Journal articles on the topic 'Qualità della vita e trattamento con GH'

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Montava, M., V. Rossi, C. L. Curto Fais, J. Mancini, and J. P. Lavieille. "Risultati chirurgici a lungo termine della decompressione microvascolare nell’emispasmo facciale: efficacia, morbilità e qualità di vita." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 220–27. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-899.

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Abstract:
L’emispasmo facciale è una condizione clinica che può seriamente compromettere la qualità di vita del paziente. In questi casi la decompressione microvascolare rappresenta il trattamento neurochirurgico di scelta. L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di descrivere sia l’efficacia che la morbilità della decompressione microvascolare nel trattamento dell’emispasmo facciale, di valutare l’outcome della procedura in termini di qualità di vita e di individuare eventuale fattori prognostici predittivi dell’eventuale fallimento della procedura. È stata revisionata la nostra casistica di 446 casi di emispasmo facciale trattati complessivamente nell’arco di 22 anni con 511 procedure di decompressione microvascolare con approccio retrosigmoideo. Abbiamo quindi analizzato i reperti epidemiologici, clinici e radiologici, le modalità di trattamento e gli outcome mediante la somministrazione pre e post operatoria del questionario HSF-8. Il rateo di successo è stato dell’82% dopo la prima procedura chirurgica e del 91,6 dopo la seconda procedura. Abbiamo registrato una bassa morbilità perioperatoria. La paralisi del facciale è stato per lo più un fenomeno transitorio (5,5% dei casi, permanente nello 0,2%). Nel 4,8% dei casi si è avuto invece un deficit cocleovestibolare. La chirurgia di revisione è stata invece gravata da un aumentato rateo di lesioni nervose (10.6 -20.7%). La qualità di vita a seguito della chirurgia valutata mediante HSF-8 è risultata migliore con uno score ridotto in media da 18 a 2 su 32. I fattori predittivi di fallimento chirurgico individuate sono stati I conflitti singoli (p = 0,041), conflitti atipici non coinvolgenti la PICA (p = 0,036), come quelli venosi (p = 0,045) e zone di compressione alternative all’emergenza radicolare (p = 0,027). In conclusione, la decompressione microvascolare con accesso retrosigmoideo si è rivelata essere una tecnica sicura ed efficace nel trattamento dell’emispasmo facciale. La revisione chirurgica è un opzione percorribile, ma espone a un maggior rischio di complicanze. La qualità di vita è risultata accresciuta a nel lungo termine, dimostrando un elevato grado di soddisfazione e beneficio oggettivo e soggettivo.
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Gadaleta-Caldarola, Gennaro. "Paziente con carcinoma mammario oligometastatico HER2-positivo, lungosopravvivente in trattamento con lapatinib/ capecitabina dopo resezione e termoablazione polmonare." AboutOpen 3, no. 1 (December 29, 2017): 100–103. http://dx.doi.org/10.19156/abtpn.2017.0023.

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Abstract:
In una paziente HER2-positiva in post-menopausa, con metastasi polmonare e linfonodali mediastiniche, il trattamento di mantenimento con lapatinib + capecitabina, dopo resezione e successiva termoablazione polmonare, ha consentito una lungo sopravvivenza con una buona qualità di vita grazie a una modulazione del dosaggio in funzione della tossicità. A oggi la paziente è ancora libera da malattia dopo circa tre anni di trattamento con questa combinazione farmacologica (Oncology)
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Galeotti, A., P. Festa, M. Pavone, and G. C. De Vincentiis. "Effetti di simultanei espansione palatale e avanzamento mandibolare in un paziente pediatrico con apnee ostruttive notturne." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 328–32. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-548.

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Abstract:
Questo caso clinico illustra il trattamento di un bambino affetto da apnee ostruttive nel sonno (OSA) che presenta una malocclusione di classe II scheletrica da retrusione mandibolare con contrazione del mascellare superiore e morso aperto anteriore. Il paziente presenta apnee ostruttive del sonno di grado moderato con un alto impatto sulla qualità della vita del paziente e dei genitori. Il paziente è stato trattato utilizzando un dispositivo ortodontico innovativo (Sleep Apnea Twin Expander), al fine di realizzare l'espansione del palato e l'avanzamento mandibolare contemporaneamente. Dopo la terapia ortodontica, il questionario sulla qualità della vita ha evidenziato un miglioramento dei principali sintomi respiratori e lo studio cardiorespiratorio del sonno ha rivelato una riduzione degli eventi di apnee ostruttive. Al termine della terapia, la valutazione clinica e l'analisi cefalometrica hanno evidenziato una riduzione della discrepanza sagittale e verticale tra il mascellare superiore e la mandibola e un ampliamento dello spazio delle vie aeree superiori. In conclusione, questo case report suggerisce che il trattamento ortodontico può essere una valida terapia alternativa nei bambini con apnea ostruttiva del sonno associata ad anomalie cranio-facciali.
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Tulli, U., and E. Valeri. "Health Technology Assessment: confronto tra HD ed HDF on-line secondo i QALYs." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no. 2 (January 24, 2018): 29–32. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1434.

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Abstract:
Lo scopo di questo studio è valutare la qualità di vita percepita dalle persone sottoposte a terapia dialitica in rapporto al costoutilità; I pazienti oggetto dello studio a Tivoli sono stati 28, mentre a Guidonia sono stati 82. In base alla ricerca bibliografica abbiamo scelto di utilizzare l'ACU (analisi costo/utilità), tecnica che massimizza il rapporto utilità/costo, due alternative (interventi tecnici) in cui l'utilità è espressa in termini fisici e, in particolare, in termini di QALYs (quality adjusted life years) cioè anni di vita guadagnati ponderati per la qualità della vita per due diverse tecniche dialitiche: emodialisi standard HD ed emodiafiltrazione HDF. Osservando i dati emersi dallo studio ci siamo resi conto che i due gruppi percepiscono la qualità della loro vita in maniera molto simile, nonostante i parametri dialitici ed ematologici, oggetto di studio, siano significativamente migliori nel gruppo in trattamento dialitico con la metodica deU'Emodiafiltrazione.
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Ruggiero, Rossana, Fermin Gonzales Melado, Giorgia Brambilla, Laura Palazzani, Stefano Kaczmarek, Michele Salata, and Luigi Zucaro. "Decisioni per la cura del bambino piccolo nelle fasi critiche e terminali della vita." Medicina e Morale 71, no. 3 (November 3, 2022): 261–76. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1210.

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Abstract:
L’articolo si basa sull’analisi comparativa di tre documenti: la Mozione del Comitato Nazionale di Bioetica su Accanimento clinico o ostinazione irragionevole dei trattamenti sui bambini piccoli con limitate aspettative di vita, la Legge del 22 dicembre 2017, n. 219 recante Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento e la Lettera Samaritanus bonus della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita. Nella consapevolezza della loro diversità è possibile individuare alcuni nodi centrali nella cura del paziente pediatrico nelle fasi critiche o terminali della vita: il problema della valutazione della qualità di vita; le cure di base di questi piccoli pazienti, con particolare riferimento: all’idratazione e nutrizione; alle cure palliative pediatriche; infine, al ruolo della famiglia nell’assunzione delle decisioni in ambito pediatrico. Gli autori presentano anche i punti di concordanza che emergono dall’analisi dei tre documenti dedicando attenzione al bambino piccolo con limitate aspettative di vita: guarire se possibile, curare e prendersi cura sempre e umilmente, riconoscere i limiti della medicina.
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Asteggiano, Riccardo. "Aritmie cardiache e cancro." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 2 (July 31, 2022): 60–66. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-2-8.

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Abstract:
La reale incidenza delle aritmie e della morte improvvisa è di difficile valutazione per la peculiare condizione dei pazienti oncologici, a causa di sintomi e segni concomitanti e confondenti. Tuttavia ogni tipo di aritmia può presentarsi in questi soggetti, sia spontaneamente che a causa di condizioni favorenti, che per effetto tossico del trattamento del cancro. È comunque essenziale, perché spesso modificabile e riducibile, valutare il rischio aritmico nei pazienti con cancro. Modesti interventi, come la correzione di una dis-ionia o evitare il concomitante trattamento con farmaci con potenziale effetto prolungante il QTc, possono evitare aritmie pericolose e letali. Ciò è di particolare importanza oggi, essendo di molto migliorata con le nuove terapie sia la qualità della vita che la sopravvivenza dei pazienti oncologici.
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Larice, Sara, Ada Ghiggia, Luciana Bergui, Francesco Cattel, Matilde Scaldaferri, Elisa Sciorsci, Giulia Valinotti, and Lorys Castelli. "Aspetti psicologici e qualità della vita in pazienti con linfoma in trattamento con chemioterapia orale." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (October 2019): 77–97. http://dx.doi.org/10.3280/pds2019-003005.

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Palazzotto, E., M. P. Angellotti, L. Bozzoli, and C. D’Alessandro. "Standard di professione del dietista in nefrologia: realtà a confronto." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (January 26, 2018): 40–45. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1135.

