. "La risonanza magnetica nella patologia discale." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 1_suppl (February 1989): 35–41. http://dx.doi.org/10.1177/19714009890020s107.

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Abstract:
La risonanza magnetica (RM) è attualmente il modo non invasivo più efficace nella rappresentazione del disco intervertebrale e nello studio delle sue alterazioni. Infatti ii carattere multiparametrico dell'indagine (dipendente dal T1, T2 e dalla densita protonica) e la visione secondo i vari piani dello spazio, associata all'ampio campo di vista, consentono il riconoscimento delle normali componenti del disco ed i rapporti che questo contrae con le strutture adiacenti quali i corpi vertebrali, il sacco durale, le radici nervose e le strutture ligamentose. Nella patologia degenerativa, accanto alla alterazione del disco, la RM è in grado di cogliere le variazioni di segnale in corrispondenza dei corpi vertebrali interessati dal fenomeno osteocondrosico. Lo studio eseguito secondo piani sagittali e coronali permette un'ottima visualizzazione del disco ed una facile identificazione di eventuali modificazioni del suo spessore. La patologia discale (protrusione, o «bulging», ed ernia nei suoi vari aspetti) comporta naturalmente variazioni morfologiche a carico del disco intersomatico: la RM ha la possibilità di documentare secondo vari piani questo tipo di patologia e le sue ripercussioni a carico degli involucri e delle strutture nervose contenute nel canale vertebrale.
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Dissertations / Theses on the topic "Rapporto spazio corpo"

1

Kruml, Christina. "La seduzione dell'INvisibile: considerazioni sull'abitare attraverso l'architettura di Josef Frank." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4517.

Full text
Abstract:
2009/2010
La seduzione dell’INvisibile è una ricerca che affronta il tema dell’Abitare secondo un approccio antropologico-filosofico per riflettere e ridefinire questioni attorno al rapporto tra spazio architettonico e corpo umano, ma anche tra intimità domestica e spettacolarità urbana.
Attraverso la poetica degli spazi amati descritti dal filosofo francese Gaston Bachelard - luoghi piccoli e raccolti in cui viene voglia di rannicchiarsi perché «solo chi ha saputo rannicchiarsi sa abitare con intensità” - la casa viene paragonata ad un utero materno che avvolge e protegge il suo abitante e il cui involucro al tempo stesso è una membrana osmotica che permette una comunicazione trasversale tra esterno ed interno, tra pubblico e privato, tra socializzazione ed intimità. Da qui deriva l’intendere la parete come Ge-wand, come sovrapposizione di veli che crea un effetto di trasparenza fenomenica, di profondità spaziale, spessore.
Secondo questo punto di vista dispute come quelle tra ornamento e delitto, forma e funzione, modernità e tradizione, virtuale e reale, trovano qui una riconciliazione: al posto di teorie esclusive si vuole lasciare spazio all’INclusione, alla molti-plica-zione delle relazioni e possibilità tra i vari termini che si oppongono, dove non esiste l’uno senza l’altro e sono anzi proprio gli intricati intrecci di trama e ordito, i nodi e le piegature, i simboli e gli archetipi, a rendere l’architettura così seducente.
L’applicazione pratica di questi concetti è stata analizzata nell’opera di Josef Frank, architetto viennese vissuto tra il 1885 e il 1967 e figura di primo piano nel panorama internazionale a cavallo tra le due guerre mondiali.
In un mondo incentrato sulla grande dimensione, sull’immagine di effetto e alla moda, a una prima vista l’architettura umile e modesta di Frank non colpisce. Eppure c’è qualcosa che ci incuriosisce, che ci fa pensare che dietro all’apparenza, al visibile, si nasconda un significato più profondo, un INvisibile che fa parte dell’intimità domestica, del valore simbolico dell’abitare. La sua architettura ci invita alla riflessione.
La tesi si compone di due volumi, di cui il secondo costituisce un compendio biografico sull’architetto Josef Frank.
XXII Ciclo
1981
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2

SCOLARI, BALDASSARE. "State Martyr Representation and Performativity of Political Violence." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.

