Academic literature on the topic 'Pubblico televisivo'

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Journal articles on the topic "Pubblico televisivo"

1

Dondi, Mirco. "L'emittenza privata tra cambiamento sociale e assenza normativa (1976-1984)." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 298 (June 2022): 278–301. http://dx.doi.org/10.3280/ic298-oa1.

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Abstract:
Il saggio analizza la fase nascente delle televisioni private in Italia e l'autonoma evoluzione del sistema televisivo fino al consolidamento dei tre network nazionali Canale 5, Italia 1, Rete 4. I protagonisti di questa fase sono le piccole televisioni private, i grandi editori e i partiti. Le prime stazioni televisive sono spesso destinate a una breve vita, ma rappresentano un interessante fenomeno di costume che apre la strada ai grandi investitori. Sin dall'inizio degli anni Settanta i principali gruppi editoriali Rizzoli, Rusconi, Mondadori ai quali si aggiunge poi Silvio Berlusconi, entrano nell'emittenza televisiva con l'obiettivo di creare emittenti nazionali, un percorso che si compie attraverso strette relazioni con i partiti politici, soprattutto con la Democrazia cristiana e il Partito socialista. In una fase di piena trasformazione, l'assenza di una disciplina normativa, legata a un calcolo politico dei partiti, gioca a favore degli investitori più forti. La trasformazione dell'etere si accompagna a un processo di mutazione antropologica del pubblico, al quale concorre l'influsso della pubblicità. I mutati gusti del pubblico costituiranno un freno alla sistemazione del settore televisivo.
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Foot, John. "Inside the Magic Rectangle: Recent Research on the History of Television." Contemporary European History 11, no. 3 (July 31, 2002): 467–75. http://dx.doi.org/10.1017/s0960777302003089.

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Abstract:
Ada Ferrari and Gaia Giusto (eds.), Milano città della radio televisione (Milan: Francoangeli, 2000) 139pp., L 24,000 (pb) ISBN 88-464-1721-6.Chiara Giaccardi, Anna Manzato and Giorgio Simonelli, Il paese catodico. Televisione e identità nazionale in Gran Bretagna, Italia e Svizzera Italiana (Milan: FrancoAngeli, 1998) 135pp., L 24,000 (pb) ISBN 88-464-0734-2.Ralph Negrine, Television and the Press since 1945 Documents in Contemporary History, (Manchester: Manchester University Press, 1998), 212pp., £12.99 (pb) ISBN 0-7190-4921-0.Jeffrey S. Miller, Something Completely Different. British Television and American Culture (University of Minnesota Press, 2000), 208pp., £12.99 (pb), ISBN 0-8166-3241-3, £31.00 (hb) 0-1866-3240-5.Marie-Francoise Lévy (ed.), La Télévision dans la République. Les années 50, Collection ‘Histoire du temps present’ (Paris: IHTP/CNRS, Editions complexe, 1999), 242pp (pb), €18.30, ISBN 2-87027-730-X.Francesca Anania, Davanti allo schermo. Storia del pubblico televisivo (Rome: Carocci, 1997), 152pp., L 30,000 (pb), ISBN 88-430-0535-9.
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Vagni, Tito. "Servizio pubblico televisivo e politiche culturali della disabilità. Modelli di un immaginario consolatorio." SALUTE E SOCIETÀ, no. 2 (March 2020): 56–70. http://dx.doi.org/10.3280/ses2020-002005.

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Fusco, Francesca, and Maria Vittoria Dell'Anna. "La divulgazione linguistica in RAI: "Le parole per dirlo"." Lingue e culture dei media 5, no. 2 (January 29, 2022): 16–45. http://dx.doi.org/10.54103/2532-1803/17218.

