Academic literature on the topic 'Progetto di convergenza'

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Journal articles on the topic "Progetto di convergenza"

1

Manghi, Sergio. "Saperi, catastrofi, ecologia e politica (a partire da quattro suggestioni della rivista Educazione sentimentale)." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 36 (February 2022): 55–63. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-036006.

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Abstract:
Da una parte l'immaginare la conoscenza scientifica "vera" come incorporea e asituata, dall'altra l'esigenza di un "prendere la parola" e della sua localizzazione eco-sociale e spazio-temporale. La conoscenza è un'attività creativa sempre e comunque concretamente in atto, emergente all'interno delle più vaste "interdipendenze costitutive" di cui è parte. La percezione del carattere unico e contingente di ogni singolo accadimento non può essere scollegato dallo sguardo dell'osservatore cui accade. La prospettiva è quella di una convergenza tra saperi a lungo compartimentati con un attraversamento dei vari campi disciplinari e delle reti eco-sociali che li sostengono. Tutto questo e altro nutre l'auspicio ad "ascoltare il mondo" contro l'avanzata di un progetto di civilizzazione ormai fuori controllo.
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2

Treu, Tiziano. "Flessibilitŕ e tutele nella riforma del lavoro." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 137 (February 2013): 1–51. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2013-137001.

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Abstract:
Il saggio contiene un'analisi generale della recente riforma del lavoro (l. n. 92/2012). In premessa si ricostruisce l'iter formativo del provvedimento anzitutto nel dibattito fra le parti sociali e il governo, di cui si sottolinea l'andamento contrastato, e poi in sede parlamentare, dove si č verificata una larga convergenza politica sul testo e sulle sue modifiche, che peraltro non ha impedito forti tensioni e diffuse critiche. Il saggio discute l'impostazione generale della legge ispirata al modello europeo della flexicurity, mettendola a confronto con le esperienze di altri paesi e tenendo conto delle particolaritŕ italiane. Sottolinea inoltre l'importanza della delega sulla partecipazione dei lavoratori nell'impresa, che č indicata fra i principi ispiratori del provvedimento. Il commento rileva la non completa corrispondenza dei principali blocchi della legge rispetto agli obiettivi dichiarati dal governo e ai modelli europei: la persistente debolezza degli ammortizzatori sociali, accentuata dalla storica inadeguatezza degli strumenti di politica attiva del lavoro; l'importanza della promozione dell'apprendistato come canale privilegiato di ingresso dei giovani al lavoro; le scelte contrastanti in tema di flessibilitŕ in entrata, consistenti da una parte in una parziale liberalizzazione del contratto a termine, dall'altra in interventi limitativi dei contratti a progetto, partite IVA, associazione in partecipazione, con il ricorso alla tecnica delle presunzioni e, per altro verso, con l'aumento dei costi contributivi (interventi non omogenei che riflettono la mancanza di una rivisitazione complessiva del lavoro autonomo); infine, la modifica dell'art. 18 dello St.lav. che realizza il superamento dell'anomalia italiana della reintegrazione come unica sanzione del licenziamento ingiustificato e riconduce la reintegrazione a ipotesi tassativamente indicate dalla legge, sostanzialmente marginali rispetto alla indennitŕ risarcitoria. Il saggio sottolinea, infine, l'importanza delle vicende applicative della legge, opportunamente soggette a monitoraggio, e il ruolo decisivo non solo della giurisprudenza, ma della contrattazione collettiva che č chiamata a modificare la normativa con interventi ai vari livelli nazionali e decentrati.
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3

Bruschi, Barbara, Paola Ricchiardi, and Emanuela M. Torre. "Assist towards success: a project for inclusion (through) digital." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 1 (April 30, 2022): 169–87. http://dx.doi.org/10.36253/form-12426.

