Dissertations / Theses on the topic 'Progetto dello spazio pubblico'

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1

Urizio, Eleonora. "Il progetto dello spazio pubblico nella città contemporanea." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7271/.

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Abstract:
La tesi approfondisce lo studio dello spazio pubblico attraverso l’esperienza percettiva dell’osservatore. Si basa sul pensiero di Camillo Sitte, Kevin Lynch e Aldo Rossi sulla leggibilità dell’architettura, e permette di individuare una serie di strumenti analitici per la lettura dello spazio urbano. Ritenendo che una sfida dell’architettura sia la capacità di essere compresa da ogni osservatore attraverso le sue forme e gli spazi che costruisce, scopo ultimo di questa ricerca è di decodificare, per quanto possibile, alcuni macro archetipi di questo sistema. L’obiettivo è offrire una serie di principi utili ad un progetto dello spazio pubblico urbano in grado di rispondere con una elevata qualità spaziale alle esigenze dell'uomo contemporaneo.
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2

Gheduzzi, Simone <1975&gt. "Il progetto dello spazio pubblico al tempo del trust. Metodi e progetti in contesti urbani e periferici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10307/1/Il%20Progetto%20dello%20spazio%20pubblico%20al%20tempo%20del%20trust_Simone%20Gheduzzi.pdf.

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Abstract:
Lo spazio pubblico urbano potrebbe essere visto come una scenografia mutevole in cui la società rappresenta sé stessa. Soprattutto nei centri storici della città, si perde l’identità di luoghi specifici, così come la coscienza dei cittadini, che porta ad un uso improprio dello spazio causato principalmente dall’assenza di una cultura architettonica. In questo senso, l’obiettivo finale dell’architettura è quello di essere educativa nello spiegare il motivo per cui è stata concepita. La tesi di ricerca tenta di studiare la dimensione educativa e la forza che l’architettura ha nell’influenzare comportamenti spontanei e non spontanei. L’obiettivo è trovare metodi di progettazione e legali in grado di migliorare gli spazi pubblici in termini di qualità della vita dei suoi utenti. Il riconoscimento e la trasmissione dell’architettura, attraverso l’uso dell’architettura stessa, tenta di arginare un’assenza di cultura architettonica e un uso sempre più improprio dei suoi spazi. La domanda a cui, dunque, si tenta di rispondere è: Può la dimensione evocativa dell’architettura stimolare processi di rigenerazione urbana? La tesi si sviluppa in tre parti: la prima presenta alcune riflessioni teoriche sulla progettazione dello spazio pubblico alle quali fanno riferimento altrettanti progetti portati avanti nei mesi di ricerca Dai workshops realizzati sono emerse diverse problematiche riguardo l’effettiva realizzazione di tali progetti evidenziando soprattutto una carenza di tipo normativo che fa “cadere” gli entusiasmi legati al completamento delle opere per la comunità e di conseguenza decade il valore teorico dei progetti. Per questo motivo, nella seconda parte, si tenta di approfondire il tema legislativo per trovare soluzioni alternative agli arresti burocratici che sovente disincentivano le azioni corali della cittadinanza. La terza parte si concentrerà su un progetto per un’area di Bologna da riqualificare, i Prati di Caprara, per i quali si sfrutteranno tutte le conoscenze teoriche precedentemente esposte.
Urban public space could be seen as a changing setting in which society represents itself. Especially in the historical centers of the city, the identity of specific places is lost, as well as the awareness of citizens, which leads to an improper use of space caused mainly by the absence of an architectural culture. In this sense, the ultimate goal of architecture is to be educational in explaining why it was conceived. The research thesis attempts to study the educational dimension and the strength that architecture has in influencing spontaneous and not spontaneous behaviors. The goal is to find design and legal methods that can improve public spaces in terms of quality of life of its users. The recognition and transmission of architecture, through the use of architecture itself, tries to stem an absence of architectural culture and an increasingly improper use of its spaces. The question that the research tries to answer is: Can the evocative dimension of architecture stimulate processes of urban regeneration? The thesis is developed in three parts: the first presents some theoretical reflections on the design of public space to which refer as many projects carried out in recent months. From the workshops realized they have emerged various problematic with regard to the effective realization of such plans evidencing above all a deficiency of normative type. For this reason, in the second part, an attempt is made to deepen the legislative theme in order to find alternative solutions to the bureaucratic arrests that often discourage the collective actions of the citizens. The third part will focus on a project for an area of Bologna to be redeveloped, the Prati di Caprara, for which will exploit all the theoretical knowledge previously exposed.
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3

Indaco, Serena. "La costruzione condivisa dello spazio pubblico. Architettura e programmi sociali per Zingonia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11969/.

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Abstract:
L’innovazione non è solamente l’applicazione e l’uso di nuovi device tecnologici ma, anche, un nuovo approccio capace di gestire le sfide sociali delle nostre città. In esse gli spazi pubblici sono i luoghi che per primi possono essere portatori di nuovi valori, nuovi modi di vivere e di agire sulle città. Sono spazi di sperimentazione dove possiamo imparare ad interagire con (e rispettando) i diversi attori. L’intervento architettonico in questi ambiti diventa il mezzo per favorire l’evoluzione positiva dell’attuale stato fisico e sociale. La progettazione si sta, però, evolvendo trasformandosi sempre più in una strategia in grado di apprendere dagli eventi e dalle contingenze. Gli interventi proposti nella mia tesi di laurea, seguendo questo approccio, vogliono portare una riqualificazione degli spazi urbani pubblici di Zingonia, una realtà estremamente complessa e stimolante. Zingonia è nata come New town nel 1964 ed oggi appare come un quartiere metropolitano degradato e pericoloso senza Comune, una periferia senza centro, uno dei più sorprendenti e complessi laboratori d’immigrazione in Italia. L’insieme di piccoli interventi proposti sono azioni che vogliono incrementare la percezione di un luogo “sicuro”, tentando di abbassare alcune barriere mentali e fisiche. I risultati concreti di questi interventi sono altrettanto importanti quanto i risultati sociali e psicologici percepiti dai partecipanti. La strategia adottata prevede il coinvolgimento degli user in tutto il processo, promuovendo interventi di autocostruzione “DIY-Do it yourself”. Questo approccio è rilevante perchè l’azione di creazione genera un legame molto importante con lo spazio e attiva il dialogo con gli altri partecipanti che è alla base dello sviluppo di una comunità. Le persone vengono così coinvolte in un educazione pratica dell’estetica del paesaggio diventando consapevoli del proprio potere nel cambiare ciò che le circonda.
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4

CALDAROLA, GIUSEPPE. "Tra spazio pubblico e spazio privato : l'In-Between come occasione di progetto della qualità urbana." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/11578/278179.

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Lorenzi, Matteo, and Alessandro Gennari. "Un progetto per la citta di Padova: lo spazio pubblico urbano come matrice dell'abitare." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi nasce da una duplice volontà, la prima specifica di voler sviluppare un progetto all’interno di un’area dimenticata della città, e la seconda collettiva di voler offrire un nuovo spazio pubblico a Padova. Il seguente progetto, oltre ad essere un progetto urbano incentrato sulla residenza, ha anche l’obiettivo di mettere in relazione due parti vicine ma allo stesso tempo distanti della città: la città storica e la periferia. Questi due elementi sono separati dalla cinta muraria veneziana che in alcuni punti si apre e permette alla periferia di entrare all’interno della città storica, e viceversa. L’area essendo vicina al sistema murario funge da mediatrice tra le due parti opposte di Padova, rivelandosi così un’importante opportunità non solo per l’ex caserma Prandina ma anche per la città stessa. La chiave di lettura dell’intero lavoro risiede nella città stessa, le sue relazioni, i suoi spazi, i fatti urbani che la caratterizzano sono tutti gli elementi che sono serviti per creare questo progetto. Un lavoro progettuale che ricerca il suo compimento non voltando le spalle alla città ma aprendosi ad essa, completando un’area che fino ad oggi risulta un vuoto, uno spazio indefinito ma che per caratteristiche storiche e vicinanza ad altri elementi architettonici è ricca di contenuto. L’innescarsi di nuovi stimoli porterà una nuova nascita per un’area che ad oggi è utilizzata come parcheggio, sottovalutandone il potenziale intrinseco.
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6

Selmi, Francesco. "Il ruolo della ricerca storica nella progettazione partecipata di uno spazio pubblico. Il caso della rigenerazione di Piazza Rossini a Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La tesi di laurea parte dalla ricerca storica come tradizionale e consolidato strumento di conoscenza dell’architettura, per innestarvi innovative sperimentazioni legate ai processi contemporanei di trasformazione urbana: studiando, attraverso una metodologia interdisciplinare, il caso esemplare della rigenerazione di piazza Rossini a Bologna. L’obiettivo della ricerca è, in questo contesto, quello di ricostruire in una prima fase, attraverso la ricerca bibliografica e archivistica, le vicende storiche della piazza e dei suoi usi per cogliere l'evoluzione della sua identità e del suo ruolo all’interno delle trasformazioni del quartiere e dell’intera città. La seconda parte della ricerca si è orientata verso l’analisi del presente e del futuro, attraverso l’osservazione “sul campo” del processo di coinvolgimento degli attori urbani nei progetti in corso di rigenerazione della piazza Rossini, grazie alla partecipazione al workshop di progettazione promosso dalla Fondazione Rusconi e agli incontri organizzati dall’Amministrazione Comunale e gestiti dalla Fondazione Innovazione Urbana, nell’ambito del progetto europeo ROCK - Regeneration and Optimisation of Cultural heritage in creative and Knowledge cities. Oltre alle analisi critiche svolte sono state raccolte le opinioni di alcuni esperti nelle discipline relative ai processi urbani, attraverso tre interviste con Rodolfo Lewanski, Simone Gheduzzi e Giovanni Ginocchini. Dall’esperienza osservata nella partecipazione al percorso di rigenerazione di piazza Rossini, è emersa l’importanza della ricerca storica in un contesto urbano così complesso: non solo ai fini teorici della ricostruzione della storia della città e delle sue architetture, ma anche come strumento generatore di informazioni per i “non tecnici” che vivono gli spazi studiati dalla ricerca, che può dunque rafforzare l’identità storica presente e porre le basi per un processo consapevole di progetto del futuro.
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Buda, Davide. "Lo spazio pubblico nel progetto urbano." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3609/.

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Abstract:
Attraverso l’analisi di tre progetti elaborati durante il percorso di studi, la presente tesi curriculare pone l’attenzione sul tema dello spazio pubblico, in particolare della piazza. Elemento urbano di fondamentale carattere e valore sociale, la piazza riveste da sempre specifico interesse urbanistico ed architettonico, quale nodo della rete urbana e del tessuto viario. Determinante per lo sviluppo in termini di qualità e quantità, rappresenta lo spazio pubblico per eccellenza, nel quale si concentrano, sovrapponendosi nel tempo, le esperienze di vita comune. Punto di convergenza di percorsi, luogo dell’incontro, della sosta e del passeggio, sede di funzioni pubbliche, identifica la simbolica centralità della comunità rispetto all’indistinto mondo esterno.
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Migliori, Jacopo. "Spazio pubblico e progetto d'architettura. Alcune esperienze didattiche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il concetto di spazio pubblico ha rappresentato, fin dal primo giorno del percorso di studi, uno dei temi oggetto di analisi più importanti nella progettazione. Questa tesi curricolare esamina il tema dello spazio pubblico, con brevi riflessioni sui cambiamenti delle caratteristiche e delle necessità di questi spazi all'interno delle nostre città e dei nostri quartieri, in relazione anche allo stato sociale che cambia nel tempo. Spazi che, facendo parte inevitabilmente della vita quotidiana, un architetto deve trattare con particolare attenzione e sensibilità, i quali diventeranno, nei casi migliori, luoghi simbolo di una determinata comunità. Nella seconda parte, verranno analizzati invece tre progetti realizzati durante il percorso di studi: un progetto urbanistico per la frazione di Classe realizzato durante il Laboratorio di Urbanistica, il progetto per la ricostruzione del complesso parrocchiale di San Felice sul Panaro, completamente crollato durante un terremoto nel 2012, realizzato durante il Laboratorio di Progettazione Architettonica III e, infine, la progettazione dell’Ex Caserma Sani a Bologna con un nuovo Auditorium per la musica come elemento principe dell’area. Durante il mio percorso di studi ho sviluppato vari progetti locati in zone profondamente diverse tra loro; infatti è stato importante approfondire la conoscenza di ogni territorio, dalle sue caratteristiche morfologiche, alla sua storia, ai suoi abitanti, al suo tessuto urbano e nel tempo stesso come questo si è andato a sviluppare. Chiaramente bisognerà sempre fare i conti con la società che cambia, le generazioni che si evolvono, così come le abitudini, i costumi, e le relazioni. Per questo ritengo importante instaurare un legame con la tradizione e le origini, che nel tempo non possono mutare, o per lo meno rimarranno ancore alle quali affidarsi sia per chi pensa quello spazio, contribuendo a renderlo concreto, sia per chi lo vive rendendolo mai più astratto.
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SARDENA, ANDREA. "Abitare fuori casa. Per una prossemica dello spazio pubblico." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/11578/278186.

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Chiatante, Pierangelo. "Walkeshwar Parikrama. Riqualificazione dello spazio pubblico, area Banganga Tank, Mumbai." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/17006/.

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Abstract:
Il forte valore rituale legato al Banganga ha attirato un grande flusso di pellegrini e turisti che, oltre ai residenti e agli abitanti dello slum, hanno contribuito all’incremento del degrado in svariati punti intorno alla cisterna: l’area lungo il lato nord, presenta attività commerciali non controllate e un tempio incombente su una strada stretta ma importantissima; l’area a sud, affacciata sull’oceano, ospita la rovina della Rama Kund, in evidente stato di abbandono; l’angolo a sud-est, caratterizzato da antichi lampioni, i deepastambhas inglobati da costruzioni fatiscenti e un bagno pubblico in stato di abbandono; e infine lo slum, in continua espansione verso il mare, quasi totalmente privo di servizi igienici e ad elevato rischio sanitario. L’area a nord continuerà ad ospitare un tempio, un giardino, una piazza e un mercato, ma saranno in comunicazione tra loro grazie a un sistema modulare che oltre a rispettare e valorizzare l’affaccio sul Banganga, valorizzerà le preesistenze architettoniche, i deepastambhas, transformandoli in “landmark”urbani. Nell’area a sud-est sarà riqualificato il bagno pubblico, un edificio a servizio della comunità e dei pellegrini. Il Rama Kund, diventerà il Rama “Chowk”, una piazza in cui i dislivelli presenti saranno riorganizzati in una sequenza di piazze a gradoni verso il mare, che introducono nuovi collegamenti tra il Banganga, lo slum e l’area circostante. Per concludere il problema igienico dello slum viene risolto tramite la presenza di piccoli interventi modulari che andranno a definire cinque coppie di blocchi di servizi aperti su precisi spazi collettivi a disposizione dei residenti. Tutti gli interventi saranno collegati da un nuovo percorso concentrico a quello già esistente dal carattere religioso, a ridosso del Banganga; oltre a gestire i flussi delle persone il nuovo tracciato inquadra idealmente la cisterna, riprendendo l’idea di deambulazione intorno a un luogo sacro chiamato in hindi parikrama.
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MAZZUCOTELLI, SALICE SILVIA. "L'ARTE DELLO SPAZIO PUBBLICO: ATTORI E PRATICHE DELLA PUBLIC ART." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/677.

