Academic literature on the topic 'Radar ad alta risoluzione'

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Journal articles on the topic "Radar ad alta risoluzione"

1

D'Aprile, P., N. Medicamento, M. Stefanelli, L. Spagnolo, and A. Carella. "Studio dei nervi cranici con RM ad alta risoluzione." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 3 (June 1997): 279–99. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000303.

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Abstract:
Attualmente la RM rappresenta la sola modalità di studio neuroradiologico dei nervi cranici e la sua introduzione nella pratica clinica ha rappresentato un grande progresso nella diagnostica in questo campo. Abbiamo effettuato una valutazione dell'anatomia RM dei nervi cranici utilizzando tecniche differenti, caratterizzate essenzialmente da alta risoluzione spaziale e di contrasto; esse (sia Turbo Spin Echo sia ad eco di gradiente) consentono di ottenere immagini di ridotto spessore, anche inferiore al mm, e risultano perciò di grande utilità nello studio delle fini strutture anatomiche. Nel nostro lavoro illustriamo le potenzialità diagnostiche di queste tecniche più recenti rispetto alle tradizionali tecniche Spin Echo nello studio dei nervi cranici la cui complessa patologia richiede al radiologo grande esperienza nella scelta delle sequenze e dei piani di studio più idonei per la valutazione del singolo nervo cranico.
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2

Bonetti, M., F. Prandini, R. Gasparotti, M. Crispino, R. Brembilla, and S. Battaglia. "Quadro malformativo complesso della giunzione cranio-cervicale in paziente con Sindrome di Down." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 1 (February 1996): 101–4. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900114.

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Abstract:
Nella Sindrome di Down sono di frequente riscontro malformazioni della giunzione cranio-cervicale. Gli autori descrivono un raro caso, riscontrato accidentalmente, di malformazione complessa della cerniera studiata con TC ad alta risoluzione.
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3

D'Aprile, P., G. C. Ettorre, N. Medicamento, P. Spagnolo, M. Stefanelli, and A. Carella. "Anatomia del condotto uditivo interno: Tecnica di studio RM con sequenze 3D Turbo Spin Echo." Rivista di Neuroradiologia 11, no. 4 (August 1998): 517–24. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100411.

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Abstract:
Le sequenze RM veloci possono essere utilizzate per effettuare studi ad alta risoluzione spaziale in tempi di acquisizione comparabili con le sequenze tradizionali. Le tecniche Turbo Spin Echo, rispetto a quelle ad eco di gradiente, risultano particolarmente indicate a questo scopo perché sono caratterizzate da una elevata risoluzione di contrasto delle immagini dipendenti dal vero T2, e non dal T2*. Esse presentano inoltre una minore incidenza di artefatti da suscettibilità magnetica, che può apparire uno svantaggio in determinate situazioni cliniche, ma che risulta invece assai utile nello studio RM dell'osso temporale, ove sono innumerevoli le interfaccie osso-aria. La possibilità di ottenere sequenze Turbo Spin Echo di spessore di strato inferiore al millimetro consente di effettuare uno studio dettagliato del condotto uditivo interno e delle strutture vascolari e nervose che lo percorrono.
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4

Bartolo, M., A. Armentano, and G. Santoro. "Malformazione dell'orecchio interno in corso di Sindrome di Apert (Acrocefalosindattilia)." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 4 (November 1993): 489–91. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600412.

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Abstract:
In corso di Sindrome di Apert o Acrocefalosindattilia è possibile rilevare anomalie a carico dell'orecchio interno. Quando esse interessano il vestibolo o i canali semicircolari, sono asintomatiche. Gli autori, dopo un breve cenno sulla Acrocefalosindattilia e sulle più frequenti anomalie dell'orecchio interno, riportano un caso di Sindrome di Apert con associata malformazione bilaterale del vestibolo e del canale semicircolare laterale, studiato con TC ad alta risoluzione.
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5

Ettorre, G. C., P. D'Aprile, N. Medicamento, P. Spagnolo, M. Stefanelli, and A. Carella. "Anatomia del labirinto cocleo-vestibolare Tecnica di studio RM con sequenze 3D Turbo Spin Echo." Rivista di Neuroradiologia 11, no. 4 (August 1998): 507–15. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100410.