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Abstract:
Numerous studies attest, in a convergent manner in different countries, the effects on minors of the pandemic period, especially on those in educational poverty. This condition requires articulated projects, centered on emerging needs, based on research and supported by a network on the territory. The Assist towards success program was created to include lower secondary school students, for whom the pandemic has meant a significant loss of learning opportunities. The interventions envisaged a targeted use of technologies and the involvement of trainees in Education, trained in remote cognitive mediation strategies. This choice also promoted in future professionals specific skills in school support; transversal skills and responsibility towards the needs of the territory. The implementation strategies of the Assist program and its effectiveness outcomes can constitute a model for future planning, within an educational world that has been profoundly renewed by the health emergency. Un Assist verso il successo: un progetto per l’inclusione (attraverso il) digitale. Numerosi studi attestano, in maniera convergente in diversi Paesi, gli effetti del prolungarsi della pandemia sui minori, specie se in condizione di povertà educativa. Tale condizione necessita di progetti articolati, centrati sui bisogni emergenti, fondati sulla ricerca e supportati da una rete sul territorio. Il programma Un Assist verso il successo è nato per garantire l’inclusione degli studenti della scuola secondaria di I grado, per i quali la pandemia ha significato la perdita importante di opportunità di apprendimento. Gli interventi sperimentali hanno previsto un uso mirato delle tecnologie e il coinvolgimento di tirocinanti di Scienze dell’educazione, formati sulle strategie di mediazione cognitiva a distanza. Tale scelta ha anche promosso nei futuri professionisti competenze specifiche nel sostegno scolastico; abilità trasversali e responsabilizzazione rispetto ai bisogni del territorio. Le strategie di realizzazione del programma Assist e gli esiti di efficacia dello stesso possono costituire un modello per progettazioni future, in un mondo educativo profondamente rinnovato dall’emergenza sanitaria.
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4

Briata, Paola, and Gennaro Postiglione. "Architettura etnografica? Incipit, distanze, orizzonti per la ricerca e l'insegnamento." CRIOS, no. 23 (October 2022): 6–17. http://dx.doi.org/10.3280/crios2022-023002.

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Abstract:
La così detta architectural ethnography ha visto crescere il proprio interesse grazie a studi recenti come quelli di Albena Yaneva e ai lavori e alle ricerche di Momoyo Kaijima con il suo Atelier Bow Wow. Prendendo le mosse da un interesse per le specificità dei percorsi etnografici quando sono messi in atto dagli architetti, ovvero da persone che dovrebbero avere una precisa sensibilità per la forma e per lo spazio, per le sue prati- che d'uso e per la sua materialità, l'articolo propone alcuni percorsi bibliografici tesi a definire una postura che negli ultimi anni abbiamo assunto nel fare didattica e ricerca per il progetto attraverso l'individuazione di convergenze e distanze con la letteratura esistente. Un percorso che ci ha portati a interrogarci sul ruolo della trascrizione (grafica, fotografica e testuale) nell'architectural ethnography, così come a mettere in tensione il ruolo di tradizione e innovazione in queste recenti esperienze.
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5

Golovlev, Alexander. "Suoni e lettere della musica: intermedialità nei transferts culturali austro-sovietici (1945-1955)." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (May 2021): 193–206. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002010.

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Abstract:
Alla liberazione di Vienna, la Società austro-sovietica rapidamente restaurata fu altrettanto veloce nello scoprire che la domanda di musica russa superava di gran lunga qualsiasi interesse per il comunismo sovietico. In una Vienna distrutta, gli spartiti erano un bene prezioso e le generose importazioni sovietiche furono influenti nel plasmare i primi repertori del dopoguerra. La ricezione austriaca differiva spesso dalle aspettative sovietiche, mostrando da un lato l'anticomunismo austriaco ma, allo stesso tempo, non ostacolando un riavvicinamento culturale a lungo termine tra austriaci e sovietici ("russi"). Contrariamente alle ipotesi sulla natura non verbale della musica, la narrativa non era meno importante del suono, poiché riguardava non solo la sfera emotiva, ma anche le implicazioni della musica sulle questioni della (inter / trans) nazionalità, dell'identità e alterità, i suoi canoni estetici socialmente accettati, le condizioni di produzione e consumo (percezione) e la posizione relativa del potere (savoir-pouvoir) di vari attori culturali. Imprimere il discorso/i culturale/i e l'habitus di un paese, il cui progetto di costruzione della nazione era incentrato sulla musica, ha permesso un improbabile, ma armonioso matrimonio tra due contesti politico-musicali che erano ideologicamente opposti, ma convergenti su idee comuni di capitale culturale e prestigio.
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6

Palumbo, Mauro, and Sonia Startari. "La valutazione e la certificazione delle competenze nei percorsi di Istruzione e Formazione Tecnico Superiore (IFTS) della Regione Liguria." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 50 (December 2012): 109–25. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-050007.

