Academic literature on the topic 'Rapporti di produzione'

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Journal articles on the topic "Rapporti di produzione"

1

Musolino, Elena. "Le Iniziative di Transizione. Per un patto di cura con i territori." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 99 (November 2012): 64–78. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-099007.

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Abstract:
Nell'articolo l'autore si concentra su un'interpretazione analitica del movimento per la Transizione, inserendolo tra le iniziative di movimento per il cibo agite secondo una dinamica locale. Dimostra poi come le Iniziative di Transizione innescano dei processi di crescita della coscienza di luogo: un esercizio comunitario in cui si concretizza un patto di cura con il territorio e l'ambiente. Le IdT sembrerebbero colmare la tradizionale distanza tra consumo e produzione in un rinnovato rapporto tra cittŕ e campagna, basato su nuove strategie di alleanza, dove leggere rapporti di co-produzione, in cui si disegnano nuovi progetti di spazi aperti.
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2

Borghi, Vando, and Federico Chicchi. "I capricci della merce: produzione di merci come produzione di rapporti sociali." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 20–30. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116003.

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Abstract:
Karl Marx, in un contesto sociale a dire il vero molto diverso da quello presente, ha dimostrato come il processo di produzione delle merci č, allo stesso tempo, anche un processo di (ri)produzione sociale; un processo in cui non solo le merci, ma anche i rapporti sociali, sono continuamente prodotti in una forma adeguata allo stesso sviluppo capitalistico. Il saggio parte dalla considerazione che questa certamente ancora oggi valida assunzione, deve perň essere interpretata alla luce di due principali metamorfosi: da un lato la dicotomia tra produzione e consumo non puň piů essere considerata in modo cosě netto e radicale (come invece in una considerevole parte delle interpretazioni di origine marxista); dall'altro lato il fatto che le nuove catene di produzione globale del valore coinvolgono, sempre piů direttamente, nuove risorse che riguardano le facoltŕ umane fondamentali (lingua, comunicazione, socievolezza, capacitŕ cognitive e simboliche, capacitŕ sociali, ecc.). Alla fine del saggio, ci si propone inoltre di evidenziare alcune contraddizioni che i piů recenti sviluppi della relazione tra merci e rapporti sociali di produzione stanno causando in termini di rischio di auto-distruzione delle basi morali del capitalismo e di persistenza e crescita di rilevanza economica di pratiche di lavoro che cercano di evitare, come modalitŕ intrinseca della loro organizzazione, l'esercizio dello sfruttamento capitalistico.
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3

Patriarca, Chiara, Giulia Massini, Luciano Mentuccia, Alessandro Pannicelli, and Antonella Signorini. "Produzione biologica di idrogeno da scarti agroalimentari e zootecnici: ruolo della codigestione." RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no. 2 (February 2013): 33–48. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-su2004.

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Abstract:
In una prospettiva di produzione energetica il piů possibile diversificata e distribuita il biofueling rappresenta oggi un interessante opportunitŕ. In questo ambito lo sviluppo di tecnologie volte alla produzione biologica di idrogeno attraverso l'utilizzo di rifiuti provenienti da industrie zootecniche e agroalimentari raggiunge il duplice obiettivo di produrre energia pulita e di ridurre gli impatti ambientali derivanti dallo smaltimento dei rifiuti stessi. L'idrogeno, per la sua elevata efficienza di conversione, rinnovabilitŕ e natura non inquinante č considerato il vettore energetico del futuro. Lo scopo del presente lavoro č quello di studiare il processo di produzione d'idrogeno potenziale dal solo letame e in codigestione con scotta e glicerolo. La produzione biologica di idrogeno č stata studiata in reattori batch sottoposti ad agitazione e mantenuti a 37°C. Un primo set di esperimenti č stato condotto per valutare gli effetti della sterilizzazione sulle rese di produzione di idrogeno. I risultati hanno mostrato che il processo di sterilizzazione delle biomasse incrementa fino a tre volte la produttivitŕ. Un secondo set di esperimenti č stato allestito per migliorare la produzione di idrogeno da letame tramite codigestione con scotta e glicerolo in differenti rapporti percentuali. I risultati hanno mostrato che la codigestione incrementa la resa dal 24% al 78%.
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4

Curami, Andrea. "Miti e realtŕ dell'industria bellica della Rsi." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 261 (February 2011): 680–719. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261007.

