Academic literature on the topic 'Pugliese'
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Journal articles on the topic "Pugliese"
Antonacci, G., G. De Biase, D. Antonacci, and R. A. Milella. "Potere antiossidante di vini pugliesi." BIO Web of Conferences 15 (2019): 04007. http://dx.doi.org/10.1051/bioconf/20191504007.
Full textWacke, Andreas. "Giovanni Pugliese (1914-1995)." Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte. Romanistische Abteilung 113, no. 1 (August 1, 1996): 741–46. http://dx.doi.org/10.7767/zrgra.1996.113.1.741.
Full textMaddoli, Gianfranco. "Giovanni Pugliese Carratelli, 1911-2010." Rivista di Filologia e di Istruzione Classica 139, no. 2 (July 2011): 473–77. http://dx.doi.org/10.1484/j.rfic.5.123078.
Full textHorvath, Rozalia. "Marc A. Pugliese, – Alexander Y." Revue des sciences religieuses, no. 92/4 (October 1, 2018): 576–77. http://dx.doi.org/10.4000/rsr.5915.
Full textFine, J. M., and P. Amouch. "Docteur Jacques Pugliese (1912–1992)." Revue Française de Transfusion et d'Hémobiologie 35, no. 2 (March 1992): 85. http://dx.doi.org/10.1016/s1140-4639(05)80108-x.
Full textOpravil, M., J. P. Zuber, and R. Speich. "Reply to Torre and Pugliese." Clinical Infectious Diseases 39, no. 10 (November 15, 2004): 1550. http://dx.doi.org/10.1086/425512.
Full textClaps, S., G. Annicchiarico, M. A. Di Napoli, F. Paladino, D. Giorgio, L. Sepe, and R. Rossi. "Native and non native sheep breed differences in canestrato pugliese cheese quality: a resource for a sustainable pastoral system." Czech Journal of Food Sciences 34, No. 4 (September 5, 2016): 332–40. http://dx.doi.org/10.17221/568/2015-cjfs.
Full textMcGee Deutsch, Sandra. "The New School Lecture “an army of women”: Communist-Linked Solidarity Movements, Maternalism, and Political Consciousness in 1930s and 1940s Argentina." Americas 75, no. 1 (December 13, 2017): 95–125. http://dx.doi.org/10.1017/tam.2017.98.
Full textParmegiani, Sandra. "Guido Pugliese (1940–2016): In Memoriam." Quaderni d'italianistica 37, no. 1 (June 9, 2017): 7–8. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v37i1.28274.
Full textGuida, Patrizia. "Etnografia e Storiografia negli scritti odeporici di Fulvia Miani Perotti." SPONDE 2, no. 1 (December 28, 2022): 113–28. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.4092.
Full textDissertations / Theses on the topic "Pugliese"
Montalti, Mattia. "Beta diversità del coralligeno pugliese." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/4901/.
Full textConte, Rosa <1987>. "Film, Cineturismo e Territori: un'analisi del caso pugliese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2628.
Full textDragonieri, Germana <1996>. "Lucciole. Resistenze vegetali, animali, umane nella poesia pugliese del Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20165.
Full textMartin, Vidal Paloma. "Osvaldo Pugliese y su orquesta típica : estrategias de expresividad y análisis musical del tango instrumental." Tesis, Universidad de Chile, 2017. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/146518.