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Abstract:
L’indagine prende in esame l’uso e la funzione politica della figura del martire nello spazio pubblico contemporaneo. La ricerca, pur nel riferimento consapevole alla consolidata letteratura ormai classica sull'argomento, ha tra i propri riferimenti filosofici specificatamente la teoria del discorso di Michel Foucault, con la sua metodologia dell’analisi discorsiva, e segue un approccio transdiscipli¬nare fra scienze culturali e filosofia. Essa ha come punto di partenza, come caso di studio, la rappresentazione mediale del politico e statista democristiano Aldo Moro quale martire di stato durante e dopo il suo assassinio per opera delle Brigate Rosse nel 1978. La ricerca si sviluppa sulla scorta dell’ipotesi di una connessione fra procedure di legittimazione dell’autorità politica e delle strutture di potere e l’emergere della figura del martire di Stato. Le rappresentazioni martirologiche sono considerate pratiche discorsive performanti, attraverso le quali la morte di Moro viene ad assumere il significato di un martirio per lo Stato, la Repubblica Italiana e i valori democratici. L’ipotesi di lavoro è che, attraverso l’allocazione dello statuto di martire, la morte di Moro acquisisca il significato di un atto (volontario) di testimonianza della verità assoluta e trascendentale dei diritti umani, garantiti dalla costituzione (in particolare articolo 2 della Costituzione Italiana), così come della necessità dello Stato come garante di tali diritti. Attraverso questa significazione, la figura di Moro assurge inoltre a corpo simbolico dello Stato-nazione, legittimando lo stesso e fungendo da simbolo d’identificazione collettiva con la nazione. Si tratta qui di mettere in luce il rapporto intrinseco fra la figura del martire e una narrazione mitologica dello Stato, dove mito sta a indicare un «assolutismo del reale» (Absolutismus der Wirklichkeit). La ricerca vuole altresì mettere in luce la dimensione strumentale delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro, le quali hanno mantenuto e tuttora mantengono un’efficacia performativa nonostante il chiaro ed evidente rifiuto, espresso da Moro stesso, di essere sacrificato «in nome di un astratto principio di legalità.» La ricerca si propone di dimostrare la valenza di tale ipotesi di lavoro attraverso l’analisi dell’apparizione e diffusione delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro in forme mediali differenti nell’intervallo temporale di quattro decenni. Il corpus delle fonti preso in esame include: articoli di giornali e riviste, i documenti prodotti da Moro e della Brigate Rosse durante i 55 giorni di sequestro, trasmissioni televisive (documentari e reportage), opere letterarie e cinematografiche. La teoria discorsiva e l’analisi archeologico-genealogica sviluppate da Michel Foucault fungono da base teorico-metodologica del lavoro. Il taglio transdisciplinare dell’indagine rende necessaria la distinzione di due diversi piani di ricerca. In primo luogo, ci si pone come obiettivo di individuare e analizzare le diverse rappresentazioni come elementi di una formazione discorsiva il cui tema comune è la morte di Aldo Moro. Si tratta di operare una ricognizione, attraverso il lavoro empirico, dei modi di rappresentare l’uccisione di Aldo Moro e di individuare le regole che determinano ciò che può essere detto e mostrato a tale riguardo. In secondo luogo, a partire da qui, ci si propone di fare un’analisi critica dell’uso e della funzione del linguaggio e della simbologia di matrice religiosa all’interno della forma¬zione discorsiva presa in esame. L'obiettivo è di mettere così in luce non solo il dispositivo di legittimazione politica che presiede alla costruzione della figura del martire, ma anche la sua polivalenza.
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SBARBATI, Claudia. "LE STRAGI E LO STATO. NARRAZIONI SU CARTA DELLO STRAGISMO ITALIANO:CRONACA, MEMORIA E STORIA." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251127.