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Abstract:
Il lavoro – che vuole essere un contributo agli studi su lingua italiana, televisione e divulgazione linguistica - si occupa del programma tematico sull’italiano Le parole per dirlo, in onda ogni domenica mattina su Rai 3 dal mese di ottobre 2020, condotto da Noemi Gherrero con la partecipazione dei linguisti Valeria Della Valle e Giuseppe Patota. Le parole per dirlo è al momento in tv l’unica trasmissione interamente dedicata alla lingua italiana, dato significativo tanto più in un contesto televisivo che dedica ai programmi linguistici uno spazio di gran lunga inferiore a quello occupato da altri generi della divulgazione scientifico-culturale. Il lavoro presenta il programma in seno alla programmazione linguistica Rai dagli esordi (metà degli anni ‘50 del ‘900) a oggi e a correlati fattori storico-culturali, sociolinguistici, comunicativi (fasi e caratteri del mezzo televisivo e sua evoluzione tecnologica; missione di servizio pubblico della Rai; la “lingua” come oggetto di informazione culturale), descrive struttura delle puntate e aspetti crossmediali, illustra le strategie della divulgazione e i temi linguistici privilegiati, anche con focus su puntate specifiche, riportate secondo gli usuali criteri di trascrizione del parlato televisivo. Osservazioni su lingua e tecniche divulgative si basano su un totale di 28 ore e 20 minuti di materiali audiovisivi. The essay deals with a thematic programme on the Italian language, Le parole per dirlo, broadcast every Sunday morning on Rai 3 since October 2020. The programme is presented by Noemi Gherrero with the participation of two linguists, prof. Valeria Della Valle and prof. Giuseppe Patota and it is currently the only TV programme entirely dedicated to the Italian language (a very significant fact in a television programming scenario in which programmes about the Italian language are given less space than other scientific and cultural outreach programmes). The work presents the programme within the Rai linguistic programming from its beginnings (mid 1950s) to the present day and takes into consideration historical-cultural, sociolinguistic and communicative factors (phases and characteristics of the television medium and its technological evolution; Rai's public service mission; "language" as an object of cultural information). It describes then the structure of the episodes and cross-media aspects, the strategies of dissemination and the discussed linguistic themes: the analysis focuses on specific episodes, reported according to the usual criteria of transcription of television speech. Observations on language and dissemination techniques are based on a total of 28 hours and 20 minutes of audiovisual materials.
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Gundle, Stephen. "Francesca Anania, Davanti allo schermo: Storia del pubblico televisivo, La Nuova Italia Scientifica, Rome, 1997, 151 pp., ISBN 88-430-0535-9 pbk, 22,000 Lire." Modern Italy 3, no. 1 (May 1998): 117–18. http://dx.doi.org/10.1017/s1353294400006633.

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Baczyński, Andrzej. "Zasady realizacji programów religijnych w mediach audiowizualnych." Ruch Biblijny i Liturgiczny 57, no. 3 (September 30, 2004): 203. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.515.

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Abstract:
L’istruzione pastorale Communio et progressio dice brevemente in riguardo ai programmi religiosi nella radio e nella televisione: “Gli aspetti religiosi della vita umana devono prendere luogo degno e stabile nei programmi” (CP 149). Il termine programma religioso, benché spesso adoperato, non è troppo preciso e non corrisponde pienamente alla realtà televisiva, in cui funziona. Esso ricorre alla formula isolata dei programmi ristretti tematicamente. Non dobbiamo aggiungere, che questo tipo di qualificazione non è una soluzione migliore per la presenza della Chiesa in mass media, poiché limita il potenziale pubblico per causa della troppa specializzazione.La Chiesa vuole che tutti i programmi televisivi, liberi dalla falsità, trasmettano la verità sull’uomo e sul mondo, difendino la dignità umana e si dichiarino in favore del bene, della bellezza e della giustizia. I programmi che rispettano questi valori si trovano nel centro dell’interesse della Chiesa. Essi si riferiscono al contesto religioso, benché esso non sia chiaramente legato alla Chiesa oppure alla religione.Il programma religioso, dal punto di vista formale, si sottomette alle stesse regole come tutta la produzione televisiva. Il professionismo, la conoscenza della problematica televisiva, come pure del linguaggio audiovisivo, l’onesto lavoro e la competenza – sono fondamenti del lavoro degli autori dei programmi televisivi, anche di quelli detti religiosi. Il criterio basilare di valutare questi programmi è la loro relazione con la verità. Il diritto e il dovere principale di ogni sorte della trasmissione televisiva, secondo l’insegnamento della Chiesa, sono la sincerità, la veracità e la verità.
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Migone, Paolo. "Problemi di psicoterapia." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 115 (October 2010): 56–64. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-115006.