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Abstract:
La letteratura più recente ha dimostrato l'alta affidabilità diagnostica delle tecniche RM ad alta risoluzione nello studio dell'osso temporale. Lo sviluppo di sequenze 3D Turbo Spin Echo (TSE) con sezioni fino a 0,4 mm consente un elevato dettaglio anatomico anche tridimensionale del labirinto cocleo-vestibolare. L'utilizzo di idonee bobine di superficie centrate sulla regione dell'osso temporale e l'impiego di adeguati parametri di acquisizione permette di ottenere la migliore risoluzione spaziale e di contrasto, rendendo le sequenze TSE elettive soprattutto nello studio della patologia malformativa dell'orecchio interno. Tali sequenze sono preferibili alle Spin Echo tradizionali o alle sequenze Gradient Echo (CISS, GRASS etc.) per la minore incidenza di artefatti da suscettibilità magnetica dovuti alle innumerevoli interfaccie osso-aria dell'osso temporale e per la più elevata risoluzione spaziale e il più elevato rapporto segnale/rumore che esse offrono. Infine le sequenze TSE con TR e TF (Turbo Factor) molto alti consen-teno di ottenere un elevato contrasto liquor/nervi cranici che decorrono nel meato acustico interno.
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6

Cirillo, S., L. Simonetti, F. Di Salle, A. Lopez, R. Elefante, and F. Smaltino. "Impiego dei mezzi di contrasto per via subaracnoidea in Tomografia Computerizzata." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 2 (August 1988): 185–90. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100210.

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Abstract:
L'iniezione di mezzo di contrasto per via intratecale in corso di Tomografia Computerizzata, è stata usata per vari anni, a livello dei distretti vertebro-midollare e cranio-encefalico per migliorare la definizione anatomica e per avere informazioni sulla dinamica liquorale. L'avvento degli apparecchi per Tomografia Computerizzata «ad alta risoluzione» e, negli ultimi anni, della Tomografia a Risonanza Magnetica, richiede una revisione delle indicazioni attuali e della validità di questa metodica.
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7

Lanci, Luca, William Lowrie, and Alessandro Montanari. "Stratigrafia magnetica ad alta risoluzione del limite Eocene-Oligocene nella successione Umbro-Marchigiana." Rendiconti Lincei 9, no. 2 (June 1998): 103–23. http://dx.doi.org/10.1007/bf02904394.

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8

Lupo, F. A., S. C. Perfetto, G. Sticchi, and A. Perrone. "Studio comparativo tra TC Cisternografia, TC ad alta risoluzione e Cisterno RM nella Rinoliquorrea." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 5 (October 2000): 703–10. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300505.

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9

Antonelli, M., A. Santoro, C. Colonnese, A. Pierallini°, M. Raguso, and L. Bozzao. "I neurinomi del facciale nel segmento intrapetroso." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 5 (October 1994): 797–800. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700510.

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Abstract:
Nel presente lavoro viene riportato lo studio clinico e neuroradiologico di un caso di neurinoma primitivo del nervo facciale, affezione relativamente rara. L'insieme dei dati neuroradiologici (RM, TC e TC ad alta risoluzione) ha permesso una precisa diagnosi con una ottimale valutazione dell'estensione del tumore e dei rapporti con le strutture contigue, soprattutto con la catena ossiculare, consentendo un corretto approccio chirurgico e la radicale exeresi. I neurinomi endocranici rappresentano l'8% dei tumori cerebrali ed originano dalle cellule di Schwann dei nn cranici nel loro decorso prima dell'emergenza dal neurocrania. Nell '80% dei casi originano dalla componente vestibolare dell'VIII. Sono abbastanza rari i neurinomi che originano dagli altri nervi cranici e tra questi in particolare quelli del VII che possono localizzarsi lungo tutto il decorso del nervo; più spesso sono o extracranici o all'interno dell'osso temporale. Quelli a localizzazione intracranica possono originare in sede intrapetrosa od originare da cellule embrionali del ganglio genicolato ed estendersi in fossa cranica media. Nel nostro lavoro viene descritto un caso di neurinoma del facciale con localizzazione intrapetrosa a partenza dalle strutture del ganglia genicolato ed estensione nella fossa cranica media. Si sottolinea l'importanza delle metodiche d'immagini utilizzate, RM e TC, che hanno permesso di formulare una precisa diagnosi di natura e di estensione del tumore; di particolare utilità la TC ad alta risoluzione che ha documentato l'invasione della cassa timpanica da parte della neoplasia permettendone la completa asportazione.
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10