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Abstract:
Questa dissertazione si propone di contribuire alla riflessione teorica sulle trasformazioni della città contemporanea, che discipline come la sociologia urbana e, nell’ultimo decennio, la sociologia della cultura, stanno portando avanti; vorrebbe, in particolare, costruire dei ponti tra queste e la produzione artistica per lo spazio pubblico che va sotto il nome di Public Art. Il mutato rapporto fra forma fisica della città, modelli produttivi e modalità di uso degli spazi pubblici ha contribuito a stimolare la formazione di nuovi ambiti di elaborazione dell’identità collettiva. Attraverso uno studio qualitativo realizzato in Italia e negli Stati Uniti, mostra come l'Arte Pubblica obblighi l’arte e gli artisti ad una ridefinizione del loro ruolo “pubblico”: la sperimentazione di nuove strategie di comunicazione simbolica nello spazio pubblico e la ricerca di un confronto con la dimensione locale del territorio fanno della Public Art un’innovativa formula di rappresentazione e rappresentatività del territorio.
This dissertation contributes to the ongoing debates about the transformations of contemporary cities, which has long invested urban sociology and, more recently, has become a concern in the sociology of culture. It also explores the possibility to build bridges between these disciplines and the production of art in public space known as Public Art. The transformed relationship between the city’s physical form, its production systems and the different ways in which public space is used nowadays creates new areas for the elaboration of social identities. Through a qualitative study carried out in Italy and the United States, it also shows how contemporary Public Art requires a redefinition of the “public” role of art and artists: as it tests new strategies of symbolic communication in public space and it tries to get in contact with the local dimension, Public Art becomes an innovative formula of representation of the territory.
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MAZZUCOTELLI, SALICE SILVIA. "L'ARTE DELLO SPAZIO PUBBLICO: ATTORI E PRATICHE DELLA PUBLIC ART." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/677.

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Abstract:
Questa dissertazione si propone di contribuire alla riflessione teorica sulle trasformazioni della città contemporanea, che discipline come la sociologia urbana e, nell’ultimo decennio, la sociologia della cultura, stanno portando avanti; vorrebbe, in particolare, costruire dei ponti tra queste e la produzione artistica per lo spazio pubblico che va sotto il nome di Public Art. Il mutato rapporto fra forma fisica della città, modelli produttivi e modalità di uso degli spazi pubblici ha contribuito a stimolare la formazione di nuovi ambiti di elaborazione dell’identità collettiva. Attraverso uno studio qualitativo realizzato in Italia e negli Stati Uniti, mostra come l'Arte Pubblica obblighi l’arte e gli artisti ad una ridefinizione del loro ruolo “pubblico”: la sperimentazione di nuove strategie di comunicazione simbolica nello spazio pubblico e la ricerca di un confronto con la dimensione locale del territorio fanno della Public Art un’innovativa formula di rappresentazione e rappresentatività del territorio.
This dissertation contributes to the ongoing debates about the transformations of contemporary cities, which has long invested urban sociology and, more recently, has become a concern in the sociology of culture. It also explores the possibility to build bridges between these disciplines and the production of art in public space known as Public Art. The transformed relationship between the city’s physical form, its production systems and the different ways in which public space is used nowadays creates new areas for the elaboration of social identities. Through a qualitative study carried out in Italy and the United States, it also shows how contemporary Public Art requires a redefinition of the “public” role of art and artists: as it tests new strategies of symbolic communication in public space and it tries to get in contact with the local dimension, Public Art becomes an innovative formula of representation of the territory.
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Marciante, Lucia <1974&gt. "Reti socievoli: l’impatto dei social networks nella costruzione dello spazio pubblico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4596/1/marciante_lucia_tesi.pdf.

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Abstract:
La tesi si è consolidata nell’analisi dell’impatto dei social networks nella costruzione dello spazio pubblico, nella sfera di osservazione che è la rete e il web2.0. Osservando che il paradigma della società civile si sia modificato. Ridefinendo immagini e immaginari e forme di autorappresentazione sui new media (Castells, 2010). Nel presupposto che lo spazio pubblico “non è mai una realtà precostituita” (Innerarity, 2008) ma si muove all’interno di reti che generano e garantiscono socievolezza. Nell’obiettivo di capire cosa è spazio pubblico. Civic engagement che si rafforza in spazi simbolici (Sassen, 2008), nodi d’incontro significativi. Ivi cittadini-consumatori avanzano corresponsabilmente le proprie istanze per la debacle nei governi.. Cultura partecipativa che prende mossa da un nuovo senso civico mediato che si esprime nelle “virtù” del consumo critico. Portando la politica sul mercato. Cultura civica autoattualizzata alla ricerca di soluzioni alle crisi degli ultimi anni. Potere di una comunicazione che riduce il mondo ad un “villaggio globale” e mettono in relazione i pubblici connessi in spazi e tempi differenti, dando origine ad azioni collettive come nel caso degli Indignados, di Occupy Wall Street o di Rai per una notte. Emerge un (ri)pensare la citizenship secondo due paradigmi (Bennett,2008): l’uno orientato al governo attraverso i partiti, modello “Dutiful Citizenship”; l’altro, modello “Self Actualizing Citizenship” per cui i pubblici attivi seguono news ed eventi, percepiscono un minor obbligo nel governo, il voto è meno significativo per (s)fiducia nei media e nei politici. Mercato e società civile si muovono per il bene comune e una nuova “felicità”. La partecipazione si costituisce in consumerismo politico all’interno di reti in cui si sviluppano azioni individuali attraverso il social networking e scelte di consumo responsabile. Partendo dall’etnografia digitale, si è definito il modello “4 C”: Conoscenza > Coadesione > Co-partecipazione > Corresposabilità (azioni collettive) > Cultura-bility.
The thesis has been consolidated in the analysis of the impact of social networks in the construction of public space, in the sphere of observation represented from networking and web2.0. Noting that the paradigm of civil society has changed. Redefining images and imaginary and forms of self-representation on the new media (Castells, 2010). On the assumption that public space "is never a preconceived reality" (Innerarity, 2008) but moves within networks that generate and provide sociability At the aim to understand what is public space (between online and offline) Civic engagement that gets increased in symbolic spaces (Sassen, 2008), significant meeting nodes. Thus citizens-consumers co-responsibly advance their issues for the debacle in governments. Participatory culture that gets moved by a new civic engagement mediated expressed in the "virtues" of critical consumption. Bringing the policy on the market. Self actualized civic culture searching solutions to the crisis of recent years. Power of a communication that reduces the world to a "global village", linking "connected publics" in different spaces and times, giving rise to collective actions as the Indignados movement, Occupy Wall Street or, in Italy, “Rai per una notte”. Emerge a (re)thinking citizenship according to two paradigms (Bennett, 2008): one oriented to the government through parties, "dutiful Citizenship" model; the other, "Self Actualizing Citizenship" model, for which the active publics followed news and events, perceive a lower requirement in the government, the vote is less significant because of (not)trust in the media and politicians. Market and civil society moved togheter for the common good and a new "happiness". Participation gets constituted as political consumerism into networks in which individual actions are developed through social networking and responsible consumer choices. Starting with digital ethnography, we define the model "C 4" Knowledge> Co-support> Co-participation> Co-resposability (collective action)> Culture-ability.
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Marciante, Lucia <1974&gt. "Reti socievoli: l’impatto dei social networks nella costruzione dello spazio pubblico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4596/.

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Abstract:
La tesi si è consolidata nell’analisi dell’impatto dei social networks nella costruzione dello spazio pubblico, nella sfera di osservazione che è la rete e il web2.0. Osservando che il paradigma della società civile si sia modificato. Ridefinendo immagini e immaginari e forme di autorappresentazione sui new media (Castells, 2010). Nel presupposto che lo spazio pubblico “non è mai una realtà precostituita” (Innerarity, 2008) ma si muove all’interno di reti che generano e garantiscono socievolezza. Nell’obiettivo di capire cosa è spazio pubblico. Civic engagement che si rafforza in spazi simbolici (Sassen, 2008), nodi d’incontro significativi. Ivi cittadini-consumatori avanzano corresponsabilmente le proprie istanze per la debacle nei governi.. Cultura partecipativa che prende mossa da un nuovo senso civico mediato che si esprime nelle “virtù” del consumo critico. Portando la politica sul mercato. Cultura civica autoattualizzata alla ricerca di soluzioni alle crisi degli ultimi anni. Potere di una comunicazione che riduce il mondo ad un “villaggio globale” e mettono in relazione i pubblici connessi in spazi e tempi differenti, dando origine ad azioni collettive come nel caso degli Indignados, di Occupy Wall Street o di Rai per una notte. Emerge un (ri)pensare la citizenship secondo due paradigmi (Bennett,2008): l’uno orientato al governo attraverso i partiti, modello “Dutiful Citizenship”; l’altro, modello “Self Actualizing Citizenship” per cui i pubblici attivi seguono news ed eventi, percepiscono un minor obbligo nel governo, il voto è meno significativo per (s)fiducia nei media e nei politici. Mercato e società civile si muovono per il bene comune e una nuova “felicità”. La partecipazione si costituisce in consumerismo politico all’interno di reti in cui si sviluppano azioni individuali attraverso il social networking e scelte di consumo responsabile. Partendo dall’etnografia digitale, si è definito il modello “4 C”: Conoscenza > Coadesione > Co-partecipazione > Corresposabilità (azioni collettive) > Cultura-bility.
The thesis has been consolidated in the analysis of the impact of social networks in the construction of public space, in the sphere of observation represented from networking and web2.0. Noting that the paradigm of civil society has changed. Redefining images and imaginary and forms of self-representation on the new media (Castells, 2010). On the assumption that public space "is never a preconceived reality" (Innerarity, 2008) but moves within networks that generate and provide sociability At the aim to understand what is public space (between online and offline) Civic engagement that gets increased in symbolic spaces (Sassen, 2008), significant meeting nodes. Thus citizens-consumers co-responsibly advance their issues for the debacle in governments. Participatory culture that gets moved by a new civic engagement mediated expressed in the "virtues" of critical consumption. Bringing the policy on the market. Self actualized civic culture searching solutions to the crisis of recent years. Power of a communication that reduces the world to a "global village", linking "connected publics" in different spaces and times, giving rise to collective actions as the Indignados movement, Occupy Wall Street or, in Italy, “Rai per una notte”. Emerge a (re)thinking citizenship according to two paradigms (Bennett, 2008): one oriented to the government through parties, "dutiful Citizenship" model; the other, "Self Actualizing Citizenship" model, for which the active publics followed news and events, perceive a lower requirement in the government, the vote is less significant because of (not)trust in the media and politicians. Market and civil society moved togheter for the common good and a new "happiness". Participation gets constituted as political consumerism into networks in which individual actions are developed through social networking and responsible consumer choices. Starting with digital ethnography, we define the model "C 4" Knowledge> Co-support> Co-participation> Co-resposability (collective action)> Culture-ability.
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MANCA, ANDREA. "Forme del coinvolgimento. Modificazione condivisa dello spazio pubblico e pratiche di ibridazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2021. http://hdl.handle.net/11584/315902.

Full text
Abstract:
The investigation identifies its problematic field in the public space, “synecdoche of the urban dimension” and considers the project, understood as a poetic, poietic and political act, in the perspective of the engagement of citizens. A triangulation in which the production of urban space as a social and collective act is also reflected in architectural practice; a “doing with” that can be evoked through the “poetic of with”: to co-conceive, co-design, co-build, co-manage, hybrid practices which contemplate a multiplicity of actors, processes and tools. The theoretical hypothesis identifies in these practices the coexistence of three knowledge: expert, common and political. This convergence feeds projects characterized by a potential persistence of engagement and to do this it refers to the double nature of form: digital and physical form. With the same potential of digital dynamics, also the physical form can accept and promote modifications capable of address the inclusion of the inhabitants towards prolonged temporalities in an incremental, adaptive, polyvalent and non-linear way. The research methodology assumes a hypothetical-deductive investigation system, with an interpretative-comparative approach and an experimental-operational approach. The research is structured in two parts: a theoretical corpus and an experimental part of case studies analysis which, starting from the identification and interpretation of some design paradigms, leads to the identification of possible operational practices. The main case study is the project Réinventons nos places!, a rethinking of seven important Parisian squares, characterized by an experimental design approach aimed at collective participation in the conception, design, construction and evolution phases. Two further case studies were also investigated in a complementary manner: El Campo de Cebada in Madrid and Santa Teresa-cantiere aperto in Cagliari.The different nature of the case studies made it necessary to define a relationship matrix for the construction of a broad and comprehensive reasoning framework. Aim and innovative result of the research were the identification and systemisation of multiple scenarios, design practices, and methods of intervention for collective engagement in spatial modification projects.
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AVOSANI, Giovanni. "La sostenibilità dello spazio pubblico nell'edilizia residenziale, paradigma verso l'innovazione nel processo ambientale." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2011. http://hdl.handle.net/11392/2389229.

Full text
Abstract:
The research investigates the quality in the construction process taking into account environmental issues that have become part of the construction project on urban scale and the building, over the last few decades. A new culture has taken over, that is the birth of a sensibility that wants to create a systemic way to integrate social issues in environmental sustainability, that leads to reconsider the processes and models’ growth known so far, especially in the thought of Brundtland. Starting from the analysis of the main elements, the study of the construction process have been deepen with the aim of defining its complexity on the one hand, and showing the typical elements of the process, on the other hand. The study of all the actors involved, starting from the legal frame work, the institutional and internal hierarchies and, above all, the dynamics related to the controller, has allowed the identification of emergent behaviours, which cannot always guarantee the final quality of the architectural realms. In order to consider the quality of such a complex process, the theme has been limited to the public space projects in residential housing, allowing the study of a sector in which many environmental issues has been focused on internationally, and that have brought significant improvements on urban scale. The research has tried to respond to the initial objective through a dual interpretation. First of all by defining, through analysis of case studies, the effectiveness of the proactive/inductive model processes used in construction such as the British system, in pursuing the overall objectives through specific objectives. Then focusing on the proactive/inductive model, as a new paradigm of quality that can effectively control the process of construction of public space. The research, which sought primarily to explore the theme of quality in complex processes, opens up to the possibility of further exploring the transfer of technology from the design of public space in the building sector. This translation is capable of enclosing the instances necessary for the prosecution of quality in the Italian building process.
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Crupi, Valentina. "Spazio pubblico e progetto ‘climate proof’: verso un cambio di paradigma per l’urbanistica?" Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2015. http://hdl.handle.net/10077/11015.