Full textEsta investigación tiene como objeto de estudio el repertorio instrumental de la orquesta típica de tango de Osvaldo Pugliese. A través de una actitud analítica pluralista, se estudia su estilo y los aspectos estéticos de esta música, dialogando simultáneamente con una problemática tridimensional de creación musical del tango rioplatense: la composición, la interpretación y el arreglo. Desde el contacto dialéctico con estos roles de creación, se analiza el lenguaje musical de los tangos instrumentales de la orquesta de Pugliese y sus diferentes estrategias de expresividad, que desarrollarán al pugliesismo como una forma paradigmática de expresión musical, un eje unificador de la evolución del género y un metalenguaje de identidad rioplatense. Se inicia con un primer capítulo, donde se exponen reflexiones en torno al tango y su música, inmersas en otras problemáticas sobre el análisis, el (meta)lenguaje y la creación musical del tango, las que son contextualizadas con un panorama histórico de la evolución estilística del tango instrumental rioplatense. El capítulo siguiente plantea un análisis musical comparativo de cuatro figuras emblemáticas–Troilo, Pugliese, Salgán y Piazzolla– de las orquestas renovadoras. El tercer capítulo trata sobre Osvaldo Pugliese y su orquesta típica, tanto en su cosmovisión de músico porteño, su inmersión social y política, como en su labor de líder de una orquesta orgánica y sincrónica, vinculada a una amplia red de músicos de la “época de oro”. En el capítulo cuatro, se realiza el análisis musical en detalle del corpus del repertorio instrumental puglieseano, en tres partes: la primera, revisa los principios musicales compositivos y las estrategias de expresividad, a través de sus tácticas musicales paramétricas; la segunda, está dedicada al análisis formal y temático de la “trilogía” de Pugliese; la tercera y última, se concentra en el estudio paramétrico-expresivo del pugliesismo, revisando los tangos instrumentales de las diferentes etapas de la orquesta. El último tramo de este trabajo expone las conclusiones en torno al paradigma de Pugliese y su repercusión social de comunicación simbólica en la cultura rioplatense. Esta tesis incluye 131 extractos sonoros (CD anexo) y 120 figuras –donde se encuentran 94 trozos de partituras de 68 tangos instrumentales– que ayudarán en la comprensión y el estudio de estas páginas.
Mazzotta, Sara. "Analisi geomorfologico-sedimentologica di un tratto della costa ionico-salentina interessato da effetti di maremoto." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12486/.
Full textCiccotti, Claudio. "Studio comparato sull'uso dell'accusativo preposizionale in spagnolo, italiano e dialetto di Montemesola." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6227/.
Full textLabate, Stefano. "Il controllo di processo degli impianti di depurazione di acque reflue urbane: efficacia di alcuni trattamenti chimico-fisici e biologici nell’abbattimento del fosforo e dei tensioattivi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12035/.
Full textNOCCO, FRANCESCO. "Gli archivi dei conventi francescani a Bari nei secoli XVIII-XIX." Doctoral thesis, Università degli studi di Bari, 2020. http://hdl.handle.net/11586/376949.
Full textLa presente ricerca ha mosso le fila da un interesse in fieri – da parte di un filone d’indagine sull’età moderna sviluppatosi abbastanza recentemente – maturato nei confronti degli archivi, da intendersi nell’accezione di complessi documentari presi in considerazione non più soltanto quali ‘contenitori’ di notizie utili a costruire la Storia, ma nella prospettiva di ‘oggetti di studio’ di per sé, ovvero espressioni di corpi di potere che hanno prodotto, conservato e selezionato le scritture per gestire (e dunque tramandare) la memoria del ‘gruppo’. Nello specifico, come esposto nella Premessa, la ricerca si inserisce idealmente in un nuovo orientamento inaugurato negli ultimi