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Abstract:
L'autore parte dalla constatazione che le ricerche sul ruolo dell'industria bellica italiana durante la Repubblica sociale italiana hanno a lungo riproposto i miti nati negli anni di guerra piuttosto che offrire dati sulla produzione sui quali riflettere. Molte affermazioni hanno ricalcato le memorie difensive degli industriali, interessati dopo il 1945 a svalutare il proprio contributo allo sforzo bellico del Terzo Reich e favoriti nella loro ricostruzione dall'indisponibilitŕ di fonti specifiche. Il tema viene cosě affrontato sulla base di una vasta ed eterogenea documentazione, utilizzata per disegnare il complesso mosaico del contributo che piccole, medie e grandi aziende italiane diedero alle forze armate tedesche, il cui obiettivo fu anzitutto rendere il Gruppo di armate B il piů possibile autonomo rispetto all'industria tedesca. L'autore ricostruisce i complessi rapporti tra gli occupanti, la Rsi e le industrie italiane, mettendo in rilievo l'importanza della mobilitazione dell'industria nazionale che, accanto a produzioni obsolete e volte a impiegare le maestranze per frenarne il malcontento, sviluppň, in sedi decentrate e coperte dal segreto, la produzione di componenti per i mezzi bellici piů avanzati di cui furono dotate le forze armate tedesche.
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5

Cravero, Mattia. "Chi dice ragna dice danno. Ecfrasi e ipostasi di Aracne nell’opera di Primo Levi." Quaderns d’Italià 26 (December 3, 2021): 187–98. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.497.

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Abstract:
L’articolo analizza le citazioni ecfrastiche della Divina Commedia nell’opera di Primo Levi e dimostra la loro preponderanza nella produzione del chimico-scrittore. Due incisioni di Gustave Doré, in particolare, si ancorarono alla mente del giovane Levi quando, da piccolo, sfogliò e risfogliò l’opera dell’artista francese, fissandosi come un’icona inossidabile che raffigurava i versi di Dante. Ritornarono alla sua attenzione in età matura, sottoforma di simboliche reminiscenze, durante la sua attività di scrittore, favorendo la sua creatività letteraria e dimostrando un ascendente artistico che l’autore stesso negava di avere. L’intento del presente saggio è dunque dipanare il fil rouge della visualità nell’opera di Levi: tramite la comparazione dei passi e delle raffigurazioni della Commedia, ricostruendo la cronologia che intercorre tra questi rapporti, l’obiettivo è ricostruire l’influenza dell’arte nella vita e nella produzione letteraria del chimico-scrittore.
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6

Berta, Giuseppe. "Contributo a una discussione sui rapporti Fiat-Chrysler." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 260 (February 2011): 471–74. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260006.

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Abstract:
Le relazioni tra Fiat e Chrysler hanno una lunga storia, che risale all'ultimo dopoguerra, quando la casa americana si fece carico di assistere i torinesi nell'ambito del piano Marshall. Cinquant'anni dopo, fattasi gravissima la crisi della Chrysler negli anni novanta, la Fiat pensň a un'acquisizione ma lasciň subito il posto alla tedesca Daimler, ben piů dotata di risorse tecniche e finanziarie. Piů tardi, dopo la rinunzia della Daimler a sostenere la Chrysler, questa ri- mase nelle mani di un fondo finanziario, che cercň un socio industriale per rilanciare la produzione. La fusione con la Fiat, che assunse le responsabilitŕ gestionali, forně all'amministrazione Usa una soluzione accettabile per evitare un fallimento disastroso. Dopo la conclusione dei primi accordi, la dinamica produttiva č perň tale che la Fiat, ridotta di dimensioni per lo scorporo da Fiat Automobiles Group del settore dei veicoli industriali (Fiat Industrial), e debole sul mercato dell'auto, appare destinata a non avere il ruolo di guida nella nuova impresa, e a perdere la sua importante posizione nel sistema industriale italiano.
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7

Ramondetti, Leonardo, Astrid Safina, and Edoardo Bruno. "Prosperous Lishui. Ripensare il rapporto tra urbano e rurale nella Cina contemporanea." TERRITORIO, no. 98 (March 2022): 110–22. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098017.

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Abstract:
Dopo decenni di forte crescita e di violente trasformazioni urbane, la Cina sembra oggi inaugurare una nuova stagione di sviluppo. La competizione internazionale ‘Future Shan-Shui City. Dwellings in the Lishui Mountains', promossa nell'aprile 2020 dalla municipalità di Lishui (Zhejiang) per immaginare l'espansione della città esistente ne è un esempio. Il concorso, in linea con le politiche nazionali, evidenzia la necessità di ridefinire i rapporti fra spazio urbano e rurale puntando su un incremento degli usi urbani dello spazio agricolo e della produzione agricola in ambito urbano. Attorno a questo tema insiste in modo particolare la proposta ‘Prosperous Lishui' del quale il testo che segue discute le principali scelte progettuali.
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8

Bindi, Letizia. "Mangiare con gli occhi. Cibo, rappresentazioni della localitŕ e scenari translocali." CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', no. 6 (June 2010): 67–89. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006005.