Pieralli, S., G. Scotti, E. Bianchini, F. Simionato, and A. Mazza. "Utilità clinica della RM nello studio della regione sellare." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 89–99. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s318.

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Abstract:
Lo studio RM della regione sellare si avvale di una tecnica ormai standardizzata; le sequenze abitualmente realizzate sono Spin-Echo ponderate in T1 (SE T1W) (TR = 550, TE = 20, 4 acquisizioni), Field of view (FOV) <20 cm, matrice 256, secondo piani coronali e sagittali, con sezioni di 3 mm di spessore. Sezioni di spessore sottile, con alta matrice e FOV ridotto, dotate di buon rapporto segnale rumore potevano essere prodotte fino a poco tempo fa solo da apparecchi ad alto campo magnetico, ma attualmente anche dai più recenti apparecchi 0,5 T. Le sequenze Densità Protonica e T2W sono generalmente limitate allo studio di lesioni ad estensione extrasellare. I mezzi di contrasto paramagnetici vengono utilizzati sempre più frequentemente come completamento della indagine allo scopo di aumentare la sensibilità nei confronti di patologie di piccole dimensioni, introdurre ulteriori elementi di specificità e permettere una miglior delimitazione delle lesioni rispetto alle strutture viciniori. Sequenze Gradient Echo 3D, con acquisizione volumetrica, appaiono secondo i primi risultati molto promettenti 18in quanto permettono di ottenere sezioni di spessore fino ad 1 mm, ralmente contigue e senza effetti di interferenza o di volume parziale tra fette adiacenti, con possibilità di ricostruire successivamente immagini secondo piani diversi dalla orientazione originaria. In sintesi è stato possibile ottenere una buona risoluzione spaziale, necessaria per lo studio della sella e del suo contenuto, in una metodica caratterizzata da alta risoluzione di contrasto, dalla multiplanarità e dalla assenza di artefatti da osso e da amalgami dentari oltre che di radiazioni ionizzanti. Per queste ragioni la RM è attualmente l'esame di prima scelta nello studio delle patologie della regione sellare.
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Dissertations / Theses on the topic "Radar ad alta risoluzione"

1

PAOLELLA, SAVERIO. "Due nuove soluzioni per il Remote Sensing dell’atmosfera: radio occultazione GNSS e radar ad alta risoluzione." Doctoral thesis, Politecnico di Torino, 2012. http://hdl.handle.net/11583/2496977.