Full text
Abstract:
2013/2014
E’ evidente come l’urbanistica e il progetto urbanistico debbano ora misurarsi con una ‘nuova questione urbana’ (Secchi 2010), delineata dalla sempre più urgente sfida ambientale, dai problemi legati all’accessibilità e mobilità e dalle diseguaglianze sociali sempre più accentuate (Secchi 2010). Oggi la questione ambientale, determinata da fattori antropogenici e dal surriscaldamento globale, solleva nuove incognite e interrogativi a cui l’urbanistica è chiamata a trovare risposte. L’impermeabilità dei suoli, l’inquinamento dell’acqua, del suolo e dell’aria, il clima urbano, lo smaltimento dei rifiuti, il deterioramento del ciclo delle acque sono conseguenze dirette dell’urbanizzazione dei territori; a peggiorare il critico equilibrio ambientale, gli impatti dei cambiamenti climatici incidono sul bilancio qualitativo e quantitativo delle risorse naturali, aggravano la vulnerabilità del territorio agli eventi atmosferici e mettono a rischio la sicurezza - e l’abitabilità - delle città. Studi recenti suggeriscono come i sistemi urbani, vulnerabili e al tempo stesso responsabili di questi fenomeni, debbano mettere in atto misure di difesa per far fronte alle conseguenze legate al cambio climatico. La pianificazione territoriale e la progettazione urbana, per la comprensione panottica delle risorse naturali e ambientali, giocano un ruolo rilevante nel rendere il territorio urbanizzato meno vulnerabile e più ‘resiliente’. Non vi è dubbio che l’urbanistica debba assumere un atteggiamento proattivo e propositivo di fronte a questa situazione, intraprendendo azioni che adattino gli spazi urbani agli impatti dei cambiamenti climatici, rivalutando l’efficacia delle proprie politiche in un orizzonte di più ampio respiro. La crisi ambientale sembra allora mettere in gioco nuove prospettive di ricerca e di azione su cui la disciplina deve tornare a riflettere. Se ogni crisi e questione urbana ha portato alla luce nuovi temi (Secchi 2013), oggi allora si presenta un’opportunità, per l’urbanistica, di ridefinizione degli obiettivi disciplinari e l’ipotesi di un nuovo campo di indagine, riflessione e progetto per la città. Un’occasione a un ritorno alla cura del territorio, a una presa di coscienza dell’irreversibilità dei processi progettuali sull’ambiente (e sul sistema climatico) e sul bisogno di agire, in termini di adattamento, sulla città esistente. Oggigiorno sembra che l’urbanistica abbia acquisito queste responsabilità e il concetto di ‘rischio’ legato agli eventi ‘naturali’ correlati agli effetti collaterali del cambiamenti climatici fa parte oramai del palinsesto disciplinare. Oltre alla riduzione delle cause che determinano i rischi del surriscaldamento globale, i piani di ultima generazione hanno avviato processi di trasformazione urbana in grado di accogliere, adattandosi, le conseguenze dei cambiamenti climatici all’interno di un progetto olistico che tiene assieme le varie ‘questioni urbane’. Se le strategie di mitigazione e le relative politiche urbane di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra hanno ormai ampiamente individuato chiare e sperimentate modalità di attuazione e realizzazione anche all’interno della disciplina urbanistica, quelle relative all’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici restano tuttora abbastanza vaghe e indefinite. Le soluzioni intraprese dalle città europee si muovono in differenti direzioni: quelle maggiormente condivise sembrano essere accomunate da concetti quali ‘resilienza’, ‘intelligenza’, ‘eco’. Però, all’interno della disciplina, questi concetti hanno difficile traduzione e rischiano di diventare dei concetti facilmente fraintesi, come è avvenuto in passato per la ‘sostenibilità’. La ricerca è strutturata in due parti. La prima è volta a ricostruire lo stato dell’arte disciplinare riguardo i temi dell’adattamento delle città ai cambiamenti climatici. Senza pretesa di esaustività, l’obiettivo consiste nell’individuare presupposti teorici e culturali, direzioni e modalità intraprese all’interno del dibattito disciplinare. La seconda parte, invece, riveste un carattere principalmente operativo e si muove a partire dalle letture di casi in cui il progetto degli spazi aperti affronta le problematiche climatiche in maniera propositiva, traducendo le esigenze di sicurezza e abitabilità in occasione di rigenerazione urbana. Infine all’interno della sezione ‘Apparati’ vengono riportate alcune parole chiave per il progetto climate-proof e un repertorio dei dispositivi spaziali che agiscono per favorire l’adattamento degli spazi pubblici agli impatti collaterali dei mutamenti climatici.
XXVII Ciclo
1982
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18

Nitti, Antonio <1983&gt. "Le Havre. Forme e caratteri dello spazio urbano nel progetto di Auguste Perret." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7064/1/Nitti_Antonio_tesi.pdf.

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Abstract:
Oggetto del presente studio è il progetto di ricostruzione del centro urbano di Le Havre ad opera di Auguste Perret. Suo obiettivo è il riconoscimento di quell’idea di città posta a fondamento del progetto, per il quale ci si propone di indagare il senso e le grammatiche costitutive della sua forma. Quella di Le Havre costituisce una dimostrazione di come una forma urbana ancora compatta ed evocativa della città storica possa definirsi a partire dalle relazioni stabilite con gli elementi della geografia fisica. Nei suoi luoghi collettivi e monumentali, che rimandano chiaramente a una cultura dell’abitare che affonda le proprie radici nella più generale esperienza della costruzione della città francese, la città riconosce un valore formale e sceglie di rappresentare il proprio mondo civico dinanzi a quei grandi elementi della geografia fisica che costituiscono l’identità del luogo nel quale questa si colloca. Sembra infatti possibile affermare che gli spazi pubblici della città atlantica riconoscano e traducano nella forma della Place de l’Hôtel de Ville le ripide pendici della falesia del Bec-de-Caux, in quella della Porte Océane l’orizzonte lontano dell’Oceano, e nel Front-de-mer Sud l’altra riva dell’estuario della Senna. Questa relazione fondativa sembra essere conseguita anche attraverso la definizione di un’appropriata grammatica dello spazio urbano, la cui significatività è nel fondarsi sull’assunzione, allo stesso tempo, del valore dello spazio circoscritto e del valore dello spazio aperto. La riflessione sullo spazio urbano investe anche la costruzione dell’isolato, sottoposto a una necessaria rifondazione di forma e significato, allo scopo di rendere intellegibile le relazioni tra gli spazi finiti della città e quelli infiniti della natura. La definizione dell’identità dello spazio urbano, sembra fondarsi, in ultima analisi, sulle possibilità espressive delle forme della costruzione che, connotate come forme dell’architettura, definiscono il carattere dei tipi edilizi e dello spazio da questi costruito.
Object of this study is the rebuilding project for the city center of Le Havre by Auguste Perret. It proposes to recognize the idea of city at the basis of the project, for which we propose to investigate the meaning and constitutive grammar of its form. The one of Le Havre is a demonstration of how a compact urban form, evocative of the historical city, could be defined starting from the relations established with the elements of physical geography. In its collective and monumental places, which evoke an inhabiting culture which has its roots in the more general experience of construction of French city, the city recognizes a formal value and chooses to represent its civic society in front of those great elements of physical geography that constitute the identity of the place where it is located. It seems possible to affirm that the public spaces of the atlantic city translate in the form of the Place de l'Hôtel de Ville the steep slopes of the cliff of Bec-de-Caux, in the Porte Océane the distant horizon of the ocean, and in the Front-de-mer Sud the other bank of the Seine estuary. The foundational relationship seems to be achieved also by establishing an appropriate grammar of urban form, whose significance is based on the assumption of the value of the enclosed space and the value of the open space. This reflection invests the construction of the block, subjected to a necessary refoundation of form and meaning, in order to make intelligible the relationships between the finite spaces of city and the infinite ones of nature. The definition of the identity of urban space seems to be based, ultimately, on the expressive possibilities of forms of construction, which, connoted as forms of architecture, define the character of building types and urban space.
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Nitti, Antonio <1983&gt. "Le Havre. Forme e caratteri dello spazio urbano nel progetto di Auguste Perret." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7064/.

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Abstract:
Oggetto del presente studio è il progetto di ricostruzione del centro urbano di Le Havre ad opera di Auguste Perret. Suo obiettivo è il riconoscimento di quell’idea di città posta a fondamento del progetto, per il quale ci si propone di indagare il senso e le grammatiche costitutive della sua forma. Quella di Le Havre costituisce una dimostrazione di come una forma urbana ancora compatta ed evocativa della città storica possa definirsi a partire dalle relazioni stabilite con gli elementi della geografia fisica. Nei suoi luoghi collettivi e monumentali, che rimandano chiaramente a una cultura dell’abitare che affonda le proprie radici nella più generale esperienza della costruzione della città francese, la città riconosce un valore formale e sceglie di rappresentare il proprio mondo civico dinanzi a quei grandi elementi della geografia fisica che costituiscono l’identità del luogo nel quale questa si colloca. Sembra infatti possibile affermare che gli spazi pubblici della città atlantica riconoscano e traducano nella forma della Place de l’Hôtel de Ville le ripide pendici della falesia del Bec-de-Caux, in quella della Porte Océane l’orizzonte lontano dell’Oceano, e nel Front-de-mer Sud l’altra riva dell’estuario della Senna. Questa relazione fondativa sembra essere conseguita anche attraverso la definizione di un’appropriata grammatica dello spazio urbano, la cui significatività è nel fondarsi sull’assunzione, allo stesso tempo, del valore dello spazio circoscritto e del valore dello spazio aperto. La riflessione sullo spazio urbano investe anche la costruzione dell’isolato, sottoposto a una necessaria rifondazione di forma e significato, allo scopo di rendere intellegibile le relazioni tra gli spazi finiti della città e quelli infiniti della natura. La definizione dell’identità dello spazio urbano, sembra fondarsi, in ultima analisi, sulle possibilità espressive delle forme della costruzione che, connotate come forme dell’architettura, definiscono il carattere dei tipi edilizi e dello spazio da questi costruito.
Object of this study is the rebuilding project for the city center of Le Havre by Auguste Perret. It proposes to recognize the idea of city at the basis of the project, for which we propose to investigate the meaning and constitutive grammar of its form. The one of Le Havre is a demonstration of how a compact urban form, evocative of the historical city, could be defined starting from the relations established with the elements of physical geography. In its collective and monumental places, which evoke an inhabiting culture which has its roots in the more general experience of construction of French city, the city recognizes a formal value and chooses to represent its civic society in front of those great elements of physical geography that constitute the identity of the place where it is located. It seems possible to affirm that the public spaces of the atlantic city translate in the form of the Place de l'Hôtel de Ville the steep slopes of the cliff of Bec-de-Caux, in the Porte Océane the distant horizon of the ocean, and in the Front-de-mer Sud the other bank of the Seine estuary. The foundational relationship seems to be achieved also by establishing an appropriate grammar of urban form, whose significance is based on the assumption of the value of the enclosed space and the value of the open space. This reflection invests the construction of the block, subjected to a necessary refoundation of form and meaning, in order to make intelligible the relationships between the finite spaces of city and the infinite ones of nature. The definition of the identity of urban space seems to be based, ultimately, on the expressive possibilities of forms of construction, which, connoted as forms of architecture, define the character of building types and urban space.
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20

Bernardi, Edoardo. "Stazione di Rimini - La geografia dello spazio urbano." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
Il progetto di Tesi si fonda sulla ricerca sulle dinamiche geografiche, economiche, antropologiche e sociali che hanno determinato l’evoluzione morfologica della città di Rimini. La parte di ricerca sulla morfologia geografica della città e sulla sua evoluzione a partire dalla fondazione nel 268 a.C. fino ad oggi è stata indispensabile per la comprensione delle tematiche intrinseche all’area; un percorso di ricerca e analisi che ha permesso di svelare i temi che ogni progetto, in modo innato e differente, custodisce. La lettura dei testi di Antonio Monestiroli e di Oswald Mathias Ungers sull’argomento del tema in architettura è stata determinante, una costante guida in questa ricerca sul tema architettonico che, posto da una occasione storica, da uno stato di necessità, trova le sue ragioni collettive nel profondo legame con il contesto geografico e con la volontà sociale. È perciò nella storia stessa della città che si è ricercato un tema di progetto, come tentativo di superamento delle problematiche ad essa collegate. La lettura dei testi di Aldo Rossi, Carlos Martì Aris, Antonio Monestiroli, Arthur Smailes e Lewis Mumford hanno costituito una costante guida nella comprensione dell’architettura della città. L’indagine qui sviluppata si interroga quindi principalmente su questioni di metodo e il lavoro si configura come una ricerca sulla forma geografica della città, sul ruolo che questa forma ha in relazione agli elementi geografici, infrastrutturali ed antropologici, tentando di trovare una sintesi tra questi elementi attraverso una rinnovata coerenza geografica della città e soffermandosi in particolare su una nuova forma di paesaggio infrastrutturale urbano che possa stabilire un equilibrio tra le esigenze economiche di sviluppo e il miglioramento delle qualità ambientali urbane derivanti dal rapporto della città con l’infrastruttura, unite al desiderio contemporaneo di vivere in un ambiente naturale esteticamente equiparabile a quello naturale.
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CASAROTTI, ELEONORA. "LA COSTRUZIONE DELLO SPAZIO PUBBLICO. UOMINI E CANTIERI A NOVARA TRA XII E XIII SECOLO." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/11578/319886.

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Abstract:
L’ELABORATO INDAGA IN QUALI MODALITÀ IL FENOMENO DI FORMAZIONE, SVILUPPO E AFFERMAZIONE DEI GOVERNI COMUNALI, CHE TRA XII E XIII SECOLO INTERESSA LE CITTÀ DELL’ITALIA SETTENTRIONALE, SI RIFLETTE SULLO SPAZIO URBANO E L’ARCHITETTURA ATTRAVERSO EPISODI PROGETTUALI, COSTRUTTIVI E ARTISTICI CHE SONO LA DIRETTA ESPRESSIONE DELL’AFFERMAZIONE DELLA COLLETTIVITÀ CITTADINA, IN UNA DINAMICA DI INCONTRO/SCONTRO CON LE ALTRE FORME DI POTERE PUBBLICO RICONOSCIUTE, IMPERO E VESCOVO. PER INDAGARE LA COSTRUZIONE DELLO SPAZIO PUBBLICO E LE SUE ESPRESSIONI ARCHITETTONICHE IN EPOCA COMUNALE, SI È DECISO DI APPROCCIARSI ALLA DEFINIZIONE DEL CONCETTO ATTRAVERSO TRE DIRETTRICI DIFFERENTI: STORICO-ISTITUZIONALE, GIURIDICA E SOCIALE. LA TRATTAZIONE PROCEDE SCENDENDO PROGRESSIVAMENTE NEL CASO PARTICOLARE: DAL MACROCOSMO DEI GRANDI QUADRI DI RIFERIMENTO, A UN GRUPPO DI CITTÀ DI EPOCA COMUNALE DI AREA LOMBARDA, PER ARRIVARE AL MICROCOSMO DELLA CITTÀ DI NOVARA. ESSENZIALE PER LA METODOLOGIA DI INDAGINE DELINEATA È STATA L’INTERPRETAZIONE DI LUOGO PUBBLICO INTESO COME LUOGO DELLA PAROLA ALL’INTERNO DELLA CITTÀ. IL SECONDO CAPITOLO È DEDICATO AI CARATTERI DELLA CITTÀ COMUNALE E ALLA DEFINIZIONE DEGLI SPAZI CONSIDERABILI COME PUBBLICI CHE SI COLLOCANO INTORNO ALLA PLATEA MAIOR, FULCRO DELLA CITTÀ MEDIEVALE. IN PARTICOLARE, VENGONO INDAGATI IL RAPPORTO DELLA PIAZZA MEDIEVALE CON IL FORO ANTICO E L’INDIVIDUAZIONE DI POLI EPISCOPALE E LAICO IN UN GRUPPO DI CITTÀ LOMBARDE, PER FAR EMERGERE ANALOGIE E DIFFERENZE TRA LA CITTÀ DI NOVARA E ALTRE REALTÀ COMUNALI CON LE QUALI SI RAPPORTAVA. LE CITTÀ PRESE IN CONSIDERAZIONE SONO VERCELLI, MILANO, PAVIA, LODI, BERGAMO E BRESCIA. IL TERZO CAPITOLO SI FOCALIZZA SULLE TIPOLOGIE DI EDIFICI PRESENTI NELLO SPAZIO DELLA PIAZZA CHE FRA XII E XIII SECOLO SVOLSERO FUNZIONE PUBBLICA. AVVALENDOSI DELLA BIBLIOGRAFIA CHE HA INTERESSATO LE CITTÀ INCLUSE NELLA SINTESI DI RIFERIMENTO, SI TRATTEGGIA UN PANORAMA COSTRUTTIVO CHE ATTRAVERSO UNA LINEA CRONOLOGICA IDEALE PARTE DALLE CATTEDRALI PER ARRIVARE AL PALAZZO COMUNALE. IL QUARTO CAPITOLO È DEDICATO ALL’ANALISI DEL CASO STUDIO DI NOVARA. L’INDAGINE SI È SVOLTA ATTRAVERSO LA REALIZZAZIONE DI UN REGESTO PER LA CATALOGAZIONE DEL MATERIALE PERGAMENACEO CONSERVATO NEGLI ARCHIVI NOVARESI, EDITO O INEDITO. QUESTO REGESTO, CHE SI FOCALIZZA SULLE DATAZIONI TOPICHE, PERMETTE DI METTERE MEGLIO A FUOCO QUALI FOSSERO NELLA CITTÀ NOVARESE QUEI “LUOGHI DELLA PAROLA” CHE SONO ALLA BASE DELLA FUNZIONE PUBBLICA DI UNO SPAZIO O DI UN EDIFICIO. GLI ESITI URBANISTICI E ARCHITETTONICI DELL’ISTITUZIONE VESCOVILE E COMUNALE NOVARESI SONO STATI RELAZIONATI ALL’EVOLUZIONE TOPOGRAFICA DELLA CITTÀ. ALL’INTERNO DEL CONTESTO CITTADINO, SONO STATI POI REALIZZATI AFFONDI MONOGRAFICI DEDICATI AL RINNOVAMENTO DEL GRUPPO EPISCOPALE NELLA PRIMA METÀ DEL XII SECOLO; ALLA SUA RELAZIONE CON LA STRUTTURA DELLA DOMUS CONSULUM, FINORA INEDITA E IDENTIFICATA PROPRIO DURANTE QUESTO STUDIO; AL PROCESSO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE DELLA SEDE COMUNALE PRESSO LO SPAZIO DEL BROLETTO; ALL’AZIONE DEL COMUNE NELLO SPAZIO DELLA PIAZZA MEDIANTE LA DEFINIZIONE DEGLI AMBIENTI PORTICATI. L’ULTIMO CAPITOLO RAPPRESENTA LA SINTESI DELLE CONSIDERAZIONI CHE SCATURISCONO DALL’ ANALISI DEL CASO NOVARESE, RAPPORTATE AL CONTESTO LOMBARDO UTILIZZATO COME RIFERIMENTO PER DELINEARE UNA SORTA DI ICONOLOGIA DELLO SPAZIO PUBBLICO. QUESTE CONSIDERAZIONI POSSONO ESSERE SUDDIVISE IN TRE AMBITI PRINCIPALI: L’INDIVIDUAZIONE DELLO SPAZIO PUBBLICO, LA SUA COSTRUZIONE E LA RAPPRESENTAZIONE DEL PUBBLICO NELLO SPAZIO.
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CARDINALE, SARA. "IL BALLO DI COPPIA IN STRADA A MILANO: SOCIEVOLEZZA E APPARTENENZA NELL'INTIMITA' DELLO SPAZIO PUBBLICO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35575.