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Abstract:
Vengono discussi i motivi per cui nei mass-media č difficile fare una divulgazione scientifica di buon livello nei campi della psicologia e della psicoterapia. Spesso gli articoli di giornali o riviste divulgative e i servizi televisivi riportano informazioni superficiali, imprecise e soprattutto ad effetto allo scopo di attirare l'interesse del pubblico, anche se ciň comporta una disinformazione. A titolo di esempio vengono citati due articoli sulla psicoterapia comparsi su due riviste mensili italiane, e viene messa in evidenza la inesattezza delle informazioni contenute in questi articoli.
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8

Vellar, Agnese. ""Addicted to Passion". Performance spettatoriali nei pubblici connessi italiani." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 40 (June 2010): 167–80. http://dx.doi.org/10.3280/sc2009-040013.

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Abstract:
"Addicted to passion". Performance spettatoriali nei pubblici connessi italiani di Agnese Vellar Nell'ultimo decennio Internet si č evoluto in una piattaforma multimediale e il Web ha raggiunto la massa critica. Da queste trasformazioni emergono nuove pratiche di consumo, di autorappresentazione e di interazione sociale, con protagoniste le giovani generazioni. All'interno dei "pubblici connessi" i fan di prodotti mediali condividono informazioni relative al proprio culto e costruiscono insieme "audience di pratica", recentemente evolutesi in un "collettivismo di rete". L'autrice propone di interpretare le culture di fan come starring systems: reti di performance spettatoriali multimediali e multisituate. Nello starring system i fan collaborano e competono per acquisire capitale sociale e culturale e dunque raggiungere visibilitŕ. Da tali attivitŕ emerge un flusso di produzioni creative che rifiniscono la relazione tra autori e spettatori. In questo articolo si descrive un'indagine sul fandom telefilmico italiano attraverso il caso di studio di "Italian Subs Addicted", una comunitŕ di fansubbing. Intepretando il fandom come uno starring system, l'autrice descrive l'emergere di un collettivismo di rete ironico e competente. I fan si autodefiniscono ironicamente "addicted", in quanto, essendo cresciuti guardando serie televisive, hanno acquisito la "dipendenza" ma anche la "passione" e il capitale subculturale che consente loro una decodifica critica e una produzione creativa.
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9

Mascio, Antonella. "Vestirsi di serie." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 43 (September 2012): 203–16. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043014.

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Abstract:
L'articolo tratta di determinati usi che le audience fanno di specifiche serie televisive, in particolare di quelle che comprendono fra i propri sviluppi narrativi storie, ambiti o personaggi legati al tema della moda. L'elemento "moda" appare come una novitŕ: ha assunto una propria autonomia rispetto all'idea di "costume" e ha acquisito un ruolo significativo all'interno della narrazione mediale. L'ipotesi di fondo č che la moda (e l'abbigliamento) possano configurarsi come un livello meta- narrativo capace di attrarre specifici pubblici interessati non solo alle storie raccontate nelle serie, ma anche ai discorsi sulla moda, agli outfit dei personaggi, ai mondi possibili (in fondo non cosě distanti dalla realtŕ) che lŕ vengono mostrati e messi in scena.
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10

Piazzoni, Irene. "Il Pci e il "governo" delle televisioni negli anni del compromesso storico (1976-1979)." SOCIETÀ E STORIA, no. 173 (November 2021): 493–520. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173003.

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Abstract:
Negli anni della "solidarietà nazionale", per tutte le forze politiche italiane il "governo" del sistema televisivo, investito da un terremoto che ne disarticolava la geografia ridefinendo gli equilibri tra "mano" pubblica e soggetti privati, si pose come un ineludibile cimento. Tanto più ne fu investito il Pci, giunto nell'area della maggioranza e forte di una folta rappresentanza parlamentare. Qual fu il suo ruolo in quello snodo? Quali obiettivi il partito si proponeva? Quale la coesione interna con cui si mosse? Quali furono le strategie messe in campo? Quali i presupposti ideologici che le sostenevano? Quali gli alleati? Sono le questioni su cui l'articolo si interroga, ricostruendo la sintassi della concertazione tra i partiti cui il Pci si affidò e di cui fu protagonista. Ne emergono i nodi e le ragioni che portarono, anziché a una legge di regolamentazione, a un appeasement che si rivelò brodo di coltura di quelle storture che avrebbero generato l'anomalia del caso italiano.
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Dissertations / Theses on the topic "Pubblico televisivo"

1

Magliocco, Andrea. "Televisione e pubblici tra passato, presente e futuro." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2016. http://hdl.handle.net/10556/2177.