anni, che affianca alla più tradizionale storia degli archivi alcune discipline più mirate a comprendere le strategie e le prassi archivistiche, colte nell’ottica di una storia dell’amministrazione, vagliando il divenire di quegli organi burocratici che sono le cancellerie dei corpi di potere (e/o le segreterie), in vista dell’auspicata elaborazione di una ‘storia documentaria delle istituzioni’, come affermato da recentissimi studi. Inquadrato il problema in questi termini, è necessario esplicitare il contesto sotteso alla ricerca (preso in esame nella trattazione del cap. I), ovvero il tema storiografico degli ordini religiosi e gli archivi in Ancien Régime, altro caposaldo di peculiari attenzioni in particolar modo negli ultimi anni. Il fenomeno chiama in causa una molteplicità di elementi, tutti volti a tentare di chiarire il ruolo che gli archivi hanno giocato nella costruzione dell’immagine e nella rilettura dell’identità delle varie familiae religiose, principalmente all’indomani del Concilio di Trento, come è noto uno spartiacque di non poco conto per far approdare in età moderna soprattutto quella nutrita schiera di ordini religiosi – ovvero le realtà monastiche di antichissima fondazione, ma anche i Mendicanti – che necessitava di nuovi slanci e riforme, nonché di più efficaci ricontestualizzazioni. D’altronde sarà proprio il Concilio a dare l’impulso a rinnovate forme di vita religiosa, quali in primis i chierici regolari: per i Francescani, protagonisti del lavoro di tesi, la cosiddetta Controriforma funge da base (ma vi erano state avvisaglie già nei decenni precedenti) per riconsiderare ancora una volta le origini, proponendo dal ceppo medievale dei Conventuali nuovi virgulti che cercheranno di imporsi nella società, facendo nascere (e/o confermando) i Cappuccini, i Riformati, gli Scalzi (poi detti Alcantarini) e i Barbanti, senza lasciare completamente alle spalle l’importante esperienza degli Osservanti, che solo nel 1517 si erano vista riconosciuta la piena autonomia giuridica dai Conventuali, costituendo a tutti gli effetti – per la prima volta dalla fondazione della famiglia francescana – un ‘nuovo’ primo Ordine. L’eco di queste istanze viene riflesso anche nelle Province serafiche pugliesi, dando voce a ripensamenti e riorganizzazioni: nello specifico il caso di Bari testimonia un tessuto territoriale condiviso da quattro presenze francescane; la circostanza ha richiesto un’attenta indagine (nel cap. II) sulla nascita di questi insediamenti, passando dalle due più antiche attestazioni entro le mura (i Conventuali a S. Francesco della Scarpa e gli Osservanti a S. Pietro delle Fosse) alla costruzione, negli anni compresi tra il 1556 e il 1617, di due conventi fuori dal perimetro della Città Vecchia – ormai satura di case religiose, chiese e residenze a uso civile –, ovvero i loca dei Cappuccini e dei Riformati (rispettivamente S. Croce e S. Bernardino). Tornando a puntare la lente sulle vicende degli archivi, la ricerca ha concentrato lo sguardo sulle fonti che trasmettono notizia dell’arrivo di queste famiglie a Bari, aprendo virtualmente le porte di quegli archivi che conservavano materiali vari utili ai cronisti francescani pugliesi di età moderna. Il riferimento va alle opere storiche del francescano osservante Bonaventura da Fasano (Memorabilia minoritica, Bari 1656) e del riformato Bonaventura da Lama (Cronica de’ minori osservanti Riformati della Provincia di S. Nicolò, Lecce 1723-1724), ai quali si aggiunge la settecentesca Cronaca del cappuccino Emanuele da Francavilla, pubblicata tuttavia solo nella prima metà del XX secolo (Cronaca dei frati minori Cappuccini di Puglia, a cura di ANTONIO DA STIGLIANO, Bari 1941). Alle fonti a stampa (o almeno concepite per la stampa), frutto inevitabilmente di una costruzione e selezione della memoria e dei documenti, si affianca il rinvenimento di fonti archivistiche rimaste manoscritte (secc. XVII-XIX), inedite o