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Abstract:
La terapia dietetica svolge un ruolo fondamentale nel trattamento della malattia renale cronica (CKD): previene e corregge le complicanze metaboliche, garantisce il mantenimento o il raggiungimento di uno stato nutrizionale soddisfacente e, nella fase conservativa, ritarda l'inizio della terapia sostitutiva. Molte sono le evidenze che attestano che il trattamento nutrizionale effettuato da un dietista esperto migliora la qualità di vita del paziente con insufficienza renale cronica, aumenta l'eff -cacia della terapia dietetica e riduce i costi assistenziali. Negli Stati Uniti sono stati definiti i parametri che identificano il dietista esperto nella gestione della terapia nutrizionale nel paziente nefropatico e sono state individuate tre categorie in base al grado di formazione e competenza acquisita. Nei Paesi dell'Unione Europea la formazione dei dietisti è molto eterogenea tanto da rendere difficile una comparazione con la realtà americana. L'European Federation of the Association of Dietitians negli ultimi anni ha comunque definito gli standard accademici e professionali dei dietisti individuando quattro ruoli di competenza ed i relativi indicatori di performance. In Italia l'Associazione Nazionale Dietisti ha definito le posizioni dell'associazione in merito alla pratica professionale del dietista nel trattamento delle malattie renali e la Società Italiana di Nefrologia, nell'ambito del progetto di certificazione della qualità del percorso di cura della CKD, ha delineato il profilo del dietista che lavora in nefrologia ma non sono stati definiti standard accademici e professionali specifici. È auspicabile che dietisti esperti in nefrologia e nefrologi collaborino nel definire protocolli relativi a standard che il dietista operante in ambito nefrologico dovrebbe raggiungere in modo da garantire maggiore competenza professionale e una omogeneità di trattamento su tutto il territorio nazionale.
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Porena, Massimo. "Urologia funzionale: Nuove acquisizioni scientifiche al servizio della clinica." Urologia Journal 79, no. 1 (January 2012): 5. http://dx.doi.org/10.1177/039156031207900101.

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Abstract:
Questo seminar monografico di Urologia, dedicato all'urologia funzionale del basso tratto urinario, ospita quattro articoli che aprono a nuove prospettive sulla comprensione della fisiopatologia dei LUTS e del loro trattamento, alla luce delle recenti acquisizioni neurofisiologiche, di imaging e di biologia molecolari. Il progressivo allungarsi della vita media registratosi nell'ultima metà del secolo è destinato a diventare un fenomeno caratteristico della nostra epoca, portando all'attenzione dell'urologo nuovi contesti precedentemente considerati di scarso rilievo. L'intera comunità scientifica, e la comunità urologica nello specifico, appare oggi unanime nel considerare necessario incrementare i propri sforzi verso un costante supporto verso la qualità di vita. Questa volontà è particolarmente evidente per quelle patologie, come i disturbi del baso tratto urinario, che non minacciano direttamente la quantità di vista del singolo soggetto, ma minano profondamente la sua realizzazione individuale e sociale determinando profonde alterazioni qualitative. Succede così che dopo aver saputo opporsi con efficacia e prontezza inaspettate all'attacco di patologie infettive e neoplastiche, l'urologo si confronta oggi con altre sfide. I quattro lavori presentati in questo volume testimoniano l'impegno e il contributo dell'urologia funzionale italiana che con instancabile dedizione alla causa della salute dei propri pazienti, verso le patologie funzionali del basso tratto urinario. La comprensione che l'urotelio, in passato considerato alla stregua di una semplice barriera fisica, che separava le urine dal corpo, partecipi alla regolazione neurologica periferica del riflesso minzionale, che cellule epiteliali assumano la capacità di svolgere un ruolo sensorio afferenziale e che da questo ne derivi una nuova prospettiva terapeutica, rappresentano i principali avanzamenti nella gestione del paziente con vescica neurologica. Se in passato la correzione anatomia del difetto/descensus degli organi pelvici costituiva la prima ed unica soluzione, oggi siamo consapevoli che la correzione anatomica è un momento chirurgico che deve guardare ed ottenere un miglioramento dei sintomi. I quattro lavori, scritti da autori il cui valore è riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, ci fanno comprendere come l'aumento dei valori relativi agli anni di vita media nei paesi più industrializzati sia un bene incompleto se non è accompagnato da un miglioramento della qualità di vita stessa delle persone. Come urologi, abbiamo motivi di ritenere — certo ognuno potrà considerare dentro di sé quanto tutto ciò sia reale — che la tutela della qualità di vita rappresenti il problema di primaria ed imprescindibile importanza in ogni nostro reparto ed è per questo che siamo orgogliosi di ospitare su Urologia un contributo clinico-scientifico in tal senso.
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Pedrazzoli, M., L. Autelitano, and F. Biglioli. "Prevenzione delle fratture mandibolari conseguenti alla necrosi ossea da difosfonati." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 317–20. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-823.

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Abstract:
La frattura della mandibola rappresenta solitamente l'evento finale nei pazienti che presentano una progressione della necrosi ossea derivante dall'impiego dei difosfonati. Si tratta di una grave complicanza molto dolorosa che impedisce ai pazienti di alimentarsi correttamente, essendo pertanto un fattore che peggiora notevolmente la loro qualità di vita. L'obiettivo del trattamento dei pazienti che presentano la necrosi ossea legata ai difosfonati (BRONJ) dovrebbe essere rallentare la progressione della malattia. Presentiamo una soluzione tecnica per il trattamento dei pazienti che presentano necrosi mandibolare in stadio 3 ad alto rischio di sviluppare una frattura, avendo un'altezza mandibolare residua di osso sano inferiore a 6 mm. Il trattamento consiste nel posizionamento di una placca ricostruttiva mandibolare per via extra-orale in un piano superficiale al muscolo platisma per tenere i mezzi di sintesi separati dal sito infettivo e non farli contaminare con conseguente necessità di doverli rimuovere, seguito dal courettage per via endorale della necrosi mandibolare. Il rispetto della vascolarizzazione mandibolare e l'assenza di contatto diretto tra il sito di osteonecrosi e la placca ricostruttiva rappresentano alcuni dei vantaggi di questa metodica. La placca ricostruttiva rinforza la mandibola e consente di aggredire energicamente l'area di necrosi mandibolare, senza esporre il paziente a rischio di frattura iatrogena. Questo garantisce al paziente un rallentamento della progressione della malattia e impedisce la frattura patologica della mandibola, inevitabile epilogo delle necrosi ossee mandibolari.
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Marletta, F. "La neuroradiologia interventistica spinale e … Il punto di vista del Radioterapista." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 4 (August 2002): 473–76. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500417.

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Abstract:
L'insorgenza di metastasi ossee è un evento frequente nella storia naturale di quasi tutte le neoplasie maligne e spesso incide molto sulla qualità di vita del paziente determinando algie e fratture patologiche invalidanti. L'interessamento della colonna vertebrale può determinare la comparsa di una sindrome da compressione midollare con gravi sequele neurologiche. La radioterapia riveste un ruolo di fondamentale importanza nel controllo della sintomatologia dolorosa, nella prevenzione e terapia delle fratture patologiche e nei casi di compressione midollare. La radioterapia transcutanea ottiene percentuali di risposte sulla sintomatologia dolorosa superiori al 75% anche quando viene ridotta la durata del trattamento per l'utilizzo di frazionamenti non convenzionali della dose (ipofrazionamenti o erogazione di una singola dose elevata eventualmente ripetibile alla ripresa della sintomatologia). La risposta sulla ricalcificazione delle lesione osteolitiche si verifica solo nel 25% circa delle lesioni irradiate e comunque con tempi di comparsa piuttosto lunghi (nel 70% dei casi si evidenzia radiologicamente 6 mesi dopo la radioterapia). Per tale motivo l'utilizzo di tecniche micro-invasive, quale la vertebroplastica percutanea, in grado di ottenere un effetto antalgico ed un rapido consolidamento delle vertebra, utilizzata in quei pazienti che non necessitano di una chirurgia decompressiva, può, in associazione alla radioterapia, certamente migliorare la risposta, sia in termini di controllo della sintomatologia antalgica che di stabilizzazione vertebrale. I risultati della radioterapia in caso di compressione midollare sono molto variabili e dipendono dalla gravità del deficit neurologico alla diagnosi, dalla tempestività del trattamento e dalla radiosensibilità della neoplasia. Se al trattamento chirurgico (laminectomia) si associa la radioterapia post-operatoria le percentuali di miglioramento della sintomatologia neurologica raggiungono il 60% mentre si ottengono risposte del 35% con la sola chirurgia decompressiva.
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Toraldo, D. M., D. Passali, A. Sanna, F. De Nuccio, L. Conte, and M. De Benedetto. "Cost-effectiveness strategies in OSAS management: a short review." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 447–53. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1520.

