Dissertations / Theses on the topic 'Profughi'

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Ceschin, Daniele <1971&gt. "Post res perditas: i profughi italiani nella Grande Guerra." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/472.

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Abstract:
Durante la grande guerra, circa 600.000 civili furono costretti a lasciare i loro paesi del Veneto del Friuli, soprattutto dopo la rotta di Caporetto (24 ottobre 1917). La maggior parte dei profughi era costituito da donne, persone anziane e bambini, provenienti sia dalle città di Udine, Treviso e Venezia, sia dai centri rurali. Per esempio, furono molti cittadini veneziani che fuggirono per la paura dei bombardamenti o per la mancanza di lavoro. L'esodo provocò un enorme problema dal punto di vista politico, perché in questo caso fuggirono oltre il Piave anche la classe dirigente, gli amministratori e i notabili, e durante l'esilio" essi elaborarono un racconto patriottico della loro condizione, mobilitarono l'opinione pubblica e rinforzarono un senso di particolarismo. I profughi più agiati trovarono ospitalità in grandi città come Milano, Firenze, Roma e Napoli, mentre gli altri in piccoli e disagiati paesi dell'Italia centrale meridionale. I profughi bisognosi dovettero fare i conti con la difficoltà di trovare un alloggio con la necessità di ottenere gli approvvigionamenti, con condizioni igieniche e sanitarie molto precarie, con il problema di trovare un lavoro. Il loro unico sostegno era rappresentato dal sussidio erogato dallo Stato. Le condizioni di vita e di lavoro erano molto dure a causa degli alloggi provvisori, del clima non favorevole, dei salari bassi. Inoltre, ostilità, pregiudizio e misure repressive caratterizzarono i rapporti tra i profughi e la popolazione del luogo. Infatti, il pregiudizio prese presto il posto dell'iniziale solidarietà. E importante ricordare che questa esperienza si protrasse oltre la conclusione della guerra, fino alla seconda metà del 1919. Dopo il ritorno, la classe dirigente patriottica e le autorità municipali accusarono il resto della popolazione di collaborazionismo con il nemico. During the Great War, about 600.000 civilians have had to leave their villages in Friuli and Veneto, especially after the defeat of Caporetto (24 October 1917). Most refugees were women, old people and children coming whether from towns Udine, Treviso e Venice, or from countryside. For example, there were lots of Venetian people who ran away in dread of bombardments or for shortage of work. The exodus caused a huge political problem, because in this case, taked beyond the Piave also the ruling class, administrators and notables, and during the "exile" they drafted a patriotic tale of their condition, mobilized national opinion and reinforced a sense of particularism. The rich refugees had been lodged in great towns Milan, Florence, Rome and Naples, while others in little and comforless villages of central and southern Italy. The needy refugees had to reckon with difficulty to findes houses, with necessity to gain victualling, with sanitary conditions very precariuos, with problems to find a job. Your one and only support was the State subsidy. Life and labour conditions were very hard in consequence of precarious lodgings, hostile climate, low wages. Moreover, hostility and repressive measures marked the relationship between refugees and local inhabitants. In fact, the prejudice in a short time tooked the place of initial solidarity. It is important to remember that this experience lasted longer the conclusion of wartime, until the second half of 1919. Patriotic elites and municipal authorites accused the rest of population of collaborationism towards enemy.
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Infantolino, Domenico <1943&gt. "Una patria di parole : storia orale degli italiani profughi dalla Libia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14466.

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Abstract:
La tesi si riallaccia al precedente percorso formativo dello studente, laureato alla Università Ca’Foscari nella triennale LICEM e Magistrale in Antropologia Culturale. I temi trattati originano dalla sua storia personale: il candidato è nato in Libya da famiglia italiana emigrata da tre generazioni ed espulsa dal Paese nel 1970, per i fatti storici che determinarono la cacciata degli italiani. Attraverso interviste, l’autore ricostruisce la memoria degli italiani che, accusati di colonialismo, dovettero lasciare attività economiche, proprietà e beni, abbandonare le case e rientrare in Italia, tra innumerevoli disagi ed umiliazioni. I fatti, sommariamente conosciuti in Italia, suscitarono più stupore che sdegno. Il candidato descrive i problemi dei profughi nell’integrazione, l’ostilità di chi li tacciava d’essere un’emanazione del fascismo, contestava i provvedimenti che il governo aveva predisposto per favorirne l’inserimento: i punteggi nelle graduatorie dei concorsi, nell’assegnazione di case popolari e lamentava che tali misure erano responsabili dell’aumento delle accise sulla benzina. I sentimenti e le emozioni dei racconti descrivono la complessità che si determinò e i modi con cui reagirono al conflitto emozionale, economico e culturale. Il titolo dello studio è scaturito dalle parole degli intervistati che , smarriti e confusi si domandavano quale e dove fosse la loro patria. Attraverso le parole dei ricordi e le loro narrazioni la ritrovano.
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Frizzera, Francesco. "I profughi trentini nella Grande Guerra. Identità multiple, fedeltà percepita, welfare statale." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/367889.