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Abstract:
2013 - 2014
This paper aims to study the relationship between the viewing public and the different ages of television. With this objective in mind, it was essential to conduct a historical and diachronic survey which, thanks to the contributions of Menduni and Ortoleva, could grasp the relationship between the main television ages (paleo-TV and neo-TV) and the changes in Italian society. In order to understand the definitive breakthrough of the multi-TV scenario, the subsequent mixing and hybridization of television and the Internet (web TV, broadband TV, YouTube, etc.) and the active role of the viewing public (prosumerism), it is necessary to define the concept of digital convergence starting from the contributions of an author like Henry Jenkins. Before entering into the empirical phase of the study, it is appropriate to attempt to give a definition of the concept of generation, starting from the classic contributions (Mannheimer, Bourdieu and Donati) and later widening the focus to include studies related to the sociology of communication, and in particular to the contributions of Aroldi and Colombo. These theoretical studies are needed to better focus on the object in question, namely the analysis of television viewers divided into age cohorts, and then to investigate the genesis and development of cultural consumption in Italy. The investigation goes on to focus on the scenario of cultural and media consumption in recent years (corroborated by ISTAT and Censis reports) and subsequently on the relationship between television and the viewing public from the second world war to today, by means of data from Auditel, Servizio Opinioni and Istat... [edited by author]
XIII n.s.
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2

Libanore, Silvia. "L'impatto della pandemia di COVID-19 sull'industria televisiva." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25132/.

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Abstract:
La pandemia di COVID-19 sarà senza dubbio ricordata come un evento spartiacque nella storia mondiale, che ha avuto un innegabile impatto su diversi aspetti della vita quotidiana e su diversi settori produttivi. Anche l'industria televisiva ha subito gli effetti della pandemia, e nel corso dei mesi si è dovuta più volte adattare alla situazione in costante sviluppo. Con questa tesi si intende analizzare l'impatto della pandemia di COVID-19 su questo settore, offrendo una panoramica delle difficoltà affrontate dalle diverse categorie di programmi durante l'emergenza sanitaria e le tipologie di soluzioni adottate. Nella prima parte si analizzeranno gli effetti immediati dell'interruzione delle attività lavorative e sociali e il confinamento in casa, quali i cambiamenti nei livelli di ascolti o nei numeri di abbonati a piattaforme streaming. Si rifletterà inoltre sulla centralità della televisione in questo periodo e sulle modalità con cui diversi programmi hanno continuato la produzione a distanza o sono stati creati da zero nell'ottica del distanziamento sociale. Nella seconda parte si analizzerà la graduale ripresa delle normali attività produttive e il modo in cui la realtà della pandemia è stata affrontata serie scripted, oltre alle misure di sicurezza adottate nella ripresa di programmi unscripted. Nella terza parte si prenderanno in considerazione i cambiamenti nella produzione, la distribuzione e il consumo che si sono verificati durante l'emergenza sanitaria e si tenterà di capire in base alle opinioni di studiosi e professionisti del settore quali tra questi saranno con buone probabilità permanenti e cosa questo potrebbe comportare a medio-lungo termine. Nell'ultima parte, infine, si prenderà in considerazione il caso specifico del talk show Che tempo che fa e si analizzeranno le modifiche da esso messe in atto durante i mesi di emergenza, tanto dal punto di vista produttivo quanto da quello dei contenuti.
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MARI, CHIARA. "ARTISTI E RAI 1968 - 1975. LA TELEVISIONE PUBBLICA ITALIANA COME SPAZIO D'INTERVENTO ARTISTICO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6145.