già segnalate (e studiate) da alcuni francescanisti del Novecento oppure solo menzionate en passant e dunque non approfondite: l’analisi complessiva ha condotto a leggere meglio i rapporti anche con la memorialistica della città di Bari, rappresentata dall’opera di Antonio Beatillo (Historia di Bari, Napoli 1637) e, a distanza di più di due secoli, dall’impegno letterario di Michele Garruba (Serie critica de’ sacri pastori baresi, Bari 1844) e di Giulio Petroni (Della storia di Bari dagli antichi tempi sino all’anno 1856 libri tre, Napoli 1857-1858). Continuando a illustrare l’itinerario della ricerca, è ancora il cap. II a dedicare ampio spazio ai conventi, soffermandosi sulla ricostruzione storico-documentaria delle vicende relative ai quattro loca francescani baresi, ripercorrendo i contesti e le circostanze storiche, discutendo in modo comparato le fonti disponibili. Per l’arrivo dei Conventuali nell’odierno capoluogo regionale pugliese la riflessione non poteva non avviarsi senza richiamare due auctoritates d’eccezione, ovvero Tommaso da Celano e Bonaventura da Bagnoregio, i quali hanno lasciato testimonianza di una visita di Francesco d’Assisi nelle vicinanze di Bari: la notizia viene utilizzata dal Beatillo e dal Garruba per trasferire sic et simpliciter la presenza dell’Assisiate direttamente in città e renderlo artefice della posa della prima pietra del locum dei Conventuali di S. Francesco della Scarpa (in una fase storica dell’Ordine nel quale non venivano ancora edificati conventi in muratura!), con il conseguente stanziarsi dei suoi fratres tra le comunità del clero regolare barese. Alla munificenza di un gruppo sociale emergente in città, ovvero quello dei mercanti, si deve la costruzione del convento osservante di S. Pietro delle Fosse, nella persona di Baldovino Carrattone, il quale nel 1463 fece completare la casa religiosa per questa famiglia, approvata circa un secolo prima e che costituiva una rinnovata e potente leva nell’assetto religioso e politico dell’Ordine francescano. Il Garruba spiega il titolo di S. Pietro delle Fosse ricorrendo a un altro mito di fondazione, che può criticamente essere letto in queste coordinate: se per i Conventuali si era chiamato in causa il nome di Francesco d’Assisi, celebrato come alter Christus, per gli Osservanti si prefigurava la loro venuta con il passaggio a Bari del princeps apostolorum, il quale – celebrando la messa in uno speco (le ‘Fosse’) accanto al luogo antesignano della costruzione della chiesa osservante – avrebbe idealmente predisposto e nobilitato l’insediamento della nuova famiglia religiosa. Le tensioni interne alle familiae serafiche fanno da contesto non dichiarato per l’interpretazione storiografica della nascita del convento cappuccino di S. Croce; le fonti dei Cappuccini attribuiscono un ruolo di primo piano a Giacomo da Molfetta, frate più insigne (e più santo) dopo l’abbandono dell’Osservanza e l’incardinazione nelle fila cappuccine: edificati spiritualmente per il ciclo di prediche tenuto in città dal religioso, gli esponenti dell’Universitas avrebbero predisposto la venuta in loco dei confratelli nel 1556, facendo sorgere un convento e dimostrando la (presunta) superiorità in crescendo della recentissima famiglia francescana, riconosciuta ufficialmente nel 1528. Di contro, gli storici baresi d’età moderna riconducono all’intervento vescovile di Antonio Puteo l’insediamento dei Cappuccini, dando maggiore risalto alla data del 1573, anno della ricostruzione della chiesa. L’arrivo dei Riformati in città nel 1617 complica gli equilibri con il clero secolare, gli altri ordini religiosi e con gli stessi francescani delle altre famiglie: il tema delle sepolture appare uno snodo nevralgico taciuto dalla memorialistica cittadina, ma fatto emergere dalle fonti dei Riformati, che individuano nel potere esercitato dalla Diocesi in merito alla questione un difetto poco tollerabile, seppur ineludibile per le