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Abstract:
Nella prima parte della tesi si parlerà di radio occultazione, una situazione in cui un trasmettitore ed un ricevitore riescono a comunicare anche se non sono in vista ottica, ossia, un qualsiasi oggetto posto nell’intermezzo, impedisce loro di vedersi. Se la propagazione del segnale tra trasmettitore e ricevitore avviene nello spazio libero, e quindi con propagazione rettilinea, trascurando i possibili effetti di diffrazione, un oggetto posto tra i due, impedirebbe del tutto la comunicazione. Situazione differente si ha per quanto riguarda la radio occultazione da satellite. In questo caso, il segnale elettromagnetico emesso da un trasmettitore posto su satellite, attraversa l’atmosfera terrestre e viene ricevuto da un ricevitore posto su un’altro satellite in orbita bassa. La parola “occultazione” implica una geometria del tipo trasmettitore, un pianeta con la sua atmosfera che funge da ostacolo, ed un ricevitore che si muove nel tempo. Dal segnale ricevuto in tali condizioni è possibile estrarre informazioni relative all'atmosfera attraversata, utili per studi meteorologici e climatici. Di questo si è occupato il progetto ROSA commissionato dall'Agenzia Spaziale Italiana ad un team formato da piu gruppi di ricerca, di cui il Remote Sensing Group del Politecnico di Torino fa parte. Nella seconda parte della tesi, si parerà di MicroRadarNet, una rete di radar per il monitoraggio delle piogge realizzato dal Remote Sensing Group (RSG) del politecnico di Torino, nell’ambito del progetto FORALPS (”Meteo-hydrological Forecast and Observations for improved water Resource management in the Alps”) dell’European INTERREG IIIB Alpine Space Programme. Le dimensioni ridotte, il basso costo, e la possibilità di un controllo remoto delle unità radar, permettono di coprire con più radar dislocati sul territorio, zone olograficamente complesse come il territorio alpino. Dopo una descrizione generale del sistema, si focalizzerà l’attenzione sul servizio di previsione della pioggia fornito all’utenza e se ne descriveranno le metodologie adottate.
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2

Lisi, Matteo. "Analisi di dati oceanografici ad alta ed altissima risoluzione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16096/.

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Abstract:
Alla luce del concetto di Rapid Environmental Assessment (REA) è stata progettata una campagna di raccolta dati denominata MREA che fin delle prime edizioni (2007) ha visto impiegati mezzi e uomini al fine di effettuare osservazioni in situ. I dati così raccolti permetteranno di elaborare nowcast e successivamente forecast sufficientemente accurate e utili come supporto a varie attività operative in ambito costiero. Tra le applicazioni più importanti in campo civile sono comprese la gestione delle Zone Economiche Esclusive (EEZ), la pianificazione di dragaggi e la gestione di emergenze ambientali come episodi di oil spill o incidenti marittimi. Il lavoro di tesi proposto si occupa dell’elaborazione di una parte dei dati raccolti durante la campagna oceanografia MREA17 che ha interessato la zona di mare antistante il Golfo di La Spezia. Grazie all’ausilio di piattaforme di campionamento come Scanfish e CTD è stato possibile effettuare un monitoraggio su tre diverse scale di risoluzione spaziale passando dall’ordine dei chilometri a quello delle centinaia di metri. In secondo luogo, tramite l’ausilio della tecnica di analisi oggettiva e del software MatLab sono state elaborate delle mappe che descrivono la distribuzione delle variabili termodinamiche temperatura e salinità e di densità al fine di dimostrare che una rete osservativa come quella utilizzata per MREA17 è fondamentale se si vuole studiare l’oceano a livello di mesoscala e sottomesoscala.
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3

Rizzo, Fabio. "Caratterizzazione delle pavimentazioni stradali da immagini satellitari multispettrali ad alta risoluzione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Lo studio si pone l'obiettivo di ricavare dei dati che siano indicativi dello stato della pavimentazione stradale sfruttando i principi del telerilevamento, con lo scopo di effettuare una valutazione dello stato attuale della superficie indagata e pianificare gli interventi di manutenzione senza ricorrere esclusivamente alle indagini in situ. La valutazione sul campo delle condizioni delle infrastrutture stradali risulta infatti costosa, necessita di attività di laboratorio e richiede un tempo di elaborazione dei dati abbastanza elevato, con l'ulteriore limite che, spesso, la misurazione dei danni e del deterioramento è limitata a pochi punti di osservazione.Il primo evidente vantaggio delle tecniche di Remote Sensing è quello di offrire una maggiore copertura spaziale, abbinata all'uso di tecniche non distruttive. Queste tecnologie potrebbero coadiuvare le indagini eseguite in campo, fornendo parametri di riferimento per il monitoraggio e la pianificazione.Nella sperimentazione sono state utilizzate immagini satellitari multispettrali ad alta risoluzione con lo scopo di classificare e caratterizzare in modo semi-automatico le pavimentazioni stradali, utilizzando il supporto di misure eseguite a terra con spettroradiometro per analizzare le differenti firme spettrali. I risultati sono stati interessanti e per la maggior parte in linea con quanto atteso e con altre esperienze di letteratura. In uno sviluppo futuro della ricerca, potrebbe essere utile estendere in modo sistematico i campionamenti con lo spettroradiometro su aree stradali che possano contemplare al loro interno situazioni di carico veicolare molto diverso, o che possano, per varie ragioni, essere state soggette a diverse situazioni ambientali.La sperimentazione ha avuto una forte componente interdisciplinare, che ha consentito di affrontare in modo efficace le problematiche insite nelle metodologie classiche per offrire una soluzione di controllo in remoto che potrà rivelarsi certamente interessante.
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4