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Abstract:
Il contributo intende descrivere l'esperienza di un progetto pilota della Regione Liguria sulla "creditizzazione" e la valutazione delle competenze acquisite nei percorsi di Istruzione Formazione Tecnico Superiore (IFTS). Tale sperimentazione ha comportato una riflessione con diversi stakeholder del mondo della scuola, della formazione professionale e delle imprese, sul concetto di competenza e di credito formativo e, soprattutto, sul come connetterli in un processo di riconoscimento e valutazione. I contenuti e le metodologie sono stati sviluppati in modo partecipato e la stessa partecipazione ha comportato la messa in discussione del modo in cui fino a quel momento i vari soggetti avevano operato e dei diversi significati che attribuivano ai diversi concetti implicati. In una prospettiva sperimentale sono stati affrontati alcuni dei principali problemi relativi alla costruzione e alla messa in pratica di una metodologia di valutazione e riconoscimento delle competenze e dei crediti; in questo modo si č pervenuti a definizioni convergenti che hanno permesso di mettere a sistema un modello condiviso, frutto di un vero e proprio reframing dei processi attivati. Infatti, il lavoro comune finalizzato alla condivisione di modelli e metodologie ha prodotto un consenso sul piano operativo che ha generato anche un lessico e una sintassi comune e una rivisitazione delle concettualizzazioni implicite con cui gli operatori si erano fino a quel momento accostati a questi temi.
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7

Filippini, Ali. "Smaterializzare lo spazio del negozio. Effetti del digitale negli interni e negli affacci urbani." Storia e Futuro Giugno 2022, no. 55 (September 20, 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5522m.

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Abstract:
Il contributo indaga le ultime istanze del retail design collegate alla vendita omnicanale che ha ricadute anche nel contesto urbano, modificando l’organizzazione ambientale del negozio e la relazione con lo spazio cittadino. Personalizzazione, inclusione, esperienza digitale – lungo un processo definito dalla letteratura sui negozi e i consumi in termini di retailtainment – guidano negli ultimi anni, e sempre di più dopo le vicende pandemiche, il progetto di architettidesigner e sviluppatori di software per la vendita off e on line, confermando la pronosticata convergenza tra mondo fisico e digitale (phygital). In questo scenario in fieri, dove i feedback forniti dai social sono già inclusi tra i fattori cruciali d’acquisto, i colossi dell’on-line sperimentano punti vendita reali con vetrine interattive, uso di fotocamere e sensori per l’acquisto senza cassa, e la grande distribuzione si ridimensiona con concept store nei centri storici cercando l’integrazione con la vita del quartiere. The present paper investigates the latest developments in retail space design related to omnichannel retail. The latter also has an impact on the city, transforming the stores’ layout design and their relationship with the urban context. In recent years, customisation, inclusiveness and digital experience, the key features of the so-called retailtainment – a term coined by the literature on retail spaces and consumption – have inspired the projects of architects, designers and software developers for online and offline retail, and increasingly so after the pandemic, confirming the predicted convergence of physical and digital (phygital) worlds. In this scenario in the making, with social networks influencing purchasing decisions, on-line giants have been using stores to experiment with interactive shop windows, the use of cameras and sensors for checkout-free shopping. Large retailers, on the other hand, are experimenting with smaller store formats such as concept stores, located in city centres and thus seeking integration with the neighbourhood.
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8

Mussinelli, Elena. "Editorial." TECHNE - Journal of Technology for Architecture and Environment, July 29, 2021, 10–15. http://dx.doi.org/10.36253/techne-11533.