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Abstract:
Il ballo sociale di coppia è una forma di svago che è tornata ad essere praticata da giovani e adulti soprattutto dagli anni Novanta. Questa ricerca sociologica ha per oggetto gli eventi di ballo sociale di coppia che hanno luogo attualmente a Milano in spazi pubblici, soprattutto nel centro città, senza autorizzazioni formali e privi di finalità di lucro. L’ipotesi di base è che questi eventi, organizzati da gruppi di ballerini attraverso reti sociali online, siano parte di un fenomeno sociale unico. I tipi di ballo coinvolti sono il tango argentino, la mazurka francese neotrad, lo swing e i balli del sud Italia. Questo lavoro, attraverso l’osservazione partecipante in situazione e interviste in parte semistrutturate e in parte biografiche, mira ad individuare i significati specifici che distinguono tale pratica urbana dal ballo di coppia in luoghi istituzionali e quale sia il ruolo giocato dello spazio pubblico nel differenziare i due oggetti. Nell’analisi delle interviste, l’ambito di significato relativo alla socialità collettiva si è distinto rispetto agli altri per corposità e complessità, è stato perciò scelto come chiave interpretativa del fenomeno. Questa pratica si rivela, infine, una forma di socievolezza e un ambiente sociale in cui esperire un’intimità di gruppo generata da interazioni estemporanee tra conoscenti, e trova negli spazi pubblici della città il suo teatro di espressione privilegiato.
In Western culture, social partner dances have re-emerged as a leisure activity for young and adults since the 90’s. This sociological research concerns social partner dancing events taking place in public spaces in Milan nowadays, especially in the city centre. They are organized through online social networks by groups of dancers who occupy the public space without any formal license and any profit-mindedness; Argentinian tango, French mazurka, swing, and Southern Italian dances are the types of dances involved. The underlying assumption is that these street events are part of a unique social phenomenon. By means of an at home perspective to participant observation, semistructured, and in-depth interviews, this work aims, firstly, to find specific meanings to this practice by comparing it to partner dances performed in institutional places; and secondly, to identify the role of public space in this framework. The collective sociality dimension of meaning has been chosen as a key to interpretation, since it stood out for complexity and relevance. This urban practice turns out to be a kind of simmelian sociability and an environment to experience a group intimacy produced by extemporary interactions of acquaintances; of which urban public spaces, furthermore, prove to be a perfect theatre to its full expression.
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CARDINALE, SARA. "IL BALLO DI COPPIA IN STRADA A MILANO: SOCIEVOLEZZA E APPARTENENZA NELL'INTIMITA' DELLO SPAZIO PUBBLICO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35575.

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Abstract:
Il ballo sociale di coppia è una forma di svago che è tornata ad essere praticata da giovani e adulti soprattutto dagli anni Novanta. Questa ricerca sociologica ha per oggetto gli eventi di ballo sociale di coppia che hanno luogo attualmente a Milano in spazi pubblici, soprattutto nel centro città, senza autorizzazioni formali e privi di finalità di lucro. L’ipotesi di base è che questi eventi, organizzati da gruppi di ballerini attraverso reti sociali online, siano parte di un fenomeno sociale unico. I tipi di ballo coinvolti sono il tango argentino, la mazurka francese neotrad, lo swing e i balli del sud Italia. Questo lavoro, attraverso l’osservazione partecipante in situazione e interviste in parte semistrutturate e in parte biografiche, mira ad individuare i significati specifici che distinguono tale pratica urbana dal ballo di coppia in luoghi istituzionali e quale sia il ruolo giocato dello spazio pubblico nel differenziare i due oggetti. Nell’analisi delle interviste, l’ambito di significato relativo alla socialità collettiva si è distinto rispetto agli altri per corposità e complessità, è stato perciò scelto come chiave interpretativa del fenomeno. Questa pratica si rivela, infine, una forma di socievolezza e un ambiente sociale in cui esperire un’intimità di gruppo generata da interazioni estemporanee tra conoscenti, e trova negli spazi pubblici della città il suo teatro di espressione privilegiato.
In Western culture, social partner dances have re-emerged as a leisure activity for young and adults since the 90’s. This sociological research concerns social partner dancing events taking place in public spaces in Milan nowadays, especially in the city centre. They are organized through online social networks by groups of dancers who occupy the public space without any formal license and any profit-mindedness; Argentinian tango, French mazurka, swing, and Southern Italian dances are the types of dances involved. The underlying assumption is that these street events are part of a unique social phenomenon. By means of an at home perspective to participant observation, semistructured, and in-depth interviews, this work aims, firstly, to find specific meanings to this practice by comparing it to partner dances performed in institutional places; and secondly, to identify the role of public space in this framework. The collective sociality dimension of meaning has been chosen as a key to interpretation, since it stood out for complexity and relevance. This urban practice turns out to be a kind of simmelian sociability and an environment to experience a group intimacy produced by extemporary interactions of acquaintances; of which urban public spaces, furthermore, prove to be a perfect theatre to its full expression.
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Giovannini, Sonia. "L'attuazione delle decisioni che applicano una penalità " nell'ambito dello spazio giudiziario europeo tra pubblico e privato "." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2013. https://hdl.handle.net/11572/368757.

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Abstract:
Il presente studio ha per oggetto il tema dell’attuazione, per mezzo di misure coercitive, del comando giudiziale cui il contenzioso transfrontaliero e, segnatamente, quello comunitario pone capo. L’importanza che il ricorso agli strumenti di coercizione indiretta riveste nell'ottica dell'effettività della tutela giurisdizionale civile, ha costituito, in particolare, il fondamento sulla cui base sono state fissate le direttrici della ricerca. L’inquadramento del problema all’interno della cornice della cooperazione giudiziaria in materia civile, ha permesso di chiarire, innanzitutto, il ruolo che le misure coercitive sono chiamate ad assolvere sul piano del contenzioso comunitario. Vale a dire, quello di garantire la validità del principio della libera circolazione delle decisioni giudiziarie e, con esso, la piena vincolatività del comando giudiziale pronunciato in seno ad uno degli Stati membri. Precisamente, l’oggetto dell’indagine è stato circoscritto alle modalità con cui le misure coercitive, o meglio, le decisioni che le applicano, sono ammesse a circolare nell’ambito dello spazio giudiziario europeo. La questione trova un accenno di disciplina all’interno del Reg. (CE) n. 44/2001 che ad essa dedica, all’art. 49, una scarna disposizione di riferimento. Sino ad ora, il compito di chiarire - almeno in parte - il contenuto e la portata di tale disposizione è stato demandato, da parte del legislatore comunitario, alla Corte di Giustizia, la quale è intervenuta fornendo alcune indicazioni di principio. Tali indicazioni, pur essendo in sé apprezzabili, hanno tuttavia trascurato totalmente di coordinare detta disciplina con altre norme poste dal Regolamento e di considerare l’aspetto, altrettanto cruciale, dell’innesto dello strumento nel tessuto normativo interno degli Stati membri. In tale ottica, lo studio della materia è stato condotto cercando di dimostrare come quest’ultima si lasci apprezzare, pur con notevoli difficoltà interpretative, sulla base dell’applicazione dei medesimi presupposti generali che sovraintendono il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni giudiziarie nell’ambito dello spazio giudiziario europeo. L’intento cui si è cercato di dare soddisfazione nel corso dello svolgimento dell’intero lavoro risponde, invero, alla necessità di fornire una coerente sistemazione della materia nell’ambito della teorica generale del riconoscimento e dell’esecuzione delle decisioni infra-europee.
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Spargoli, Silvia, and Giulia Fausti. "Vivere lo Spazio Urbano: Progetto di riqualificazione per il quartiere di Vallemiano." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19425/.

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Abstract:
A cavallo dei due versanti collinari del promontorio di Ancona si presenta un punto di snodo di grande rilevanza: il quartiere di Vallemiano. La sua particolare posizione geografica, lungo il tratto mediano della valle del torrente Miano, posta lontano dal nucleo storico ma non ancora definibile come zona periferica, rende il quartiere Vallemiano un punto di raccordo tra lo sviluppo urbano delle due parti della città (Prima Ancona e Seconda Ancona). Il forte paesaggio infrastrutturale, caratterizzato da passaggi sottoelevati, sopraelevati, linea ferroviaria e arteria principale di distribuzione, definisce il confine preciso dell’area e lo portano, contemporaneamente, ad essere delimitato e chiuso in sé stesso. Da qui l’area si predispone ad essere vista e vissuta come semplice luogo di passaggio e quindi ad essere poco valorizzato. Per questa ragione il quartiere è da sempre stato oggetto di progetti di riqualificazione per la definizione di una propria immagine e per il rilancio della convivialità. La fondazione di questo rione risale ai primi decenni del ‘900 a seguito dell’edificazione del sito del mattatoio, considerato uno dei primi esempi di architettura industriale in Italia e ad oggi classificato come bene appartenente all’archeologia industriale ma sin dalla sua edificazione fino ai giorni nostri questo rione è sempre stato privo di una sua identità Un luogo, quello di Vallemiano, che nasce ed è definibile ancora oggi come quartiere popolare e che è da sempre privo di un centro di aggregazione sociale. L’obietto del progetto è quello di: - ricostruire il tessuto sociale e l’anima del quartiere, attraverso una rigenerazione urbana che restituisca il dialogo e l’integrazione di cui il sito necessita. - Favorire l’integrazione tra il vecchio e il nuovo, mantenendo viva la sua storia e riappropriandolo del lato naturale che gli interventi di speculazione edilizia avvenuti in seguito al boom economico hanno deturpato.
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Carrioli, Cecilia. "Tracce, spazio, memoria. Progetto di riqualificazione dell'area del gasometro a Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19426/.

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Abstract:
Riqualificare un’area come quella delle ex officine del gas a Bologna significa confrontarsi inevitabilmente con tre sistemi antitetici che vivono in maniera isolata all’interno del tessuto urbano: il centro storico, la periferia, la ferrovia. La sfida principale del progetto è stata quella di mettere a sistema questi tre mondi attraverso pochi segni, molto chiari che nascono dalla lettura delle tracce urbane esistenti. Partendo da un’area specifica, ovvero l’attuale sede dell’Hera, il progetto ha poi subito un ampliamento planimetrico quasi naturale, andando ad inglobare altri brani di città. Al tema iniziale della riqualificazione urbana, molto vasto di per sè, si sono aggiunti quelli dell’inclusione della ferrovia all’interno di un sistema architettonico più ampio, il potenziamento del collegamento tra centro storico e periferia e la sistemazione di Porta Mascarella. Leggere l’area limitandola ai suoi confini precostituiti avrebbe portato ad un progetto isolato, e non avrebbe contribuito ad una vero cambiamento ma solo ad aggiungere nella città un altro episodio che sarebbe andato a sommarsi agli altri che costellano Bologna. Il progetto mostra il tentativo di ordinare il caos che caratterizza diversi isolati del XX secolo attraverso un impianto architettonico di inclusione della ferrovia. Il carattere di questo sistema viene delineato dalla composizione di due architetture urbane, pensate come quinte sceniche della città, due elementi fissi sui quali si attestano diverse situazioni di Bologna.
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D'Aloisio, Alessandro, and Mattia Mariani. "Progetto di spazi pubblici e residenze collettive- Riqualificazione urbana dell'area ex caserma Prandina a Padova." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Il progetto propone una possibile strategia di riqualificazione dell’Area ex Caserma Prandina a Padova, che rientra nella tematica del “Progetto Urbano”, sempre più fondamentale al giorno d’oggi. In Italia, le città sono ormai sature ed è divenuto necessario dare una risposta appropriata al crescente problema del consumo di suolo degli ultimi decenni. Urge ripensare prima di tutto le aree dismesse, per l’appunto come l’oggetto di questa ricerca, spazi da riconfigurare nel tessuto urbano in un’ottica di rinnovamento e a cui restituire una identità. È fondamentale “costruire nel costruito”, ripartire dall’interno, per risanare quelle parti di città che oggi non sono solo a i margini dal punto di vista geografico e morfologico ma anche e soprattutto in una chiave sociale e qualitativa di spazi.
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Fabbrica, Maria Chiara. "Progetto per il riassetto dell'area Ex Caserma Mazzoni." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
La tesi riguarda il riassetto di un’area militare dismessa in cui si è determinata una sorta di “sospensione” della dinamica urbana: il progetto vuole ripensarne struttura e morfologia attraverso l’interpretazione dei rapporti che si sono instaurati tra città e caratteri del luogo. La comprensione delle logiche emerse dal confronto fra l’insediamento militare e la città che si estende oltre i suoi “limiti invalicabili” costituisce il punto nodale del progetto e anche tema di riflessione imprescindibile: la sua centralità è dovuta alla condizione della città contemporanea, dove la perdita di ordine, di chiarezza e di intelligibilità hanno interrotto i processi di conoscenza e di memoria in cui si collocano l’architettura e le sue ragioni più antiche e profonde. La città è qui intesa come manufatto in trasformazione e l’area di progetto come luogo in cui si compie un continuo affinamento dell’idea insediativa generale. A partire dai vincoli posti dall’Accordo di programma da un lato, e dalle legittime richieste di comitati e cittadini che aspirano a spazi e servizi collettivi dotati di verde in grado di migliorare le condizioni di vita di residenti dall’altro, il progetto procede all’individuazione dei tracciati strutturali e del nuovo nucleo pubblico: il sistema di vuoti è assunto come matrice dell’intero impianto che si conforma insieme alle principali scelte tipologiche. L’individuazione di una soluzione possibile coincide con la ricerca di un ordine ideato logicamente, di edifici dove i tracciati assumano carattere strutturante l’architettura, tiene conto della possibile futura dismissione della caserma adiacente e, soprattutto, mira a conformare il nuovo complesso come elemento d’ordine anche per l’edificato circostante. Al di là della soluzione raggiunta, il progetto va oltre la definizione di una “soluzione” finale per assumere valore di strumento che, saggiando le potenzialità dei luoghi, possa precedere e orientare le scelte di pianificazione.
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Freddi, Alice. "Progetto per il riassetto urbano dell'area Ex Caserma Mazzoni." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Tesi sul riassetto di area militare dismessa in cui si è determinata una “sospensione” della dinamica urbana: il progetto vuole ripensarne struttura e morfologia attraverso l’interpretazione dei rapporti che si sono instaurati tra città e caratteri del luogo. La comprensione delle logiche che nel tempo sono emerse dal confronto fra l’insediamento militare e la città che si estende oltre i suoi “limiti invalicabili” costituisce il punto nodale del progetto: la sua centralità origina dalla condizione della città contemporanea, dove la perdita di ordine e la mancanza di una linea stabile di continuità hanno interrotto i processi di conoscenza e di memoria in cui si collocano l’architettura e le sue ragioni più profonde. La città è qui intesa come manufatto in trasformazione e l’area di progetto come luogo in cui si compie un continuo affinamento dell’idea insediativa generale. A partire dai vincoli posti dall’Accordo di programma in essere da un lato, e dalle legittime richieste di comitati e cittadini che aspirano a spazi e servizi collettivi dotati di verde in grado di migliorare le condizioni di vita di residenti e nuovi abitanti dall’altro, il progetto procede all’individuazione dei tracciati strutturali e della nuova parte residenziale: il sistema dei vuoti è assunto come matrice dell’intero impianto che si conforma insieme alle principali scelte tipologiche secondo il principio della Mischbebauung. L’individuazione di una soluzione possibile coincide con la ricerca di un ordine logico di edifici dove i tracciati assumano carattere strutturante l’architettura, questo tiene conto della possibile futura dismissione della caserma adiacente e mira a conformare il nuovo complesso come elemento d’ordine anche per l’edificato circostante. Al di là della soluzione raggiunta, il progetto va oltre la definizione di una “soluzione” finale per assumere valore di strumento che, saggiando le potenzialità dei luoghi, possa precedere e orientare le scelte di pianificazione.
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Santoro, Gianpiero, and Fabio Monducci. "Fra spazio e identità. Riqualificazione dell'area di Porta Napoli a Taranto." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/17069/.