Braida, Martina. "Ricostruzione ad alta risoluzione delle variazioni climatiche dell'Antartide orientale durante l'Olocene." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10159.

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Abstract:
2011/2012
Le carote di ghiaccio sono uno degli strumenti più utili nella ricostruzione delle variazioni climatiche del passato. In questo studio i principi della Geochimica Isotopica sono stati applicati alla carota di ghiaccio di TALDICE (159°11'E 72°49'S, quota 2315 m s.l.m., temperatura media annua superficiale -41°C, tasso di accumulo 80 mm we yr-1, lunghezza della carota 1620 m) raccolta nell’ambito del progetto internazionale TALDICE (TALos Dome ICE core project). Il lavoro scientifico sviluppato in questa tesi è stato portato a termine nell’ambito del progetto HOLOCLIP (www.holoclip.org) volto all’integrazione dei proxy climatici ottenuti dalle carote di ghiaccio e di sedimento marino dell’Antartide con i dati della modellistica (modello climatico di complessità intermedia LOVECLIM) relativi al presente interglaciale, l’Olocene. Lo scopo di questa tesi è di ricostruire, con un’alta risoluzione temporale (decennale), la variabilità climatica nel sito di Talos Dome per l’intero Olocene (circa gli ultimi 12.000 anni), attraverso l’analisi degli isotopi stabili dell’ossigeno (δ18O) sui campioni di dettaglio (10 cm) dei primi 690 metri di questa carota. Sulla base della scala dell’età messa a punto da Severi et al. (2012), ottenuta sincronizzando il segnale dei solfati vulcanici di TALDICE con quello di EDC, questo passo di campionamento corrisponde ad una risoluzione temporale media relativa all’Olocene di 1.8 anni. Il trend a lungo termine ottenuto dal profilo del δ18O di TALDICE, mostra degli andamenti in comune con quelli già osservati in altre carote di ghiaccio provenienti dal plateau dell’Antartide orientale ossia un optimum, all’inizio dell’Olocene tra circa 11.6 e 9.2 ka BP, un minimo centrato intorno agli 8 ka e un optimum secondario intorno ai 2 ka. Applicando uno smoothing binomiale a 500 anni sul record isotopico e sottraendo il trend a lungo termine sono stati identificati 12 sub-eventi caldi significativi, intervallati da altrettanti sub-eventi freddi occorsi durante l’Olocene, corrispondenti ad una variazione di temperatura di circa 0.8°C. Le fasi corrispondenti a trends di raffreddamento corrispondono ad una diminuzione della frequenza, dell’ampiezza e della durata dei sub-eventi significativi. La wavelet analysis effettuata sul profilo delle anomalie isotopiche permette di individuare due periodi, prima e dopo i 6.5-6.8 ka BP, caratterizzati da diverse frequenze predominanti. Questa transizione delle periodicità avviene subito dopo il completamento dell’apertura del Mare di Ross (Baroni and Hall, 2004; Baroni et al., 2005) ed è visibile anche dai risultati della wavelet analysis effettuata sui record delle polveri e sul record isotopico della carota di ghiaccio di Taylor Dome. L’analisi della variabilità (deviazione standard mobile di 3000 anni) applicata su TALDICE, Taylor Dome, EDC e EDML mostra una somiglianza della distribuzione della variabilità climatica nei siti più costieri rispetto quelli più interni (EDC), probabilmente associabile a processi legati alla variazione del ghiaccio marino. Dall’osservazione dei principali trend di temperatura ricavati sia dalle carote di ghiaccio antartiche che da carote di sedimento marino dell’emisfero meridionale per i periodi 10-8, 4-6, 6-4, 4-1 ka BP si evidenzia un generale trend di raffreddamento alle alte latitudini dell’emisfero meridionale durante l’Olocene. Nelle carote di ghiaccio antartiche questo trend di raffreddamento non è presente in maniera omogenea in tutti i record isotopici: in alcuni casi si verifica una situazione di relativa stabilità (EDC), in altri un trend di leggero riscaldamento (TALDICE) e in altri ancora un trend di raffreddamento (Vostok). Dal record composito riferito agli ultimi 2000 anni, prodotto per l’Antartide Orientale nell’ambito di questo lavoro di tesi, risulta che nel periodo che va dal 400 al 900 CE (Common Era) c’è una prevalenza di anomalie positive (calde) mentre nel periodo successivo, che va dal 1300 CE al 1800 CE, c’è una prevalenza di anomalie negative (fredde), superiori in numero, durata ed intensità rispetto alle prime. Nel corso degli ultimi 2000 anni si osserva un debole trend di raffreddamento di -0.1‰/1ka ossia di -0.2°C/1ka in accordo con i risultati del recente lavoro pubblicato nell’ambito del programma PAGES 2k che evidenzia un trend di diminuzione della temperature a scala globale nel corso degli ultimi 2000 anni fino al periodo pre-industriale.
XXV Ciclo
1975
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5