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Abstract:
La tesi ricostruisce l'esperienza bellica di circa 115.000 civili trentini che furono evacuati o fuggirono dalla regione trentino tirolese durante il primo conflitto mondiale. 77.000 trentini vennero evacuati nelle regioni interne dell'Impero asburgico. Altri 35.800 fuggirono o vennero evacuati nelle regioni interne del Regno d'Italia, essendosi venuti a trovare a sud della linea del fronte. L'obbiettivo della tesi è quello di valutare come questa esperienza incida sulla percezione identitaria di gruppo di questa massa di sfollati, prevalentemente donne, anziani e bambini, che entrano in contatto per la prima volta con popolazioni di lingua e cultura diversa e, in molti casi, con le maglie della burocrazia statale (sia essa del proprio Stato o dello Stato in cui entreranno a far parte dopo il conflitto). Il secondo obbiettivo della tesi è quello di indagare le politiche di assistenza e controllo messe in atto dai due Stati nei confronti di popolazioni di confine dall'identità ibrida, confrontando queste disposizioni con casi nazionali già indagati nel dettaglio.
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Frizzera, Francesco. "I profughi trentini nella Grande Guerra. Identità multiple, fedeltà percepita, welfare statale." Doctoral thesis, University of Trento, 2016. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/1715/1/TESI_DOTTORATO_FRIZZERA.pdf.

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Abstract:
La tesi ricostruisce l'esperienza bellica di circa 115.000 civili trentini che furono evacuati o fuggirono dalla regione trentino tirolese durante il primo conflitto mondiale. 77.000 trentini vennero evacuati nelle regioni interne dell'Impero asburgico. Altri 35.800 fuggirono o vennero evacuati nelle regioni interne del Regno d'Italia, essendosi venuti a trovare a sud della linea del fronte. L'obbiettivo della tesi è quello di valutare come questa esperienza incida sulla percezione identitaria di gruppo di questa massa di sfollati, prevalentemente donne, anziani e bambini, che entrano in contatto per la prima volta con popolazioni di lingua e cultura diversa e, in molti casi, con le maglie della burocrazia statale (sia essa del proprio Stato o dello Stato in cui entreranno a far parte dopo il conflitto). Il secondo obbiettivo della tesi è quello di indagare le politiche di assistenza e controllo messe in atto dai due Stati nei confronti di popolazioni di confine dall'identità ibrida, confrontando queste disposizioni con casi nazionali già indagati nel dettaglio.
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Renzo, Chiara <1988&gt. ""Aprite le porte". I profughi ebrei nei campi di transito del Salento (1944 -1947)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2440.