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Abstract:
L'articolo affronta il tema della attribuzione di tipicitŕ a prodotti agroalimentari e del rapporto che questi processi intrattengono con la costruzione delle identitŕ locali e della valorizzazione e commercializzazione dei territori. Partendo da alcune etnografie in fase di avvio alcune, di svolgimento altre - particolarmente in Molise - l'autrice intende mostrare la complessitŕ dei rapporti intrattenuti tra produzione agroalimentare, strategie di promozione culturale dei territori da parte istituzionale e privata e livelli sovralocali e talora anche sovranazionali di definizione della tipicitŕ dei prodotti e di loro ammissibilitŕ nei circuiti commerciali (disciplinari, tutela, fonti di finanziamento specifiche). Accanto a ciň questo studio ha la finalitŕ di mostrare come i processi di trasformazione degli stili del gusto enogastronomico rientrino progressivamente in una riformulazione dell'idea stessa di tipicitŕ e nella piů ampia definizione di un patrimonio immateriale che tiene insieme paesaggi e comunitŕ di pratica, ambiente, tradizioni e marketing dei territori, attivismo locale e quadri di riferimento politico-istituzionali sovralocali. L'ultima parte del saggio, infine, tenta di individuare un'ulteriore pista di indagine sui temi della reinvenzione del cibo attinente l'insieme dei media (anche di ultima generazione) nella costruzione di mode e stili del gusto di tipo contemporaneo concretamente sganciati da un'afferenza territoriale, ma sempre piů "ri-localizzati" sul piano simbolico.
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Bompiani, A. "Riflessioni etiche sulla produzione e commercializzazione di organismi animali e vegetali geneticamente modificati." Medicina e Morale 49, no. 3 (June 30, 2000): 449–504. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.781.

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Abstract:
L’Autore esamina sotto l’aspetto etico il vasto dibattito in corso sulle biotecnologie, riferendosi in particolare agli organismi geneticamente modificati. L’Autore approfondisce l’attuale concorso delle biotecnologie allo sviluppo umano, soffermandosi sull’eticità della “manipolazione” della natura vivente secondo una visione antropocentrica moderata, nella adeguata tutela della biodiversità ambientale e di un sufficiente grado di benessere animale. L’articolo si sofferma poi sui “rischi”, che costituisce una delle principali domande etiche maggiormente avvertite dall’opinione pubblica. Riconoscendo la difficoltà attuale di una valutazione epidemiologica precisa del “rischio” derivante dall’uso di alimenti geneticamente modificati attualmente commercializzati per la salute umana, lo studio si conclude affermando che è necessario: 1. Promuovere una maggiore informazione pubblica sui temi complessi delle biotecnologie e degli organismi geneticamente modificati; 2. Sostenere il criterio della valutazione scientifica del rischio, adottando peraltro il “principio di precauzione” (che tuttavia va meglio specificato in senso giuridico nelle applicazioni biotecnologiche); 3. Prevedere uno sviluppo di armonici rapporti fra i diversi settori interessati dalle biotecnologie (produttori, università per le attività di ricerche e formazione, consumatori, etc.), anche mediante l’assunzione dei criteri di massima “trasparenza” e di facoltà di scelta; 4. Assicurare a tutti i popoli della terra i benefici che possono derivare dalle applicazioni biotecnologiche.
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10

Avallone, Gennaro. "Le relazioni territoriali nella evoluzione della sociologia urbana e rurale italiana." STORIA URBANA, no. 135 (February 2013): 119–33. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135006.

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Abstract:
L'analisi sociologica si č costruita nel tempo attorno ad alcuni nuclei tematici, tra i quali quello dei cambiamenti socio-territoriali ha rappresentato un riferimento permanente, sul quale si č costruito uno specifico campo disciplinare, quello della sociologia urbana e rurale. Il testo presentato si pone l'obiettivo di evidenziare l'importanza che il tema delle relazioni territoriali ha avuto nella storia della sociologia urbana e rurale in Italia, presentando alcune emblematiche attivitŕ di ricerca. Questo approfondimento viene realizzato nella prima parte, in cui si presentano le trasformazioni intervenute nei rapporti tra cittŕ e campagna fino all'affermazione della cittŕ diffusa. A questo intento si associa un secondo obiettivo, che č quello di individuare, e attualizzare con riferimento ai mutamenti territoriali piů recenti, alcune significative ricorrenze tematiche. In particolare, nella seconda ed ultima parte del testo, l'attenzione si concentra su tre dimensioni, relative ai caratteri dei legami sociali, al nesso tra mutamenti territoriali e processi migratori e al rapporto tra urbanizzazione, ambiente e salute, rilevando la necessitŕ di approfondire, mediante la ricerca sul campo, le modalitŕ di produzione dello spazio urbano e le popolazioni che ne sono protagoniste.
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Dissertations / Theses on the topic "Rapporti di produzione"

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GIUDICI, LORENZO. "Organizzare la classe lavoratrice. La crisi dei corpi intermedi operai in Italia e Francia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/56840.

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2

CINA', Roberto. "Realizzazione di un sistema per la gestione remota degli impianti fotovoltaici e per l’ottimizzazione dei rapporti tra produzione energetica e consumi aziendali ai fini del miglioramento della sostenibilità ambientale dei sistemi produttivi in aree rurali ed agricole." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90936.

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3

Ecca, Riccardo. "Il valore dell'attesa. Il rapporto tra serie televisive e modalità di distribuzione. I casi di The Boys e The Mandalorian." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23493/.