ragioni della convivenza. Con il cap. III lo sguardo principale è tornato nuovamente a focalizzarsi sugli archivi francescani a Bari in Ancien Régime, intraprendendo un percorso finalizzato a ricostruire l’iter del flusso documentario, dalla produzione degli atti nelle segreterie (ovvero le Curie) dei quattro ministri provinciali che abitavano i conventi serafici dell’attuale capoluogo regionale pugliese sino alle modalità di gestione, conservazione e selezione dei documenti. Sottolineare la residenzialità dei ministri in città consente di chiarire che la scelta di studiare il caso barese è stata dettata anche da una constatazione previa: la presenza durante l’età moderna in loco di quattro nuclei archivistici che appaiono per natura omogenei, cioè gli Archivi Provinciali. Per i Francescani (e non solo), infatti, la gerarchia documentaria produce complessi scanditi su tre livelli ‘a piramide’, il cui vertice è da identificare nell’Archivio Generale e la base negli archivi dei singoli conventi; ne consegue che in forma medietatis si distinguono gli Archivi Provinciali, cioè le relazioni – in termini di atti prodotti e ricevuti – che le ‘circoscrizioni territoriali’ serafiche (appunto le Province) hanno intessuto in un dialogo istituzionale principalmente tra i conventi e la Curia Generale, non dimenticando, come è ovvio, i rapporti ad extra. Queste considerazioni permettono di operare una distinzione tra i quattro Archivi Provinciali attestati a Bari in Ancien Régime – ovvero il thesaurus memoriae centralizzato di Provincia dei Conventuali, Osservanti, Cappuccini e Riformati, nonché ‘oggetti di studio’ privilegiati della presente ricerca – e altre quattro realtà riscontrate, ovvero gli archivi propri delle fraternità che avevano dimora nei conventi di S. Francesco della Scarpa, S. Pietro delle Fosse, S. Croce e S. Bernardino. L’indagine, dunque, ha posto particolare attenzione sulle segreterie dei ministri provinciali, studiando, per quello che le fonti consentono, le figure professionali che vi lavoravano, ovvero il segretario e il pro-segretario, frati che dal riscontro sui documenti danno prova di una non ordinaria formazione culturale, in grado di svolgere mansioni sostanzialmente non molto diverse da quelle delle segreterie vescovili, seguendo tutte le procedure documentarie e redigendo ex officio testimonianze quali ad esempio il regestum Provinciae, tipico liber delle Curie francescane. Proprio al regestum Provinciae (o ‘libro magno’) è stato dedicato un approfondimento, in quanto la ricerca ha potuto rintracciarne (e descriverne) tre, attestazioni un tempo custodite dagli Archivi Provinciali degli Osservanti e dei Riformati di Bari, oggi presso l’Archivio Storico Provinciale dei Frati Minori di Puglia e Molise (S. Marco in Lamis, Foggia). Il tema della conservazione documentaria ha riguardato un altro aspetto della ricerca, poiché alle segreterie dei ministri spettava anche il compito – scandito tra i dettami delle Costituzioni francescane e le ragioni concrete della prassi – di seguire la sedimentazione dei documenti e provvedere a riporli in ambienti diversi rispetto a quelli della cella della segreteria, tutelando in primis le finalità pratico-amministrative, che solo in un secondo momento diverranno motivazioni di ordine storico legate alla custodia della memoria, anche in osservanza del notissimo documento di Benedetto XIII emanato il 14 giugno 1727, ovvero la Maxima vigilantia (e l’annessa Instructio Italica). Uno sguardo sulle strategie di conservazione documentaria nei singoli conventi serafici (e non negli Archivi Provinciali) della città di Bari ha permesso alla ricerca – ponendosi nell’alveo di indagini condotte dagli storici in merito però alle biblioteche francescane – di proporre i concetti di ‘archivio formale’ e ‘archivio non formale’, ovvero la presenza in età moderna nelle case religiose non solo di una cella adibita a luogo ‘ufficiale’ per la