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Abstract:
La storia dei profughi ebrei transitati in Italia nel secondo dopoguerra è un argomento che è stato trascurato dalla storiografia italiana e internazionale e la memoria di quegli avvenimenti è stata perlopiù affidata ai diari e ai memoriali di coloro che li vissero in prima persona. Tra il maggio del 1945 e l’estate del 1948 si registrò in Italia una presenza media annua di profughi ebrei compresa tra i 15.000 e i 18.000, per un totale di circa 50.000 DPs che attraversarono il paese. A partire da questo dato numerico eccezionale, in questo lavoro verranno analizzate le conseguenze politiche, sociali e culturali causate da questo esodo di profughi che trovarono un rifugio temporaneo su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una ricerca basata in parte su fonti primarie d’archivio, reperite nell’archivio dell’American Jewish Joint Distribution Committee di Gerusalemme, Central Zionist Archives, Yad Vashem Archives e all’Archivio del Museo del campo di detenzione di Atlit, e in parte su fonti orali, interviste, diari e materiale fotografico inedito. Nella prima parte della ricerca verrà esaminata la reazione internazionale dinanzi alla questione dei profughi, con la creazione di una rete di organizzazioni di soccorso che cooperarono nell’assistenza ai DPs. Verrà ricostruito il percorso che portò alla costituzione nel 1944 della United Nation Relief and Rehabilitation Administration (UNRRA), la prima agenzia delle Nazioni Unite preposta alla tutela e al rimpatrio dei DPs e la sua missione in Italia tra il 1944 e il 1947. Verrà analizzato il ruolo delle numerose organizzazioni volontarie ebraiche, quali l’American Jewish Joint Distribution Committee (AJDC) e l’Organization for Rehabilitation through Training (ORT), che affiancarono l’UNRRA in queste operazioni di soccorso. Dopo anni di discriminazioni, per la prima volta si cercò di garantire ai profughi non solo un sostegno economico e un alloggio, ma anche un processo di riabilitazione morale, intellettuale e professionale. Nell’analizzare il caso dei profughi ebrei scampati alla Shoah, si terrà conto del loro rifiuto a tornare nei paesi che sino allo scoppio della guerra essi stessi avevano considerato “homeland” e del loro desiderio di rifarsi una nuova vita in Eretz Israel, dove di lì a poco sarebbe nato lo Stato di Israele. Dunque, è in questo clima che alle operazioni di soccorso dei profughi si intrecciò la ripresa delle operazioni del Mossad le-aliyah bet, l’organizzazione ebraica che, sfidando la politica del Libro Bianco, cercò di far sbarcare il maggior numero di profughi sulle coste della Palestina, all’epoca ancora sotto il mandato britannico. Sempre in questo contesto, si inserisce la mobilitazione dell’Agenzia Ebraica, che inviò nei campi profughi di tutta Europa i suoi delegati allo scopo di canalizzare l’immigrazione ebraica in Palestina e diffondere l’ideologia sionista tra i profughi. La ricerca si occuperà, quindi, della rinascita ebraica che ebbe luogo all’interno dei campi profughi, tramite l’insegnamento della lingua ebraica, la propaganda sionista e la costruzione di una nuova identità ebraica. La ricerca prosegue poi con l’analisi della vita dei profughi nei campi. Particolare attenzione verrà riservata ai quattro campi di transito del Salento, situati a Santa Maria al Bagno, Santa Maria di Leuca, Tricase Porto e Santa Cesarea Terme, e considerati tra i più ampi e attivi di tutta Italia. In questa sezione verrà descritta l’attività delle organizzazioni di soccorso nei campi e le condizioni di vita dei profughi. Verrà lasciato ampio spazio alla voce dei profughi, alle loro aspirazioni e le loro preoccupazioni così come traspaiono nelle interviste, nelle fotografie e nei loro diari. Questo lavoro si propone di dare risonanza a una vicenda che coinvolse tutta la popolazione italiana e che merita di essere inserita nella storia della rinascita del dopoguerra.
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Ferrandes, Beatrice <1990&gt. "Gli effetti del cambiamento climatico sull'immigrazione: i profughi ambientali del Nord Africa e Medio Oriente." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12047.

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Abstract:
Il XXI secolo vede l’Europa e tutta la comunità internazionale ad affrontare due importanti sfide: da una parte la lotta al cambiamento climatico, per il quale molte agende politiche si impegnano ad adottare misure per uno sviluppo sostenibile e diminuire l’impatto sull’ambiente; dall’altra il grande flusso delle migrazioni proveniente dai paesi dell’Africa e Asia a causa di guerre e carestie. Tuttavia, si tende ad ignorare il fatto che nei prossimi decenni il degrado ambientale costringerà sempre più popolazioni ad abbandonare le loro terre d’origine alla ricerca di luoghi più ospitali, generando il flusso migratorio dei profughi ambientali. L’area del Medio Oriente e Nord Africa è molto vulnerabile alle conseguenze del cambiamento climatico. In particolar modo soffre gli effetti del surriscaldamento globale, che provoca l’avanzamento del deserto, la scarsità d’acqua e l’innalzamento del livello del mare, tutti andamenti che tenderanno a intensificarsi entro la fine del secolo. Queste saranno le principali cause che spingeranno milioni di profughi ambientali provenienti dai paesi arabi ad attraversare il Mediterraneo e ciò avrà un ruolo rilevante nel determinare i futuri assetti geopolitici internazionali.
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Zambelli, Sara. "La responsabilita dei Paesi democratici nell'accoglienza dei rifugiati: il caso dei profughi ebrei durante il Nazismo." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11376/.

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Abstract:
ra le tante sfide che l'Europa è costretta a fronteggiare al giorno d'oggi, sicuramente una delle più importanti riguarda l'accoglienza dei rifugiati. Approcciarsi a questa problematica non è facile, e questo elaborato vuole offrire una prospettiva storica su come è stata affrontata un'altra grande crisi di questo tipo nel passato: l'accoglienza dei profughi ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. L'elaborato andrà ad analizzare innanzi tutto la politica nazista che negli anni '30 costrinse migliaia di ebrei all'emigrazione, per fornire il contesto storico del problema; verranno poi descritte le reazioni delle principali potenze democratiche europee e le convenzioni adottate a livello internazionale per fronteggare l'emergenza. Queste risoluzioni, in realtà, non furono concretamente efficaci nella protezione dei rifugiati ebrei, che rimasero in balia delle democrazie occidentali. A tal proposito verrà descritto il caso del transatlantico St. Louis, che salpò dalla Germania carico di passeggeri ebrei da portare in salvo, ma che venne rifiutato da tutti i Paesi in cui cercò di attraccare. Verrà posta poi una particolare attenzione sul ruolo che assunse il Regno Unito nell'accoglienza dei rifugiati ebrei, e su quale fu la risposta del Paese all'ondata di antisemitismo che si stava diffondendo in Europa prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche se non si manifestarono in persecuzioni violente, infatti, i cittadini inglesi furono portatori di pregiudizi di base xenofoba, e ora come allora è possibile ritrovare tracce di questa ostilità verso lo staniero nella stampa e nella campagna elettorale che ha portato la Gran Bretagna fuori dall'Unione Europea.
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Lazzarino, Erika <1979&gt. "Sospensione dello sviluppo o sviluppo della sospensione? Un percorso etnografico fra i profughi palestinesi in Libano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/733/1/Tesi_Lazzarino_Erika.pdf.