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Abstract:
Oggetto del presente studio è la narrazione pubblica delle stragi degli anni Settanta, realizzata attraverso il filtro della carta stampata di ieri e di oggi. In particolare, le stragi delle quali è stato ricostruito il pubblico racconto sono quelle di Milano (12 dicembre 1969), di Brescia (28 maggio 1974) e di Bologna (2 agosto 1980). L’interesse di ricerca è nato dalla percezione di un vuoto storiografico rispetto all’“impressione di realtà” - quindi all’immaginario - che nel corso dei decenni quotidiani e periodici nazionali hanno edificato riguardo allo stragismo neofascista. In generale, l’eversione di destra – seppur oggetto di preziosi studi - è stata meno analizzata rispetto a quella di sinistra e quello che è divenuto il cosiddetto “caso Moro”, perché sovente stigmatizzata come subalterna allo Stato e quindi priva di una sua dimensione particolare. È esattamente in questo spazio che la ricerca s’inserisce, guardando alla storia d’Italia attraverso l’interpretazione dello stragismo offerta dall’informazione a stampa. La scelta della fonte giornalistica come fonte storica per analizzare le categorie interpretative e i quadri di riferimento messi a disposizione dell’opinione pubblica, ha richiesto di tenere in considerazione gli elementi distintivi del giornalismo italiano e i suoi rapporti con il contesto politico nazionale coevo alle stragi, con attenzione anche per i cambiamenti occorsi nel tempo nel mondo dell’informazione e nel panorama internazionale, definendo un arco temporale che dal 1969 giunge sino al 2017. Inoltre, gli scenari politici sovranazionali della Guerra Fredda sono costantemente richiamati in virtù dell’intima connessione fra eversione di destra, forze dell’ordine e servizi di sicurezza italiani da un lato, ed equilibri geopolitici internazionali dall’altro. Si è scelto di attingere a numerose testate nazionali per dare conto delle diverse linee editoriali, delle molteplici caratterizzazioni politiche delle stesse, dei differenti stili comunicativi e della pluralità di lettori cui ogni quotidiano o periodico è destinato. Fra gli archivi storici più attenzionati emergono quelli del “Corriere della Sera”, “La Stampa”,“la Repubblica”, “L’Unità”, “Il Giorno”, “La Notte”, “La Nazione”, “L’Avanti!”, “il Manifesto”, “Lotta Continua”, “Umanità Nova”, “Il Popolo”, “il Secolo d’Italia”, “Candido” e “il Borghese”. A ogni strage è stato dedicato uno specifico capitolo in cui sono introdotti i fatti e gli esiti giudiziari, analizzate le prime reazioni della stampa, ricostruiti gli anni dei processi e la ricezione delle sentenze, sino a riproporre l’eco pubblica delle opere che nel corso dei decenni sono intervenute sul tema. Gli articoli di cronaca e gli editoriali di approfondimento analizzati permettono di vagliare la riproposizione su carta delle versioni ufficiali delle forze dell’ordine, della magistratura e della politica; le memorie dei protagonisti degli eventi e l’analisi offerta dagli opinion makers che di volta in volta hanno raccontato le stragi dell’Italia repubblicana (giornalisti, storici, magistrati, scienziati sociali). L’ultimo capitolo è stato invece dedicato al problema della Memoria e dei suoi rapporti con la Storia, analizzando la produzione memorialistica degli ex terroristi, delle vittime di prima, seconda e terza generazione, sino al tema della riconciliazione e della pacificazione. Si è dunque ricostruito il dibattito sviluppatosi “a caldo” ed “ex post”, nella consapevolezza che l’informazione e la comunicazione pubblica della Storia sono fondamentali per la storicizzazione del passato traumatico della Nazione.
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Conference papers on the topic "Rapporto spazio corpo"

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Silva, Madalena Pinto da. "Guardare oltre il tempo." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7958.

Full text
Abstract:
È nostra convinzione che gli argomenti della dissoluzione del luogo contribuiscono a ideare una città che va aggiungendo architetture atopici, architetture dove si può manifestare più facilmente la spettacolarità delle sue forme, e dove la rottura spaziale della città diventa più evidente. D'altra parte, la difesa dell’anti-storicità del processo creativo architettonico, nel confronto con la città e la sua architettura in nome del progresso e del futuro, crea le forme di rottura e di disagio e dà forza ad una nuova visione puramente funzionalista. Oggi l'architettura appare come controllata d’altre aree del sapere, manifestandosi, tuttavia, esuberante nelle sue forme, in un’autonomia illusoria, e prigioniera di presupposti che le superano e svalutano. L'architettura contemporanea deve chiamare di nuovo a sé il concetto di continuità e permanenza, della prospettiva di creare nuove memorie e di contribuire alla definizione di riferimenti collettivi che possano edificare le forme della nostra storia attuale, e le forme di una città in crescita che oggi è già difficile da identificare. Siamo preoccupati, tuttavia, in un altro ordine, l'ordine che possiamo trovare attraverso esempi che mostrano una sequenza 'genomica', una struttura che stabilisca la continuità dei fatti che hanno determinato la città e che la hanno configurato in molti modi, nel corso della sua storia. In un processo dicotomico di causa ed effetto, la città contemporanea può anche vedere la sua forma descritta con la precisazione della forma dei suoi spazi pubblici (Il suo design e la sua posizione – una grammatica operativa), ma anche con il rapporto e i legami tra loro, (un ordine – una sintassi efficiente). We are convinced that the arguments surrounding the dissolution of place tend toward the materialization of a city which continues to amass atopic architectures, architectures that facilitate the spectacularism of their forms and where the spatial rupture of the city becomes more discernible. On the other hand, the vindication of the architectural creative process as anti-historical creates forms of rupture and discomfort, and empowers a new, merely functionalist, vision. Today architecture is seen as subsidiary to other branches of knowledge, and, despite its exuberant forms, it retains an illusory autonomy, confined by assumptions that surpass and depreciate it. Contemporary architecture must reclaim the notion of perpetuity and permanence, so as to create new memories and contribute to the maintenance of collective references that solidify our current history’s forms and the forms of a growing city increasingly difficult to identify. We are interested in the order that we can find by way of examples that feature a ‘genomic’ sequence, a structure capable of establishing the continuity of facts that throughout history have determined and configured the city in so many ways. By means of a dichotomous cause and effect process, we may also describe the contemporary city’s form by clarifying the form of public spaces (their design and position – an operative grammar) and the relation and articulation between public spaces (an order – an efficient syntax).
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