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Abstract:
L’apnea ostruttiva del sonno (OSAS) è una malattia cronica eccessivamente sotto-diagnosticata con un’alta prevalenza negli adulti. L’OSAS sta diventando un problema sociale significativo perché associata ad un peggioramento della qualità della vita ed un aumento della mortalità. Il rapporto costo-efficacia nella gestione diagnostica e terapeutica dell’OSAS è un problema strategico per contrastare la crescente domanda di test oggettivi. I pazienti OSAS che non presentano comorbilità clinicamente evidenti devono essere studiati utilizzando un sistema semplificato e poco costoso, come l’Home Sleep Testing (HST). Al contrario, la Sleep Laboratory Polisomnography (PSG) rimane il gold standard per la gestione dei pazienti con OSAS in presenza di comorbidità. Occorre sottolineare che l’uso di HST potrebbe portare ad una diagnosi errata in soggetti OSAS non ben selezionati. Questa breve rassegna si propone di offrire argomenti di riflessione sulla corretta diagnosi e trattamento dell’OSAS, in rapporto ai dati di prevalenza e alle ricadute sui costi/benefici sociali della malattia. Attualmente non può essere solo il rapporto costo/efficacia a definire il modello organizzativo adottato per la gestione dell’OSAS, in quanto si rendono necessari ulteriori studi prospettici a lungo termine, volti a validare in maniera definitiva tale rapporto nonché il confronto tra il trattamento con modelli di gestione ospedaliera versus l’assistenza domiciliare.
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Frazzitta, Giuseppe. "La malattia di Parkinson: fi siopatologia, cure farmacologiche, multidisciplinarietà." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2022): 9–19. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-002002.

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Abstract:
I Parkinsonismi sono un gruppo di disturbi del movimento classificate in forme secondarie e degenerative. La malattia di Parkinson è una forma degenerativa di Parkinsonismo dovuta alla degenerazione della sostanza nigra e alla perdita dei suoi neuroni dopaminergici. La dopamina da essi prodotta ha una funzione di modulazione dell'attività dei nuclei della base. La perdita di tale modulazione porta a una riduzione del movimento con aumento della rigidità, lentezza e parziale perdita di alcuni movimenti automatici: i riflessi posturali, la deambu- lazione e il pendolarismo. La L-Dopa a partire dalla fine degli anni '60 del Novecento ha permesso di curare questi pazienti con miglioramento della rigidità e della lentezza. La breve emivita di questo farmaco ha richiesto lo sviluppo di altre molecole che ne permettessero il prolungamento dell'azione. Purtroppo non sempre tali nuovi farmaci sono risultati efficaci o hanno causato importanti effetti collaterali. La riabilitazione si è rivelata essere efficace nel migliorare gli aspetti motori della malattia e nel migliorare la qualità di vita dei pazienti. Per tale ragione un approccio multidisciplinare e integrato è adesso consigliato come miglior trattamento dei pazienti con malattia di Parkinson.
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Matrone, Antonio, and Rossella Elisei. "Qualità della vita nei pazienti con microcarcinoma papillare della tiroide in funzione del trattamento: tiroidectomia totale con o senza terapia radiometabolica ablativa." L'Endocrinologo 21, no. 5 (October 2020): 397–98. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-020-00771-7.

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Ralli, G., C. Milella, R. Ralli, M. Fusconi, and G. La Torre. "Quality of life measurements for patients with chronic suppurative otitis media: Italian adaptation of “Chronic Ear Survey”." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 51–57. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1041.

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Abstract:
Il Chronic Ear Survey (CES) è una misura specifica della Qualità della Vita (QoL) nei pazienti affetti da Otite Media Suppurativa Cronica (CSOM). È un questionario composto da 13 domande che indagano frequenza, durata e severità dei sintomi associati a questa malattia. Il CES genera tre sottoscale con rispettivo punteggio che riguardano limitazioni nelle attività fisiche e sociali, sintomi e trattamento medico. Attraverso le risposte ottenute dai pazienti è possibile ricavare un punteggio che va da 0 a 100; il punteggio più alto indica una QoL migliore, mentre quello più basso indica una QoL peggiore. Il questionario è stato creato in lingua inglese. Lo scopo del lavoro è di validare in lingua italiana il CES. La traduzione è stata condotta seguendo le linee guida internazionali. La versione italiana del CES (CES-I) è stata proposta a 54 pazienti con CSOM. Nello stesso tempo, è stato somministrato a tutti i pazienti anche il questionario SF-36. Un modello trasversale è stato usato per esaminare la consistenza interna (Cronbach alpha) e la validità esterna (coefficiente di Pearson). Per confermare la validità esterna del CES-I è stato poi analizzato il test di correlazione di Pearson considerando il punteggio totale, le singole sottoscale del CES e le 8 scale dello Short Form Health Survey (SF-36). Il coefficiente di Cronbach è stato pari a 0.737. Il coefficiente di correlazione interno ha dato un risultato pari a 0.737 (95% CI: 0.600-0.835, p < 0.001) di media e 0.412 (95% CI: 0.237-0.559, p < 0.001) per le singole misure. Sulla base dei nostri risultati il questionario CES-I è risultato essere concorde con l’originale in lingua inglese e può essere considerato uno strumento adeguato per valutare la Qualità della Vita nei pazienti con CSOM di lingua italiana.
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Veltroni, Alessio, Elisa Cosaro, and Maria Vittoria Davì. "Caratteristiche clinico-patologiche, gestione clinica e prognosi dell’insulinoma maligno: studio multicentrico italiano." L'Endocrinologo 22, no. 2 (March 17, 2021): 139–43. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00843-2.

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Abstract:
SommarioL’insulinoma maligno è un tumore neuroendocrino pancreatico estremamente raro ed è associato a una severa sindrome ipoglicemica che impatta negativamente sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza dei pazienti affetti. La gestione terapeutica dell’insulinoma maligno è complessa sia per il controllo delle crisi ipoglicemiche, sia per il controllo della crescita tumorale. La sindrome ipoglicemica rappresenta una sfida terapeutica per l’endocrinologo in quanto spesso non è responsiva alla terapia medica sintomatica, in particolare al diazossido utilizzato in monoterapia o associato agli analoghi della somatostatina. Everolimus ha un ruolo nel trattamento delle crisi ipoglicemiche refrattarie da insulinoma maligno sia per l’azione di inibizione del rilascio di insulina che di insulino-resistenza. La chirurgia con approccio curativo dell’insulinoma maligno è raramente perseguibile a causa della diffusione metastatica, mentre la chirurgia a scopo di debulking può essere presa in considerazione in casi selezionati sia per il controllo sintomatico sia perché può aumentare l’efficacia delle terapie sistemiche o locoregionali. La terapia radiometabolica con analoghi caldi della somatostatina rappresenta un’opzione terapeutica nei pazienti con tumori a elevata espressione dei recettori della somatostatina sia per il controllo della sintomatologia che della crescita tumorale, sebbene l’esperienza negli insulinomi maligni sia piuttosto scarsa. Data la rarità della malattia, sono disponibili in letteratura solo descrizioni di singoli casi o studi condotti su casistiche limitate; pertanto, è difficile stabilire la sequenza terapeutica più efficace in questi casi. Recentemente è stato condotto uno studio multicentrico italiano, in 13 centri di riferimento, focalizzato sulle caratteristiche clinico-patologiche, sulle modalità di trattamento e sui fattori prognostici che condizionano decorso ed esito dell’insulinoma maligno allo scopo di individuare una strategia terapeutica mirata basata su criteri razionali ed evidenze cliniche. In questa rassegna verranno descritti i principali risultati dello studio che comprende una casistica tra le più ampie finora pubblicate.
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Rodi, M. N., and C. Mura. "Qualità della vita misurata attraverso il Kidney Disease Quality of life-Short Form (KDQOL-SF): differenze in relazione al trattamento dialitico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no. 4 (January 24, 2018): 34–37. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1497.

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Abstract:
Nel 1985 il New England Journal of Medicine pubblicò un rapporto relativo alla Qualità della vita (QdV) nei pazienti dializzati: forse per la prima volta si poneva l'attenzione alla sfera più intima di chi doveva convivere con una patologia cronica. Recentemente gli studi deputati a cogliere i principali aspetti emotivi e psicologici di chi vive una reale “esperienza di malattia”, hanno assunto nuova consistenza, scoprendo importanti fattori che influenzano il paziente fin dalla prima fase di pre-dialisi. Nonostante i progressi fatti, manca ancora una routine di valutazione della QdV che, se strutturata, potrebbe diventare un valore aggiunto per il paziente; spesso a una eccellente gestione clinica non si accompagna, infatti, un'attenta analisi del grado di soddisfazione del malato. L'obiettivo della ricerca è capire se esistano differenze in ambito di QdV tra i pazienti che sono sottoposti a emodialisi rispetto a quelli in dialisi peritoneale. Alla luce dei risultati si evincono aspetti importanti: fattori come la sessualità, l'attività sociale, percezione della vicinanza dello staff, hanno punteggi migliori negli emodializzati. La conclusione è che la normale frustrazione legata all'essere “dipendenti” dal reparto e dal suo staff medico venga ben compensata dal senso di protezione e dai legami umani che lì si creano.
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Corsano, Barbara, Dario Sacchini, Patrizia Papacci, and Antonio G. Spagnolo. "Approccio etico-clinico alla Trisomia 18: malattia incompatibile con la vita?" Medicina e Morale 71, no. 2 (July 7, 2022): 201–15. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1208.