memoria, ma anche di almeno altri due spazi, la sacrestia e il refettorio, che prevedevano la tutela e la conservazione, rispettivamente, delle tabelle necrologiche – al fine di garantire la celebrazione dei suffragi per i confratelli defunti (in una sottile linea di confine tra memoria e memoriale liturgico) – e dei necrologi e delle circolari dei provinciali, da far leggere a un frate a turno durante la consumazione dei pasti per, nell’ordine, recitare il De profundis coralmente pro anima fratrum defunctorum e ascoltare in silenzio quanto disposto dai ministri per il governo della Provincia religiosa. Ritornando sugli Archivi Provinciali e alle pratiche della conservazione documentaria, l’indagine ha studiato un aspetto che appare meno conosciuto nel modus operandi delle famiglie francescane in Ancien Régime: connessa alla custodia delle scritture vi è la selezione delle carte, con l’invio agli Archivi Generali romani di atti che non dovevano rimanere negli Archivi Provinciali, al fine di preservare in loco il buon nome di confratelli che erano incorsi in situazioni particolari, soprattutto processi canonici, e così esercitare da parte delle Curie Generali una politica del ‘controllo della memoria’ sulle singole circoscrizioni territoriali. Questi documenti ‘in esilio’ a Roma sono stati rintracciati e danno ampiamente conto della scelta (e delle motivazioni) di non ricordare, circostanza che si è potuta ricostruire individuando quattro carteggi – uno per ogni famiglia serafica barese – compresi negli anni 1763-1814: la lettura dei contenuti ha consentito di cogliere in un’altra chiave interpretativa la produzione e conservazione documentaria, nonché di restituire alcuni elementi riguardanti il tessuto sociale ed economico della città di Bari tra XVIII e XIX secolo, avviando spunti di riflessione su problemi di natura storiografica. La ‘memoria taciuta’ dà prova di unità archivistiche dalla consistenza diversa, accomunate dal tentativo di allontanare da Bari il ricordo di vicende dalle tematiche forti, che lasciano comprendere come il saeculum non si sia arrestato in età moderna dietro la soglia dei conventi francescani: dalle sevizie subite da un frate nella sua cella tra i Conventuali al raggiro di un religioso dell’Osservanza compiuto per «frodare la Chiesa ed i sacri canonici stabilimenti», le evidenze documentarie si snodano fino a chiamare in causa dinamiche quali il contrabbando di acquavite e la vendita illecita di preparazioni galeniche – ma anche il prestito di denaro – tra i Cappuccini, oppure le relazioni pericolose di un frate della Riforma, «sempre mescolato negl’affari secolareschi», con due donne nubili. L’ultimo tratto del percorso di ricerca (cap. IV) ha riguardato un puntuale approfondimento sulle attestazioni superstiti degli archivi dei francescani a Bari in Ancien Régime; dopo aver infatti lavorato con testimonianze in originale e in copia e aver fatto ricorso anche a documenti non più esistenti (ma pervenuti come ‘memoria della fonte’), l’indagine ha richiesto di inquadrare gli Istituti di conservazione – soprattutto archivi, ma anche biblioteche – che attualmente custodiscono le effettive evidenze sopravvissute alle due Soppressioni del XIX secolo e/o ad altri eventi. Si tratta, come le coordinate generali lasciano intendere, di una ricognizione che resta inevitabilmente in fieri, suscettibile di ulteriori apporti utili ad ampliare lo sguardo d’insieme, con auspicabili rinvenimenti documentari – non ultimi fortuiti – in Istituti non noti alla ricerca. In merito invece agli archivi (e alle biblioteche) adeguatamente investigati e di cui si conoscono bene i ‘vincoli naturali’ con la produzione francescana barese, lo studio è stato articolato suddividendo gli Istituti per luoghi geografici, dando la priorità alla città di Bari e alla Puglia, per poi proseguire l’iter d’indagine fuori Regione; a sua volta i sette Istituti baresi sono stati separati in due