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Abstract:
Questo lavoro si pone l’intento di capire quanto il modello di distribuzione applicato a una determinata serie TV possa influire sulla serie stessa a livello sia testuale che contestuale. Per quanto riguarda il primo punto, in esso sono compresi aspetti quali lo stile narrativo, il ritmo del racconto e il formato di episodi e stagioni; nel secondo caso invece, si fa riferimento allo stretto rapporto che intercorre tra la scansione nel tempo degli episodi e il modo in cui la serie viene presentata al pubblico di riferimento e conseguentemente da esso percepita. Per fare ciò, i concetti esposti nell’ambito di un necessario approccio teorico a questi temi sono stati applicati a due specifici casi di studio ("The Boys e "The Mandalorian") che, pur provenendo da contesti simili, sono caratterizzati da due diversi percorsi distributivi che presentano non poche differenze tra loro.
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Calabrese, Marianna. "La gestione manageriale e l'accountability: studio dei processi di produzione del valore (culturale, sociale ed economico) per i musei pubblici. L'analisi empirica: realizzazione del primo "rapporto di attività" del Museo di Capodimonte." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/1464.

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Abstract:
2011 - 2012
Il dibattito sempre più acceso che riguarda il potenziamento del settore culturale e creativo allo scopo di trasformarlo in un grande generatore economico e sociale, coinvolge una varietà di apporti e di implicazioni, volti ad imprimere la propria matrice umanistica, sociologica, economica. Il tema della definizione del suo valore in un’ottica di gestione, secondo una prospettiva d’analisi economico-aziendale, trova come primo obiettivo la necessità di individuare un insieme di principi e pratiche autenticamente condivisibili tra la comunità professionale dei conservatori e dei curatori e quella degli economisti e degli studiosi di management. Ad oggi, infatti, la molteplicità di approcci teorici esistenti e il mancato raggiungimento di una sintesi univoca tra di essi, sono alla base della difficoltà che lo studioso di management incontra. Un approccio manageriale allo studio del settore e alla gestione strategica di esso, implica dunque un’analisi dello scenario interpretativo che mappa i suoi confini, al fine non soltanto di identificare caratteristiche e funzioni, ma anche di esplicitare l’importanza del suo ruolo rispetto alle connessioni e criticità congiunte alla qualificazione o quantificazione del suo valore, il quale si riflette all’intero ecosistema economico determinando sia accumulazione di capitale culturale (materiale e immateriale), sia valore economico. Sulla base di tale premessa, l’analisi del settore museale e la ricerca di un modello strategico capace di risolvere i problemi gestionali ed operativi dei musei, impone innanzitutto il superamento della problematica relativa l’inquadramento concettuale dell’intero comparto culturale, finalizzata ad una “reale” identificazione delle sue specificità complesse e, successivamente, la definizione dei processi di produzione del valore inerenti le funzioni istituzionali del museo. Il valore che esso genera necessariamente attraverso un processo di scambio con specifiche comunità di portatori di interesse assume carattere multidimensionale: si tratta di valore differente e specifico, quale economico-monetario, d'uso e di scambio, meritorio e scientifico, pubblico e identitario, che viene prodotto per ciascuna “comunità di interlocutori” verso cui l’istituzione risulta orientata. Appare fondamentale però sottolineare che come ogni istituzione educativa, quella museale si rivolge simultaneamente ad una molteplicità di portatori di interesse (e non a una sola comunità di utenti); tra essi prevalgono i soggetti pubblici (lo stato, nelle sue articolazioni nazionali e periferiche), le comunità scientifiche e professionali, il pubblico dei visitatori, nonché gli sponsor e i donor che sostengono finanziariamente le iniziative, oltre i privati, le aziende e gli esercizi commerciali che ricavano un'utilità economica indiretta dalla sua presenza. Da ciò deriva che in modo simultaneo e competitivo, avvengono specifiche negoziazioni all’interno dei diversi sistemi di relazione disponibili, che determinano le condizioni e le risorse per la sopravvivenza e la crescita dell'istituzione stessa. Nei confronti del settore pubblico (stato, regioni, enti territoriali), la significatività reale e potenziale del valore generato verte intorno alla responsabilità, che ha l’istituzione di gestione museale, di tutelare la realtà di "bene pubblico" del patrimonio culturale nelle sue diverse componenti. Ne discende che nei confronti della cittadinanza, e delle sue istituzioni di rappresentanza, suddetto valore non può essere riportato unicamente ad una dimensione di costo-beneficio in quanto non è un valore monetario, bensì va esteso alle componenti immateriali di natura identitaria, educativa, di qualità della vita, di natura "meritoria", per le quali si esplica in diverse dimensioni. In particolare, ponendo in risalto una di queste, ovvero la sua sostenibilità ed economicità (efficacia/efficienza) rispetto ad indicatori di carattere pubblico, emerge la necessità di sostenere l’opinione secondo cui i musei sono istituzioni orientate a fini cui la collettività intera attribuisce un valore e che pertanto essi sono tenuti a produrre risultati misurabili sul piano qualitativo e quantitativo. Rispetto alle problematiche di carattere economico-finanziario dell’ambito museale, se da un lato si richiede ai policy makers locali e regionali, nazionali ed internazionali, l’attuazione di nuove scelte di gestione al fine di individuare soluzioni - tanto nella gestione organizzativa quanto in quella finanziaria - che consentano all’istituzione museale sia di conseguire