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Abstract:
La tesi analizza le collaborazioni di alcuni protagonisti della ricerca artistica contemporanea con la Rai tra gli anni Sessanta e Settanta. Dopo un capitolo introduttivo che ripercorre nelle sue linee principali le origini del dibattito critico italiano intorno al tema dei rapporti fra artisti e televisione, lo studio si concentra sul periodo 1968-1975, quando da un lato la Rai si apre maggiormente all’attualità artistica, dall’altro gli sviluppi dell’arte in direzione ambientale e performativa e le prime sperimentazioni video creano le premesse per interventi negli spazi della televisione pubblica. Il dialogo aperto da queste collaborazioni è particolarmente significativo perché rovescia la prospettiva con cui la Rai ha prevalentemente guardato l’arte contemporanea. La ricerca artistica si insinua nella programmazione ordinaria, oltre i confini del programma specialistico sull’arte, innescando riflessioni che vanno sempre al di là di un contributo “decorativo”, scenografico, educativo o divulgativo. Gli interventi artistici pensati per gli schermi Rai sono specchio di un contesto culturale assai più ampio e la loro analisi permette uno sguardo trasversale sul panorama artistico a cavallo dei due decenni, aprendo direzioni di riflessione nelle storie dell’arte più note di quegli anni e nella storia della televisione culturale italiana.
This thesis investigates the collaboration between leading figures of contemporary art and Italian public broadcaster Rai in the 1960s and 1970s. The opening chapter provides an overview of the early debates in Italian art criticism on the relationship between artists and television. The study then focuses on the period 1968-1975. On the one hand, Rai was increasingly opening up to contemporary art during this time; on the other, the emergence of environment and performance art and the early experimentations with video were creating the conditions for artists to work in the space of public television. The exchanges arising from these collaborations are particularly significant because they reverse Rai’s prevalent approach to contemporary art. By going beyond specialist cultural programming and creeping into ordinary programmes, art makes a contribution which always transcends a merely ‘decorative’, scenographic or educational purpose. Artists’ work for Rai reflects a much wider cultural context, and its analysis offers a broad view of the art scene at the turn of the decades, providing new directions for exploration of the more well-known art histories of those years and of the history of cultural television programming in Italy.
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MARI, CHIARA. "ARTISTI E RAI 1968 - 1975. LA TELEVISIONE PUBBLICA ITALIANA COME SPAZIO D'INTERVENTO ARTISTICO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6145.

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Abstract:
La tesi analizza le collaborazioni di alcuni protagonisti della ricerca artistica contemporanea con la Rai tra gli anni Sessanta e Settanta. Dopo un capitolo introduttivo che ripercorre nelle sue linee principali le origini del dibattito critico italiano intorno al tema dei rapporti fra artisti e televisione, lo studio si concentra sul periodo 1968-1975, quando da un lato la Rai si apre maggiormente all’attualità artistica, dall’altro gli sviluppi dell’arte in direzione ambientale e performativa e le prime sperimentazioni video creano le premesse per interventi negli spazi della televisione pubblica. Il dialogo aperto da queste collaborazioni è particolarmente significativo perché rovescia la prospettiva con cui la Rai ha prevalentemente guardato l’arte contemporanea. La ricerca artistica si insinua nella programmazione ordinaria, oltre i confini del programma specialistico sull’arte, innescando riflessioni che vanno sempre al di là di un contributo “decorativo”, scenografico, educativo o divulgativo. Gli interventi artistici pensati per gli schermi Rai sono specchio di un contesto culturale assai più ampio e la loro analisi permette uno sguardo trasversale sul panorama artistico a cavallo dei due decenni, aprendo direzioni di riflessione nelle storie dell’arte più note di quegli anni e nella storia della televisione culturale italiana.
This thesis investigates the collaboration between leading figures of contemporary art and Italian public broadcaster Rai in the 1960s and 1970s. The opening chapter provides an overview of the early debates in Italian art criticism on the relationship between artists and television. The study then focuses on the period 1968-1975. On the one hand, Rai was increasingly opening up to contemporary art during this time; on the other, the emergence of environment and performance art and the early experimentations with video were creating the conditions for artists to work in the space of public television. The exchanges arising from these collaborations are particularly significant because they reverse Rai’s prevalent approach to contemporary art. By going beyond specialist cultural programming and creeping into ordinary programmes, art makes a contribution which always transcends a merely ‘decorative’, scenographic or educational purpose. Artists’ work for Rai reflects a much wider cultural context, and its analysis offers a broad view of the art scene at the turn of the decades, providing new directions for exploration of the more well-known art histories of those years and of the history of cultural television programming in Italy.
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DE, LUCA PAOLA. "La televisione digitale terrestre e lo sviluppo di servizi di pubblica utilità. Rappresentazioni condivise e comportamenti d'uso." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/162.