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Abstract:
Introduzione: La sindrome di Edwards, altrimenti nota come Trisomia 18, è una malattia genetica che può essere caratterizzata da molteplici anomalie congenite multiorgano e spesso è considerata una malattia “incompatibile con la vita”, con un’alta percentuale di gravidanze terminate con aborto (spontaneo o indotto) o il rifiuto alla nascita di possibili trattamenti, anche se alcuni bambini con questa condizione vivono per diversi anni. Obiettivo: Lo scopo di questo lavoro è di discutere l’approccio di etica clinica alla Trisomia 18 attraverso il caso di Angelica – giunta all’attenzione dei curanti nella Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS in Roma nel 2017 – una bambina affetta da tale patologia che, al momento attuale, ha raggiunto l’età di 4 anni e 10 mesi. Risultati: Dal momento della diagnosi (prenatale) al follow-up attuale è stato messo in atto un approccio eticoclinico, di cui vengono illustrate le valutazioni interdisciplinari che nel tempo sono state effettuate relativamente alla proporzionalità delle possibili opzioni di trattamento, anche di tipo invasivo/intensivo. Conclusioni: La Trisomia 18 non può più essere considerata una malattia “incompatibile con la vita” ed è importante una valutazione interdisciplinare, sia prenatale sia postnatale, che vada a identificare step by step i possibili trattamenti clinicamente ed eticamente appropriati e proporzionati. Tali trattamenti, anche quando invasivi/intensivi, non si configurano necessariamente come over-treatment, ma come la messa in atto di cure palliative finalizzate a migliorare la qualità di vita di questi bambini ed a facilitare la loro gestione domiciliare.
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Battaglia, P., M. Turri-Zanoni, F. De Bernardi, P. Dehgani Mobaraki, A. Karligkiotis, F. Leone, and P. Castelnuovo. "Septal flip flap per la ricostruzione del basicranio anteriore dopo resezione di tumori nasosinusali: risultati preliminari." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 194–98. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-748.

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Abstract:
Il trattamento chirurgico dei tumori maligni nasosinusali estesi al basicranio anteriore si è evoluto nel corso degli ultimi decenni, passando dalla resezione craniofacciale tradizionale agli approcci endoscopici endonasali. In questi approcci mini-invasivi, il basicranio anteriore viene generalmente ricostruito con tecnica multistrato, utilizzando innesti di materiale autologo (fascia lata o tratto ileo-tibiale), che determinano la produzione di abbondanti crostosità a livello della neocavità chirurgica con conseguente disagio e fastidio per il paziente. In casi selezionati, proponiamo di allestire un lembo di mucopericondrio e mucoperiostio di setto nasale controlateralmente rispetto alla neoplasia, peduncolato sui rami settali delle arterie etmoidali anteriore e posteriore (Septal Flip-Flap, SFF), che può essere ruotato a ricostruire il difetto del basicranio anteriore. Criteri di esclusione per l’allestimento di questo lembo locale sono: tumori con estensione bilaterale ad interessare entrambi i complessi etmoidali; infiltrazione neoplastica del setto nasale e/o del planum sfeno-etmoidale; tumore maligno nasosinusale con istologia potenzialmente multifocale. Nel nostro centro di riferimento di terzo livello, la ricostruzione del basicranio mediante SFF è stata eseguita in 4 pazienti affetti dalle seguenti patologie: teratocarcinosarcoma etmoidale in un caso, persistenza di carcinoma indifferenziato nasosinusale (in esiti di trattamento radio-chemioterapico) in un caso, estesioneuroblastoma della fessura olfattoria in un caso, e carcinoma spinocellulare etmoidale in un caso. Non si sono verificate complicanze intra/post-operatorie, ottenendo il successo della ricostruzione del basicranio nella totalità dei casi. Nel postoperatorio si è osservata una netta riduzione delle crostosità intranasali, con rapida guarigione della neocavità chirurgica. Attualmente, non si sono registrate recidive di malattia, con un follow-up medio di 15 mesi. La ricostruzione del basicranio anteriore mediante SFF si è dimostrata sicura ed efficace, con percentuali di successo elevate, simili a quelle ottenute con altri lembi locali peduncolati. Il SFF garantisce inoltre una maggiore rapidità nel processo di guarigione della plastica del basicranio, con una diminuzione delle crostosità nasali nel postoperatorio e conseguente miglioramento della qualità di vita del paziente. Questa tecnica appare essere valida anche dal punto di vista oncologico per casi estremamente selezionati di tumore maligno nasosinusale. Casistiche più ampie con follow-up a lungo termine sono necessarie per validare i risultati preliminari di questa innovativa e promettente tecnica chirurgica.
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Bernabini, G., and V. Panichi. "Anemia e resistenza all'eritropoietina nel paziente uremico in dialisi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 2 (January 24, 2018): 25–29. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1209.

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Abstract:
Esiste uno stretto legame tra anemia, malattia cardiovascolare e mortalità nei pazienti in dialisi. L'anemia rappresenta infatti un fattore prognostico negativo ed è associata a una scarsa sopravvivenza e a una ridotta qualità della vita nei soggetti in trattamento dialitico. Oggi, la disponibilità di numerosi agenti stimolanti l'eritropoiesi (ESAs) ha portato alla quasi completa scomparsa dell'anemia di grado severo che richiede emotrasfusioni. Nonostante questo una percentuale abbastanza consi-stente di pazienti, circa il 10%, non riesce ancora a raggiungere il valore di Hb target raccomandato dalle linee guida internazionali; il termine di Resistenza all'Eritro-poietina è stato quindi introdotto per definire quei pazienti che non raggiungono il target di Hb nonostante una dose di ESA superiore a quelle usuali o che continuamente necessitano di dosi più elevate per mantenere nel range i valori di Hb. Numerosi studi presenti in letteratura hanno evidenziato l'associazione tra incremento degli indici infiammatori e ridotta risposta agli ESA; l'infammazione cronica, mediante la produzione di citochine pro-inflammatorie determina soppressione midollare con inibizione della proliferazione e della differenziazione dei progenitori eritroidi e aumento dei livelli di una piccola proteina, l'epcidina, prodotta dal fegato in risposta a stimoli infiammatori che sembra fortemente legata al meccanismo della resistenza all'eritropoietina.
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Dellafiore, Federica, Chiara Catagnano, Ida Vangone, Silvia Casella, Sara Russo, Luca Guardamagna, Irene Baroni, and Cristina Arrigoni. "Self-care e schizofrenia: risultati di una revisione narrativa della letteratura." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (October 2022): 96–117. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-003009.

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Abstract:
Il trattamento della schizofrenia comprende molteplici interventi che devono essere integra-ti tra di loro per una gestione completa del paziente. Tra gli interventi di carattere educativo e psicosociale troviamo il miglioramento delle abilità di self-care (auto-cura). Dalla letteratura si evince che il self-care ha un impatto positivo in molte malattie croniche e sta emergendo il suo utilizzo in diverse realtà che si occupano di pazienti affetti da schizofrenia, anche se la concreta efficacia del self-care in questa patologia rimane incerta e la letteratura a riguardo si presenta frammentata e priva di una visione complessiva. Di conseguenza, questo studio mira a fornire una sintesi critica delle evidenze scientifiche disponibili inerenti ai comportamenti di self-care attuati dai pazienti con diagnosi di schizofrenia. Tramite una revisione della letteratura sono stati consultati 231 risultati ottenuti e attraverso l'applicazione dei criteri di inclusione sono stati selezionati 7 articoli. Sono state identificate tre macro-tematiche: (a) i livelli di self-care attuati dai pazienti con schizofrenia; (b) i fattori che influenzano tale processo; (c) gli interventi educativi che hanno dimostrato di avere un effetto ed efficacia per sviluppare questi compor-tamenti. Il self-care nel paziente affetto da schizofrenia è uno strumento terapeutico fondamen-tale, tuttavia, necessita di essere approfondito con nuovi studi primari, al fine di fornire una visione chiara sulle modalità di intervento per il soddisfacimento delle esigenze del paziente, limitando così le complicanze legate alla malattia e restituendo a queste persone una qualità di vita soddisfacente.
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Gelardi, M., L. Iannuzzi, M. De Giosa, S. Taliente, N. De Candia, N. Quaranta, E. De Corso, V. Seccia, and G. Ciprandi. "Non-surgical management of chronic rhinosinusitis with nasal polyps based on clinical-cytological grading: a precision medicine-based approach." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 38–45. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1417.