una maggiore autonomia dall’apparato pubblico, sia di attuare strategie innovative di prodotto e di processo in grado di aumentare il consumo di cultura (secondo una logica “edificante”) ottenendo il miglior risultato finanziario compatibile con tali obiettivi, dall’altro le istituzioni museali, sono chiamate a rispondere alla necessità di accountability, ovvero di "rendere conto", all'interno e all'esterno dell'istituzione, delle proprie scelte allocative. Sulla base dei dati forniti dal sistema informativo, e mediante l’utilizzo di documenti - rendiconti - che dovrebbero consentire di valutare il raggiungimento degli equilibri dell’azienda pubblica, la rendicontazione rileva l’andamento della gestione oltre che i risultati conseguiti, e al contempo, permette la formulazione di un giudizio sull’efficacia del comportamento istituzionale della medesima. In tal modo, le conoscenze prodotte tramite il sistema informativo insieme all’utilizzo corretto degli strumenti contabili, risultano essenziali all’intero ciclo della pianificazione/programmazione e controllo, e servono altresì ad attivare un circuito virtuoso attraverso cui la comunicazione genera il controllo sociale. Il presente lavoro di ricerca ha l’obiettivo di analizzare come la gestione dei processi di produzione del valore nei musei, così come concepiti dalla letteratura in materia nonché dalla proposta ministeriale per la definizione dei livelli minimi uniformi di qualità della valorizzazione (d.m. 1 dicembre 2006), possa contribuire allo sviluppo strategico dell’istituzione museale, anche attraverso la definizione di un modello di accountability e comunicazione istituzionale quale l’Annual Report”, in grado di organizzare, gestire e comunicare responsabilmente gli esiti della sua attività ai vari stakeholder. Il processo di ricerca si compone di cinque capitoli. Nella prima parte, il primo e il secondo propongono un inquadramento concettuale rispettivamente del prodotto culturale al fine di comprenderne la logica economica e organizzativa, con particolare riguardo ai concetti di “valore” e di “specificità” fondamentali all’interpretazione del problema strategico delle organizzazioni di produzione culturale, e del “settore artistico-culturale” allo scopo di stabilire quali sono i suoi confini e quali sono, di conseguenza, le istituzioni che è necessario analizzare. Il terzo capitolo analizza la struttura del “Museo, azienda pubblica” attraverso un suo inquadramento teorico volto a descriverne la natura, gli assetti istituzionali soprattutto rispetto alla gestione in forma autonoma (D.Lgs. 1998 n. 368) prevista per la “Soprintendenza speciale per il Polo museale”, i percorsi strategici per il rinnovamento della gestione museale, i percorsi di valutazione in relazione al principio di accountability e alla sottointesa necessità di costruire un’adeguata responsabilità informativa nei musei. La seconda parte concerne l’analisi empirica, più specificatamente il quarto capitolo illustra la metodologia della ricerca adottata per lo sviluppo del lavoro, mentre il quinto capitolo presenta l’analisi empirica articolata sulla realizzazione dell’“Annual Report (Rapporto di attività) Museo di Capodimonte 2011/2012”, un documento/strumento di accountability che attualmente rappresenta la più evoluta pratica di rendicontazione sociale messa a punto nell’ambito museale. Considerando quindi, due direttrici di orientamento, vale a dire una teorica tesa alla concettualizzazione di nuovi modelli di gestione museale oppure finalizzata all’individuazione dei processi a cui è opportuno far riferimento per definire i livelli minimi di qualità delle attività di valorizzazione, e l’altra operativa rappresentativa degli indirizzi di orientamento proposti dalle istituzioni operanti nel settore museale, le domande di ricerca enunciate sono: in quali termini l’attività di gestione del settore culturale può avvalersi delle metodologie e tecniche che sono state sviluppate dall’analisi teorica aziendale, a livello nazionale ed internazionale, e che tipo di “traslazione” si rende necessaria in ragione della “specificità” e “significatività” del comparto culturale? In che misura l’Annual Report può rappresentare uno strumento per lo sviluppo strategico dei Musei? In merito alla prima domanda, i quesiti della ricerca hanno evidenziato alcuni approcci teorici e metodologie di matrice economico-manageriale concepite sulla necessità di considerare la particolarità dei prodotti e delle risorse, nonché la natura dei processi di produzione in esame, che risultano “fortemente condizionati dalla ricerca di un equilibrio, sovente instabile, tra orientamenti e finalità culturali e orientamenti e finalità economiche” [Soda 2001]. In questa forte caratterizzazione, si rinvengono le specificità del management di queste organizzazioni, e dunque le diversificate chiavi di gestione strategica, intrinsecamente connesse, a cui è riconducibile una logica essenzialmente polarizzata dai concetti di commitment, risorse, prodotti. Per quanto riguarda il secondo quesito di ricerca, esso è basato sull’ipotesi positiva che l’Annual Report può supportare l’implementazione delle tesi proposte, attraverso la rappresentazione esplicitata della complessità di gestire obiettivi manageriali, economici ed estetici. Inoltre, mediante una “qualificazione valoriale” di questo documento/ strumento di rendicontazione si cercherà di dimostrare come la sua redazione, potrebbe realizzare un sistema valoriale in grado di attribuire valore aggiuntivo all’istituzione museale, a livello sia culturale, sia economico. L’approccio metodologico utilizzato per perseguire l’obiettivo della ricerca è di tipo qualitativo, in quanto al fine di rispondere alla seconda domanda di ricerca, è stato realizzato il primo “Annual Report (Rapporto di attività) 2011-2012 del Museo di Capodimonte” (Napoli). [a cura dell'autore]
XI n.s.
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5