Castiello, Antonio <1980&gt. "L'imaging sismico ad alta risoluzione di strutture sismogenetiche: applicazioni all'Appennino Meridionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2913/1/antonio_castiello_tesi.pdf.

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6

Castiello, Antonio <1980&gt. "L'imaging sismico ad alta risoluzione di strutture sismogenetiche: applicazioni all'Appennino Meridionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2913/.

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7

Zampatto, Alessandro <1987&gt. "Studio di spettri infrarossi ad alta risoluzione del bromometano dideuterato (CHD2Br)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6662.

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Abstract:
Il bromometano (CH3Br), nell’ambito delle sostanze nocive per l’atmosfera, è di grande interesse perché ha un ruolo attivo nell’effetto serra e nella distruzione della fascia di ozono. Una tecnica molto importante per il monitoraggio ambientale di queste molecole è la spettroscopia infrarossa. A tale scopo è necessaria una accurata conoscenza dei principali parametri spettroscopici, attraverso misurazioni in laboratorio. Nel presente lavoro di tesi sono stati analizzati gli spettri infrarossi ad alta risoluzione dell’isotopologo con 79Br del derivato dideuterato (CHD2Br), del quale in letteratura non sono presenti dati spettroscopici di elevata accuratezza. La regione spettrale studiata è situata all’interno della principale finestra atmosferica e in corrispondenza della struttura vibrorotazionale della banda fondamentale ν4. E’ stata eseguita l’assegnazione di oltre 2700 righe spettrali con il metodo delle combinazioni di differenza (GSCDs) e sono stati ottenuti con il metodo dei minimi quadrati sia per lo stato fondamentale sia per lo stato eccitato ν4 = 1, le costanti rotazionali, di distorsione centrifuga di quarto ordine e il centro di banda. L’accuratezza dei dati ottenuti è stata verificata confrontando infine lo spettro sperimentale e lo spettro simulato. Sono stati altresì indagati fenomeni di interazione tra lo stato ν4 = 1 e livelli vibrazionali limitrofi ν3 = 1 e ν6 = 2.
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8

Razzino, Giuseppina. "Paleobiologia stratigrafica ad alta risoluzione di depositi olocenici del Delta del Danubio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13347/.