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Centro nevralgico nella redazione del nuovo piano urbanistico generale, del quale la città dovrà necessariamente dotarsi entro il 2018, l’area di Porta Napoli a Taranto è di fondamentale importanza per dare delle risposte alle esigenze di una città che soffre della mancanza di un piano che dia ordine e corregga quanto si sia aggiunto e sedimentato in maniera sconnessa e ingiustificata nel tempo. L’attuale interesse, sempre crescente, per le aree dismesse e irrisolte, si collega alla volontà di evitare che la città si allarghi ancora. In linea con la visione di un’urbanistica più vicina alle politiche di sviluppo sostenibile per cui limitare l’espansione delle periferie e dei margini della città vuol dire migliorare quanto è già stato costruito, intensificare gli spazi costruiti e riqualificare il “terzo paesaggio” affinché le città abbiano possibilità di crescere all’interno.Le condensate vicende economiche susseguitesi nell’ultimo secolo hanno profondamente cambiato il volto di Taranto. Non si tratta solo della forma della città ma del rapporto uomo-ambiente o meglio del difficile rapporto individuo-città. Il fenomeno di crisi identitaria e perdita di appartenenza del cittadino si riflette nella qualità dello spazio urbano e in particolare dello spazio pubblico. L’area in questione è nella parte nord-occidentale della città. Un fazzoletto di terra fra i due mari, il Mar Piccolo e il Mar Grande, e fra due poli in egual misura importanti, il polo industriale e la Città Vecchia, oggetto di un sempre maggiore e crescente interesse. Pensare alla riqualificazione di Porta Napoli vuol dire riflettere sul concetto di vuoto, sulla ridefinizione di spazi con un carattere distintivo e quindi creare luoghi dove si ri-costituisce un’identità. Si tratta di pensare al ruolo significativo che una singola parte può svolgere nello sviluppo e nelle sorti di rinnovamento dell‘immagine della città intera che dovrà superare la dipendenza dalla grande industria.
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MINUTELLA, Antonio Giovanni. "Il Progetto di Architettura per la qualificazione dell'Identità Territoriale. Spazio Pubblico e Paesaggio. Una ciclovia per il turismo sostenibile nella Città a rete Madonie-Termini." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2015. http://hdl.handle.net/10447/105315.

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Abstract:
La pratica del progetto e le sperimentazioni condotte in ambito internazionale hanno consentito, negli ultimi anni, di sviluppare nuovi approcci alle tematiche del progetto delle infrastrutture capaci di contribuire ai processi di governo delle trasformazione per qualificare il paesaggio. La ricerca pluridisciplinare ha consentito di superare il progetto del manufatto e di concentrare l'attenzione all'intero contesto in cui le identità culturali, l'ecologia, le tradizioni, le esigenze tecniche della mobilità, la sostenibilità economica e ambientale definiscono gli ambiti entro cui si manifesta la regia del progetto di architettura. Le tendenze della programmazione contemporanea e le esperienze condotte nei paesi europei più avanzati mettono in evidenza come la ricerca progettuale produce effetti positivi di trasformazione del territorio quando riesce a creare sistemi di relazioni con l'ambiente tali da riuscire a rappresentarne il paesaggio. Questa ricerca porte con se l'esigenza di comprendere la necessità di far acquisire una nuova sensibilità progettuale per i temi del progetto di paesaggio, temi che a livello politico non riescono a sviluppare efficaci tecniche o procedure per una corretta impostazione del problema. La ricerca propone la lettura del sistema territoriale del comprensorio "Città e rete Madonie-Termini" caratterizzato da un avanzato sistema di governance territoriale in cui è possibile ipotizzare l'infrastruttura come strumento per veicolare nuovi valori e contribuire attraverso le sue capacità di rappresentazione del paesaggio alla costruzione dell'identità territoriale. La strada diventa portatrice di valori come la "figurabilità" del territorio che attraversa, oggetto architettonico capace di rendere esplicite le reti a servizio del nuovo sistema territoriale con cui costruire nuove relazioni tra l'ambiente naturale e lo spazio della viabilità. Il progetto di architettura come metodo di indagine e proiezione di uno stato futuro, sostenibile (quanto negli aspetti ambientali, quanto in quelli sociali ed economici) consente di valutare la trasformazione dell'ambiente in questo contesto culturale che ha ormai assimilato i temi relativi alla costruzione del paesaggio, dell'immagine del territorio e della possibilità che le operazione di landscaping offrono nella definizione della turistici dei luoghi. La ricerca pone una riflessione sul come l'infrastruttura lineare può diventare segno identitaria del territorio che attraversa.
The practice of the project and the experiments carried out in the international field allowed, in recent years, to develop new approaches to the issues of the project of the infrastructures. These approaches are capable to contribute to the processes of transformation of the government to describe the landscape. The multidisciplinary research has offered the possibility to overcome the design of the building and to focus the whole context in which cultural, ecological, traditional identities, technical requirement of mobility, economic and environmental sustainability define some areas within the direction of architectural design shows its elements. The trends of contemporary programming and the experiences conducted in the more developped European countries show how the research in design produces positive effects to the transformation of the territory when it manages to create systems of relationships inside the environment to be able to represent the landscape. This research as the objetifs to diffuse the need to acquire a new sensibility to the themes of landscape's design, issues that at the political level don't often able to develop effective techniques or procedures for a correct approach to the problem. This research proposes the reading of the territorial system of the district "Città a Rete Madonie-Termini" characterized by an advanced system of territorial governance where the infrastructure becomes an instrument to vehicle new values and to contribute to the representation of the landscape to the construction of a great territorial identity. In this way the road becomes an instrument to diffuse a system of values such as "representability" of land crossed, it is an architectural object capable of making explicit the networks of the new territorial system with which to build new relationships between the natural environment and the space of the road system. The architectural project, as a method of investigation and projection of a future state, sustainable (as in environmental, as in the social and economic aspects) permits an evaluation of the transformation of the environment in this cultural context that has already assimilated the issues related to the construction of the landscape, the image of the area and the possibility that the landscaping's operation offer for the definition of touristic places. The research raises a reflection on how the linear infrastructure can become a sign of identity of the area that crosses.
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Casadei, Ruben, and Gian Paolo Franceschini. "Le trasformazioni dello spazio urbano e delle pratiche di pianificazione. La Darsena di Ravenna come caso di studio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3617/.

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Abstract:
Questa tesi propone una riflessione critica sulle pratiche della pianificazione urbanistica attraverso l’analisi di un significativo caso di studio, costituito dalla Darsena di Città a Ravenna. Questo approccio di ricerca è dal nostro punto di vista una conseguenza della difficoltà di governare le attuali problematiche di sviluppo dello spazio urbano attraverso gli strumenti tradizionali della pianificazione e dell’urbanistica. La tesi ha lo scopo di far emergere temi di dibattito attuale sulle aree di sviluppo urbano, in particolare la complessità dei compiti decisionali riguardanti aree oggetto di interventi di rigenerazione urbana. La definizione “area di sviluppo urbano” si pone come prodotto di un’attiva collaborazione tra Stato, mercato e società civile e costituisce dal nostro punto di vista una vera “questione sociale”. Prenderemo come riferimento il caso della Darsena di Città di Ravenna, oggetto della sperimentazione urbanistica degli ultimi trenta anni, sul quale diversi “stili” e strumenti di pianificazione si sono confrontati, nell’intento di guidare un processo di riqualificazione che ha portato ad oggi a risultati concreti assai limitati. Attraverso gli strumenti consultabili e un rapido sopralluogo infatti, possiamo intuire immediatamente come la realizzazione di interventi sull’area si limiti a casi localizzati come la riqualificazione della raffineria Almagià, la nuova sede dell’autorità portuale e l’ex molino Pineta, oltre agli interventi residenziali riconducibili all’edificio progettato dall’architetto Cino Zucchi e ai nuovi isolati attorno alla parte centrale di via Trieste. Le problematiche di fondo che hanno creato conflitti sono molte, dall’elevata divisione proprietaria alla cesura del comparto con il centro storico data dalla barriera ferroviaria, alla questione relativa al risanamento delle acque e dei suoli, solo per citare le più evidenti. Siamo quindi interessati a capire il problema dal punto di vista del processo di pianificazione per poi concentrare la nostra riflessione su possibili soluzioni che possano risolvere i conflitti che sembrano all’oggi non trovare una risposta condivisa. Per meglio comprendere come rapportarci al caso specifico si è cercato di analizzare alcuni aspetti teorici fondanti del “procedimento archetipico” di pianificazione urbana in contrapposizione con metodi di pianificazione “non convenzionali”. Come lo studio dei primi ci ha permesso di capire come si è arrivati all’attuale situazione di stallo nella trasformazione urbana della Darsena di Città, i secondi ci hanno aiutato a comprendere per quali ragioni i piani urbanistici di tipo “tradizionale” pensati per la Darsena di Città non sono stati portati a realizzazione. Consci che i fattori in gioco sono molteplici abbiamo deciso di affrontare questa tesi attraverso un approccio aperto al dialogo con le reali problematiche presenti sul territorio, credendo che la pianificazione debba relazionarsi con il contesto per essere in grado di proporre e finalizzare i suoi obiettivi. Conseguenza di questo è per noi il fatto che una sensibile metodologia di pianificazione debba confrontarsi sia con i processi istituzionali sia con le dinamiche e i valori socio-culturali locali. In generale gerarchie di potere e decisioni centralizzate tendono a prevalere su pratiche decisionali di tipo collaborativo; questa tesi si è proposta quindi l’obiettivo di ragionare sulle une e sulle altre in un contesto reale per raggiungere uno schema di pianificazione condiviso. La pianificazione urbanistica è da noi intesa come una previsione al futuro di pratiche di accordo e decisione finalizzate a raggiungere un obiettivo comune, da questo punto di vista il processo è parte essenziale della stessa pianificazione. Il tema è attuale in un contesto in cui l’urbanistica si è sempre confrontata in prevalenza con i temi della razionalizzazione della crescita, e con concetti da tempo in crisi che vanno oggi rimessi in discussione rispetto alle attuali istanze di trasformazione “sostenibile” delle città e dei territori. Potremmo riassumere le nostre riflessioni sull’urbanistica ed i nostri intenti rispetto al piano della Darsena di Città di Ravenna attraverso una definizione di Rem Koolhaas: l’urbanistica è la disciplina che genera potenziale, crea opportunità e causa eventi, mentre l’architettura è tradizionalmente la disciplina che manipola questo potenziale, sfrutta le possibilità e circoscrive. Il percorso di ragionamento descritto in questa tesi intende presentare attraverso alcune questioni significative l’evoluzione dello spazio urbano e delle pratiche di pianificazione, arrivando a formulare un “progetto tentativo” sul territorio della Darsena di Città.
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MARIANO, Carmela. "La filosofia del partenariato come alternativa alla privatizzazione dello spazio pubblico. La separazione tra pubblico e privato rende più complessa, in Italia, la produzione e la gestione dello spazio pubblico rispetto all’esperienza della città moderna. Condizioni e innovazioni nelle pratiche italiane per l’affermazione di tale filosofia. Tesi di Dottorato di ricerca in Riqualificazione e Recupero insediativo XVIII ciclo, Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma, in padis@uniroma1.it." Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/11573/427882.

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Abstract:
Ripercorrendo la dinamica della trasformazione dello spazio pubblico, dalla città storica alla città contemporanea, la ricerca analizza i motivi della “crisi” dello spazio pubblico della città contemporanea e propone una lettura critica delle recenti esperienze di pianificazione in tema di spazi pubblici che si caratterizzano per il ricorso, da parte delle amministrazioni locali, a forme di collaborazione tra soggetti pubblici e privati (partenariato). L’obiettivo è quello di individuare una possibile procedura di realizzazione di spazio pubblico che garantisca, il raggiungimento della qualità del progetto e la sua efficacia nel tempo.
Going through the dynamics of transformation of public space, from the historical to the contemporany city, this study evaluates the reasons of the crisis of the public space in the contemporany city and suggests a critical interpretation of recent experiences in public space planning that consisted by a kind of collaboration between public Administration and private subject. The aim of this study is to individuate a new kind of public space and a possible procedure of development able to garantee quality and efficiency of the project during a long period of time
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LO, BELLO CHIARA. "Architettura e obsolescenza nella città europea (1960-2015). Percorsi interpretativi, progetti e strategie per la costruzione dello spazio pubblico." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1031890.