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Abstract:
La rinosinusite cronica con polipi nasali (CRSwNP) è una malattia cronica nasosinusale, a eziologia infiammatoria, con significativo impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti. La CRSwNP rappresenta ancora oggi una sfida terapeutica per lo specialista ORL, sia per la comprensione della sua eziopatogenesi, sia per il suo controllo clinico ed è questo è testimoniato dalla alta incidenza di recidiva dopo trattamento. Abbiamo voluto verificare l’ipotesi che un approccio terapeutico nuovo, standardizzato, e individualizzato sul grading clinico-citologico (clinical-cytological grading – CCG) consentisse un miglior controllo dei sintomi della malattia, e di ridurre la necessità di ricorrere alla chirurgia. Abbiamo pertanto reclutato 204 pazienti affetti da CRSwNP, di cui 145 hanno regolarmente assunto la terapia rispettando il protocollo proposto, e 59 pazienti, invece, che non hanno assunto la terapia in modo sistematico e sono stati quindi inclusi come controlli. Dopo 5 anni di trattamento standardizzato, abbiamo notato che 15 pazienti su 145 (10,3%) del gruppo con terapia standardizzata avevano avuto un miglioramento dello staging endoscopico, 61 su 145 (42%) si erano mantenuti costanti, mentre 69/145 (47,5%) erano andati incontro a un peggioramento. Nel gruppo di controllo, invece, i pazienti peggiorati erano ben 49 su 59 (83%), con un peggioramento significativo in termini di grading endoscopico di almeno due classi (p < 0,05). I pazienti e i controlli sono stati successivamente stratificati sulla base del CCG in 3 sottogruppi: pazienti con CCG lieve, moderata e grave. Dopo tale suddivisione in classi, è stato possibile evidenziare che nel gruppo con CCG lieve (n = 27), il 92% dei pazienti manteneva negli anni un trend costante, in assenza di peggioramenti e senza necessità di ricorrere alla chirurgia nei 5 anni di osservazione, mentre nel gruppo di controllo, 1 paziente su 59 (1,6%; p = <0,05) ricorreva a chirurgia. Nel gruppo con CCG moderato (n = 83), invece, il 44% dei pazienti “standardizzati” non aveva avuto un peggioramento di grading endoscopico, con un 3,6% di pazienti che aveva avuto necessità di ricorrere alla chirurgia, contro il 13,6% del gruppo controllo (p < 0,05). Nel gruppo dei pazienti con CCG grave (n = 35), anche se nessun paziente riusciva a ottenere un miglioramento del grading endoscopico, il 40% dei pazienti veniva comunque giudicato “controllato” da un punto di vista clinico. Nel gruppo dei pazienti con CCG grave, ben il 5,7% dei pazienti necessitava di trattamento chirurgico, ma anche in questo caso, la percentuale dei pazienti operati era significativamente maggiore (p = 0,0000) nel gruppo di controllo (49%). Infine, l’analisi statistica effettuata ha dimostrato chiaramente che, da un punto di vista obiettivo, le dimensioni dei polipi nasali tendevano ad aumentare a una velocità maggiore nel gruppo controllo che nel gruppo “standardizzato”, con incrementi proporzionali nelle tre classi di CCG (lieve, moderato e grave). Lo studio attuale fornisce le basi per lo sviluppo e l’adozione di un nuovo approccio per la gestione della CRSwNP sulla base di uno score clinico e citologico (CCG) che permetta di stimare con accuratezza la gravità della CRSwNP e di adattarne il trattamento. Tale approccio limita l’uso degli steroidi sistemici alle sole classi CCG di entità moderata-grave con dosi di steroidi inferiori rispetto a quanto precedentemente suggerito in letteratura. Il nostro protocollo può migliorare pertanto l’aderenza terapeutica dei pazienti, il tasso di controllo della malattia e può ridurre il ricorso alla chirurgia nel corso degli anni.
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Carbonari, L., F. Galli, and L. Tazza. "Team dell'accesso vascolare: modelli organizzativi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 1 (January 24, 2018): 2–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1105.

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Abstract:
Il nefrologo, che si confronta con tutti i problemi inerenti all'insufficienza renale, è anche da sempre principale gestore della terapia emodialitica. Per tale motivo tocca al nefrologo, in prima istanza, occuparsi dell'accesso vascolare disponendone l'allestimento, la sorveglianza e la manutenzione a garanzia della possibilità di effettuare il trattamento sostitutivo. Rispetto a quanto avviene in altri paesi, in Italia l'attività dell'accesso non è ad oggi standardizzata né strutturata; ciascun centro dialisi si organizza in funzione delle capacità dei nefrologi ivi operanti e delle collaborazioni di altri specialisti presenti nell'ospedale, spesso senza un percorso strutturato e con modalità di intervento per lo più fondate sulla disponibilità personale e sul volontarismo. Partendo dalla storia dell'accesso vascolare in Italia, abbiamo individuato tre tipologie organizzative che correlano, da un lato, con il contesto storico in cui sono sorte e, dall'altro, con il progresso, in termini di dispositivi medici e competenze specialistiche, che ha via via modificato i comportamenti. Il modello organizzativo “primordiale” vede il nefrologo confezionare e correggere personalmente gli accessi disponibili in quell'epoca. Nel modello polispecialistico, che nasce successivamente, il nefrologo inizia a delegare ad alti specialisti, più competenti sul versante tecnico, singole fasi del lavoro; resta colui che inizia il percorso e detta i tempi ma perde, talora, il controllo della gestione complessiva. Nel modello strutturale integrato, ideale ma non ancora integralmente realizzabile, il chirurgo dedicato all'accesso dialitico ed il radiologo interventista interagiscono da vicino con il nefrologo, che funge da regista, coordinatore e amministratore di tutto il processo di gestione dell'accesso vascolare. La formazione culturale specifica e necessaria e la conoscenza del programma terapeutico complessivo sono condivise dal team dell'accesso. In tale modello integrato dovrebbero essere trovate soluzioni perché anche la responsabilità professionale ed il rimborso amministrativo risultino bene “integrate” tra i vari specialisti ed operatori sanitari che partecipano all'attività. Il rimborso a D.R.G. com'è attualmente regolato presenta incongruenze e può produrre effetti contrari alla migliore cura del paziente. Le Aziende ospedaliere attualmente non riservano all'accesso vascolare, parte irrinunciabile della terapia dialitica, l'attenzione necessaria e non comprendono come una corretta gestione del problema, fondata su percorsi organizzati, migliori la qualità di vita del paziente e contenga il costo assistenziale della dialisi. La gestione complessiva dell'accesso vascolare dialitico non può più fondarsi, attualmente, solo sulla “buona volontà” del nefrologo dializzatore, ma richiede regole strutturali. Pertanto andrebbero definite le motivazioni professionali mediante l'attribuzione di precisi compiti, con lo scopo di meglio identificare e minimizzare il “rischio organizzativo”. L'individuazione di meccanismi economico-organizzativi-normativi che privilegino anzitutto l'ottenimento del risultato e, a seguire, che premino il lavoro di tutta la squadra che l'ha generato è la condizione prima per creare il modello integrato. è più che mai tempo che l'accesso vascolare entri a pieno titolo nel sistema qualità della dialisi e per farlo, a nostro avviso, il modello organizzativo integrato è l'unica soluzione possibile.
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Roncallo, F., I. Turtulici, A. Bartolini, R. Corvò, G. Sanguineti, V. Vitale, G. Margarino, M. Scala, P. Mereu, and F. Badellino. "Tomografia computerizzata e risonanza magnetica nella patologia del distretto testa collo." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 4 (August 1996): 471–91. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900421.