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Abstract:
Il lavoro di tesi che segue ricostruisce le dinamiche paleoambientali oloceniche registrate entro il carotaggio Enisala I (lat 44°53’30.04’’ N; long. 28°49’35.28’’E, Tulcea, Romania) situato nella porzione meridionale dell’attuale Delta del Danubio, lungo il bordo occidentale del sistema lagunare Razim-Sinoe. Ll carotaggio è stato svolto nell’ambito del progetto: A*MIDEX - French National Research Agency “Geoarchaeology of Mediterranean deltaic environments. A comparative approach including: Turia (Spain), Birgi (Italy), Danube (Romania), Akko (Israel) and Kuban (Russia)” PI Prof. Morhange (CEREGE, Aix-Marseille University)”. Lo studio è basato su inferenze derivanti da molluschi, attraverso un campionamento ad alta risoluzione per gli standard macrobentonici (1 campione ogni 20cm). L’elaborato propone una ricostruzione paleoambientale del sito in oggetto, illustra le potenzialità, in ambito paleoecologico, dell’impiego di tecniche di analisi quantitative multivariate nella definizione e quantificazione del principale “driver” del “turnover” macrofaunistico in ambienti di transizione. Le tecniche di analisi multivariata sono state utilizzate per interpretare e calibrare trend paleobiologici (Dentrended Correspondence Analysis-DCA) e definire le biofacies (Two-way cluster). I risultati hanno condotto alla ricostruzione di dettaglio della successione fossilifera lungo il sondaggio, in chiave evolutiva stratigrafico-paleoambientale.
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9

Calamia, Giuseppe. "Quantificazione di driver aritmici mediante cateteri ad alta risoluzione in fibrillazione atriale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19549/.

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Abstract:
La fibrillazione atriale (FA) è l'aritmia più frequente nella pratica clinica, con un’incidenza che va dal 2% al 4% nelle persone di età superiore ai 60 anni, e la procedura fondamentale per il trattamento di FA rimane la terapia di ablazione transcatetere, che comporta l’isolamento delle vene polmonari (PVs). Tuttavia, a causa delle percentuali di successo non ottimali di questa terapia, soprattutto nel caso di FA persistenti, sono necessarie nuove tecniche di ablazione ed una migliore comprensione dei meccanismi elettro-fisiologici che innescano e sostengono la FA. In questo lavoro di tesi è stata analizzata la teoria dei rotori, come meccanismo di sostentamento della FA; è stato sviluppato un sistema automatico di analisi degli elettrogrammi (EGM) che individua l’eventuale presenza dei rotori, indicandone durata è collocazione nella geometria 3D dell’atrio del paziente ricostruita. Sono stati analizzati gli EGM unipolari di 3 pazienti con FA persistente, registrati con catetere ad alta risoluzione (Advisor™ HD Grid). Sottratto il far-field ventricolare dai segnali EGM acquisiti, è stata ricavata ed analizzata la fase del segnale, al fine di costruire la mappa di fase 3D: ad ogni elettrodo del catetere è stata associata una regione della geometria 3D dell’atrio, ed associato a quella regione il valore di fase corrispondente. Individuate le singolarità di fase, analizzando il gradiente spaziale, è stata analizzata la loro persistenza al fine di identificare i rotori. In due dei tre pazienti analizzati sono stati individuati dei rotori stabili di durata pari all'intera acquisizione. Questi risultati supportano la teoria dei rotori, avvalorati inoltre dall'alta risoluzione del catetere diagnostico utilizzato, e rappresentano un punto di partenza per numerosi altri studi di notevole interesse per il loro potenziale impatto nella pratica clinica.
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10

Biondi, Michele. "Test e Progettazione di Circuiti Integrati ad Alta Risoluzione per Applicazioni Biomediche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5380/.

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Books on the topic "Radar ad alta risoluzione"

1

COFIN 2001 (2001 Milan, Italy). L'uso delle immagini satellitari ad alta risoluzione per le analisi territoriali. Milano: Associazione Italiana di Telerilevamento, 2001.

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2

Parisi, Annalisa. 52 Volte T. P. R. - un Cavallo Ad Alta Risoluzione - 2010. Wright Books, 2011.

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