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Abstract:
La ricerca sviluppa un percorso d’indagine sul rapporto tra il progetto di architettura dello spazio pubblico della città europea e la sua obsolescenza. Alcuni interventi contemporanei, frutto di un pensiero progettuale, già poco dopo la loro inaugurazione, risultano interessati da fenomeni di abban¬dono o sottoutilizzo, fallimentari, incapaci di intessere relazioni propositive con la città. Tali spazi non sono irrilevanti dato che nella città permangono e si stratificano, consumando suolo, denaro, energie fisiche e intellettuali, l’idea stessa dello spazio pubblico. La ricerca non solo propone la possibilità di riscrivere la storia di alcune opere dal punto di vista della loro ricezione, ma permette di riconoscere un tipo di obsolescenza legata ad interpretazioni poco attente della città e di attribuirne le ragioni alla mancata coincidenza tra modalità e strumenti di lettura del contesto e strumenti operativi utilizzati nel processo del progetto piuttosto che solo al degrado tecnico, funzionale, estetico, tecnolo¬gico, fisico, simbolico, programmato, dell’oggetto del progetto architettonico. Il carattere sperimentale della tesi ha consentito la definizione di un sistema di criteri atti a valutare tale fenomeno. La procedura critica individuata, che propone di colmare la diffusione ancora minima delle valutazioni post-occupative degli spazi pubblici, concentrandosi più sull’efficacia che sull’efficienza del progetto, è stata verificata mediante l’applicazione su casi studio (il Metropol Parasol a Siviglia, l’Esplanade Charles-De-Gaulle a Bordeaux-Mériadeck, il Sistema delle Piazze a Gibellina). Le indagini interdisciplinari realizzate sul campo hanno ricostruito i processi progettuali dalle prime volontà politiche alla fruizione dell’opera nel corso del tempo, attraverso la lettura dei differenti attori coinvolti (fruitore, progettista, istituzione) e l’analisi degli scarti tra le diverse fasi. L’architettura dello spazio pubblico, se manifesta inconsciamente il portato della società contemporanea, diviene non sol¬tanto un prodotto ma un sottoprodotto, un marcatore di defunti processi socio-economici: architetture concepite ‘per’ le vite di scarto e/o ‘da’ coscienze di scarto, attraverso processi progettuali e procedimenti burocratici che riflettono consapevolmente o inconsapevolmente tale natura. Riconoscendo il fenomeno dell’obsolescenza contemporanea come un sistema e non frutto di casualità, è possibile scardinarne il meccanismo. Introducendo nel processo del progetto un capitolo sulla valutazione post-occupativa è infatti possibile, durante ogni fase del processo del progetto, dare elementi di riflessione agli attori coinvolti e stabilire nuove modalità operative nella costruzione del progetto dello spazio pubblico.
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MARIANO, CARMELA. "La filosofia del partenariato come alternativa alla privatizzazione dello spazio pubblico." Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/11573/917202.

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Abstract:
Ripercorrendo la dinamica della trasformazione dello spazio pubblico, dalla città storica alla città contemporanea, la ricerca analizza i motivi della “crisi” dello spazio pubblico della città contemporanea e propone una lettura critica delle recenti esperienze di pianificazione in tema di spazi pubblici che si caratterizzano per il ricorso, da parte delle amministrazioni locali, a forme di collaborazione tra soggetti pubblici e privati (partenariato). L’obiettivo è quello di individuare una possibile procedura di realizzazione di spazio pubblico che garantisca, il raggiungimento della qualità del progetto e la sua efficacia nel tempo.
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SEVERA, FRANCESCO. "Costruzione e dissoluzione dello spazio pubblico nell’età moderna. L’Unione europea come caso di studio." Doctoral thesis, 2023. https://hdl.handle.net/11573/1666613.

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Abstract:
Il lavoro è diviso in due parti. La prima ha l’obiettivo di inquadrare il concetto di spazio pubblico nella tradizione giuridica occidentale, nel tentativo di definirne i caratteri fondamentali. La seconda ha invece l’obiettivo di misurare in rapporto a tale modello lo spazio giuridico nato dal processo di integrazione europea, così da comprendere se in esso si possa individuare (e in che termini si possa farlo) un “tono costituzionale”.
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GHAZI, ELNAZ. "NUOVI ORIZZONTI E NUOVE POTENZIALITA’ DELLO SPAZIO PUBBLICO INTERAZIONE, SOCIALITA’, COMUNICAZIONE, TECNOLOGIE, NEUROSCIENZA." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/947286.

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Abstract:
iflessione sull’apporto che potrebbe fornire una tecnologia avanzata (Brain computer Interface Technology, BCI) per la progettazione di nuovi spazi pubblici rigeneranti, ovvero spazi che assicurino un ottimo funzionamento delle attività a cui sono destinati e che determinino una tale esperienza per l’utente da ottimizzare il suo stato psicofisico e, quindi, la sua perfomance, aumentando la capacità di interazione sociale tra utenti-utenti e d’interazionetra utenti-spazio architettonico. Infine, per stati avanzamenti che non si trattera nella tesi , sto facciendo una parte sperimentale che si presentera nel discusione e si prevede uno studio fondato sulle conoscenze della Neuro estetica, essendo quest’ultima una delle frontiere contemporanee della neuroetica che approfondisce i rapporti tra arte e neuroscienze e psicoterapia (approccio interdisciplinare alla percezione e al senso artistico). In effetti, la scoperta della specializzazione funzionale del “cervello visivo”, ha indotto a considerare la visione come un processo attivo e dinamico, applicabile anche all’arte e all’architettura. Inoltre, entrando nella psicoterapia clinica come valido mezzo d’accesso a strati profondi della coscienza, si possono utillizare i dati analizzati attraverso la neuro estetica per la progettazione degli spazi pubblici, in particolare spazi finalizzati al potenziamento dell’interazione sociale. La neuro estetica si basa sulla teoria dell’Einfühlung (elaborata da Robert Vischer nel 1873 in Über das optische Formgefühl, e da Theodor Lipps in Aesthetik, 1903-06) la quale, insistendo sul fondamento psichico dell’esperienza artistica, costituisce il primo tentativo di integrare la teoria estetica con un metodo di tipo empirico, avviando a una psicologia dell’arte e dell’ architettura e allo studio della percezione visiva. Obbiettivo della dissertazione L’obiettivo è la definizione di una nuova metodologia trans-disciplinare che sia capace di unire gli strumenti dell’architettura con quelli delle neuroscienze, al fine di soddisfare oltre che i bisogni fisici e funzionali anche quelli spirituali, emotivi e psicologici. Secondo questa nuova concezione, le architetture sarebbero dotate di una intelligenza superiore, fornite di potenti sensori capaci di interpretare, decifrare e analizzare i segnali multipli involontariamente creati dagli esseri umani, in particolare le onde cerebrali, carpite attraverso l’utilizzo della tecnologia Brain computer Interface (BCI) e delle tecnologie indossabili come l’EEG (Elettroencefalografia): l’obbiettivo di questo studio è quello di elaborare delle proposte concrete di applicabilità agli spazi pubblici. Destinataria della ricerca La ricerca è di intresse per tutti i progettisti che vengono chiamati a pensare al fututo degli spazi pubblici; per le amministrazioni dell’ architettura che decidono di adottare piani di sviluppo di tipo Neuroarchitectural; per studiosi a cui interessa l’approfondimento dell’interdisciplinarità tra Neuroscienza e Architettura .
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OLCUIRE, SERENA. "Sex Zoned! Geografie del sex work e corpi resistenti al governo dello spazio pubblico." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1279514.

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Abstract:
La tesi si interessa alla dimensione spaziale della prostituzione di strada, prendendo le mosse da tre motivazioni principali: il fatto che la presenza del sex work ci interroga sulla dimensione di genere dello spazio urbano; il fatto che la rimozione dei corpi delle sex workers dalle strade delle città italiane ci interpella sulla concezione e sul governo dello spazio pubblico nella sua interezza e sulla cultura civica urbana attuale che esso esprime; il fatto che le sex workers che esercitano in strada sono spesso testimonianza di una marginalità che nasce nella dimensione economica e sociale, ma può essere contrastata o amplificata nella dimensione spaziale. Chi si occupa di pensare lo spazio, dunque, ha il dovere di interrogarsi sul ruolo fondamentale che esso può avere nelle traiettorie di emancipazione, affermazione o marginalizzazione di chi lo vive. Il primo capitolo problematizza le pratiche di gestione e rimozione della prostituzione di strada come forme di governo spaziale. La ricognizione di studi portati avanti sul tema, in particolar modo nell’ambito anglosassone della geografia critica, e l’analisi delle politiche europee e italiane in materia hanno evidenziato come tale politiche sembrino essere riconducibili a due paradigmi di governo principali, quello del contenimento e quello dell’esclusione. Entrambi i paradigmi ottengono la rimozione dei corpi indesiderati e inopportuni dalla vista di un certo tipo di cittadinanza, ma attraverso due azioni nettamente diverse: la prima legittima, la seconda vieta. Il caso italiano, inoltre, ha poi evidenziato come l’esclusione spaziale si espliciti in particolar modo nelle politiche legate alla retorica del decoro e nell’uso delle ordinanze sindacali come strumento di governo del territorio. Sempre rispetto al caso italiano, la tesi problematizza la costruzione del discorso predominante sulla prostituzione (alimentato da una parte della letteratura prodotta sull’argomento) per il suo effetto di negazione delle sex workers in quanto soggetti di diritto. In estrema sintesi, il mancato riconoscimento di una loro agency sembra essere strumentale alla legittimazione di due diversi livelli di politiche: le strategie messe in atto per la difesa dei confini nazionali dalle migrazioni indesiderate e quelle per un’epurazione dello spazio pubblico in nome del decoro di cui sopra. Attraverso una riflessione sulle resistenze, sui concetti di strategie e tattiche e sulle tecniche di produzione spaziale messe in atto dalle sex workers, emerge la necessità di una nuova lettura, interpretazione e rappresentazione delle loro geografie. Il secondo capitolo esplora l’intersezione tra diversità, sicurezza e femminismi, ma partendo dalla convinzione che alla “diversità” siano ascrivibili anche quelle soggettività o quelle pratiche che consideriamo inquietanti, disturbanti, perturbanti (nonostante siano legali, come il sex work). La questione del rapporto tra progettazione e diversità è significativamente sviluppata dai contributi degli studi di genere e queer alla critica a una pianificazione “classica”, focalizzata su un utente della città teoricamente neutro, ma evidentemente connotato dal punto di vista di genere, razza e reddito: contributi sia in termini di individuazione dei caratteri normativi ed escludenti della disciplina della pianificazione, ma anche di suggerimenti di possibili passi nella direzione di una città che accolga la diversità di corpi e usi dello spazio come base della convivenza urbana. La tesi segnala come i tentativi più istituzionali di governo dello spazio pubblico con un’attenzione al genere si muovano su un terreno insidioso, concentrandosi sempre più spesso sul legame tra femminile e sicurezza, e correndo il rischio di formulare politiche ulteriormente escludenti nei confronti di comportamenti considerati extra-normativi (e dunque non considerati meritevoli di sicurezza). La conseguenza indiretta di tali politiche sembra essere l’autodisciplinamento di alcune soggettività: invece di elaborare una città a misura di donne, si suggerisce alle donne come diventare a misura di città. Una via per esorcizzare tali pericoli sembra essere quella di confrontarsi con i contributi elaborati dai movimenti transfemministi queer italiani. La riflessione formulata da molti segmenti di tali movimenti, che evidenzia il carattere dello spazio pubblico come palcoscenico di conflitti aventi come posta in gioco l’appropriazione simbolica e l’uso dello spazio stesso, ha lucidamente intuito la pericolosa deriva delle strategie di governo urbano che si stanno tacitamente imponendo in Italia. Il terzo capitolo si concentra su un’analisi del cosiddetto Daspo urbano, il nuovo strumento di gestione della sicurezza urbana proposto dal noto Decreto Minniti, e della concezione di spazio pubblico che esso sottende. Il tipo di misure e sanzioni e di luoghi in cui possono essere applicate sembra essere volto all’epurazione dagli spazi dei flussi urbani dei soggetti che, pur non avendo commesso reati, sono da considerarsi scomodi per la loro stessa presenza. Un’analisi a mezzo stampa ha permesso di evidenziare come il Decreto stia venendo recepito dalle amministrazioni dei comuni italiani e ha confermato come esso si stia rivelando uno strumento estremamente efficace: per un lato, il suo meccanismo di funzionamento non lascia segni evidenti, se non l’assenza del corpo che ha permesso di rimuovere; per l’altro, la sua estrema versatilità permette di ridefinire continuamente i confini delle aree in cui è applicabile, o i segmenti di popolazione che può colpire. Questa parte del lavoro si chiude con una riflessione sullo spazio pubblico, descrivendo la declinazione che esso sta assumendo nella contemporaneità: nettato e iperfunzionalizzato per una valorizzazione ottimale, in una città epurata progressivamente dei suoi luoghi per qualsiasi uso non basato sul consumo. Come è stato poi confermato dal lavoro di campo, sono spesso invece gli spazi non “imbrigliati”, non normati, a rivelarsi luoghi di libertà per le pratiche che sfidano alcune relazioni di potere istituzionalizzate nella società, la cui rimozione ci impedisce di coglierne contraddizioni e ingiustizie. La ricerca si è proposta di strutturare una riflessione sul ruolo dello spazio e della sua gestione in un fenomeno complesso come quello del sex work di strada. Per far ciò ha interpellato, direttamente o indirettamente, alcune delle diverse soggettività coinvolte dal fenomeno, (clienti, sex workers, residenti) provando a far emergere la dimensione spaziale delle loro testimonianze. Il lavoro di campo vede un’analisi dell’articolazione degli spazi (pubblici) del sex work nella città di Roma, cercando di delineare le caratteristiche di tali spazi, e come questi si generino nei luoghi all’intersezione fra discrezione e visibilità, fra isolamento e flussi di passaggio costante, ma anche come le geografie del sex work si distribuiscano per nazionalità e connotati socio-economici del quartiere. Tale analisi è integrata dal sistematico monitoraggio dei materiali di un forum, lo spazio in cui i clienti si scambiano le informazioni relative alla localizzazione delle sex workers. Lo spazio virtuale ha permesso un’osservazione di come la categoria dei clienti, alla quale mi era altrimenti impossibile un accesso diretto, vivesse la dimensione spaziale del fenomeno prostitutivo, e mi ha permesso di aprire un’inaspettata finestra sull’autorappresentazione degli utenti e sulla loro elaborazione collettiva di alcune tematiche. La ricerca ha poi tentato di restituire parzialmente, la storia di vita di una sex worker trans, Paulette, realizzata con un confronto dialogico approfondito. Paulette si rivela a-topos, fuori luogo, una spostata, e vive questa condizione di incongruenza per ben tre motivi contemporaneamente: per la sua condizione di migrante, per la sua occupazione come sex worker, e per il suo essere transgender. Il racconto della sua vita si è strutturato rispetto ai luoghi abitati nel tempo, e comincia ad affrontare il tema della convivenza, approfondendo quali relazioni è riuscita a tessere con chi le stava intorno e come “la città” si è relazionata con la sua presenza. L’individuazione delle difficoltà del suo “percorso urbano” evidenzia inoltre chi e come ha contribuito a rendere la sua vita più difficile, esposta e precaria e il ruolo rivestito dal governo dello spazio in questo senso. La storia di Paulette ha messo in luce le sue geografie negli spazi pubblici romani, tra gli abusi delle forze dell’ordine e la tessitura di relazioni con i vicini del quartiere. Il suo racconto ha permesso di confermare come le politiche di gestione del sex work nello spazio pubblico non abbiano alcun effetto permanente sulla sua rimozione, ma solo sulla sua dislocazione temporanea, e come invece contribuiscano a rompere le eventuali relazioni stabilite con il quartiere: a impedire, insomma, di abitare liberamente nella città d’elezione. Il capitolo seguente affronta un focus particolare sull’area di piazzale Pino Pascali e Casale Rosso, nella zona di Tor Sapienza, dove il disagio provocato dalla presenza di un’importante quantità di sex workers ha spinto il comitato di quartiere locale a promuovere un tavolo per affrontare la questione e formulare una proposta di zoning. La vicenda permette di toccare il tema ben più ampio della contesa dello spazio pubblico e della legittimità dei diversi attori urbani nell’esigerne il controllo. Evidenzia il ruolo dei comitati di quartiere e le nuove forme di corpi intermedi, che possono rivelarsi un potente veicolo e amplificatore di paure collettive e comportamenti discriminatori. Il processo che ha portato alla proposta di zoning, basato su metodi di mediazione del conflitto, suggerisce invece il ruolo di cui l’amministrazione pubblica si dovrebbe far carico: il riconoscimento delle risorse territoriali rappresentate dai comitati di quartiere per un verso, ma anche l’innesco di percorsi collettivi di elaborazione di senso dei processi di trasformazione in atto sul territorio, promuovendo forme di dialogo e mediazione tra i diversi attori in campo. La proposta di zoning, tuttavia, presenta ancora dei forti limiti: il luogo individuato è decisamente isolato, aspetto che confinerebbe le sex workers nell’invisibilità. Inoltre, il processo decisionale messo in atto per formulare la proposta non abbia coinvolto le dirette interessate, delegittimandole nuovamente nell’essere riconosciute come soggetti portatori di istanze e di diritti. L’ultimo caso, riguardante la cosiddetta favela del Quarticciolo, ha approfondito la situazione abitativa di un gruppo di sex workers trans che hanno trovato riparo in una soluzione decisamente precaria, quella dei due edifici occupati nella storica borgata romana. La messa a fuoco della favela consente di descrivere i motivi per cui si arriva ad abitarla, perlopiù legati all’assenza di politiche abitative, ma permette allo stesso tempo di riconoscere le pratiche di sopravvivenza e le tattiche di resistenza messe in campo dalle e dagli abitanti: l’ecosistema della favela riesce a elaborare strumenti non solo per la sussistenza di base, ma anche per la mediazione dei conflitti, producendo relazioni inedite e in continua trasformazione. In questo senso, se osservata come laboratorio di convivenza urbana, consente di osservare i conflitti e le mediazioni attuate spontaneamente tra chi esercita il sex work e gli altri residenti. Pur ammettendo che tale conciliazione è resa possibile dalla condizione di illegalità che accomuna tutti gli occupanti, tale contesto sollecita una riflessione sul privilegio di essere legittimati nell’uso dello spazio urbano: nel momento in cui è impossibile stabilire chi ha diritto o meno di usare gli spazi della città, coloro che la abitano innescano dinamiche di negoziazione diretta che hanno come obiettivo il raggiungimento della coesistenza. La comprensione di tali tattiche non deve però distogliere l’attenzione dall’individuazione di alcune precise responsabilità: parte del degrado del Quarticciolo è generato dalla precarietà in cui vengono situati molti dei suoi abitanti, a causa di un deliberato disinteresse da parte degli attori istituzionali. I casi tratteggiati rappresentano piccole finestre sulla totalità delle dimensioni spaziali che il fenomeno prostitutivo assume a Roma, l’apertura di queste spaccature vorrebbe complessificare l’approccio con cui si governa il sex work, anche perché l’ambiguità della città e del suo governo è particolarmente evidente in questo campo. Le politiche di gestione del sex work sono spesso strumentali all’attivazione, all’assecondamento, all’accelerazione o all’arresto di determinate trasformazioni urbane. Le lavoratrici del sesso, in questo senso, appaiono come utili pedine su un immaginario tabellone di gioco: utili, perché al contrario di homeless o mendicanti (e analogamente agli spacciatori) forniscono un servizio di cui i cittadini per bene fanno largo uso; pedine, perché considerate corpi muti da spostare secondo le circostanze del momento. I diversi casi studio cercano di dimostrare, invece, come intorno al fenomeno si generino e tessano relazioni che intrecciano soggetti e spazi, contribuendo così alla costruzione del territorio urbano: assumendo che al di fuori dello spettro della legge, sono le relazioni a costruire la città in cui viviamo, nonché a definire cosa è o meno accettabile o legittimo. Per quanto la città tenti di allontanare e confinare le presenze che percepisce come perturbanti, tale confinamento genera la tessitura di una notevole quantità di relazioni: riconoscerle può supportare la legittimazione delle sex workers come membri attivi della comunità urbana in cui risiedono, e che in quanto tali sono da considerarsi soggetti di diritto. Questo lavoro sceglie di affrontare l’inquadramento spaziale del problema, partendo dalla convinzione che il governo del sex work su strada apra questioni che riguardano il disagio che emerge nel rapporto con un’alterità e la sua pratica, e che dunque uno dei suoi possibili inquadramenti sia l’essere un problema di convivenza. Un problema che non va sottovalutato, perché rimette in discussione le categorie con le quali ordiniamo l’esistente, e nella sua complessità esplode in quelle che sono invece questioni di ripensamento dell’accezione universalistica di spazio pubblico, ma anche di definizione di diritti e di cittadinanza.
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CARLESI, PIERNICOLA. "Il progetto urbano come “opera aperta”. Riferimenti teorici e prassi operative." Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/2158/592740.