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Lazzarino, Erika <1979&gt. "Sospensione dello sviluppo o sviluppo della sospensione? Un percorso etnografico fra i profughi palestinesi in Libano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/733/.

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Menditto, Pasquale <1993&gt. "Far muovere, lasciar morire. Analisi delle politiche di confinamento e mobilita dei profughi siriani in Libano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10410/1/Tesi%20di%20dottorato%20-%20Pasquale%20Menditto.pdf.

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Abstract:
L’obiettivo di questa analisi è di coniugare la ricostruzione dei processi di assoggettamento che producono i copioni entro cui prende forma la soggettività dei profughi siriani, con la ricostruzione delle problematizzazioni alla base dei sistemi di controllo e gestione della circolazione regolare. Secondo l’UNHCR, tra il 2012 e il 2016 quasi un milione e mezzo di profughi siriani si è stabilita in Libano nel tentativo di sottrarsi all’intensificarsi del conflitto tra il regime di Assad e il fronte variegato di milizie ribelli. Questa popolazione in esilio si è confrontata con le politiche di amministrazione e controllo della loro presenza dispiegate dall’assemblaggio tra istituzioni locali e internazionali: in particolare, i governi libanesi che si sono avvicendati dal 2013 hanno progressivamente implementato interventi di inclusione differenziale della popolazione di profughi, relegandone la maggioranza in uno stato di marginalità e precarietà esistenziale. Di conseguenza, per molti di loro provare ad accedere a forme di mobilità regolare si impone come uno dei pochi percorsi possibili per ottenere il riconoscimento di un livello minimo di esistenza legittima. L’analisi sviluppata in questo elaborato si basa su una ricerca etnografica condotta in Libano nella regione dell’Akkar tra il 2019 e il 2020, a cui è stata associato uno studio dell’infrastruttura tecnico-politica dei Corridoi Umanitari, un programma per la mobilità dei profughi avviato nel biennio 2016-2017, grazie alla collaborazione tra autorità italiane e una serie di associazioni religiose attive in Italia.
The aim of this analysis is to combine the reconstruction of the subjugation processes that produce the scripts within which the subjectivity of Syrian refugees takes shape, with the reconstruction of the problems underlying the control and management systems of regular circulation. According to the UNHCR, between 2012 and 2016 nearly 1.5 million Syrian refugees settled in Lebanon to escape the escalating conflict between the Assad regime and the varied front of rebel militias. This population in exile has been confronted with the policies of administration and control of their presence deployed by the assemblage of local and international institutions: in particular, since 2013 the Lebanese governments have progressively implemented interventions for the differential inclusion of the refugee population, relegating the majority to a state of marginality and existential precariousness. Consequently, for many of them, trying to access regular forms of mobility is one of the few possible paths to obtain recognition of a minimum level of legitimate existence. The analysis is based on ethnographic research conducted in Lebanon in the Akkar region between 2019 and 2020, associated with a study of the technical-political infrastructure of the Humanitarian Corridors, a program for refugee mobility launched in 2016-2017, by the collaboration of Italian authorities and a series of religious associations active in Italy.
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Venturella, Chiara <1993&gt. "La Siria in Libano La vulnerabilità sanitaria dei profughi siriani in Libano: il caso della regione dell’Akkar." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13421.