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Abstract:
Every crisis at the same time reveals, forewarns and implies changes with cyclical trends that can be analyzed from different disciplinary perspectives, building scenarios to anticipate the future, despite uncertainties and risks. And the current crisis certainly appears as one of the most problematic of the modern era: recently, Luigi Ferrara, Director of the School of Design at the George Brown College in Toronto and of the connected Institute without Boundaries, highlighted how the pandemic has simply accelerated undergoing dynamics, exacerbating other crises – climatic, environmental, social, economic – which had already been going on for a long time both locally and globally. In the most economically developed contexts, from North America to Europe, the Covid emergency has led, for example, to the closure of almost 30% of the retail trade, as well as to the disposal and sale of many churches. Places of care and assistance, such as hospitals and elderly houses, have become places of death and isolation for over a year, or have been closed. At the same time, the pandemic has imposed the revolution of the remote working and education, which was heralded – without much success – more than twenty years ago. In these even contradictory dynamics, Ferrara sees many possibilities: new roles for stronger and more capable public institutions as well as the opportunity to rethink and redesign the built environment and the landscape. Last but not least, against a future that could be configured as dystopian, a unique chance to enable forms of citizenship and communities capable of inhabiting more sustainable, intelligent and ethical cities and territories; and architects capable of designing them. This multifactorial and pervasive crisis seems therefore to impose a deep review of the current unequal development models, in the perspective of that “creative destruction” that Schumpeter placed at the basis of the dynamic entrepreneurial push: «To produce means to combine materials and forces within our reach. To produce other things, or the same things by a different method, means to combine these materials and forces differently» (Schumpeter, 1912). A concept well suiting to the design practice as a response to social needs and improving the living conditions. This is the perspective of Architectural Technology, in its various forms, which has always placed the experimental method at the center of its action. As Eduardo Vittoria already pointed out: «The specific contribution of the technological project to the development of an industrial culture is aimed at balancing the emotional-aesthetic data of the design with the technical-productive data of the industry. Design becomes a place of convergence of ideas and skills related to factuality, based on a multidisciplinary intelligence» (Vittoria, 1999). A lucid and appropriate critique of the many formalistic emphases that have invested contemporary architecture. In the most acute phases of the pandemic, the radical nature of this polycrisis has been repeatedly invoked as a lever for an equally radical modification of the development models, for the definitive defeat of conjunctural and emergency modes of action. With particular reference to the Italian context, however, it seems improper to talk about a “change of models” – whether economic, social, productive or programming, rather than technological innovation – since in the national reality the models and reference systems prove to not to be actually structured. The current socio-economic and productive framework, and the political and planning actions themselves, are rather a variegated and disordered set of consolidated practices, habits often distorted when not deleterious, that correspond to stratified regulatory apparatuses, which are inconsistent and often ineffective. It is even more difficult to talk about programmatic rationality models in the specific sector of construction and built environment transformation, where the enunciation of objectives and the prospection of planning actions rarely achieve adequate projects and certain implementation processes, verified for the consistency of the results obtained and monitored for the ability in maintaining the required performance over time. Rather than “changing the model”, in the Italian case, we should therefore talk about giving shape and implementation to an organic and rational system of multilevel and inter-sectorial governance models, which assumes the principles of subsidiarity, administrative decentralization, inter-institutional and public-private cooperation. But, even in the current situation, with the pandemic not yet over, we are already experiencing a sort of “return to order”: after having envisaged radical changes – new urban models environmentally and climatically more sustainable, residential systems and public spaces more responsive to the pressing needs of social demand, priority actions to redevelop the suburbs and to strength infrastructures and ecosystem services, new advanced forms of decision-making decentralization for the co-planning of urban and territorial transformations, and so on – everything seems to has been reset to zero. This is evident from the list of actions and projects proposed by the National Recovery and Resilience Plan (NRRP), where no clear national strategy for green transition emerges, even though it is repeatedly mentioned. As highlighted by the Coordination of Technical-Scientific Associations for the Environment and Landscape1, and as required by EU guidelines2, this transition requires a paradigm shift that assumes eco-sustainability as a transversal guideline for all actions. With the primary objective of protecting ecosystem balances, improving and enhancing the natural and landscape capital, as well as protecting citizen health and well-being from environmental risks and from those generated by improper anthropization phenomena. The contents of the Plan explicitly emphases the need to «repair the economic and social damage of the pandemic crisis» and to «contribute to addressing the structural weaknesses of the Italian economy», two certainly relevant objectives, the pursuit of which, however, could