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PERUGI, GIULIA. "Il progetto dello spazio terapeutico. L'umanizzazione dell'architettura dei luoghi di assistenza e cura." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1386474.

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Abstract:
La Tesi si compone di due parti principali. La prima, maggiormente teorica, indaga il tema dell’umanizzazione dell’architettura per la sanità ricercando le interconnessioni tra LE variazioni tipologiche dei modelli architettonici e l’evoluzione del concetto di salute avvenuto nel tempo. Tali considerazioni vengono messe in relazione con lo sviluppo del tema dell’umanizzazione dell’architettura sanitaria quale aspetto fondamentale dell’intera ricerca. Nella consapevolezza che l’architettura debba, per sua natura, rispondere alle istanze basilari dell’essere umano, senza necessariamente ricorrere a operazioni eclettiche o solo di superficie, spesso poco convincenti anche dal punto di vista estetico, la ricerca intende, di fatto, ripercorrere i principi che hanno condotto alle attuali conformazioni delle architetture dei luoghi di cura cercando di evidenziare come l’umanizzazione non possa essere definita un’operazione accessoria e di completamento, ma debba essere considerata come un principio che pervade l’intero processo progettuale, una fonte implicita di cui l’architettura si alimenta Al termine della prima parte vengono presentati tre casi studio selezionati sulla base di criteri fissati dalla definizione di un ventaglio di ipotesi preliminari. Tali riferimenti sono esposti attraverso un’interpretazione soggettiva scaturita dai sopralluoghi diretti (avvenuti in agosto 2017) e da una descrizione oggettiva, maggiormente tecnica, derivante dallo studio e dall’approfondimento di materiali ed elaborati progettuali forniti direttamente dai progettisti. La seconda parte della tesi evidenzia lo stretto legame tra gli aspetti tecnici ed esperienziali dell’architettura per i luoghi di assistenza e cura individuando specifiche categorie che si propongono alla base di ogni percorso progettuale. L’approfondimento dei casi studio ha permesso, infatti, di ordinare i dati raccolti secondo delle nuove categorie di “intenzioni” e modalità di relazione con il contesto che potrebbero supportare i progettisti nella fase di avvio progettuale. In particolare, si ritiene che la possibilità di riferirsi ad azioni e condotte reali possa suggerire a chi si occupa di progettazione sanitaria un approccio metodologico più vicino alle necessità dell’uomo come destinatario primario dello spazio se confrontato con la rigida legislazione che attualmente costringe la materia a una impersonale rispondenza prestazionale.
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DI, TOPPA ENRICA. "Shanghai o l’importanza del vuoto. Il ruolo dello spazio pubblico cinese nelle trasformazioni urbane contemporanee." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1603132.

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Abstract:
Nei primi anni Ottanta del XX secolo la Cina apre le porte al libero mercato; questo evento sancisce l’inizio di una fase di transizione che ha visto nel cambiamento del sistema politico-economico la principale causa della sostituzione di interi brani di città, i cui esiti si riflettono nella riconfigurazione dello spazio pubblico e nella perdita di vivibilità dello stesso. Per millenni il tessuto urbano è stato caratterizzato da un sistema di pieni (fabbricati) e vuoti (corti e strade) racchiuso da un recinto murario, che definiva indistintamente palazzi, edifici di culto e aree residenziali, generando una struttura continua e dai caratteri tipologici omogenei. Nonostante le alterazioni subite negli anni, tale assetto resiste fino agli anni Novanta del XX secolo, quando la comparsa del grattacielo rappresenta la soluzione alla pressante domanda abitativa e il simbolo della Cina contemporanea. Il singolo edificio diventa il principio ordinatore della città che, disseminata di elementi discreti, rinuncia al sistema coeso di un tempo. Tale condizione avrà profonde ricadute sulla conformazione dello spazio pubblico e sul suo ruolo di aggregatore sociale. Fino all’epoca maoista i membri della comunità si riunivano all’interno dei cortili, lungo i vicoli dei quartieri abitativi o negli spazi aperti delle unità di lavoro. L’interazione sociale si concentrava nell’ambito familiare e il luogo della collettività era un’estensione della sfera domestica. Il vuoto rappresentava quindi il fulcro dell’esperienza spaziale, una sequenza di ambienti conclusi e interconnessi che guidava i movimenti del fruitore a partire dall’interno. Gli ultimi trent’anni hanno visto la proliferazione di spazi subordinati all’oggetto architettonico. La velocità di pianificazione e la facile applicazione di modelli occidentali, hanno portato alla costruzione di grandi piazze, arterie pedonali, slarghi commerciali, le cui superfici si dilatano dal perimetro degli edifici allo scopo di esaltarne la presenza. Caratterizzato da un’estensione illimitata e dalla scarsa attenzione sul fronte architettonico, lo spazio pubblico contemporaneo perde la propria capacità di fungere da luogo di interazione e si trasforma in un allestimento scenico atto a rappresentare sedi governative o ad accogliere grandi masse di consumatori. In tale contesto Shanghai rappresenta un caso esemplare per comprendere l’evoluzione dello spazio pubblico cinese; le ingenti trasformazioni del tessuto urbano e la permanenza di tracce appartenenti alla memoria della città permettono di operare un confronto tra vecchi e nuove spazialità, al fine di rispondere all’obiettivo che muove la ricerca: rintracciare quei caratteri fisici di continuità e discontinuità con il vuoto collettivo tradizionale, da cui deriva un’interruzione nella narrazione urbana e proporre, quindi, strategie operative per riconfigurare lo spazio pubblico della città. Tale intento non vuole assumere un tono nostalgico nei confronti del passato, ma evidenziare la profonda crisi progettuale nello sviluppo dello spazio pubblico contemporaneo cinese, che si manifesta nella perdita di vivibilità del luogo e nell’alterazione della percezione comune degli abitanti.
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BOZZA, FRANCESCA. "Inclusive Design e Progetto urbano. L'applicazione allo spazio aperto pubblico del centro storico di Roma." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1364998.

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Abstract:
La tesi ambisce ad individuare una metodologia di approccio al progetto dello spazio pubblico e a formulare dei parametri per l’analisi dell’esistente, utili anche alla formulazione di princìpi progettuali. La ricerca si propone di approfondire, nell’ambito dello spazio confinato e del contesto urbano, l’esperienza multisensoriale. Questa tematica viene indagata nella Parte I attraverso lo studio della letteratura architettonica e delle attuali ricerche sulla disabilità. La Parte II della tesi propone una chiave di lettura di 25 casi studio, illustrando progetti virtuosi su territorio nazionale ed internazionale. L'ultima parte della tesi illustra la sperimentazione di un modello di analisi partecipata. La ricerca sul campo è stata condotta su alcuni tratti del Centro storico di Roma, coinvolgendo utenti dalle diverse esigenze. Obiettivo della fase operativa è la sperimentazione di un'indagine nel contesto urbano attraverso il sistema di mappatura partecipata, condotta sulla base di strumenti valutativi della progettazione inclusiva. Nell’indagine dello spazio fisico e della sua accessibilità, la tesi contribuisce all’individuazione di quei parametri utili alla lettura dello spazio fisico e alla mappatura dell’accessibilità del centro storico di Roma. La ricerca sperimenta inoltre una mappatura degli stimoli percettivi con il contributo della disciplina psicologica nel rilevamento di dati oggettivi e soggettivi. Infine, la ricerca pone una base cartografica ed un'interfaccia per lo sviluppo di un'application per sistemi mobili basata sulle mappature e i parametri valutativi elaborati nell'ambito della ricerca.
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PRIFTI, JONILA. "Metamorfosi urbane di Tirana. Riscrivere la città attraverso il progetto del luogo pubblico." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1081616.

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Abstract:
Molti filosofi, antropologi e teorici urbani, a partire dalla metà del secolo passato, hanno mostrato particolare interesse verso il modo di vivere, percepire e progettare lo spazio esterno all'edificato. Nel panorama europeo e mondiale, il tema dello spazi pubblico è, oramai, studiato in tutte le sue connotazioni. Mentre in altri paesi questo tema è ampiamente discusso, per l’Albania rappresenta un terreno ancora fertile. Per capire l’uso dello spazio pubblico dobbiamo, prima di tutto abbracciare la situazione politica, storica e sociale dei paesi. Le vicende storiche dettano un contesto culturale che non può essere ignorato. La ricerca si concentra nella città albanese, un luogo in continua trasformazione. Questa trasformazione si riflette non solo fisicamente, nel modo in cui si progetta la città ma soprattutto, nel modo in cui si disegna e si vive lo spazio pubblico. Tirana, come Capitale dello stato, è carica di potenziale rappresentativo e svolge un ruolo fondamentale nell’immagine del paese. L’attenzione verso gli spazi urbani della capitale porta la volontà di produrre un'immagine adeguata dell'identità nazionale. Da più di un secolo, Tirana continua a rappresentare un laboratorio di sperimentazioni urbane. La città ha avuto il maggior numero d’influenze straniere: dal passato ottomano alla rivoluzione cinese, dal fascismo italiano al totalitarismo sovietico. Le strategie seguite dai diversi regimi sono visibili in molti elementi della città, dagli spazi comuni alle zone di abitative e gli edifici governativi. Queste ideologie si sono manifestate negli spazi della città. Seppur si tratti di una città relativamente nuova che ha subito cambiamenti radicali a intervalli molto brevi e la progettazione è stata sempre guidata dalle ideologie dominanti del tempo, ancora oggi, in fase di eterna transizione, lotta per sviluppare una propria identità. L’obiettivo di questa ricerca è tentare di ricostruire l’evolversi dello spazio pubblico nella città di Tirana dal punto di vista morfologico con lo scopo di capire i fenomeni di trasformazione passati e quegli in atto, identificando quali sono i caratteri specifici dei luoghi, quali: identità storica, morfologica, gli usi e cultura. La ricerca ha lo scopo di indagare il carattere degli spazi pubblici in periodi storici diversi, per capire come cambia fisicamente lo spazio pubblico e se da questo cambiamento ci sono ripercussioni sulla vitalità dei luoghi. Lo studio dei modelli morfologici rappresentano la chiave di lettura delle trasformazioni e delle stratificazione avvenute col tempo nel luogo pubblico. La metodologia segue il pensiero di Norberg-Schulz nell’analisi della struttura del luogo, individuando due categorie, che sono ‘lo spazio’ e il ‘carattere’. Partendo da questo ragionamento la mia analisi tenta di contribuire alla conoscenza del luogo pubblico albanese e ai metodi di indagine, facendo seguito al dibattito aperto negli ultimi anni per sviluppare l’identità culturale del paese.
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ALBERTI, FRANCESCO. "Progetti di mobilità e recupero urbano." Doctoral thesis, 2004. http://hdl.handle.net/2158/716727.