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Abstract:
Il mio lavoro si focalizza sulla difficile condizione dei profughi in fuga dalla guerra in Siria verso il Libano ed in particolare sui loro bisogni sanitari. Per comprendere la gravità della situazione basta citare due dati: secondo l’UNHCR, i siriani richiedenti assistenza umanitaria sono 13.5 milioni; inoltre, la Siria al settimo anno di guerra conta 6.15 milioni di sfollati interni e 5.3 milioni profughi su una popolazione di 20,5 milioni di abitanti. In particolare, in Libano su quasi sei milioni di abitanti un milione e mezzo di persone sono siriane. Partendo dall’esperienza nel campo profughi di Tel Abbas per tre mesi insieme al Corpo Civile di Pace Operazione Colomba, e con l’utilizzo di interviste e documenti ufficiali dell’ONU e di altri attori governativi e non, ho voluto approfondire la vulnerabilità e i bisogni sanitari che influenzano il vivere in un campo profughi e i rapporti tra enti pubblici e privati internazionali, statali e regionali. L’elaborato si articola in quattro capitoli: il primo capitolo è dedicato ai rifugiati siriani in Libano e al loro status giuridico; il secondo si concentra sull’analisi del concetto di campo profughi e alle vulnerabilità sanitarie riscontrate; nel terzo sono stati messi a confronto diverse fragilità sanitarie di alcuni profughi siriani della regione dell’Akkar; infine nel quarto capitolo, si sviluppa una riflessione sulla Multi Level Governance relativa ai bisogni sanitari dei profughi e su quanto le modalità per affrontare queste esigenze condizionano i loro progetti di vita.
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PULITANI, ENRICO. "“Emergenza nell’emergenza” forme insediative e rischi endogeni: i casi studio del campo per rifugiati di Zaatari e dell’insediamento per rifugiati di BidiBidi zona 2." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/11578/306338.

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Abstract:
I campi profughi sono un fenomeno in forte espansione negli ultimi anni in particolar modo in Africa Centrale e Medio Oriente. Questi insediamenti di emergenza vengono governati basandosi sulle indicazioni riportate in alcuni strumenti internazionali di pianificazione e progettazione opportunamente realizzati per questo scopo (Emergency Handbook, Sphere Handbook e il Camp Management Toolkit). La ricerca è stata condotta analizzando due casi studio (campo per rifugiati siriani di Zaatari in Giordania e l’insediamento per rifugiati sud sudanesi di BidiBidi zona 2 in Uganda) e dopo aver classificato e mappato gli insediamenti di emergenza nel mondo, indagando sulla correlazione tra l'applicazione (o la non applicazione) delle indicazioni riportate negli strumenti internazionali e il manifestarsi di specifici fenomeni di rischio nei campi.
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Pastore, Alessia. "I limiti dell’accoglienza: la crisi migratoria degli ebrei europei degli anni ‘30." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13698/.

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Abstract:
La crisi migratoria è uno dei problemi che al giorno d'oggi affligge il nostro continente, ma già in passato l'Europa e più in generale il mondo occidentale si è trovato ad affrontare i disagi provocati dallo spostamento in massa di centinaia di migliaia di profughi. Questo elaborato nello specifico tratterà delle vicende relative ai flussi migratori degli ebrei europei nel corso degli anni '30; nel primo capitolo si analizzerà la situazione della Germania a seguito della prima guerra mondiale, l'emanazione delle Leggi di Norimberga e l'episodio della Notte dei cristalli, in modo da fornire una panoramica generale delle cause che portarono gli ebrei tedeschi a fuggire dal loro paese. Nel secondo capitolo l'attenzione si sposterà sulle reazioni delle potenze occidentali agli spostamenti dei rifugiati ebrei e del tentativo, vano, del presidente americano Roosevelt di risolvere la crisi migratoria con la conferenza di Evian. Infine il terzo e ultimo capitolo si incentrerà sulla vicenda del transatlantico St. Louis, una nave diretta a Cuba che avrebbe dovuto salvare 937 profughi ebrei dal nazismo il cui viaggio non ebbe però buon esito. In particolare questo capitolo tratterà la responsabilità del governo cubano e di quello statunitense nella vicenda del transatlantico St. Louis, sollevando una questione ancora attuale: è giusto porre dei limiti all'accoglienza?
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Luppi, Marta. "Tecniche di utilizzo e classificazione di immagini satellitari multispettrali in un'ottica di pianificazione e gestione delle emergenze umanitarie." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7536/.

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Abstract:
Il presente lavoro è inserito nel contesto di applicazioni che riguardano la pianificazione e gestione delle emergenze umanitarie. Gli aspetti che si sono voluti mettere in evidenza sono due. Da un lato l'importanza di conoscere le potenzialità dei dati che si hanno di fronte per poterli sfruttare al meglio. Dall'altro l'esigenza di creare prodotti che siano facilmente consultabili da parte dell'utente utilizzando due diverse tecniche per comprenderne le peculiarità. Gli strumenti che hanno permesso il presente studio sono stati tre: i principi del telerilevamento, il GIS e l'analisi di Change Detection.
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Lambrugo, C. "Profumi per gli dei, profumi per gli uomini : Alabastra e aryballoi corinzi da Gela. Stile, distribuzione, funzione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2005. http://hdl.handle.net/2434/65819.

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Vanin, Marta <1997&gt. "Comunicazione pubblicitaria e scelte di consumo: un’analisi del settore dei profumi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21914.