paradoxically contrast precisely with the transition to a more sustainable development. In the Plan, the green revolution and the ecological transition are resolved in a dedicated axis (waste management, hydrogen, energy efficiency of buildings, without however specific reform guidelines of the broader “energy” sector), while «only one of the projects of the Plan regards directly the theme Biodiversity / Ecosystem / Landscape, and in a completely marginal way» (CATAP, 2021). Actions are also limited for assessing the environmental sustainability of the interventions, except the provision of an ad hoc Commission for the streamlining of some procedural steps and a generic indication of compliance with the DNSH-Do not significant Harm criterion (do not cause any significant damage), without specific guidelines on the evaluation methods. Moreover, little or nothing in the Plan refers on actions and investments in urban renewal, abandoned heritage recovery3, of in protecting and enhancing areas characterized by environmental sensitivity/fragility; situations widely present on the national territory, which are instead the first resource for a structural environmental transition. Finally yet importantly, the well-known inability to manage expenditure and the public administration inefficiencies must be considered: a limit not only to the effective implementation of projects, but also to the control of the relationship between time, costs and quality (also environmental) of the interventions. In many places, the Plan has been talked about as an opportunity for a real “reconstruction”, similar to that of post-war Italy; forgetting that the socio-economic renaissance was driven by the INA-Casa Plan4, but also by a considerable robustness of the cultural approach in the research and experimentation of new housing models (Schiaffonati, 2014)5. A possible “model”, which – appropriately updated in socio-technical and environmental terms – could be a reference for an incisive governmental action aiming at answering to a question – the one of the housing – far from being resolved and still a priority, if not an emergency. The crisis also implies the deployment of new skills, with a review of outdated disciplinary approaches, abandoning all corporate resistances and subcultures that have long prevented the change. A particularly deep fracture in our country, which has implications in research, education and professions, dramatically evident in the disciplines of architectural and urban design. Coherently with the EU Strategic Agenda 2019-2024 and the European Pillar of Social Rights, the action plan presented by the Commission in March 2021, with the commitment of the Declaration of Porto on May 7, sets three main objectives for 2030: an employment rate higher than 78%, the participation of more than 60% of adults in training courses every year and at least 15 million fewer people at risk of social exclusion or poverty6. Education, training and retraining, lifelong learning and employment-oriented skills, placed at the center of EU policy action, now require large investments, to stimulate employment transitions towards the emerging sectors of green, circular and digital economies (environmental design and assessment, risk assessment & management, safety, durability and maintainability, design and management of the life cycle of plans, projects, building systems and components: contents that are completely marginal or absent in the current training offer of Architecture). Departments and PhDs in the Technological Area have actively worked with considerable effectiveness in this field. In these regards, we have to recall the role played by Romano Del Nord «protagonist for commitment and clarity in identifying fundamental strategic lines for the cultural and professional training of architects, in the face of unprecedented changes of the environmental and production context» (Schiaffonati, 2021). Today, on the other hand, the axis of permanent and technical training is almost forgotten by ministerial and university policies for the reorganization of teaching systems, with a lack of strategic visions for bridging the deficit of skills that characterizes the area of architecture on the facing environmental and socio-economic challenges. Also and precisely in the dual perspective of greater interaction with the research systems and with the world of companies and institutions, and of that trans- and multi-disciplinary dimension of knowledge, methods and techniques necessary for the ecological transition of settlement systems and construction sector. Due to the high awareness of the Technological Area about the multifactorial and multi-scale dimension of the crises that recurrently affect our territories, SITdA has been configured since its foundation as a place for scientific and cultural debate on the research and training themes. With a critical approach to the consoling academic attitude looking for a “specific disciplinary” external and extraneous to the social production of goods and services. Finalizing the action of our community to «activate relationships between universities, professions, institutions through the promotion of the technological culture of architecture [...], to offer scientific-cultural resources for the training and qualification of young researchers [...], in collaboration with the national education system in order to advance training in the areas of technology and innovation in architecture» (SITdA Statute, 2007). Goals and topics which seem to be current, which Techne intends to resume and develop in the next issues, and already widely present in this n. 22 dedicated to the Circular Economy. A theme that, as emerges from the contributions, permeates the entire field of action of the project: housing, services, public space, suburbs, infrastructures, production, buildings. All contexts in which technological innovation invests both processes and products: artificial intelligence, robotics and automation, internet of things, 3D printing, sensors, nano and biotechnology, biomaterials, biogenetics and neuroscience feed advanced experiments that cross-fertilize different contributions towards common objectives of circularity and sustainability. In this context, the