Calabrese, Irene <1993&gt. "Rapporto tra osservazione spettrografica e percezione dei toni del cinese standard: un'indagine preliminare basata sulla produzione dei T2 e T3 da parte di discenti italofoni." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15849.

Full text
Abstract:
La presente tesi si fonda sull’incongruenza esistente nella determinazione degli errori tonali tra l’osservazione spettrografica e la percezione dei toni del cinese. L’indagine sperimentale ha come oggetto il secondo e il terzo tono all’interno di parole bisillabiche pronunciate da discenti italofoni e mette in rapporto le valutazioni date dal ricercatore straniero che si basano su dei parametri costruiti in base all’osservazione spettrografica dei contorni tonali (tone contour) fornita dal software Praat e le valutazioni date dalla percezione del parlante nativo. L’obiettivo della ricerca è comprendere se la sola osservazione spettrografica dell’andamento tonale di un tono può essere sufficiente per stabilirne la correttezza, in modo da poter fare a meno in futuro dell’intervento di un soggetto di madrelingua cinese. I risultati ottenuti dall’analisi delle sillabe tonali oggetto dei rapporti incongruenti più marcati determinano nuovi parametri di osservazione spettrografica, tenendo conto non solo dell’andamento del tone contour che subisce l’influenza del tono della sillaba adiacente, ma anche dell’interazione che il tono ha con i componenti della sillaba stessa. Questi risultati forniscono, inoltre, delle basi per ricerche ulteriori che approfondiscano le caratteristiche dei toni in relazione ai componenti della sillaba, nonché delle linee guida per orientare le ricerche acustiche e la didattica dei toni agli apprendenti di cinese come L2.
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6

PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

Full text
Abstract:
Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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BENEDETTI, BARBARA. "Rapporti di produzione e riproduzione in India: il ruolo delle donne nelle campagne dell'Andhra Pradesh." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/516856.

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SBARBATI, Claudia. "LE STRAGI E LO STATO. NARRAZIONI SU CARTA DELLO STRAGISMO ITALIANO:CRONACA, MEMORIA E STORIA." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251127.

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Abstract:
Oggetto del presente studio è la narrazione pubblica delle stragi degli anni Settanta, realizzata attraverso il filtro della carta stampata di ieri e di oggi. In particolare, le stragi delle quali è stato ricostruito il pubblico racconto sono quelle di Milano (12 dicembre 1969), di Brescia (28 maggio 1974) e di Bologna (2 agosto 1980). L’interesse di ricerca è nato dalla percezione di un vuoto storiografico rispetto all’“impressione di realtà” - quindi all’immaginario - che nel corso dei decenni quotidiani e periodici nazionali hanno edificato riguardo allo stragismo neofascista. In generale, l’eversione di destra – seppur oggetto di preziosi studi - è stata meno analizzata rispetto a quella di sinistra e quello che è divenuto il cosiddetto “caso Moro”, perché sovente stigmatizzata come subalterna allo Stato e quindi priva di una sua dimensione particolare. È esattamente in questo spazio che la ricerca s’inserisce, guardando alla storia d’Italia attraverso l’interpretazione dello stragismo offerta dall’informazione a stampa. La scelta della fonte giornalistica come fonte storica per analizzare le categorie interpretative e i quadri di riferimento messi a disposizione dell’opinione pubblica, ha richiesto di tenere in considerazione gli elementi distintivi del giornalismo italiano e i suoi rapporti con il contesto politico nazionale coevo alle stragi, con attenzione anche per i cambiamenti occorsi nel tempo nel mondo dell’informazione e nel panorama internazionale, definendo un arco temporale che dal 1969 giunge sino al 2017. Inoltre, gli scenari politici sovranazionali della Guerra Fredda sono costantemente richiamati in virtù dell’intima connessione fra eversione di destra, forze dell’ordine e servizi di sicurezza italiani da un lato, ed equilibri geopolitici internazionali dall’altro. Si è scelto di attingere a numerose testate nazionali per dare conto delle diverse linee editoriali, delle molteplici caratterizzazioni politiche delle stesse, dei differenti stili comunicativi e della pluralità di lettori cui ogni quotidiano o periodico è destinato. Fra gli archivi storici più attenzionati emergono quelli del “Corriere della Sera”, “La Stampa”,“la Repubblica”, “L’Unità”, “Il Giorno”, “La Notte”, “La Nazione”, “L’Avanti!”, “il Manifesto”, “Lotta Continua”, “Umanità Nova”, “Il Popolo”, “il Secolo d’Italia”, “Candido” e “il Borghese”. A ogni strage è stato dedicato uno specifico capitolo in cui sono introdotti i fatti e gli esiti giudiziari, analizzate le prime reazioni della stampa, ricostruiti gli anni dei processi e la ricezione delle sentenze, sino a riproporre l’eco pubblica delle opere che nel corso dei decenni sono intervenute sul tema. Gli articoli di cronaca e gli editoriali di approfondimento analizzati permettono di vagliare la riproposizione su carta delle versioni ufficiali delle forze dell’ordine, della magistratura e della politica; le memorie dei protagonisti degli eventi e l’analisi offerta dagli opinion makers che di volta in volta hanno raccontato le stragi dell’Italia repubblicana (giornalisti, storici, magistrati, scienziati sociali). L’ultimo capitolo è stato invece dedicato al problema della Memoria e dei suoi rapporti con la Storia, analizzando la produzione memorialistica degli ex terroristi, delle vittime di prima, seconda e terza generazione, sino al tema della riconciliazione e della pacificazione. Si è dunque ricostruito il dibattito sviluppatosi “a caldo” ed “ex post”, nella consapevolezza che l’informazione e la comunicazione pubblica della Storia sono fondamentali per la storicizzazione del passato traumatico della Nazione.
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VALENTE, LAURA. "GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