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Abstract:
Obiettivo di questo lavoro è definire il processo di interazione con la televisione digitale terrestre secondo una prospettiva psicosociale, che tenga conto delle e modalità di rappresentazione e fruizione della stessa da parte degli utenti e degli esperti del settore. Dal materiale prodotto (interviste agli utenti e analisi della Prima Conferenza Nazionale sulla DTT) emerge una diversità tra i due punti di vista: i telespettatori mostrano di essere ancora legati ad una fruizione tradizionale del medium televisivo, mentre gli esperti ritengono che il digitale sia un prodotto per la massa, in grado di rispondere al bisogno di ascolto e di partecipazione che gli spettatori manifestano.
Aim of this work is to define the process of interaction with the DTT according to a psychosocial perspective, taking into account its representation and fruition, from part of the users and the experts of the field. From the data collected (interviews to DTT users and analysis of the First National Conference on DTT) a difference rises between the comparison of the two points of view: the televiewers seem to be still bound to a traditional fruition of the medium; but regarding the experts' representations the digital is thought as a product for the mass that at the same time can answer to that need of participation the televiewers show.
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DE, LUCA PAOLA. "La televisione digitale terrestre e lo sviluppo di servizi di pubblica utilità. Rappresentazioni condivise e comportamenti d'uso." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/162.

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Abstract:
Obiettivo di questo lavoro è definire il processo di interazione con la televisione digitale terrestre secondo una prospettiva psicosociale, che tenga conto delle e modalità di rappresentazione e fruizione della stessa da parte degli utenti e degli esperti del settore. Dal materiale prodotto (interviste agli utenti e analisi della Prima Conferenza Nazionale sulla DTT) emerge una diversità tra i due punti di vista: i telespettatori mostrano di essere ancora legati ad una fruizione tradizionale del medium televisivo, mentre gli esperti ritengono che il digitale sia un prodotto per la massa, in grado di rispondere al bisogno di ascolto e di partecipazione che gli spettatori manifestano.
Aim of this work is to define the process of interaction with the DTT according to a psychosocial perspective, taking into account its representation and fruition, from part of the users and the experts of the field. From the data collected (interviews to DTT users and analysis of the First National Conference on DTT) a difference rises between the comparison of the two points of view: the televiewers seem to be still bound to a traditional fruition of the medium; but regarding the experts' representations the digital is thought as a product for the mass that at the same time can answer to that need of participation the televiewers show.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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SCOLARI, BALDASSARE. "State Martyr Representation and Performativity of Political Violence." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.