issue of waste, the superfluous, abandonment and waste, emerge, raising the question of re-purpose: an action that crosses a large panel of cases, due to the presence of a vast heritage of resources – materials, artefacts, spaces and entire territories – to be recovered and re-functionalized, transforming, adapting, reusing, reconverting, reactivating the existing for new purposes and uses, or adapting it to new and changing needs. Therefore, by adopting strategies and techniques of reconversion and reuse, of re-manufacturing and recycling of construction and demolition waste, of design for disassembly that operate along even unprecedented supply chains and which are accompanied by actions to extend the useful life cycle of materials , components and building systems, as well as product service logic also extended to durable goods such as the housing. These are complex perspectives but considerably interesting, feasible through the activation of adequate and updated skills systems, for a necessary and possible future, precisely starting from the ability – as designers, researchers and teachers in the area of Architectural Technology – to read the space and conceive a project within a system of rationalities, albeit limited, but substantially founded, which qualify the interventions through approaches validated in research and experimental verification. Contrarily to any ineffective academicism, which corresponds in fact to a condition of subordination caused by the hegemonic dynamics at the base of the crisis itself, but also by a loss of authority that derives from the inadequate preparation of the architects. An expropriation that legitimizes the worst ignorance in the government of the territories, cities and artifacts. Education in Architecture, strictly connected to the research from which contents and methods derive, has its central pivot in the project didactic: activity by its nature of a practical and experimental type, applied to specific places and contexts, concrete and material, and characterized by considerable complexity, due to the multiplicity of factors involved. This is what differentiates the construction sector, delegated to territorial and urban transformations, from any other sector. A sector that borrows its knowledge from other production processes, importing technologies and materials. With a complex integration of which the project is charged, for the realization of the buildings, along a succession of phases for corresponding to multiple regulatory and procedural constraints. The knowledge and rationalization of these processes are the basis of the evolution of the design and construction production approaches, as well as merely intuitive logics. These aspects were the subject of in-depth study at the SITdA National Conference on “Producing Project” (Reggio Calabria, 2018), and relaunched in a new perspective by the International Conference “The project in the digital age. Technology, Nature, Culture” scheduled in Naples on the 1st-2nd of July 2021. A reflection that Techne intends to further develop through the sharing of knowledge and scientific debate, selecting topics of great importance, to give voice to a new phase and recalling the practice of design research, in connection with the production context, institutions and social demand. “Inside the Polycrisis. The possible necessary” is the theme of the call we launched for n. 23, to plan the future despite the uncertainties and risks, foreshadowing strategies that support a unavoidable change, also by operating within the dynamics that, for better or for worse, will be triggered by the significant resources committed to the implementation of the Recovery Plan. To envisage systematic actions based on the centrality of a rational programming, of environmentally appropriate design at the architectural, urban and territorial scales, and of a continuous monitoring of the implementation processes. With the commitment also to promote, after each release, a public moment of reflection and critical assessment on the research progresses. NOTES 1 “Osservazioni del Coordinamento delle Associazioni Tecnico-scientifiche per l’Ambiente e il Paesaggio al PNRR”, 2021. 2 EU Guidelines, SWD-2021-12 final, 21.1.2021. 3 For instance, we can consider the 7,000 km of dismissed railways, with related buildings and areas. 4 The two seven-year activities of the Plan (1949-1963) promoted by Amintore Fanfani, Minister of Labor and Social Security at the time, represented both an employment and a social maneuver, which left us the important legacy of neighborhoods that still today they have their own precise identity, testimony of the architectural culture of the Italian twentieth century. But also a «grandiose machine for the housing» (Samonà, 1949), based on a clear institutional and organizational reorganization, with the establishment of a single body (articulated in the plan implementation committee, led by Filiberto Guala, with regulatory functions of disbursement of funds, assignment of tasks and supervision, and in the INA-Casa Management directed by the architect Arnaldo Foschini, then dean of the Faculty of Architecture), which led to the construction of two million rooms for over 350,000 families. See Di Biagi F. (2013), Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Tecnica, Enciclopedia Treccani. 5 From Quaderni of the Centro Studi INA-Casa, to Gescal and in the Eighties to the activity of CER. Complex theme investigated by Fabrizio Schiaffonati in Il progetto della residenza sociale, edited by Raffaella Riva. 6 Ferruccio De Bortoli underlines in Corriere della Sera of 15 May 2021: «The revolution of lifelong learning (which) is no less important for Brussels than the digital or green one. By 2030, at least 60 per cent of the active population will have to participate in training courses every year. It will be said: but 2030 is far away. There’s time. No, because most people have escaped that to achieve this goal, by 2025 – that is, in less than four years – 120 million Europeans will ideally return to school. A kind of great educational vaccination campaign. Day after tomorrow».
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Dissertations / Theses on the topic "Progetto di convergenza"