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Abstract:
Scopo del lavoro è quello di delineare le indicazioni generali alla radioterapia, definitiva o in associazione alla chirurgia, nei pazienti affetti da carcinoma del distretto testa-collo, anche sulla base delle informazioni TC ed RM, e di descrivere le alterazioni morfologiche radiologiche che emergono, differenziando quelle suggestive di persistenza o recidiva neoplastica, da quelle indotte dalla radioterapia. Sono stati selezionati 95 pazienti che hanno praticato radioterapia come unico trattamento o in associazione alla chirurgia. Il primo controllo radiologico è stato effettuato di norma in un periodo di tempo compreso tra i 3 e i 4, 5 mesi dal termine della radioterapia. I pazienti sono stati seguiti nel tempo con esami seriati rispettivamente a 6, 9 e 12 mesi a distanza dal termine della radioterapia, a seconda dei rilievi emersi al primo controllo a ciclo terapeutico ultimato. Per quanto concerne la valutazione della risposta del tumore primitivo alla radioterapia sono stati distinti tre gruppi di pazienti. Il primo gruppo comprende soggetti nei quali il tumore primitivo, valutato alla TC e/o RM prima del trattamento radioterapico, ha dimostrato una regressione volumetrica superiore al 75% nei controlli tra i 3 ed i 12 mesi dalla fine del ciclo terapeutico (31 pazienti). Il secondo gruppo comprende soggetti nei quali il volume tissutale residuo dopo radioterapia, nei controlli a tre mesi, ha dimostrato una regressione inferiore al 50%, una persistenza o addirittura una progressione (44 pazienti). Un terzo gruppo è costituito da soggetti nei quali la regressione volumetrica del tessuto neoplastico nel controllo a tre mesi dal termine del ciclo terapeutico radioterapico è compresa tra il 50 ed il 75%. Quest'ultimo gruppo è quello che pone i maggiori problemi diagnostici e che viene seguito con controlli seriati ogni tre mesi, anche in presenza di negatività degli esami clinici ed endoscopici (20 pazienti). Le alterazioni tissutali post-radioterapiche sono state distinte in transitorie e permanenti. Quelle transitorie hanno raggiunto il massimo della loro espressività al termine del ciclo di trattamento, con visualizzazione di una massa conglomerata più estesa del tumore primitivo. Quelle permanenti si sono verificate a carico dei tessuti superficiali (ispessimenti della cute e del platisma, addensamenti nel tessuto adiposo sottocutaneo), nei piani fasciali profondi periviscerali (fibrosi del connettivo lasso adiposo parafaringeo, cervicale anteriore e posteriore, pericarotideo), nelle logge salivari (scialoadenite reattiva e degenerazione grassa), a livello degli spazi mucosi profondi (ispessimento simmetrico e infiltrazione delle pliche ariepiglottiche e delle corde vocali false, obliterazione dei piani adiposi pre- e paraglottici). La difficoltà di interpretazione delle immagini, con particolare riguardo ai possibili falsi positivi e falsi negativi, rappresenta soltanto una delle diverse facce della complessa problematica in corso di carcinoma del distretto testa-collo. Infatti i quesiti da risolvere coinvolgono anche il clinico, il chirurgo, il radioterapista oltre che il radiologo, il cui sforzo comune deve essere quello di garantire al paziente la migliore terapia possibile a fronte di una qualità di vita accettabile.
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Matarrese, Paola, and Giuseppe Marano. "Modulazione dei recettori β-adrenergici e differenze di genere." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 1 (May 31, 2022): 20–24. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-5.

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Abstract:
Lo scompenso cardiaco (SC), processo evolutivo comune di più malattie cardiovascolari a differente eziologia (ad es. infarto del miocardio, ipertensione, cardiomiopatie, disturbi valvolari e altre), è diventato sempre più comune nella popolazione anziana, influenzando drasticamente il tasso di sopravvivenza e la qualità della vita. L’iperattività del sistema nervoso simpatico (SNS) che si associa allo SC determina un aumento delle catecolamine circolanti epinefrina e norepinefrina che, attraverso l’attivazione dei recettori beta-adrenergici (β-AR), svolgono un ruolo critico nella regolazione della funzione del sistema cardiovascolare. Una caratteristica distintiva dello SC è la diminuzione o la desensibilizzazione dei recettori β1-adrenergici (β1-AR) sulla membrana delle cellule cardiache. Le catecolamine e lo stress ossidativo sono coinvolti nella regolazione della densità dei β-AR. Lo stress ossidativo associato alla disfunzione mitocondriale sembra giocare un ruolo importante nella fisiopatologia dello SC. Infatti, una condizione di stress ossidativo è stata osservata sia in pazienti con SC che in modelli animali, e un’eccessiva esposizione a specie reattive dell’ossigeno (ROS) diminuisce l’espressione di β1-AR in cardiomiociti murini, sebbene i meccanismi sottostanti rimangano ancora non chiari. Recentemente, è stato scoperto che il recettore periferico delle benzodiazepine (PBR) svolge un ruolo chiave oltre che nell’energetica cellulare, nella regolazione della fisiologia mitocondriale e dell’equilibrio redox nei cardiomiociti. Nel presente studio, abbiamo valutato gli effetti delle catecolamine e dei ligandi del PBR sulla densità dei β1- e β2-AR nei monociti umani isolati da sangue periferico, che sono noti per esprimere entrambi i β-AR. La densità dei β-AR è stata misurata mediante citometria a flusso utilizzando anticorpi selettivi diretti contro un epitopo extracellulare di β1-AR o β2-AR. Il trattamento dei monociti con benzodiazepine induceva una riduzione della densità del β1-AR, ma non del β2-AR, sulla membrana dei monociti che veniva ripristinata utilizzando [1-(2-chlorophenyl)-N-methyl-(1-meth-ylpropyl)-3 isoquinolinecarboxamide] (PK11195), un antagonista del PBR. Questi risultati suggeriscono un possibile ruolo del PBR nella regolazione della densità del β1-AR proponendo i monociti isolati dal sangue periferico sia come modello in vitro utile per lo studio del sistema recettoriale β-adrenergico che come potenziali biomarcatori di progressione della malattia e risposta alla terapia.
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Amessou, Mohamed, Elizaveta Leshcheva, Aleksandr Maslakov, and Palak Venkataraman. "Il triamcinolone acetonide intranasale allevia efficacemente i sintomi nasali e migliora la qualità della vita dei pazienti con rinite allergica perenne." Evidence for Self-Medication 2 (2022). http://dx.doi.org/10.52778/efsm.22.0026.

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Abstract:
La rinite allergica è un problema comune, la cui prevalenza è in aumento. Due recenti pubblicazioni dimostrano che il triamcinolone acetonide per uso intranasale è un trattamento efficace che migliora progressivamente i sintomi nasali e la qualità della vita dei pazienti adulti con rinite allergica perenne.
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Torti, Serena, Roberta Di Matteo, Antonella Giolito, Simona Arcidiacono, Tiziana Barocelli, Denise Gatti, Lorella Gambarini, Tatiana Bolgeo, and Antonio Maconi. "Nephro Walking: attivazione di un programma di attività fisica per il benessere psicofisico nel paziente dializzato e trapiantato - studio pilota." Working Paper of Public Health 10 (September 19, 2022). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2022.9538.

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Abstract:
Background: L’inattività fisica è un problema di particolare rilevanza nei pazienti con insufficienza renale cronica, una categoria di pazienti in cui il peggioramento sostanziale della forma fisica e della fragilità è fortemente associato a prognosi avversa e ridotta qualità della vita. Lo scopo di questo studio pilota è quello di implementare un programma di attività fisica all’interno del percorso terapeutico di pazienti adulti in trattamento sostitutivo renale (peritoneale e emodialitico) e trapiantati, al fine di incrementare la performance fisica e migliorare la qualità di vita. Metodi: Studio pilota, interventistico non farmacologico, a singolo braccio, monocentrico, no-profit, su un campione di convenienza di almeno 10 individui affetti da nefropatia reclutati da novembre 2021 a gennaio 2022. I pazienti saranno sottoposti a un programma di camminata terapeutica costituito da 22 sedute. Verranno misurati l’indice di recupero immediato, la composizione di massa corporea, i parametri ematochimici e la qualità di vita. Conclusioni: L’applicazione di questo studio su piccola scala, ha lo scopo di verificarne la fattibilità e l’adeguatezza per ricavare informazioni che permettano di progettare studi futuri.
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Silva, Agnaldo Plácido da, Eloá Jessica Mendes dos Santos Plácido, and Gustavo Henrique Ramos da Silva. "Frattura della mandibola comminuta bilaterale da arma da fuoco: un caso clinico." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 3, 2020, 05–13. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/odontoiatria/arma-da-fuoco.

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Abstract:
La frattura mandibolare ha come cause più comuni incidenti automobilistici, aggressioni fisiche, cadute e incidenti nella rimozione dei denti, tra gli altri. Tuttavia, le lesioni facciali causate dalle armi da fuoco sono ancora motivo di grande preoccupazione per la salute, che può causare grandi danni estetici e funzionali al paziente, oltre alla perdita della qualità della vita. La scelta terapeutica per il trattamento dipenderà dalla gravità del caso e dalla padronanza della tecnica scelta dal professionista. Lo scopo di questo articolo è quello di segnalare il trattamento di un paziente con frattura bilaterale del corpo e del ramo mattiera, derivante dall’aggressione da parte del proiettile dell’arma da fuoco. Avendo come trattamento stabilito l’accesso extraorale con l’installazione di piastre e viti 2,0 mm sul lato destro e sinistro, perché è una buona opzione di trattamento per fratture comminute causate dal proiettile dell’arma da fuoco, tornando all’aspetto estetico, funzionale e psicologico del paziente.
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Parodi, Aurora, Valeria Maria Messina, Manuela Martolini, Shpresa Haxhiaj, and Emanuele Claudio Cozzani. "Update sul management e trattamento del paziente con lesioni cutanee croniche." Italian Journal of Wound Care 5, no. 3 (December 27, 2021). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2021.78.