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Abstract:
L’indagine prende in esame l’uso e la funzione politica della figura del martire nello spazio pubblico contemporaneo. La ricerca, pur nel riferimento consapevole alla consolidata letteratura ormai classica sull'argomento, ha tra i propri riferimenti filosofici specificatamente la teoria del discorso di Michel Foucault, con la sua metodologia dell’analisi discorsiva, e segue un approccio transdiscipli¬nare fra scienze culturali e filosofia. Essa ha come punto di partenza, come caso di studio, la rappresentazione mediale del politico e statista democristiano Aldo Moro quale martire di stato durante e dopo il suo assassinio per opera delle Brigate Rosse nel 1978. La ricerca si sviluppa sulla scorta dell’ipotesi di una connessione fra procedure di legittimazione dell’autorità politica e delle strutture di potere e l’emergere della figura del martire di Stato. Le rappresentazioni martirologiche sono considerate pratiche discorsive performanti, attraverso le quali la morte di Moro viene ad assumere il significato di un martirio per lo Stato, la Repubblica Italiana e i valori democratici. L’ipotesi di lavoro è che, attraverso l’allocazione dello statuto di martire, la morte di Moro acquisisca il significato di un atto (volontario) di testimonianza della verità assoluta e trascendentale dei diritti umani, garantiti dalla costituzione (in particolare articolo 2 della Costituzione Italiana), così come della necessità dello Stato come garante di tali diritti. Attraverso questa significazione, la figura di Moro assurge inoltre a corpo simbolico dello Stato-nazione, legittimando lo stesso e fungendo da simbolo d’identificazione collettiva con la nazione. Si tratta qui di mettere in luce il rapporto intrinseco fra la figura del martire e una narrazione mitologica dello Stato, dove mito sta a indicare un «assolutismo del reale» (Absolutismus der Wirklichkeit). La ricerca vuole altresì mettere in luce la dimensione strumentale delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro, le quali hanno mantenuto e tuttora mantengono un’efficacia performativa nonostante il chiaro ed evidente rifiuto, espresso da Moro stesso, di essere sacrificato «in nome di un astratto principio di legalità.» La ricerca si propone di dimostrare la valenza di tale ipotesi di lavoro attraverso l’analisi dell’apparizione e diffusione delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro in forme mediali differenti nell’intervallo temporale di quattro decenni. Il corpus delle fonti preso in esame include: articoli di giornali e riviste, i documenti prodotti da Moro e della Brigate Rosse durante i 55 giorni di sequestro, trasmissioni televisive (documentari e reportage), opere letterarie e cinematografiche. La teoria discorsiva e l’analisi archeologico-genealogica sviluppate da Michel Foucault fungono da base teorico-metodologica del lavoro. Il taglio transdisciplinare dell’indagine rende necessaria la distinzione di due diversi piani di ricerca. In primo luogo, ci si pone come obiettivo di individuare e analizzare le diverse rappresentazioni come elementi di una formazione discorsiva il cui tema comune è la morte di Aldo Moro. Si tratta di operare una ricognizione, attraverso il lavoro empirico, dei modi di rappresentare l’uccisione di Aldo Moro e di individuare le regole che determinano ciò che può essere detto e mostrato a tale riguardo. In secondo luogo, a partire da qui, ci si propone di fare un’analisi critica dell’uso e della funzione del linguaggio e della simbologia di matrice religiosa all’interno della forma¬zione discorsiva presa in esame. L'obiettivo è di mettere così in luce non solo il dispositivo di legittimazione politica che presiede alla costruzione della figura del martire, ma anche la sua polivalenza.
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Books on the topic "Pubblico televisivo"

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Livingstone, Sonia M. Lo spettatore intraprendente: Analisi del pubblico televisivo. Roma: Carocci, 2006.

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Anania, Francesca. Davanti allo schermo: Storia del pubblico televisivo. Roma: Nuova Italia scientifica, 1997.

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Il servizio pubblico televisivo: Morte o rinascita della RAI? Milano: VP, Vita e pensiero, 2016.

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Il mostro bianco: Più potente della mafia, più segreta della massoneria, Comunione e liberazione controlla come nessun altro il servizio pubblico televisivo. Milano: Termidoro, 2012.

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5

Reality TV: Pubblici fan, protagonisti, performer. Milano: UNICOPLI, 2009.

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6

Sguardi mediali: Il pubblico femminile tra palinsesto generalista e piattaforma digitale. Acireale (Catania): Bonanno, 2008.

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7

Sfardini, Anna, and Cecilia Penati. La TV delle donne: Brand, programmi e pubblici. Milano: Edizioni Unicopli, 2015.

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8

Marturano, Marco. Cittadini, giudici e giocatori: Le forme di partecipazione del pubblico nella neotelevisione. Roma: RAI ERI, 1998.

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9

Pozzato, Maria Pia. Lo spettatore senza qualità: Competenze e modelli di pubblico rappresentati in TV. Torino: VQPT/Nuova ERI, 1995.

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10

Le televisioni pubbliche nelle regioni d'Europa. Roma: Rai-Eri, 2005.

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