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MESSAGGI, SILVIA. "Omogeneità e differenziazioni nella convergenza IAS/IFRS e US GAAP." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/19096.

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Abstract:
Dopo una breve esposizione delle teorie internazionali di classificazione dei bilanci, il lavoro si propone di analizzare le principali omogeneità e differenziazioni esistenti tra i principi contabili internazionali IAS/IFRS e i principi contabili statunitensi US GAAP nel progetto di convergenza tra i due corpi di principi contabili.
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2

Bisacchi, Andrea. "Progetto di una implementazione veloce del Licklider Transmission Protocol per link ottici." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/22383/.

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Abstract:
L’architettura TCP/IP non è adatta a far fronte ai problemi delle comunicazioni nello spazio interplanetario quali lunghi ritardi, alti tassi di perdita e connessioni intermittenti. L'osservazione che questi problemi sono comuni anche ad altre reti “challenged” ha portato alla creazione dell’architettura DTN, nata per rispondere non solo alle esigenze delle reti interplanetarie ma a tutte le reti challenged presenti anche in scenari terrestri. All’interno dell’architettura DTN, il Licklider Transmission Protocol (LTP) si colloca come protocollo di trasporto ideato specificamente per funzionare sulle tratte spaziali, dove il TCP non può essere utilizzato. Su queste tratte l’utilizzo di link ottici è molto promettente perchè permette di raggiungere perchè permette di raggiungere velocità di trasmissione superiori rispetto ai normali canali a radio-frequenza. Questa Tesi ha avuto come obiettivo la creazione di una nuova implementazione dell’LTP, denominata Unibo-LTP, capace di sfruttare meglio le velocità offerte dai link ottici rispetto all’implementazione contenuta in ION, cioè la suite dei protocolli DTN realizzata dalla NASA-JPL. Il lavoro è stato organizzato e suddiviso in quattro fasi: studio del protocollo, progetto e scrittura del codice, valutazione delle prestazioni e realizzazione di nuove funzionalità sperimentali. Durante la prima fase si sono studiate le specifiche del protocollo LTP contenute nell’RFC 5326 e si è analizzata in dettaglio l’implementazione presente in ION. La seconda fase ha portato alla realizzazione del codice di Unibo-LTP, garantendo la piena compatibilità con la suite DTN della NASA. La terza riguarda la realizzazione di test comparativi tra le velocità raggiungibili da Unibo-LTP e ION-LTP, simulando le velocità raggiungibili nei link ottici. Nell'ultima fase sono state realizzate alcune estensioni dello standard, in particolare i segmenti “orange”, da proporre per l’inserimento nello standard CCSDS attualmente in fase di revisione.
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Books on the topic "Progetto di convergenza"