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Abstract:
Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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Books on the topic "Rapporti di produzione"

1

Contratti e rapporti di produzione nella Calabria del XVIII secolo. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2012.

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2

La terra buona: Produzione, tecniche e rapporti di lavoro nell'agro viterbese fra Due e Trecento. Bologna: CLUEB, 1994.

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Cotoneschi, Patrizia, ed. L'Archivio E-Prints dell'Università di Firenze: prospettive locali e nazionali. Florence: Firenze University Press, 2004. http://dx.doi.org/10.36253/88-8453-205-1.

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Abstract:
Archivio E-Prints è l'archivio istituzionale dei documenti elettronici (e-prints) dell'Università di Firenze: una risorsa fondamentale per la comunicazione scientifica. Contiene documenti per la didattica e la ricerca prodotti da docenti e ricercatori dell'Ateneo (materiale didattico, rapporti tecnici, tesi, working papers, preprints, postprints). Il Convegno di cui il libro raccoglie gli Atti, ha presentato Archivio E-Prints, i suoi obiettivi, le sue potenzialità per l'aumento della visibilità dell'autore, della sua produzione scientifica e dell'istituzione cui appartiene, contestualizzandolo nelle prospettive italiane e internazionali degli Archivi aperti e della Biblioteca digitale.
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4

Biagianti, Ivo. La terra e gli uomini a San Marino: Agricoltura e rapporti di produzione dal Medioevo al Novecento. [San Marino]: Centro di studi storici sammarinesi, Università degli studi della Repubblica di San Marino, 1995.

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Dessì, Giuseppe. Per le riviste di Vecchietti negli anni ’30-’40. Edited by Francesca Bartolini. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-398-8.

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Abstract:
Ripercorrere la collaborazione di Dessí alle riviste «L’Orto», «Primato» e «Cronache» dirette da Giorgio Vecchietti, tra racconti, saggi e recensioni in gran parte inediti, significa approfondire il percorso di formazione dello scrittore scavando nella laboratorio creativo dei suoi esordi. I 36 testi raccolti e commentati da Francesca Bartolini permettono di analizzare predilezioni tematiche e stilistiche poi sviluppate e approfondite nella produzione successiva. Al tempo stesso consentono di indagare il costituirsi, durante gli anni della dittatura fascista, di una coscienza intellettuale impegnata in un antifascismo di fronda tipico di molti scrittori di quella generazione. Intessendo il discorso critico con la lettura dell’epistolario si dà nota dei complessi rapporti che legarono Dessí alle tre redazioni, a testimonianza della passione di un giovane artista desideroso di seguire la propria inclinazione, ma anche cosciente della difficoltà di preservare la propria libertà e identità nelle limitazioni del regime.
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Zirpoli, Francesco, and Anna Moretti. Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2018. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-269-7.

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Abstract:
La collana rappresenta un importante strumento d’indagine del settore autoveicolare. È realizzato, in collaborazione, da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), Camera di commercio di Torino, e il CAMI (Center for Automotive and Mobility Innovation dell’Università Ca’ Foscari Venezia). Raccoglie i rapporti annuali dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, che offre un quadro complessivo sull’intera filiera autoveicolare. In particolare, sono indagati aspetti sia di carattere strutturale (classificazione per sistemi di prodotto, standard qualitativi, eventuale decentramento produttivo, livello di subfornitura, internazionalizzazione, innovazione, relazioni interorganizzative, ecc.) sia congiunturale (andamento della produzione, andamento delle esportazioni, previsioni, ecc.) relativi al settore.
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7

Moretti, Anna, and Francesco Zirpoli. Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2019. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-342-7.