gruppi, a seconda dell’appartenenza a Uffici periferici dello Stato o a realtà afferenti alla sfera ecclesiastica. In questi termini la ricerca ha potuto mettere in evidenza i rapporti tra gli archivi serafici baresi in età moderna e il patrimonio documentario dell’Archivio di Stato di Bari, rintracciando notizie su fondi quali Corporazioni religiose soppresse o l’Intendenza di Terra di Bari (nelle due serie Culto e dipendenze e Ramo finanze) che danno prova, tra gli altri aspetti, di cospicui carteggi di interesse francescano, senza tuttavia restituire un numero considerevole di attestazioni documentarie provenienti per via diretta dai conventi o informazioni più dettagliate sugli archivi (diversamente ad esempio dalle biblioteche). Sorti analoghe hanno riservato la Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti Volpi” e la Biblioteca Metropolitana “S. Teresa dei Maschi - De Gemmis”, con – rispettivamente – il fondo D’Addosio e il fondo De Gemmis, testimonianze delle ricerche e del gusto per il collezionismo di due studiosi locali vissuti fra la fine del XVIII e il XX secolo: tra i loro appunti, copie semplici, estratti da protocolli notarili e acquisti in antiquariato, tuttavia, qualche evidenza più significativa ha meritato indagini particolareggiate. Come facilmente intuibile i due maggiori archivi baresi del clero secolare (ovvero l’Archivio del Capitolo Metropolitano e l’Archivio Storico della Diocesi) rivestono un ruolo privilegiato nel custodire documentazione degli archivi dei conventi francescani baresi, principalmente per il ‘dialogo’ instaurato (e dunque la produzione dei relativi carteggi) tra i sacerdoti secolari e le Curie serafiche, testimonianza inoltre di un’azione di controllo sufficientemente attenta nei confronti dei religiosi, piuttosto capillare nei primi decenni successivi al Concilio di Trento e poi via via meno serrata. Le ricerche di documentazione francescana proveniente dai quattro conventi baresi si chiudono in loco con l’Archivio Provinciale dei Frati Minori Conventuali di Puglia e l’Archivio Storico della Provincia dei Cappuccini di Puglia, ovvero i due complessi documentari ancora oggi esistenti nel capoluogo regionale pugliese. Se per i Conventuali si è dimostrato che le scritture attualmente disponibili non costituiscono il thesaurus memoriae dell’antica Provincia Apuliae dedicata a san Nicola, per i Cappuccini si rileva la più nutrita consistenza documentaria a Bari in età moderna tra gli Archivi Provinciali serafici, nonostante le notevoli perdite attribuibili in particolar modo (ma non solo) alle due Soppressioni. Prima di lasciare i confini della Puglia l’indagine ha riservato uno spazio al già citato Archivio Storico Provinciale dei Frati Minori di Puglia e Molise, in modo da tornare sui tre ‘libri magni’ e chiarire i motivi della loro conservazione in quella sede, dettati dall’essere l’Istituto erede del patrimonio documentario delle due antiche Province in Terra di Bari degli Osservanti e dei Riformati, familiae nel 1897 riunite da Leone XIII con la bolla Felicitate quadam nel ‘nuovo’ Ordo Fratrum Minorum. Fuori dalla Puglia le ricerche si sono concentrate soprattutto a Roma, per la presenza degli Archivi Generali dei tre odierni Ordini francescani (Archivio Storico Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, Archivio Storico Generale dell’Ordine dei Frati Minori, Archivio Generale dei Cappuccini), giovandosi tuttavia anche delle ricognizioni sui fondi dell’importante Archivio del Collegio di Sant’Isidoro, mentre le città di Milano, Firenze e Napoli hanno contribuito marginalmente a offrire allo studio un apporto documentario più incisivo. Nella parte finale del cap. IV la ricerca, avviandosi alla conclusione, ha preso in esame le tipologie e le consistenze dei documenti degli archivi francescani baresi, ricostruendo con le testimonianze superstiti (ma anche con quelle non più materialmente attestate – di cui si è