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Abstract:
Le lesioni da decubito, le ulcere vascolari e il piede diabetico rappresentano le lesioni cutanee croniche maggiormente diffuse in età geriatrica. La lesione cutanea cronica presenta un elevato rischio infettivo ed un management complesso che richiede terapie mirate ed un iter di trattamento specifico. Il metodo TIME (Tissue management control of Infection and inflammation Moisture imbalance advancement of the Epithelial edge of the wound), costituisce il gold standard per il trattamento delle lesioni cutanee croniche poiché consente di controllare l’infezione e il grado di macerazione della ferita anche nei margini epiteliali. La soluzione di ipoclorito di sodio alla concentrazione dello 0,05%, oggetto di numerosi studi in letteratura, grazie ad un ampio spettro germicida ed alla sua elevata compatibilità tissutale rappresenta il metodo di disinfezione d’elezione per il trattamento delle lesioni cutanee croniche. La qualità di vita (Quality of Life, QoL) di un paziente affetto da lesione cutanea cronica può essere fortemente compromessa. La formazione di un team sanitario multidisciplinare per la gestione del patient journey può favorire il percorso di guarigione, facilitare la gestione della lesione nella quotidianità e migliorare la QoL del paziente. La telemedicina spicca tra le modalità innovative di gestione del wound care sperimentate da un’equipe di specialisti del territorio ligure negli ultimi mesi a seguito della pandemia COVID-19. La pratica della telemedicina si è rivelata particolarmente utile nel follow up della lesione cronica a fronte di un adeguato impiego di strumenti tecnologici che permettano un’elevata qualità di immagini.
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Bergonzini, C., S. Raffaelli, M. Prelati, E. Piantato, D. Bertamini, and F. Veglia. "Studio preliminare su un campione di soggetti con diagnosi di disturbo di personalità borderline ricoverati presso il Day Hospital Psichiatrico della Struttura di Psichiatria S.P.D.C. dell’Azienda Ospedaliera “SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo” di Ales." Working Paper of Public Health 2, no. 1 (June 15, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2013.6742.

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Abstract:
Obiettivi: Il progetto di ricerca è finalizzato all’osservazione dell’attività del day hospital psichiatrico e alla valutazione dell’efficacia del trattamento su un gruppo di pazienti con diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità. Metodologia: Il campione è costituito da un gruppo di 5 pazienti con diagnosi di DBP in terapia presso il day hospital, che saranno seguiti per 6 mesi sia con terapia farmacologica che con una psicoterapia che segue le linee guida del Trattamento basato sulla Mentalizzazione di Bateman &amp; Fonagy. Vi è inoltre un gruppo di controllo omogeneo per diagnosi che verrà trattato per 6 mesi ambulatorialmente solo con terapia farmacologica. Risultati: I primi risultati al follow up effettuato a 6 mesi dall’inizio del trattamento sembrano mostrare che i pazienti seguiti con trattamento integrato psicoterapico e farmacologico all’interno del Day Hospital ottengono risultati migliori relativamente ai parametri comportamentali di auto ed etero lesività, di percezione del benessere e della qualità della vita, rispetto ai pazienti curati esclusivamente attraverso farmacoterapia. Conclusioni: Dai risultati preliminari, il Day Hospital sembra costituire una risorsa funzionale e flessibile per i pazienti con diagnosi di Disturbo di Personalità Borderline. Emerge che l’intensità terapeutica abbinata alla flessibilità del setting offerte permettono ai pazienti di ottenere miglioramenti già a 6 mesi dall’inizio del trattamento.
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Dendasck, Carla Viana, Rogério Bongestab dos Santos, Vitor Maia Santos, Tadeu Uggere de Andrade, and Adriano Ribeiro Meyer Pflug. "L’importanza del follow-up psicologico e nutrizionale dopo la chirurgia bariatrica: revisione della letteratura." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, October 1, 2021, 20–44. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/psicologia-it/follow-up-psicologico.

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Abstract:
L’obesità è una malattia cronica multifattoriale. Il paziente può presentare diverse condizioni cliniche ad esso associate. Il quadro clinico è complesso, il che può ostacolare l’uso di trattamenti e metodi convenzionali. La chirurgia bariatrica è un trattamento efficace a lungo termine per questa condizione. Sulla base di una revisione della letteratura, l’articolo mira a discutere l’importanza del follow-up psicologico e nutrizionale post-bariatrico. La domanda fondamentale che sta alla base di questo studio è: in che modo le strategie tipiche nel periodo postoperatorio possono contribuire all’individuo sottoposto a intervento chirurgico per dare maggiore importanza alla sua dieta e alla sua salute mentale? La strategia di trattamento più efficace è stata la chirurgia bariatrica, tuttavia, la valutazione multidisciplinare che segna lo stato biologico, sociale e psicologico del paziente è fondamentale, poiché i cambiamenti psicopatologici sono comuni agli individui obesi. Sebbene la chirurgia bariatrica contribuisca al miglioramento della qualità della vita dei pazienti, è necessario prestare maggiore attenzione al trattamento postoperatorio. Questi individui dovrebbero essere incoraggiati a continuare con il follow-up nutrizionale e psicologico nel periodo postoperatorio, in modo che sia possibile prevenire possibili complicazioni a medio e lungo termine.
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Mancin, Stefano, Elena Alterchi, Silvia Finazzi, and Salvatore Badalamenti. "Assistenza infermieristica e wound care nel paziente affetto da insufficienza renale cronica in trattamento dialitico." Italian Journal of Wound Care 5, no. 1 (March 17, 2021). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2021.73.

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Abstract:
Le persone affette da insufficienza renale cronica in trattamento dialitico, rappresentano un campione di popolazione ad alto rischio di sviluppo di patologie a carico della cute, in particolar modo lesioni secondarie all’uremia come xerosi e prurito, ulcere diabetiche e vascolari. Le cause sono riconducibili principalmente ai cambiamenti metabolici indotti dalla patologia quali complicanze uremiche, acidosi metabolica e alterazione del metabolismo calcio-fosforo e la concomitante presenza di patologie croniche, in primis diabete, arteriopatie e patologie cardiovascolari. Nel nostro centro dialisi tale problema incide notevolmente sulla qualità di vita della nostra utenza, rappresentando un problema serio e invalidante. Questo progetto di durata triennale 2016-2018, terminato con l’analisi del database nel 2019 ha portato a un miglioramento dell’assistenza infermieristica erogata presso il nostro ambulatorio, in termini di riduzione dell’incidenza di lesioni difficili pari al 46% durante il triennio, implementazione delle conoscenze del personale coinvolto, utilizzo ottimale di presidi di medicazione avanzata e in ultimo una soddisfazione dei nostri utenti, relativamente al trattamento delle ferite, calcolata mediante questionario di gradimento, che ha mostrato una elevata partecipazione durante l’ultima indagine (98%) e una soddisfazione per le cure prestate pari al 95%.
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Diamare, Sara, Anna Ferrara, Gaetana Polito, Marina Salerno, Marinella Mantice, and Giancarlo Pocetta. "Un metodo di Embodied Education in Riabilitazione: approcci di valutazione partecipata e di empowerment psicocorporeo." Journal of Advanced Health Care, September 11, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1909-002.

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Abstract:
Nella teoria bio-psico-sociale, la visione salutogenetica (Antonowsky, 1979) è volta a promuovere il benessere. La promozione della salute indica un processo di cambiamento e sviluppo adattivo diretto alla prevenzione primaria, secondaria e terziaria attraverso la diffusione di stili di vita sani. Nel presente lavoro si propone un modello di salutogenesi: “I Salotti del Ben-Essere” (S. Diamare, 2015), sperimentato dall'ASL NA 1 Centro UOC. Qualità e Umanizzazione, che prevede lo gv. sviluppo di tematiche di salutogenesi in laboratori esperienziali di consapevolezza psico-corporea, implementato in Campania attraverso la rete OMS di Promozione della Salute: Health Promoting Hospitals & Health Service (HPH & HS). Quale approccio olistico di Health Advocacy, I Salotti del Ben-Essere© rappresentano uno spazio multicentrico e multiprofessionale di assistenza partecipativa, rivolta a piccoli gruppi ed a comunità, in cui un team specializzato realizza un programma multidisciplinare di educazione sanitaria prevalentemente in un setting di riabilitazione. L’educazione alla salute trova, durante un trattamento riabilitativo, la collocazione più proficua per sostenere la motivazione al cambiamento consapevole di stili di vita perniciosi. Il metodo "Salotti del Ben-Essere" può essere utilizzato, come Peer Education, anche nel sistema universitario. Questa metodologia è stata testata, infatti, con gli studenti di Scienze dell'Educazione presso l’Università Suor Orsola Benincasa. I risultati sono stati soddisfacenti in tutti i contesti.
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Giacinto, Francesco, Elisabetta Giacinto, Mario Giacinto, Filomena Casciani, and Domenica Ciuffoletti. "Applicazione della sulfadiazina argentica 1% in crema per il trattamento e la prevenzione delle infezioni nelle ulcere croniche degli arti inferiori/Use of silver sulfadiazine 1% cream for the treatment and prevention of infected chronic leg ulcers." Italian Journal of Wound Care 3, no. 2 (June 27, 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.49.