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Abstract:
La collana rappresenta un importante strumento d’indagine del settore autoveicolare. È realizzato, in collaborazione, da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), Camera di commercio di Torino, e il CAMI (Center for Automotive and Mobility Innovation dell’Università Ca’ Foscari Venezia). Raccoglie i rapporti annuali dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, che offre un quadro complessivo sull’intera filiera autoveicolare. In particolare, sono indagati aspetti sia di carattere strutturale (classificazione per sistemi di prodotto, standard qualitativi, eventuale decentramento produttivo, livello di subfornitura, internazionalizzazione, innovazione, relazioni interorganizzative, ecc.) sia congiunturale (andamento della produzione, andamento delle esportazioni, previsioni, ecc.) relativi al settore.
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Cafarelli, Andrea. Il padrone non va per l'acqua: Assetti colturali e rapporti di produzione in un'azienda agraria della Bassa friulana (1875-1914). Udine: Forum, 2011.

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9

Ciccarini, Marina, Nicoletta Marcialis, and Giorgio Ziffer, eds. Kesarevo Kesarju. Florence: Firenze University Press, 2014. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-572-8.

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Abstract:
Questa raccolta di studi è dedicata a Cesare G. De Michelis per i suoi settant’anni. Vi hanno partecipato amici e allievi con il desiderio di richiamare il suo insegnamento e le sue ricerche, e insieme la varietà e l’ampiezza dei suoi interessi. Questo spiega l’eterogeneità dei contributi, che si concentrano in primo luogo intorno alla letteratura russa ma si allargano anche ad altre letterature slave, e poi alla storia russa, religiosa e non, ai rapporti culturali fra Italia e Russia, ad alcune pagine dell’antisemitismo moderno. Aprono il volume un profilo del festeggiato e la bibliografia, comprendente la sua vasta produzione scientifica e un fitto elenco di contributi di carattere pubblicistico in cui si rispecchiano il rigore dello studioso e la sua passione civile.
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Cipriani, Alberto, and Anna Maria Ponzellini, eds. Colletti bianchi. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-973-7.

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Abstract:
Il volume presenta i risultati di una ricerca su impiegati e quadri nelle grandi imprese del settore metalmeccanico – al centro FCA e Leonardo – condotta secondo una metodologia di ricerca partecipata. Obiettivo dell’indagine è stato l’analisi dei cambiamenti nella professionalità, nell’organizzazione, nella qualità del lavoro e nel rapporto con il sindacato avvenuti negli ultimi anni nelle grandi aree impiegatizie (amministrative, commerciali, di ricerca e sviluppo, di supporto alla produzione), a fronte del progressivo venir meno di una identità professionale e sociale omogenea del mondo impiegatizio e dell’impatto crescente delle nuove tecnologie 4.0. La ricerca è stata condotta con metodi di ricerca qualitativa (interviste e focus) e quantitativa (una survey ai lavoratori) e ha visto momenti di discussione e di confronto tra i ricercatori, gli attori sociali delle imprese coinvolte (sindacalisti e managers) e un gruppo di studiosi che hanno accompagnato tutto il percorso.
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Book chapters on the topic "Rapporti di produzione"

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Cresci, Francesca. "Itinerario nella Francia tra XII e XIII secolo. Il trovatore Dalfi d’Alvernhe e la sua corte, tra relazioni politiche e produzione poetica." In Studi e ricerche del Dipartimento di Lettere e Filosofia, 3–24. Firenze: Società Editrice Fiorentina, 2023. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/978-88-6032-688-1.03.

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Abstract:
Il presente articolo si propone di studiare i legami di rapporto diretto e indiretto che Dalfi d’Alvernhe (XII-XIII secolo), signore e trovatore provenzale, intrattenne con le personalità della sua epoca allo scopo di costruire una mappa delle relazioni che si formarono intorno all’importante centro letterario costituito dalla sua corte.
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2

D’Attoma, Sara. "1 • Famiglia e diritto nella Repubblica Popolare Cinese." In Sinica venetiana. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-602-2/001.

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Abstract:
La sociologia riconosce nella famiglia un sistema normativo autonomo, un insieme di regole endogene al nucleo famigliare. A questo sistema di norme si oppone quello esogeno di produzione politica. Il rapporto esistente tra queste due normative si regge su una continua tensione che, a fasi alterne, propende per l’una o per l’altra.
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3

d’Amicis, Amelia. "Ceramica apula a figure rosse e sovraddipinta; rapporto di produzione e cronologia." In La céramique apulienne, 163–71. Publications du Centre Jean Bérard, 2005. http://dx.doi.org/10.4000/books.pcjb.2877.

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