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Abstract:
Lo scopo di questo elaborato è quello di comprendere il ruolo svolto dagli spot pubblicitari nel determinare le decisioni d'acquisto di profumi. Il percorso di analisi inizia, dunque, da un approfondimento relativo al prodotto in questione, alla sua storia e alle dinamiche del settore. Dopodiché, si passa ad esaminare l'ambito della pubblicità, con particolare riguardo allo spot pubblicitario e al ruolo svolto da quest'ultimo nelle scelte d'acquisto, sia in generale che nel contesto specifico dei profumi, per il quale vengono analizzati anche alcuni esempi. A tal punto, si procede con l'esposizione del lavoro di ricerca condotto ai fini di questo elaborato, con i relativi risultati. Si tratta, in particolare, di un'indagine sul peso che lo spot pubblicitario svolge nelle scelte d'acquisto di profumi, per capire se esso esercita effettivamente un'influenza e se può incidere di più o di meno rispetto ad altri elementi del prodotto.
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Souza, de Oliveira Vanildo. "Distribuição e abundânia relativa de peixes e crustáceos capturados no programa REVIZEE/Score-NE na plataforma externa e talude da costa do Nordeste do Brasil." Universidade Federal de Pernambuco, 2005. https://repositorio.ufpe.br/handle/123456789/8586.

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Abstract:
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Durante o período entre 27/10/1997 e 19/11/2000, foram realizados 27 cruzeiros de prospecções com espinhel-de-fundo e armadilhas de profundidade na plataforma externa e talude da costa nordestina, como parte das atividades do programa REVIZEE. A abundância relativa das espécies foi analisada a partir da captura por unidade de esforço (CPUE), em termos do número de indivíduos capturados por 100 anzóis no espinhel horizontal e número de indivíduos por covo por lance, no caso das armadilhas. Os perfis verticais de temperatura e salinidade indicaram presença de uma camada de mistura com cerca de 80m nos dois primeiros cruzeiros, enquanto que no terceiro e quarto a termoclina encontrou-se bastante próxima da superfície, a aproximadamente 20m de profundidade. Na prospecção com espinhel foram analisados a distribuição e abundância relativa de oito espécies de teleósteos e duas de elasmobrânquios. A diversidade das espécies apresentou uma tendência de declínio em função do aumento da profundidade. Foi observada uma segregação batimétrica entre as espécies, tendo sido as mesmas classificadas como: águas rasas (Lutjanus purpureus, Ocyurus crhysurus e Lutjanus vivanus), águas intermediárias(Lopholatilus villarii, Epinephelus niveatus e Etelis oculatus) e águas profundas (Squalus spp., Mustelus canis e Epinephelus morio). A distribuição vertical dos peixes foi influenciada pela presença da termoclina com a ocorrência de algumas espécies só se verificando abaixo da mesma. Já as quatro espécies de crustáceos estudadas (Chaceon fenneri, Rochinia crassa, Heterocarpus ensifer e Plesionika edwarisii) capturadas com covos, apresentaram uma distribuição vertical entre 100 e 600m, com características de espécies euribáticas e euritérmicas. Tanto os peixes quanto os crustáceos apresentaram uma clara segregação batimétrica, com maior abundância a partir dos 100m. Os gêneros Squalus e Mustelus, juntamente com Chaceon e Rochinia, Plesionika e Heterocarpus, parecem mais adaptados a grandes profundidades, diferentemente da maioria dos teleósteos. A ocorrência de crustáceos e peixes de profundidades abaixo de 100m no Nordeste, indica que eles dividem o mesmo ambiente e são influenciados por fatores comuns como temperatura e profundidade
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Guadagno, Eleonora. "Comment le phénomène du déplacement environnemental est-il perçu par les pays industrialisés ? Observations empiriques en Italie à partir des glissements de terrain à Sarno et à Cerzeto." Phd thesis, Université de Poitiers, 2014. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-01064675.

Full text
Abstract:
Cette recherche interroge la perception du phénomène des déplacés environnementaux dans les pays industrialisés à partir de l'observation de deux catastrophes en Italie. L'analyse de la gestion environnementale et de la vulnérabilité dans le contexte italien, ainsi qu'une étude qualitative sur la couverture médiatique, les discours politiques et le vécu des déplacements environnementaux causés par deux coulées de boue à Sarno (en 1998) et à Cerzeto (en 2005), ont révélé les limites de l'usage de ce concept. De plus, cette recherche a montré que ces déplacements se produisent également dans des pays industrialisés, contrairement aux débats théoriques, aux discours politiques et aux représentations médiatiques actuels, qui se focalisent sur les contextes géographiques spécifiques des pays en développement. Les raisons expliquant les différences dans les discours sur ce même phénomène sont ici enquêtées, avec des instruments propres à la géographie et à la science politique. Les resultats de l'analyse révèlent un dessein politique qui vise à instrumentaliser le débat dans le but de renforcer le déséquilibre des pouvoirs politiques dans les pays industrialisés et entre ces derniers et les pays en développement.
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Collotto, Lucia <1976&gt. "ODORI E PROFUMI DAGLI INDIANI AMERICANI: SPERIMENTAZIONI DI ANTROPOLOGIA DELL'OLFATTO ODOUR AND PERFUME FROM AMERICAN INDIANS: EXPERIMENTS ON OLFACTORY ANTHROPOLOGY." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7997.