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Abstract:
Il trattamento delle lesioni cutanee è complesso per la varietà delle eziologie, della presentazione della ferita, del decorso e delle elevate comorbidità associate. La risoluzione di un’eventuale infezione, che rappresenta la condizione indispensabile per la successiva guarigione della lesione, è da considerarsi l’obiettivo primario di qualsiasi intervento. Numerose sono le evidenze presenti in letteratura che attestano la superiorità di un trattamento antibiotico topico rispetto a una terapia antibiotica sistemica in presenza di una ferita infetta. È stato evidenziato come la sulfadiazina argentica 1% crema (SSD Ag 1%), un antibiotico chemioterapico topico, sia efficace nella prevenzione e cura delle lesioni cutanee acute e croniche infette e/o suscettibili di superinfezioni. Lo scopo di questo studio è quello di verificare l’efficacia della SSD nel migliorare la qualità di vita di pazienti affetti da lesioni. La ricerca è stata condotta presso l’Ambulatorio sperimentale di Vulnologia nel CAPT di Praia a Mare (ASP Cosenza, Italia); ha coinvolto 86 pazienti nell’arco di 4 mesi, trattati in parte in ambulatorio ed in parte in assistenza domiciliare, con età media di 69,6 anni, per la profilassi (50/86, 58%) o per il trattamento (36/86, 42%) di ulcere interessanti principalmente gli arti inferiori. I risultati ottenuti dall’utilizzo della SSD Ag 1% hanno evidenziato che, nei pazienti in cui il prodotto è stato applicato come trattamento, la percezione del dolore è diminuita in 18 su 24 pazienti, con un’aumentata qualità di vita valutata attraverso la Visual Analogue Scale-Quality of Life Scale. L’efficacia della SSD Ag 1% è stata dimostrata dai 23 casi di guarigione in 12 settimane e dai 5 casi in 4 settimane e dai 10 casi di risoluzione della sola infezione. La SSD Ag% si dimostra essere un ottimo prodotto sia per la profilassi (per prevenire l’insorgenza dell’infezione nelle ulcere a rischio) che per il trattamento dell’infezione delle ferite, coniugando efficacia e tollerabilità. Treating skin lesions is complex due to the variety of aetiologies, the presentation of the wound, the course of the injury and the high number of associated comorbidities. The main aim of any treatment is to resolve any infection, as this is the essential condition for the lesion to subsequently heal. There is a lot of evidence in literature that a topical antibiotic treatment is better than a systemic antibiotic therapy for infected wounds. Silver sulfadiazine 1% cream (SSD Ag 1%), a topical chemotherapy antibiotic, has been proved to be effective for the prevention and cure of acute and chronic skin lesions that are infected or susceptible to superinfection. The purpose of this study is to confirm the efficacy of SSD Ag 1%in improving the quality of life of patients with lesions. The study was conducted at the Experimental Wound Treatment Outpatients Department of the Praia a Mare Local Healthcare Centre (Cosenza Health Authority, Italy); it involved 86 patients during a 4-month period, some of whom were treated in the outpatients department and some at home, with an average age of 69.6, for prophylaxis (50/86, 58%) or to treat ulcers, primarily leg ulcers (36/86, 42%). The results of using SSD Ag 1% cream showed that for patients on whom the product was used as treatment, pain perception fell in 18 out of 24 patients, with improved quality of life assessed using the Visual Analogue Scale-Quality of Life Scale. The efficacy of SSD Ag 1% was shown by 23 cases of healing in 12 weeks and 5 cases in 4 weeks and by 10 cases of resolution of the infection only. SSD Ag 1% was shown to be an excellent product both for prophylaxis (to prevent infections in high-risk ulcers) and for treating wound infections, combining efficacy and tolerability.
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Silberberg, Agustín A., Marcelo J. Villar, and Claudio D. González. "Validation and preliminary results of a survey on decision of treatment in neonatal critical infants administered to neonatologists in Buenos Aires, Argentina." Medicina e Morale 64, no. 1 (February 28, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.34.

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Abstract:
Le decisioni terapeutiche in bambini gravemente malati con danni neurologici e previsione di scarsa qualità di vita futura hanno sollevato una profonda discussione etica. La validazione delle survey è uno strumento utile per rafforzare i risultati ottenuti e sembra essere una procedura ottimale per analizzare questo dibattito, in particolare se le survey si concentrano sul comportamento clinico dei neonatologi nei paesi non sviluppati. L’obiettivo di questo lavoro è duplice: in primo luogo, si intende illustrare il processo di validazione di una survey da somministrare a 580 neonatologi argentini, che rappresentano un terzo del numero totale di specialisti in Argentina. In secondo luogo, si intende presentare alcuni risultati preliminari che mettono in correlazione l’eutanasia, la sospensione dei trattamenti e la qualità della vita attesa. Per la validazione è stata condotta uno studio pilota su neonatologi, divisa in due fasi. La prima fase è corrisposta alla valutazione della survey da parte di 20 pediatri. Essi hanno valutato se i tempi per completare la survey fossero ragionevoli. I pediatri hanno dovuto, inoltre, valutare chiarezza e comprensibilità della survey. I risultati di questa fase sono stati positivi. Nella seconda fase dello studio pilota si è verificato se la survey esaminasse in modo specifico i campi di ricerca precedentemente descritti, cioè se essa avesse raggiunto livelli significativi di affidabilità sulla base della consistenza interna. Il coefficiente alfa di Cronbach è risultato di 0,94 in tutte le 138 survey analizzate. L’analisi fattoriale ha permesso l’estrazione di due fattori (radici) con una varianza rilevata 48,9% e 33,4%, che corrispondevano rispettivamente ai campi relativi all’eutanasia e alla sospensione del trattamenti. Il test non parametrico di Spearman ha mostrato livelli significativi di correlazione per le decisioni che si riferiscono all’eutanasia, alla sospensione del trattamento e alla qualità della vita. I risultati preliminari della survey hanno evidenziato inoltre che il 98% dei neonatologi rifiutavano l’eutanasia e più del 70% non era d’accordo con la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale sia nei neonati con buone prospettive neurologiche e una prognosi infausta, sia in quelli con una prospettiva neurologica negativa e prognosi di buona sopravvivenza. La nostra survey è praticabile e ha un alto livello di consistenza interna secondo il coefficiente alfa di Cronbach. Le correlazioni hanno mostrato una significativa associazione tra l’eutanasia e la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale e tra la qualità di vita e la rianimazione anche in presenza di malformazioni congenite. Infine, i nostri risultati preliminari mostrano che i neonatologi argentini rifiutano l’eutanasia. ---------- Therapeutic decision in critically ill infants with neurological damage and poor future quality of life has raised a profound ethical discussion. Validation of surveys is a useful tool to strengthen the results obtained and appears to be an optimal procedure to analyze this debate, particularly if they focus on the clinical behavior in neonatologists in undeveloped countries. The goals of this paper have been twofold. Firstly, to show the process of validation of a survey to be administered to 580 argentine neonatologists which represent one third of the total number of specialists in Argentina. Secondly, to show some preliminary results correlating euthanasia, treatment withdrawal and probable quality of life. For validation a pilot study in neonatologists was divided in two steps. Step one corresponded to evaluation of the survey by 20 pediatricians. These physicians considered if the timing to complete the survey was reasonable. Also they had to consider the clarity and self-explaining characteristics of the survey. The results of this step were positive for all these parameters. The second step of the pilot study verified whether or not the survey specifically explored the research fields previously described. That is if the survey reached significant levels of reliability by means of internal consistency. Cronbach alfa was 0.94 in all 138 surveys analyzed. Factorial analysis allowed extraction of two factors (roots) with explained variances, 48.9% and 33.4% that corresponded, respectively, to fields of euthanasia and treatment withdrawal. The non parametric test of Spearman showed significant levels of correlation for decisions referring to a: euthanasia, treatment withdrawal and quality of life. Preliminary results of the survey also showed that 98% of Neonatologists rejected euthanasia and more than 70% disagree with suspension of life support treatment both in the neonate with good neurological perspective and bad life prognosis and when there was a bad neurological perspective and a good life prognosis. Our survey is viable and has a high internal consistency established according to Cronbach alfa coefficient. Correlations showed a significant association between euthanasia and life support treatment withdrawal and between quality of life and resuscitation also with the existence of congenital malformations. Finally, our preliminary results show that argentine neonatologists reject euthanasia.
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Weigmann, Harald. "Dolore, crampi e fastidio addominale influiscono negativamente sulla qualità della vita delle donne: i risultati di uno studio osservazionale condotto via internet e incentrato sul trattamento di tali sintomi." Evidence for Self-Medication 1 (2021). http://dx.doi.org/10.52778/efsm.21.0117.

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Abstract:
In questo studio osservazionale condotto su internet, il 96% delle donne intervistate ha dichiarato che talvolta dolore, crampi e fastidio addominale hanno influito sullo svolgimento delle attività quotidiane, mentre il 44% ha affermato che questa situazione si è verificata di frequente. Secondo le dirette interessate, questi sintomi possono essere trattati efficacemente con l'N-butilbromuro di joscina e in maniera significativamente meno efficace con estratti alcolici di piante o analgesici.
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