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Truppi, Carlo. La città del progetto: Trasferimento di tecnologie e convergenze multidisciplinari. Napoli: Liguori, 1999.

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Book chapters on the topic "Progetto di convergenza"

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Perego, Cristiana, Ilaria Oberti, and Angela Silvia Pavesi. "«Progetto di Vita» and Universal Design for Persons with Disabilities." In Studies in Health Technology and Informatics. IOS Press, 2022. http://dx.doi.org/10.3233/shti220840.

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Abstract:
«Progetto di Vita» (“PdV” Life Project) represents the crucial element to design and build the Quality of Life of persons with disabilities, in coherence with the UN Convention on the Rights of Persons with Disabilities. In Italy, Law no. 112/16 identifies in the PdV the principle around which to build a convergence of intents and interests for the realisation of the «Dopo di Noi» (After Us) that can take place «durante Noi» (during Us) through the construction of empowerment paths towards autonomy in a perspective of prevention, gradualness, emancipation and accompaniment to detachment. In order to experience autonomy «durante Noi», preparing for the «Dopo di Noi», the living space, the surrounding environment and the community of reference represent fundamental functional and/or spatial environments. The aim of this article is to map and analyse the good practices that have emerged from the concrete application of the Law through the activation of housing welfare projects that represent innovative forms of living built around the PdV approach.
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Conference papers on the topic "Progetto di convergenza"

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Lariccia, Stefano, Robert M. Karn, and Marco Stefanoni. "Green’ntropy: semantic web / pragmatic web e Officine per la Sostenibilità della Ricerca come motore per riattivare la riqualificazione energetica degli edifici pubblici." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7914.

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Abstract:
In questo “position paper” si rappresentano obbiettivi modelli e metodi per contribuire ad avviare una campagna attiva di ricerca e sensibilizzazione sociale basata sull’interazione attraverso reti sociali e reti di automi basata nel Parco della Ricerca Enea Casaccia. Viene fornita un’anticipazione di quello che vuole essere il progetto “Sistemi Aperti Sapienza”; viene poi fornita una descrizione delle motivazioni di partenza e della riflessione che ha generato questa idea progettuale. Poi vengono considerate le ragioni per la convergenza di partner, identificati nei principali organismi della ricerca nel nostro territorio, in una organizzazione regionale guidata e ospitata da ENEA per raggiungere più rapidamente gli obiettivi dichiarati. La proposta prevede l’ implementazione presso ENEA, di un “FabLab”, un laboratorio finalizzato alla realizzazione di prototipi virtuali / reali, ovvero progettati attraverso software di modellazione 3d e stampabili attraverso stampanti 3d dall’utilizzatore finale. Ciò avverrebbe sulla scorta di quanto sta rapidamente diffondendosi in Italia e nel mondo sull’esempio del Center for Bits and Atoms (CBA) - MIT di Boston fondato da Neil Gershenfeld. Il FabLab Casaccia dovrebbe essere realizzato come una delle previste Officine della Sostenibilità specializzata nella produzione di soluzioni per la riqualificazione energetica degli edifici, per l’ applicazione delle energie sostenibili, per la diffusione virale di educazione e consapevolezza energetica e ambientale. Questo progetto, è pensato come un contributo di Sapienza nell’ambito della partnership al progetto di riqualificazione del Parco ENEA finalizzato ad operare per l’applicazione, prevista entro il 2015, delle misure di riqualificazione degli edifici nel settore della Pubblica Amministrazione.
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