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Abstract:
Stato dell’arte: l’antropologia dell’olfatto non è la più facile da esaminare vista la sua volatilità e volubilità. Autori contemporanei, italiani e stranieri, hanno argomentato sull’olfatto, ma mancano vere e proprie applicazioni. Inoltre società indigene, come gli Indiani Americani, utilizzano tutt’oggi l’olfatto per comunicare la propria spiritualità. Metodologia di ricerca: Panoramica sull’utilizzo dell’olfatto in alcune professioni e approfondimento etnografico con professionisti in servizio d’emergenza territoriale. L’approccio è sperimentale e derivato da un metodo olistico degli Indiani del Nord America: la ‘Medicine Wheel’, per testare l’effettivo utilizzo dell’olfatto. La parte del benessere spirituale è stata condotta focalizzando l’attenzione sulla purification/smudging degli Indiani Americani grazie al contatto stabilito presso la University of Pennsylvania. Obiettivi e implicazioni per l’antropologo: La caratteristica liminale dell’olfatto è stare in equilibrio tra il prettamente materiale e l’inafferrabile memoria personale. Popoli indigeni usano tutt’oggi la pratica di odorare il fumo di piante sacre per raggiungere un benessere totale. Ci sono professioni che utilizzano l’olfatto in modo materialmente utile, anche se non consapevolmente. Rilevare l’uso dell’olfatto in un modo olistico, all’interno di differenti lavori, può rivelare un mondo rimasto finora nell’ombra, svelandone i ricordi.
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FICCADENTI, FIAMMA. "Architettura dell'impermanenza. Oltre il campo profughi: nuove strategie per il progetto per il displacement." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1365311.

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Abstract:
L’obiettivo della tesi è indagare le ricadute spaziali del fenomeno migratorio contemporaneo nella la dimensione del Campo profughi evidenziandone le storture e i paradossi, facendo emergere come la loro messa in discussione rappresenti uno degli impulsi più forti per ragionare sul tema - sempre più emergente - della produzione di spazio per l’impermanenza e di come questo carattere stia assumendo rilievo non solo in ambito teorico e della ricerca, ma come costituisca un aspetto non marginale nel progetto anche nella città contemporanea. maggiore interessamento e coinvolgimento degli architetti nella questione relativa alla gestione spaziale del fenomeno dei flussi migratori e porre la questione del fenomeno della diffusione della pratica dell'encampment come questione disciplinare, ancorché estrema, della ricerca e della prassi architettonica; dall'altro, l'obiettivo è di mettere in luce alcune nuove parole operative per il progetto di architettura che sappia affrontare il problema della rappresentazione spaziale e della sua costruzione quando essa rappresenta l’incognita in un’equazione in cui il Tempo è l’unica variabile nota.
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SANTORO, Luisa Bianca. "Studio dei modelli matematici di deflusso e spazializzazione dei parametri petrofisici e idrodispersivi applicati al caso studio della Wilaya di Dakla nei campi profughi Saharawi." Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11573/918185.

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Masri, Yafa El. "Post-Development in Permanently Temporary Urban Spaces: Networks of Care in Lebanon’s Palestinian Refugee Camps." Doctoral thesis, 2023. https://hdl.handle.net/11577/3469783.