rintracciata la sola memoria –, discusse nei capitoli precedenti) l’ideale albero logico dei quattro archivi. Si è trattato, in definitiva, di vagliare più campi d’indagine, a partire dai non numerosi ‘riferimenti archivistici’ espliciti rinvenuti nella legislazione francescana di età moderna (ma anche medievale), sottolineando differenze e analogie tra le quattro famiglie serafiche. La proposta di ricostruzione ha tenuto ben presente la vita amministrativa (e non solo) delle segreterie dei ministri provinciali e le funzioni svolte dalle singole comunità, riconsiderando i rapporti ad intra e ad extra e dunque la relativa produzione documentaria, individuando di conseguenza le possibili serie (e sottoserie) in cui apparivano strutturati gli archivi, sia quelli centralizzati delle quattro Province sia quelli delle fraternità. Questo tipo di lavoro si è avvalso, come è ovvio, anche delle evidenze archivistiche ancora disponibili (e su cui ci si è soffermati nel paragrafo precedente), tentando di dedurre dalla tipologia dei documenti l’organizzazione fisica delle carte ab antiquo, includendo l’analisi delle pochissime segnature superstiti e/o delle annotazioni di segreteria. L’iter assunto dall’indagine non ha ritenuto inopportuno far introdurre lo studio da una storia dei quattro archivi francescani baresi, profilo che è stato delineato anche grazie a una puntuale spigolatura delle fonti, richiamando tutte le testimonianze e le occorrenze – almeno quelle a oggi reperite dalla presente ricerca – che danno notizia del divenire dei complessi documentari dei Conventuali, Osservanti, Cappuccini e Riformati a Bari in età moderna. Chiude la tesi il consueto corpus finale di sigle e abbreviazioni, fonti, bibliografia e sitografia, preceduto da un’appendice iconografica: la raccolta di un gruppo di tavole, con riproduzioni a colori, vuole restituire visivamente alcuni dei documenti più significativi esaminati nel corso dello studio, dando anche prova delle particolari attenzioni che gli enti produttori hanno talvolta riservato, ad esempio, alla scrittura e all’apparato decorativo di specifici atti.
GAROFALO, CARMELA. "Management delle risorse microbiotiche per la produzione di vini tipici pugliesi." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2014. http://hdl.handle.net/11369/331791.
Full textSemeraro, Annalivia <1987>. "Incontri tra musiche tradizionali pugliesi e albanesi: note per un ponte sonoro." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8263.
Full textBooks on the topic "Pugliese"
Jorge, Göttling, ed. Osvaldo Pugliese. Buenos Aires: Clarín, 2005.
Find full textOsvaldo Pugliese. Buenos Aires, Argentina: Ediciones del CCC, Centro Cultural de la Cooperación Floreal Gorini, 2009.
Find full textQuintana, Hamlet Lima. Osvaldo Pugliese. Buenos Aires, Argentina: Ediciones De Aquí a la Vuelta, 1990.
Find full textGabriele, Simongini, and Casa d'arte Artribù (Gallery : Rome, Italy), eds. Matteo Pugliese: Corazze. Cinisello Balsamo (Milano): SilvanaEditoriale, 2011.
Find full textGiancarlo, Pediconi, ed. Il Palazzo dell'acquedotto pugliese. Roma: De Luca, 2001.
Find full textMaino, Maria Paola. Il Palazzo dell'Acquedotto pugliese. Roma: De Luca, 2001.
Find full textLeone, Museo Camillo, ed. Clemente Pugliese Levi: Pittore gentiluomo. [Torino]: Elede, 2002.
Find full textAlle origini del dialetto pugliese. Fasano di Puglia (Italia): Schena, 1990.
Find full textTrentadue, Maria. Una naïve pugliese: Maria Trentadue. Bari: Edizioni Dedalo, 1990.
Find full textAspetti e momenti della civiltà pugliese. [Fasano]: Schena, 1985.
Find full textBook chapters on the topic "Pugliese"
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Full textArnesano, Daniele. "Le sottoscrizioni greche nei documenti pugliesi. Esempi di epoca normanna." In Bibliologia, 143–56. Turnhout: Brepols Publishers, 2010. http://dx.doi.org/10.1484/m.bib-eb.3.4521.
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