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Abstract:
L'organizzazione di forme di mobilità alternative al mezzo privato su gomma ha assunto in Europa un peso crescente nella pianificazione e nelle politiche di trasformazione urbana, in particolare dopo la pubblicazione nel 1994 della Carta di Aalborg sulla “città sostenibile”. È il tema dei nuovi sistemi integrati del trasporto pubblico e di quella che in area francese viene definita la “circulation douce”: vale a dire la mobilità delle persone che si spostano a piedi, in bicicletta, ma anche su sedia a ruote, sui pattini, in carrozzina, etc.. Il Piano strutturale di Firenze adottato nel 2007 dedica molto spazio a questi temi. La “riduzione della febbre della mobilità” è uno dei suoi obiettivi fondamentali. I sette “capisaldi strategici” fissati dal piano riguardano tutti la mobilità e quattro di questi sono dedicati alla valorizzazione del trasporto pubblico integrato su ferro (treni metropolitani e tramvia) e della mobilità elementare. Tali obiettivi trovano però solo parzialmente riscontro nella disciplina del piano: il che fa ovviamente pensare che si sia voluto distinguere tra prescrizioni vere e proprie e raccomandazioni non prescrittive. Ciò che appare evidente, inoltre, è la scarsa integrazione fra i sistemi infrastrutturali dedicati alla mobilità alternativa all'utomobile (nuova tranvia, uso dei binari ferroviari per servizi metropolitani, rete ciclabile) e un'idea generale di città, in cui i temi legati al trasporto diventino parte integrante e decisiva di un progetto di riqualificazione ad ampio raggio.
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STAZI, LEA. "Periferia non periferica. Progettare la città reale: Roma resiliente." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1600615.

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Abstract:
Oggi la città necessita di un tipo di progettazione multidisciplinare che si avvalga di un metodo trasversale per coinvolgere realtà e maestranze pubbliche e private le quali tendono a lavorare per compartimenti stagni, non condividendo saperi e decisioni, producendo inevitabilmente, molteplici soluzioni e pareri, spesso anche discordanti tra loro. Insieme agli attori delle politiche locali, agli architetti e agli urbanisti che sono chiamati a trovare risposte differenziate in relazione ai contesti territoriali in cui operano, questo cambio di prospettiva orientato ad un pensiero non solo multidisciplinare, ma anche transcalare, è necessario per rinnovare la visione su una città densamente abitata, come quella periferica e che presenta disagi sia in termini di servizi, sia in quelli di mobilità che di coesione sociale.
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MARCUCCETTI, ANDREA. "La costruzione dello spazio del sacro cattolico nell XXI secolo in Italia e Francia fra tradizione e futuro, attrattività e repulsione. Esperienze a Roma e Parigi dopo il Grande Giubileo." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/918413.

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Abstract:
Quali sono le problematiche poste per la costruzione di una chiesa del terzo millennio nel tessuto urbano? Quali sono, attualmente, i luoghi di culto – più o meno visibili – capaci di attirare fedeli, abitanti ma anche visitatori o migranti in transito? Che tipo di conflitti la costruzione di una chiesa o più generalmente di uno spazio del sacro, può generare in un quartiere e quali potrebbero essere le condizioni per evitarlo ? In certi casi, i luoghi di culto contribuiscono a rinforzare il sentimento di appartenenza e/o d’identità ; sono anche dei punti di orientamento nella città, che, supera la scala della loro comunità aprendosi anche ad altre confessioni. Essi partecipano alla vita urbana attraverso molteplici eventi che possiamo qualificare di cultura (concerti, kermesses, rappresentazioni teatrali). Questo lavoro interroga la nozione di sacro tanto dal punto di vista spaziale, attraverso l’analisi delle chiese costruite a Roma e a Parigi, dopo il Grande Giubileo (tra il 2000 e il 2010), che dal punto di vista delle rappresentazioni individuali e collettive; i poli della celebrazione liturgica e le loro diverse componenti sono considerati anche come dei luoghi che rivelano una cultura e non degli oggetti presi individualmente. Tra tradizione e futuro, attrattività e repulsione, al di là della dimensione simbolica (brand) dell’edificio cultuale, la tesi pone la questione dei processi metodologici che portano alla costruzione di uno spazio tanto reale quanto virtuale. Argomento finale, il confronto tra le esperienze italiane e francesi può aiutare ad individuare le differenze tra i due sistemi, le problematiche di ordine tecnico o sociologico, al fine di individuare la maniera con la quale possiamo superare l’utilizzo monofunzionale e restrittivo del luogo di culto, a favore di utilizzi plurifunzionali sia interni che aggregati, che permettano una più ampia appropriazione di questi spazi, in un’epoca dove le chiese si svuotano sempre di più.
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SBARBATI, Claudia. "LE STRAGI E LO STATO. NARRAZIONI SU CARTA DELLO STRAGISMO ITALIANO:CRONACA, MEMORIA E STORIA." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251127.

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Abstract:
Oggetto del presente studio è la narrazione pubblica delle stragi degli anni Settanta, realizzata attraverso il filtro della carta stampata di ieri e di oggi. In particolare, le stragi delle quali è stato ricostruito il pubblico racconto sono quelle di Milano (12 dicembre 1969), di Brescia (28 maggio 1974) e di Bologna (2 agosto 1980). L’interesse di ricerca è nato dalla percezione di un vuoto storiografico rispetto all’“impressione di realtà” - quindi all’immaginario - che nel corso dei decenni quotidiani e periodici nazionali hanno edificato riguardo allo stragismo neofascista. In generale, l’eversione di destra – seppur oggetto di preziosi studi - è stata meno analizzata rispetto a quella di sinistra e quello che è divenuto il cosiddetto “caso Moro”, perché sovente stigmatizzata come subalterna allo Stato e quindi priva di una sua dimensione particolare. È esattamente in questo spazio che la ricerca s’inserisce, guardando alla storia d’Italia attraverso l’interpretazione dello stragismo offerta dall’informazione a stampa. La scelta della fonte giornalistica come fonte storica per analizzare le categorie interpretative e i quadri di riferimento messi a disposizione dell’opinione pubblica, ha richiesto di tenere in considerazione gli elementi distintivi del giornalismo italiano e i suoi rapporti con il contesto politico nazionale coevo alle stragi, con attenzione anche per i cambiamenti occorsi nel tempo nel mondo dell’informazione e nel panorama internazionale, definendo un arco temporale che dal 1969 giunge sino al 2017. Inoltre, gli scenari politici sovranazionali della Guerra Fredda sono costantemente richiamati in virtù dell’intima connessione fra eversione di destra, forze dell’ordine e servizi di sicurezza italiani da un lato, ed equilibri geopolitici internazionali dall’altro. Si è scelto di attingere a numerose testate nazionali per dare conto delle diverse linee editoriali, delle molteplici caratterizzazioni politiche delle stesse, dei differenti stili comunicativi e della pluralità di lettori cui ogni quotidiano o periodico è destinato. Fra gli archivi storici più attenzionati emergono quelli del “Corriere della Sera”, “La Stampa”,“la Repubblica”, “L’Unità”, “Il Giorno”, “La Notte”, “La Nazione”, “L’Avanti!”, “il Manifesto”, “Lotta Continua”, “Umanità Nova”, “Il Popolo”, “il Secolo d’Italia”, “Candido” e “il Borghese”. A ogni strage è stato dedicato uno specifico capitolo in cui sono introdotti i fatti e gli esiti giudiziari, analizzate le prime reazioni della stampa, ricostruiti gli anni dei processi e la ricezione delle sentenze, sino a riproporre l’eco pubblica delle opere che nel corso dei decenni sono intervenute sul tema. Gli articoli di cronaca e gli editoriali di approfondimento analizzati permettono di vagliare la riproposizione su carta delle versioni ufficiali delle forze dell’ordine, della magistratura e della politica; le memorie dei protagonisti degli eventi e l’analisi offerta dagli opinion makers che di volta in volta hanno raccontato le stragi dell’Italia repubblicana (giornalisti, storici, magistrati, scienziati sociali). L’ultimo capitolo è stato invece dedicato al problema della Memoria e dei suoi rapporti con la Storia, analizzando la produzione memorialistica degli ex terroristi, delle vittime di prima, seconda e terza generazione, sino al tema della riconciliazione e della pacificazione. Si è dunque ricostruito il dibattito sviluppatosi “a caldo” ed “ex post”, nella consapevolezza che l’informazione e la comunicazione pubblica della Storia sono fondamentali per la storicizzazione del passato traumatico della Nazione.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Abstract:
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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ALESSANDRA, Campanari. "“IDENTITY ON THE MOVE” FOOD, SYMBOLISM AND AUTHENTICITY IN THE ITALIAN-AMERICAN MIGRATION PROCESS." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251264.

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Abstract:
Il mio lavoro di ricerca rappresenta un contributo allo studio dell'esperienza umana dello “spazio alimentare” come costruzione sociale che comprende sia i modelli del comportamento umano, e la loro relazione sensoriale con uno specifico luogo, sia l'imprenditoria etnica. Il nucleo di questo progetto di ricerca è rappresentato da un’indagine multi-generazionale del multiforme processo della migrazione italiana in America, laddove la cultura alimentare viene utilizzata come veicolo per esaminare come gli immigrati abbiano prima perso e poi negoziato una nuova identità in terra straniera. Lo scopo generale della tesi è quello di esaminare come il cibo rappresenti un collegamento nostalgico con la patria per la prima generazione, un compromesso culturale per la seconda e un modo per rinegoziare un'etnia ibrida per le generazioni successive. La lente del cibo è anche utilizzata per esplorare lo sviluppo dei ristoranti italiani durante il Proibizionismo e il loro ruolo nel processo di omogeneizzazione culinaria e di invenzione della tradizione nel mondo contemporaneo. Per spiegare come la cucina regionale in America sia diventata un simbolo collettivo di etnia e abbia potuto creare un'identità Italo-Americana nazionale distinta da quella italiana, ho adottato il modello creato da Werner Sollors e Kathleen Neils Cozen e sintetizzato con l'espressione di “invenzione dell'etnia”. Il capitolo di apertura esplora la migrazione su larga scala che ha colpito l'Italia e la storia economica italiana per oltre un secolo e prosegue con un’analisi storica sullo sviluppo dei prodotti alimentari nel tempo. La prima sezione evidenzia il significato culturale dell'alimento e il suo ruolo nella costruzione di un'identità nazionale oltre i confini italiani e prosegue con un’analisi sulla successiva variazione delle abitudini alimentari durante l'immigrazione di massa. Il capitolo conclude illustrando il quadro teorico utilizzato per teorizzare le diverse dimensioni dell'etnia. Partendo dall'ipotesi che l'identità sia un elemento socialmente costruito e in continua evoluzione, il secondo capitolo è dedicato all'analisi della natura mutevole del cibo, esplorata attraverso tre distinti ma spesso sovrapposti tipi di spazio: spazio della "memoria individuale"; spazio della "memoria collettiva"; spazio della "tradizione inventata". Lo spazio della “memoria individuale” esplora come i primi immigrati italiani tendevano a conservare le loro tradizioni regionali. Al contrario lo spazio della memoria collettiva osserva il conflitto ideologico emerso tra la prima e la seconda generazione di immigrati italiani, in risposta alle pressioni sociali del paese ospitante. L'analisi termina con la rappresentazione di generazioni successive impegnate a ricreare una cultura separata di cibo come simbolo dell'identità creolata. Il capitolo tre, il primo capitolo empirico della dissertazione, attraverso l'analisi della letteratura migrante mostra l'importanza del cibo italiano nella formazione dell'identità italo- americana. Questa letteratura ibrida esamina il ruolo degli alimenti nelle opere letterarie italo-americane di seconda, terza e della generazione contemporanea di scrittori. Il quarto capitolo completa la discussione seguendo la saga del cibo italiano dai primi ristoranti etnici a buon mercato, frutto della tradizione casalinga italiana, fino allo sviluppo di un riconoscibile stile di cucina italo-americano. A questo proposito, i ristoranti rappresentano una "narrazione" etnica significativa che riunisce aspetti economici, sociali e culturali della diaspora italiana in America e fa luce sull'invenzione del concetto di tradizione culinaria italiana dietro le cucine americane. La sezione termina con un'esplorazione del problema moderno relativo al fenomeno dell’Italian "Sounding" negli Stati Uniti, basato sulla creazione di immagini, colori e nomi di prodotti molto simili agli equivalenti italiani, ma senza collegamenti diretti con le tradizioni e la cultura italiana. Il capitolo finale fornisce una visione etnografica su ciò che significa essere italo-americani oggi e come i ristoranti italiani negli Stati Uniti soddisfano la tradizione culinaria Italiana nel mondo contemporaneo americano. Per concludere, considerando le teorie dell'invenzione della tradizione, due casi di studio esplorativi a Naples, in Florida, vengono presentati sia per analizzare come gli italo-americani contemporanei manifestano la loro etnia attraverso il cibo etnico sia per esaminare come il cibo italiano viene commercializzato nei ristoranti etnici degli Stati Uniti, alla luce della del processo di globalizzazione.
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SCOLARI, BALDASSARE. "State Martyr Representation and Performativity of Political Violence." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.

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Abstract:
L’indagine prende in esame l’uso e la funzione politica della figura del martire nello spazio pubblico contemporaneo. La ricerca, pur nel riferimento consapevole alla consolidata letteratura ormai classica sull'argomento, ha tra i propri riferimenti filosofici specificatamente la teoria del discorso di Michel Foucault, con la sua metodologia dell’analisi discorsiva, e segue un approccio transdiscipli¬nare fra scienze culturali e filosofia. Essa ha come punto di partenza, come caso di studio, la rappresentazione mediale del politico e statista democristiano Aldo Moro quale martire di stato durante e dopo il suo assassinio per opera delle Brigate Rosse nel 1978. La ricerca si sviluppa sulla scorta dell’ipotesi di una connessione fra procedure di legittimazione dell’autorità politica e delle strutture di potere e l’emergere della figura del martire di Stato. Le rappresentazioni martirologiche sono considerate pratiche discorsive performanti, attraverso le quali la morte di Moro viene ad assumere il significato di un martirio per lo Stato, la Repubblica Italiana e i valori democratici. L’ipotesi di lavoro è che, attraverso l’allocazione dello statuto di martire, la morte di Moro acquisisca il significato di un atto (volontario) di testimonianza della verità assoluta e trascendentale dei diritti umani, garantiti dalla costituzione (in particolare articolo 2 della Costituzione Italiana), così come della necessità dello Stato come garante di tali diritti. Attraverso questa significazione, la figura di Moro assurge inoltre a corpo simbolico dello Stato-nazione, legittimando lo stesso e fungendo da simbolo d’identificazione collettiva con la nazione. Si tratta qui di mettere in luce il rapporto intrinseco fra la figura del martire e una narrazione mitologica dello Stato, dove mito sta a indicare un «assolutismo del reale» (Absolutismus der Wirklichkeit). La ricerca vuole altresì mettere in luce la dimensione strumentale delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro, le quali hanno mantenuto e tuttora mantengono un’efficacia performativa nonostante il chiaro ed evidente rifiuto, espresso da Moro stesso, di essere sacrificato «in nome di un astratto principio di legalità.» La ricerca si propone di dimostrare la valenza di tale ipotesi di lavoro attraverso l’analisi dell’apparizione e diffusione delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro in forme mediali differenti nell’intervallo temporale di quattro decenni. Il corpus delle fonti preso in esame include: articoli di giornali e riviste, i documenti prodotti da Moro e della Brigate Rosse durante i 55 giorni di sequestro, trasmissioni televisive (documentari e reportage), opere letterarie e cinematografiche. La teoria discorsiva e l’analisi archeologico-genealogica sviluppate da Michel Foucault fungono da base teorico-metodologica del lavoro. Il taglio transdisciplinare dell’indagine rende necessaria la distinzione di due diversi piani di ricerca. In primo luogo, ci si pone come obiettivo di individuare e analizzare le diverse rappresentazioni come elementi di una formazione discorsiva il cui tema comune è la morte di Aldo Moro. Si tratta di operare una ricognizione, attraverso il lavoro empirico, dei modi di rappresentare l’uccisione di Aldo Moro e di individuare le regole che determinano ciò che può essere detto e mostrato a tale riguardo. In secondo luogo, a partire da qui, ci si propone di fare un’analisi critica dell’uso e della funzione del linguaggio e della simbologia di matrice religiosa all’interno della forma¬zione discorsiva presa in esame. L'obiettivo è di mettere così in luce non solo il dispositivo di legittimazione politica che presiede alla costruzione della figura del martire, ma anche la sua polivalenza.
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