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Abstract:
I campi profughi sono prevalentemente etichettati come spazi di eccezione, di espropriazione e di attesa (Agamben, 1998; Agier, 2011), eppure gli studi critici hanno chiesto di discostarsi dai discorsi coloniali che mostrano i rifugiati unicamente come destinatari di aiuti esterni (Al-Hardan, 2014; Zein-Elabdin & Charusheela, 2004). La letteratura recente ha fatto riferimento ai campi profughi come spazi urbani (Doraï, 2010; Jansen, 2018), offrendo, tuttavia, poche riflessioni teoriche su come un campo profughi operi come spazio urbano quando non ha accesso alle alle strutture pubbliche di sostegno di sostentamento (spazio, infrastrutture, mercato del lavoro o servizi pubblici) che normalmente caratterizzano una zona urbana. Questa tesi rivisita i campi profughi di lunga durata come costellazioni di intrecci sociali attraverso la definizione di luogo di Massey (1991). Partire dallo spazio come luogo permette di osservare i campi profughi come reti di cura (Latour, 2007) e degli assemblaggi (Deleuze & Parnet, 1987) come strumenti analitici che ci permettono di comprendere l'agency dei rifugiati nell´ordinare in strutture di senso entità eterogenee all'interno e all'esterno del campo orientate al raggiungimento di obiettivi comunitari. Questi approcci comportano un esame approfondito di relazionalità e world-making nella comunità di rifugiati; pertanto, questa tesi presta un'attenzione specifica alle cosmologie e alle ontologie politiche nei campi profughi. La ricerca si basa su letteratura geografica e del post-sviluppo, in quanto promuove movimenti di base localizzati e pluralistici (Cerdán, 2013; Kothari et al., 2019; Matthews, 2004; Mercier, 2019; Schöneberg et al., 2022; Ziai, 2017), oltre a metodi e reti alternative per la costruzione del benessere locale, privilegiando obiettivi sociali che vanno al di là della definizione di sviluppo normalmente promossa da studiosi mainstream e codificata negli obiettivi di sviluppo sostenibile. In particolare, la tesi esplora le modalità attraverso cui una popolazione di rifugiati in crescita demografica plasma gli spazi per produrre luoghi di residenza, di sussistenza, e di senso identitario, all´interno di uno spazio limitato a 0,2 km2. L’osservazione si concentra sui campi profughi palestinesi permanenti e temporanei di Beirut, in Libano, sulle reti e assemblaggi umani e più-che-umani tra elementi specifici del campo (memoria, invisibilità, apolidia, spazio congestionato, terra, cibo, e altri) come categorie ontologiche attraverso le quali i rifugiati danno senso alla propria posizionalità esistenziale e politica, e negoziano gli spazi quotidiani per la casa, la sicurezza alimentare, l'istruzione equa, l'accesso alla salute e alla cultura. La ricerca si basa su una metodologia qualitativa basata su auto-etnografie (in quanto la scrivente è parte della comunità di rifugiati del campo osservato), etnografie, interviste in profondità e analisi spaziale. I risultati mostrano come le comunità di rifugiati osservati siano in continua negoziazione dello spazio tramite espansione verticale, allo stesso tempo cercando di riprodurre le memorie ancestrali della Palestina, visibili anche nelle strettissime vie interne al campo. In assenza di servizi pubblici nel campo, la comunità auto-organizza servizi per l´istruzione, l´accesso al cibo e all´assistenza sanitaria, attraverso progetti comunitari sostenuti da sisterhood e crowdfunding. La tesi mostra come la cooperazione di base ha permesso di costruire beni comuni, ridistribuire le risorse e persino curare altri rifugiati della città durante la pandemia e, allo stesso tempo, decolonizzando le conoscenze sulla Palestina,. Lo studio conclude che gli assemblaggi e le solidarietà negli spazi per rifugiati prolungati permettono ai rifugiati di trasformare il campo da spazio confinato a luogo, di espandersi oltre la scala del confinamento spaziale, e di rivendicare spazio nella città. Malgrado le limitazioni legali e socio-economiche dello spazio del campo, il campo si espande geograficamente: si espande fisicamente (espansione verticale degli edifici), socialmente (comunicazione con il mondo esterno attraverso la produzione di materiale audiovisivo) e culturalmente (produzione di programmi educativi decoloniali) e tramite il cibo e la cura sanitaria, anche verso migranti non-palestinesi presenti a Beirut. In conclusione, i campi profughi non sono semplicemente spazi confinati e fissi, con una mobilità controllata e regolata da uno sviluppo assistito dagli stati occidentali - che, tra l´altro, hanno progressivamente ridotto il suo impegno. Mobilità e modalità alternative di (post)sviluppo esistono nelle zone di attesa e sono guidate dai rifugiati stessi. Pertanto, le politiche che si rivolgono alle comunità di rifugiati devono riconoscere la varietà di agencies e relazioni spaziali che si trovano all'interno delle comunità di rifugiati e che modellano lo spazio che i rifugiati occupano nella città.
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Grewar, Debra Suzanne. "`The love that dare not speak its name' in the works of Oscar Wilde." Diss., 2005. http://hdl.handle.net/10500/1959.

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Abstract:
Victorian society had strict written and unwritten laws about what was permissible in terms of personal relationships. Anglican patriarchal church values governed behaviour between the classes and enforced codes of conduct on gender related boundaries of private individuals. Society subscribed to the traditional family of man, woman and children in the context of marriage. Homosexuality amongst men was punishable by prison. Government and religion preached Christian morality, yet the number of prostitutes had never been greater. This dissertation explores the problems of a pro-homosexual and anti-establishment Victorian author writing about human relationships forbidden by society. It exposes the consequences suffered by Oscar Wilde due to his investigative insights into the `Other' in the context of individual rights of preference in regard to sexual orientation, as expressed in selected texts, and his resolution of conflict, in De Profundis.
English Studies
MA (English)
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